il fatto Partito Democratico, lezioni americane La VITTORIO ZUCCONI Domenica la satira Petrolio, benvenuta la catastrofe DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 di Repubblica DARIO FO

IlFiglio Padrinodel La saga di Totò Riina torna con una fiction tv e un libro. Ne anticipiamo i capitoli salienti FOTO JOSEF KOUDELKA/MAGNUM/CONTRASTO

ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D’AVANZO «Te lo ricordi Salvo?, papà ce lo diceva sempre che noi siamo ca- tu e corda, siamo come il secchio che finisce giù nel pozzo e la cor- il racconto arcere dell’Ucciardone, una mattina d’inverno del da che serve per tirarlo su, siamo nati per stare sempre insieme, uno 2000. legato all’altro. Salvo, ricordatelo sempre: noi due siamo come ge- 1907, la tempesta perfetta dei mercati Una donna cammina lentamente il corridoio melli», gli sussurra Giovanni. JOHN KENNETH GALBRAITH e FEDERICO RAMPINI che costeggia le mura e poi scompare nella sezione spe- Il fratello più giovane risponde: «Guarda che ci sono cose che ciale, quella dove i reclusi sono sepolti come nelle tom- papà ha detto anche a me e che io non posso dimenticare». La ma- be. È infagottata in un cappotto nero, ha i capelli rac- dre annuisce e mostra approvazione per i suoi ragazzi: «Bravo Gian- la memoria Ccolti nel foulard, gli occhiali scuri. Come ogni primo martedì del me- ni, bravo Salvo, bravi, mi fa piacere davvero sentirvi ragionare co- se Ninetta scende a Palermo per andare a colloquio da Giovanni, suo sì». Salvo finge disappunto, ha uno scatto. Sorride e alza la voce: «Ma figlio, già ergastolano a ventiquattro anni. Dietro di lei c’è la piccola con chi state parlando? Mio padre è di Corleone, mia madre è di Cor- Noi, i ragazzi delle gite scolastiche Lucia, poi la figlia più grande Maria Concetta. Per ultimo e a qualche leone, che sangue dovrei avere io?». Ninetta guarda l’uno e l’altro. PUPI AVATI e MARCO LODOLI metro segue Giuseppe Salvatore, u picciriddudi famiglia, Salvo. Poi, facendosi seria, rassicura in tono solenne: «Sangue puro». La porta si apre. Nella stanza c’è un altro ragazzo che aspetta. È I figli di Corleone non tradiscono mai. Il nome che portano segna solo, immobile su una sedia. Si cercano con gli occhi. Le mani di Ni- per sempre le loro vite. Con un solco. Come un marchio. Quei figli netta scivolano sul vetro blindato come per accarezzarlo. Si man- di Corleone nascono e crescono per farsi come i loro padri. Per ono- cultura dano baci da quella lastra trasparente che nega qualunque contat- rarli. Per conservare la loro razza, generazione dopo generazione. to corporale agli internati del 41 bis, il severo regime carcerario per Sono predestinati i figli di u zu Totò: dovevano diventare quello L’inconscio copia-incolla di Max Ernst i detenuti di mafia. È un incontro di sguardi che dura qualche mi- che sono diventati. MASSIMO BUCCHI nuto. Nel silenzio, emozioni soffocate. Poi finalmente madre e fi- In quell’inverno del 2000 Totò Riina, suo figlio Giovanni e suo co- glio si salutano. E cominciano a raccontarsi delle ultime quattro gnato Leoluca Bagarella — il fratello di Antonina detta Ninetta — lunghissime settimane, Giovanni all’Ucciardone e tutti loro al pae- sono detenuti in tre penitenziari di massima sicurezza. Uno nel se. Si abbandonano ai ricordi anche i fratelli. Le telecamere si ac- nord dell’Italia, l’altro al centro, il terzo al sud. Meno di due anni do- la lettura cendono, le microspie registrano ogni loro bisbiglio. po sarà arrestato anche u picciriddu, Salvo, il più giovane discen- Parlano del loro padre e dei suoi insegnamenti. Il padre è Totò Rii- dente maschio della stirpe. Sangue puro di Corleone. Dialogo sul mestiere di scrittore na, il capo dei capi di Cosa nostra siciliana incarcerato dal gennaio (segue nelle pagine successive) DAVE EGGERS e DAVID FOSTER WALLACE del 1993. con un articolo di SALVATORE LUPO

Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 la copertina Torna in libreria “Il capo dei capi”, un classico Figlio di boss della storia di mafia che racconta la vita di Totò Riina e da cui è tratta una fiction tv che sta per andare in onda La nuova edizione contiene un sequel di cui anticipiamo un capitolo: il destino e la carriera degli eredi del re di Corleone

Nel nome del padre

ATTILIO BOLZONI è braccato. La tana più riparata. Totò Riina nelle mani di Salvo, u picciriddu. Il padre lasse in tutti «quei lazzi», trappole sbirre- giosità in quei mesi tra le “famiglie” sicilia- e GIUSEPPE D’AVANZO è stato per lungo tempo latitante nella sua stravede per lui. Anche se è Giovanni quel- sche, complicazioni, avvocati, processi. E ne, manifesta certi timori su possibili ritor- Corleone. Con tutta la famiglia. lo che sembra più suo figlio. Almeno nelle soprattutto in quel modo. Con quella gen- sioni contro i Corleonesi, fa nomi e cogno- (segue dalla copertina) Sono tornati. E sono i figli dell’uomo più forme e nei lineamenti del viso. Basso, toz- te. Con i Palermitani. Totò Riina scopre il mi di uomini d’onore. A Totò Riina appare temuto della mafia siciliana. L’hanno fat- zo, la faccia larga, una parlata e un aspetto rivuglio dove è finito quel figlio verso la fi- subito evidente che la fonte di quei discor- ono tornati tutti in paese il 16 to prigioniero, ma nella Cosa nostra non si- da “contadino” che lo fanno tanto somi- ne del 2000, quando nel carcere di Ascoli si è proprio suo figlio. È come se a Salvo gennaio del 1993, neanche gnifica nulla: è sempre lui il capo. Un capo gliare a Totò Riina da giovane. Al padre Piceno, dove è stato trasferito — dopo set- avessero aperto la testa per vederci dentro. ventiquattro ore dopo la cattu- così diverso da tutti gli altri che l’hanno però luccicano gli occhi quando parla del- te lunghissimi anni d’isolamento dal E ci hanno visto tanto. S’infuria. È la prima ra del capomafia che appena preceduto: un paranoico, ossessionato l’altro, il maschio più piccolo. Lo conside- mondo — può finalmente leggere nella volta che u picciriddu «si è comportato pochi mesi prima aveva ordi- dai tradimenti e dalle congiure. Astuto, ra meno ruvido, più svelto nei ragiona- sua cella Il Giornale di Sicilia. male». Non ci vuole credere. Al primo col- nato la morte di Giovanni Fal- abilissimo a far diventare la fragilità degli menti, più consapevole di se stesso e del Non è per niente contento quella matti- loquio consegna a sua moglie Ninetta un Scone e Paolo Borsellino. Madre e figli si so- altri una sua forza. Violento anche nel por- proprio futuro. Sa che è un vero corleone- na, quando finisce di scorrere un articolo messaggio da portare a Corleone: «Digli a no lasciati alle spalle la villa di Palermo, tamento, mai accomodante nemmeno se. Salvo ha l’orgoglio delle sue radici. È il in fondo alle pagine di cronaca che riporta Salvo che leva di mezzo tutti questi telefo- dietro la circonvallazione. Via Bernini, una nella forma: un tiranno. I suoi figli vengo- naturale successore. E poi, di tutti i Riina, frasi di alcuni amici palermitani di Salvo. nini e tutte queste cose. È malato di cervel- stradina con due cancelli e due uscite, una no su come lui. E, a Corleone, lo fanno ca- ormai è il solo rimasto libero. Sono fra virgolette, conversazioni inter- lo?». verso la borgata e l’altra verso l’aeroporto. pire subito. Il capo dei capi di Cosa nostra non pote- cettate dai carabinieri su tre telefoni cellu- [...] È Palermo che u picciridduha in odio È stato il loro ultimo rifugio conosciuto. A [...] Il destino della mafia di Corleone è va però mai immaginare che Salvo s’infi- lari. Qualcuno parla e straparla della liti- e adora. Ne è ammaliato e insieme intimo- notte fonda sono arrivati a Corleone, su un rito. Gli hanno insegnato a diffidare di tut- taxi. Sono riapparsi come fantasmi. to ciò che sta fuori dai confini di Corleone. Ninetta tiene per mano Lucia, che ha Gli hanno inculcato l’idea che non si può dodici anni. Maria Concetta non ne ha an- mai voltare le spalle a nessuno in quella cora diciotto. Giovanni e Salvo sono due città. Sono traditori. Non rispettano le re- adolescenti di sedici e quindici anni. Van- gole. Non hanno il senso dell’onore, come no tutti ad abitare in via Scorsone, un vico- loro. I Corleonesi. lo in realtà, nella parte alta del paese. Le Ci sono mattine che Salvo scende a Pa- vecchie case di tufo rimesse a nuovo dopo lermo prima di mezzogiorno. Dallo scorri- il terremoto del Belice del ‘68, gli scuri di le- mento veloce che sbuca allo svincolo di gno sostituiti dagli infissi di alluminio, ve- Marineo già vede il mare, i giardini che pro- tri smerigliati alle finestre, gradini di mar- fumano di zagara, la vetta di Montepelle- mo, piastrelle colorate. Il sole non batte grino e la foschia che nasconde il santua- mai in via Scorsone, l’aria ristagna, i muri rio di Santa Rosalia. Poi entra in città lungo trasudano umidità e s’impregnano di la via Messina Marine o dall’altra parte, umori. dalla via Messina Montagne. E punta sem- Giovanni, Maria Concetta, Salvo e Lucia pre verso il centro. Intanto il satellite con-

che hanno sempre vissuto in clandestinità FOTO FERDINANDO SCIANNA/MAGNUM/CONTRASTO trolla ogni suo spostamento. I poliziotti con padre e madre, adesso — per la prima sanno sempre dov’è. In via Magliocco, die- volta da quando sono nati in quella clinica tro la sede centrale del Banco di Sicilia. Al in via Dante a Palermo — possono pro- ristorante U Strascinu, sul vialone che sfio- nunciare senza preoccupazione i loro no- ra la borgata dell’Uditore. Al bar Coga, al- mi, hanno una carta d’identità, una resi- l’angolo fra viale Lazio e via delle Alpi. Dà i denza anagrafica. Via Scorsone numero suoi appuntamenti sempre negli stessi 24. È la casa dei Bagarella, proprio quella posti. A volte lo aspettano anche da un sar- dove quasi cinquant’anni prima Ninetta to di via Parisi, una traversa di via Libertà, aveva incontrato l’uomo che sarebbe sta- la strada più bella di Palermo. to per sempre suo marito e per almeno due S’incontra spesso con un ragazzo che ha decenni il padrone della Sicilia. qualche anno più di lui, un certo Salvatore Quei ragazzi sono già stati a Corleone. Cusimano, incensurato. Salvatore non ha Conoscono tutte le trazzere, i sentieri che precedenti penali ma conosce tutti. Sta attraversano le campagne di grano e sca- “introducendo” Salvo nella mafia di Paler- valcano colline ricoperte di ulivi e viti. Gio- mo. Gli presenta i nuovi capi delle “fami- vanni e Salvo si muovono fra i casolari glie” e dei “mandamenti”. E i loro parenti. sparsi nel vecchio feudo di Piano della Sca- A Salvatore Cusimano hanno assegnato la o al confine con il santuario di Tagliavia, proprio quel compito: aprire tutte le porte negli anfratti alle Rocche di Rao, nelle gole al figlio dello zio Totò. Deve trasmettere al che come rughe segnano la Montagna dei giovane erede le “relazioni” del padre. Cavalli. Hanno sicuramente trascorso lì al- Quelle dentro Cosa nostra. E quelle fuori. I cuni anni della loro infanzia. Il mafioso più due parlano sempre in auto. Di uomini ricercato della Sicilia si è nascosto anche d’onore. Di «bravi cristiani». Di soldi. Di nel suo paese. Il luogo più protetto per chi «pizzo». Delle stragi che ci sono state. Dei LATIFONDO Queste foto sono tratte da un reportage di Ferdinando Scianna nella provincia siciliana nel 1980 Quella di copertina, scattata a Caltanissetta nel 1993, è di Josef Koudelka

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IL LIBRO Il 17 ottobre uscirà la nuova edizione del libro Il capo dei capi di Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo (Rizzoli Bur, 288 pagine, 10,20 euro) Pubblicato per la prima volta nel 1993, racconta la vita e la carriera criminale di Totò Riina La nuova edizione è arricchita di una terza parte — Di padre in figlio — che ricostruisce il ruolo degli eredi del boss. Dal libro è tratta la fiction di Enzo Monteleone e Alexis Sweet, prodotta da Taodue, con Claudio Gioè nei panni di Totò Riina, in programma il 25 ottobre su Canale 5 FOTO FERDINANDO SCIANNA/MAGNUM/CONTRASTO

vecchi boss che vogliono rialzare la testa. più prendere un caffè con nessuno». E poi nata e l’Audi di Salvo Riina sfreccia verso la «alla fine sono stati uomini». Salvo condi- e gli dicevamo: qua in Sicilia ci siamo noi, Di appalti. E di un piccolo tesoro. spiega all’amico: «La folla a me non inte- città. È il tramonto. Sulla curva, qualche vide le scelte fatte, si lamenta però di ciò forse là sopra ci siete voi, ma cca semu nua- Salvo Riina è ossessionato dagli orologi. ressa, tu mi devi fare conoscere persone metro prima dello svincolo di Capaci, so- che è avvenuto dopo. tri». Vuole comprare un Rolex Daytona. Confi- giuste al momento giusto. Non posso dare no allineate alcune corone di fiori. È il luo- Sono già dentro la galleria di Isola delle Salvatore Cusimano prova a interrom- da all’amico la sua debolezza: «Me li capiti confidenza a quattro scafazzati...». go dove la terra s’è aperta e l’auto blindata Femmine quando il figlio di Totò Riina ri- perlo: «Chi lo ha sostituito non ha avuto...». anche qualche Bulgari, in oro però... quel- Salvo ha ventitré anni quando gira per del giudice Falcone è stata inghiottita. Il fi- corda: «Ci fu troppo accanimento, e poi Salvo non gli fa finire la frase: «Non ha avu- li che nella corona c’è scritto Bulgari, sai io Palermo e pretende di non essere avvici- glio del mafioso che ha ordinato quella sciddicò a palla, scivolò la palla... nel ‘92, a to il fegato di portare avanti... un colonnel- — minchia — ho due orologi conservati nato da quelli senza pedigree. Non sono strage commenta la presenza dei fiori con maggio. Questa strage, a luglio l’altra, e poi lo deve sempre decidere lui e avere sempre che ci vogliono occhi per guardarli, cose solo le chiacchiere in libertà di un ragazzo, l’inseparabile Salvatore Cusimano. «Ci giustamente a mio padre a gennaio l’han- la responsabilità lui. Non può fare: ma che che gli altri se le possono sognare... ed è tut- le vanterie del figlio prediletto del capo dei appizzanu le corone a stu cosu». Gli metto- no arrestato... Perché io non so come sa- mi dici, ma che è? Deve pigliare una deci- to sarbatu, tutto conservato... ne ho uno in capi. Salvo è sceso in città per conquistar- no le corone a questo qui. rebbe andata a finire, se allo Stato poi lui sione, e la decisione fu quella: abbattia- oro rosso con la padella grossa, poi ho un la. Come aveva fatto suo padre venticin- L’altro che sonnecchia, si risveglia al- non ci avesse fatto calare le corna...». moli. E sono stati abbattuti... Portò cose Cartier con il cinturino in cuoio, uno con il que anni prima. Cerca piccioli. Cerca pre- l’improvviso. Salvo Riina ringhia: «Linea Qualche secondo di silenzio e riprende brutte perché ci sono state limitazioni car- quadrante di oro rosso pure quello, uno di stanome. Qualcuno l’ha già trovato. Si sta dura. Ne hanno pagato le conseguenze, il filo del discorso: «A dirgli allo Stato: cca se- cerarie... ma si facevano quattro o cinque acciaio normale... cose che non si vedo- buttando anche lui nei lavori pubblici. Al però alla fine sono stati uomini. Sulla mia mu nuatri, qua comandiamo noi. E invece anni, in galera i cristiani non se li sono no...». porto di Palermo. pelle brucia ancora di più. Uomini». Il ra- sciddicò u peri, scivolò il piede... perché noi mangiati mai. Sono deboli i palermita- L’amico finisce di ascoltarlo e gli indica [...] L’autostrada di Punta Raisi è illumi- gazzo si riferisce a suo padre e a suo zio che le corna gliele facevamo a tutti i compagni ni...». la strada giusta per i suoi orologi. Dice: «Per In quei brevi viaggi da Corleone e intor- questo dobbiamo vedere Raul Senapa». no alle borgate di Palermo il figlio di Totò Chiede Salvo: «Chi è Senapa?». Gli rispon- Riina non sospetta mai che qualcuno ab- de Cusimano: «È uno che ha un cugino bia potuto piazzare una cimice nella sua dentro un mare di processi». «Ah». «Sono auto. E quando poi? Come? E dove? Lui e i parenti con i Lucchese, con gli Spadaro, suoi guardaspalle non la perdono mai di sempre belle amicizie hanno avuto...». Cosa nostra, dinastie al potere vista l’Audi, dal giorno che l’ha acquistata. Chiede ancora Salvo: «E fa solo commercio La tengono d’occhio anche a Corleone. di orologi e pietre preziose?». Cusimano ri- SALVATORE LUPO Anche nella strada che passa sotto via de: «Nooo...». Scorsone. Il cugino «in un mare di processi» è Pie- i identifica comunemente il luogo d’origine della ma- fano Bontate, il “principe di Villagrazia”, grande capo-mafia Si sente al sicuro Salvo. E parla, parla ruccio Senapa, un killer della Kalsa. Gli fia siciliana nel latifondo della parte interna dell’isola; che andò nel corso dei Settanta a occupare i vertici della sempre con il suo amico Salvatore. Anche Spadaro sono dello stesso quartiere. Tom- Sdal quale all’indomani della Seconda guerra i mafiosi struttura cittadina di Cosa nostra, a gestire una rete di traffi- di “pizzo”, di estorsioni. E di come far spa- maso, il capo della “famiglia”, sta scontan- sarebbero confluiti verso le città, e particolarmente verso ci e di capitali di scala planetaria — finché il piombo dei Cor- rire i soldi sporchi: «Salvato’, se tu pensi do nel carcere di Spoleto gli ultimi tre dei Palermo, alla ricerca di moderne occasioni di profitto. Le co- leonesi non pose fine al suo regno. «I segreti di Sindona — quello che ha fatto mio padre, allora io og- venticinque anni che si è preso per un traf- se non sono andate esattamente in questa maniera, ovvero- disse una volta Buscetta — sono una piuma rispetto ai se- gi dico, ma non per cosa, con quello che ha fico internazionale di stupefacenti. Di tan- sia non sono andate sempre così. Nell’Ottocento e nella pri- greti di Bontate». Non era un uomo nuovo, ma l’erede di una fatto mio padre di pizzo, noialtri oggi non to in tanto Salvo vede a Palermo anche suo ma metà del Novecento esisteva certo una mafia del latifon- dinastia. Negli anni Quaranta e Cinquanta il padre, don Pao- possiamo fare neanche l’uno per cento. E figlio “Francolino”, che è appena uscito do, che è andata ad alimentare quella cittadina con periodi- lino Bontate, era stato un mafioso di grande rango, un ga- ti spiego pure il perché». pure lui di galera e ha imposto a tutti i ri- che iniezioni di quadri — basti pensare ai Corleonesi. Ma esi- rante di spericolate operazioni di convergenza tra la destra Il giovane Riina si dilunga in paragoni storanti e le trattorie le mozzarelle che gli steva anche una mafia “dei giardini”, impegnata cioè nella monarchica e la Dc, un autorevole protettore di imprendi- con il passato ma dimostra di saper tene- arrivano ogni mattina dalla Campania. A gestione dei lucrosi introiti dell’agricoltura ricca della Con- tori locali e continentali. Il padre di costui, anch’egli di nome re bene i piedi per terra. E chiarisce all’a- Palermo si mangiano ormai solo le moz- ca d’oro, dedita ad attività di intermediazione, alla gestione Stefano, era stato arrestato nel corso della repressione fasci- mico: «Oggi ci vuole il 730, il 740, bisogna zarelle di bufala di “Francolino”. delle imprese, all’estorsione, al controllo del territorio intor- sta come capo-mafia, processato e condannato nel 1932 a dichiarare, pagare un po’ di tasse, c’è biso- E vede Roberto Enea. I suoi zii sono fini- no a Villabate, Bagheria, Monreale, i paesi collocati «come una pena peraltro mite (tre anni), non tale da mettere in pe- gno con questo Stato di merda... e puoi ti in massa nel maxi processo. Salvo fre- una corona di spine» attorno alla grande città. ricolo la continuità dinastica. Infatti i miei allievi che stanno comprare, ti puoi pure permettere di quenta gli eredi degli altri capi mafia. Li se- I mafiosi di questo secondo gruppo non ebbero bisogno risalendo di figlio in padre trovano un Bontate in una qual- comprare qualcosa. Se ti chiedono come leziona accuratamente. E raccomanda al di spostarsi in città nella seconda metà del Novecento: bastò che posizione di rilievo nella cosca dalla borgata palermita- se l’è comprato questo? Tu gli rispondi: ma suo amico Salvatore di non presentargli loro attendere che la città si spostasse verso i territori da loro na di Santa Maria di Gesù non solo a fine Ottocento ma ad- io guadagno cinquanta milioni, cinquan- mai nessuno senza averlo «pesato» prima. controllati, che la loro rendita agricola si trasformasse in ren- dirittura a metà secolo. Non diverso è il caso della famiglia tamila euro l’anno. Purtroppo abbiamo Deve essere sicuro da dove provenga e «a dita urbana, che i proprietari, i costruttori edili, gli acquiren- Greco, che le fonti ci mostrano sin dagli inizi del secolo ai ver- bisogno di giustificare. Però a casa mia so- chi appartiene». Salvatore prova a ribatte- ti e i pianificatori venissero a contatto della loro capacità dis- tici dell’“Alta Mafia dei Ciaculli” (altra borgata palermitana), no tutti pensionati. E allora devi sapere... re: «Guarda che basta che io lo guardo nel- suasiva e intimidatoria. Non ebbero nemmeno bisogno di e che mantenne suoi rampolli nella stessa posizione e negli devi sapere riciclare i soldi illé li devi fare la faccia a uno, lo guardo negli occhi e gli imparare cosa fosse un’economia moderna e come trarne stessi luoghi negli anni Trenta, Sessanta, Ottanta. Queste spuntare original». Illegali prima, puliti faccio la fotografia». frutto: avevano portato i loro agrumi nei lontani mercati continuità dinastiche fanno impressione; ma non necessa- dopo. Gli risponde il figlio di Totò Riina: «Scu- americani sin dal primo Ottocento, da tempo accedevano a riamente la tenuta del potere mafioso nelle borgate deve as- L’amico ascolta senza fiatare. Salvo sami se parlo così, ma quando arriva un linee di credito internazionali, contrattavano con armatori sumere questa forma. monta in cattedra per dare la sua lezione: cornuto di questi e ci leva tutto il benesse- e importatori d’oltre oceano, trafficavano in merci lecite e il- Nulla è cambiato, dunque, da un secolo e mezzo a questa «Altrimenti non abbiamo fatto niente, se re, ci fa sequestrare beni immobili, mate- lecite. Si presentarono ben attrezzati alla grande occasione parte? No di certo. Molto è cambiato e più ancora cambierà, tieni i soldi sotto il mattone quelli fetono, i rie prime e soldi... ecco io prima di cono- del “miracolo economico”. si spera in meglio. Sarà bene però ricordare che cosa è la ma- soldi puzzano... tu devi fare il lecito per la scerne uno mi devi portare il pedigree, mi Questa storia determina lunghe tenute di poteri affaristi- fia palermitana: non tanto e non solo una forma di crimina- comparsa, con l’illecito ti devi riempire i porti il pedigree e poi vediamo. Non si può co-criminali che rappresentano la sconcertante peculiarità lità, ma un potere che ha una sua secolare continuità sul ter- sacchittuni, ti devi riempire le tasche...». della mafia palermitana. Il lettore ricorderà la figura di Ste- ritorio, che è come impiantato in quei luoghi.

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 il fatto È nato nel Settecento, dalle sue file sono venuti Primarie quattordici presidenti diversissimi tra loro da Buchanan a Kennedy, da Jackson a Roosevelt a Clinton. Questo perché “l’asinello”, così come gli avversari repubblicani, è una grande tenda sotto cui tutti possono trovare rifugio che viene montata e smontata per l’occasione Partito Democratico la lezione americana

VITTORIO ZUCCONI WASHINGTON

stato il rifugio di eroi e mascalzoni, martiri e schiavisti, femmi- niste e cretini. Un grande partito, dunque. Ha prodotto i due pre- sidenti considerati peggiori (almeno fino a ora) della storia ame- ricana, Franklyn Pierce e James Buchanan; il più rimpianto (da morto),È J. F. Kennedy; gli unici due formalmente impeached, cioè incrimi- nati e processati dal parlamento, Andrew Johnson e Bill Clinton, e un ter- zo, Jackson, che si meritò nel 1828 dai giornali il non affettuoso sopranno- me di jackass, somaro, destinato a diventare il simbolo del partito. La storia del partito più antico del mondo, il Partito Democratico degli Stati Uniti, è dunque la storia morale e immorale della nazione che lo par- torì, con grande dolore e nessuna voglia, nei giorni della fine Settecento. In quella meravigliosa tempesta senza fine che è l’esperimento politico chia- mato Usa, molti altri partiti sono nati, i Federalisti, i Whigs, i Laburisti, i Li- bertari, i Socialisti, i Progressisti e, molti anni dopo di loro, i Repubblicani che ancora resistono, ma i Democratici sono stati il principale bacino al- luvionale nel quale una nazione ha riversato tutto il meglio e il peggio dei propri duecentoventi anni di storia costituzionale e unitaria. Cercare un filo conduttore ideologico, una coerenza politica riconosci- bile, che leghino i leader di oggi, come Bill e Hillary Clinton, la presiden- tessa della Camera Nancy Pelosi, il capo della maggioranza in senato Harry Reid ai padri della patria e precursori del partito come James Madison e Thomas Jefferson sarebbe non soltanto impossibile, ma senza senso. Tho- mas Jefferson, orgoglioso proprietario di schiavi e di schiave delle quali non disdegnava approfittare, sarebbe colto da malore se scoprisse che tra i massimi candidati democratici a prendere il posto che fu suo, di Presi- dente, c’è un uomo di colore con un nome africano, come Barak Obama. Mentre Andrew Jackson (il “somaro”) che cavalcò la conquista di New Or- leans strappata ai britannici fino alla Casa Bianca, rifiuterebbe di credere che proprio gli esecrati British siano, da un secolo, i più amati e obbedien- ti alleati degli Stati Uniti. Ma la lezione del partito che ha dato alla nazione quattordici presidenti per ottantacinque anni complessivi di governo dal primo, appunto il con- quistatore di New Orleans Jackson, fino a William Jefferson Clinton non è una lezione di politologia né ancor meno di linearità ideale. Non sarebbe il partito più longevo, né quello che ancora oggi misura nei sondaggi un fa- vore più alto dell’altra formazione (37 per cento contro 33) se avesse ade- rito a una “linea”. Se non si fosse fatto la “grande tenda” sotto la quale ogni viandante può fermarsi e rifocillarsi, senza presentare tessere o sottopor- si a test di purezza. Se non fosse stato capace di non essere niente, e di di- ventare tutto. Thomas Jefferson, orgoglioso proprietario di schiavi, sarebbe colto da malore se scoprisse che tra i candidati a prendere il posto che fu suo c’è un uomo di colore con un nome africano, come Barak Obama

Centosettantanove anni di esistenza con il nome ufficiale di Democra- tic Party, e più di due secoli se si vogliono includere fra i precursori anche Jefferson e Madison, non sono un cattivo curriculum per un partito che, come scrisse lo storico Arthur Schlesinger jr, «era nato soltanto per mori- re». I “repubblicani”, come originariamente si chiamavano, ironie delle nomenclature, i democratici, furono figli della rassegnazione, non della passione. L’America degli anni Settanta, nel senso del 1770, aveva, tra i dis- sensi che scuotevano i rissosi agricoltori della Virginia e i mercanti di Bo- ston, soltanto due ferme convinzioni comuni: il rigetto per i Brits, per le giubbe rosse e i gabellieri di re Giorgio III, e la radicale idiosincrasia per i partiti politici, che infatti i padri della patria chiamavano, con disgusto, «fa- zioni». Talmente profonda era la convinzione che anzi le fazioni fossero la radice di ogni mala amministrazione, che fossero, come ripeteva Thomas Jefferson, «organismi creati soltanto per profittare a spese della gente», prova se mai ce ne fosse stato bisogno che “l’antipolitica” non è un’inven- zione di ieri, che il sogno dei gentlemen coloniali era quello di fare addirit- tura a meno di un governo. La chimera dell’autogoverno, della polis amministrata dai buoni citta- dini (e da qualche rara cittadina) riuniti periodicamente nella townhall, la casa comune del villaggio, rendeva ovviamente inutile la formazione di gruppi politici organizzati per difendere o promuovere interessi partico- lari. Fu la guerra rivoluzionaria, la lunga e pericolante campagna contro i mercenari tedeschi di Giorgio III, a dissipare l’eterna illusione dell’agorà e dell’assemblearismo. Gli eserciti, anche quelli improvvisati, non sono de- mocrazie, come ben presto scoprirono George Washington e i suoi uffi- ciali, e molto a malincuore i padri fondatori dovettero ammettere, in una celebre frase dei Federalist Papers, che soltanto «se gli uomini fossero an- geli, non sarebbe necessario un governo». Constatato che angeli non era- no, neppure quelli emigrati oltre Atlantico, si rassegnarono a formarne uno centrale con due propositi tanto chiari quanto contraddittori: che avesse grande autorità, ma che questa autorità fosse limitata e controbi- lanciata al massimo. Da questa nobile contraddizione centrale nacque il figlioletto illegitti- mo che Jefferson, Madison, Hamilton, tanto temevano: i partiti. Jefferson e Madison sostennero che un governo centrale, “repubblicano”, dovesse esistere e funzionare per garantire i cittadini dalla prepotenza dei potenti e che le prerogative dei governi locali dovessero essere temperate dal ti- more che tanto più locale è il potere tanto più saranno potenti — e prepo- tenti — i ras del posto. Hamilton temeva l’esatto opposto, che un’auto- rità centrale imponesse la propria volontà e i propri decreti ovunque, ri- portando la neonata nazione all’imperio regale contro il quale si era ri- bellata e spingendo gli stati del Sud a secedere, formando subito una se- conda Unione. Due partiti, i “Repubblicani”, che poi divennero “Democratici” perché si proclamavano sostenitori di un potere popolare, dunque democratico, in un governo centrale, e i “Federalisti”, protettori delle autono-

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mie locali, erano nati segnando gli argini di quel sistema bi- partitico che poi il meccanismo elettorale avrebbe reso per- manente. Nessuno ha mai sancito il bipartitismo, negli Usa. Ma il collegio uninominale, dove chiunque prenda anche un solo vo- to più del secondo vince tutto, costringe i candidati ad accorparsi sotto la tenda più grande possibile, perché per i piccoli non c’è scam- po. Da qui la necessità di convocare elezioni primarie che indichino il can- didato più forte, perché per i deboli, per quelli fuori dalla “tenda”, nel mec- canismo elettorale del vincitore unico non c’è salvezza. Se esiste dunque un sottilissimo filo rosso che colleghi il Partito Demo- cratico di oggi con quello di Andrew Jackson nel 1828, il primo a farsi chia- mare “democratico”, e all’embrione di Jefferson e Madison è il senso del- la necessità di un governo, di uno “stato” si direbbe in Europa, capace di funzionare da lobby per chi lobby non ha. Ma è un filo sottile, teso fino a torcersi dalla resistenza opposta dal Sud democratico prima all’abolizio- nismo, che porta la firma del primo presidente repubblicano, Abraham Lincoln, nel 1863, e poi all’integrazione delle scuole imposta con la baio- nette ancora da un repubblicano, Dwight Eisenhower, mezzo secolo fa a GADGET Little Rock. Non furono i Democratici, oggi visti come i campioni dei dirit- L’immagine ti civili dopo la svolta degli anni kennediani, i promotori dell’emancipa- di queste pagine zione, ma i Repubblicani, nati nel 1854 proprio sulla base di un program- è composta ma anti schiavitù. da merchandising La percezione del Partito Democratico come partito “di sinistra” nasce del Partito nel Ventesimo secolo, e negli stati del Nord atlantico, certamente non in Democratico quelli del Sud dove proprio i Dixiecrats e i democratici incappucciati alla George Wallace dell’Alabama difesero all’ultimo cappio la supremazia bianca. Si intravede prima con l’idealismo internazionalista e vanamente generoso di Woodroow Wilson e poi, e soprattutto, con Frankyln Delano Roosevelt, nella risposta al collasso sociale e morale della Grande Depres- sione, prodotta non da un sistema di convinzioni ma dalla feroce lezione della realtà di un paese naufragato, dopo la sbornia degli anni Venti, nel crac finanziario del ‘29. Come sempre, quando il pane scarseggia, si guar- da al governo come all’ultima salvezza e il Roosevelt che creò il primo e il secondo New Deal, i programmi di lavori pubblici, i grandi interventi redi- stributivi di ricchezza secondo filosofie che noi avremmo chiamato so- cialdemocratiche, e infine portò l’America in guerra contro il Patto Tripar- tito Roma-Tokyo-Berlino, non era il Roosevelt che i suoi stessi elettori si at- tendevano, il patrizio, sdegnoso, superbo erede della “nobiltà” newyorke- se. Sarebbero stati necessari cinquant’anni, e il ritorno in forza delle vac- che grasse, perché un altro democratico, chiamato Bill Clinton, si procla- masse un «Nuovo Democratico», come Blair si sarebbe proclamato un «Nuovo Laburista», e dichiarasse la fine del New Deal rooseveltiano, ri- confermando la legge del pragmatismo e dell’adattabilità come primo co- mandamento per la sopravvivenza e il successo. Se vive e sopravvive da duecento anni è perché sembra avere capito il segreto impronunciabile della politica, almeno negli Stati Uniti: essere sempre un passo indietro rispetto ai propri elettori

Poiché la coerenza è una condanna che gli dei gli hanno sempre rispar- miato, i Democratici ne sono immuni. In una nazione dove il 68 per cento degli interrogati risponde che «c’è troppo stato nella vita dei cittadini», ma poi lo stesso 69 per cento chiede che non vengano toccati programmi pub- blici come le pensioni sociali, le garanzie sui conti bancari, l’assicurazione malattie per gli anziani o gli stanziamenti per la difesa, la coerenza sareb- be suicidio per un partito con ambizione di governo nazionale. Sono sol- tanto le opposte caricature da polemisti quelle che dipingono l’avversario come «il liberal comunista» o il «conservatore vampiro che deruba i pove- ri». Nella quotidianità della politica e dei voti parlamentari è una rara ec- cezione, mai la regola, che un partito americano voti compatto o che un presidente rispetti quel fumoso libro dei sogni che viene presentato a ogni congresso quadriennale chiamato la «piattaforma», cioè il programma. Scritto e dimenticato prima ancora che l’inchiostro sia asciutto. Senza autentica organizzazione sul territorio, formandosi e deforman- dosi a immagine del proprio candidato elettorale e secondo il flusso dei fi- nanziamenti privati o pubblici, regolati dalla legge (ma non sempre ri- spettati), Democratici come Repubblicani sono più che partiti leggeri, par- titi inesistenti, montati e smontati per le occasioni. Tra i cinquantuno se- natori del gruppo democratico su cento, teoricamente la maggioranza eletta al Senato nel 2004, ci sono senatori completamente allineati con Bu- sh, come Joe Liebermann, ebreo ortodosso praticante, che oggi viene ac- cusato di essere «il barboncino della Casa Bianca», un ex iscritto al Ku Klux Klan, Robert Byrd della West Virginia, una senatrice come Dianne Fein- stein, femminista, pro abortista, pro gay. Nell’agitazione della sinistra in- ternettista autoreferenziale, che si contempla in sé stessa, si autoesalta e già produsse il disastro del candidato on line nel 2004, Howard Dean, e ora torna a illudersi con Barak Obama, si attende di capire che presidente sa- rebbe Hillary Clinton, la inevitabile candidata. Fatica vana perché anche lei, come ogni presidente prima di lei, diverrebbe quello che le circostan- ze ne farebbero. Come il George Bush che ragliò contro l’interventismo mi- litare umanitario dei democratici per «costruire nazioni» e da cinque anni sta consumando invano vite e tesoro per cercare di costruirne addirittura due, in Afghanistan e in Iraq. Se questo partito vive e sopravvive da duecento anni, dopo essere stato dichiarato più volte morto, è perché sembra avere capito il segreto impro- nunciabile della politica, almeno negli Stati Uniti: che un partito «deve sempre essere un passo indietro rispetto ai propri elettori», come diceva l’uomo che per anni controllò la Camera come un capitano negriero, il de- putato di Boston Tip O’Neil «e la gente che proclama di voler seguire un lea- der in realtà vuole che sia il leader a seguire loro», in fondo definizione non pessima di democrazia. Cinismo, realismo, opportunismo. Ogni accusa, e ogni ammirazione è possibile. «Ma se esistiamo e prosperiamo da due- cento anni», mi disse un democratico italoamericano del Rhode Island, Pe- ter Rodino, protagonista della demolizione di Richard Nixon, «forse qual- cosa di giusto abbiamo fatto».

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 la satira Nei giorni del Nobel a Al Gore, Allarme clima protagonista di eco-battaglie, un altro Nobel, Dario Fo, anticipa a “Repubblica” il primo atto della sua nuova commedia verde

DARIO FO che a dirlo era: Chi crede al disastro atmosferico? Avevo assisti- to qualche settimana prima a un programma analogo sullo l dramma dell’inarrestabile surriscaldamento terrestre stesso tema condotto sempre da Ferrara, che esibiva in merito non sembra sollevare timori e preoccupazioni eccessivi uno scetticismo sconcertante. Ironizzava su inchieste molto nella gran parte della popolazione del pianeta, ma esiste serie sull’ambiente, realizzate da scienziati di gran valore, co- un certo numero di cittadini per i quali al contrario il pro- me si trattasse di «bufale da venditore ambulante». Il suo tor- blema sta diventando una disperata ossessione. Io per- mentone più o meno era: «Ma esiste davvero questo pericolo sonalmente, lo devo ammettere, faccio parte da tempo ambientale? Gli uragani e le stragi dello tsunami sono conse- diI quest’ultima tormentata categoria. Non perdo occasione, guenza dell’inquinamento o fenomeni occasionali che qual- appena incontro qualcuno, sia maschio che femmina, sia gio- cuno ha interesse a trasformare in cataclismi apocalittici sui vane che anziano, di sollevare il problema e di tentare il loro quali pompare e vendere libri, documentari e perfino film fan- coinvolgimento col classico approccio: «Ha notato? Non c’è tascientifici a gogò? Si sa, il disastro fa sempre cassetta!». proprio più stagione… un momento si scoppia dal caldo… al- Con lui, su un piano meno strafottente ma ugualmente cari- l’istante c’è tempesta, grandine e perfino neve…». co di negazionismo scettico, c’era anche il fratello di Prodi, lau- I più scantonano, ma se l’interlocutore abbocca è spacciato. reato in fisica e direttore niente meno che dell’Istituto Isac- Gli tengo una concione sugli effetti dell’inquinamento da stor- Cnr. Anche in quest’ultima occasione lo scienziato faceva par- dirlo. Ci provo anche in taxi col conducente e perfino in auto- te degli invitati, ma Ferrara non esibiva la sua normale sicurez- bus, sia con i passeggeri sia con il responsabile che controlla i za spacca tutto. Anzi come mi sono affacciato allo studio tele- biglietti. Non parliamo poi, di quando mi ritrovo a viaggiare in visivo si è levato per salutarmi allargando le braccia festoso, ma treno… guai se qualcuno mi chiede di essere fotografato con me non ce l’ha fatta: si trovava letteralmente incastrato tra la pol- mostrando il cellulare: lo faccio subito accomodare nella pol- trona e la scrivania. Anche il fratello di Prodi, il professore in fi- trona vicino, se non c’è posto lo prendo addirittura sulle ginoc- sica, faticava a porsi in piedi. Ho notato che era fortemente in- chia, e qui al par d’un ragno, inizio a tesser la tela. Qualcuno, pur grassato rispetto all’ultima trasmissione. Ferrara era del suo di salvarsi dall’aggancio, scende qualche fermata prima! grasso normale, invece. Un giorno sull’aereo Palermo-Milano, ho agganciato una Ma no, mi sbagliavo. Guardando meglio il conduttore mi re- bellissima signora, anziana ma di un’eleganza raffinata… si conto che il suo ventre stava invadendo l’intiero piano del ta- sembrava uscita da una sequenza del Gattopardo di Visconti. volo davanti a sé, strabordava con tutto il corpo. «Ma che suc- Appena ho accennato al disastro atmosferico, mi ha afferrato cede», dissi preoccupato. Giuliano singhiozzò e copiose lacri- una mano e accarezzandola mi ha supplicato: «Oh sì, me ne me gli sgorgarono dai grandi occhi. «Non so che mi stia capi- parli! Mi interessa moltissimo». Comincio la mia lezione con tando», mormorava: «È dal giorno dell’ultima trasmissione sul- entusiasmo: «Vede, il problema è complesso e articolato. Or- l’ambiente che entrambi (indicava il fratello di Prodi) siamo sta- mai non c’è quasi più nessuno che non ammetta la responsa- ti colpiti da questa maledizione: ci gonfiamo a vista d’occhio». bilità dell’uomo riguardo alla condizione del pianeta e al suo «È terribile», commentai a mia volta. «Ma, scusate se mi per- surriscaldamento. Ma esplode una feroce diatriba appena si metto: non sarà a causa del frottolame denigratorio che vi la- comincia a discutere del come salvare la Terra e ridurre drasti- sciate sfuggire?». I due si guardarono l’un l’altro con un’espres- camente le emissioni di anidride carbonica, tonnellate di gas sione che non prometteva nulla di buono, poi all’improvviso in tossico che letteralmente intasano l’atmosfera». La signora mi coro esplosero: «Sì, abbiam proprio questo dubbio. Per essere segue come incantata. Io incalzo: «Sorgono tre categorie di sinceri noi non crediamo a ciò che andiamo sostenendo sul ne- pensiero. C’è chi dice basta diminuire per gradi ma drastica- gazionismo scettico, ce lo siamo un po’ manipolato in negati- mente l’uso dei motori a scoppio con propellente fossile, eli- vo. [...] Il fatto è che dal giorno in cui abbiamo incominciato a minare le vecchie caldaie per il riscaldamento delle case e de- trattare in forma grottesca il problema del surriscaldamento gli uffici e installare nuovi impianti di eolico, solare e, perché terracqueo, ci stiamo dilatando come mongolfiere». no?, anche nucleare…». «Ma scusate, non potete rimanere così inerti. Bisogna chie- La signora ha un sussulto. «Certo — la tranquillizzo schioc- dere aiuto». «È vero, aiutaci tu!». «Tanto per cominciare, biso- candole un piccolo bacio sulla fronte — non si preoccupi… Og- gna portarvi fuori da ‘sta trappola. Qui dentro vi sta mancando gi come oggi, riprendere col nucleare è una soluzione impro- lo spazio». «Hai ragione, ma come facciamo a uscire, le porte ponibile… a parte la produzione di scorie radioattive che tut- sono ormai diventate troppo strette per noi». Con uno zompo tora non sappiamo dove e come sistemare… sto parlando del- mi affaccio alla porta e urlo: «Chiamate degli operai! Bisogna Benvenuta la catastrofe le centinaia di migliaia di tonnellate che l’America e l’Europa, sfondare la parete! Presto! Subito!». Russia compresa, hanno prodotto dall’inizio del nucleare e che Nessuno si fa vivo, ma una voce dall’alto della scala grida: non siamo ancora riusciti a smaltire, se non collocandole in «Sono fuggiti tutti per via dello tsunami». «Lo tsunami? In tele- luoghi e spazi provvisori come lo Utah che è diventato un’or- visione? Ma dov’è?». «Guarda fuori dalla finestra: si vedono on- renda discarica di morte… operazione con un costo all’infini- de grandi come palazzi, fra poco l’uragano sfonderà anche to di miliardi di dollari. Ma lo sa che per riuscire a produrre qui». «Dario, aiuto! Portaci fuori da ‘sta trappola!», mi implora- energia pulita sufficiente per il cinquanta per cento del fabbi- no Prodi e Ferrara sempre più incastrati. «Scusate ma m’è ve- sogno globale dovremmo costruire una centrale nucleare al nuto in mente di un appuntamento, devo proprio lasciarvi, mi giorno per i prossimi sessantatré anni?». spiace. Spero di rivedervi». Faccio per avvicinarmi alla porta La signora, con un sorriso dolcissimo stampato in viso, ac- ma arriva un’ondata terribile che squarcia ogni parete. Mi tro- cenna a un abbraccio poi si ricompone imbarazzata. «Quindi vo trascinato dall’uragano. Mi escono bollicine dal naso e dal- non ci resta — incalzo io — che scegliere le cosiddette energie la bocca in quantità… Risalgo… spunto con la testa fuori dal- eco-compatibili che produrrebbero elettricità e altre energie l’acqua… è tutto calmo. Ferrara e il professore emergono a lo- accettabili ma in grado purtroppo di soddisfare solo una per- ro volta galleggiando come due grandi boe. Sbattono braccia e centuale minima del nostro fabbisogno». «E quindi? — mi chie- gambe ridendo… «Siamo salvi! Si galleggia. Non si potrebbe de la deliziosa creatura che ormai pende letteralmente dalle avere un paio di remi?». Ma all’improvviso tutti e due emetto- mie labbra — E allora?». «Se l’intera umanità, i governi, i pro- no un gemito lacerante: «Ahhh! Stiamo sgonfiandoci!», urlano. duttori, gli stati, non s’impegnano in un’azione stravolgente, «Aiuto!». È vero, come palloni aerostatici sforacchiati si rim- creando nuovi sistemi produttivi potenti e non inquinanti, sia- piccioliscono velocemente, poi un piccolo scoppio… e spari- mo alla fine». scono. All’istante mi risveglio. Mi ritrovo seduto su una poltro- La signora, con un’espressione addolorata implora: «Oh, sal- na dove mi ero addormentato. Meno male era solo un brutto vaci!». E si butta fra le mie braccia. «Faremo l’impossibile… dan- sogno, o meglio un incubo terribile. [...] do per certo il cambio di rotta definitivo dei paesi occidentali al- In verità negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando. Perfino tamente industrializzati e all’avanguardia, il problema saran- Bush, figlio, nipote e amico di petrolieri e petroliere a sua vol- no poi i paesi orientali emergenti, che vogliono assolutamente ta, ha dovuto cambiare atteggiamento. Il Pentagono, meglio, raggiungere il nostro livello di vita e di ammodernamento tec- uno dei più autorevoli generali del Pentagono, ha pubblica- nologico, quindi si rifiutano di aborrire i propellenti fossili». [...] mente dichiarato con risolutezza, documentando ogni affer- La signora, sconvolta, si stringe sempre più a me tremante, e mi mazione, che la guerra contro l’Iraq è stata organizzata nell’in- inonda di lacrime. Non posso fare a meno di tranquillizzarla: tento di bloccare il progetto di Saddam Hussein che, ancora al- «Ma vedrà che si troverà il modo di uscire indenni da questa tra- leato degli Stati Uniti, aveva deciso di dirottare i maggiori oleo- gedia». [...] Giungiamo a Milano. Dal fondo del corridoio ap- dotti del Paese verso l’Asia, invece che a vantaggio del Kuwait, paiono un medico e un infermiere. Caricano su una sedia a ro- deposito assoluto del mercato americano. telle la signora che non abbandona mai la mia mano. «Grazie di Inoltre gli scettici sono rimasti completamente spiazzati avermi regalato questo stupendo viaggio — dice mentre la le- dalla notizia secondo cui la Exxon Mobil ha offerto diecimila gano alla poltrona mobile, poi aggiunge — Lei dovrebbe fare dollari, evidentemente procapite, a un certo numero di clima- l’attore». Il medico si rivolge a me e chiede: «Non l’ha importu- tologi ed economisti che si son prestati a offrire notizie positi- nata, spero. Purtroppo, ogni tanto, esce letteralmente di sen- ve riguardo la salute del pianeta. Non solo, la Royal Society ha no». La signora è già in fondo al corridoio e rivolgendosi al suo accusato la stessa Exxon Mobil di aver distribuito 2,9 milioni di accompagnatore esclama: «Che bella storia mi ha raccontato dollari alle lobby antiambientaliste perché minimizzassero i quel signore. Era così romantica… mi ha fatto piangere. Pecca- rischi legati al cambiamento climatico. to non sapere come finisce». È proprio vero: il mestiere del di- Ma la gente, i governi, le aziende di tutto il mondo non si li- vulgatore scientifico è carico di insidie e delusioni. mitano più a dibattere dell’emergenza ambientale, stanno Oltretutto, in questo periodo ho scoperto il significato passando all’azione. Un po’ in ritardo, ma si muovono. profondo del termine oberato. Mi ritrovo a essere un oberato Schwarzeggener, governatore della California, ha assicurato totale, aggredito ogni giorno da impegni che si sovrappongo- che ridurrà dell’ottanta per cento, da qui al 2050, i livelli di emis- no. Sono costretto a declinare diecine di richieste ma appena sione di anidride carbonica rispetto agli anni Novanta. [...] L’U- mi giunge l’espressione disastro ambientale, effetto serra, scat- nione Europea ha annunciato che taglierà le proprie emissio- to come un grillo esaltato. Non sto parlando di Beppe Grillo, l’e- ni di gas serra del venti per cento entro il 2020, aumentando al saltato in questione è un grillo normale. [...] contempo del venti per cento la produzione di energia solare e L’altro giorno ho accettato perfino di partecipare a un pro- di altre forme di energia sostenibile. David King, consigliere ca- gramma televisivo condotto da Giuliano Ferrara. Il tema nean- Allora, come diceva Woody Allen, fermiamolo ’sto mondo, e scendiamo. No, anzi, scendete voi catastrofisti! Avremo un peso morto e petulante in meno...

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“L’apocalisse rimandata” è un testo teatrale sulla fine dell’èra del petrolio, in bilico tra notizie e cifre reali e colpi di scena paradossali e beffardi

po scientifico del Regno Unito, ha ribadito che ci troviamo in za ci ha spinto all’oblio e all’incoscienza. [...] Negli ultimi cen- grave ritardo. Continuando a usare petrolio a questo ritmo, fra to anni gli abitanti del nostro pianeta hanno condotto una pro- poco ci occorreranno almeno venticinque anni per disabitua- gressione di vita davvero sciagurata. Negli anni Sessanta, il re la nostra civiltà a utilizzare i combustibili fossili. consumo di petrolio era di sei miliardi di barili all’anno e le sco- Gli oceani immagazzinano il calore per secoli e l’anidride perte assicuravano una produzione dai trenta ai sessanta mi- carbonica resta nell’atmosfera per decenni. Con questa pro- liardi. In questo inizio di secolo il consumo è pari a trenta mi- spettiva c’è da mettersi le mani nei capelli e urlare disperati: ma liardi di barili all’anno e le nuove scoperte assicurano una pro- con che razza di politici ritardati e criminali abbiamo a che fa- duzione di soli quattro miliardi. re? Possibile che non siano in grado di capire la terribile situa- Alle soglie della Seconda guerra mondiale c’erano 2,3 miliar- zione? A questo proposito il nostro governo, in Italia, ha mo- di di abitanti e 47 milioni di veicoli. Oggi ci troviamo con 6,7 mi- strato un programma serio e fattibile o naviga sperando in Dio? liardi di abitanti e 775 milioni di veicoli, più 200 milioni di ca- Non c’è da scherzare. Perfino il Papa, qualche giorno fa ha de- mion. La popolazione del pianeta cresce all’anno dell’1,3 per nunciato, al termine di un’omelia contro l’egoismo brutale del- cento, il numero delle auto del 6 per cento. Negli Stati Uniti viag- la classe imprenditoriale: «Il capitalismo è il primo responsabi- giano 775 macchine ogni mille abitanti, il 25 per cento in più che le di questo rovinoso sfruttamento del pianeta». in Europa e Giappone e l’Italia ha il record d’Europa! Evviva! Ma basta con le notizie nefaste, è tempo di cambiare clima e Le riserve di petrolio, sia quelle americane che russe, sono copione. Mettetevi seduti comodi e rilassati, distendete tutti i state sovradimensionate dai rispettivi governi e produttori. Le vostri muscoli, soprattutto quelli del viso, esibite un’espressio- cifre pubblicate sono da ridurre di oltre la metà. Giornalisti in- ne serena, versatevi un bicchiere di vino, birra, anche champa- dipendenti hanno tentato più volte di smentire i petrolieri e le gne se ce l’avete — fresco mi raccomando! — e sorseggiate feli- loro stime, ma sono stati censurati tanto nel cosiddetto mondo ci, sollevate il calice poiché vi sto per annunciare una notizia ve- libero che nella Russia governata dagli oligarchi. [...] Un im- ramente straordinaria e finalmente positiva. Basta con questa prenditore oligarca russo, il cui nome ci ricorda le farse sul po- sindrome della catastrofe imminente! Basta con gli annunci ca- tere di Gogol, un certo Khodorkhovsky, si era permesso di dare lamitosi! Basta con gli apocalittici film-documentari che accu- notizie vicine alla realtà sbugiardando i dati del regime e sve- sano l’intera umanità, guidata da responsabili irresponsabili e lando che «oltre il sessanta per cento dei giacimenti si ritrova- da imprenditori e uomini d’affari interessati solo al profitto! no sull’orlo dell’esaurimento». Putin l’ha subito fatto arrestare. E ne abbiamo anche abbastanza delle diatribe furibonde fra Da quel momento le notizie sul petrolio in Russia sono diven- i numerosi scienziati che preannunciano disastri imminenti e tate segreto di Stato. Come la villa in Sardegna di Berlusconi… i colpevoli di questo funereo clima che immancabilmente ri- Lo stesso clima repressivo è prodotto anche da Bush, che qual- spondono: «E che ci possiamo fare noi? Blocchiamo l’estrazio- che anno fa aveva ordinato di licenziare i ricercatori che propa- ne di petrolio, carbon fossile e mandiamo allo scatafascio le in- gavano notizie allarmanti sui pericoli cui va incontro il pianeta dustrie d’auto, camion, trattori, bulldozer, motorini, motoret- e sulle scorte del greggio. te? Fermiamo il riscaldamento e raffreddamento termico di Ma perché tutti questi potenti insistono a mentire sulle ri- milioni di case, uffici, ospedali? E non dimenticate — aggiun- serve di petrolio? Per evitare che ci si dedichi a progettare e pro- gono i confindustriali — che il maggior numero di impianti per durre nuovi motori funzionanti con altri propellenti, non esau- la produzione di energia elettrica funziona ancora grazie a pro- ribili e alternativi al petrolio, oltretutto non inquinanti. Questo pellenti fossili. Volete fermare il mondo e la sua vita? E allora, provocherebbe un crollo immediato del greggio restante. Ec- come diceva Woody Allen: «Fermiamolo ‘sto mondo e scen- co perché l’impero occidentale sostenuto e spinto dai petro- diamo. No, anzi, scendete voi catastrofisti! Avremo finalmen- lieri si è gettato in Medio Oriente in azioni militari di conquista te un peso morto e petulante in meno». [...] rapide e insensate: libertà per gli oppressi e petrolio per noi! È No, tranquilli, non ci sarà nessuna imminente fine per l’u- risaputo che i grandi produttori di propellente fossile da sem- manità, anzi potremo assistere a una rinascita favolosa del pia- pre sono legati mani e piedi ai fabbricanti di auto, camion e mo- neta e a un radioso futuro per uomini, donne, animali, alberi e to. Per non parlare delle armi! [...] fiori. Questa è la meravigliosa notizia che vi porto! Il pianeta L’Independent ha inoltre svelato che l’ora zero in cui le pom- non soccomberà né oggi né domani, non ci sarà la catastrofe, pe cesseranno definitivamente di succhiare si sta avvicinando al contrario sta per realizzarsi il grande ribaltone, un cambio di inesorabile. Secondo gli scienziati del settore più accreditati ci rotta straordinario che pochi illuminati avevano previsto e cal- sarà un picco di soli tre, quattro anni di crescita delle estrazio- colato. ni, poi si produrrà un repentino crollo verticale. Le pompe di- Di che si tratta? Attenti! A questa notizia alcuni grideranno al verranno all’improvviso reperti storici inutilizzabili. [...] disastro immane, altri, gli eletti, applaudiranno entusiasti al Vedo qualcuno impallidire… Ma la gran parte di voi insiste miracolo, opera di un dio generoso che vuole la nostra salvez- IL TESTO E I DISEGNI nel definire questa nefasta avvisata una boutade goliardica. [...] za. D’altra parte Einstein ci aveva più volte avvertiti: «L’univer- Il testo teatrale che pubblichiamo in queste pagine è il primo Vi ricordate la grande rivoluzione che esplose in seguito all’ap- so è colmo di sorprese festose e crudeli», e aggiungeva: «Non dei quattro atti di cui si compone il nuovo lavoro del premio parire dei computer? Le macchine da scrivere diventavano al- dimentichiamo, che senza le grandi catastrofi l’uomo oggi non Nobel per la letteratura Dario Fo: L’apocalisse rimandata, l’istante apparecchi obsoleti da buttare, milioni di oggetti bat- esisterebbe; noi siamo figli di una catena spaventosa di trage- ovvero benvenuta la catastrofe, un’opera “ambientalista” ti-parole che ci avevano accompagnato per una vita, all’im- die immani». ispirata alla imminente fine dell’èra del petrolio. provviso gettati nella più puzzolente delle discariche. Lo stes- Ma insomma, di che si tratta? Qual è questa catastrofe che ci Le illustrazioni sono una parte degli appunti scritti e disegnati so capiterà con le auto a benzina. Una strage di ferraglia pre- salverà?! È semplice, la fine del petrolio!!! Cosa? In che senso? che lo stesso Fo ha realizzato durante la stesura del testo muta e impacchettata! Siete rimasti attoniti eh? Increduli? Sì, è questione di qualche Così un bel mattino, magari a Milano o Roma o qualsiasi al- anno, forse il prossimo: il mondo rimarrà all’istante senza pro- tra città dell’Italia o dell’Europa intera, ci alzeremo dal letto e pellenti fossili, tutti fermi, con le nostre macchine bloccate, le schiacciando il pulsante della luce ci renderemo conto che caldaie vuote, i generatori di corrente muti. No, non è uno nessuna lampadina si accende. Andremo alla finestra per far scherzo… volete una prova tangibile? E allora rispondetemi: salire le tapparelle elettriche ma anche quelle non si muove- come mai soltanto negli ultimi anni il prezzo del petrolio è au- ranno. Se ci troveremo d’estate ci renderemo conto che il con- mentato di ben otto volte e continua a montare? Dai diciotto dizionatore d’aria non funziona, che nel frigorifero sta tutto dollari al barile di tre anni fa siamo saliti ai quarantacinque dol- marcendo e che dai fornelli della cucina a gas, gas non ne esce. lari di questi giorni. [...] Alcuni studiosi del settore ce ne danno Ci precipiteremo fuori di casa e troveremo il bar nel quale ab- una risposta quasi ovvia: il prezzo del petrolio aumenta in ma- biamo sempre consumato il nostro santo cappuccino con brio- niera inversamente proporzionale al precipitare dell’offerta che, pieno, stracolmo di clienti che bestemmiano: «Neanche il del prodotto sul mercato. In poche parole, cresce a dismisura caffè! Come si può iniziare una giornata senza caffè!». «Ma che perché non ce n’è più. t’importa di ‘sta giornata! Tanto non puoi neanche andare a la- Non avete capito? I pozzi di petrolio sono ormai agli ultimi vorare, la tua macchina è a secco e la tua fabbrica è chiusa per palpiti, molte di quelle pompe hanno cominciato ad aspirare mancanza di materie prime. Fai conto che sia una domenica fango puzzolente, invece dell’inebriante oro nero. Si potrà ecologica. Prova a respirare, sentirai che aria fresca!». «Fresca continuare a cavarne ancora qualche migliaio di tonnellate ma un corno! È intasata più del solito, c’è un puzzo che schianti!». non ne varrebbe la spesa e la fatica. [...] Quindi mettetevi il cuo- «Beh, abbi fede, ancora una settimana, anche due… tre… ma- re in pace, addio alle quattro ruote, si torna all’età della pietra, gari un mese di questo black out e vedrai… pian piano l’atmo- meglio dei pedoni! Via! sfera si purga». «Si purga un cavolo! Ci vorranno vent’anni per Qualcuno di voi sorride. Sì, detta così sembra una boutade. ripulire l’atmosfera dalle tonnellate di porcherie che ci abbia- Ma un giornale serio come l’Observer qualche giorno fa ha de- mo sparato». «Esagerato… il solito pessimista… puoi scom- dicato tutta la prima pagina del quotidiano a questa folle noti- metterci, fra qualche settimana respireremo che ci sembrerà zia. Innanzi tutto ci viene rivelato che da anni le imprese petro- d’essere in alta montagna!». «Sì, bravo. In un’alta montagna di lifere in massa ci stanno spudoratamente mentendo: tutti i da- rifiuti! Se non passano i camion a ritirarli ci troveremo in una ti riguardanti la quantità di greggio estratto sono sempre stati bella discarica. Peggio che a Napoli!». «Ma che discarica? Per pompati per farci credere che di petrolio ce ne fosse da buttare. scaricare qualcosa bisogna possedere del cibo da consumare, «Ne abbiamo da cavare per almeno un paio di secoli e ogni gior- verdure da ripulire, rifiuti da gettare…». «Eh che menagramo!». no scopriamo nuovi giacimenti!», giuravano. Tutto falso! [...] «Già! Chi non consuma non sporca! Infatti il più pulito è il mor- L’anno scorso è stato pubblicato un libro che ha prodotto un to di fame!». certo scalpore. Il titolo ci dice già quasi tutto: La verità nascosta Qualche minuto dopo nello spiazzo dove c’è il distributore, sul petrolio. Sottotitolo: Un’inchiesta esplosiva sul sangue del che ci si trovi a Parigi, a Boston o a Chicago, ma noi preferiamo mondo, di Eric Laurent. Nel libro c’è un capitolo in cui ci viene immaginarci a Milano nei pressi di Porta Romana, proprio do- presentato il pensiero di Jean Claude Balanceanu che nel 1979 ve c’è il benzinaio, scorgerete una fila di macchine infinita: non era il massimo esperto dell’Istituto Francese del Petrolio. Nel- c’è benzina, neanche gasolio. Aspettano l’arrivo da un mo- lo stesso periodo, cioè trent’anni fa, lo scienziato dichiarava: mento all’altro delle autobotti, ma qualcuno avverte che la si- «Lo slogan fisso della società dei consumi è Petrolio a volontà! tuazione è identica in tutta la città. Anche la televisione non Che cosa succederà il giorno in cui l’umanità resterà senza s’accende. Una radiolina a pile dà notizia che le autostrade so- idrocarburi? Le strade rimarranno deserte, anzi di lì a poco non no interamente sgombre. Anche i treni sono fermi in stazione. esisteranno più neanche le strade, a causa della mancanza di È un black out completo. Qualcun altro dà la notizia che l’eser- catrame e asfalto. Le pompe di erogazione spariranno. I com- cito sta requisendo i depositi delle raffinerie. Il governo dichia- mercianti — dal piccolo negozio sotto casa al supermercato, ra lo stato di emergenza, ma non trova un mezzo per poterlo dai mercati rionali ai macellai — saranno obbligati a chiudere. comunicare ai cittadini. Imperterrite, televisione e radio resta- Niente più trattori nei campi né aerei nel cielo. Tutte le navi sa- no spente. I giornali si stampano con il petrolio quindi ferme ranno condannate a rimanere in porto. Niente più riscalda- anche le rotative, a parte che mancherebbero i mezzi per di- mento a gasolio e questo significa che la metà delle case, degli stribuirli. I cellulari si stanno scaricando. Alcune piccole radio uffici, delle scuole, degli ospedali rimarranno al freddo d’in- riescono ancora a trasmettere qualche notizia, per lo più cata- verno e nel bollore d’estate. Il sistema industriale sarà paraliz- strofica. Tanto per cominciare si viene a sapere che le azioni pe- zato. L’agricoltura tornerà indietro di un secolo. Quasi tutte le trolifere sono crollate a picco, tutte insieme, e hanno trascina- materie prime e le fibre artificiali scompariranno. to nel baratro le numerose imprese che lavoravano materiale Vi ripeto: questa avvisata è stata scritta e divulgata quasi sintetico, coibenti, generi in plastica… il tutto per ottantamila trent’anni fa, ma pochi ci hanno fatto caso. La nostra arrogan- prodotti derivati dal petrolio.

Così un bel mattino ci alzeremo dal letto e, schiacciando il pulsante della luce, ci renderemo conto che nessuna lampadina si accende FOTO FOTOGRAMMA/MAURIZIO MAULE FOTO FOTOGRAMMA/MAURIZIO

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 il racconto Il primo grande scossone al capitalismo globale capitò Crisi finanziarie esattamente cento anni fa, al principio del secolo americano In pochi giorni l’indice azionario di Wall Street perse il 37 per cento e folle di risparmiatori diedero l’assalto alle banche. Ora un libro di due economisti Usa ricostruisce quel disastro e ne individua le analogie con i fatti recenti Crac 1907, la tempesta perfetta

CARTOLINE CARICATURE Una cartolina del 1904 Caricature tedesche del 1903 del Palazzo dei tre big dell’industria Trust e Waldorf americana: da sinistra in senso Astoria di New York orario, il re dell’acciaio Andrew Carnegie; il finanziere J.P. Morgan e William

Rockefeller della Standard Oil FOTO GETTY IMAGES GETTY FOTO

FEDERICO RAMPINI che suonano familiari: «L’eccesso di in- vestimenti nel mercato immobiliare; il a Knickerbocker Trust credito facile; le manipolazioni dell’al- Company era un’istituzio- ta finanza». ne celebre nell’America Le voci che nel sistema bancario della Gilded Age, l’età del- americano si nasconde qualcosa di l’oro del primo Novecento. marcio iniziano a diffondersi ai primi di In quegli anni ruggenti, dal- ottobre del 1907. Due speculatori senza Llo sviluppo economico accelerato, mol- scrupoli, Augustus Heinze e Charles te famiglie del ceto medio newyorchese Morse, hanno tentato una scalata a una avevano affidato i propri risparmi alla società di estrazione del rame e sono fi- prestigiosa società finanziaria con sede niti in bancarotta. Presto si scopre che all’angolo fra la Quinta Avenue e la dietro di loro si nasconde la Knicker- 34esima strada, dirimpetto all’hotel bocker di Barney. Per non smentire la Waldorf Astoria. E come non fidarsi? Al superstizione, è il venerdì 17 ottobre vertice della Knickerbocker c’era Char- 1907 che le indiscrezioni diventano les Tracy Barney, sposato con una Whit- un boato, i sospetti si trasformano in ney (quelli del museo), membro di tren- terrore. Diciottomila clienti della so- tatré consigli d’amministrazione di co- cietà finanziaria assaltano la sua se- lossi industriali, finanziatore in proprio de principale sulla Fifth Avenue e le della costruzione del metrò di Manhat- tre filiali sulla Broadway, ad Harlem e tan: un Grande Gatsby dell’establish- nel Bronx. In poche ore svuotano le cas- ment capitalistico americano. Con FOTO CORBIS seforti della Knickerbocker di otto mi- un’economia che cresceva a ritmi del lioni di dollari in contanti, una somma sette per cento annuo, tra il 1896 e il considerevole per quell’epoca. Il 21 ot- 1906 il Pil degli Stati Uniti si era raddop- tobre Barney è costretto a dimettersi ma piato, i rendimenti offerti ai risparmia- è già troppo tardi per arrestare «la spira- tori erano generosi. Si apriva sotto i mi- “Il Grande crollo”, un classico del pensiero economico le isterica», come la definiscono Bruner gliori auspici il “secolo americano”. Ma e Carr. La gente sa che il credito è un si- l’irresistibile ascesa della nuova poten- stema di vasi comunicanti, nell’intrec- za mondiale non sarebbe avvenuta sen- Poi venne il ’29 e fece più poveri di Lenin cio di rapporti fra le banche il crac di un za scossoni. finanziere può trascinare altri nel preci- Cent’anni fa il grande panico del 1907 pizio. Si formano code di risparmiatori fu la prima crisi “globale” del Novecen- JOHN KENNETH GALBRAITH su tutti i marciapiedi di Wall Street, ogni to. Nel solo mese di ottobre l’indice istituto di credito è assediato dai depo- azionario di Wall Street perse il trenta- ell’autunno del 1929 la borsa di New York, suppergiù con la sua attuale struttura, compiva 112 anni. Nel corso della sitanti che vogliono ritirare i loro soldi. sette per cento del suo valore, in tutta sua vita aveva visto giorni difficili. Il 18 settembre 1873, la ditta Jay Cooke & C. era fallita e, come conseguenza più o Anche la Borsa è al collasso. Il 23 ottobre l’America folle di risparmiatori diedero Nmeno diretta, nelle settimane successive erano fallite altre cinquantasette commissionarie. Il 23 ottobre 1907, il tas- 1907 The Wall Street Journalscrive: «Dal l’assalto agli sportelli delle banche fra so per prorogare i crediti concessi aveva raggiunto il 125 per cento nell’ondata di panico di quell’anno. Il 16 settembre 1920 punto di vista del mercato azionario l’a- scene di violenza e di disperazione, il si- (i mesi autunnali sono la stagione morta di Wall Street), una bomba esplose di fronte alla porta attigua a quella della Mor- spetto di gran lunga più pericoloso è stema del credito rimase paralizzato gan, uccidendo trenta persone e ferendone un centinaio. l’allarme del pubblico». per settimane. Il 14 novembre 1907, Una caratteristica comune a tutti questi guai era costituita dal fatto che, essendosi già verificati, appartenevano al pas- Da New York il panico dilaga in tutta quando la moglie Lily trovò il cadavere sato. Il momento peggiore era ragionevolmente riconoscibile come tale. La caratteristica peculiare del grande disastro del l’America. In pochi giorni i ritiri di con- di Charles Barney ai piedi del letto, con 1929 era che il peggio continuava a peggiorare. [...]. tante dalle banche raggiungono i tre- la mano che ancora stringeva il revolver Il lunedì, 28 ottobre, fu il primo giorno in cui cominciò a rivelarsi questo processo alterno di massima tensione e di crol- centocinquanta milioni di dollari di al- fumante puntato alla tempia, sul loro lo all’infinito. Fu un’altra terribile giornata. La quantità scambiata fu enorme, quantunque inferiore al giovedì preceden- lora. I costi delle cassette di sicurezza appartamento di Park Avenue calava il te: nove milioni e un quarto contro quasi tredici. Ma le perdite furono di gran lunga più gravi. Gli industriali dell’indice New schizzano alle stelle perché la gente le sipario dopo l’ultimo atto della trage- York Timesscesero di 49 punti nella giornata. La General Electric perse 48 punti, la Westinghouse 34, la Tel & Tel 34. La Steel usa per mettere al sicuro le banconote. dia. Ormai la Knickerbocker non esiste- scese di 18 punti. In effetti, il declino verificatosi in questa sola giornata fu superiore a quello di tutta la precedente setti- In alcuni Stati il denaro liquido sparisce va già più. La crisi aveva travolto un si- mana di panico. [...] completamente: i governatori della Ca- stema di potere, e avrebbe imposto Il martedì, 29 ottobre, fu la giornata più rovinosa della storia del mercato azionario newyorkese, anzi forse la più rovino- lifornia, del Nevada e dell’Oregon im- riforme profonde nei mercati finanzia- sa giornata della storia delle borse. [...] Le vendite si iniziarono appena aperto il mercato, su scala enorme. Grossi pacchi di pongono d’autorità una settimana di ri. La “tempesta perfetta” di quell’anno azioni venivano offerti per quello che si poteva prendere; nella prima mezz’ora le vendite mantennero un ritmo da 33 mi- vacanza perché le banche possano sta- ebbe per protagonisti dei giganti della lioni al giorno. Le falle, che i banchieri volevano tappare, si allargarono. Ripetutamente e in molti comparti si accumulò una re chiuse… in attesa di un miracolo. storia, dal presidente Theodore Roose- pletora di ordini di vendita, ma non si presentò alcun compratore. South Dakota, Indiana, Iowa e Oklaho- velt al banchiere J. Pierpont Morgan. [...]Gli industriali dell’indice New York Timesavevano perso 43 punti, cancellando così ogni progresso conseguito nei do- ma varano leggi locali che consentono L’eco di quegli avvenimenti non si è mai dici meravigliosi mesi precedenti. [...] Ma il peggio in quella terribile giornata era capitato agli investment trust. Non sol- di ritirare dalle banche solo dieci dolla- spenta. La proverbiale superstizione tanto avevano subìto una falcidia, ma era diventato evidente che potevano ridursi praticamente a zero. La Goldman Sachs ri al giorno per ogni cliente. «A metà no- degli investitori chiamò in causa la Trading Corporation aveva chiuso a 60 la sera prima. Durante la giornata era scesa a 35 e aveva chiuso a quel livello, a poco vembre — raccontano Bruner e Carr — “maledizione del 1907” quando Wall più di metà del valore precedente. La Blue Ridge, la sua discendente diretta, su cui ora agiva in senso inverso il magico prin- lo stesso ministero del Tesoro degli Sta- Street subì un altro dei peggiori crolli cipio della leva, aveva avuto una sorte molto peggiore. Ai primi di settembre era stata venduta a 24. [...] Il mattino del 29 ot- ti Uniti ha virtualmente esaurito le sue della sua storia, il 19 ottobre 1987, con tobre essa aveva aperto a 10 ed era immediatamente precipitata a tre. Si era ripresa più tardi; ma altri investment trust si riserve di dollari, nel vano tentativo di una caduta del ventitré per cento del- erano trovati in condizioni peggiori, non si era addirittura riusciti a vendere le loro azioni. combattere la crisi». l’indice Standard & Poor’s 500. Due La peggiore giornata di Wall Street alla fine si concluse. Anche questa volta le luci rimasero accese tutta la notte. I mem- L’America si ammala di quella che gli economisti americani, Robert Bruner e bri della borsa, i loro impiegati e i dipendenti stavano giungendo al limite delle proprie forze per la tensione e la fatica. In ta- economisti definiscono con un termine Sean Carr, hanno appena pubblicato li condizioni si trovarono di fronte alla necessità di registrare e sistemare la maggior quantità di transazioni che si fosse mai evocativo «l’anoressia del credito». Per un saggio sul crac di cent’anni fa (The presentata. Tutto ciò senza nessuna certezza che le cose sarebbero andate meglio. In un ufficio un impiegato svenne per la la diffidenza generalizzata nessuno fa Panic of 1907: lessons learned from the spossatezza, fu rianimato e messo di nuovo al lavoro. Nella prima settimana erano stati sacrificati gli innocenti. Durante più prestiti né li chiede, il mercato inter- market’s Perfect Storm) per studiare le questa seconda settimana, stando alle prove, furono i benestanti e i ricchi a subire un’azione di livellamento paragonabi- bancario si prosciuga. Il “perfect analogie con la situazione odierna. Già le per vastità e subitaneità a quella diretta oltre un decennio prima da Lenin. storm”, la madre di tutti gli uragani, si nel 1908 il finanziere Henry Clews nelle (Tratto da Il grande crollo, Bollati Boringhieri, 1991. Traduzione di Amerigo Guadagnin) estende all’economia reale (che già ha sue memorie indicava tre cause princi- subìto un danno l’anno precedente: il pali del disastro dell’anno precedente terremoto di San Francisco nel 1906 ha

Repubblica Nazionale DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37 FOTO CORBIS

FURORE J.P. Morgan perde le staffe e agita il bastone da passeggio in una foto del 1910

raso al suolo una delle città più dinami- tente per arginare il panico. Ted Roosevelt: uomo di stirpe aristo- miatore, per impedire i conflitti d’inte- che del Paese, e il costo della ricostru- Il 24 ottobre, mentre Wall Street è fer- Non c’era ancora cratica, è stato eletto però sull’onda di ressi in cui la banca non è solo un inter- zione è pesante). Il panico finanziario ma per mancanza di contrattazioni e un forte movimento progressista. Pri- mediario del credito, ma è impegnata del 1907 si ripercuote sulla produzione l’onda di paura traversa gli oceani coin- la Federal Reserve ma ancora del crac del 1907, la società attivamente nella speculazione, e coin- industriale che arretra dell’undici per volgendo Europa ed Asia, tutti i broker civile ribolliva di insofferenze verso un volge ignari depositanti in investimenti cento. I fallimenti di imprese nel solo della Borsa newyorchese affluiscono in fu il banchiere capitalismo senza regole, i Baroni La- ad alto rischio. mese di novembre aumentano del qua- pellegrinaggio al quartier generale del- e dri, i trust delle ferrovie e del petrolio. Il ricordo del 1907 e del 1929 non è du- rantasette per cento. Si moltiplicano i li- la J.P. Morgan per chiedere consiglio al Roosevelt afferra l’opportunità offerta rato in eterno. Nel 1999 sotto l’influsso cenziamenti di massa e l’indice di di- grande banchiere. «Mr. Morgan — gli J.P. Morgan dallo shock economico. Ne fa le spese lo del neoliberismo la legge Glass-Steagall soccupazione balza dal 2,8 per cento sussurra il decano dei broker — dovre- stesso Morgan: dopotutto, il salvatore è stata abrogata, la Grande Muraglia è all’8 per cento. Il quotidiano Financial mo chiudere lo Stock Exchange». Inten- a salvare la Borsa della patria è anche il regista supremo caduta, i banchieri sono tornati a fare Chronicle scrive in quei giorni: «Non è de dire: a tempo indeterminato. Mor- delle intese oligopolistiche, il campio- cento mestieri talvolta contraddittori. esagerato affermare che la paralisi indu- gan risponde secco: «Lo chiuderete co- Su suo ordine ne dei conflitti d’interessi. Il banchiere Sui mercati l’innovazione tecnologica striale e la prostrazione dell’attività è la me tutti i giorni all’orario canonico. Le viene convocato dalle commissioni ha partorito strumenti finanziari sem- peggiore mai sperimentata da quando tre del pomeriggio, non un secondo pri- d’indagine del Congresso, sottoposto a pre più complessi come i derivati. È ac- esiste questa nazione». Decenni dopo il ma». E si mette a riempire assegni, lui di il Lusitania salpò interrogatori lunghi e aggressivi. Mo- caduta anche una “disintermediazio- premio Nobel dell’economia Milton persona, per ciascuno dei broker. Per- rirà a Roma il 31 marzo 1913, all’età di ne”: il credito si reperisce in tante for- Friedman analizzerà il 1907 come una ché abbiano liquidità sufficiente e il de- dall’Inghilterra settantacinque anni, avvilito e fiaccato me, emettendo titoli e vendendoli di- prova generale del 1929, il crac che in- naro torni a scorrere nello Stock Ex- dalla battaglia politica. rettamente in Borsa, senza bussare alla nescò la Grande depressione mondiale. change. A quel punto si fa vivo il ma- col più ingente carico La diagnosi di Ted Roosevelt e del porta dei banchieri. Sono emersi nuovi In mezzo al caos e allo smarrimento gnate John Rockefeller con un messag- Congresso è chiara. Bisogna fare pulizia attori potenti. Gli hedge funds o le so- di cent’anni fa una persona mantiene i gio lapidario. Se è Morgan a guidare le di lingotti d’oro mai di un sistema finanziario opaco e senza cietà di private equity muovono capita- nervi saldi. È l’uomo a cui tutti si rivol- operazioni di salvataggio del sistema, regole, dove i potentati bancari possono li talvolta superiori alle banche. La crisi gono in cerca di una risposta. J.P. Mor- Rockefeller gli farà avere cinquanta mi- trascinare alla rovina milioni di rispar- recente dei mutui insolventi ha messo gan, fondatore e capo assoluto dell’o- lioni di dollari dal suo patrimonio per- spedito oltre Atlantico miatori. Il 22 dicembre 1913, nell’anno sotto i riflettori la Federal Reserve. C’è monima banca, è un gigante della fi- sonale in poche ore. Morgan telegrafa della morte di Morgan, il Congresso isti- chi la accusa di lassismo. E c’è chi teme nanza internazionale capace di com- istruzioni anche ai partner nella City di tuisce la Federal Reserve, banca centra- che i suoi poteri siano ormai inadegua- binare “sulla parola” alleanze indu- Londra, spiega che è la finanza mondia- le degli Stati Uniti. Un quarto di secolo ti per controllare i nuovi Baroni Ladri. In striali e contratti intercontinentali. I le in pericolo. Ai suoi ordini salpa dal- dopo, quando allo shock del 1907 si sarà Inghilterra un mese fa il crac della ban- suoi ammiratori lo chiamano Jupiter, l’Inghilterra il bastimento Lusitania aggiunto quello del 1929, il Congresso ca Northern Rock ha replicato le scene cioè Giove, il primo tra gli dèi dell’O- con un carico unico nella storia: il più approva la legge Glass-Steagall nel 1933. del 1907: le code dei risparmiatori agli limpo. Altri preferiscono the Shark, lo grande quantitativo di lingotti d’oro È una pietra miliare nella storia della fi- sportelli. Richard Lambert, ex direttore squalo. Il giudizio morale in quel mo- mai trasportato attraverso l’Atlantico. nanza mondiale. Quella legge crea una del Financial Times e oggi direttore ge- mento non conta. Gli Stati Uniti d’A- La psicosi di massa si dilegua. L’Ameri- Grande Muraglia fra il mestiere della nerale della Confindustria britannica, merica, superpotenza giovane, nel ca è salva. banca commerciale (che raccoglie de- osservando le scene di panico davanti 1907 ancora non hanno istituito una Ma l’uragano perfetto del 1907 lascia positi e fa prestiti) e quello della banca alle agenzie bancarie nel centro di Lon- banca centrale. Gli strumenti di rego- dietro di sé un panorama di macerie. La d’affari che acquista partecipazioni dra ha commentato: «È il tipo di spetta- lazione dei mercati finanziari sono ru- credibilità di Wall Street, la stabilità del azionarie nell’industria, opera in Borsa colo che ai nostri giorni credevi potesse dimentali. Il governo federale ha scar- giovane capitalismo americano sono a assumendo rischi in proprio. Quella di- accadere solo in una repubblica delle se competenze sull’economia, è impo- pezzi. A trarre la lezione del disastro è visione fu voluta per tutelare il rispar- banane».

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 la memoria Un milione e trecentomila studenti delle scuole superiori Riti collettivi si imbarcano ogni anno in un’avventura eccitante e impietosa che li mette alla prova in un ambiente diverso e li spinge a capire quanto costi crescere e diventare se stessi. Ecco, nei dati e nelle foto del Touring Club Italiano, una piccola storia dei “viaggi di istruzione” Noi, i ragazzi in gita scolastica

MARCO LODOLI — dieci anni che va avanti questo bene- mata la polizia, scusarsi, umiliarsi, anda- può quel furore dionisiaco, insegue, detto saggio e non se ne vede la fine. In- Questi sono i giorni re via con la coda tra le gambe e Bianconi sgrida, prega. Alle cinque finalmente l momento più penoso dei consi- somma, tira e molla, minaccia e promet- sottobraccio che ridacchia. Il viaggio pro- tutto tace. Alle otto della mattina, orario gli di classe è quando bisogna sta- ti, la gita rischia di svanire nel nulla per la più belli dell’anno: segue tra assopimenti generali e trance stabilito per iniziare a muoversi verso bilire quale insegnante accompa- mancanza di un accompagnatore. Alla collettive generate dalla musica tecno a Venezia, i ragazzi sono vegetali che ten- gnerà i ragazzi in gita. Prima quasi fine è il vecchio professore di lettere che, stare tutti insieme palla. In molti provano a ballare nel cor- dono al minerale, si muovono appena, tutti si sono dichiarati favorevoli a supplicato, omaggiato, incalzato, accet- ridoio del pullman, l’autista bestemmia e sbadigliano di continuo, ma dopo una questa tre giorni a Venezia o a Fi- ta l’incarico. Lui sa bene cosa accadrà, in- lontani da casa, sbanda, si trova un compromesso su Ti- mezz’ora cominciano a riprendere vita Irenze, perché è un momento di crescita dovina il futuro perché conosce il passa- ziano Ferro e i Negramaro. e colore. Per loro questi sono i giorni più culturale — dice la professoressa di sto- to, ma stoicamente si affida al destino. L’albergo a venti minuti da piazza San belli dell’anno, forse i più belli mai vis- ria dell’arte; perché renderà la classe più Arriva il giorno della partenza, l’ap- da sguardi e divieti Marco in realtà è appena fuori Porto- suti: di Tiziano e Giorgione, dei Frari e compatta e amica — dice il professore di puntamento è davanti alla scuola alle sei gruaro: è un edificio desolato, invaso in della Giudecca non gli importa quasi matematica; perché sono situazioni co- e trenta di mattina. Piove a dirotto, sem- dei genitori, questi giorni da scolaresche provenienti nulla, ma stare tutti insieme lontani da me queste, più libere e creative, che fan- bra che tutto il cielo venga giù, e puntua- da diversi punti dell’Italia. Tra napoleta- casa, dagli sguardi dei genitori, dai di- no fare uno scatto in avanti agli studenti li alle sei e trenta ci sono solo il vecchio ni, milanesi e romani scattano subito le vieti e dalle solite opprimenti abitudini — afferma la preside: serve un po’ di ba- professore di lettere e l’autista del pull- dalle solite prime tensioni, coretti da curva e sguardi è meraviglioso. Hanno discusso per me- stone, ma soprattutto serve tanta carota. man con la barba non fatta, la cicca al- provocatori. Il vecchio professore cerca si sulla meta, hanno persino litigato, ma Solo un vecchio professore di lettere fa l’angolo della bocca e il suo bestione ros- opprimenti abitudini di ristabilire la calma, assegna le stanze, in fondo se il viaggio fosse solo il giro a ol- notare che forse la classe non meritereb- so parcheggiato storto sul piazzale. Il prof invita tutti i suoi alunni a comportarsi de- tranza del Raccordo Anulare e tre notti be un premio, questa distrazione, visto si presenta e subito avverte nell’alito del- è meraviglioso gnamente: ma intanto due ragazzi sono in un motel sulla Pontina sarebbe ugua- che i voti sono bassi e il comportamento l’autista una inquietante puzza di vino, già stati attaccati da un febbrone da ca- le. Ciò che conta è mettersi alla prova in spesso indegno, che ci sono stati casi di vino da cartone, da un euro e venti al litro. gazzi, sistemati sui sedili del pullman, vallo, vomitano e mormorano parole un ambiente diverso, divertirsi tanto ma grave insubordinazione e persino una L’autista è torvo, scostante e forse trabal- amici amici ma insistono per partire, e senza senso. Un altro ha perso soldi e do- anche emozionarsi nelle notti che par- rissa in un cambio d’ora. Ma poi anche lui la un poco, mugugna mi raccomando, chi se ne frega di Marchetti. Il bell’addor- cumenti, un altro non trova più la sua va- tono goliardiche e continuano in mille si arrende e accetta l’inevitabile gita fuo- nel mio pullman ci si comporta bene, mentato si sveglia con comodo e appare ligia e singhiozza in un angolo della hall, discorsi seri, decisivi come sono i di- ri porta. non si grida, non si fuma, non si fa casino. alle nove e un quarto tra gli insulti, le ma- vuole tornare subito a casa, vuole la scorsi a sedici anni. Ciò che conta è ca- Resta solo da decidere chi guiderà la I ragazzi arrivano con molta calma, alla ledizioni e le risate. mamma. pire se si regge la pressione del gruppo, spedizione, serve un volontario, un eroe. spicciolata, in un lasso di tempo di un È stato il primo problema, ma ne se- La prima notte non passa mai. Nessu- se si riesce a dimostrare di valere qual- E qui casca l’asino. Qui tutti i professori si paio d’ore. Sono eccitatissimi, molle ca- guiranno altri ben più gravi. Alla prima no ha la benché minima voglia di met- cosa di più di quanto si vede in classe. dichiarano, ma a malincuore, sia chiaro, ricate al massimo, ridono senza motivo, sosta all’autogrill, Bianconi Flavio, un bi- tersi a dormire, è un viavai infinito e tu- Capire quanto costa diventare se stessi. totalmente indisponibili. C’è chi ha tre fi- si danno grandi pacche sulla schiena, steccone da cento chili completamente multuoso per i corridoi, sono porte che I tre giorni a Venezia passano in un gli a cui badare, chi ha un padre malato — scaraventano valigie e zaini nell’antro rasato, prova a rubare tre cd di Gigi d’A- sbattono, urla, gavettoni, alcuni tentati- lampo, ma restano dentro a ogni ragaz- sono dieci anni che questo vecchio padre del bagagliaio. Appello: ci sono tutti, an- lessio e un coniglio di peluche alto un me- vi di imbucarsi nelle stanze occupate zo come una stagione d’amore e morte. è malato, non muore mai — chi sta tra- zi no. Manca Marchetti Felice. Al telefo- tro e cinquanta, ma viene bloccato pro- dalle ragazze di un liceo di Barletta e al- Ogni minuto accade qualcosa di impor- slocando, chi deve concludere un breve nino non risponde, a casa nemmeno, e il prio all’uscita, e il professore deve discu- tri di sottrarre le bottiglie di vodka al bar tante, che segna e trasforma. Il professo- saggio sulle tombe etrusche di Cerveteri tempo passa e la pioggia scroscia e i ra- tere parecchio per evitare che venga chia- dell’albergo. Il professore argina come re di lettere lo sa, lo ha già visto tante vol-

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LE IMMAGINI Tutte le foto, gite scolastiche degli anni Quaranta e Cinquanta, sono state fornite dall’Archivio del Touring Club Italiano

“Nel mio film l’incanto di un viaggio iniziatico”

FOTO ARCHIVIO TCI PUPI AVATI i èstato chiesto di riassumere le ragioni che mi indussero a realizzare nel lontano 1983 Mun film che narrava una gita scolastica in- trapresa agli inizi dello scorso secolo. Immagino sia per poter fornire chi legge di uno strumento di com- parazione fra il significato che poteva avere quel- l’evento nella vita di uno studente di allora a quel- lo, temo più sbiadito, che probabilmente ha nella FOTO ARCHIVIO TCI vita di un ragazzo di oggi. Debbo doverosamente premettere che il titolo di quel mio film contiene un’imprecisione. Per gli alunni di quella terza liceo, al termine del loro per- corso scolastico, affrontare a piedi gli impervi sen- tieri appenninici che separavano Bologna da Fi- renze non significò partecipare ad “una gita scola- stica” ma “alla gita scolastica” che fu la sola in tutta la loro vita. Si trattava infatti di un premio ricono- sciuto a quella classe che avesse realizzato il miglior profitto di tutte le terze liceo dell’istituto. Mi ha da sempre attratto impicciarmi degli im- maginari altrui, addirittura di quelli di generazioni a me lontane, sublimando questa mia curiosità fi- no a farla diventare oggi il mio mestiere. Suggestio- nato dai ricordi di una nostra zia che nel 1911 ave- va condiviso con una trentina di compagni di scuo- la quella memorabile esperienza, decisi di utiliz- zarla come pretesto narrativo per testimoniare il passaggio dal fulgore dell’adolescenza ad una più consapevole stagione della vita. Come se quei tre lunghi giorni, lontani dalle mura domestiche, dor- mendo addirittura fuori in una sconosciuta ecci- tantissima pseudopromiscuità, costituissero la prova generale di chi si apprestava ad affrontare la vita in solitario. Mi appropriai quindi di quell’evento, trasferen- dovi parte delle mie esperienze: d’altronde era ac- caduto anche a me, ottenuta attraverso un proflu- vio di raccomandazioni la sospirata maturità, di scoprirmi all’improvviso annaspante, privo di quel rassicurante bozzolo costituito dalla mia classe. Mi è sempre piaciuto ripensare alla mia scuola, alla mia classe, come la pensavo allora, un microcosmo rappresentativo di quel mondo più vasto e indeci- frabile che ci attendeva fuori. Nella certezza che ne replicasse puntualmente le nequizie e gli incanti. Furono infatti il cinismo di Carlo G. (terzo ban- co) il culmine di ogni forma di sadismo possibile e l’ingenuità di Nino B. (primo banco) il limite mas- simo di ogni naïveté, e così la bellezza di Paolo B. o l’orripilanza di Gianni F. (a destra della stufa), e così la simpatia di Natale R. (sotto la finestra) e ad- dirittura l’afrore che emanava il principe di galles I NUMERI DEL TOURING rivoltato che indossava Giuseppe N. (che fra i mia- L’Osservatorio sul turismo scolastico smi non aveva eguali) a dotarmi di quel numero del Touring Club Italiano ha svolto aureo con il quale avrei da allora misurato gli abi- un’indagine sulle scuole superiori tanti del mondo. di secondo grado. Ne risulta che questi Non è un caso se l’ineffabile professor Balla (nel istituti muovono ogni anno 1,3 milioni film Carlo Delle Piane), obbedendo a una leggenda di studenti per un fatturato di 350 milioni delle genti di montagna, prima di affrontare alla gui- di euro e una spesa media-studente da della sua classe i boschi di verdi castagni poi più di 267 euro, il 77% delle gite sono fatte su il nero delle conifere, attenda di essere raggiunto tra marzo e aprile, le mete più gettonate dall’«incanto», da quel misterioso compagno di sono Roma e la Sicilia in Italia, viaggio che sarà con loro durante l’intero percorso Barcellona e la Spagna all’estero, il 72% trasformando quella gita in un viaggio iniziatico. dei viaggi sono fatti in pullman, Viaggio che li emanciperà dall’adolescenza. la media dei pernottamenti è di 3,1 Vi è nello smisurato candore di questo professo- in Italia e di 4,9 all’estero re la consapevolezza di assolvere a questo suo ruo- lo di traghettatore e vi è evidentissimo in tutti i ra- gazzi, negli accadimenti di quei pochi giorni che li vedranno felici o infelici, la sensazione palese sep- te. Vede un amore che nasce su un vapo- pur inconsapevole di vivere un commiato. Di vive- retto, lui che s’avvicina a lei, lei che sorri- re un evento che si porrà come spartiacque nella lo- de, e tutto è come sempre e tutto è nuo- ro vicenda umana. vo, come sempre. Vede chi intuisce il Era questo il sentimento che mi indusse ad af- proprio fallimento, fatto di paura e gre- frontare una vicenda in realtà così impalpabile, co- gariato. Vede chi si perde per le calli, per- sì esile, così carente di una sua solida tessitura ché vuole perdersi, andare avanti da so- drammaturgica. Ma era anche questa la sfida che in lo. Vede chi osserva un quadro con occhi qualche misura, considerata l’accoglienza che diversi, e per la prima volta, e con un cer- venne riservata al film, fu vinta. to sgomento, scopre la bellezza. E qual- Mi è sempre piaciuto tentare di colmare il più cuno, sul far della sera, gli rivolge do- piccolo evento del nostro vivere quotidiano di si- mande che non stanno nel programma gnificato, e fu colma di significato quella “gita sco- scolastico: lei com’era alla mia età, pro- lastica” per coloro che vi presero parte e per noi che fessore, che si aspettava dalla vita, che ci trovammo a narrarla. cercava? Come mai, professore, io mi Vorrei che anche ai ragazzi di adesso che si ap- sento tanto solo? prestano ad andare in gita sui pullman, sui treni, su- È una tre giorni di verità e strappi gli aerei o sulle navi, fosse riservata l’opportunità di profondi. Anche il vecchio professore di vivere questo evento come qualcosa di assoluta- lettere si sente fragile: è riuscito a conte- mente prezioso, irripetibile. Siano capaci di farne, nere ribellioni e ubriachezze moleste, magari con la complicità di un professore dotato di ma tutta quella giovinezza lo turba. An- autentica sensibilità, uno degli eventi davvero me- che lui si fa domande che non stanno né morabili della loro vita. in cielo né in terra, ma che lo agitano. Tornando alla mia gita scolastica del 1911: solo a Quand’è che ho smesso di credere a me sei di loro, di quella classe, tutti maschi, fu data una stesso, a quello che faccio, agli anni che seconda opportunità di lasciare Bologna con uno passano di corsa. Quand’è che sono in- zaino sulle spalle. I loro nomi fanno parte di un vecchiato? Perché mi allarma la profes- elenco più ampio inciso in una lapide di marmo po- soressa di quella classe di Barletta? Vene- sta accanto all’ingresso del Liceo Galvani di Bolo- zia sta lì, splendida e indifferente come gna che commemora i caduti della Prima guerra un depliant, ragazzi e professori si fanno mondiale. le foto in piazza San Marco, tra i piccioni. L’autore ha diretto nel 1983 Un giorno le riguarderanno, e diranno il film “Una gita scolastica” com’ero giovane e stupido, com’ero stanco, come tutto mi aspettava al varco, come sono stati decisivi quei giorni, quel- la gita fuori dal mondo.

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Sotto il titolo collettivo “Una settimana di bontà” CULTURA Adelphi pubblica i tre romanzi-collage “fabbricati” *dal pittore surrealista in cinque anni febbrili, tra il 1929 e il ’34. Un brillante autore di satira che ha fatto del “saccheggio delle immagini” la sua cifra artistica ci guida attraverso questi orrori novecenteschi raccontati con una lingua inventata per l’occasione

e avete presente la Commedia, e soprattutto la sua più celebre ver- erige all’inconscio. Tutto in realtà diventa “suo”. La sua attenzione al pasting, sione iconografica. Se ne volete il totale rovesciamento e addirittu- all’incollaggio e al ritocco delle immagini ritagliate, è maniacale. Se non si pos- ra la negazione. Beh, ecco Max Ernst. Il Doré di se stesso, il Doré di sono notare le sovrapposizioni, il punto delle contaminazioni, i tagli, significa un poema che non è mai stato scritto, in cui l’assenza programma- che il tutto è diventato fusione unica, che è uno solo l’autore. Esattamente co- tica di un testo strutturato è il vero perno del progetto. Quattrocen- me, a livello della nostra quotidianità, il dormiente autore di un sogno. to e otto tavole. Tre romanzi in cinque anni febbrili. Parole presenti Ma, al dunque, quanto inconscio c’è in giro all’epoca? Ed è tutto coltivato per soloS in forma di brevi didascalie alle illustrazioni, e nell’ultimo libro nemmeno uso personale o ne spaccia già la grande distribuzione? Non è possibile capirlo quelle. La donna 100 teste, Il sogno di una ragazzina che volle entrare al Carme- restando nei termini e nei confini della storia dell’arte. Però ricordiamoci che in lo, Una settimana di bontà. Tre romanzi paralleli, oggi stampati in un unico vo- quel periodo si è usciti da poco dal più grande massacro della storia, la Prima lume, ma non un tragitto di elevazione in tre cantiche. Perché il percorso è con- guerra mondiale, e in qualche modo si cerca di rimuoverla. Siamo proprio negli temporaneo e non sequenziale, perché dall’inferno come da se stessi non c’è anni, questi dei romanzi di Ernst, che vanno dal crollo di Wall Street all’avvento uscita. Perché il paradiso è un modo di dire e il purgatorio doveva apparire al del nazismo. È incubo letterario il suo o semplice trascrizione? O traduzione del- nostro autore come una categoria piccolo borghese. Da non trascurare l’ipote- l’orrore nascosto in una lingua inventata per l’occasione? Giocare con i simbo- si di un romanzo d’evasione. Evasione dell’io sociale che viene invano insegui- Inconscio li (avete mai provato?) è emozionante come leggere i tarocchi. Si cercano indi- to e braccato nella giungla dell’inconscio. cazioni sul presente e irrompono rivelazioni sul futuro. Non viene fuori però Ognuno di questi tre romanzi è in realtà pensato come una sequenza cine- nulla di buono in questa proiezione sull’avvenire della ragione. Il lettore di car- matografica, ma ogni tavola a sua volta è un trailer che promette all’infinito al- te Max Ernst lo dice ai suoi consultanti, fingendo per non turbarli troppo che il tre sequenze e altre rivelazioni. L’idea guida è stata l’Annessione, conseguente responso sia frutto di invasamento artistico, ma lo dice. alla Conquista. Rinunciare temporaneamente o per sempre ai propri disegni Il surrealismo è probabilmente l’intenzione artistica che ha avuto più im- autografi, ai propri quadri, per impadronirsi di un mondo altro, e di altri. Pen- copia patto e più penetrazione presso pubblici diversi. Magritte e Dalì sono diventa- sate a come è noioso avere sempre e comunque a che fare con se stessi. Avere ti icone pop, citate, trascritte, riprodotte in ogni forma e in ogni occasione. Co- sempre le stesse idee, lo stesso stile, non sorprendersi mai di sé, dipingere con- me sa bene chiunque si occupi di pubblicità, illustrazione, umorismo. L’uso tinuamente quasi le stesse cose, fossero pure le figure della Sistina, anche se il smodato delle tecniche surrealistiche probabilmente deriva dalla convinzio- pubblico seguita magari a cadere nella trappola e magari ama quello che per ne di poter raggiungere per questa strada una sorta di legittimazione artistica, l’artista è ormai insopportabile. L’arco del progetto di Ernst va dal 1929 al 1934. una dignità di livello, un meccanismo meglio funzionante e più coinvolgente Uomo del suo tempo, anticipa e profetizza l’avvenire quanto può. E, a futura e incolla di altri. Ci sarebbe da chiedersi come mai un’arte così rivoluzionaria e scon- memoria, diventa per anni un saccheggiatore di giornali, cataloghi, riviste del- volgente sia finita nelle mani di chi ha il vezzo di dimostrare soltanto una capa- l’Ottocento. Ritaglia e accumula stampe popolari su fatti di sangue, di sesso, di cità tecnica superiore rispetto alla comune produzione di serie. violenza. Raccoglie algide stampe scientifiche di strumenti e di macchinari. Max Ernst usa il surreale quasi solo per codificarlo. Insieme alla Commedia, Stampe di animali mostruosi reali o immaginari. E tutto ciò che strappa alle l’Organon. Agli orologi appassiti sui rami di Dalì, all’uomo dal volto coperto dal- bancarelle del Lungosenna lo stiva e l’organizza come un gigantesco ammas- MASSIMO BUCCHI la mela dipinto da Magritte, non ha nessun logo personale o commerciale da so di materiale simbolico. D’altronde sarebbe mai nata la pop art se non aves- opporre. Sa che il contenuto della sua arte, di tutta l’arte, è la forma. Volendolo se tirato fuori dai suoi cassetti decenni di back glass, le testate di vetro serigra- citare bisognerebbe rappresentare l’intera sua tavola, l’intera scena. Altrimen- fato dei flipper, o depositi di piccola pubblicità silografata? ti, sezionando e asportando, si torna esattamente allo stato iniziale, a un’im- Più che un doctor Livingstone, Ernst è un Alessandro il Macedone. Penetra magine ritagliata qualsiasi che ha rapporto soltanto con se stessa e perde ogni militarmente nel nuovo continente iconografico di riferimento sconvolgendo significato al di fuori del suo contesto. Semplicemente il prodotto Ernst non si e poi governando. Deve aver provato su di sé l’infinita ebbrezza di passare da presta all’uso, respinge lo zoom. Ha stabilito un metodo ma non vuole trarre conquistatore sotto un arco di trionfo posto addirittura all’ingresso del suo nuo- profitto dalla sua applicazione. Ha rinunciato al linguaggio perché sa di tratta- vo regno, prima ancora di verificare i risultati di una qualsiasi operatività. Si fa re dell’indicibile. Ha inventato e perfezionato le tecniche per scoprire come è imperatore, si fa dio. Si arroga il potere di disporre a suo piacimento di un po- possibile aggirare e surrogare la ragione, ma, ci piace pensare, con l’orrore per polo di immagini ormai sottomesso, può riscattarlo dal suo livello “inferiore” l’enormità degli orrori che andava svelando a se stesso. Un Oppenheimer ante per trasferirlo in domini più rarefatti. Certo che anche altri autori utilizzano al- litteram. Della fissione mentale. trove per proprio conto gli strumenti di cui Ernst non è il monopolista, certo che Le invenzioni di Michelangelo sono arrivate quasi a determinare in modo au- la sua ricerca non è isolata né unica, ma nessuno opera con le sue stesse impla- toritativo l’immaginario iconografico (scenografico?) della religione cattolica. Maxcabili determinazione e coerenza. È suo il monumento che la ragione artistica Ernst si è lasciato alacremente e felicemente possedere dal mondo apparente-

L’artista si trova solo al suo tavolo con intorno miriadi E di inquietanti presenze r In ogni tavola ogni figura vuole n prevalere In quel momento bisogna ascoltare s t le voci

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IL LIBRO Si intitola Una settimana di bontà il libro pubblicato da Adelphi (497 pagine, 35 euro) che raccoglie tre romanzi-collage che Max Ernst compose tra il 1929 e il 1934 Sono immagini accompagnate da didascalie e ritagliate dalle illustrazioni dei romanzi d’appendice dell’Ottocento e dei primi del Novecento. Il volume sarà in libreria il 24 ottobre.

INCUBI mente libero del surreale. L’inconscio è un animale misterioso, con associa- Le imagini di queste zioni mentali gestite in proprio e dirette verso un preciso obbiettivo con mani pagine sono tratte d’acciaio. Abbandonarsi quindi non significa mai essere liberi e creativi. Non dal libro gestire un progetto vuol dire lasciarsi andare a un progetto che è in noi prima di Una settimana noi. L’artista Ernst si trova solo al suo tavolo con intorno miriadi di inquietanti di bontà presenze. In ogni tavola ogni figura vuole prevalere, l’una esclude l’altra, si le- di Max Ernst ga all’altra ancora, sfugge, invade, suggerisce, ostacola. In quel momento biso- (© Max Ernst gna ascoltare le voci. Perché la narrazione non è che è una finta narrazione, l’u- by Siae 2007) nità di tempo è assenza di ogni tempo, l’unità di luogo è l’irrealtà di ogni luogo. Quindi nel corso del lavoro saranno le immagini ad autodeterminarsi, a deci- dere con cosa coniugarsi, se in piena luce o in un notturno, se in un paesaggio urbano o domestico, se in un’atmosfera più allucinata o più perversa. Visto che, nel proprio profondo come nel sociale, non si è mai liberi contro ma sempre li- beri attraverso, l’artista accetta delle proposte, altre ne rifiuta. Beffa il ripetiti- vo e in fondo monotono progetto dell’inconscio incanalandolo nell’affronto di una storia. Sfrutta ciò che l’inconscio sa o intuisce (in fondo è un ossimoro) co- me campanello d’allarme sociale. Il riconoscimento è sempre parte essenzia- le del conflitto creativo. Sembra un paradosso. Ma il mondo apparentemente “libero” del surreale non può ignorare la ragione se non vuole cessare di esistere come comunica- zione sociale. Nelle fantasie che sgorgano dal proprio inconscio l’artista in È la fase equilibrio sulla sua corda tesa tiene sempre presente che l’arte è tale solo se può essere riconosciuta come comunicazione significante. Il bypass della ragione, che va l’appello diretto al profondo, può funzionare per un istante in uno spot o in una inserzione pubblicitaria, ma poi anche lì si deve tornare all’evocazione del pro- dotto. Ernst sa che sta costruendo e rivelando un grande codice sociale di co- dal crollo municazione, che sta stabilendo delle leggi in tutti i loro articoli e commi. Vuo- le un’altra arte. Ha mai sognato di realizzare una scultura con frammenti strap- di Wall Street pati a Fidia, a Prassitele, a Policleto? Ha mai sognato un monumento ciclopico, una narrazione per gruppi dove Atena si deterge una zampa equina con lo stri- all’avvento gile, dove i mostruosi serpenti del Laocoonte hanno la testa di Pericle stretta nell’elmo e in cui un Discobolo stringe un gigantesco seno della Venere di Mi- del nazismo lo? Ha mai sognato di risalire, controcorrente come il salmone, il fiume fino al- la sua sorgente? È un incubo Il collage è tutto meno che una rinuncia a se stessi. Ha a che fare più con la vo- lontà di potenza che con l’umiltà dell’amanuense. Ogni accostamento di im- magine può essere un’intuizione luminosa, ma dev’essere vagliato e valutato letterario nella sua consistenza artistica, nei sottili equilibri della costruzione dei signifi- cati. L’inconscio è pieno di trappole. Esiste una parola d’ordine, e il sogno che o una la possiede può passare dalla cruna di un messaggio trasmissibile o anche sol- tanto intuitivo. Senza questo passaggio il sogno significa qualcosa solo per il semplice suo sognatore. Ben poco ci interessiamo infatti ai sogni individuali altrui, ma qui il passaggio è epocale e il sogno diventa esperienza pubblica e comune. La trascrizione? Musa ha permesso all’arte di Max Ernst quello che sarebbe stato impossibile raggiungere con strumenti diversi: l’immaginare con assoluta certezza. ILLUSTRAZIONI MAX ERNST / SIAE 2007 ILLUSTRAZIONI

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 la lettura La scrivania, il disordine, il tabacco. In un libro che porta Ispirazione in Italia la rivista cult “The Believer”, il discorso sul metodo di due wonder boy della narrativa americana

Dialogo sulla scrittura

DAVE EGGERS e DAVID FOSTER WALLACE ti ho appena dato potrebbe anche essere una gran fesseria: in fon- gnante la gita d’istruzione di oggi perché stasera ho un altro corso do il mio nuovo libro di racconti non è poi così diverso, struttural- e stavo scoppiando. Sono una sega, comunque: sono certo che esi- ave Eggers. Forse la mia domanda può essere que- mente, da La ragazza dai capelli stranio dalla maggior parte dei li- stono centinaia di scrittori che insegnano molto più di me. Io in- sta: una volta esplorata una forma, mettiamo per bri di racconti. [...] vece sento di avere bisogno, come molti altri, del più totale isola- esempio il racconto breve, raggiungi un punto in cui Eggers. Questo potrebbe essere un buono spunto per passare a mento, al punto da non poter usare il telefono o l’e-mail o il to- ti sembra di aver esaurito tutte le sue possibilità, e parlare del tuo metodo di lavoro, che devo dire mi incuriosisce saerba o la bici anche se mi servono: ci si deve tenere lontani dalle perciò devi spostarti su altro? O stai solo assaggian- molto. Se ti va di parlare di come e quanto spesso e dove scrivi, so- distrazioni. Ad ogni modo, mi ricordo che una volta hai risposto al do tante forme differenti per poi ritornare inevitabil- no certo che alla gente interesserà. telefono dicendo, invece di «Pronto»: «Distraimi». Mi ha colpito, Dmente a utilizzarle tutte una per una? Foster Wallace. Forse potresti parlare tu per primo del tuo me- perché era il modo più sincero di porre la cosa: quando alzi la cor- David Foster Wallace. Ecco un esempio di domanda più profon- todo di lavoro. Perché? (a) Perché alla gente interessa almeno netta stai interrompendo la sana concentrazione da scrittore in cui da e interessante della risposta che sono in grado di dare. So per cer- quanto il mio. (b) Perché hai sempre un sacco di roba in ballo, sia eri immerso. Mi hai anche raccontato che lavori su varie cose con- to che il motivo di questa eterogeneità non ha a che vedere con la dal punto di vista letterario che da quello organizzativo. (c) Così temporaneamente. Puoi dirmi come trovi il tempo, e se scrivi di sensazione di avere esaurito le possibilità di una certa forma. Anzi, posso farmi un’idea migliore di cosa intendi per «metodo di lavo- notte o di giorno, con un metodo o in modo impulsivo, se lavori su in realtà non comprendo molto bene il concetto di forma e di for- ro. Pc/laptop/Commodore 64, quanto spesso insegni, ecc.? me, e neppure i vari modi in cui forme e generi differenti vengono Eggers.Al momento la mia postazione di lavoro è una piccola bi- Foster Wallace. Ancora non sono sicuro di avere granché da di- distinti e classificati. Né mi interessa granché, devo dire. Di solito il blioteca fuori San Francisco, e per la precisione un tavolo di con- re. So che non scrivo mai in un ambiente che risponde alla defini- mio modus operandi consiste nel mettermi a lavorare contempo- sultazione nascosto fra gli scaffali della narrativa. Cambio le mie zione di ufficio, come per esempio la stanza che uso a scuola sola- raneamente su un sacco di cose diverse, che a un certo punto o abitudini ogni quattro mesi circa, quando il mio bisogno naturale mente per ricevere gli studenti e accumulare libri che non leggerò prendono vita (ai miei occhi) oppure no. Una buona metà non di distrazione prende il sopravvento su qualunque routine di au- tanto presto. So di aver scritto, in passato, quasi solo nei ristoranti, prende vita, e a me manca la disciplina/costanza di lavorare a lun- todisciplina io mi imponga per riuscire a lavorare senza distrarmi. ma il vizio di masticare tabacco l’ha resa un’opzione impraticabi- go su qualcosa che mi sembra morto: perciò lo lascio perdere, o lo Quest’ultimo posto lo sto usando da una settimana, e finora ha fun- le, come è facile immaginare. Poi per un certo periodo ho lavorato metto via, o gli rubo dei pezzi per altre cose. È tutto molto caotico, zionato. Dopo aver scritto a casa, in camera di mio fratello, per sei nelle biblioteche. (Quando dico «lavorare» intendo le prime stesu- o almeno questa è la mia sensazione. Ciò che la gente alla fine leg- mesi, ora vado in biblioteca. Alla 826 Valencia ho una piccola scri- re e le revisioni, che faccio a mano. Il testo definitivo l’ho sempre ge, della roba che scrivo, è il prodotto di una specie di lotta darwi- vania, ma lì non riesco a lavorarci — è al centro dell’ufficio, mi ser- battuto a casa, ma non considero battere al computer una vera for- niana nella quale solo le cose che per me, a livello empatico, sono ve solo a insegnare, parlare con il personale e i volontari, incontra- ma di lavoro.) Comunque: a un certo punto ho cominciato ad ave- vive, solo quelle vale la pena di finirle, sistemarle, editarle, ade- re la gente, e così via. Dato che c’è molto da fare nella sede di Mc- re dei cani. Se vivi da solo e hai dei cani le cose cambiano. So di non guarle alle norme redazionali, ritoccarle nei minimi dettagli e così Sweeney’s e della 826, diventa difficile — sono sicuro che per essere l’unica persona al mondo a proiettare le proprie distorte ne- via. (So che conosci l’angoscia e la fatica esistenziale di dover tor- chiunque insegna è così — ricavarsi quei periodi di tempo senza vrosi genitoriali sui suoi animali domestici, o da compagnia, o co- nare e ritornare mille volte su quelle cazzo di pagine quando stai interruzioni di cui si ha bisogno per lavorare come si deve. Ieri se- me li vogliamo chiamare. Ma io sono un caso patologico: i miei per pubblicarle). E forse, perché una cosa della lunghezza di un li- ra ho insegnato (ai ragazzi delle superiori) fino alle nove e mezza, e amici lo trovano molto divertente. Come prima cosa ho iniziato a bro mi sembri veramente viva, dev’essere diversa, deve farmi un avrei dovuto fare lezione (ai ragazzi di quinta elementare) alle die- pensare che per i cani era un trauma essere lasciati soli per più di effetto diverso da tutto ciò che ho scritto prima... Ma la risposta che ci di stamattina; ma sono stato costretto ad affidare a un altro inse- un paio d’ore. Questa convinzione, di per sé, non è da psicopatici

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Eggers: “Cambio abitudini ogni quattro mesi circa” Foster Wallace: “Quando il lavoro va bene butto la routine e la disciplina dalla finestra” ILLUSTRAZIONE DI GIPI

come sembra: la maggior parte dei cani che mi è capitato di avere trato per la prima volta a New York, cir- gatezza). Negli ultimi dieci anni ho provato seriamente almeno hanno avuto infanzie difficili — ad esempio un ex proprietario che ca cinque anni fa, masticavi allegra- dieci volte a smettere di masticare tabacco. E ogni volta ho resisti- è andato in prigione... Ma questa è un’altra storia. Il punto è che so- mente tabacco in un ristorante: tenevi to meno di un anno. Oltre a tutte le ben documentate conseguen- no stato riluttante fin da subito a lasciarli soli per molto tempo, e IL LIBRO una ciotolina sotto il tavolo in cui sputa- ze psicologiche, la cosa che mi rende più difficile smettere è che la dopo un po’ ho scoperto che ho proprio bisogno di averceli intor- The Believer è la rivista vi a intervalli regolari. Puoi tracciare la mancanza di tabacco mi fa diventare stupido. Veramente stupido. no quando scrivo, altrimenti non mi sento a mio agio. Il che ha fondata da Dave Eggers storia del tuo rapporto con le varie for- Tipo che entro in una stanza e mi dimentico cosa ci sono andato a compromesso seriamente le possibilità di lavorare fuori casa: un e Vendela Vida per la casa me di tabacco? fare, o mi perdo a metà di una frase, o sento freddo sul mento e sco- cambiamento di abitudini che, visto col senno di poi, non è stato editrice McSweeney’s Foster Wallace. Premettiamo però pro che mi sto sbavando addosso. Senza tabacco, ho la capacità di tanto salutare, visto che (a) ho già di mio tendenze agorafobiche Isbn Edizioni propone che questa domanda in verità veniva attenzione di un poppante. Ridacchio e piagnucolo quando non che così di certo non mi passano, e (b) casa mia è ovviamente pie- una selezione illustrata prima della precedente, e che hai inseri- dovrei. E tutto mi pare molto molto lontano. Di fatto è come esse- na di tutta una serie di distrazioni che il tavolo di una biblioteca in- in tre volumi di saggi, to apposta questo tuo piccolo intermez- re perennemente fumati, solo che non è piacevole... E a quanto mi vece non offre. In breve, quindi, al momento lavoro perlopiù a ca- conversazioni e interviste zo per far sembrare il contrario. So che ti è parso di capire non è un effetto temporaneo dell’astinenza. Una sa, anche se so che lavorerei meglio, più rapidamente e con mag- pubblicati negli ultimi interessano molto sia il tabacco sia quel volta ho smesso per undici mesi e sono stato così tutto il tempo. giore concentrazione se andassi da qualche altra parte. Se è un pe- quattro anni. Il primo suicidio graduale dissimulato che l’uso D’altra parte masticare tabacco ti uccide: o se non altro i denti ti riodo di stallo, cerco di dedicare almeno un paio d’ore ogni matti- volume, da cui è tratto di tabacco rappresenta. La mia situazio- fanno male e diventano di colori sgradevoli e alla fine ti cadono. In na a quell’attività disciplinata che chiamiamo Lavoro. Se invece il brano di queste pagine, ne non è molto diversa da quella di Tom più è disgustoso, e stupido, e ti fa disprezzare te stesso. Perciò ora procedo spedito, vado avanti anche nel pomeriggio, ma in questo uscirà il 25 ottobre (256 Bissell, che l’anno scorso ha pubblicato ho smesso per l’ennesima volta. Sono poco più di tre mesi. In que- caso non mi sembra più lavoro disciplinato o con la L maiuscola, pagine, 22 euro) su Carcinoma Oggi o qualche rivista del sto momento ho in bocca una gomma, una mentina e tre stuzzica- visto che è proprio quello che ho voglia di fare. Di solito funziona Tra gli autori: Salman genere un articolo che parla del masti- denti australiani ricavati dalla pianta del tè che mi ha caldamente così, che quando il lavoro va bene la routine e la disciplina le butto Rushdie, Richard Rorty, care tabacco; mi ci sono identificato sot- raccomandato una mia amica appassionata di magia bianca. Una dalla finestra, semplicemente perché non mi servono, e quando David Byrne to molti aspetti. Ho cominciato a fuma- delle ragioni per cui io e te stiamo comunicando per iscritto e non comincia a non andare bene mi affanno per ripristinare una disci- re seriamente a ventitré anni, dopo due a voce è che mi ci sono voluti venti minuti per pensare questo pa- plina da impormi e certe abitudini a cui aggrapparmi. E in parte in- anni passati a dilettarmi con le sigarette ragrafo e premere i tasti giusti per scriverlo. Al momento parlare tendevo questo, quando ti ho detto che il mio modo di procedere ai chiodi di garofano (che nei primi anni Ottanta andavano alla con me sarebbe come far visita a un demente in una casa di cura. può sembrare caotico in confronto a quello di altre persone che co- grande). Mi piacevano tanto le sigarette, ma non mi piaceva l’ef- Non solo mi interrompo a metà delle frasi, ma comincio anche a nosco (incluso te, a partire da oggi). [...] fetto che facevano sui polmoni e sulle capacità respiratorie in caso canticchiare a casaccio e senza rendermene conto. Inoltre, se ti in- Eggers.Hai dato una spiegazione molto più chiara della mia. De- di sport, rampe di scale, rapporti sessuali e via dicendo. Certi ami- teressa, la mia palpebra sinistra trema senza interruzione dal 18 vo aggiungere che per me funziona allo stesso modo: il metodo ser- ci delle mie parti mi hanno iniziato al tabacco da masticare come agosto. Non è un bello spettacolo. Ma preferirei vivere più di cin- ve per quando sei meno ispirato, o, nel mio caso, quando sto cer- sostituto per le sigarette; avevo credo ventott’anni. Masticare ta- quant’anni. Questa è la mia storia di tabagista. cando di completare gli ultimi sette ottavi di qualcosa, che è sem- bacco non fa male ai polmoni (ovviamente), ma ti riempie di brut- pre la parte più difficile. Visto che hai parlato di tabacco nella tua to di nicotina, almeno in confronto alle Marlboro Lights. (Anche Traduzione di Lorenza Pieri e Francesco Pacifico risposta, ti faccio una domanda al riguardo. Quando ti ho incon- questa storia l’ho veramente ridotta all’osso; perdonami la strin- (© 2007 Isbn Edizioni)

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007

Una raccolta di versi scritti quando era un giovane SPETTACOLI “solitario, nascosto, segreto” Ora, dopo quarant’anni, il ventiseiesimo album in arrivo e sette milioni di copie vendute, il Professore ha deciso di pubblicarla Perché, dice, “è il diario più essenziale che potessi scrivere”

IN CLASSE Nella foto, Roberto Vecchioni alla lavagna durante un’ora di lezione

Roberto

IL LIBRO VecchioniSi intitola Di sogni e d’amore (Frassinelli, 193 pagine, 15 euro) il libro di Roberto Vecchioni che raccoglie la produzione poetica del cantautore. Si parte dai primi versi scritti a undici anni e si arriva a quelli più recenti, contemporanei alla composizione dei testi per le canzoni. Alcune poesie sono riprodotte in queste pagine. Il volume sarà in libreria il 30 ottobre poeta Parole d’amore cantate senza musica

sintassi che è ancora eterna». E poi- SILVANA MAZZOCCHI Dalle mille paure “Nel nuovo disco ché, in quegli anni di vacche magre, di soldi in famiglia ne circolano po- na storia sentimentale dell’adolescenza c’è il ragazzo chi, di sera impugna la chitarra e va a e non soltanto un amo- suonare per mille lire nei cabaret mi- re. I turbamenti, le in- lanesi, al “Clochard”, al “Derby”. E certezze, la fragilità di alla catarsi finale che sono stato” scrive un po’ per tutti. Per Ornella Va- un adolescente che tra- noni, per Mina, per Iva Zanicchi, per Le mille paure scura discoteche e ca- Gigliola Cinquetti. In seguito lo farà Umeratesche avventure per nutrirsi di anche per Anna Oxa, Patty Pravo, Nel cuore d’un minuto libri e di parole. Immerso in uno Gianna Nannini, Angelo Branduardi. le mie mani struggimento infinito per una coeta- E per tanti altri. ‘‘ nea che vede da lontano ogni giorno, Il successo arriva dopo quindici sul tuo viso «senza osare neanche di guardarla anni, nel ‘77 con Samarcanda, quan- In questo paese di gridi negli occhi». Una storia assoluta e di- do già da tempo il professore inter- rompente, e senza alcuna fisicità. preta le sue canzoni. E, da allora, non c’è ancora qualcuno Una storia idealizzata, di formazione si ferma più. Venticinque album, set- che tace e dunque senza fine. te milioni di copie vendute. Sbandie- Degrada nel crepuscolo Roberto Vecchioni poeta dilata le ra con orgoglio: «Più di duecentot- tracce autobiografiche che da sem- tanta canzoni ispirate alle donne alle il tuo sorriso di cenere pre ispirano le sue canzoni, guarda quali ho voluto bene in modi diversi... Poche case senza una storia: indietro alla sua giovinezza ed evoca perché il rapporto misterioso che c’è le mille paure, il se stesso ragazzino in Di sogni e d’a- tra un uomo e una donna è il fonda- more, il suo ultimo libro, in uscita al- mento di tutto ciò che conta nella vi- e tu mi ami la fine di ottobre per Frassinelli (194 ta. Il resto, invece, lascia solo l’amaro anche oggi pagine, 15 euro). Una raccolta di poe- in bocca». sie composte dal 1960 al ‘64, quando Una carriera lunga decenni e un è un soffio di cenere lui era un giovane uomo «solitario, unico filo rosso, quello che percorre nel cuore d’un minuto nascosto e segreto». Un lettore acca- la raccolta Di sogni e d’amore. La stes- nito di poeti del Novecento, da Mon- sa ispirazione che lo accompagna an- tale a Bertolucci ad Arcangeli. Versi, cora oggi. E adesso, che da adulto con *** innovativi e fantastici, che subito gli tante esperienze vive «una vita capo- sembrarono «il linguaggio migliore volta», ha in qualche modo nostalgia per rappresentare le stanchezze e le di quell’ingenuo pessimismo inizia- Più in là mia madre discrepanze dell’anima». Le stesse le. Lo stesso che serpeggia, trasfor- Più in là mia madre che sentiva sulla sua pelle. Lui, qua- mato, perfino nel prossimo album, rant’anni fa, era già uno scrittore di li- «quello a cui tengo di più in assoluto», ha aperto le braccia riche, acerbo quanto onnivoro, abi- in uscita il 9 novembre prossimo, e e canta, canta tuato a comporre fin da quando fre- dal titolo ancora misterioso. Ma che e qualcuno la crede pazza quentava le scuole medie. «Non mi parla di rabbia e d’amore. Un inno sono mai sentito davvero un poeta «per cercare di ottenere di nuovo le ha aperto le braccia letterario e ho sempre saputo di esse- cose che hai perso, un disco in cui per ha guardato il soffitto re solo uno scrittore di parole in mu- la prima volta l’amore risulta anche sica». molto triste e difficile. E dove c’è den- è distesa stanca S’affacciano gli anni Sessanta tro il ragazzo che sono stato». nell’amore di sempre quando Roberto Vecchioni inizia a Di sogni e d’amore è diviso in tre i ferri da maglia comporre testi per le canzoni degli al- parti. La prima raccoglie le poesie dal tri. S’iscrive alla facoltà di Lettere an- ‘60 al 62, quelle dedicate alla storia sparpagliati per aria tiche, un mondo remoto «che però sentimentale «che è diversa dall’a- e canta e canta era l’unico che potessi amare... per- more. Che, nasce, ha un’intensità e e la credono pazza ché ci vedevo dentro tutto: la possibi- che inevitabilmente sfiorisce. Men- lità di essere uomini migliori, la tre la storia sentimentale rimane an- straordinarietà di capire la vita, la che dopo la sua fine...». Le «mille pau- melodia e il ritmo della lingua. E la ca- re» dell’adolescenza ispirano le liri- pacità straordinaria di costruire una che centrali della raccolta, fino a ce-

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La prima volta Quando mi bastavano cinquanta‘‘ lire e i capelli spettinati per entrare nei negozi, nelle tante strade strette a comperare il mondo un giorno (pioveva ruggine dalle tegole FOTO GRAZIA NERI dei tetti) udii la prima musica senza dere il passo alla «catarsi». Poesie Il Professore non ha scritto solo L’inizio di tutto affonda nelle sue composte dal ‘63, che «rispecchiano “Il rapporto versi o parole in musica. Da sempre, parole: poesie di ragazzo, «che sono un teso- il mio periodo di graduale e definitivo la scrittura è per lui come l’aria che re- da dove non volli sapere ro spirituale e una rarità da custodi- assestamento spirituale». Spiega: «In misterioso spira. Ha firmato racconti e un ro- re. Quelle liriche sono state la mia pa- parecchi giovani equilibrio e squili- manzo. Per trentotto anni, ha inse- per non rovinare lestra per allenarmi, per immaginare brio sono divisi da un filo sottilissi- che c’è tra un uomo gnato greco e latino al liceo e, ancora contando i piani il mondo sentimentale in musica che mo. E spesso la maturazione avviene oggi, è docente di “Forme di poesia in delle baracche ancora oggi mi accompagna. Le con- di colpo, quasi senza rumore. Nasce musica” all’università. servava mia madre e io non pensavo da una crisi individuale, dall’opporsi e una donna S’infiamma: «La comunicazione fino a puntare il dito di pubblicarle. Mi ha convinto Arnol- al mondo e alla società. E dallo sco- ha una parte di grido e di significa- e dirmi: do Mosca Mondadori, un caro amico prire la grandezza e l’impossibilità di è il fondamento zione spontanea che è la musica. “È là, posso toccare”. di famiglia, che sa ogni cosa di me. un amore, di più amori». L’altra parte è la parola, che è come Ora ne sono soddisfatto, perché tut- «Una raccolta preziosa, il diario più di tutto ciò che conta dire l’intelligenza, l’attenzione pro- Ed io stringendo fra le dita to è iniziato da lì. Un esempio? Luci a essenziale che potessi scrivere», per grammatica a tutto quello che la mu- le mie cinquanta lire San Siro, la mia prima vera canzone parlare di sogni. E Il grande sogno era sica esclude. Solo quando si riesce a che ho sempre molto amato, conte- anche il titolo del libro di poesie pub- nella vita mettere insieme gli elementi istintivi i miei neva già più di una traccia del me blicato qualche anno fa. «Il sogno è Il resto, invece, di sfogo sonoro con quelli significati- capelli spettinati stesso delle vecchie poesie: lo scon- indispensabile, è l’altra metà assolu- vi, semantici della parola, allora si provai la prima volta certo, la stanchezza, il non riuscire ta di ciascuno di noi. È quello su cui si riesce finalmente a comunicare dav- ad accettarmi completamente. Già può sempre fare affidamento, che lascia solo vero». Un connubio ideale «che ho paura di vivere allora sentivo che le sole parole non non ti delude mai e che ti può salvare sempre inseguito, in tutte le mie can- bastavano. Già allora avevo bisogno l’esistenza». l’amaro in bocca” zoni». della musica. Proprio come oggi».

Inviando il coupon si usufruisce di uno Per richiedere il programma della conferenza compilare il coupon e inviare SCONTO SPECIALE DEL 5% scegliendo tra le seguenti modalità: SULLA QUOTA D’ISCRIZIONE (Offerta non cumulabile con altri I Fax 02.26681191 I Sul sito Internet www.somedia.it sconti o promozioni) I Posta Somedia S.p.A. sono online i programmi di tutte la Repubblica - Le Conferenze le conferenze. È possibile iscriversi IL TARGET L’evoluzione di leve finanziarie e modelli di sviluppo per i Via Donatello, 30 - 20131 Milano direttamente in modo facile e sicuro. Per informazioni: Francesca Acerbi - Tel. 02.70648.286 Direttore Generale NUOVI FORMAT COMMERCIALI FORM7 - RICHIESTA PROGRAMMA Milano, 23 ottobre 2007 - Westin Palace Hotel

Direttore Milano, 23 ottobre 2007 - Westin Palace Hotel NOME COGNOME Commerciale GLI ARGOMENTI I RELATORI SOCIETA’ SETTORE ATTIVITA’ Responsabile FUNZIONE Sviluppo Immobiliare La riqualificazione dei centri urbani I criteri per la valutazione Luca Tamini URB&COM - POLITECNICO DI MILANO INDIRIZZO e delle aree dismesse attraverso dei progetti di sviluppo Luca Pellegrini - UNIVERSITÀ IULM Milano CAP CITTA’ PROV. Responsabile Affari gli insediamenti delle superfici TRADELAB Legali commerciali L’impatto della gestione Guido Bardelli - DLA PIPER TEL. FAX E-MAIL sulla redditività del centro Pietro Malaspina - SONAE SIERRA Monica Fabris - GIPIEFFE I dati personali raccolti saranno trattati da Somedia S.p.A. nell rispetto del D.LGS. 196/2003, anche con moda- Responsabile Ufficio Le strategie di investimento commerciale lità automatizzate, nell’ambito delle sue attività istituzionali e per finalità di comunicazione promo-pubblicitaria Nicola Colella, Nadia Boschi anche interattiva. Il conferimento dei dati è facoltativo e l’interessato potrà. in qualsiasi momento e gratuita- Urbanistica/Pianifica e i format commerciali emergenti mente, esercitare i diritti di cui all’art. 7 e seguenti del D.LGS. 196/2003 (cancellazione correzione, opposizione BOVIS LEND LEASE ITALIA al trattamento, ecc.) rivolgendosi al Responsabile dei Dati di Somedia S.p.A., via Donatello 30, 20131 Milano, zione Territoriale La promozione e la comunicazione Maddalena Panu - LARRY SMITH presso la quale è disponibile l’elenco dei nominativi dei Responsabili del Trattamento. L’efficienza energetica come leve per la creazione Vittorio Saquella Se non desidera aderire a quanto sopra, barri la casella qui accanto Responsabile Settore nella progettazione dei centri di valore BNL FONDI IMMOBILIARI SGR In collaborazione con: Attività Produttive commerciali Mario Taccini - ESPANSIONE COMMERCIALE Daniela Ostidich - MARKETING & TRADE www.somedia.it

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 i sapori Frappuccino, moccaccino, ciocchino... e poi quelli americani Classici rivisitati e quelli d’orzo, quelli costruiti come cocktail mescolando creme, aromi, polveri, fino al caviale di caffè targato Ferran Adrià La nuova frontiera, frutto della globalizzazione, riempie le caffetterie di sorprese che andranno in mostra tra pochi giorni a Milano al Salone internazionale del caffè L’altro

CaffèCambia tutto, anche la tazzina

VENEZIA TORINO TRIESTE PADOVA gli indirizzi CAFFÈ DEL DOGE CAFÈ DELLE TORRI PEDROCCHI Calle dei 5 - Rialto Tel. 041-5227787 Via San Tommaso 10 Tel. 011-534201 Via delle Torri 3 Tel. 040-638892 Via 8 Febbraio 1848 15 Tel. 049-8781231

acosa hai messo nel caffè?», cantava malizioso Ric- di ai Lavazza Caffè, fino a piccole caffetterie virtuose come il Caffè del Do- cardo Del Turco sul palco di Sanremo a fine anni ge di Venezia, la mini-catena dei Lino’s Coffee, e i bar di nuova ispirazione ospi- Sessanta. Sospettava fosse veleno, veleno d’amor. tati nei musei d’arte moderna. Si parte da caffè di mirabile fattura: chicchi pre- La fantasia galoppava senza approdare a molto al- ziosi, tostature eleganti, accorgimenti tecnologici che incantano i puristi del- tro: tra cuccume e macchine da bar, la tazzulella l’espresso. Ma accanto, e senza pregiudizi, vengono servite brocche di ameri- conteneva, più o meno buono, cremoso, aromati- cano e bevande d’orzo, più una lunga teoria di ricette creative, accattivanti, go- co,« del sempliceM caffè. Quarant’anni dopo, si fatica a star appresso a tutte le in- duriose. venzioni che assediano il perimetro della tazzina. Certo, l’invenzione delle Se il caffè è anche il suo contenitore, le tazzine si sono adeguate, allargan- cialde ha fatto aumentare in modo esponenziale la diffusione dell’espresso, Carlo Goldoni dosi e allungandosi: le mug, di volta in volta trasparenti, bombate, stilizzatis-

merito delle macchinette ideate dalle aziende più importanti: comode, ac- ‘‘ sime, colorate, multi-strato, sono diventate piccoli oggetti di culto e stile. Den- cessibili, facilissime da usare, e furbe perché impongono una sorta di fideliz- Ecco il caffè, signore, tro, con basi-caffè fortunatamente migliori degli Starbucks, di tutto un po’, dal zazione obbligatoria (funzionano solo con il caffè della casa). caffè in Arabia nato... fondente alle spezie, alternando creme e aromi come fossero cocktail sfiziosi.

Eppure, non di solo espresso vive l’uomo: la globalizzazione ci ha obbligato Poi ci sono le polveri — dall’agar-agar alla xantana — che addensano, com- a scoprire caffè diversi e diverse modalità di consumo. Una rivoluzione che ha A farlo vi vuol poco pattano, gelatinizzano, con variazioni di consistenza che esaltano i barman di sdoganato la bevanda cara a Eduardo dalla sequenza obbligata colazione- nuova generazione. Due anni fa, al Salone del mobile di Milano, file di visita- pranzo-cena (per chi non ne patisce gli effetti nervini) più qualche extra in- Mettervi la sua dose, tori puntavano su un piccolo chiosco dove i ragazzi del superchef catalano Fer- gollato durante il lavoro, tra il dispenser in ufficio e il bar a due passi dal lavo- ‘‘ ran Adrià davano in assaggio il caviale di caffè: piccole sfere che schiacciate tra ro. I nomi della nuova frontiera caffeinica sembrano usciti da un film di Disney: e non versarlo al fuoco lingua e palato sprigionavano il liquido, in un incredibile gioco di alchimia ga- frappuccino, moccaccino, ciocchino, un diminutivo dietro l’altro a battezza- stronomica. Né esistono accostamenti proibiti, come nel recente Illy cocktail re ricette ruffiane, dove il caffè è pretesto più che protagonista. Li abbiamo co- LA SPOSA PERSIANA competition di Venezia, con Sandra Civieri, barwoman del glorioso Caffè Pe- nosciuti girando il mondo, caffè-non-caffè figli della generazione Starbucks, Da drocchi di Padova, prima grazie a un drink caldo di caffè, rum, cioccolato e cre- la catena americana nata nel 1985 a Seattle. ma di menta. Facile emergere dove non esiste cultura alimentare, si diceva, con sciroppi, Se volete saperne di più, ritagliatevi una giornata libera per seguire qualcu- creme e aromi a coprire il gusto (e la preparazione) di caffè che gridano ven- no dei mini-corsi organizzati all’interno del Salone internazionale del caffè. detta. E invece, la carica dei frappuccini è arrivata fin qui, obbligando i Grandi Per evitare di passare la notte in bianco, prima e dopo le degustazioni, è prefe- del macinato a inventarsi luoghi dove bere anche l’altro caffè, dai Concept Bar ribile bere solo tisane rilassanti.

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LE INVENZIONI Èspesso Tandem Speziato Frappuccino Ciocchino L’espresso mutante Tazzina trasparente La tradizione del caffè greco La made in Usa passa La tazzina cede il posto di Ferran Adrià ha gusto con interno diviso a metà frappè — solubile shakerato dalla miscelazione al bicchiere sagomato di mousse senza la panna per scegliere dove attingere con zucchero, acqua di espresso o solubile per il caffè multistrato La magia del caffè cremoso col cucchiaino: da una parte e ghiaccio — viene frullato con zucchero, Dal basso verso l’alto, e compatto (presentato l’espresso classico, rinfrescata dall’aggiunta ghiaccio e poco latte crema inglese, espresso, in tazzina rovesciata!) dall’altra una spuma, di spezie. Nello shaker ben La ricetta-base viene crema di caffè, latte intero si deve all’agar agar, alga cioccolato o nocciola. I più freddo, si lavorano arricchita con cacao, finemente montato, fiocco gelatinosa e insapore, golosi mischiano i due gusti espresso, ghiaccio, anice vanillina, crema. Versione di panna. Cucchiaino lungo che viene unita all’espresso della double cup per un stellato. Versione digestiva lussuriosa con cioccolato, d’obbligo, per gustare tutti prima di passarlo nel sifone caffè spumoso e aromatico con cardamomo o zenzero battezzata Mocha gli ingredienti FOTO PETRINA TINSLAY/MEREHURST LTD

MILANO PARMA ISCHIA SANT'ARCANGELO (PZ) COFFEE DESIGN TRIENNALE DI MILANO LINO'S COFFEE AMERICAN BAR MANZI TERME HOTEL & SPA CAFFÈ BRIAMONTE Viale Alemagna 6 Tel. 02-724341 Strada XX Settembre 77 Tel. 0521-506563 Piazza Bagni - Casamicciola Terme Tel. 081-994722 Via Sabin 2 - Tel. 0973-611902

LA TRADIZIONE

l caffè: esigenza imprescindibile prima del svegli particolarmente drammatici), maroc- Americano lavoro, scappatella tollerata durante il lavo- chino, corretto, con ammazzacaffè a parte Moka Iro, distrazione oramai istituzionalizzata nel (grappa, sambuca, brandy), decaffeinato, d’or- Grazie all’invenzione Diffuso negli Stati Uniti “coffee break” di riunioni e convegni, momen- zo... Senza dimenticare le diverse specie di lat- dell’ingegner , il caffè e in tutto il Nord Europa to liturgico dopo il pasto meridiano. Al ristoran- te macchiato e la mitologia parallela del cap- te i camerieri chiedono almeno tre volte, al re- puccino (alto, basso, scuro, chiaro, caldo, tiepi- si arricchisce di aroma si prepara facendo passare calcitrante: davvero non vuole niente? Se uno, do, con o senza schiuma, con o senza cacao o e consistenza, perché lentamente l’acqua a quasi dopo il pranzo, non gradisce il caffè allora si de- cannella...). Cioccolatini, chicchi di caffè, zuc- l’acqua attraversa il filtro cento gradi attraverso ve giustificare, è quasi un asociale. cheri speciali, bicchierini gratuiti d’acqua o di «Vuole un caffè?». È il minimo che si possa of- seltz sono provveduti a latere dal gentile bari- sotto forma di vapore il filtro-caffè. Si beve frire a chi càpita in casa, fosse anche per una vi- sta, secondo gli usi del locale: optional perché L’ultima versione controlla nella mug, la tazza alta sita poco meno che brevissima, non appena si ciascuno possa illudersi di avere un caffè per- innesca un timido incipit di conversazione. Ol- sonalizzato. l’erogazione per evitare arrivata sulle nostre tavole tre al caffè a casa, vi sono numerosissimi altri Si sbaglierebbe infine chi pensasse che il caffè il rilascio della coda meno insieme alla moda caffè, come quello da macchinetta e quello da è un’esperienza meramente gustativa. Si inco- nobile che sale per ultima del brunch domenicale autogrill. Però è al bar che il rito del caffè trova la mincia, anzi, dal versante acustico: al bar il tin- sua celebrazione più piena, più convincente. Lo tinnio della parola «caffè», che risuona dalle dicono, ora, anche certi display delle macchine molte bocche, si confonde con il fragore delle che trionfano dietro la stoviglie rigovernate Turco trincea dove lavorano i dai frettolosi inser- Napoletana baristi, con la scritta vienti, che caricano e La tazzulella ‘e cafè nasce Nella piccola cuccuma «solo qui trovi il “vero Un rito italiano: scaricano in continua- di rame — alta e stretta, espresso”», con l’ag- zione il cestello roton- dall’apposita caffettiera con manico lungo — l’acqua giunta di virgolette do della lavatrice. Piat- di alluminio, con doppio d’enfasi. Non è una vir- l’espresso tini, tazzine, cucchiai- contenitore avvitato bolle insieme goletta d’enfasi anche ni, mentre si aggiorna il a zucchero e polvere il caffè stesso? Dà l’idea fixing delle ordinazio- Quando l’acqua bolle, di caffè finissima. Una volta del «tono» che si alza e i suoi fratelli ni: allora i caffè ora so- spento il fuoco e rovesciata nel nostro corpo e nella no cinque, due ristretti, la macchinetta, si copre versato in tazza, occorre nostra coscienza, di un uno macchiato caldo... aspettare che la polvere grado di temperatura STEFANO BARTEZZAGHI Per molti avventori il beccuccio con un che si aggiunge, di una questa scena caotica e coppetiello (cono di carta) si depositi. Diffuso anche dose di densità che una precisa al tempo stesso in Grecia e nei paesi dell’Est volta assunta aiuterà la nostra stessa concen- costituisce il definitivo congedo dalle brume bagnato per salvare l’aroma trazione. del sonno. Arrivata la tazzina («è il mio caffè?», Ognuno ha la sua fisima, sul caffè, e il lin- s’informa lo scrupoloso) si passa a un veloce, Infusione guaggio insegue vanamente l’articolazione ma immancabile, esame visivo e olfattivo. L’appuntamento delle possibilità. Ora lasciamo perdere quelli Quindi subentra il tatto: la tazzina viene carpi- I segreti del caffè alla Fiera Nel bicchiere verticale che ordinano al : «Un buon caffè». È una ta con due dita, pollice e indice, e si appresta al specie umana che comprende ufficiali dell’e- gesto che a volte viene fatto anche in assenza di di Milano dal 19 al 23 con stantuffo — french sercito, dirigenti di uffici pubblici, gente che sa tazzina per significare «ci facciamo un caffè?» a ottobre, giorni di “Host press è il termine tecnico — il fatto suo e che intende segnalare che non si fa- un interlocutore lontano. Lo speranzoso presa- 2007”, appuntamento si versano caffè macinato rebbe ingannare da un caffè men che ottimo. gio ora si avvera: e possiamo catturare il mani- Poi ci sono quelli che ordinano un «caffeino», co a occhiello della tazzina, a volte dopo averlo dedicato all’ospitalità e acqua bollente un «caffeuccio», un «caffettino», perché vivia- girato sulla sinistra per remote ragioni igieni- professionale. All’interno (non bollita) come si fa mo nell’epoca diminutiva e vezzeggiativa degli che o per semplice e vezzosa abitudine. della fiera, il Sic, Salone con le tisane. Una seconda attimini, degli aiutini e degli indultini. Ma a par- Dita e poi labbra capiranno se la tazzina scot- te questi casi speciali, c’è un profluvio di va- ta troppo, ciò che rischia di rovinare in toto la internazionale del caffè: pressione dopo qualche rianti che interessano anche il cliente più mite: propria pausa-caffè. Se la cute dà il nullaosta dal prodotto verde minuto comprime alto, , caldo, caldissimo, macchiato cal- termico, allora si è pronti al primo sorso. Intan- do o macchiato freddo, in bicchiere (in vetro!), to tutti i cinque sensi sono dovuti intervenire: la alla degustazione la polvere residua in tazza grande, in tazza grande con acqua a più breve e semplice cerimonia della giornata è parte (è il «caffè americano»), doppio (per ri- pur sempre una cerimonia completa.

Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 le tendenze Ventilatori e lampade, sedie e motociclette, ferri da stiro e pipe Stili di successo Una grande esposizione al Musée des Beaux Arts di Montreal raccoglie il meglio e dimostra l’attualità di questa corrente del razionalismo che si oppone alla fredda severità del Bauhaus e impone le sue linee sensuali in un universo casa-lavoro modellato sui miti della velocità e dell’efficienza

TANTE ALETTE PER UN FIL DI FUMO Grazie agli intagli profondi e paralleli, il fornello si raffredda, il tabacco brucia più a lungo e la mano ha una migliore presa Questa pipa aerodinamica, concepita nel 1941 da Wayne Leser, è emblematica dell’estetica Streamline pure per il ricorso a materiali nuova generazione: la bachelite per il bocchino

Streamline, l’eterno ritorno del look da colletti bianchi

MARIO SERENELLINI Le “tacche” che mettono ali ai volumi rispon- creato o vellicato da Streamline — che prende dono al principio della suggestione ottica d’a- a modello aerodinamico nel primo Novecen- MONTREAL riosità e di corsa: sono i cosiddetti “trattini di to il neonato aereo e le locomotive a venire — velocità”, quei segmenti paralleli che nei fu- è un mondo in corsa: una febbre che invade utto finisce in una goccia d’acqua metti imprimono movimento agli “zip zip” non solo i mezzi di trasporto, ma anche gli e tutto parte da lì. È attorno alla delle frecce indiane. utensili quotidiani, la vita domestica, l’ufficio. fluida forma dinamica dell’ovale Fumetto e design — in nome dei surrogati È una spinta al moto che ritrova soluzioni spa- e alla sua idea di vaporosa legge- illusionistici e futuristici — s’intrecciano da smodiche, oggi, in tutto ciò che per sua natu- rezzaT che si sviluppa uno dei movimenti più subito nello Streamline, che, fin dal debutto ra o funzione è immoto: la sedia, che nell’86 di- compatti e influenti del design nel secolo scor- ufficiale nel 1930, evoca di frequente l’imma- venta la Thinking Man’s Chair, statico dondo- so, lo Streamline americano, cui dedica fino al ginario spaziale delle contemporanee stripsdi lo costruito dal milanese Cappellini, o la Go 28 ottobre una mostra il Musée des Beaux Arts Buck Rogers, nato nel ‘29 dalla matita di Dock Chair del ‘99, paragonata da Esquire a un’au- a Montreal. Ovali le carlinghe degli aerei, ova- Calkins, e anticipa l’immanente Superman to da corsa domestica (ci si siede e si parte), op- li le lampade da ufficio, ovali i phon, i thermos, creato nel ‘38 da Siegel-Shuster. Il caschetto pure il divanetto (quel vortice di velluto che è gli spremiagrumi, i giradischi (ma non i di- cosmico di Buck Rogers s’ingigantisce addi- Tatlin di Canazi-Semprini, aperta citazione, schi). Ovale, persino, il fornello della pipa su- rittura a sparti-aria della locomotiva dalle ali nell’89, del monumento spiraloide alla Terza perba, brevettata nel 1941 col nome “Air Coo- marziane nel pannello galattico di porcellana Internazionale di Vladimir Tatlin, e Vertigine, led Streamliner” da Wayne Leser: la goccia smaltata su acciaio, 16 metri x 1.80, installato di Massimo Iosa Ghini, capocordata del boli- d’acqua che evapora in fumo. Proprio questa cinque anni fa nella Subway di Times Square dismo, ultimo erede dello Streamline) o, addi- pipa, fragile ponte di volatili voluttà, sostiene a Manhattan, su progetto (1990) di Roy Lich- rittura, il letto (il Dream Bed del ‘67 del fioren- l’intera impalcatura dei progetti streamline: tenstein, il fumettista della Pop Art, erede di- tino Archizoom, provocatoria reazione al mo- sia nel look aerodinamico che nel ricorso a chiarato dello Streamline. Anche la Batmobi- dernismo con gli insistiti rimandi allo Stream- materiali nuova generazione. Ha infatti il boc- le, che dal ‘39 comincia a sfrecciare nelle tavo- line nella struttura ondulata e nell’adozione, chino di bachelite e un fornello di noce alleg- le di Bob Kane, non tarda a svolazzare nelle sia pure dipinta, dei “trattini di velocità”). gerito all’esterno da cinque intagli paralleli e propaggini postbelliche dello Streamline, co- Nulla d’osé o d’apocalittico, rispetto ai pri- concentrici, soluzione gemella a un anonimo me nella visionaria auto da corsa “Gad-Jet mi turgori dinamici e alle urgenze velocistiche trio d’argentee consorelle d’alluminio realiz- CO2” di Glenn Perlman del ‘48, in alluminio e del design made in Usa, che fin dal ‘37 appun- zate anni prima. Bachelite e alluminio sono le caucciù, clone di un’utopia a quattro ruote del tisce e spiralizza il reggiseno con un’enfasi co- nuove frontiere dell’universo creativo e visivo ‘39, in grado di raggiungere i 590 chilometri nica che prepara la corazza sexy di Gaultier per del Ventesimo secolo, già celebrate in due orari, dove pilota e motore erano tutt’uno, co- Madonna e, addirittura, progetta bare aerodi- grandi mostre, Gli anni di plastica, venticin- me nelle Ferrari d’oggi e come nei vecchi pro- namiche, con infiniti trattini di velocità, ma- que anni fa al Fortuny di Venezia (catalogo clami di Marinetti: «Una macchina ruggente è cabra accelerazione del trapasso nell’aldilà. Electa) e Aluminium et Design, cinque anni fa, più bella della Nike di Samotracia». Dal ‘30 in poi è tutto un rimbalzo, e uno scam- sempre al Museée des Beaux Arts a Montreal. Nel suo va e vieni tra ieri e oggi, il mondo bio, tra moduli alti e bassi, civici e domestici Repubblica Nazionale DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49

FESTA IN CUCINA I colori allegri e invitanti, le forme circolari e slanciate, il materiale liscio e leggero: è la vita in cucina senza angoli né fatica, secondo la filosofia domestica del design made in Usa “Fiesta” sono battezzate le due caraffe (1936) di Frederick Horten Rhead

BEST SELLER Firmata Walter Dorwin Teague, questa lampada da scrittoio in bachelite e alluminio, di grazia audace e estrema praticità, registra un gran successo negli anni Trenta La lancia lo slogan: “L’uomo d’affari che fa del design il proprio affare”

L’ANATRA CHE STIRA È il ferro da stiro più rappresentativo dello Streamline, per il corpo aerodinamico e l’impugnatura ergonomica Gli alettoni laterali, le cui fessure modulano il calore, si dilatano fino a evocare le ali o lo scafo di una nave L’idea del volo è ripresa dalla “coda d’anatra”

SEDUTA SOSPESA Fin dal nome, Airline, la poltrona concepita nel 1934 da Kem Weber evoca spiritosamente la velocità e l’aviazione Facile da montare e smontare, di costo abbordabile, è rappresentativa dello Streamline per le linee basse e curvate e il minimalismo elegante, senza orpelli superflui

L’AEREO IN TAVOLA Nei primi ventilatori elettrici piedistallo e carter “rubano” le forme alle carlinghe degli aerei. Anche le pale mimano le eliche Questo modello di Robert Heller , Airflow (1936), è di alluminio, acciaio smaltato e cromato LA MOSTRA del vivere. Il ferro da stiro elettrico Westin- sore, negli anni cupi della Grande Depressio- La mostra Un design ghouse del ‘36 penetra polsi e colletti con slan- ne, in cui, e forse per cui, nasce questa ventata américain: le Streamline cio ferroviario, versione casalinga del treno del visiva e consumistica di ritrovato ottimismo. de 1930 à nos jours, futuro “Fast Commuter” disegnato dal grande Chaplin sistematicamente macinato dagli in- organizzata da David A. Raymond Loewy. Levigato e affusolato tanto granaggi in Tempi moderniè Bauhaus. Barthes Hanks e Rosalind Pepall, da apparire ai detrattori una «caramella suc- che in Miti d’oggicelebra la “dea” della Citroën, rimarrà al Musée chiata», anche il transatlantico finisce in cuci- la D6 19, per l’aerodinamismo, la levigatezza des Beaux-Arts di Montreal na. E il ferro da stiro va. Come il criticatissimo delle giunture e «il movimento concepito co- fino al 28 ottobre affilamatite di Loewy, nipotino d’un aereo da me comfort», è Streamline. In altalena tra i due Proveniente dal Georgia caccia, rimasto prototipo e divenuto emblema mondi, il Tati domato-domatore d’elettrodo- Museum of Art, dello Streamline dopo la mostra Art in Progress mestici avveniristici in Mon Oncle(tra i “pezzi” prosegue nella tournée del ‘44 al MoMA. Il made in Usa addomestica della mostra ora al Grand Palais di Parigi, Desi- nordamericana o, piuttosto, “domestifica” la fauna meccanica gn contre Design) e, un po’, Ettore Sottsass del che si concluderà nel 2009 d’ingranaggi e motori uscita dall’era post-in- Gruppo Memphis: «Può darsi che un tavolo ri- Prossime tappe: dustriale e dalla Grande Guerra, applicandosi chieda quattro gambe, ma non è detto che le il Montgomery Museum a un coerente “programma” di prodotti, e di quattro gambe debbano essere identiche». È il of Fine Arts, dal 1° dicembre modelli di vita quotidiana, all’insegna di fun- principio che trasforma l’efficienza in divertis- al 2 marzo 2008, zionalità, efficienza, dinamismo e, soprattut- sement, la necessità in piacere, preparando la il Chicago History Museum to, armonia con i due massimi fruitori, la don- mutazione, funzionale e estetica, dei nostri dal 19 aprile al 15 settembre na di casa e l’uomo d’ufficio. giorni: in cui s’è persa l’antitesi industriale 2008 e la Wolfsonian-Florida Il credo razionalista «la funzione detta la for- macchina-corpo e, ultima conseguenza della International University ma» è ribaltato nel più accattivante «la forma logica aerodinamica, è il corpo stesso che si fa a Miami, dal 13 novembre detta la funzione». In opposizione all’algida se- macchina. Tute nautiche, caschi da ciclista, 2008 al 17 maggio 2009 verità del Bauhaus, lo Streamline introduce le calzature sportive anti-attrito (dove Nike, da Il catalogo della mostra, sue linee sensuali e incoraggianti nei posti di antitesi futurista, s’è fatta griffe commerciale) da cui sono tratte lavoro e di relax: calcolatrici e macchine per e la stupefacente, fluidissima moto del ‘99 di le immagini di queste pagine, scrivere tengono a battesimo il «design dei col- Arlen Ness per la Harley-Davidson (omaggio è edito da Flammarion letti bianchi», i nuovi materiali — alluminio e alle Bugatti anni Trenta), guardata a vista da plastica — cambiano usi e costumi negli ango- apposita custode a Montreal, sono locomotive li più intimi della casa, il bagno, la cucina, il ga- e carlinghe incorporate: protesi incarnate, non rage. L’efficientismo produttivo casa-lavoro più modelli d’alto bordo. Attraversato l’Ocea- ha nello Streamline la sua immagine e il suo no, la goccia d’acqua chiude, aerodinamica- manifesto, nonché il suo sotterraneo persua- mente, il suo giro: Streamline è dentro di noi.

Repubblica Nazionale 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 l’incontro Rinascite Un architetto che ha scommesso sul lavoro di scrittore, un fiorentino che è tornato a casa dopo la fertile parentesi romana, un padre che all’improvviso si è dovuto calare nel mestiere di mamma Sandro Veronesi per stare davvero accanto ai tre figli C’è molto “caos calmo” nella vita di quest’uomo che costruisce romanzi “perché mi elettrizza il salto nel buio, perché quando scrivi sei alcolizzato, drogato, galleggi all’inferno, pensi di essere il medico e sei il malato”

IRENE MARIA SCALISE e nel 2003 sono tornato a Prato. Alla capi- riuscito o meno, che ti premia o ti puni- che è molto meglio mamma, non c’è ta una città mista, negli anni Cinquanta tale sono legatissimo perché, se a Prato sce con il suo implacabile giudizio. C’è un gioia paragonabile a quella di portare un più della metà degli abitanti erano meri- PRATO sono nato, a Roma sono diventato un uo- rapporto diretto con una persona di cui figlio alla partita, di vederlo crescere e di dionali e ora c’è una comunità cinese mo». Di questa laurea da architetto, pa- riconosci l’autorità e che è li apposta per sistemargli il berretto sui gradini della molto forte. «Penso che gli extracomuni- ella vita c’è chi ha vissuto rentesi inconsueta per uno che ha sem- aiutarti, mentre quando scrivi sei alcoliz- scuola». Naturalmente l’analisi l’ha in- tari rappresentino perfettamente la una volta sola. E altri, inve- pre saputo che voleva fare lo scrittore, zato, drogato, galleggi nell’inferno, an- terrotta, perché il terapeuta era a Roma e sgangherata Italia di oggi perché hanno ce, che hanno cambiato non si è mai pentito. Al contrario. La con- che se pensi di essere il dottore sei il ma- doveva scegliere se trovarsene un altro in le nostre stesse paure, l’affitto da pagare, strada, aspirazioni e città. sidera illuminante perché «l’architettura lato». Toscana o ritenersi guarito. Ha scelto la i figli da mantenere, il lavoro che non c’è, SonoN stati dieci, venti, cento. Secondo Jo- studia il rapporto tra uomo e spazio e of- Lui in analisi c’è stato, negli anni a ca- seconda possibilità, se pure con una ve- e in più devono confrontarsi con il loro seph Roth sono i fortunati perché più oc- fre una prospettiva molto utile a chi scri- vallo della rumba, come li definisce. Vale na di rimpianto: «Nell’analisi vedi la spe- universo parallelo d’immigrati». casioni la vita ci offre, più nature ci tira ve». Dopo l’università però si trattava di a dire quelli dell’ultima fase romana, in ranza, ti fa paura ma t’incuriosisce capi- Ma nel futuro di Sandro Veronesi non fuori. Gli altri muoiono non avendo vis- scegliere, e Veronesi ha scelto di rischia- cui è finito il grande amore della giovi- re come sei dentro e, come succede nella c’è la politica come mestiere. È solo un suto nulla perché sono stati soltanto uno. re. Si è trasferito a Roma per provare a nezza e si è separato dalla mamma dei scrittura, c’è il brivido di non sapere dove dovere civile che sente al momento, da Ecco, Sandro Veronesi è sicuramente scrivere. Divertito, confessa: «Ho capito suoi bambini. «L’importante è non tra- vai a finire. Dopo le prime sedute chiesi al domani si torna a scrivere. Si guarda in- molto fortunato. Architetto e scrittore, che era la mia ultima occasione anche se scinarsi addosso i rancori e non vivere nel mio terapista: secondo lei sono malato? torno e si specchia nei suoi libri. Tanti, toscano e romano, ma soprattutto prima intuivo che un fallimento sarebbe stato lutto, anche la famiglia è ormai un falso Lui mi rispose: no, solo un po’ schizzato. tantissimi. Spesso il successo, per quelli papà e poi mamma. La sua esistenza è il intimamente desolante. E invece ho im- mito, bisogna solo avere la forza di rico- Un gran sollievo». che li hanno scritti, è arrivato da morti. vero “caos calmo”. parato una grande lezione: nella vita de- minciare e trattenere il buono che c’è sta- In quegli anni tormentati ha elaborato «La scrittura ti segna per la vita, quanti ar- Sandro Veronesi si accende una siga- vi avere culo». to». Per semplificare le cose Veronesi ha Caos calmo. Il libro con cui ha vinto il Pre- tisti come Kafka e Leopardi non ce l’han- retta nella casa di Prato che divide con i Avere “culo” per lui, in quel momento, deciso di tornare a vivere a Prato e di oc- mio Strega e che da mesi è nelle classifi- no fatta e hanno avuto un’esistenza da tre figli maschi, di età variabile dagli otto ha coinciso con l’aver incontrato lo scrit- cuparsi dei figli, che ora vivono con lui. che dei più venduti. Un libro che rischia- barboni. Il mondo è pieno di artisti che, ai sedici anni, e sorride. Un appartamen- tore Vincenzo Cerami e sua moglie Gra- «Come Tiresia che è stato uomo e donna va di non essere scritto perché per Vero- se non hanno successo, non riescono a to caldo, grande, un largo abbraccio af- ziella, la cugina di Pier Paolo Pasolini. io sono stato babbo e mamma, ho capito nesi era un moto perpetuo. Un enigma trovare un posto». Naturalmente Vero- fettuoso dove si percepisce amore. Sullo «Cerami mi ha insegnato tutto, dato con- senza fine. Lo dimenticava, lo riprende- nesi ha i suoi preferiti. Come tutti del re- sfondo libri, foto dei bambini, giocattoli sigli e offerto una casa dove dormire». va, lo strapazzava come i suoi pensieri. sto. Diventare un “collega” non ti preser- e una televisione gigante dono del fratel- Una casa che si è rivelata proprio lo stu- Era un libro senza paure e senza speran- va dalle simpatie. Tra i maestri, quelli di lo regista Giovanni. Il computer è appog- dio di Pasolini. «È stato come trasferirsi in La scrittura ti segna ze. «Mi ero convinto che forse non era più formazione, ci sono Samuel Beckett, giato sulla scrivania e lo schermo spento un museo, aprivo un libro e c’erano le de- il caso di scrivere e m’interrogavo su cosa Mario Vargas Llosa. Fedor Dostoevskij, e guarda la basilica di Giuliano da Sangal- diche di Gadda e Calvino, sentivo un di- per la vita avrei voluto fare da grande, pensavo che naturalmente Pasolini. Tra i contempo- lo, un quadro vivente nella finestra più sco ed era autografato dalla Callas, un’e- vendere macchine era una buona alter- ranei Ian McEwan, Philip Roth, Jerome grande dello studio. Il telefono squilla sperienza quasi feticista». Non solo. In- nativa perché i motori agli uomini sono David Salinger, Thomas Pincio, Don De- sempre. Il figlio Lucio passa a lasciare lo sieme a Veronesi vagavano per le case Sono tanti gli artisti sempre piaciuti. Quando arrivi a pensa- Lillo e Javier Marías. «Con quelli di oggi zaino. «Il mondo è cambiato e bisogna editrici giovani scrittori come Marco Lo- re una cosa così, e sognavi di fare lo scrit- c’è il brivido di conoscerli, di parlarci, di adattarsi al fatto che niente sarà più come doli e Edoardo Albinati. Tutti insieme che - come Kafka - tore, vuol dire che sei a un passo dall’a- sentirli vicini». In più nei suoi romanzi prima, la mia fortuna nella vita è sempre passavano i pomeriggi a discutere nella bisso». Invece il libro ha avuto subito for- c’è l’influenza della musica. Ogni pagina stata quella di non inseguire il posto fisso galleria “La Nuova Pesa” di Simona Mar- hanno avuto tuna, anzi “culo”. È stato accolto bene sin ha una colonna sonora. Nello studio, tra e la casa da comprare, falsi miti destinati chini. Insomma, nei pieni anni Ottanta, dal titolo, ha venduto migliaia di copie e il tavolo e la libreria, c’è la foto di Frank a crollare in breve tempo». ricordati come un’icona dell’effimero, un’esistenza ora sta per uscire anche l’attesissimo Zappa: «Un esempio di libertà come nes- Quarantotto anni che sembrano ap- Veronesi scopriva una realtà diversa, fat- film. Il protagonista maschile sarà Nanni sun altro». Perché in fondo Veronesi pena quaranta, una voce profonda senza ta di fermento culturale. Nello studio di Moretti. Niente di meno. Ma Veronesi vuole essere proprio questo: un uomo li- accento, camicia sportiva nera, jeans e Pasolini ha cominciato a scrivere Brucia da barboni, non ha voluto partecipare alla sceneg- bero. Uno che fa la mamma senza sen- stivaletti, Veronesi di falsi miti nella vita Troia, il primo libro che ha completato giatura perché si è ricordato che Moravia, tirsi in imbarazzo quando con le altre ne ha incontrati parecchi. Ma ha avuto la solo quest’anno e che è stato per molti la non sono riusciti quando gli parlava dei suoi libri trasfor- mamme parla della scuola di nuoto o del capacità di relativizzare. Sempre. «Sono lettura dell’estate. «Allora fu bocciato mati in film, gli raccomandava: «Se ti do- cappotto più caldo, uno che ha voluto nato a Firenze e quando avevo due anni dalla casa editrice Teoria perché era trop- a trovare vesse capitare che girano una cosa tua provare a scrivere anche se aveva un de- la mia famiglia si è trasferita a Prato dove po acerbo. Avevano ragione: l’ho riscrit- non fare niente, mai, aspetta di andare al stino da architetto, uno che, come pro- sono rimasto sino alla laurea in architet- to quattro volte negli ultimi vent’anni». un loro posto cinema a vederlo». Una volta solamente mette, non avrà mai un posto fisso o una tura, poi nell’85 mi sono spostato a Roma Invece fu pubblicato Per dove parte ha visto poche scene sul set e si è annoia- casa di proprietà. questo treno allegro. «A quel punto ho ca- to, come sempre succede a chi vede ripe- pito che non ero più un velleitario, ho rin- tere una sequenza dieci volte. graziato Cerami e mi sono trovato una In Caos calmo il protagonista, dopo la camera ammobiliata». E così è comincia- morte della moglie, passa le sue giornate ta la vita adulta fatta di libri, di collabora- chiuso in macchina davanti alla scuola zioni con la rivista Nuovi Argomentie con della figlia bambina. Nelle ultime pagine il domenicale del Manifesto. «Roma mi la figlia si rivela più matura del padre. ‘‘ ha tolto da una forma di precariato men- Quasi lo schianta con una critica affet- tale e regalato il dono della scrittura», tuosa: «Gli altri mi prendono in giro per- spiega, «io non so ancora perché scrivo ché tu sei sempre qui, sai sono dei bam- quello che scrivo ma so che lo faccio per- bini». Quindi lo salva. Quanto c’è di auto- ché è un’esigenza, perché ogni volta mi biografico? «Spesso accade che i genitori elettrizza quel salto nel buio che è creare costringano i figli a crescere perché loro un romanzo e attivare quei circuiti sovra- stessi tardano a farlo, e i ragazzi lo fanno razionali che mi danno un’altra perce- e ti stravolgono con una maturità che zione di me stesso». non è giusto che abbiano già. È un ossi- A sentirlo parlare sembrerebbe che la moro, come il titolo del libro». scrittura sia una forma di analisi ma Ve- E, a proposito di maturità, oggi per Ve- ronesi smentisce, non è così. È contigua ronesi c’è un’altra prova da affrontare. In al lettino ma molto più pericolosa, se la compagnia di sei extracomunitari, arri- terapia ti guarisce la scrittura può spin- vati a Prato per diverse storie di fatica del gerti in fondo al baratro. «La psicanalisi vivere, si presenta alle primarie del Parti- lavora sullo stesso buio in cui precipiti to democratico, dice che «è l’ultima oc- quando sei davanti ad un foglio bianco, casione per un Paese allo sbando e biso- ma non c’è un pubblico che ti dice se sei gna dare una mano». Prato è sempre sta- FOTO IMAGOECONOMICA ‘‘ Repubblica Nazionale