Il Genere Della Vanitas Nel Periodo Del Ventennio Fascista
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Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Storia delle Arti Visive e della Musica SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA E CRITICA DEI BENI ARTISTICI, MUSICALI E DELLO SPETTACOLO CICLO: XXIV IL GENERE DELLA VANITAS NEL PERIODO DEL VENTENNIO FASCISTA Direttore della Scuola: Prof.ssa Vittoria Romani Supervisori: Prof.ssa Giuseppina Dal Canton Dott. Guido Bartorelli Dottoranda: Dott.ssa CHIARA COSTA ABSTRACT Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista La ricerca ha preso avvio da un’indagine sul ciclico prosperare del genere vanitas in età contemporanea e precisamente nel XX secolo, senza trascurare l’eredità che in merito giungeva dagli ultimi anni dell’Ottocento né escludere l’influenza esercitata dal Novecento sul primo decennio del XXI secolo. Identificate alcune fasi cruciali in cui lo sviluppo della vanitas assunse particolare rilevanza, lo studio si è poi concentrato sul periodo del ventennio fascista, delimitando l’area d’interesse a quella italiana, in un momento che vede l’Europa intera, e non solo, avviarsi verso le esperienze tragiche della guerra e del genocidio. La tesi si apre con una riflessione sulle diverse tipologie della vanitas, valutando la pertinenza delle opere scelte al confronto con la classificazione consolidata del genere e rilevando gli elementi di continuità e discontinuità rispetto alla tradizione. Si sviluppa, quindi, esaminando il contesto in cui si trovano a operare gli artisti, che nei loro scritti sottolineano il condizionamento esercitato dagli eventi bellici e politici sulla loro esperienza artistica. E, infine, nel tratteggiare l’intensa rete di rapporti tra i protagonisti di questo momento storico, evidenzia come la vanitas prosperi manifestandosi in numerosi esempi, sorti dapprima per la volontà di recuperare un genere nel segno del ritorno all’ordine o di esprimere un’intima angoscia esistenziale; dettati poi dall’urgenza di ribellarsi alla dittatura con uno 1 strumento che, sulla scorta dell’esperienza di Picasso e di Guernica, si servisse di un linguaggio criptato, formato da “equivalenti pittorici” in grado di veicolare all’interno delle vanitates messaggi di opposizione al regime. Dunque, da un iniziale repertorio di immagini esteso a un più ampio ambito cronologico e geografico, ma accomunate dalla rispondenza alle tipologie tradizionali della vanitas, si è provveduto a selezionare le opere appartenenti al periodo del ventennio fascista. Dall’analisi dei casi scelti, nel testo e negli apparati, è di conseguenza emerso non solo un forte legame tra il prosperare delle vanitates e il clima in cui esse nascono, ma anche un utilizzo inconsueto del genere, i cui aspetti iconografici innovativi esaltano una vis polemica inusuale, che supera i confini del monito spirituale per aprirsi alla protesta sociale e politica. Il repertorio emblematico e la natura morale della vanitas vengono, infatti, utilizzati come strumenti di contestazione: mezzi sicuri nella misura in cui tale genere fosse ritenuto secondario e “innocuo” dalla propaganda e potente, invece, per chi comprendeva il messaggio sovversivo celato nella sua simbologia. 2 ABSTRACT The vanitas genre in the twenty-year period of Italian Fascism The study began with an investigation of the cyclical flourish of the vanitas genre in contemporary times, addressing, more specifically, the twentieth century, without overlooking the legacy of late 1800s or excluding the influence of the 1900s on the first decade of the twenty-first century. After identifying certain crucial phases in the development of particularly relevant vanitas, the study focused on the twenty-year Fascist period. The scope was limited to Italian Fascism, at a moment in which all of Europe – and not only Europe – was heading toward tragic experiences of war and genocide. The thesis opens with a consideration on the different types of vanitas, assessing the pertinence of selected works against the accepted genre classification and noting elements of continuity and discontinuity with respect to tradition. It then examines the context in which the artists worked, as it was portrayed in their writings, which emphasize how their artistic experiences were conditioned by politics and war. Lastly, the work traces the tight network of relationships between the major figures of this time, evidencing the flourish of vanitas through several examples. Those that came first sought to revive the genre under the banner of a return to order or to express a profound existential anguish. Those that followed were dictated by the urgent need to rebel against the dictatorship with a tool that, in the wake of Picasso and Guernica, employed a cryptic 3 language of “pictorial equivalents” capable of transmitting a message of opposition within the vanitates. The initial repertoire of images was expanded to include a broader chronological and geographical field of study that nonetheless responded to traditional typologies of vanitas and made it possible to select works from the twenty-year Fascist period. What emerged in the analyses of these works, conducted in the text and in the apparatus, is the strong link between the flourish of vanitates and the climate in which they are created, as well as an unusual use of the genre, the innovative iconographic aspects of which extol an uncanny vis polemica, which goes beyond the limits of spiritual admonition to embrace social and political protest. The emblematic repertoire and the moral nature of the vanitas are actually used as instruments of protest. The genre, which was held to be minor and “innocuous” by propaganda, was a sure and powerful means in reaching those who understood the subversive message concealed within its symbolism. 4 INDICE I Vanitas: un genere ibrido, tra passato e presente .................... 7 I.1 Vanitas di oggetti .............................................................. 13 I.1.1 Simboli della vanità del piacere, del potere, del possesso .................................................................... 16 I.1.2 Simboli della natura effimera della vita ................... 26 I.1.3 Simboli della rinascita e della Risurrezione ............. 39 I.2 Il teschio ............................................................................ 53 I.3 Vanitas con figura ............................................................. 64 II Arte: terreno di scontro e di conquista. La complessità del quadro culturale nel ventennio fascista ........................... 81 II.1 Vanitas: tra ripiegamento melanconico e attacco al regime ............................................................................. 93 II.1.1 Vanitas: proiezione di inquietudini esistenziali .... 99 II.1.2 Vanitas: espressione del fronte dissidente .......... 123 III CATALOGO DELLE OPERE .......................................... 145 III.1 Tavole con scheda tecnica e critica ............................. 147 III.2 Illustrazioni .................................................................. 171 IV APPARATI ......................................................................... 431 IV.1 Esposizioni per artista .................................................. 433 IV.2 Bibliografia per artista ................................................. 473 IV.3 Bibliografia generale .................................................... 539 5 I Vanitas: un genere ibrido, tra passato e presente La vanitas si manifesta, in ambito europeo, come categoria d’inventario appartenente al genere della natura morta, sin dal Cinquecento, per affermarsi nel corso del XVII secolo1: la natura morta, infatti, dopo un esordio segnato da una sovrabbondante concentrazione di temi ed elementi iconografici, in base a cui avviene una prima ed embrionale classificazione, si differenzia progressivamente in molteplici filoni, che solo il sottogenere della vanitas riesce a toccare trasversalmente, attribuendo il 1 Si vedano: I. BERGSTRÖM, Dutch Still-life Painting in the Seventeenth Century, translated by C. Hedström and G. Taylor, Hacker Art Books, New York 1983 (First edition: T. Yoseloff, New York 1956; Faber & Faber, London 1956); C. STERLING, Still-life Painting from Antiquity to the Present Time, trans. J. Emmons, Tisné, Paris-Universe Books, New York 1959 (première édition: La nature morte de l’antiquité à nos jours, Tisné, Paris 1952); «Il momento d’oro della natura morta olandese si realizza, come si accennava, nel Seicento avanzato. Al grande rigoglio di questa fioritura contribuirono non poco due aspetti culturali del secolo, da un lato lo scientismo, dall’altro il moralismo. Entrambe queste tendenze datano i loro inizi almeno alla metà del Cinquecento, con l’avvento della speculazione naturalistica e i dettami della Controriforma, ma il loro influsso sulle arti figurative è più sensibile dall’inizio del secolo di cui ci occupiamo» (C. LIMENTANI VIRDIS, Introduzione alla pittura neerlandese (1400-1675), Liviana Editrice, Padova 1978, p. 335) 7 valore emblematico proprio del memento mori a oggetti tratti dal repertorio dell’inanimato2. La diffusione in tutta Europa di movimenti di rinnovamento spirituale3 d’ispirazione francescana, della devotio moderna e della Riforma provoca, in effetti, «une invasion de la tête de mort, une imagerie générale en Occident»4, in composizioni che 2Si vedano: A. VECA, Vanitas. Il simbolismo del tempo, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria Lorenzelli, 18 settembre – 8 novembre 1981, Galleria Lorenzelli, Bergamo 1981), p. 102; I. BERGSTRÖM, La natura in posa, aspetti dell’antica natura morta straniera