Modernismi Riviste DEF.Pdf

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Modernismi Riviste DEF.Pdf a cura di Caroline Patey e Edoardo Esposito I modernismi delle riviste. Tra Europa e Stati Uniti. Ledizioni Questo volume si stampa con il contributo del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Milano. © 2017 Ledizioni LediPublishing Via Alamanni, 11 – 20141 Milano – Italy www.ledizioni.it [email protected] Caroline Patey e Edoardo Esposito (a cura di), I modernismi delle riviste. Tra Europa e Stati Uniti. Prima edizione: novembre 2017 ISBN cartaceo: 978-88-6705-664-4 Copertina e progetto grafico: ufficio grafico Ledizioni Informazioni sul catalogo e sulle ristampe dell’editore: www.ledizioni.it Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Ledizioni.. Testi e testimonianze di critica letteraria Collana diretta da Edoardo Esposito e Laura Neri, Università di Milano Comitato scientifico Enza Biagini, Università di Firenze Roberto Ludovico, University of Massachusetts Amherst Caroline Patey, Università di Milano Tim Parks, Università IULM Daniela La Penna, University of Reading Indice Edoardo Esposito, Introduzione 9 Andrew Thacker, Verso una mappa delle riviste moderniste. Alcune considerazioni di metodo 13 Anna Boschetti, Il modernismo a Parigi prima della guerra. Apollinaire & cie, attraverso le riviste. 33 Pier Carlo Bontempelli, La nascita del moderno in Germania: riflessioni su un concetto controverso 49 Massimiliano Tortora, Modernismo e modernisti nelle riviste fasciste 73 Anne Reynes-Delobel, «Broom» (1921-1924): poetiche di avanguardia e prospettive transnazionali 95 Martina Ciceri, Da Anton Čechov a Virginia Woolf: Free Russia, ovvero un’‘archeologia’ proto-modernista 115 Michele Sisto, La letteratura tedesca del «Baretti»:Piero Gobetti e la genesi di un nuovo habitus editoriale (1919-26) 131 Caroline Patey, Gita al faro in abiti francesi. Virginia Woolf, Charles Mauron e «Commerce» 153 Isotta Piazza, La «sostanza di romanzo» (senza romanzo) in «Solaria» 167 Franca Sinopoli, Il tema “razionalista” tra le arti da «900» a «Quadrante» 181 Paolo Rusconi, Nella tipografia di «Quadrante»: le pagine, i caratteri di stampa e una copertina 193 Indice dei nomi 215 Indice delle riviste 227 Introduzione I contributi che formano questo volume nascono da un progetto congiunto del Di- partimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici e del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Milano già intitolato Il dibattito delle riviste nell’età del modernismo, che ha avuto il suo culmine in due giornate di lavoro seminariale – il 28 gennaio 2015 e il 28 gennaio 2016 – cui hanno partecipato anche studiosi stranieri. Si è parlato, anzitutto, di riviste, di riviste del primo Novecento o della prima metà del Novecento, ed è stato questo l’ambito della nostra indagine perché, come è noto, è per lo più sulla stampa periodica che si vanno prima elaborando e poi manifestando – almeno nel periodo cui ci siamo riferiti – i fermenti di una letteratura che risente da una parte delle tensioni politiche e sociali che portano alla guerra mondiale o che immediatamente la seguono, e che dall’altra parte vuole essere espressione di quel rivolgimento spirituale e coscienziale che comincia con Nietzsche e con Freud e che dal simbolismo giunge al futurismo e alle varie manifestazioni che si sono volute raggruppare o tornano oggi ad essere riassunte appunto con il termine di ‘moderni- smo’. Attraverso le riviste abbiamo parlato di questo modernismo e dei documenti di una letteratura e di un’arte ‘d’avanguardia’ che era ancora alla ricerca della propria definizione e che proprio sui fogli periodici trovava una prima espressione e deter- minazione, un luogo di incontro, dove si manifestava la necessità di un dibattito e di un confronto. Il binomio di avanguardia e modernismo potrebbe anzi aprire la discussione sul rapporto che esiste fra l’una e l’altro, anzi fra le avanguardie e i modernismi, secon- do quanto mise già in luce il volume Modernismo/Modernismi curato a suo tempo da Giovanni Cianci. Si è andato sviluppando in proposito, specie negli ultimi anni, un dibattito vivace in proposito, e non sono mancate occasioni anche congressuali che hanno cercato di definire i termini d’uso soprattutto della categoria critica di ‘modernismo’, nonché di valutarne la pertinenza all’interno delle diverse realtà cul- turali. È noto infatti che, in Italia, il termine ‘moderrnismo’ è stato a lungo e piuttosto riferito a quell’area e a quelle tendenze del cattolicesimo che, distanziandosi e pole- 10 Edoardo Esposito mizzando con le posizioni della Chiesa ufficiale, volevano riportare l’istituzione ai princìpi della chiesa primitiva, e auspicavano convergenze con le posizioni politiche del socialismo. Anche in Francia e in Germania il termine resta al di fuori dell’uso letterario, mentre avrà fortuna, piuttosto, nel mondo anglosassone; e tuttavia si dovrebbe sot- tolineare che, se parliamo di ‘fortuna’, è anche lì una fortuna tarda, e non erano i contemporanei a definire ‘modernisti’ Joyce, Pound, Eliot e Woolf. Ma torniamo alle riviste, alle pagine delle riviste su cui quelli che chiamiamo modernisti si fanno conoscere e cominciano ad affermarsi. Merito precipuo dei fogli periodici è che il confronto che vi si stabilisce non è solo interno a un ambito nazio- nale, ma si apre alle altre lingue e culture e ne favorisce la conoscenza, operando su un piano che non è solo letterario ma politico e sociale, e sviluppando il dialogo con le altre arti e con il razionalismo architettonico. Una delle testate che in Italia è stata di maggior interesse per quanto riguarda l’attenzione alle letterature straniere è stata «Il Baretti»; e sarà una rivista come «Circoli» a presentare la prima traduzione integrale della Waste Land (1932) o a or- ganizzare un intero numero, nel ’33, per far conoscere la poesia americana. La stessa cosa avviene all’estero, per esempio con «Commerce», che in Francia presenta in anteprima, fra le altre cose, pagine di To the Lighthouse; così come è sulla rivista di Eliot, il «Criterion», che viene tradotto per la prima volta in Inghilterra il nostro Montale. Vale la pena, per l’Italia, di citare un caso che per certi aspetti può dirsi emblema- tico, quello che riguarda «La Ronda», ossia la rivista che dal 1919 al 1923 si segnala come il luogo di intransigente opposizione all’avanguardia futurista, e che viene sempre citata per la sua difesa della tradizione italiana, rappresentata in particolare dai nomi di Leopardi e di Manzoni, e dei valori dello stile. Bene, non si tratta di negare o ribaltare questi aspetti, ma di guardare con maggio- re oggettività a quanto anche una rivista come «La Ronda» operò a suo tempo; e se è vero che uno dei suoi principali esponenti, Emilio Cecchi, si distingue per la sua pratica della prosa cosiddetta ‘d’arte’, attenta soprattutto alla raffinatezza dell’espo- sizione, è anche vero che proprio Cecchi è uno dei primi studiosi attenti alla lettera- tura inglese e – con più riserve – a quella americana. Nel primo numero della «Ronda» troviamo proprio una traduzione di Cecchi dall’inglese di Hilaire Belloc e un intervento su Péguy, nonché varie recensioni a opere straniere; nel n. 3 c’è un brano di Chesterton e nei numeri successivi trovia- mo Yeats, Mallarmé, De Quincey, Stevenson, pagine di Thomas Mann su Goethe e Tolstoj, e di Carrà su Cézanne e su altri artisti francesi. Interventi e traduzioni tutto sommati discreti, che non possono dirsi determinanti rispetto al carattere della rivista, ma che pure manifestano una precisa attenzione, che è presente anche nelle recensioni o rassegne che con una certa sistematicità guardano appunto oltre fron- Introduzione 11 tiera. C’è nel n. 7 una Lettera sull’America, nel n. 10 una Lettera dalla Francia, c’è nell’ultimo numero persino una Lettera dall’Ungheria; ed è sulla «Ronda» che esce nel 1921 un articolo di Paul Morand che parla della Recherche di Proust come di un’opera «che forza all’ammirazione le opposte scuole, empie il pubblico di stupore, disarma la critica, e fuori di Francia conquista d’un tratto il posto lasciato vuoto dai nostri grandi realisti». Ecco, se «La Ronda» era la rivista deputata alla difesa della tradizione italiana, possiamo immaginare il resto. Di questo ‘resto’ tocca vari aspetti appunto questo volume, offrendo significativi approfondimenti su un periodo che offre tale varietà e ricchezza di autori, di problemi, di scelte espressive e di scambi e contaminazioni far gli uni e le altre che se ne dovrà ancora a lungo parlare, soprattutto quando se ne voglia tentare una descrizione che mostri, al di là dei confini linguistici dell’Italia, gli analoghi fermenti che, negli stessi anni, testimoniavano le riviste francesi, tedesche, russe, ciascuna volta a un bisogno di cambiamento che tendiamo oggi a riassumere, forse troppo facilmente, sotto un’unica etichetta. Edoardo Esposito Verso una mappa delle riviste moderniste. Alcune considerazioni di metodo Andrew Thacker Il Modernist Magazine Project, del quale sono co-direttore sin dal 2006, è nato con l’intento di documentare il contributo dato dai little magazines – e affini – alla co- struzione del modernismo. Sono stati finora pubblicati tre volumi di saggi dedicati rispettivamente alle riviste moderniste nel Regno Unito e in Irlanda, nell’America del nord e in Europa. È da poco iniziata la seconda fase del progetto che prevede altri volumi relativi al resto del mondo.1 L’esperienza maturata durante questo lavoro invita alla riflessione e suggerisce qualche considerazione sugli aspetti teorici che informano lo studio delle pubblicazioni periodiche e sul rapporto che esse intratten- gono con la più ampia categoria di modernismo. Come accade nel caso di molte ricerche sulle riviste, lavorare al progetto dei Modernist Magazines ha richiesto l’elaborazione di nuovi metodi par l’analisi lette- raria di oggetti testuali che differiscono moltissimo dalla poesia, dal romanzo o da un testo drammatico.
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