Decalogodecalogo:: Ii “Comandamenti“Comandamenti Laici”Laici” Didi Kieslowskikieslowski'

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Decalogodecalogo:: Ii “Comandamenti“Comandamenti Laici”Laici” Didi Kieslowskikieslowski' IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ DECALOGODECALOGO:: II “COMANDAMENTI“COMANDAMENTI LAICI”LAICI” DIDI KIESLOWSKIKIESLOWSKI' Evento speciale alla Mostra di Venezia del 1989, l’opera del regista polacco, trent’anni dopo, continua a sorprendere per il suo profondo studio delle relazioni umane indagate alla luce dei riferimenti biblici. Uno sguardo morale, privo di intenti devozionali, che suggerisce di “cercare Dio in altre cose che vadano oltre Dio”. Paolo Perrone Decalogo 5 - Non uccidere (1988) 50 film cronache film cronache 51 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ Decalogo 1 - Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altro Dio all’infuori di me (1988) Decalogo 3 - Ricordati di santificare le feste(1988) o non credo in Dio, ma anche non cre- di Veronica (1991) e della celebre trilogia dei dello sguardo (Le Mani – Microart’s edizioni, ad osservare. Il suo sguardo da entomologo dendo ho comunque un rapporto con colori, Film blu (1993), Film bianco (1994) e 1998), “l’inadeguatezza spesso riscontrata tra appassionato, che studia le relazioni umane “lLui. Certo, per chi crede è tutto molto Film rosso (1994), e dopo una lunga stagio- la formulazione di questi comandamenti e la esplorandone il perimetro esistenziale con la più semplice (…). Tutti i miei film nascono ne di documentari iniziata nel 1968 dopo la trama di ogni film è un primo indizio: non si freddezza dello scienziato ma sollevandone le sotto vetro: non ho mai distribuito emozio- scuola di cinema di Lodz. tratta di inscrivere un’azione nel campo di una contraddizioni con i dubbi del filosofo, ripone i ni e non ho nessun motivo per cominciare Preceduto da due lungometraggi per le sale proibizione latente per poter sanzionare il suo personaggi in ambienti chiusi, si concentra sui ora. Però il Decalogo nasce da un equilibrio poi rimontati e inseriti, in forma ristretta, nel grado di conformità alla legge. Se le situazio- primi piani, talvolta su dettagli apparentemente fra osservazione e affetto per i personaggi”. corpus dell’intera opera televisiva (Breve film ni hanno così poco rapporto con la regola, è fuorvianti che in realtà contrappuntano in forma Queste frasi, estrapolate dall’intervista di sull’uccidere, che nel 1988 riceve il Gran perché non sono destinate a illustrarla”. interrogativa l’evolversi delle vicende. Alberto Crespi a Krzysztof Kies´lowski e Kr- premio della giuria al Festival di Cannes, os- “In Kies´lowski la scelta è un’arte”, scrive an- zysztof Piesiewicz, intitolata La mia Bibbia sia Decalogo 5. Non uccidere, e Breve film La freddezza dello scienziato, cora Amiel in Kies´lowski. La coscienza dello senza certezze e pubblicata su L’Unità del sull’amore, vale a dire Decalogo 6. Non com- i dubbi del filosofo sguardo, “si può anzi dire che sia l’oggetto 19 settembre 1989, riassumono con pre- mettere atti impuri, nonostante la traduzione Che parli di un padre che perde il figlio annegato della sua arte, nel senso che il dubbio, l’atto cisione retroterra culturale, slancio metafisi- italiana Non desiderare la donna d’altri faccia in un torrente, dopo che la crosta ghiacciata ha di scegliere e la decisione costituiscono indi- co e complessità autoriale del regista (e, in riferimento, chissà perché, al nono coman- ceduto sotto i suoi piedi (Decalogo 1. Io sono scutibilmente il tema centrale della sua ope- tandem, del fedele sceneggiatore) dei dieci damento), Decalogo, a trent’anni di distanza, il Signore tuo Dio. Non avrai altro Dio all’infuori ra. Arte di vivere, anche, ossia etica. Il com- mediometraggi, ciascuno di un’ora scarsa, continua a suscitare profondo interesse per di me), di una donna con il marito in fin di vita portamento di Kies´lowski nei confronti del realizzati per la televisione polacca nel 1988, il contrasto stridente tra i riferimenti biblici di in ospedale, ma incinta di un altro uomo, che cinema e all’interno dei suoi film nei confronti ispirati per l’appunto alle leggi fondamentali partenza e le storie quotidiane narrate, in cui chiede aiuto al primario, suo vicino di casa, che dello sguardo, è completamente dettato da del cristianesimo. Un’opera, proposta come i personaggi, tutti residenti in un condominio ha in cura il coniuge (Decalogo 2. Non nomi- considerazioni di ordine morale, che vertono “evento speciale” alla Mostra di Venezia del del quartiere Stowski a Varsavia, sono costretti nare il nome di Dio invano), o dell’ex amante di sulle buone o cattive domande da porre, su 1989, che per la rilevante valenza artistica e a confrontarsi con i valori supremi dell’esisten- un uomo, sposato e con figli, che fa di tutto per buoni o cattivi modi di farlo”. E poco oltre: le vibranti istanze etico-filosofiche ha colloca- za. “Nei film di Kies´lowski questi dieci coman- riuscire a trascorrere con lui la notte di Natale “L’individuo e il gruppo, le scelte di ognuno to Kies´lowski (scomparso prematuramente damenti fondamentali non inducono a nessun (Decalogo 3. Ricordati di santificare le feste), lo e la propria responsabilità nei confronti del nel 1996, a soli 54 anni) sotto i riflettori della comportamento, non emanano norme”, scri- sguardo filmico di Kies´lowski si mantiene equi- mondo: il Decalogo si dedica effettivamente ribalta internazionale, prima de La doppia vita ve Vincent Amiel in Kies´lowski. La coscienza distante: non condanna né assolve, limitandosi a una declinazione sensibile di questi temi”. 52 film cronache film cronache 53 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ Sull’orlo di due precipizi Su queste stesse tracce si muovono, dunque, anche De- calogo 4. Onora il padre e la madre (in cui una ragazza in- venta una falsa lettera della mamma morta per avvicinarsi al presunto papà, da cui è attratta), Decalogo 5. Non ucci- dere (nel quale il giovane omicida di un taxista viene a sua volta condannato a morte dal tribunale), Decalogo 6. Non commettere atti impuri (dove un ragazzo tenta inutilmente di conquistare una giovane vicina di casa, dopo averla spiata dalla propria stanza), Decalogo 7. Non rubare (quando una studentessa che vive con i genitori fugge con la sorellina ri- velandole di esserne la vera madre), Decalogo 8. Non dire falsa testimonianza (su una bimba ebrea lasciata nelle mani dei tedeschi anziché essere adottata da una coppia catto- lica, incapace di tacerne la provenienza), Decalogo 9. Non desiderare la donna d’altri (in cui un uomo impotente non si dà pace dopo aver scoperto che la moglie ha un altro) e De- calogo 10. Non desiderare la roba d’altri (nel quale due fratelli ricevono in eredità dal padre, collezionista di francobolli, una raccolta preziosissima). “Se Kies´lowski è certo sfuggito al fascino degli ordini im- posti”, precisa Vincent Amiel nella sua analisi, “se né la legge, né la scienza, né la religione possono essere invo- cate senza lascare apparire le loro carenze, tuttavia l’oscu- rantismo e la rinuncia non vengono mai proposte come soluzioni. Opera dell’artista è proprio di andare a scavare il mistero, fornendo altre vie alla sensibilità, aprendo altre ferite, accusando via via la propria ignoranza”. La lonta- nanza e allo stesso la prossimità alla dottrina cristiana fa del Decalogo un’opera contraddittoria ma acuta, proble- matica ma rigenerante. “Nonostante Kies´lowski non abbia mai fatto mistero del proprio atteggiamento nei confronti delle religioni ufficiali (‘da quarant’anni non vado in chiesa’, dichiarò una volta in un’intervista)”, scrive Chiara Simonigh nel suo illuminante La danza dei miseri destini. Il Decalogo di Krzysztof Kies´lowski (Testo & Immagine, 2000), “nel De- calogo si mantiene in ammirevole equilibrio sull’orlo di due precipizi, e gran parte del fascino dell’opera deriva proprio da questo, o forse proprio dal saper andare ‘oltre’ questo. (…) In ogni film si coglie una sorta di ‘spiritualismo laico’; il Decalogo rende sensibile allo spettatore la presenza di un’entità superiore, che tuttavia appare misteriosa, impal- pabile, indecifrabile. E’ inutile cercarla in qualche rivelazione o in qualche miracolo, in un intervento provvidenziale o in un’improbabile Grazia. Esiste nel Decalogo il divino, ma si tratta, forse, di un deus absconditus più che non di un deus ex machina, o di un Dio che ‘vede e provvede’”. Krzysztof Kieslowski´ sul set 54 film cronache film cronache 55 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ Il disorientamento della coscienza delle cose e delle persone. In ogni episodio Questa volontà di allontanarsi dai legami con l’attenzione, la cura, l’intelligenza, la cautela, la le dottrine, disseminando però tutta l’opera di sensibilità dei personaggi non sono mai suffi- segni, indizi, premonizioni che, viene fatto no- cienti per prevenire gli accidenti, gli errori, ma tare ne La danza dei miseri destini, “spingono utili solo per riconoscerli come tali a posteriori, l’uomo a trascendere i limiti della razionalità, quando ormai una sofferta presa di coscien- ad affacciarsi in una dimensione che lo sor- za difficilmente costituirà un rimedio”. Sono i passa”, è il presupposto fondativo dell’intero “ritardi” di chi, nel Decalogo, pur interrogando Decalogo. Non a caso Kies´lowski suggerisce e interrogandosi su Dio, non trova la via del di “cercare Dio in altre cose che vadano oltre Cielo per i continui inciampi terreni. Eppure Dio”, come riportato in Kies´lowski, il volume in Decalogo 1, quando il piccolo Pawel ap- curato da Malgorzata Furdal e Roberto Turi- prende dalla zia Irena, profondamente catto- gliatto pubblicato in occasione della persona- lica, che lei e il fratello sono distanti ideolo- le del regista al Museo nazionale del cinema gicamente (pur non ipotizzando che il papà di Torino nel 1989.
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