Poesie 2020 Progressivo
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Concorso di poesia Patrizia Buracchi IV° Edizione, 2020 Anche quest'anno presentiamo con entusiamo e passione il concorso di poesia che tiene viva la memoria della carissima Patrizia. Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti che alimentano questa nostra passione e siamo orgogliosi di questo evento che ogni anno si arricchisce e ci stimola a migliorare. Tommaso Musarra e il Comitato per Patrizia “Ancora spazio alla scrittura e alla sua promozione. Torna il concorso di poesie dedicato alla memoria di Patrizia Buracchi. Iniziativa questa che ben si inserisce all’interno del panorama culturale del territorio castiglionese, rafforzando nuovamente l’impegno dell’Assessorato nella diffusione della lettura come della scrittura secondo un progetto condiviso e integrato, ricco di contaminazioni e molteplici collaborazioni. Un’attenzione che in particolare mira ai giovani e agli studenti nell’intenzione di stimolarne curiosità e spirito critico: la terza edizione del concorso di poesia “Patrizia Buracchi” non potrà che rappresentare un’ulteriore occasione di confronto e dibattito sulla scia di una programmazione culturale che mette al centro la letteratura e la scrittura. Uno speciale ringraziamento va senza dubbio a Tommaso Musarra che con energia e pregevole dedizione fa crescere questo concorso” Massimiliano Lachi Assessore alla Cultura del Comune di Castiglion Fiorentino L'INVERNO SULLE COLLINE Avremo anche una morte lenta da morire, amore sobria e colma di dolore ore che le ore lente accusano l’indugio e la disperazione conta piano i passi senza rotta senza più una meta moriremo un po' per giorno,amore ora che ci manca il coraggio di restare fermi e le crepe germogliano mettendo su radici sottraendoci all’illusione della vita al bacio stanco delle rose moriremo piano, amore con quel tanto d’azzurro in pieno accordo col cielo mentre la pioggia stanca la terra ed il tedio dell’autunno accarezza i limoni nel cortile moriremo dopo tanti giorni di pioggia, amore con un girasole caldo di luce nelle mani spighe composte sulla soglia del cuore ed un papavero di vento tra i capelli moriremo con cura, amore in quelle notti mai venute la luna che ci veglia da lontano in un’assenza di crepuscolo senza colori il profumo della magnolia nelle tasche l’ultima foglia appesa ad una stanca goccia di sole moriremo ricordando quell’amore bello come il mare di settembre che ora trema nell’estate accadendo nel silenzio che resta ed aspetta immobile l’inverno lassù, sulle colline. Amore. Tiziana Monari L'ULTIMA NOTTE DI LUNA (dedicata ad Andrea Camilleri) Ora che le vene sono assetate di mare e gli specchi riflettono un immemore viaggio lo senti Nenè il tempo che si è fatto breve l’alba umida che accarezza la fronte ci sono campi di girasoli rasi dal sole nel sogno la malia della luna, il velo del tedio una stella dell’ovest che arranca nel livido cielo ed il ricordo dell’ultima gita a Tindari un lillà nel cortile sfiorito e mentre cala l’azzurro su quell’isola nera ora che non ci sono ore al di là delle ore fuori ridono scellerati i pagliacci, gli apostoli, i nani in un coprifuoco di parole insensate in una miseria senza confini, nè storia. Tiresia ti tiene la mano ti racconta della rosa e del grano della forma dell’acqua, del sorriso di Angelica ti sorride in un’attesa che sfianca la notte con in mano una goccia di pioggia, un seme appassito d’ortica ed intanto il canto delle cicale sfuma tra le costole ed il cuore il verbo si fa congiunzione la memoria sfiora neve un poco arrossata ed in quell’elisir di morte annunciata già ti avvii in un fiume senza sponde e confini oltre l’isola d’ Itaca a cercare il silenzio dei vivi, l’azzurro del cielo, l’approdo ad un’ isola d’oro. Tiziana Monari IL VASCELLO DELLA NOTTE Vibrano i silenzi in questa notte che incombe incalzata dall’eco di parole portata dal vento. Arde il tramonto sull’orlo di fuoco dove bruciano trucioli di materia che diverranno cenere. Ma dal vapore Emerge il tuo viso, invisibile al reale, una scintilla di fuoco che respira con me la luce della notte. Insieme navighiamo nel vascello del pensiero, sfogliamo pagine di eternità abbattendo i limiti che celano la verità finché le ombre si restringono in rilievi di luce, sorge il mattino, e noi pellegrini in terra straniera, soggiogati dal consueto ciclo riprendiamo a percorrere il sentiero del tempo... Enrichetta Giornelli NEL GIARDINO DI NOVEMBRE Parole, nel vento di tramontana, Ricalcano la tua sembianza In questo stagno Di torbide acque, Mentre una litania di pioggia Compone e ricompone battiti di ciglia Che soffocavano il pianto. La sera si adagia Sul velo incerto Di questo presente Dove il mio sguardo Incontra la valle Nel tremulo bisbiglio del lago. Era novembre... La sera affogava Nella pozzanghera di lacrime, Incerto il tuo passo Nel corridoio di nebbia Si appoggiava al calore Di un umido scialle. Io tacevo... E rimescolavo nel pensiero Speranze ormai spente. È scesa la notte nel giardino, Gli ossuti rami dei tigli S’infiltrano nell’ombra Dei platani E cercano il mio abbraccio Nel vuoto del silenzio. Enrichetta Giornelli COME CERCHI SULL'ACQUA Ho lanciato con forza nel fiume le ansie che da tempo tormentano e assillano i miei giorni e le mie notti, senza dar tregua e respiro al mio cuore. Come sassi disegnano nell’acqua limpida cerchi concentrici di un rapido vortice. Le vedo affondare, risucchiate dalla corrente, che subito le porterà via trascinandole con sé. Resta davanti a me un impercettibile solco, liscia cicatrice rivestita da bianca schiuma. Percezione lieve anche per i miei affanni, acquietati dal ritmo lento della natura intorno. Ornella Olfi LAGO DI BRAIES Si acquieta la mia anima bevendo luce limpida sfiorando nubi azzurre gustando odore d’erba respirando fresca brezza. Quassù è incanto e magia, è sentirsi parte del cielo, è percepire bellezza pura, è lasciarsi cullare dal silenzio, mentre battono lente le ore. Ornella Olfi MIMMIMMIMÌMIMÌÌÌ SARSARÀÀÀÀ in memoria di Mia Martini Sono una Venere delle acque del Sud dove i pescatori vivono il silenzio secondo la propria fede, dove i sogni vengono modellati dalle mani di madre che non nascondono, dove chi cerca trova sempre anche la verità quando è una pietra che ferisce e la luna osa farsi onda che ascolta. Come una sirena mi dichiaro più con il corpo che con la parola, non credo nel destino, nella violenza di una finzione, nella mia voce c’è tanta carne, troppo sangue e tutte le ossa strette nella nostalgia mediterranea, e senza forma, del cuore c’è il mio sentire che si allunga al mondo e si rivela, si snuda e commuove secondo gli impulsi del dolore ma con premura, quasi in punta di piedi come la scia di una stella prima di crepitare, nell’assolo di una poesia ogni poesia una storia che ho addosso, ogni storia la mia confessione, il moto primordiale della mia razza, il mio tentativo d’amore, di amare la donna che sono e cantarne la libertà come il mare canta la sua nella vocazione all’infinito e comunque di ritorno alla propria terra. Sono una Venere con un corpo d’acqua, forte come il Sud, fragile come il suo testamento prima del tramonto. Davide Rocco Colacrai MALASPINA dedicata a Rosalinda Sprint (l'irregolare di Montecalvario) Regine si nasce”, sospira ancora oggi piena di fatalità Rosalinda Sprint. […] “Del resto siamo in repubblica”, proclama, 1 “siamo tutte semplici cittadine.” E scende giù per Toledo, Rosalinda Sprint, correndo dietro ai suoi interrogativi che la notte esagera tra un vuoto e l’altro con cui i tacchi forgiano quelle rughe che il tempo prende a sospingere in un ventaglio contro la madreperla del mare, ogni ruga nella bocca vuota di un sogno che si è fatto orizzonte quando il desiderio d’amore si è lasciato mordere dal vento e ha lasciato sulla lingua immota il sapore di qualcosa che dura per sempre. “Ė piccola, più che piccola è minuta, una figura maldestramente ritagliata nella carta, le forbici si sono mangiate parte del bordo intorno intorno, n’è scappata fuori una silhouette in scala ridotta, e per di più manca di spessore, è gracile, ma ha una sua grazia, due occhi scuri, fondi, che bruciano, malinconici senza mai un sorriso dentro.” Ci sono lune a cui Rosalinda Sprint si rivela nuda come un miracolo e scioglie in una rosa di parole con le quali, sussurrate una ad una e tutte insieme, cerca di osare un senso alla vita per un moto di coraggio, di ofanità, lune sotto le quali può vivere liberamente il suo essere un animale ferito che nel buio lecca e ricompone la ferita mentre appende il suo grido al cielo in un’atarassia di quella malaspina che dall’anima le fa da croce. E scende giù per Toledo, Rosalinda Sprint, con il cuore macerato dal carillon della sua sorte sul quale storto si appoggia, alba ad alba, il raggio di sole a mitria. Davide Rocco Colacrai 1 Citazione, come i versi successivi, tratta da Scende giù per Toledo, Giuseppe Patroni Griffi, Baldini Castoldi Dalai editore. Da cui è stata presa anche la parola ofanità, che nella lingua napoletana significa vanagloria. LENTAMENTE MUORE… Lentamente muore... il dì, al calar del sole, lasciando un roseo colore. Le tante sfumature che, all'imbrunir vedi come schizzi di diverse pitture. Lentamente muore... la sera, all'avanzar della notte con il lento passar delle ore. Un tremolar di luce che, avvolge la natura e, lentamente al buio conduce. Lentamente muore... la notte, all'avanzar dell'alba che, silenziosa bisbiglia parole d'amore. Ti guarda e ti avvolge come un innamorato che, nella sua follia all'alba volge.