Annali Di Ca' Foscari, Xliv, 1-2, 2005
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ANNALI DI CA’ FOSCARI RIVISTA DELLA FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE DELL’UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI DI VENEZIA ANNO XLIV, 1-2 2005 Editoriale Programma ANNALI DI CA’ FOSCARI ANNO XLIV, 1-2, 2005 ANNALI Dl CA’ FOSCARI Direttore responsabile Giuliano Tamani Comitato di redazione Serie occidentale: Eugenio Bernardi, Maria Teresa Biason, Eugenio Burgio, Marcella Ciceri, Marinella Colummi Camerino, Loretta Innocenti, Lucia Omacini, Rosella Mamoli Zorzi, Daniela Rizzi, Paolo Ulvioni. Serie orientale: Rosella Dorigo, Maria Offredi, Bonaventura Ruperti, Maurizio Scarpari, Giuliano Tamani, Boghos L. Zekiyan. Direzione e redazione Università Ca’ Foscari di Venezia Dipartimento di Studi eurasiatici San Polo 2035 - I 30125 Venezia - tel. 041/2348825 - 2348851 Amministrazione Editor & Publisher - Via Scrovegni 1 - 35121 Padova - tel. 049.644819 Editore Editoriale Programma - Via Scrovegni 1 - 35121 Padova - tel. 049.644819 Fotocomposizione Studio Editoriale Gordini - Via J. Crescini 96 - 35126 Padova Stampa Grafiche T.P.M. - Via Vigonovese, 52/a - 35020 Padova © Copyright 1975 Università Ca’ Foscari di Venezia Abbonamento € 85. Estero: € 90. Prezzo del volume 1-2: € 40. Prezzo del vol. 3: € 39. Il prezzo dell’abbonamento va versato sul c.c.p. n. 11646353 intestato a Editor & Publisher o a mezzo vaglia postale, assegno bancario o circolare, o direttamente a mezzo bonifico sul conto n. 12/2517, ABI 1025 CAB 12101, Filiale 411, IMI S. Paolo, Padova. Inserzioni pubblicitarie Sono possibili inserzioni pubblicitarie dopo l’approvazione della direzione della Rivista, al prezzo di € 150 per una pagina e di € 100 per mezza pagina, impianti eventuali esclusi. Dal 1962 (a. I) al 1967 (a. VI) gli «Annali di Ca’ Foscari» sono stati stam- pati con periodicità annuale; dal 1968 (a. VII) al 1969 (a. VIII) con perio- dicità semestrale; dal 1970 (a. IX) con periodicità quadrimestrale: ai due volumi della serie occidentale, indicati con i numeri 1 e 2, è stato aggiunto un terzo volume (n. 3) dedicato alla serie orientale. È vietato riprodurre articoli, notizie e informazioni pubblicati sugli «Annali di Ca’ Foscari» senza indicare la fonte. Gli autori sono responsabili degli articoli firmati. Autorizzazione n. 364 del Presidente del Tribunale di Venezia, 25 ottobre 1963. Avvertenza per gli autori I dattiloscritti da presentare alla rivista vanno indirizzati a: Direzione degli «Annali di Ca’ Foscari» Università Ca’ Foscari di Venezia San Polo 2035 - I 30125 Venezia ISSN 1125-3762 INDICE Articoli 5Franca Bernabei, Avamposti del progresso e limiti delle nazioni 17 Eugenio Burgio, La maniera e la colpa. Il medioevo di Thomas Mann, Der Erwählte 41 Marina Buzzoni, Le edizioni elettroniche dei testi me- dievali fra tradizione e innovazione: applicazioni teori- che ed empiriche all’ambito germanico 59 Vanessa Castagna, Para uma tradução de italiano para português do infinitivo introduzido pela preposição da 71 Marina Coslovi, Dorothy Parker’s Il mio mondo è qui, or The Story of a Surprising Failure 97 Francesco Costantini, An Obviation in Subjunctive Clauses: The State of the Art 133 Michele Daloiso, Il ruolo delle neuroscienze nell’epi- stemologia della glottodidattica 147 Elisa D’Andrea, Fra letteratura e storia: la cultura di Antico Regime nelle Cartas familiares di Juan Andrés 173 Giorgia del Vecchio, Los poetas del mestizaje judeo- hispanoamericano 199 Massimiliano de Villa, Uso e manipolazione delle fon- ti nella tetralogia Joseph und seine Brüder di Thomas Mann: metodo compositivo e strategia autoriale 3 annali di ca' foscari, xliv, 1-2, 2005 223 Manuela Gallina, “Eres bueno para eso de la memo- ria”: tracce memoriali in alcuni racconti di Juan Rulfo 243 Katia Gasparini, Leatherstocking: A Nation in a Man. James Fenimore Cooper’s Portrait of America 257 Maria Gatti Racah, Confini e disgregazione nel rac- conto Baal-tefilo di Ben-Ami 289 Paola Martinuzzi, La città metafisica di Max Jacob. Le Cornet à dés (1917; 1955) 307 Ambrogio Raso, Rapresentações de negatividade na poesia barroca: as Rimas Várias de Sóror Violante do Céu 325 Michela Vanon Alliata, The Naked Man from the Sea: Identity and Separation in “The Secret Sharer” 343 Elisa Carolina Vian, Cruzando fronteras: Ema, la cau- tiva de César Aira 4 ARTICOLI Franca Bernabei AVAMPOSTI DEL PROGRESSO E LIMITI DELLE NAZIONI “An Outpost of Progress”, scritto nel 1896 e pubblicato in Tales of Unrest nel 1898, venne definito da Conrad come “the lightest part of the loot I carried off from Central Africa, the main portion being of course Heart of Darkness” 1. Nel Congo, che fu sotto il controllo di Leopoldo II del Belgio dal 1876 al 1908, lo scrittore era andato nel 1890, ingaggiato con un con- tratto di tre anni come ufficiale in una delle imbarcazioni a vapore di proprietà della Société Anonyme pour le Commerce du Haut Congo, e pieno di aspettative per la missione civiliz- zatrice a cui avrebbe partecipato. Ne ritornò sei mesi dopo, ammalato e disilluso dal confronto colla devastazione della re- gione e gli effetti dello sfruttamento del lavoro e delle risorse locali ad opera delle compagnie europee a cui erano state date in concessione parti del territorio. È bene ricordare, a questo proposito, le ragioni filantropiche e umanitarie con cui Leopol- do aveva e avrebbe continuato a giustificare la sua ambiziosa avventura coloniale. Nel 1876, inaugurando un convegno aper- to a esploratori e geografi a Bruxelles, il re aveva esordito con queste parole: To open to civilisation the only part of our globe which it has not yet penetrated, to pierce the darkness which hangs over entire peoples, is, I dare say, a crusade worthy of this century of progress 2. In realtà, il futuro “État Independant du Congo” (1885), più grande settantasei volte del Belgio, sarebbe stato sottoposto 1 “Author’s Note”, in Joseph Conrad, Tales of Unrest, Harmondsworth, Penguin Books, 1985, p. 10. 2 Adam Hochschild, King Leopold’s Ghost. A Story of Greed, Terror, and Heroism in Colonial Africa, Boston - New York, Houghton Mifflin, 1999. 5 annali di ca' foscari, xliv, 1-2, 2005 a uno spietato controllo, militare oltre che commerciale, che, se non formalmente, di fatto avrebbe ridotto la popolazione in stato di schiavitù, tiranneggiandola e brutalizzandola. Il racconto è dunque situato in Africa, in una stazione di scambio che appartiene a una non meglio identificata “Great Trading Company”, a dirigere la quale sono nominati Kayerts, con funzione di “chief”, e Carlier, come suo assistente. Lo spazio liminale, materiale e simbolico, di questo proclamato avamposto della civiltà e del progresso (definizione ironicamen- te avvallata più volte dal narratore onnisciente, col proposito di smontare la tesi che “la civiltà segue il commercio”) è stato ritagliato e sottratto alla boscaglia circostante, di cui viene sottolineata l’impenetrabile e incommensurabile estraneità: And stretching away in all directions, surrounding the insignificant cleared spot of the trading post, immense forests, hiding fateful compli- cations of fantastic life, lay in the eloquent silence of mute greatness. (89-90) I due funzionari che, pur nel loro sgomento, vorrebbero inizialmente credersi “the very first civilized men to live in this very spot” (90), gradualmente ma inesorabilmente vengono ri- succhiati dal vuoto cognitivo che li avvolge, “disumanizzati” e affrancati da ogni rassicurante possibilità di identificazione, di condivisione di un modo di sentire e di pensare. It was not the absolute and dumb solitude of the post that impressed them so much as an inarticulate feeling that something from within was gone, something that worked for their safety, and had kept the wilder- ness from interfering with their hearts. The images of home; the memory of people like them, of men that thought and felt as they used to think and feel, receded into distances made indistinct by the glare of uncloud- ed sunshine. And out of the great silence of the surrounding wilderness, its very hopelessness and savagery seemed to approach them nearer, to draw them gently, to look upon them, to envelop them with a solicitude irresistible, familiar, and disgusting. (101) L’outpost si afferma e si conferma, potremmo dire, come paradossale in-post o last-post di quell’oscurità (un miscuglio di imprevedibilità, ignoranza, illusioni, cieca adesione dell’indivi- duo alle istituzioni) che si annida nel cuore dell’Occidente e che trova nel “libero Stato del Congo” la sua tragica cassa di risonanza, o situazione-limite che ne fa esplodere le coperture abituali. L’incontro con l’Africa selvaggia da parte di Kayerts e Carlier è tuttavia tanto più perturbante e “disgustoso” in quan- 6 avamposti del progresso e limiti delle nazioni to rende intima, “familiare”, quell’alterità che la “civiltà” deli- mita ed esclude dai propri confini. O meglio, mette impietosa- mente a nudo come la “macchina antropologica” della cultura occidentale produca l’umano attraverso l’opposizione – esclusi- va ed inclusiva al tempo stesso – umano / inumano: cosicché, isolando il non-umano nell’uomo, “il fuori non è che l’esclusio- ne di un dentro” e, umanizzando il non-umano, il dentro, a sua volta, è “soltanto l’inclusione di un fuori” 3. Attraverso una sapiente orchestrazione narrativa che punta sullo slittamento e rovesciamento delle opposizioni semantiche consueto / inconsueto, sicuro / insicuro, familiare / estraneo, ci- vilizzato / primitivo-selvaggio, padrone / servo, schiavista / schia- vo, e dei ruoli che i personaggi rivestono come agenti o vittime di queste opposizioni, l’avamposto, il luogo in cui si dovrebbe- ro trovare le prime tracce, le prime testimonianze della civiltà, diventa invece lo scenario in cui si radicalizzano la “sdefinizio- ne” e dissoluzione dei confini: tra Kayerts e Carlier, tra en- trambi e i nativi, tra l’Europa e “the dark places of the earth” (90). In ultima analisi, “the insignificant cleared spot of the trading post” (89) esplicita quella zona semanticamente vuota, quella zona di indifferenza, in cui la “civiltà” mette in opera l’articolazione tra umano e non umano, tra stato di natura e stato di diritto.