Domenica La Satira Petrolio, Benvenuta La Catastrofe DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 Di Repubblica DARIO FO

Domenica La Satira Petrolio, Benvenuta La Catastrofe DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 Di Repubblica DARIO FO

il fatto Partito Democratico, lezioni americane La VITTORIO ZUCCONI Domenica la satira Petrolio, benvenuta la catastrofe DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 di Repubblica DARIO FO IlFiglio Padrinodel La saga di Totò Riina torna con una fiction tv e un libro. Ne anticipiamo i capitoli salienti FOTO JOSEF KOUDELKA/MAGNUM/CONTRASTO ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D’AVANZO «Te lo ricordi Salvo?, papà ce lo diceva sempre che noi siamo ca- tu e corda, siamo come il secchio che finisce giù nel pozzo e la cor- il racconto arcere dell’Ucciardone, una mattina d’inverno del da che serve per tirarlo su, siamo nati per stare sempre insieme, uno 2000. legato all’altro. Salvo, ricordatelo sempre: noi due siamo come ge- 1907, la tempesta perfetta dei mercati Una donna cammina lentamente lungo il corridoio melli», gli sussurra Giovanni. JOHN KENNETH GALBRAITH e FEDERICO RAMPINI che costeggia le mura e poi scompare nella sezione spe- Il fratello più giovane risponde: «Guarda che ci sono cose che ciale, quella dove i reclusi sono sepolti come nelle tom- papà ha detto anche a me e che io non posso dimenticare». La ma- be. È infagottata in un cappotto nero, ha i capelli rac- dre annuisce e mostra approvazione per i suoi ragazzi: «Bravo Gian- la memoria Ccolti nel foulard, gli occhiali scuri. Come ogni primo martedì del me- ni, bravo Salvo, bravi, mi fa piacere davvero sentirvi ragionare co- se Ninetta scende a Palermo per andare a colloquio da Giovanni, suo sì». Salvo finge disappunto, ha uno scatto. Sorride e alza la voce: «Ma figlio, già ergastolano a ventiquattro anni. Dietro di lei c’è la piccola con chi state parlando? Mio padre è di Corleone, mia madre è di Cor- Noi, i ragazzi delle gite scolastiche Lucia, poi la figlia più grande Maria Concetta. Per ultimo e a qualche leone, che sangue dovrei avere io?». Ninetta guarda l’uno e l’altro. PUPI AVATI e MARCO LODOLI metro segue Giuseppe Salvatore, u picciriddudi famiglia, Salvo. Poi, facendosi seria, rassicura in tono solenne: «Sangue puro». La porta si apre. Nella stanza c’è un altro ragazzo che aspetta. È I figli di Corleone non tradiscono mai. Il nome che portano segna solo, immobile su una sedia. Si cercano con gli occhi. Le mani di Ni- per sempre le loro vite. Con un solco. Come un marchio. Quei figli netta scivolano sul vetro blindato come per accarezzarlo. Si man- di Corleone nascono e crescono per farsi come i loro padri. Per ono- cultura dano baci da quella lastra trasparente che nega qualunque contat- rarli. Per conservare la loro razza, generazione dopo generazione. to corporale agli internati del 41 bis, il severo regime carcerario per Sono predestinati i figli di u zu Totò: dovevano diventare quello L’inconscio copia-incolla di Max Ernst i detenuti di mafia. È un incontro di sguardi che dura qualche mi- che sono diventati. MASSIMO BUCCHI nuto. Nel silenzio, emozioni soffocate. Poi finalmente madre e fi- In quell’inverno del 2000 Totò Riina, suo figlio Giovanni e suo co- glio si salutano. E cominciano a raccontarsi delle ultime quattro gnato Leoluca Bagarella — il fratello di Antonina detta Ninetta — lunghissime settimane, Giovanni all’Ucciardone e tutti loro al pae- sono detenuti in tre penitenziari di massima sicurezza. Uno nel se. Si abbandonano ai ricordi anche i fratelli. Le telecamere si ac- nord dell’Italia, l’altro al centro, il terzo al sud. Meno di due anni do- la lettura cendono, le microspie registrano ogni loro bisbiglio. po sarà arrestato anche u picciriddu, Salvo, il più giovane discen- Parlano del loro padre e dei suoi insegnamenti. Il padre è Totò Rii- dente maschio della stirpe. Sangue puro di Corleone. Dialogo sul mestiere di scrittore na, il capo dei capi di Cosa nostra siciliana incarcerato dal gennaio (segue nelle pagine successive) DAVE EGGERS e DAVID FOSTER WALLACE del 1993. con un articolo di SALVATORE LUPO Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2007 la copertina Torna in libreria “Il capo dei capi”, un classico Figlio di boss della storia di mafia che racconta la vita di Totò Riina e da cui è tratta una fiction tv che sta per andare in onda La nuova edizione contiene un sequel di cui anticipiamo un capitolo: il destino e la carriera degli eredi del re di Corleone Nel nome del padre ATTILIO BOLZONI è braccato. La tana più riparata. Totò Riina nelle mani di Salvo, u picciriddu. Il padre lasse in tutti «quei lazzi», trappole sbirre- giosità in quei mesi tra le “famiglie” sicilia- e GIUSEPPE D’AVANZO è stato per lungo tempo latitante nella sua stravede per lui. Anche se è Giovanni quel- sche, complicazioni, avvocati, processi. E ne, manifesta certi timori su possibili ritor- Corleone. Con tutta la famiglia. lo che sembra più suo figlio. Almeno nelle soprattutto in quel modo. Con quella gen- sioni contro i Corleonesi, fa nomi e cogno- (segue dalla copertina) Sono tornati. E sono i figli dell’uomo più forme e nei lineamenti del viso. Basso, toz- te. Con i Palermitani. Totò Riina scopre il mi di uomini d’onore. A Totò Riina appare temuto della mafia siciliana. L’hanno fat- zo, la faccia larga, una parlata e un aspetto rivuglio dove è finito quel figlio verso la fi- subito evidente che la fonte di quei discor- ono tornati tutti in paese il 16 to prigioniero, ma nella Cosa nostra non si- da “contadino” che lo fanno tanto somi- ne del 2000, quando nel carcere di Ascoli si è proprio suo figlio. È come se a Salvo gennaio del 1993, neanche gnifica nulla: è sempre lui il capo. Un capo gliare a Totò Riina da giovane. Al padre Piceno, dove è stato trasferito — dopo set- avessero aperto la testa per vederci dentro. ventiquattro ore dopo la cattu- così diverso da tutti gli altri che l’hanno però luccicano gli occhi quando parla del- te lunghissimi anni d’isolamento dal E ci hanno visto tanto. S’infuria. È la prima ra del capomafia che appena preceduto: un paranoico, ossessionato l’altro, il maschio più piccolo. Lo conside- mondo — può finalmente leggere nella volta che u picciriddu «si è comportato pochi mesi prima aveva ordi- dai tradimenti e dalle congiure. Astuto, ra meno ruvido, più svelto nei ragiona- sua cella Il Giornale di Sicilia. male». Non ci vuole credere. Al primo col- nato la morte di Giovanni Fal- abilissimo a far diventare la fragilità degli menti, più consapevole di se stesso e del Non è per niente contento quella matti- loquio consegna a sua moglie Ninetta un Scone e Paolo Borsellino. Madre e figli si so- altri una sua forza. Violento anche nel por- proprio futuro. Sa che è un vero corleone- na, quando finisce di scorrere un articolo messaggio da portare a Corleone: «Digli a no lasciati alle spalle la villa di Palermo, tamento, mai accomodante nemmeno se. Salvo ha l’orgoglio delle sue radici. È il in fondo alle pagine di cronaca che riporta Salvo che leva di mezzo tutti questi telefo- dietro la circonvallazione. Via Bernini, una nella forma: un tiranno. I suoi figli vengo- naturale successore. E poi, di tutti i Riina, frasi di alcuni amici palermitani di Salvo. nini e tutte queste cose. È malato di cervel- stradina con due cancelli e due uscite, una no su come lui. E, a Corleone, lo fanno ca- ormai è il solo rimasto libero. Sono fra virgolette, conversazioni inter- lo?». verso la borgata e l’altra verso l’aeroporto. pire subito. Il capo dei capi di Cosa nostra non pote- cettate dai carabinieri su tre telefoni cellu- [...] È Palermo che u picciridduha in odio È stato il loro ultimo rifugio conosciuto. A [...] Il destino della mafia di Corleone è va però mai immaginare che Salvo s’infi- lari. Qualcuno parla e straparla della liti- e adora. Ne è ammaliato e insieme intimo- notte fonda sono arrivati a Corleone, su un rito. Gli hanno insegnato a diffidare di tut- taxi. Sono riapparsi come fantasmi. to ciò che sta fuori dai confini di Corleone. Ninetta tiene per mano Lucia, che ha Gli hanno inculcato l’idea che non si può dodici anni. Maria Concetta non ne ha an- mai voltare le spalle a nessuno in quella cora diciotto. Giovanni e Salvo sono due città. Sono traditori. Non rispettano le re- adolescenti di sedici e quindici anni. Van- gole. Non hanno il senso dell’onore, come no tutti ad abitare in via Scorsone, un vico- loro. I Corleonesi. lo in realtà, nella parte alta del paese. Le Ci sono mattine che Salvo scende a Pa- vecchie case di tufo rimesse a nuovo dopo lermo prima di mezzogiorno. Dallo scorri- il terremoto del Belice del ‘68, gli scuri di le- mento veloce che sbuca allo svincolo di gno sostituiti dagli infissi di alluminio, ve- Marineo già vede il mare, i giardini che pro- tri smerigliati alle finestre, gradini di mar- fumano di zagara, la vetta di Montepelle- mo, piastrelle colorate. Il sole non batte grino e la foschia che nasconde il santua- mai in via Scorsone, l’aria ristagna, i muri rio di Santa Rosalia. Poi entra in città lungo trasudano umidità e s’impregnano di la via Messina Marine o dall’altra parte, umori. dalla via Messina Montagne. E punta sem- Giovanni, Maria Concetta, Salvo e Lucia pre verso il centro. Intanto il satellite con- che hanno sempre vissuto in clandestinità FOTO FERDINANDO SCIANNA/MAGNUM/CONTRASTO trolla ogni suo spostamento. I poliziotti con padre e madre, adesso — per la prima sanno sempre dov’è. In via Magliocco, die- volta da quando sono nati in quella clinica tro la sede centrale del Banco di Sicilia.

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