Anno Pastorale 2009-2010 Essenziali VITA NUOVA E PROFEZIA CRISTIANA Con i fatti e non solo a parole Tu ci chiedi, Signore Gesù, di essere essenziali: essenziali perché disposti a raggiungere quello che è più importante. E, pur di ottenerlo, pronti a sbarazzarsi di tutto il superfluo.

Essenziali perché capaci di distinguere bene le cose che valgono da quelle che luccicano in modo ingannevole.

Ce l’hai insegnato tu, del resto, LA VITA che la vita vale più del vestito, che il fratello vale più del denaro, che l’amicizia vale più NON VALE FORSE della nostra tranquillità. PIÙ DEL CIBO? Che cos’è una bella tavola imbandita senza un fratello o una sorella che la condivide? Non ha forse un valore incomparabile una tavola sobria rallegrata dalla cordialità degli amici, ravvivata dalla parola saggia e misurata che esce dal cuore?

Non è forse inesprimibile la fraternità che nasce tra due poveri viandanti che spezzano assieme il loro pane seduti accanto alla fontana del villaggio? Sussidio per la preghiera quotidiana dal 5 marzo al 9 aprile 2010

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5 marzo 2010

Condividere il tempo Schiavitù

Ci sono tanti modi Oggi il nostro tempo di essere schiavi, Signore. è la cosa più preziosa E forse, in questo nostro tempo, che abbiamo a disposizione. proprio quelli che si credono Per questo lo regaliamo i più liberi solo quando vogliamo i più disinibiti veramente bene a qualcuno. i più audaci Altrimenti ce lo teniamo i più moderni stretto stretto, senza farne cadere hanno costruito con le loro mani neppure un ritaglio. le loro catene la loro prigione. Condividere il tempo significa Al di là delle apparenze, dei sorrisi patinati, trovare il momento per dialogare, della forma smagliante, senza aver fretta della vita movimentata, senza riempire lo spazio ricca di sensazioni, di parole affannose l’importante è ciò che passa senza rovesciare sugli altri nel profondo dell’animo, analisi, consigli, indicazioni di marcia. là dove non arrivano Condividere il tempo significa gli obiettivi delle agenzie di moda. anche stare in silenzio perché l’altro ha bisogno Così si finisce con l’essere schiavi della nostra presenza, dell’apparire, dell’aspetto esterno anche tenere una mano e portare in giro un cuore nella propria, con dolcezza, prigioniero di tante voglie. Così si può essere schiavi perché l’altro avverta della bramosia di potere tutto il nostro amore. ed essere incapaci di governare se stessi. Signore Gesù, tu hai condiviso Così può accadere fino in fondo di essere ammirati dalla gente, il tuo tempo con gli uomini: ma accecati dall’egoismo. sei stato con loro nella fatica e nella gioia, Signore, liberami da queste catene! nel dolore e nella festa, nella sofferenza e nel dolore.

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6 marzo 2010

Senza ostentazione Idoli E’ vero: chi è ricco dentro, chi si sente felice e appagato di tutto ciò che prova Mi guardo in giro, Signore, nel profondo di se stesso, e vedo tanti idoli chi vive l’avventura della vita che vengono scambiati per te. riponendo nel cuore, Eppure non dovrebbe essere di giorno in giorno, tanto difficile le perle che gli permetti di incontrare, accorgersi dell’imbroglio. non ha nessun bisogno di apparire, Certo, sono d’oro. non ha la smania di farsi vedere. e luccicano in modo strano, ma non hanno vita L’ostentazione è una malattia e non possono cambiare che attecchisce quando dentro la nostra esistenza. c’è il vuoto, un vuoto profondo… Sono fatti di metallo quando si preferisce il luccichio e quindi non hanno un cuore. dei neon e delle scritte pubblicitarie Per questo sono spietati: alla piccola fiamma vogliono che gli uomini che illumina e scalda il cuore… siano disposti a sacrificare quando ci si lascia ingannare sul loro altare dall’apparenza e dall’esterno, anche le realtà più nobili, e non si sa discernere più grandi, più sante. le virtù e i sentimenti più nobili… Non ammettono dubbi quando si sa fare il resoconto ed esigono una fede cieca. di tutte le vittorie con relative medaglie Eppure non sono in grado ma si è incapaci di valutare di mantenere neppure una gli atteggiamenti e le scelte fondamentali… delle loro promesse. quando ci si ferma ai titoli Signore, donami la forza senza aver il coraggio di badare di smascherare questi idoli anche all’esperienza… che ingoiano le nostre anime con voracità insaziabile Tu, Gesù, di Nazaret, sei venuto a noi e non possono fare nulla senza alcuna ostentazione, per la nostra esistenza. contando non sull’apparenza, Signore, spezza queste catene ma sull’amore profondo per noi e per il Padre. che io stesso mi sono creato con la mia idolatria.

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7 marzo 2010 9 aprile 2010

Senza umiliare Non parlano

Hanno la bocca, Accade per uno di quei raptus ma non parlano. che giungono subitanei, E tuttavia c’è sempre qualcuno distruttivi e nefandi. che presta loro la sua voce. Accade perché non siamo allenati Costruisce parole d’ordine a controllare noi stessi, e le mette sulla loro bocca. le nostre parole e i nostri gesti. Prepara slogans che servono Accade perché non abbiamo sorvegliato a convincere il giardino del nostro cuore a galvanizzare e abbiamo lasciato che vi attecchissero ad illudere erbe di ogni specie cattiva. e poi finge di averli ricevuti direttamente da loro. Accade perché abbiamo covato Lancia ideali che nascondono il desiderio della vendetta. sotto una patina opaca Accade perché ci siamo accorti interessi di bassa lega, che non possiamo più venirne fuori privilegi di cui vergognarsi, senza perdere la faccia. progetti che irridono Accade perché ci sentiamo inchiodati alla giustizia e alla verità. alle nostre responsabilità, a quello che vorremmo nascondere, Eppure, Signore, grazie alla tua luce coprire o ignorare. è possibile riconoscere l’inganno che hanno architettato. E allora, Signore, riusciamo ad umiliare, E’ la tua Parola che mi rivela riusciamo a far male davvero, la vacuità delle parole a toccare la piaga nascosta, che escono dalla loro bocca. ma ancora aperta e sanguinante, E’ la tua Parola che fa crollare a dire cose terribili i castelli costruiti dalla loro voce. con parole intinte nel veleno. E’ la tua Parola che mi mette nel profondo del cuore E allora, Signore, tiriamo fuori il desiderio di una Parola autentica, dal bagaglio della nostra esperienza di una Parola viva, con ferocia fredda e satanica di una Parola feconda, tutto ciò che ci permette di una Parola di salvezza. di colpire, di distruggere, di lacerare.

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8 aprile 2010 8 marzo 2010

Non odono

Senza divorare Hanno fatto loro delle orecchie perché sembrassero vivi, Forse è proprio questa ma in effetti nessuno può affermare la tentazione più terribile di essere stato ascoltato da loro. del tempo in cui viviamo. Forse perché ascoltare C’è una sorta di voracità è così difficile… che abita il nostro stomaco: Forse perché ascoltare lo riempiamo con gesti nevrotici, richiede attenzione, talvolta senza neppure far caso richiede amore, a quello che ingurgitiamo. richiede tempo Ci lasciamo prendere e invece gli idoli semplicemente dalla voglia sono amici della fretta, di divorare, di far sparire, sono affascinati dall’efficacia, senza neppure gustare…. sono sedotti dalla magia.

Ma il peggio avviene quando Signore, non permettere questa voracità raggiunge che io cada vittima di questi idoli la nostra intelligenza che mi incantano e addirittura il nostro cuore. con le loro televisioni, Allora diventiamo con i loro messaggi subliminali, contenitori avidi di notizie, con i loro slogans… di dati, di conoscenze e di sapere. Insegnami a dare fiducia E non facciamo neppure più solo a chi mi ascolta, una qualche cernita solo a chi prende sul serio fra tutto quello che vediamo, le mie attese, ascoltiamo o leggiamo. i miei dubbi, Non facciamo più alcun conto le mie invocazioni, della saggezza e della libertà interiore… le mie certezze, E poi ci gettiamo sugli altri i miei interrogativi, con un amore possessivo e stritolante, le mie domande. con un amore disordinato e nervoso… Donami saggezza sufficiente per distinguere il volto Signore, liberami da questa voracità, di chi mi ama veramente da questa voglia insana e disinteressatamente. di ingoiare e di distruggere.

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9 marzo 2010 7 aprile 2010

Non agiscono Nell’umiltà

Hanno le mani ed è forse per questo Forse mi sbaglio, Signore, che anch’io mi sono illuso ma per me l’umiltà non coincide di poter ricevere qualcosa. con il disprezzo di se stessi, Ma quelle mani non sanno con una specie di masochismo interiore cosa vuol dire donare, in cui si va in cerca cosa vuol dire regalare, delle situazioni più scomode, cosa vuol dire offrire, più incresciose, più infelici. cosa vuol dire accogliere. L’umiltà si nutre Sono mani fatte solamente di una visione saggia ed equilibrata per raccogliere delle cose e delle persone, per accumulare a partire da se stessi. per trattenere E’ un modo di affrontare la vita, per moltiplicare. le scelte ed i problemi, Sono mani capaci conoscendo i propri limiti, di comprare e di vendere, le proprie risorse di investire e di far fruttare, e anche le proprie ferite. ma ignorano cosa significhi agire senza secondi fini, Ti chiedo anch’io l’umiltà, spendersi senza chiedere nulla, Signore, ma un’umiltà sacrificarsi per la gioia degli altri. condita di buonumore, dotata di allegria, Sì, questi idoli, a guardarli bene piena di audacia, non agiranno mai in mio favore, non l’umiltà di chi si rinchiude in se stesso non mi tenderanno mai una mano, o quella di chi si raggomitola non mi soccorreranno per evitare i colpi dell’esistenza. nel momento del bisogno. Attendono solo la mia offerta, Ti chiedo l’umiltà, Signore, sono pronti a riscuotere il mio pedaggio, ma un’umiltà che va incontro esigono il mio contributo, liberamente ai rischi, ma da loro, Signore, ne sono sicuro, che sa accettare anche i fallimenti, non riceverò mai nulla. un’umiltà vigorosa, colma di amore e di benevolenza.

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6 aprile 2010 10 marzo 2010

Nella sobrietà Non salvano

In un’epoca come la mia In fondo tutta la differenza in cui il consumismo è una religione, sta proprio qui. lo sperpero uno sport diffuso, Fin dai tempi antichi, gli acquisti un’attività obbligatoria, fin dall’epoca della schiavitù è difficile essere sobri: in terra d’Egitto, sobri nel mangiare e nel vestire, tu ti sei rivelato sobri nel bere e nel parlare, come Colui che salva, sobri nell’uso delle cose che strappa all’angheria, di cui ci circondiamo quotidianamente. che libera dal pericolo mortale, che offre una libertà insperata. E’ facile lasciarsi prendere la mano, Lo hai fatto solo per amore lasciarsi andare agli appetiti più profondi, senza altri fini dimenticare ciò che conta veramente, senza altre ragioni per lasciar libero campo all’apparenza. se non la compassione E’ facile lasciarsi tentare per il povero e per l’oppresso. dalla teoria dell’”usa e getta” Tu solo, in effetti, puoi salvare. che finisce per riguardare Gli idoli di ogni specie non solo gli oggetti, possono solo illudere, ma anche le persone. possono solo sopire il dolore, oppure offrire un po’ di consolazione. Sì, Signore, nella sobrietà Chi si aggrappa a loro vuol dire mettersi perché in preda all’angoscia nella condizione migliore perché divorato dal senso di colpa di accogliere e di rispettare, perché attanagliato dalla paura di incontrare e di dialogare. sente un beneficio passeggero. Senza voler strafare, Ma non riuscirà mai senza voler divorare, a provare cosa significhi senza voler possedere. essere liberato, essere restituito alla vita, Sobri, allora, per essere liberi, essere salvato. nel cuore e nella mente, La sua resterà un’esistenza nei sentimenti e nelle idee, condannata ai cerotti, nelle parole e nei fatti. senza speranza di guarigione.

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11 marzo 2010 5 aprile 2010

Idoli di ieri Nella semplicità del cuore

Ci sono idoli antichi Un cuore semplice è un cuore : di cui conosciamo le fattezze non ha nulla da nascondere. e abbiamo imparato i nomi E’ trasparente ad ogni sguardo, nei libri di storia: è aperto ad ogni incontro, idoli degli egiziani e dei fenici, è disponibile ad ogni dialogo. dei babilonesi e degli assiri, Donami un cuore semplice, Signore. dei greci e dei romani. E libera il mio cuore Al di là delle sembianze, dalle inutili complicazioni, maschili o femminili, dai contorcimenti inspiegabili, essi incarnano le forze dalle zone oscure e buie potenti ed oscure che tentano di allargarsi sempre più. della fecondità e del denaro, della natura e della sessualità, Un cuore semplice è un cuore buono, degli astri e degli elementi, un cuore fatto di carne, della guerra e dell’intelligenza, capace di commuoversi, dell’astuzia e del piacere. pronto a provare compassione. Non ci si mette tanto a comprendere Non resiste alla sofferenza altrui, che preghiere e sacrifici cede alle richieste di aiuto, rivolti a quelle statuette prova dispiacere per ogni situazione erano un mezzo, abbastanza scoperto, triste o difficile. per assicurarsi ciò che stava Donami un cuore semplice, Signore. terribilmente a cuore. E libera il mio cuore Idoli di ieri, Signore, dalla durezza che lo sclerotizza, che restano sempre attuali. dal sospetto che lo abbruttisce, Idoli di ieri, manifesti e scoperti dall’egoismo che lo rovina. in quello che offrono in quello che promettono. Un cuore semplice Idoli di ieri che restano attuali assomiglia al tuo cuore, mio Signore, perché il cuore umano perché ama la luce del giorno, non è poi granché cambiato è radioso come il sole, nello scorrere dei secoli. è tenero e misericordioso. E si porta dentro un bisogno perenne Donami un cuore semplice, Signore, di soddisfacimento e di felicità. disposto ad amare, gratuitamente.

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4 aprile 2010 12 marzo 2010

Buono Idoli di oggi

La nostra bontà ha sempre dei limiti, Signore: Anche la nostra epoca ha i suoi idoli, arriva fino ad un certo punto così come le sue manie, e poi si ferma, le sue mode e i suoi sport, si arresta sulla soglia le sue ambizioni e le sue illusioni. di ciò che le sembra Restano gli idoli di sempre troppo grande ma se ne aggiungono di altri troppo rischioso che vengono a completare troppo generoso il panorama già folto. troppo nobile. Così affiorano e si affermano La nostra bontà gli idoli dell’efficienza facciamo fatica a mantenerla immune e della spregiudicatezza, da qualche interesse, gli idoli della tecnologia da qualche desiderio e delle possibilità illimitate, di vantaggio e di contraccambio. gli idoli della scienza, Siamo altruisti del potere senza confini ma non al punto e senza remore, di dimenticare noi stessi. gli idoli della forma fisica, Siamo compassionevoli del cibo più che biologico, ma non al punto dei ritmi programmati a tavolino, di regalare tutto. dei viaggi sempre più audaci, Tu, invece, Signore, delle sensazioni sempre più forti. sei profondamente E ci sono anche gli idoli totalmente della fuga che assume assolutamente buono. tutti i sentieri a disposizione: dalla droga al rifiuto del cibo, La tua bontà non ha limiti, dal computer al mutismo ostinato. la tua tenerezza non ha remore, il tuo amore arriva Tra tanti idoli, all’impossibile vecchi e nuovi, all’inatteso gli uomini e le donne di oggi all’insperato riusciranno, Signore, all’inimmaginabile. ad accorgersi di Te?

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13 marzo 2010 3 aprile 2010

Surrogati Creatore

Non mancano persone che vedono anche negli idoli Tu sei vita, pienezza di vita, qualcosa di positivo. e per questo non ti si addice In fondo – ragionano – , l’isolamento. piuttosto che essere totalmente privi Per questo tu non resti di punti di riferimento, nella tua perfezione, è sempre meglio avere ma nel tuo amore, qualcosa che dia una molla nella tua passione per la vita, alla nostra esistenza, tu chiami alla vita, qualcosa che porti doni, trasmetti vita. un po’ di benessere, Questo mondo che abitiamo un po’ di gioia, sei tu che l’hai creato. un po’ di appagamento, Prima non c’era nulla un po’ di consolazione. e sei stato tu che dal niente E’ vero: l’effetto “placebo” hai formato gli astri, è conosciuto bene anche negli ospedali. hai donato la luce, La classica cialda hai plasmato la terra, o l’innocente vitamina hai diviso le acque. che passano per una medicina Ogni forma di vita, potente contro l’insonnia dalla più minuscola e sortiscono il loro effetto. alla più mastodontica, Ma io mi domando, Signore, trova in te il suo progettista. se la vita possa essere vissuta Ma è soprattutto in noi, in un perenne miraggio, uomini e donne, in un gioco di specchi e di proiezioni, che tu hai investito in un vortice di illusioni tutta la tua sapienza, e di promesse mai mantenute… tutta la tua potenza. A furia di mangiare Sì, mio Dio, e di bere surrogati tu ci hai fatti a tua immagine, riusciremo più a riconoscere hai impresso in noi il sapore del cibo autentico? una traccia della tua bellezza, Proveremo desiderio di Te, il marchio della tua grandezza, il Dio che solo può salvare? il sigillo del tuo Spirito.

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2 aprile 2010 14 marzo 2010 Liberatore Spendo

E’ il primo nome Non so neppure io perché lo faccio, che ti spetta, perché mi faccio catturare il primo titolo da questa insana voglia di buttar via denaro. che ti è stato riconosciuto Eppure mi capita, Signore, nella nostra storia santa. di mettere mano al portafoglio Sì, perché è ad un popolo di schiavi, in modo ripetitivo e nevrotico, condannati ai lavori forzati, solo per soddisfare un bisogno destinati allo sterminio, che neppure io so spiegare veramente. che tu ti sei rivelato come colui che vede Perché spendo? il sopruso e l’angheria, Perché ho del denaro a disposizione come colui che ascolta che posso utilizzare per cose effimere. il grido e la supplica, Perché non devo risparmiare all’osso come colui che agisce ed interviene per andare avanti in un qualche modo. per donare la libertà Perché posso permettermelo e con essa una nuova vita. nella situazione in cui mi trovo. Dio dei poveri, Dio degli oppressi, Eppure c’è tanta gente Dio degli abbandonati, vicina e lontana Dio dei derelitti, che è alle prese con difficoltà serie, Dio dei deboli: che manca del necessario, così tu ti sei manifestato che è costretta a lesinarsi e hai mostrato fino a che punto anche ciò che è indispensabile. ti impegni per sottrarre un popolo ad un destino ineluttabile. Eppure ci sono persone Sei entrato in questa nostra storia giovani e anziane come colui che offre libertà, che fanno fatica a vivere, come colui che prende le difese perché hanno il portafoglio vuoto, di quelli che non hanno voce, perché davanti al primo contrattempo di quelli che non hanno forza. si trovano senza alcuna risorsa. Benedetto sei tu, Signore, liberatore degli oppressi Come posso ancora di ogni tempo e di ogni luogo. continuare a spendere così?

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1° aprile 2010 15 marzo 2010 Compero Tu sei Dio

Vado per il mio paese, Solo a te conviene per la mia città questo nome – Dio – e il mio sguardo si posa che appare sprecato, sulle vetrine dei negozi. rovinato, avvilito Sono state preparate quando lo si attribuisce ad altri. con tanta attenzione Tu sei Dio: per mettere in bella mostra nessuno è come te, gli ultimi arrivi. nessuno è degno Così mi lascio convincere come tu lo sei – a comperare anche quello di ricevere il mio amore, che non è proprio indispensabile, il mio rispetto, solo perché mi piace. tutto l’onore, tutta l’adorazione Sfoglio il quotidiano che solo tu meriti. o il settimanale Solo tu puoi chiedermi e cado, quasi senza volerlo, di essere amato nei grandi paginoni della pubblicità: al di sopra di tutto e di tutti, immagini seducenti più di qualsiasi cosa che si rivolgono al mio inconscio e di qualsiasi persona, per riuscire a convincermi anche di quelle più care. senza che neppure me ne accorga. Tutto può essere abbandonato Guardo la televisione anche la casa e nelle interruzioni si susseguono anche il lavoro messaggi accattivanti anche la famiglia su questo o quel prodotto. se tu me lo domandi. Al momento opportuno, Tu sei Dio e davanti a te senza neppure rendermene conto, io mi sento piccolo io compero, Signore, e avverto tutta la mia fragilità accumulo oggetto su oggetto, ed i miei limiti. prodotto su prodotto, Ma resto fiducioso riempio la mia casa. perché so fino a che punto Ma quale bisogno strano tu mi vuoi bene. mi induce a circondarmi di tante cose?

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31 marzo 2010 16 marzo 2010 Consumo

Tu sei Unico Sono figlio del mio tempo, Signore, Non c’è nessuno come Te, figlio dell’”usa e getta”, nessuno che possa figlio del consumo e dello spreco. reggere il confronto. Quando ci penso per un momento Ci sono idoli che possono mi accorgo di quanto sia diverso appagare per un breve istante, il mio modo di vivere e di comportarmi ma Tu sei una sorgente perenne da quello dei miei nonni. di acqua viva e zampillante che spegne il desiderio profondo Tutto quello che bevo che ci portiamo dentro. è per lo più in bottiglie di plastica, Ci sono idoli che danno in cartoni e lattine: l’illusione di stare un poco meglio, roba che si butta via la consolazione di un piccolo miglioramento, una volta esaurito il contenuto. ma solo Tu puoi guarire E mi ripenso bambino le malattie profonde dell’animo, mentre vado a comprare il latte solo Tu puoi far scomparire direttamente da una famiglia di contadini ferite che restano con la bella bottiglia di vetro costantemente aperte. che verrà lavata ed utilizzata ogni giorno! Ci sono idoli che portano a perdere la coscienza del male Tutto quello che mangio e aiutano ad ignorare è avvolto con molta carta, le colpe commesse, è circondato di molta plastica: ma solo Tu cancelli involucri di cui liberarsi il nostro peccato appena è arrivato il momento e ci fai nuovi, puliti, di mangiare o di cucinare. come all’alba della vita. E rivedo nel film della memoria Ci sono idoli che offrono l’uso parsimonioso della carta sensazioni di forza, che contraddistingueva talora addirittura la gente di altri tempi. deliri di onnipotenza, ma solo Tu ci fai attraversare, Io consumo, tu consumi, egli consuma, indenni, le zone oscure della morte noi consumiamo, voi consumate, e ci regali una vita eterna. essi consumano, tutti consumano: ecco il verbo della nostra civiltà!

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17 marzo 2010 30 marzo 2010

Un cuore indurito Sono ingordo All’inizio si trattava solo di una pellicola Non sono mai sazio, con cui volevo difenderlo la mia ingordigia non ha fine: da un eccessivo contatto ma perché, Signore, questa voglia con il mondo esterno, di mangiare, di sgranocchiare, con i suoi problemi, di assaggiare, di gustare, con le sue invocazioni. di conoscere sapori diversi, Volevo che si conservasse di acquistare prodotti nuovi? immune da troppi coinvolgimenti che avrebbero finito col togliergli Perché questo bisogno divorante la tranquillità abituale. che si riversa sul cibo? Forse per sedare le mie nevrosi? Poi, Signore, ho pensato bene Forse per ingannare di metterlo in frigorifero, la mia tendenza a distruggere, di immergerlo in un clima ad inglobare, ad impossessarmi? in cui ci fosse spazio solo per i calcoli di interesse, Siedo a tavola e mangio, solo per le valutazioni dei vantaggi, mangio più di quello che dovrei, solo per gli estratti conto mangio più di quello che è necessario, e le oscillazioni della borsa, mangio e tralascio di dialogare solo per i miei progetti ambiziosi con quelli che sono accanto a me. e i mezzi necessari per realizzarli.

Mangio freneticamente, convulsamente, A questo punto, con mia sorpresa, come se avessi bisogno sul mio cuore si era deposta di tutto quel cibo che ingurgito, una spessa crosta di ghiaccio: mentre poi mi devo affannare il mio cuore era diventato bello duro. a smaltirlo, a liberarmene. Non reagiva più neppure di fronte alle situazioni più drammatiche, Signore, liberami dalle turbolenze non provava compassione di questa “fame” che mi ossessiona neppure di fronte alle sofferenze dei vicini. e fammi sentire fame di ciò che conta: fame di te, della tua parola, Scongela questo cuore indurito fame della tua presenza, del tuo dono. col fuoco del tuo amore, Signore. Riscaldalo e accendilo perché torni a pulsare.

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29 marzo 2010 18 marzo 2010 Un cuore spezzato Mi piace il lusso

Organo delicato il cuore, Signore. Trovo sempre un buon motivo Me ne sono accorto a mie spese. per cedere alla tentazione del lusso, Credevo che il mio fosse sono sempre pronto a spiegarmi un cuore infrangibile, che è quasi un dovere un cuore resistente, concedersi, di tanto in tanto, un cuore impermeabile, un articolo costoso. un cuore a prova di qualsiasi influsso cattivo. Sperpero? No, cura di se stessi! Prodotti dal costo esagerato? Quasi che il male potesse percorrerlo No, cose belle! lasciandolo come prima. Cura eccessiva della propria immagine? Quasi che fosse indifferente No, un modo per volersi bene! ciò di cui si alimentava, Voglia di apparire, di essere visto? ciò a cui attingeva, No, sano rapporto con la propria immagine! ciò che produceva nel profondo. Si, Signore, sono meravigliato E ora ho tra le mani della mia fantasia, della mia capacità un cuore spezzato, ad inventarmi le scuse adatte vittima delle sue stesse intemperanze. per continuare a comperarmi Un cuore spezzato perché era qualche prodotto di lusso. troppo rigido con gli altri e troppo pronto a scusare se stesso. Ma forse dovrei guardare Un cuore spezzato perché corroso in fondo alla mia memoria, da beghe sotterranee in fondo alla mia coscienza, da progetti cattivi in fondo alle mie rappresentazioni… da pensieri oscuri. e allora mi accorgerei Un cuore spezzato dal male commesso che la bellezza vera che è tornato indietro, non ha niente a che fare con i profumi, con la precisione di un boomerang. che ciò che conta veramente non è il capo firmato, Tra le tue mani oggi metto che la mia dignità tutti i cocci del mio cuore: viene tutta dall’animo, solo tu puoi rimetterli insieme. dalla sua generosità e nobiltà.

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28 marzo 2010 19 marzo 2010 Falsi bisogni Un cuore malato

E’ un cuore malato il mio, Signore. Quando il mio spirito è lucido, quando la mia coscienza è desta, Malato di troppi affanni quando non mi lascio convincere che hanno finito per congestionarlo. da slogan a buon mercato, Sono preso da un vortice di cose allora mi accorgo di tutti da fare, da progettare, da realizzare i falsi bisogni che mi porto dentro. e ho finito col dimenticare me stesso e te, e quello che conta veramente. Sono cresciuti un po’alla volta, nella terra del mio cuore. Malato di un egoismo che diventa ossessivo Sono stati seminati e che mi preclude la possibilità e hanno subito attecchito. di vedere il prossimo che sta male, Hanno affondato le loro radici, di sentire le sue richieste di aiuto, radici tenaci che si fatica a strappare. di assumermi i rischi della solidarietà, Si sono impadroniti di me, di prendere su di me i costi della giustizia. senza che me ne accorgessi. Malato di febbri continue Signore, i falsi bisogni che mi percorrono e mi alterano: fanno la parte del padrone, la febbre del consumare, occupano tutti gli spazi possibili. continuamente e avidamente, E hanno fatto sloggiare la febbre del possedere, la preoccupazione di assicurare dell’accumulare senza tregua, quello che conta veramente. la febbre del potere, La curiosità, la brama di informazioni da esercitare a piacimento ha scacciato la riflessione. senza regola alcuna, La voglia di apparire e di emergere la febbre del successo, mi ha fatto dimenticare da raggiungere a qualsiasi costo. l’importanza della saggezza. Il desiderio di fare, di realizzare Guariscilo tu, questo cuore, Signore. ha ridotto gli spazi della mia preghiera. Liberalo da ogni febbre perniciosa Non posso essere felice e fagli provare quei rimedi fin quando vado dietro a falsi bisogni che solo tu conosci e offri: e smarrisco quello che è la medicina della misericordia, veramente necessario alla mia vita. della dignità e della bellezza.

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27 marzo 2010 20 marzo 2010 Volgere il cuore Custodi, non padroni!

E’ dal cuore che viene il bene o il male. Dovresti ricordarcelo ogni giorno E’ dal cuore che nascono perché continuiamo a dimenticarlo. le cattiverie e le generosità, Non è nostro questo mondo, Signore, gli slanci di solidarietà e gli attacchi di egoismo, i progetti malvagi e quelli benefici, non è nostra proprietà, le parole umilianti e quelle che consolano, non possiamo disporne le frasi che fanno bene e quelle che distruggono, a nostro piacimento, i gesti inconsulti e stupidi e quelli carichi lasciandoci afferrare di un tesoro prezioso. dalle scelte più comode, dalle voglie più insane, Signore, com’è diverso il mio cuore dal tuo! dalle decisioni più arbitrarie. Il mio cuore sclerotico dal tuo cuore giovane, Questa casa che abitiamo il mio cuore indurito sei tu che l’hai progettata dal tuo cuore tenero, e costruita per noi il mio cuore piccino e ce l’hai affidata perché ne facessimo dal tuo cuore smisurato, il mio cuore egoista un luogo di gioia e di fraternità, dal tuo cuore generoso… di condivisione e di armonia.

Signore, guariscilo questo cuore Non possiamo ignorare perché cominci a pulsare che ci sono regole da rispettare, secondo la tua volontà, bellezze da preservare, perché non si lasci sconquassare equilibri da curare, da desideri cattivi, principi a cui riferirsi. perché ritrovi l’armonia La natura si vendica di ogni nostro gesto e il benessere di un tempo. stupido ed irriguardoso, di ogni nostro comportamento Signore, fallo ardere questo cuore egoista e distruttivo. che si è ghiacciato, che si è intorpidito, che si è rinchiuso in se stesso, Signore, rendici custodi attenti che si è rattrappito… di questo meraviglioso mondo che trasmetteremo ai nostri figli.

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21 marzo 2010 26 marzo 2010 Volgere le braccia

Cambiar vita Non posso dire, onestamente, di non aver fatto nulla. Sono disposto a cambiar vita Non sono proprio stato perché non ne posso più con le mani in mano. di andare avanti come adesso, Ma a cosa è servito il mio arrabattarmi, di continuare in questo modo. tante mie fatiche, Ma non sono neppure sicuro tanto stress, della mia determinazione, tanto nervosismo, del mio entusiasmo, tanta tensione? della mia decisione. Sono stanche le mie braccia, Signore, Eppure sento che è possibile troppo stanche per continuare, una vita diversa e tuttavia quello che ho davanti una vita pulita non è un bilancio entusiasmante. una vita generosa Il mio lavoro non è servito una vita ricca di bontà che a rovinare tutto il bene che c’era. una vita limpida Ho distrutto molte cose una vita armoniosa per costruire nuovo, una vita che porti ma ci sono solo macerie, ora, l’emblema di una comunione nuova e del nuovo neppure la traccia. con te, mio Dio, Quando ho voluto tirar su qualcosa con gli altri, a partire dai più vicini, non ho costruito fondamenta solide. con me stesso. Ed è bastato poco per far crollare tutto. Ho speso tante energie Sento che tu mi hai creato nell’abbellire le facciate, per una vita piena di luce e di verità, nel dare un aspetto attraente per una vita piena di calore e di amore, alle mie realizzazioni, per una vita ricca di fantasia ma poi i muri maestri si sono sbriciolati e non continuamente mortificata in modo impietoso. dal solito ritmo stanco che le ha inflitto il male. Signore, queste braccia che volgo verso te vogliono imparare da te Sento che tu puoi togliermi questa fame a costruire ciò che dura, che da troppo tempo mi porto dentro a costruire ciò che è veramente e che tento solo di calmare di una rara bellezza e solidità. con surrogati inutili. 18 23

25 marzo 2010 22 marzo 2010 Volgere gli occhi Cambiare atteggiamento

Credevo che la cosa più giusta A furia di fare il male, fosse pensare a me stesso, a furia di progettarlo e di realizzarlo a quello che mi piaceva, con straordinaria precisione, a quello che volevo io i miei occhi, Signore, si sono rovinati. Sono occhi torpidi (ma tutto e subito), che hanno smarrito credevo che bastasse allungare la mano la possibilità di cogliere e servirsi senza tanti scrupoli, il lato luminoso della realtà. credevo che i sensi di colpa Anzi, si sentono attratti erano solo zavorra, pesi inutili da tutto ciò che è oscuro, di cui disfarsi prontamente. da tutto ciò che è sporco. Volgo a te i miei occhi, Signore, Credevo che l’altro fosse perché tu li faccia tornare solo un potenziale concorrente, limpidi e puri: un nemico virtuale perché allora sapranno decifrare la realtà, avrebbe tentato di raggiungere lui riconoscere la bellezza, il posto che sognavo io, apprezzare la bontà e la giustizia… si sarebbe impossessato lui A furia di fare il male, di quello che desideravo da tempo, a furia di tramare nel buio, avrebbe preparato lui di cercare di coprire le mie malefatte, i trabocchetti in cui farmi cadere i miei occhi sono diventati opachi, per non farmi avanzare hanno perso la loro lucentezza. nella stima degli altri, in carriera, Anzi, si trovano a loro agio nella possibilità di emergere, in mezzo al grigiore, di far vedere quello che sono. ai colori smarriti, alle realtà deteriorate, Credevo che tu, mio Dio, agli entusiasmi spenti. fossi solo un padre padrone, Volgo a te i miei occhi, Signore, un potente esigente, perché tu ridia loro la gioia autentica che li fa brillare, pronto a rinfacciarmi ogni sbaglio. l’entusiasmo che li rende scintillanti. Ora vorrei cambiare tutti questi atteggiamenti.

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23 marzo 2010 24 marzo 2010 Cambiare sguardo

Volgersi verso Dio Per troppo tempo il mio è stato uno sguardo arrabbiato gettato su tutto e su tutti, Alzo gli occhi verso te, pronto a far pagare i presunti torti li alzo anche se sento da me subiti. di non essere in uno stato piacevole, Ma era proprio giusta ma è così che mi sono ridotto, la mia rabbia che mi portavo in corpo, è così che mi ha ridotto il mio peccato. la rabbia che divorava il mio cuore e accecava i miei occhi? Volgo a te il mio sguardo Cambia il mio sguardo, Signore: a cercare misericordia e amore. dammi del buon collirio Non accampo giustificazioni, che tolga questo bruciore insano, non voglio coprire quello che ho fatto. questo desiderio di vendetta, Ma vorrei incrociare che arrossa i miei occhi… il tuo sguardo pieno di affetto e di compassione. Per troppo tempo il mio è stato uno sguardo interessato, Volgo a te il mio cuore, preoccupato solo del mio tornaconto, un cuore un po’ sporco e ferito, dei vantaggi che avrei tirato, un cuore un po’ pazzo e infedele, delle possibilità che avrei sfruttato. un cuore rovinato dall’infedeltà. Ma a cosa mi ha portato Ma so che il tuo cuore è troppo grande questa concentrazione assurda per ignorarmi o tenermi lontano, su me stesso, sui miei progetti, che il tuo cuore è sempre disponibile sui miei desideri, sulle mie ricchezze, a lasciarsi commuovere. sulla mia carriera, sulla mia tranquillità? Cambia il mio sguardo, Signore, Volgo a te le mie braccia fammi levare gli occhi come un bambino che si protende verso orizzonti più grandi verso sua madre. delle piccole meschinità che mi accaparrano… Sono queste braccia che hanno fatto, materialmente, il male. Cambia il mio sguardo. Sono queste braccia che hanno Allora tu non sarai più un padrone, ma un padre. colpito, umiliato, ferito Allora il vicino non sarà un nemico, un concorrente, o abbandonato al loro destino. ma un fratello, una sorella. Cingi con le tue braccia Allora anch’io sarò un riflesso della tua bontà. queste mie braccia malate e stanche.

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