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PARTE II

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

INDICE

2.1- INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2.2- CENNI STORICI 2.3- L’EVOLUZIONE STORICA DELL’ILLUMINAZIONE 2.4- AREE OMOGENEE 2.5- SITUAZIONI CRITICHE

2.1- INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Vestone dista circa 37 chilometri dal centro di , capoluogo della omonima provincia cui il appartiene. conta al 31/12/2002 4.287 abitanti, ha una superficie di 12,9 km2 che equivale ad una densità abitativa di circa 332 abitanti per chilometro quadrato.

Cenni geografici: il comune ha un’altezza media sul livello del mare di 319 metri. Vestone è adagiato sulle terrazze alluvionali che ospitano i centri di Promo, Mocenigo, Capparola sulla sponda destra del fiume e Santa Lucia sulla sinistra, congiunto a Nozza (unificati in un sol comune dal 1929) attraverso le località di Porta, Sardello, Tesolo. Vestone dista da Brescia 37 chilometri e si trova a 319 metri sul livello del mare lungo la 237 del fra e . Vestone è un importante snodo viario per la Valle. Da Nozza parte infatti la provinciale che porta alle fonderie del Savallese e all’Alta Valtrompia. Nella frazione di Nozza ha la sua sede operativa la Comunità montana di Valle Sabbia, l’ente sovraccomunale che gestisce i servizi associati dei venticinque comuni della Valle.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.1 -

2.2- CENNI STORICI Nel capoluogo e nella frazione di Nozza non ci sono testimonianze documentate di insediamenti umani prima della conquista romana. Non è difficile immaginare che la zona sia stata interessata dalla presenza delle popolazioni retiche che sono documentate a Idro. Sono poche anche le tracce della presenza romana, che si limitano al ritrovamento di qualche moneta. Agli albori del Medioevo, a Nozza, sulla rupe che fa da sbarramento alla valle, fu costruita la Rocca, ai cui piedi si sviluppò un agglomerato urbano, luogo di transito di genti e di eserciti. Si può facilmente affermare che il mercato di Nozza sia vecchio quanto il paese; dal maniero difensivo ai traffici economici si giunse a concentrare a Nozza il centro amministrativo della Valle Sabbia. Il Governo Veneto, nel 1597, concesse ai valsabbini l’autonomia, ma già nel 1573 furono pubblicati gli Statuti della Valle e nel 1595 fu costruita la Casa della Valle. A Vestone, grazie alle acque del Chiese e del Degnone, dopo l’anno mille, si svilupparono operose fucine, in un paese dinamico e con una crescita costante, solida, basata su un florido commercio. Nel 1600 Vestone è già il paese più importante della Valle, non per numero di abitanti, ma per la posizione economica. In questo periodo un importante ruolo svolsero i due conventi voluti dalla fede e dalla generosità del dott. Fabio Glisenti. Ma è nel 1800 che Vestone riassume, nelle sue iniziative, quasi tutta la storia della Valle Sabbia. Nel 1797, a seguito della riorganizzazione amministrativa napoleonica, Nozza è capoluogo del Distretto 15 o Distretto delle Fucine. Nel luglio 1823, dopo l’annessione all’Austria, a seguito del congresso di Vienna, l’Arciduca Ranieri, Vice re d’Italia, visita la Valle Sabbia. Tra il 1825 ed il 1835 sono costruite la strada da Brescia alla Valle Sabbia attraverso il Colle S. Eusebio e la strada tra Casto e Brozzo. Nelle elezioni politiche del 1861 i Comuni della Valle Sabbia appartengono al Circondario di Salò, Mandamento di Vestone. Nel 1872 e 1876 il Ministro Giuseppe Zanardelli visita la Valle, con soste a Vestone. Nel 1887 arriva il primo tram a Vestone. Nel 1889 si insedia una compagnia di alpini, chiamata prima “Rocca d’Anfo” e poi “Battaglione Vestone”, presso l’ex convento trasformato in caserma ed intitolata al garibaldino Giovanni Chiassi. Nel 1897 fu fondata, a Nozza, la “Piccola Banca Valsabbina di San Pietro”. Nel 1898 arriva la luce elettrica e, nello stesso anno, fu istituita la “Cassa Cooperativa di Credito Valsabbino”, che nel 1941 diverrà “Banca Cooperativa Valsabbina”. A Vestone, nel 1904 iniziò l’attività della ditta AVE; nel 1906, fu costruita la sede della colonia elioterapica cremonese. Tra il 1913 e 1914 fu costruita la Casa di Riposo “Angelo Passerini” a Nozza.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.2 - Nel 1968 fu istituita a Vestone la sezione staccata dell’Istituto Tecnico “C. Battisti” di Salò, trasferita ad Idro nell’anno scolastico 1986/87. Nel 1983 fu inaugurato il teatro e la Regione Lombardia finanziò la costruzione del poliambulatorio di Nozza. Nel 2003 è inaugurata la Scuola elementare, che accorpa i plessi di Nozza e Vestone, nei locali in precedenza occupati dalla colonia elioterapica cremonese.

Fonti storiche varie, in particolare www.comune.vestone.bs.it

2.3- L’EVOLUZIONE STORICA DELL’ILLUMINAZIONE

Dal punto di vista dell'illuminazione, non sono state trovate importanti testimonianze e caratterizzazioni del passato del comune e del suo territorio. I documenti storici consultati non hanno evidenziato la presenza i sistemi di illuminazione particolari, e sulla base delle pochissime tracce rimaste, la diffusione dell’illuminazione è conseguente alla prima elettrificazione del territorio di inizio secolo con una illuminazione non di particolare rilievo o valore. Si può quindi ipotizzare che come per l’intero territorio italiano le tipologie che dominano i primi decenni del secolo sono basate su sorgenti luminose ad incandescenza. Non sono state rilevate dalle foto d'epoca, immagini dei precedenti sistemi d'illuminazione a gas o petrolio, cosi come sono scomparse le tracce di sbracci a parete o vecchi sostegni che potessero servire allo scopo. Contrariamente ad alcune località lombarde che hanno visto fiorire nel secolo scorso una illuminazione d'arredo piuttosto complessa e persino di tipo decorativo, Vestone non mostra segni di questo tipo, e come già accennato si limita a sola illuminazione prettamente funzionale. L'avvento dell'illuminazione più moderna, basata su lampade ai vapori di mercurio, ancora oggi presenti ha permesso a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, di portare la luce ovunque sul territorio e mediamente di elevare i livelli di illuminamento e di estendere l’illuminazione stradale pubblica a praticamente tutte le vie residenziali dei singoli centri abitati del comune. La tecnologia delle lampade ai vapori di mercurio, a metà anni ottanta è gradualmente iniziata ad essere sostituita da quella delle lampade al sodio ad alta pressione, che permette una maggiore efficienza luminosa. Attualmente la maggioranza delle lampade impiegate per l’illuminazione pubblica è ai vapori di mercurio. Come detto, all'inizio degli anni 50 (figura 2.1) appaiono le prime evidenze di quella che allora era certamente la più moderna tecnologia d'illuminazione, ottenuta con lampade ai vapori di mercurio e con apparecchi ancora oggi estremamente diffusi in tutto il territorio regionale e a Vestone. Tali apparecchi venivano generalmente applicati su pali a frusta (a sbalzo sull'asse viario) e costituiti da una struttura in alluminio aperta che fa da progenitrice delle "ottiche attuali", atta a convogliare il flusso luminoso verso il terreno. Lo sbraccio verso il centro strada e la notevole

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.3 - inclinazione aveva ovviamente la funzione di compensare la difficoltà di questi apparecchi di inviare la luce in modo adeguato anche dalla parte opposta della strada. Solo dagli anni ottanta in poi iniziano a comparire sul territorio le ben più efficienti lampade al sodio alta pressione ed gli apparecchi Fig. 2.1 - Tipologia di corpi illuminanti dotate di lampade a i adeguati per poterle ospitarle. vapori di mercurio diffusasi dagli anni cinquanta Purtroppo questo passaggio, che a parità di potenza installata ha praticamente raddoppiato la quantità di luce sul territorio, ha innescato una reazione a catena, comune su tutto il territorio italiano fra il 1980 ed oggi, di incremento vertiginoso ed incontrollato dei flussi installati, quando la reazione più logica sarebbe stata una gestione della maggiore efficienza di apparecchi e lampade per un evidente miglioramento della qualità della luce sul territorio e con un conseguente contenimento delle spese energetiche. Si è passati da quella che sino agli anni 70’ era una luce generalmente piuttosto bassa, poco “gestita” dagli apparecchi illuminanti, in quanto altamente inefficienti, con carenze anche in termini di sicurezza per le differenze createsi fra spot di luce e buio, ad un eccesso nel senso opposto. L’installazione dei primi apparecchi di tipologia più avanzata, costituiti da un ottica ancora poco efficiente ma compensata dall’utilizzo di coppe “prismatizzate” o coppe curve, spesso posti inclinati di parecchi gradi o sugli stessi pali che si utilizzavano nell’illuminazione con lampade al mercurio, unito ad una raddoppiata efficienza luminosa delle lampade, ha inoltre provocato fenomeni di abbagliamento ottico assenti con la tecnologia precedente. Negli anni ’80 anche se veniva richiesta un ’ più di luce dappertutto, i livelli di illuminamento erano tali che durante la notte le nostre pupille potevano in tempi molto più rapidi reagire alle effettive esigenze di visione notturna. Con il passaggio dalle lampade al mercurio a quelle al sodio alta pressione (ed ancor prima ma in minore misura con il passaggio dall’incandescenza al mercurio), l’aumento di efficienza del complesso apparecchio + lampada ha incrementato di parecchie volte i livelli di illuminamento, oltre che come anticipato anche gli abbagliamenti, con una conseguente maggiore difficoltà dell’occhio di adattamento fra zone di luce e di ombra ed una effettiva minore sicurezza compensabile con l’ulteriore incremento dell’illuminazione ove prima non era necessario. Tale meccanismo di incremento esponenziale della luce e delle potenze installate con l’obiettivo aumentare la sicurezza, senza in effetti riuscire ad ottenere maggiori risultati, come testimoniano le statistiche di numerose città italiane, e le statistiche degli incidenti stradali nelle autostrade del Belgio dove abbiamo una illuminazione a giorno (in quanto alimentate da centrali nucleari sotto utilizzate di notte), sarebbe stato in parte contenuto se i primi apparecchi a maggiore efficienza,

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.4 - non si fossero dovuti installare inclinati, con coppe diffondenti per soddisfare ai requisiti delle norme di illuminazione delle strade. Ne è emersa da parte dei cittadini una conseguente aumento delle inibizioni psicologiche nei confronti del buio con una aumentata richiesta di illuminare e sovrailluminare a causa di una falsa sensazione di aumentata sicurezza. Conseguentemente si è assistito ad una effettiva perdita di percezione dei contrasti (effetto controluce). L’introduzione generalizzata, anche sulla spinta della nuova L.R. 17/2000, della tipologia di apparecchio a vetro piano, intrinsecamente molto meno abbagliante e confortevole per la visione notturna rispetto agli apparecchi a coppa prismatica, ha portato ad un miglioramento generalizzato sotto l’aspetto dell’abbagliamento, anche se, a causa delle non accurate scelte energetiche spesso non c’e’ stato un controllo delle potenze e dei flussi luminosi installati oltre ad una illuminazione non omogenea i moti casi dove sono stati fatti interventi solo di tamponamento anche con diverse tipologie di corpi illuminanti. Permangono invece sul territorio comunale, in corrispondenza di vecchi impianti obsoleti, livelli di illuminamento e di uniformità non adeguati agli standard richiesti dalle norme in vigore.

2.4- AREE OMOGENEE

Abbiamo già parlato dell’estensione del territorio comunale e dell’articolata presenza di diverse classi di destinazioni del territorio. In questo capitolo ci limiteremo ad una sintetica analisi del territorio per cogliere gli aspetti più significativi degli altri strumenti di pianificazione del medesimo quale in particolare in particolare il piano regolatore generale. Le aree omogenee, indipendentemente dal PRG e dal PUT, possono essere identificate in base ad una semplice valutazione sensoriale del territorio ed in base a criteri puramente di buon senso. In particolare possiamo identificare almeno le seguenti aree omogenee presenti nel comune: - Aree residenziali, - Aree produttive/commerciali - Centri storici e/o cittadini, - Aree verde pubblico - Impianti destinati alla ricreazione sportiva. Tali aree omogenee sono ovviamente aree limitate di specifica destinazione e non obbligatoriamente localizzate in un solo specifico ambito del territorio comunale. Nello specifico ai fini di una migliore distribuzione e/o ridistribuzione della luce sul territorio si riportano le seguenti osservazioni e considerazioni.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.5 -

Figura 2.9 – Suddivisione in aree omogenee: VEDI TAVOLA ALLEGATA

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.6 -

2.5- SITUAZIONI CRITICHE

Si intendono per situazioni critiche le aree a particolari destinazione nonché le zone e gli edifici che sono critici per il contesto in cui sono inseriti o per la forte caratterizzazione e destinazione che hanno. Ovviamente la nostra analisi si soffermerà sulle criticità dal punto di vista della luce. Le criticità possono essere di vario tipo: - Esigenza di una illuminazione complessa, gradevole o gestita, - Esigenza di sicurezza stradale, - Esigenza di sicurezza pedonale e nei confronti della criminalità, - Esigenza di gestire affollamenti notturni, Sono elementi oggetto di attenzione i seguenti elementi: - Stazioni Ferroviarie, - Sottopassi, - Svincoli nei centri cittadini di grosse dimensioni, e con elevato impatto ambientale, - Parchi pubblici, - Impianti sportivi, - Edifici scolastici, - Piazze e luoghi di aggregazione, - Teatri, cinema, palasport, palestre comunali, piscine, etc… - Edifici per l’ordine pubblico, militari, la sicurezza - Ospedali, - Edifici storici o di rilevante valore artistico ed architettonico - Locali notturni, discoteche, etc..

Analizziamo ora punto per punto i precedenti evidenziati in funzione delle effettive esigenze e criticità senza entrare in questa fase all’effettiva analisi dello stato di fatto e delle esigenze future, e senza appunto valutare se sussistano effettivi problemi legati all’illuminazione. Il presente è da considerare un semplice elenco di possibili criticità legate a problemi d’illuminazione, che verranno solo successivamente esaminate nel capitolo 7.

Intersezioni, rotatorie e Svincoli: Necessità di favorire una corretta guida visiva, senza alterazioni, e con l’immediata percezione di ostacoli o pericoli. Identificare percorsi in sicurezza per pedoni e veicoli. Elementi critici: - Svincolo S.P. III – V. Fornace - Merlaro - Svincolo Via Uscere – P.zza Garibaldi – Via Matteotti - Svincolo Rinaldini – Garosio

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.7 - - Svincolo P.le Perlasca – V. Marconi – Vicolo Pialorsi - Svincolo Rinaldini – Molino – P.le Turla - Confluenza Capparola di Sopra e Capparola di sotto Impianti Sportivi all’aperto: Necessità di gestire l'efflusso degli spettatori e non creare pericolose interferenze fra veicoli e pedoni. Necessità di integrarli con il contesto in cui sono inserito contenendo per quanto possibile ogni forma di radiazione luminosa che interferisca con il resto del territorio. Elementi critici: - Area sportiva di Via Secchi - Area sportiva di V. S. Lucia - Are sportiva di V. Btg. Valchiese - Area sportiva di V. Mocenigo Edifici scolastici: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Ai fini dell’illuminazione la maggior parte degli edifici scolastici del territorio comunale di ogni ordine e grado sono a frequentazione diurna e quindi con ridotte implicazioni dal punto di vista dell’illuminazione. Elementi critici: Asili Nido e Materne - Scuola Materna - Via Glisenti, 23 Scuole Elementari - Scuole elementari Scuole Medie - Media statale - via Mocenigo, 23 Piazze e luoghi di aggregazione: Necessità di valorizzare il territorio e rendere confortevole la sua fruizione, eliminare sensazioni di insicurezza e problemi con il traffico veicolare. Elementi critici (edifici che presentano impianti d’illuminazione esterna): - Piazza Mercato Vecchio - Piazzale Perlasca - Piazza Garibaldi - Vestone - Piazza Garibaldi _ Nozza - Largo Nicolayewka Edifici di Culto: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Elementi critici: - Chiesa Parrocchiale di Nozza - Chiesa Parrocchiale di Vestone - S. Stefano in Rocca -

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.8 - Teatri, cinema, palasport, palestre comunali, piscine, etc…: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Elementi critici: - Stadio Comunale di Vestone Via Mocenigo Edifici storici o di rilevante valore artistico ed architettonico: Valorizzazione storica, artistica architettonica inserendola in un contesto commisurato all’ambiente ed al contesto storico in cui è stato creato e si è evoluto, caratterizzandone la visione senza stravolgerne le caratteristiche notturne. In particolare verranno qui evidenziati solo quegli elementi che possono creare notevole interferenza con il territorio mentre la loro evidenza e le modalità operative di salvaguardia verranno trattate nei successivi paragrafi. Elementi critici: - Rocca di Nozza - S. Lorenzo di Promo - Chiesa del convento di Mocenigo - Chiesetta di Piazze di Nozza

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.9 -