PARTE II

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

INDICE

2.1- INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2.2- CENNI STORICI 2.3- L’EVOLUZIONE STORICA DELL’ILLUMINAZIONE 2.4- AREE OMOGENEE 2.5- SITUAZIONI CRITICHE

2.1- INQUADRAMENTO TERRITORIALE

VILLANUOVA SUL CLISI dista circa 24 chilometri dal centro di , capoluogo della omonima provincia cui il appartiene. conta al 31/12/2002 4.873 abitanti, ha una superficie di 9,1 km2 che equivale ad una densità abitativa di circa 530 abitanti per chilometro quadrato.

Cenni geografici: il comune ha un’altezza media sul livello del mare di 216 metri, è il secondo paese più popoloso della Valle Sabbia. IL TERRITORIO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO Villanuova sul Clisi è adagiata nella stretta pianura fra i monti Renico (886 metri) o Rezzico e Selvapiana (965 metri) da una parte, e il monte Covolo (556 metri) dall’altra, a specchio sul fiume . Il territorio si può suddividere in tre zone: fondovalle, collinare, montano. Confina a nord con e , a est con Roè-Volciano e a sud ed ovest con . La sua altitudine è di 216 metri sul livello del mare. Sulla sommità del monte Renico si erige il santuario della Madonna della Neve, gravemente lesionato dal terremoto del 2004. Sulle pendici dello stesso monte sono ubicati i nuclei di abitazioni della frazione di Prandaglio: , Berniga, Peracque, Castello, Canneto. Ad una quota inferiore si trova l’abitato di Ponte Pier con il ponte romano che lo collega alla Statale 45 bis.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.1 -

2.2- CENNI STORICI

Da Villa, all’origine borgata di Gavardo. La zona fu abitata sin da epoche remotissime, come dimostra la stazione preistorica del Monte Covolo in cui furono trovati reperti del Neolitico superiore (3.000), assieme ad altri rinvenuti a livelli medi ed alti della stratificazione: ceramiche, punte di freccia ovalari e cordiformi risalenti a 2.500 anni prima di Cristo. Testimonianze galliche e romane vennero alla luce in zona Campagna, al "Bus del Bò", in Monte Magno (tomba romana): tutto il materiale si può ammirare al Museo del Gruppo Grotte Gavardo. L’antica strada gallica, poi romana, attraversava il Chiese a Tormini sul Ponte Pier. I più lontani insediamenti furono probabilmente sul Monte Covolo e continuarono per secoli, come attestano i resti della più antica Chiesa ancora visibili sul versante che degrada verso il Garda: si tratterebbe di S. Zenone, forse di epoca longobarda, o di poco successiva; lo si ricava dalle caratteristiche dei ruderi attribuibili al primo romanico. Altro nucleo assai remoto, quello di Valverde. Il primo documento sull’esistenza di Villanuova risale al 1253: nel libro dei possidenti di Gavardo, che dovevano rendere ragione al Vescovo di Brescia, compare tale Garoella di Villanuova. In un documento dell’11 aprile 1496, attestante lascito di un prato, è ricordata la chiesa di S. Agata "hora chiamata S. Matteo". Giustamente il Cocca osserva: "sorprende il fatto che per un prato situato nel territorio di Villanuova, con due contraenti pure di Villanuova, la stesura dell’atto di compra vendita sia avvenuta a Prandaglio. Questo può portarci a pensare che Prandaglio fosse a quel tempo più importante di Villanuova". La borgata fu capellania della pieve di Gavardo e, dagli inizi del XV secolo, aspirò al riconoscimento di parrocchia. Nel citato documento del 1496 è accertata l’esistenza della chiesetta di S. Matteo che in precedenza si chiamava S. Agata; pertanto si può ritenere che tale costruzione fosse sorta molto tempo prima. Fu S. Carlo Borromeo, il 12 novembre 1580 (ritenendo giuste le richieste della delegazione di Villanovesi che si erano recati a presentare la supplica nel convento di S. Domenico in Brescia, dove aveva la residenza come visitatore apostolico), a decretare la costituzione di una nuova parrocchia ponendola sotto la protezione di S. Matteo apostolo. L’abitato contava allora 450 anime circa. Fra gli eventi di quel secolo, drammatica l’invasione dei lanzichenecchi durante la guerra tra Carlo V e la Francia (1521-1559); comandati da Giorgio Fronsberg e diretti a Roma scesero dal Tirolo in diciottomila, più quattromila avventurieri e tremila donne al seguito, come racconta il Nassino, che nel 1527 era Vicario della Quadra di Gavardo. Passato il Chiese "assaltarono il Monte Magno"- scrive il Nassino- e scesero a Gavardo " al desdotto de novembre il qual dì era lo giorno de lunedì de sera". Non trascurarono di razziare le abitazioni incontrate sulla propria strada, quelle di Villanuova e Prandaglio. Da oltre un secolo la borgata era entrata a far parte della Quadra di Gavardo con l’avvento della Repubblica veneta (1426). Proprio un rettore della Serenissima, il da Lezze,nel 1610, lasciò una descrizione, oggi documento importante: " Villanuova terra picciola parte in monte e parte in piano (…) de fuoghi n. 50. Anime 500 de quali utili 100 (…). Una fusina del Commun dove si fabbricano chiodi, alcune altre fusinette de particolari, dove fanno altri chiodi et si mantengono in quell’esercizio molte persone della terra. Nobili bresciani non hanno beni, ma Mons. Ill.mo Vescovo di Brescia in quel territorio ha due grosse possessioni. Contadini principali: li Bonifici, li Tiboni, li Comini, li Costi. Chiesa di S. Matteo officiata da un prete con entrada de 50 scudi in patronato del Comune.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.2 - Non vi è disordine nella terra, ma le persone muoiono quietamente". Nel 1630 la peste dimezzò la popolazione. Nella sua breve nota, il parroco del tempo, don Gio. Batta Faustini, scrisse che il primo a morir di peste fu Gio.Maria Turi detto il Longo e in due anni morirono 200 tra "Huomeni et done". All’inizio del Settecento, un’altra calamità: la presenza degli eserciti stranieri in guerra per la successione al trono di Spagna. Nel 1705, Eugenio di Savoia, al comando dei soldati tedeschi imperiali, pose il campo a Gavardo. Le popolazioni dei paesi vicini furono obbligate ai rifornimenti, e non poche furono le violenze compiute, soprattutto dai francesi che si scontrarono con i soldati imperiali. Seguirono anni di pace in cui fiorì l’economia. Nell’ Estimo Mercantile del 1750 risultarono funzionanti a Villanuova due fucine, ambedue di Gio.Battista Usmarini di Gavardo di cui una esercitata da Baldassar Aderenti e un mulino della comunità. Nel 1771 era attivo il setificio di Carlo e Fratelli Lolli, dotato di 40 fornelli; "le filaresse "lavoravano con attenzione, producendo una seta perfetta per "finezza". Sulla fine del secolo il paese subì le conseguenze dello scontro tra l’armata napoleonica e gli austriaci. Nella battaglia del 29 luglio 1796 i francesi ebbero la peggio e prima di ritirarsi a Salò fecero saltare la passerella sul Chiese; Villanuova, abbandonata, fu saccheggiata dagli austriaci che sfondarono anche il campo trincerato di Bostone. Tramontato l’astro di Napoleone e passato il territorio sotto il dominio austriaco(1814), si ebbero alcuni anni di grande impegno per la comunità. Il paese, che nel 1805 era stato aggregato a Gavardo con decreto di Napoleone I, tornò nuovamente autonomo nel 1816. La vicenda risorgimentale vide la partecipazione dei Villanovesi, come attesta la motivazione della medaglia commemorativa assegnata alla Municipalità di Brescia "a perenne ricordo che alcuni terrazzani di Villanuova S/C presero parte attiva alla gloriosa insurrezione bresciana delle giornate del 1849, le X giornate. Il ritorno alla patria coincise con ulteriori progressi economici: nel 1883 sorse il Cotonificio Ottolini. "Riceve la forza del Chiese – scrisse il Solito – con bel canale che comincia sopra Tormini a tre chilometri di distanza; è animato da perfettissime fabbriche inglesi e svizzere; è illuminato da luce elettrica con due dinamo di sistema Schwam, lavora giorno e notte e dà guadagno a circa 400 operai". Poco dopo, nel 1890, sorse a Bostone il Lanificio di Gavardo (proprio sul confine fra i due paesi) "vasto, elegante, sul modello dei congeneri esteri, è provveduto da macchinario perfezionato e dà lavoro a circa 400 operai", scisse ancora il Solito, il quale ricordò ancora la buona fama del setificio Varisco-Civatti. Superate anche le difficoltà della guerra 1915-1918, che vide impegnate le popolazioni nell’assistenza alle retroguardie (il fronte era, come noto, al Ponte ed a Limone; Villanuova ebbe ben 42 caduti), nel 1924 si pensò alla costruzione di una nuova chiesa che meglio rispondesse alle cresciute esigenze degli abitanti affidando il progetto all’architetto Egidio Dabbeni. La prima pietra fu posta il 4 novembre 1928 e fu aperta al culto il 18 luglio 1943. L’anno dopo i terribili bombardamenti: il 2 novembre 1944 furono colpiti, allo scalo ferroviario di Tormini, alcuni vagoni carichi di tritolo, provocando tremenda deflagrazione; una seconda incursione si ebbe il 17 novembre 1944 e una terza il 18 febbraio 1945. PRANDAGLIO. Da Pre-Vallium, davanti alla valle o dal nome personale romano Prandalius. Nel XII era chiamato Prandalii. E’ costituito da una serie di località sparse sulle pendici del Monte Renico. Scarse le informazioni sull’antico borgo; i primi insediamenti si ebbero sicuramente in epoche lontane.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.3 - Si resse autonomamente da Villanuova sul Clisi. Le notizie fornite dal da Lezze nel 1610, ci sembrano tra le più rilevanti:"Prandalio, terra in monte confina con Valle Sabbia, con Boarno di Riviera, non più lontano di due miglia e mezzo da Gavardo, de fuoghi n. 60, anime 400 de quali utili 120, di circuito di un miglio confinando anco con Villa nova, Sopraponte et Valio. Si estende il territorio per per lunghezza mezzo miglio et dui per larghezza essendo la campagna magra per essere in monte, et di poco utile, facendosi però buon vino et li campi più buoni valgono L. 300. Vi sono qualità di boschi, dove si cavano legne da far carbone d’abbruggiare et da opera, si chiamano la Selva, summano in tutto piò n. 1000et la campagna arrativa è di piò n. 400 di raggione del Commun et de particolari". Il da Lezze ricorda, tra i contadini principali i Pasoni, i Tubini, i Palii, " non vi sono nobili che habbino beni in questo territorio. Chiesa di S. Filastrio curata da un prete con entrada de 10 scudi cavati dalla campagna. San Pancrazio, officiata qualche volta, chiesa piccola fuori dalla terra un miglio. Chiesa della Madonna della Neve (…). Un molino con tre ruode del Commun, posto sopra le acque del fiume Chies, che passa d’appressola terra. Una rassegna di raggion come sopra". Il da Lezze segnala le chiese della borgata, sicuramente parte della pieve di Gavardo. La parrocchia nacque probabilmente nel XVI secolo. Antico il santuario della Madonna della Neve, di linee semplici, attribuibile al XV secolo. Il primo ricordo della chiesetta si trova negli atti della visita apostolica del vescovo Bollani compiuta nel 1466. Il Guerrini ipotizza che sia stato eretto sopra una piccola grotta a difesa della Vallesabbia. La parrocchiale di S. Filastrio fu consacrata nel 1546, e forse sistemata nel Seicento, come si può osservare dalle linee architettoniche. Di rilievo il palazzo secentesco di Renico, recentemente trasformato in residence. In Questa borgata, ebbe il comune di Prandaglio sino al 1928.

Fonti storiche varie, in particolare www.comune.villanuova-sul-clisi.bs.it

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.4 - 2.3- L’EVOLUZIONE STORICA DELL’ILLUMINAZIONE

Dal punto di vista dell'illuminazione, non sono state trovate importanti testimonianze e caratterizzazioni del passato del comune e del suo territorio. I documenti storici consultati non hanno evidenziato la presenza i sistemi di illuminazione particolari, e sulla base delle pochissime tracce rimaste, la diffusione dell’illuminazione è conseguente alla prima elettrificazione del territorio di inizio secolo con una illuminazione non di particolare rilievo o valore. Si può quindi ipotizzare che come per l’intero territorio italiano le tipologie che dominano i primi decenni del secolo sono basate su sorgenti luminose ad incandescenza. Non sono state rilevate dalle foto d'epoca, immagini dei precedenti sistemi d'illuminazione a gas o petrolio, cosi come sono scomparse le tracce di sbracci a parete o vecchi sostegni che potessero servire allo scopo. Contrariamente ad alcune località lombarde che hanno visto fiorire nel secolo scorso una illuminazione d'arredo piuttosto complessa e persino di tipo decorativo, VILLANUOVA SUL CLISI non mostra segni di questo tipo, e come già accennato si limita a sola illuminazione prettamente funzionale. L'avvento dell'illuminazione più moderna, basata su lampade ai vapori di mercurio, ancora oggi presenti ha permesso a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, di portare la luce ovunque sul territorio e mediamente di elevare i livelli di illuminamento e di estendere l’illuminazione stradale pubblica a praticamente tutte le vie residenziali dei singoli centri abitati del comune. La tecnologia delle lampade ai vapori di mercurio, a metà anni ottanta è gradualmente iniziata ad essere sostituita da quella delle lampade al sodio ad alta pressione, che permette una maggiore efficienza luminosa. Attualmente la maggioranza delle lampade impiegate per l’illuminazione pubblica è ai vapori di mercurio. Come detto, all'inizio degli anni 50 (figura 2.1) appaiono le prime evidenze di quella che allora era certamente la più moderna tecnologia d'illuminazione, ottenuta con lampade ai vapori di mercurio e con apparecchi ancora oggi estremamente diffusi in tutto il territorio regionale e a VILLANUOVA SUL CLISI. Tali apparecchi venivano generalmente applicati su pali a frusta (a sbalzo sull'asse viario) e costituiti da una struttura in alluminio aperta che fa da progenitrice delle "ottiche attuali", atta a convogliare il flusso luminoso verso il terreno. Lo sbraccio verso il centro strada e la notevole inclinazione aveva ovviamente la funzione di compensare la difficoltà di questi apparecchi di inviare la luce in modo adeguato anche dalla parte opposta della strada.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.5 - Solo dagli anni ottanta in poi iniziano a comparire sul territorio le ben più efficienti lampade al sodio alta pressione ed gli apparecchi Fig. 2.1 - Tipologia di corpi illuminanti dotate di lampade a i adeguati per poterle ospitarle. vapori di mercurio diffusasi dagli anni cinquanta Purtroppo questo passaggio, che a parità di potenza installata ha praticamente raddoppiato la quantità di luce sul territorio, ha innescato una reazione a catena, comune su tutto il territorio italiano fra il 1980 ed oggi, di incremento vertiginoso ed incontrollato dei flussi installati, quando la reazione più logica sarebbe stata una gestione della maggiore efficienza di apparecchi e lampade per un evidente miglioramento della qualità della luce sul territorio e con un conseguente contenimento delle spese energetiche. Si è passati da quella che sino agli anni 70’ era una luce generalmente piuttosto bassa, poco “gestita” dagli apparecchi illuminanti, in quanto altamente inefficienti, con carenze anche in termini di sicurezza per le differenze createsi fra spot di luce e buio, ad un eccesso nel senso opposto. L’installazione dei primi apparecchi di tipologia più avanzata, costituiti da un ottica ancora poco efficiente ma compensata dall’utilizzo di coppe “prismatizzate” o coppe curve, spesso posti inclinati di parecchi gradi o sugli stessi pali che si utilizzavano nell’illuminazione con lampade al mercurio, unito ad una raddoppiata efficienza luminosa delle lampade, ha inoltre provocato fenomeni di abbagliamento ottico assenti con la tecnologia precedente. Negli anni ’80 anche se veniva richiesta un ’ più di luce dappertutto, i livelli di illuminamento erano tali che durante la notte le nostre pupille potevano in tempi molto più rapidi reagire alle effettive esigenze di visione notturna. Con il passaggio dalle lampade al mercurio a quelle al sodio alta pressione (ed ancor prima ma in minore misura con il passaggio dall’incandescenza al mercurio), l’aumento di efficienza del complesso apparecchio + lampada ha incrementato di parecchie volte i livelli di illuminamento, oltre che come anticipato anche gli abbagliamenti, con una conseguente maggiore difficoltà dell’occhio di adattamento fra zone di luce e di ombra ed una effettiva minore sicurezza compensabile con l’ulteriore incremento dell’illuminazione ove prima non era necessario. Tale meccanismo di incremento esponenziale della luce e delle potenze installate con l’obiettivo aumentare la sicurezza, senza in effetti riuscire ad ottenere maggiori risultati, come testimoniano le statistiche di numerose città italiane, e le statistiche degli incidenti stradali nelle autostrade del Belgio dove abbiamo una illuminazione a giorno (in quanto alimentate da centrali nucleari sotto utilizzate di notte), sarebbe stato in parte contenuto se i primi apparecchi a maggiore efficienza, non si fossero dovuti installare inclinati, con coppe diffondenti per soddisfare ai requisiti delle norme di illuminazione delle strade.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.6 - Ne è emersa da parte dei cittadini una conseguente aumento delle inibizioni psicologiche nei confronti del buio con una aumentata richiesta di illuminare e sovrailluminare a causa di una falsa sensazione di aumentata sicurezza. Conseguentemente si è assistito ad una effettiva perdita di percezione dei contrasti (effetto controluce). L’introduzione generalizzata, anche sulla spinta della nuova L.R. 17/2000, della tipologia di apparecchio a vetro piano, intrinsecamente molto meno abbagliante e confortevole per la visione notturna rispetto agli apparecchi a coppa prismatica, ha portato ad un miglioramento generalizzato sotto l’aspetto dell’abbagliamento, anche se, a causa delle non accurate scelte energetiche spesso non c’e’ stato un controllo delle potenze e dei flussi luminosi installati oltre ad una illuminazione non omogenea i moti casi dove sono stati fatti interventi solo di tamponamento anche con diverse tipologie di corpi illuminanti. Permangono invece sul territorio comunale, in corrispondenza di vecchi impianti obsoleti, livelli di illuminamento e di uniformità non adeguati agli standard richiesti dalle norme in vigore.

2.4- AREE OMOGENEE

Abbiamo già parlato dell’estensione del territorio comunale e dell’articolata presenza di diverse classi di destinazioni del territorio. In questo capitolo ci limiteremo ad una sintetica analisi del territorio per cogliere gli aspetti più significativi degli altri strumenti di pianificazione del medesimo quale in particolare in particolare il piano regolatore generale.

Le aree omogenee, indipendentemente dal PRG e dal PUT, possono essere identificate in base ad una semplice valutazione sensoriale del territorio ed in base a criteri puramente di buon senso. In particolare possiamo identificare almeno le seguenti aree omogenee presenti nel comune: - Aree residenziali, - Aree produttive/commerciali - Centri storici e/o cittadini, - Aree verde pubblico - Impianti destinati alla ricreazione sportiva. Tali aree omogenee sono ovviamente aree limitate di specifica destinazione e non obbligatoriamente localizzate in un solo specifico ambito del territorio comunale. Nello specifico ai fini di una migliore distribuzione e/o ridistribuzione della luce sul territorio si riportano le seguenti osservazioni e considerazioni.

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.7 -

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.8 -

Figura 2.9 – Suddivisione in aree omogenee: VEDI TAVOLE ALLEGATE

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.9 -

2.5- SITUAZIONI CRITICHE

Si intendono per situazioni critiche le aree a particolari destinazione nonché le zone e gli edifici che sono critici per il contesto in cui sono inseriti o per la forte caratterizzazione e destinazione che hanno. Ovviamente la nostra analisi si soffermerà sulle criticità dal punto di vista della luce. Le criticità possono essere di vario tipo: - Esigenza di una illuminazione complessa, gradevole o gestita, - Esigenza di sicurezza stradale, - Esigenza di sicurezza pedonale e nei confronti della criminalità, - Esigenza di gestire affollamenti notturni, Sono elementi oggetto di attenzione i seguenti elementi: - Stazioni Ferroviarie, - Sottopassi, - Svincoli nei centri cittadini di grosse dimensioni, e con elevato impatto ambientale, - Parchi pubblici, - Impianti sportivi, - Edifici scolastici, - Piazze e luoghi di aggregazione, - Teatri, cinema, palasport, palestre comunali, piscine, etc… - Edifici per l’ordine pubblico, militari, la sicurezza - Ospedali, - Edifici storici o di rilevante valore artistico ed architettonico - Locali notturni, discoteche, etc..

Analizziamo ora punto per punto i precedenti evidenziati in funzione delle effettive esigenze e criticità senza entrare in questa fase all’effettiva analisi dello stato di fatto e delle esigenze future, e senza appunto valutare se sussistano effettivi problemi legati all’illuminazione. Il presente è da considerare un semplice elenco di possibili criticità legate a problemi d’illuminazione, che verranno solo successivamente esaminate nel capitolo 7.

Intersezioni, rotatorie e Svincoli: Necessità di favorire una corretta guida visiva, senza alterazioni, e con l’immediata percezione di ostacoli o pericoli. Identificare percorsi in sicurezza per pedoni e veicoli. Elementi critici: - Svincolo V. Bostone – De Gasperi - Viale Brescia - Svincolo Viale Brescia – Legnago – Piazza Roma - Svincolo Piazza Roma – V. XXIV Maggio

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.10 - - Svincolo V. Donatori di Sangue – V. Zanardelli – XXIV Maggio - Svincolo V. Del Marinaio – V. XXIV Maggio

Parchi pubblici: Necessità di fruizione diurna e notturna con elevate condizioni di comfort e sicurezza pedonale. Elementi critici: - Parco IV Novembre (cimitero) - Parco V. XXIV Maggio - Area verde V. Rossini – Donizetti - Area Verde adiacente scuole elementari Impianti Sportivi all’aperto: Necessità di gestire l'efflusso degli spettatori e non creare pericolose interferenze fra veicoli e pedoni. Necessità di integrarli con il contesto in cui sono inserito contenendo per quanto possibile ogni forma di radiazione luminosa che interferisca con il resto del territorio. Elementi critici: - Campo sportivo comunale di VILLANUOVA SUL CLISI – Via Carpen Edifici scolastici: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Ai fini dell’illuminazione la maggior parte degli edifici scolastici del territorio comunale di ogni ordine e grado sono a frequentazione diurna e quindi con ridotte implicazioni dal punto di vista dell’illuminazione. Elementi critici: Asili Nido e Materne - Asilo Nido Comunale - Via S. Pellico, 26 - Scuola materna comunale A. Jucker - Via S. Pellico Scuole Elementari - Scuole elementari - Piazza Roma Medie - Scuola media unica – V.le XXIV maggio, 9 Piazze e luoghi di aggregazione: Necessità di valorizzare il territorio e rendere confortevole la sua fruizione, eliminare sensazioni di insicurezza e problemi con il traffico veicolare. Elementi critici (edifici che presentano impianti d’illuminazione esterna): - Piazza Roma - Piazza dei Caduti - Piazza Europa - Piazza Marconi - Oratorio maschile – V. Circonvallazione Edifici di Culto: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Elementi critici:

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.11 - - Parrocchia – Piazza Roma, 10 - Parrocchia – S. Cuore, V.le XXIV maggio, 4 - Chiesa di S. Matteo – P.zza Marconi - Chiesa di V. Valverde - Madonna della Neve loc. Berniga Teatri, cinema, palasport, palestre comunali, piscine, etc…: Necessità di gestire l’efflusso evitando interferenze critiche fra traffico veicolare e pedonale. Elementi critici: - Campo sportivo comunale di VILLANUOVA SUL CLISI – Via Carpen - Cinema Corallo V. Circonvallazione presso oratorio - Centro commerciale V. Zanardelli Edifici storici o di rilevante valore artistico ed architettonico: Valorizzazione storica, artistica architettonica inserendola in un contesto commisurato all’ambiente ed al contesto storico in cui è stato creato e si è evoluto, caratterizzandone la visione senza stravolgerne le caratteristiche notturne. In particolare verranno qui evidenziati solo quegli elementi che possono creare notevole interferenza con il territorio mentre la loro evidenza e le modalità operative di salvaguardia verranno trattate nei successivi paragrafi. Elementi critici: - Parrocchia – Piazza Roma, 10 - Edificio scuola elementare P.zza Roma - Monumento ai caduti di V. IV Novembre

Piano dell’Illuminazione: Inquadramento Territoriale - 2.12 -