La Fine Di Un Regno
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RAFFAELE DE CESARE (MEMOR) LA FINE DI UN REGNO (NAPOLI E SICILIA) Parte II. REGNO DI FRANCESCO II CITTÀ DI CASTELLO S. LAPI TIPOGRAFICO EDITORE 1900 CAP. I * RAFFAELE DE CESARE * LA FINE DI UN REGNO * FRANCESCO II * 3 CAPITOLO I SOMMARIO: Francesco II sale al trono — Proclama reale e ordine del giorno all'armata di terra e di mare — Le prime nomine — Gli speranzosi noi nuovo Re — Il ministero Filangieri — Il trasporto funebre di Ferdinando — I funerali in Napoli e in Sicilia — Un epigramma — Il principe di Satriano e le sue idee politiche — Prime riforme — La rivolta del Collegio medico — L'insurrezione degli Svizzeri — Lo sgomento della famiglia reale — Gli Svizzeri a Capodimonte — Maria Sofia dà prova di coraggio — L'eccidio al campo di Marte — Le cause dell'insurrezione — Un po' di storia inedita— La famiglia reale dopo la morte di Ferdinando II — La Regina madre — Le sue gelosie e le sue irrequietezze — Aneddoti — Abitudini di Maria Teresa e suo difetto di pronunzia —Maria Sofia regina — La cospirazione per il conte di Trani — Filangieri ne parla al Re — Incidente fra Maria Teresa e Filangieri — Francesco II e Maria Sofia — Gli “strateghi” — Un aneddoto — Francesco II e il suo misticismo. Il giorno stesso della morte di Ferdinando II, 22 maggio 1859, il duca di Calabria salì al trono, col nome di Francesco II, e l'annunziò ai popoli delle Due Sicilie un proclama magniloquente e quasi mistico, redatto, si disse, dal Murena il quale aveva fama di scrittore purgato. Altri asserì con più fondamento che l'avesse scritto Ferdinando Troja, e il ministro delle finanze lo avesse ritoccato; ma è da credere che furono entrambi a metterlo insieme, come entrambi lo portarono a firmare al giovane Re, che lo trovò molto bello. Fu detto pure che Francesco II ne avesse scritto, di suo pugno, un altro che cominciava con queste parole: “Essendo cessate le speciali condizioni, per le quali l'Augusta e Santa Memoria del nostro Augusto Genitore si vide costretto di sospendere gli effetti della Costituzione, da Lui liberamente largita, riconvochiamo i collegi elettorali pel giorno....” Presentato però https//:www.eleaml.org – Febbraio 2021 CAP. I * RAFFAELE DE CESARE * LA FINE DI UN REGNO * FRANCESCO II * 4 questo proclama nel Consiglio dei ministri, che si convocò dopo la morte del Re, e al quale sarebbe intervenuto anche Alessandro Nunziante, questi sarebbe stato il primo a giudicarlo offensivo alla memoria del Re defunto, e con lui furono d'accordo il Troja e il Murena. Prevalse quindi il partito di respingerlo, e Francesco firmò invece il proclama del Troja e del Murena, scrivendovi in calce: “Quantunque io non mi persuada della forma del programma, che vuole sostituirsi a quello da me scritto, cedo malvolentieri alla proposta de miei ministri, sol perdio debba ritenersi maggiore della mia la loro esperienza negli affari di Stato”. Il proclama sarebbe stato poi da lui affidato ad un ministro estero, che si disse il Bermudez “una memoria delle sue proprie convinzioni”. Tutto ciò fu asserito e alcuni autorevoli personaggi mostrano di crederlo, ma non è storicamente accertato e non è verosimile, tenuto conto delle condizioni generali della politica e dell’indole irresoluta e timida del nuovo Re. Se quel proclama fosse stato affidato al Bermudez, questi di certo non avrebbe per tanti anni resistito alla tentazione di farlo noto, tanto egli era incorreggibilmente vanitoso. Nel proclama ufficiale Francesco implorava la misericordia divina per compiere i suoi doveri, “tanto più gravi e difficili, in quanto che succediamo ad un Grande e Pio Monarca, le cui eroiche virtù ed i pregi sublimi non saranno mai celebrati abbastanza”. Imponeva a tutte le autorità di rimanere in carica; e la Real Maggiordomia e Sopraintendenza di Casa Reale emanava un curioso ordine per il lutto della Corte, obbligatorio per sei mesi. Il di seguente, nell'ordine del giorno all'armata di terra e di mare, Francesco faceva noti ai soldati ed alla flotta gli ultimi addii del suo augusto genitore, con invito a voler “insieme con noi innalzare all'Onnipotente Iddio preghiere per la Grande anima di quel Santo Monarca, che, sin negli ultimi istanti di sua vita, sen sovveniva, e Iddio pregava pel paese e per l'armata tutta”. Questo secondo documento intiepidì le speranze dei liberali, che si facevano molte illusioni circa gl’intendimenti del nuovo Re. L'ordine del giorno fu datato da Capodimonte, poiché la mattina del 23 maggio la famiglia reale lasciò Caserta, e non potendo prendere stanza alla https//:www.eleaml.org – Febbraio 2021 CAP. I * RAFFAELE DE CESARE * LA FINE DI UN REGNO * FRANCESCO II * 5 Reggia di Napoli, dove doveva farsi l'esposizione della salma di Ferdinando II, andò tutta, in carrozze chiuse, in quella villa. Fin dal primo giorno del nuovo regno corse la voce che Francesco II avrebbe cambiato il ministero, sostituendo il Filangieri al Troja, e la voce parve confermata dal fatto che il 3 giugno, Filangieri fu nominato consigliere di Stato, e con lui, il principe di Cassaro e il duca di Serracapriola, con queste significanti parole: Ci riserbiamo di avvalerci, sempre che lo stime' remo opportuno, de' loro lumi e della loro esperienza”. Gli speranzosi nel nuovo Re magnificavano le cose, che si sarebbero vedute; affermavano che il proclama ai sudditi e l'ordine del giorno all'esercito rivelavano un'eccessiva pietà filiale, ma che Francesco, ascoltando i consigli di suo zio, il conte di Siracusa, e gli impulsi del suo animo, avrebbe cambiato il ministero, iniziate le riforme, data l'amnistia ai condannati politici e agli esuli; e i più esaltati aggiungevano che avrebbe fatta un'alleanza offensiva e difensiva col Piemonte, per compiere l'impresa nazionale, e largita la Costituzione. Alla battaglia di Montebello era seguita, dopo undici giorni, quella di Palestre e poi, il 4 giugno, la gran battaglia di Magenta, la quale liberò la Lombardia dall'occupazione austriaca. Si asseriva con insistenza che la Francia e l'Inghilterra avrebbero ristabilite le relazioni diplomatiche col nuovo Re; si dava per certo che Napoleone e Vittorio Emanuele gli avrebbero proposto di unirsi a loro per compiere l'impresa della indipendenza nazionale. Ma invece i primi atti del nuovo Re furono soltanto questi: tolse le doppie direzioni a Scorza e a Bianchini; sostituì a Scorza il magistrato Galletti, nel ministero della giustizia; al Bianchini, nella polizia, l'altro magistrato Francescantonio Casella; tolse al Murena la direzione dei lavori pubblici per darla all'intendente di Bari, Mandarini. E fu solo, dopo l'imponente dimostrazione per la battaglia di Magenta, che Francesco si ricordò delle parole del padre e nominò il generale Carlo Filangieri primo ministro e ministro della guerra. https//:www.eleaml.org – Febbraio 2021 CAP. I * RAFFAELE DE CESARE * LA FINE DI UN REGNO * FRANCESCO II * 6 La dimostrazione per Magenta fu il primo risveglio delle forze liberali e fece paurosa impressione in Corte. L'incaricato di affari e il console generale di Sardegna avevano illuminati i palazzi della Legazione e del Consolato, alla Riviera di Chiaja; e la Legazione di Francia, al Chiatamone, aveva fatto altrettanto. I liberali, in gran parte studenti, ne presero occasione per affermarsi e affermare ad un tempo le loro simpatie alla causa nazionale, al conte di Siracusa, il cui palazzo era a breve distanza dalla Legazione sarda e al governo francese. La dimostrazione ebbe luogo la sera del 7 giugno e raccolse da due a tremila persone. I dimostranti vennero alle mani con la polizia; Niccola Caccavone ebbe ferita lievemente una mano e Teodoro Cottrau perde le scarpe e la voce. In Corte furono vivacissime le invettive contro Gropello, creduto promotore della cosa, perché egli aveva, non solo illuminata la facciata del palazzo, ma esposto tra i candelabri un enorme mazzo tricolore, dono di alcune signore napoletane; ma a lui non venne fatta la più lontana allusione per quanto era avvenuto. Non si trattò di sostanziale mutamento nell’indirizzo del governo; n Filangieri non scelse lui i suoi compagni, né alcun uomo di notevole importanza entrò nel modificato ministero. De Liguoro alle finanze, Rosica all’interno e Ajossa ai lavori pubblici, furono i nuovi direttori. Troja divenne consigliere di Stato, cioè ministro senza portafoglio; Murena passò alla Corte Suprema e Bianchini fu consultore. Del vecchio ministero rimasero Carrascosa, nella stessa sua perpetua qualità di ministro in partibus, e Carafa, al quale gli avvenimenti italiani e la morte di Ferdinando II avevano fatto perdere la bussola. Questo ministero, messo insieme a un po' per volta, quasi faticosamente, rivelava le incertezze del principe e la varia natura delle influenze, alle quali soggiaceva; spezzava la vecchia compagine e non ne creava una nuova, anzi alimentava l'inquietudine e le diffidenze della Corte e degli zelanti. Francesco, come tutte le nature deboli, credeva di accomodar tutto, giuocando di equilibrio; e univa il Casella e il Rosica, miti e sapienti magistrati, e il De Liguoro, intelligente funzionario del ministero delle finanze, allo zelante e ignorante Ajossa, che nulla sapeva di lavori pubblici, per acchetare la Regina vedova e tutto quel vecchio mondo ferdinandèo, che si agitava e seguiva con animo mal disposto le prime novità, brontolando contro il giovane Re, esagerando e malignando. Rosica https//:www.eleaml.org – Febbraio 2021 CAP. I * RAFFAELE DE CESARE * LA FINE DI UN REGNO * FRANCESCO II * 7 era abruzzese, e il giorno stesso che andò al ministero fu trovato scritto sopra una porta interna questo curioso e arguto bisticcio: Quello che non rose il tempo, e non rosero i sorci, Achille.... rosica! Egli era stato intendente di Basilicata, vi aveva fatto mite governo e salvata parecchia gente dopo l'impresa di Sapri. Ajossa, non sapendo una parola di francese, prese con sé un interprete, certo De Lauzières, fratello del noto giornalista.