111 PREMESSA 3

1.11.11.1 RIFERIMENTI ALL’INCARICO 3 1.21.21.2 RIFERIMENTI NORMATIVI 4 1.31.31.3 VALIDITÀ DEL PIANO EEE OBIETTIVI GENERALI 5

222 ANALISI 7

2.12.12.1 METODOLOGIA 7 2.1.1 ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE 8 2.1.2 ANALISI FORESTALE E RILIEVI IN CAMPO 9 2.1.3 INDIVIDUAZIONE DELLE STRATEGIE MEDIANTE ANALISI SWOT 10

333 DATI SINTETICI DI PIPIANOANO 12

444 ASPETTI SOCIOECONOMISOCIOECONOMICICICICI 13

4.14.14.1 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE 13 4.24.24.2 ILILIL SISTEMA SOCIOSOCIO----ECONOMICOECONOMICO EEE LELELE DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVOLAVORORORORO 14 4.34.34.3 COMPARTO TURISTICO 14 4.3.1 IL SISTEMA TURISTICO DELLE OROBIE BERGAMASCHE 15 4.44.44.4 COMPARTO AGRICOLO 16 4.54.54.5 FILIERA FORESTAFORESTA----LEGNOLEGNO EEE FILIERE CONNESSE 19 4.5.1 GENERALITÀ DEL SETTORE 19 4.5.2 DENUNCE TAGLIO BOSCO : CHI TAGLIA E QUANTO . 22

4.64.64.6 TRASFORMAZIONI DEL BOSCO PREGRESSE EDEDED INTERVENTI COMPENSATIVI 30

555 ASPETTI TERRITORIALI E AMBIENTALI 33

5.15.15.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO 33 5.25.25.2 INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO 35 5.35.35.3 INQUADRAMENTO CLIMATOLOGICO 36 5.45.45.4 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO, LITOLOGICO EEE CLIVOMETRICLIVOMETRICOCOCOCO 44 5.55.55.5 PAI, RISCHIO IDROGEOLOGICO EEE DINAMICHE DISSESTIVE INININ ATTO 47 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

666 PIANIFICAZIONE TERRITERRITORIALETORIALE SOVRAORDINATSOVRAORDINATAA E COMPLEMENTACOMPLEMENTARERERERE 49

6.16.16.1 ILILIL PIANO TERRITORIALE DIDIDI COORDINAMENTO PROVINCIALE 49 6.26.26.2 ILILIL PIANO FAUNISTICOFAUNISTICO----VENATORIOVENATORIO PROVINCIALE 51 6.36.36.3 ILILIL PIANO AGRICOLO PROVINCIALE 52 6.46.46.4 ILILIL PIANO PROVINCIALE CAVE 54 6.56.56.5 SITI NATURA 2000 58 6.5.1 SIC (IT 2060008) VALLE PARINA 58 6.5.2 SIC (IT 206007) VALLE ASININA 60 6.5.3 ZPS PARCO OROBIE BERGAMASCHE (I T2060401) 64 6.66.66.6 ILILIL PARCO REGIONALE DELLE OROBIE BERGAMASCHE 64

777 ANALISI FORESTALE 65

7.17.17.1 PIANIFICAZIONE FORESTALE PREESISTENTE 65 7.27.27.2 REGISTRO DEI BOSCHI DADADA SEME DELLA REGIONE LOMBARDIA “““RE.BO.LO.”“RE.BO.LO.” 66 7.37.37.3 DESCRIZIONE METODOLOGICA DEI RILIEVI 67 7.47.47.4 CLASSIFICAZIONE PER TIPI FORESTALI 68 7.57.57.5 AVVERSITÀ, PATOLOGIE EEE PARASSITOLOGIE 71 7.67.67.6 INCENDI BOSCHIVI 72 7.77.77.7 STIMA DEI VALORI DEDEDELDE LLL BOSCO 73

ALLEGATI 81

Studio Dryos 2 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

111 PREMESSA

1.11.11.1 RIFERIMENTI ALL’INCARICO

L’incarico per la redazione del Piano di Indirizzo Forestale denominato: “VAL BREMBANA INFERIORE” è stato affidato, con determinazione del Responsabile dell’area Tecnica n. 137 del 25/06/2008, all’Associazione temporanea di professionisti formata da:

Studio Dryos dott. for. Angelo Ghirelli, coordinamento e rapporti con le amministrazioni dott. for. Francesca Bernetti, relazione e rilievi dott. for. Marcello Manara, cartografia e rilievi

D.R.E.Am. Italia dott. for. Marco Niccolini, rilievi e fase di analisi, con il contributo del dott. for. Lorenzo Mini e del dott. for.

Gianluca Renieri.

con capogruppo il dott. for. Angelo Ghirelli (Studio Dryos), con studio a Piazza Brembana in via T.

Tasso n.24. La tempistica, gli elaborati e le loro specifiche, fanno riferimento al Programma dei lavori concordato con il Responsabile dell’aera Tecnica, arch. Angelo Gotti, (n. prot. 911 del

12/08/2008).

Studio Dryos 3 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

1.21.21.2 RIFERIMENTI NORMATIVI

Il piano di indirizzo forestale (PIF) è previsto dall’art. 8, comma 3, della l.r. 27/2004 “Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”, che lo definisce come strumento:

- di analisi e di indirizzo per la gestione dell’intero territorio forestale assoggettato al piano;

- di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale;

- di supporto per la definizione delle priorità nell’erogazione di incentivi e contributi;

- per la individuazione delle attività selvicolturali da svolgere.

Inoltre la l..r. 27/2004 demanda al PIF altri importanti compiti, quali:

- individuare e delimitare le aree qualificate boscobosco, in conformità alle disposizioni dell’art. 3 della legge in

parola (art. 3, coma 6);

- delimitare le aree in cui la trasformazione del boscobosco può essere autorizzata; definire modalità e limiti,

anche quantitativi, per le autorizzazioni alla trasformazione del bosco; stabilire tipologie, caratteristiche

qualitative e quantitative e localizzazione dei relativi inininterventi in terventi di natura compensativacompensativa, in conformità al

comma 4 ed al provvedimento di cui al comma 8 (art. 4, comma 5)

- prevedere eventualmente obblighi di compensazione di minima entità ovvero l’esenzioneesenzione dall’obbligo di

compensazione in relazione ad alcuni particolare interventi (art. 4, comma 6);

- poter derogare alle norme forestali regionaliregionali, previo parere obbligatorio e vincolante della Giunta regionale;

- regolamentare il pascolopascolo, definendo aree e modalità per l’utilizzo di mandrie e greggi per la ripulitura di

boschi e di terreni incolti a scopo di prevenzione degli incendi boschivi e di conservazione del paesaggio

rurale, secondo le modalità e nel rispetto dei limiti stabiliti nel regolamento di cui all’articolo 11, comma 4

(Norme Forestali Regionali, r.r. 5/2007);

- contenere al suo interno i piani di viabilità agroagro----silvosilvosilvo----pastoralepastoralepastorale, da redigere allo scopo di razionalizzare le

nuove infrastrutture e di valorizzare la interconnessione della viabilità esistente (art. 21, comma 2).

Di particolare interesse è quanto disposto all’art. 9, che si riporta integralmente:

Studio Dryos 4 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

“1. I piani di indirizzo forestale sono redatti in coerenza con i contenuti dei piani territoriali di coordinamento provinciali, dei piani paesaggistici di cui all’articolo 135 del decreto legislati-vo 22 gennaio 2004, n. 42

(Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’ articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 ), dei piani di bacino e della pianificazione regionale delle aree protette di cui alla legge regionale 30 novembre

1983, n. 86 (Piano generale del-le aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale).

2. Il piano di indirizzo forestale costituisce specifico piano di settore del piano territoriale di coordinamento della provincia cui si riferisce.

3. Gli strumenti urbanistici comunali recepiscono i contenuti dei piani di indirizzo e dei piani di assestamento forestale. La delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulla tra-sformazione del bosco stabilite nei piani di indirizzo forestale sono immediatamente esecutive e costituiscono automaticamente variante agli strumenti urbanistici vigenti. 4. Nei parchi regionali il piano di indirizzo forestale sostituisce il piano di attuazione di settore boschi, di cui all’art. 20 della l.r. 86/1983.”

1.31.31.3 VALIDITÀ DEL PIANO E OBIETTIVI GENERALI

Il PIF della Valle Brembana inferiore ha validità 15 anni, dal 2009 al 2024. Comprende i territori dei comuni di Camerata Cornello, Dossena, , San Pellegrino, Zogno, Sedrina e Ubiale Clanezzo. Si tratta di un territorio assai esteso con caratteristiche di transizione fra la montagna e le aree urbane di fondo valle. Il legame fra uomo e territorio è ancora forte, e sussiste un’intensa attività rurale, sebbene lo stile di vita “cittadino” faccia sentire la sua influenza. Il bosco, anche se non indispensabile come un tempo, rappresenta ancora un segno di identità comune, trasversale. Il patrimonio boschivo della Valle Brembana inferiore è rappresentato da estesi versanti coperti da bosco di latifoglie, frammentati in numerose piccole proprietà, ed è proprio questa frammentazione il limite alla loro utilizzazione. Il PIF della Valle Brembana inferiore si pone l’obiettivo generale di analizzare i boschi della bassa valle, al fine di conoscerne le valenze

Studio Dryos 5 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi tipologiche e di determinarne le attitudini, le priorità di intervento, gli interventi di valorizzazione turistica, infrastrutturale e produttiva.

Oltre agli obiettivi previsti dalla vigente normativa, il presente piano si prefigge di indirizzare gli interventi di trasformazione, utilizzazione e miglioramento verso l’ottimizzazione delle attitudini funzionali del bosco

(produttiva, protettiva, paesaggistica, etc. ) mediante:

- l’analisi del territorio e la descrizione delle sue caratteristiche;

- l’attenta e puntuale proposta di interventi di utilizzazione e di miglioramento del territorio;

- la condivisione delle scelte.

Ulteriori finalità del Piano di Indirizzo Forestale della Valle Brembana inferiore sono:

- contribuire al miglioramento del paesaggio mediante il recupero dei castagneti da frutto, il

mantenimento di prati e pascoli e la conservazione delle tipologie forestali esteticamente rilevanti;

- migliorare la fruibilità turistica del territorio mediante la valorizzazione degli itinerari esistenti;

- la conservazione, la tutela e il ripristino degli ecosistemi naturali con particolare riferimento alla Rete

Natura 2000;

- il raccordo tra scelte di sviluppo basate su criteri urbanistici e la tutela delle risorse silvo-pastorali ed

ambientali in genere.

- la valorizzazione economica dei boschi produttivi mediante interventi di selvicoltura naturalistica;

- il miglioramento della funzione protettiva dei soprassuoli mediante la promozione di interventi di

manutenzione territoriale diffusa e di compensazione.

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222 ANALISI

2.12.12.1 METODOLOGIA

Il percorso metodologico generale seguito per la redazione del presente piano prevede le seguenti fasi:

1. analisi del contesto territoriale

2. analisi forestale e rilievi in campo

3. individuazione delle strategie anche mediante analisi SWOT

4. definizione degli obiettivi puntuali

5. individuazione delle azioni chiave finalizzatela predisposizione della fase di pianificazione

L’intero processo pianificatorio è sostenuto dalla metodologia VAS.

La fase di analisi comprende per intero i punti 1 e 2 mentre per il punto 3 si giungerà fino alle fasi di analisi del contesto e di definizione dei fattori esogeni ed endogeni, come meglio specificato nel paragrafo 2.1.3.

Considerata la necessità di armonizzare metodologia e contenuti del Piano della Valle Brembana inferiore con quelli degli altri piani riguardanti il territorio della Comunità montana Valle Brembana, e cioè il PIF della valle Taleggio, il PIF della Valle Serina e il PIF della Valle Brembana superiore, in accordo con l’ente committente sono stati effettuati vari incontri fra i professionisti incaricati. Da questo confronto è scaturita una metodologia di lavoro omogenea, pur nel rispetto delle competenze e dell’individualità dei quattro gruppi di lavoro, nonché delle diverse caratteristiche ambientali e socio-economiche dei territori. E’ stato anche curato il rapporto con i comuni interessati. In fase di analisi gli incontri con amministratori ed tecnici hanno riguardato l’informazione sui contenuti e sulla valenza del PIF e il reperimento di dati e notizie sul territorio di ciascun comune.

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2.1.1 AAAnalisiAnalisi del contesto territorialeterrito riale

Come previsto dalla normativa, l’analisi del contesto territoriale ha riguardato la ricerca della bibliografia esistente, delle banche dati territoriali, degli strumenti pianificatori sovraordinati e complementari esistenti sul territorio. Per i dati riguardanti l’analisi economica ci si è riferiti all’ISTAT, e al SIARL. I dati riguardanti le denunce di taglio sono stati forniti dalla Comunità Montana Valle Brembana, così come i dati inerenti interventi di trasformazione e compensazione. Altri dati socio-economici sono invece stati tratti dal

Programma integrato di Sviluppo Locale della Comunità Montana della Valle Brembana, redatto nel dicembre del 2006, e dalla documentazione disponibile presso le amministrazioni comunali. Per l’analisi preliminare degli aspetti territoriali e ambientali ci si è basati sulle informazioni disponibili, dandone una lettura critica e integrata con le conoscenze personali, sviluppate in 15 anni di lavoro professionale in valle.

In particolare sono stati consultati:

- Piano Paesistico Regionale

- Piano Territoriale di coordinamento Provinciale (PTCP)

- Carta Geologica della Provincia di ,

- Carta Geologica Regione Lombardia

- Piano provinciale faunistico-venatorio

- Piano agricolo provinciale

- Piano provinciale cave

- Piano Assetto idrogeologico del Bacino del fiume Po (PAI)

- IFFI 2008 (Inventario Fenomeni Franosi)

- Programma Integrato di Sviluppo Locale (PISL) della Comunità Montana Valle Brembana

- Programma Sistema turistico delle Orobie Bergamasche

- Piano AIB della Comunità Montana Valle Brembana,

- Piano della Viabilità agro-silvo-pastorale della Comunità Montana,

- Piano di gestione SIC (IT 2060008) Valle Parina

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- Piano di gestione SIC (IT 206007) Valle Asinina

- Piano di assestamento forestale delle proprietà BAS

- Registro dei boschi da seme della regione Lombardia (Re.Bo.Lo).

2.1.2 AAAnalisiAnalisi forestale e rilievi in campo

L’analisi forestale è sta condotta mediante il seguente schema operativo:

1. Aggiornamento delle carte DUSAF mediante foto aree (2003 e 2005).

2. Rilievi sul territorio allo scopo di verificare l’uso del suolo e le tipologie forestali presenti, le forme di governo e lo stadio di sviluppo dei soprassuoli.

3. Confronto dei poligoni definiti sul campo con la Carta geologica provinciale e la Carta dei Tipi forestali ecologicamente coerenti della Regione Lombardia.

4. Digitalizzazione dei dati ed elaborazioni cartografiche.

I rilievi di campagna sono stati effettuati nei mesi di settembre e ottobre 2008, percorrendo la viabilità principale, secondaria e agro-silvo-pastorale. I versanti sono poi stati più attentamente indagati percorrendo i sentieri principali e rilevando per punti il tipo forestale, la forma di governo, il grado di invecchiamento del soprassuolo e la presenza di eventuali problematiche fitosanitarie, idrogeologiche e di collasso. I poligoni sono stati poi definiti anche mediante osservazione panoramica dal versante opposto. I dati rilevati sono stati confrontati con il materiale preesistente, in particolare con la Carta geologica provinciale, al fine di meglio definire la delimitazione dei poligoni. La Carta dei Tipi forestali della Regione Lombardia è sta utilizzata soprattutto in riferimento ai Tipi forestali ecologicamente coerenti, al fine di risolvere eventuali dubbi interpretativi. Per le elaborazioni cartografiche ci si è riferiti ai Criteri approvati, con le specifiche contenute nel Programma dei lavori concordato con la Comunità Montana.

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2.1.3 IIIndividuazioneIndividuazione delle strategie mediante analisi SWOTSWOT

Al fine di razionalizzare e spiegare i processi decisionali che porteranno alle scelte di Piano (fase di sintesi), si è ricorsi all’analisi SWOT. L’analisi SWOT ( SSStrengthsS , forza; WWWeaknessW , debolezza; OOOpportunitiesO , opportunità; TTThreatsT , minacce) è una tecnica 1 sviluppata più di 50 anni fa come supporto alle strategie aziendali, e utilizzata, a partire dagli anni ’80, come supporto alle scelte di intervento pubblico. Lo scopo dell’analisi è quello di definire le opportunità di sviluppo di un’area territoriale, di un settore o ambito di intervento, opportunità che derivano dal contenimento dei punti di debolezza e dalla valorizzazione dei punti di forza, alla luce del quadro di opportunità e rischi che dipende, di norma, dalla congiuntura esterna. La metodologia SWOT differenzia gli elementi di influenza in fattori di natura esogena e fattori di natura endogena. La letteratura solitamente classifica i fattori endogeni "positivi" come punti di forza e quelli

"negativi" come punti di debolezza. I fattori esogeni possono invece creare opportunità e minacce. Tra i fattori endogeni si considerano tutte quelle variabili che fanno parte integrante del sistema: su queste è quasi sempre possibile intervenire per perseguire obiettivi prefissati. Al contrario sui fattori esogeni non è possibile intervenire direttamente, ma è opportuno predisporre strumenti di controllo che ne analizzino l'evoluzione al fine di prevenire gli eventi negativi e sfruttare quelli positivi. Tra i fattori esogeni, possiamo indicare, a scopo puramente esemplificativo, le risorse umane, economiche, il contesto normativo e politico, la marginalità dell’area. Tra i fattori endogeni, l’indice di boscosità, la vocazione al turismo verde, la qualità del paesaggio, la biodiversità, la tendenza all’associazionismo, la propensione all’innovazione, etc. L'esaustività e la bontà della valutazione condotta con metodologia SWOT sono funzione della completezza dell'analisi

"preliminare", anche se rimane sempre una certa soggettività nella scelta dei fattori.

In sintesi, l’analisi SWOT si articola nelle seguenti fasi:

1. Analisi del contesto territoriale

1 Daniela Storti - L’analisi SWOT INEA Osservatorio delle politiche strutturali. www.inea.it/ops

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2. Identificazione dei fattori endogeni al settore forestale che possano agevolare o ostacolare il suo sviluppo.

Identificazione dei punti di forza e di debolezza.

4. Identificazione dei fattori esogeni (minacce e opportunità).

3. Identificazione dei fabbisogni prioritari di intervento in grado di consentire lo sviluppo del settore forestale, facendo leva sui punti di forza e riducendo i punti di debolezza.

Il processo adottato per l’analisi SWOT può essere esemplificato dalla seguente matrice:

FATTORI INTERNI ForzForzee (S) Debolezza (W) FATTORI ESTERNI Elenco le interne Elenco forze interne

Opportunità (O) Strategia SO Strategia WO Elenco forze esterne Azioni che usino le forze per Azioni di contenimento delle trarre vantaggio dalle opportunità debolezze attraverso il vantaggio delle opportunità

Minacce (((T(TTT)))) Strategia ST Strategia WT Elenco forze esterne Azioni che usino punti di forza per Azioni che minimizzano le evitare minacce debolezze

La fase di analisi del PIF va a coincidere con l’analisi del contesto territoriale dell’analisi SWOT. Al termine di questa fase, una volta completato il quadro generale delle informazioni, sarà possibile identificare i fattori endogeni e i fattori esogeni.

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333 DATI SINTETICI DI PIANO

Superficie complessiva suddivisa per uso del suolo (ha)

Territori boscati e ambienti seminaturali Aree Aree Zone aperte Corpi COMUNE Vegetazione in con Totale antrop. agricole Aree boscate idrici evoluzione vegetazione assente

CAMERATA C. 56,17 293,03 847,13 76,13 0 12,87 1281,67

DOSSENA 41,09 356,78 1502,89 6,33 0 0 1907,08

SEDRINA 89,13 83,83 408,33 1,74 3,31 5,77 592,11

SAN GIOVANNI B. 154,35 724,50 2184,18 64,91 1,78 19,67 3149,39

SAN PELLEGRINO T. 131,82 363,58 1596,43 249,46 3,35 19,16 2363,79

UBIALE-CLANEZZO 69,35 44,29 609,61 0,05 4,71 8,62 736,63

ZOGNO 257,88 740,52 2271,33 213,08 8,26 24,88 3515,94

TOTALE 799,79 2606,53 9418,9 611,7 21,41 90,97 13546,61

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444 ASPETTI SOCIOECONOMICI

4.14.14.1 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE

Il territorio di applicazione del PIF, riguardante la Val Brembana inferiore, comprende i seguenti comuni:

Camerata Cornello, San Giovanni Bianco, Dossena, , Zogno, Sedrina, Ubiale

Clanezzo. La densità abitativa è generalmente bassa (67,55 ab/km²); se invece consideriamo la densità abitativa rispetto alla sola superficie urbanizzata si ottiene un valore medio (2.596,72 ab/km² urb) ampiamente al di sopra del valore medio della fascia di montagna (1.515,40 ab/km² urb).

Di seguito si riportano le variazioni di popolazione suddivise per ambiti comunali, nell’intervallo 2001-2007

(Dati Istat).

POPOLAZIONE RESIDENTE NEI COMUNI INTERESSATI (FONTE ISTAT). Con * i comuni in cui i dati 2001-2007 possono essere non confrontabili a causa di variazioni territoriali Camerata-Cornello Sedrina* Zogno* Ubiale-Clanezzo Anno Residenti Variazione Residenti Variazione Residenti Variazione Residenti Variazione 2001 595 2.385 9.019 1.272 2002 600 0,8% 2.436 2,1% 9.006 -0,1% 1.268 -0,3% 2003 601 0,2% 2.487 2,1% 9.057 0,6% 1.275 0,6% 2004 601 0,0% 2.548 2,5% 9.034 -0,3% 1.296 1,6% 2005 610 1,5% 2.549 0,0% 9.060 0,3% 1.328 2,5% 2006 625 2,5% 2.550 0,0% 9.095 0,4% 1.351 1,7% 2007 646 3,4% 2.556 0,2% 9.143 0,5% 1.388 2,7%

POPOLAZIONE RESIDENTE NEI COMUNI INTERESSATI (FONTE ISTAT). Con * i comuni in cui i dati 2001-2007 possono essere non confrontabili a causa di variazioni territoriali San Pellegrino Terme San Giovanni Bianco Dossena Anno Residenti Variazione Residenti Variazione Residenti Variazione 2001 4.980 4.998 1.011 2002 4.976 -0,1% 5.067 1,4% 1.014 0,3% 2003 4.992 0,3% 5.078 0,2% 1.018 0,4% 2004 5.029 0,7% 5.103 0,5% 1.007 -1,1% 2005 4.971 -1,2% 5.132 0,6% 999 -0,8% 2006 4.946 -0,5% 5.126 -0,1% 996 -0,3% 2007 4.927 -0,4% 5.161 0,7% 988 -0,8%

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4.24.24.2 IL SISTEMA SOCIO-SOCIO -ECONOMICO--ECONOMICO E LE DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVORO

La Val Brembana ha un profilo produttivo diversificato: industria nel fondovalle (tessile-abbigliamento, meccanica, gomma, plastica, metallurgico), agricola in alta valle e terziaria nelle aree turistiche (sport invernali, terme di San Pellegrino). I principali problemi paiono quelli legati al pendolarismo e alle scarse possibilità occupazionali per i giovani ad elevata scolarizzazione.

Per quanto riguarda la struttura industriale, si rileva un peso dell’industria manifatturiera allineato alla media provinciale con circa il 50% degli addetti e concentrazioni industriali significative in alcuni Comuni (Brembilla e Sedrina per il legno, Zogno per legno e tessile).

Distribuzione dell’occupazione per settori di attività nella Valle Brembana (fonte ISTAT, 8° censimento dell’industria e dei servizi, 2001) Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni 8.213 1.962 3.993 2.618

4.34.34.3 COMPARTO TURISTICO

Nel territorio della Comunità Montana Valle Brembana sono presenti due stazioni turistiche di rilievo regionale: la stazione termale di San Pellegrino Terme e la stazione invernale di , entrambe di consolidata tradizione e caratterizzate dalla presenza di un’industria turistica sufficientemente strutturata, che tuttavia risente della forte competizione del mercato. Al di fuori delle stazioni turistiche sopra citate e di alcune altre che in questi anni hanno presentato una certa crescita, la ricettività risulta essere spesso limitata a una modesta offerta di accoglienza alberghiera e a una più diffusa presenza di seconde case. Le attività agrituristiche, pur con una presenza ancora quantitativamente limitata, rappresentano un importante momento di innovazione del sistema produttivo locale, grazie al loro specifico orientamento. Nel suo insieme la Valle Brembana presenta un elevato livello di naturalità e offre un’articola rete di percorsi che permettono la fruizione luoghi diversi, toccando ambienti caratterizzati da un elevato grado di biodiversità, neclei storci (ad es. Cornello dei Tasso, Cratemerio, etc.), testimonianze del sistema rurale (baite, casere,

Studio Dryos 14 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi ma anche edicole votive, etc.) sia presente che passato (antichi mulini, fucine, calchere , etc.). Ad essi si aggiunge una rete di piccoli musei, che spazia dai temi etnografici a quelli naturalistici, a quelli storico- artistici, che possono offrire interessanti chiavi di ingresso del sistema culturale della valle e occasioni di valorizzazione del territorio. Secondo una ricerca dell’IRERIRER fra i comuni della Valle Brembana inferiore risultano “turistici” solo Dossena, San Pellegrino Terme e Ubiale Clanezzo. I restanti comuni (Camerata

Cornello, San Giovanni Bianco, Sedrina e Zogno) pur presentando beni di valenza storica e/o culturale non rientrano nei parametri adottati dall’IRER per essere annoverati nell’elenco dei comuni turistici.

4.3.1 Il SIl SistemaS istema Turistico delled elle Orobie Bergamasche

La Comunità Montana ha aderito ad un protocollo d'intesa con la Provincia di Bergamo e con altre Comunità

Montane per la predisposizione del Sistema TuristicoTuristico delle Orobie BergamascheBergamasche, al fine di aderire ad una strategia condivisa da un territorio ampio ma con caratteristiche in comune, senza limitarsi alla definizione di un programma di sviluppo legato solamente al territorio della Valle Brembana.

Il Sistema Turistico delle Orobie, in considerazione delle effettive risorse e potenzialità turistiche del territorio, propone una strategia focalizzata in primo luogo sul rilancio delle risorse e forme turisticheturistiche tradizionali quali:

• TTTurismoTurismo biancobianco;;;; rilancio stazioni sciistiche delle Orobie e sport invernali complementari ;

• TurismTurismoo del benesserebenessere:::: San Pellegrino Terme ha stipulato un accordo di programma con altri Enti e con

privati per la realizzazione degli interventi di riqualificazione e valorizzazione delle strutture termali.

In secondo luogo si punta sulla valorizzazione e la qualificazione delle nicchie del mercato turistico montano, quali:

• Turismo aattivottivottivo:::: all’insegna del connubio natura -sport (escursionismo, trekking, cicloturismo, equiturismo,

arrampicata, speleologia etc.);

Studio Dryos 15 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

• TTTurismoTurismo culturale e rurale in ambito montano: cultura, identità, storia, tradizioni e sapori (ecomusei delle

Orobie), vie e percorsi del lavoro, dell’arte, della fede e del gusto;

• TTTurismoTurismo verde –––ambientale –ambientaleambientale: Parco delle Orobie, aree protette, fruizione sostenibile e educazione

ambientale.

E’ stato stabilito di inserire in questo grande sistema turistico dei progetti a carattere trasversale, relativi a tutte le Comunità Montane, e dei progetti che invece sono legati alla loro localizzazione territoriale. E’ stato pertanto predisposto il ''Programma di Sviluppo Turistico Valle Brembana'', comprensivo di analisi del contesto, linee progettuali e schede progetto, in attesa di approvazione.

4.44.44.4 COMPARTO AGRICOLO

Le condizioni orografiche dei luoghi hanno da sempre condizionato l’insediamento umano e limitato le possibilità di sviluppo sociale ed economico dell’area. Anche il settore primario ha risentito del fattore morfologico e ha trovato ulteriori limitazioni nelle condizioni climatiche e nelle qualità pedologiche dei suoli.

Ciò nonostante l'agricoltura e in particolare l’allevamento bovino da latte, ha rappresentato per la Valle, fino a pochi decenni fa, l'attività prevalente e mantiene tuttora un rilievo significativo nello scenario economico locale, sia come attività aziendale tradizionale, capace ancora di garantire occupazione e reddito, sia nell'insieme delle attività di produzione e di servizio integrate con le produzioni agricole, come i caseifici e le strutture che operano nel campo della stagionatura dei formaggi. Si tratta di realtà spesso molto piccole, a conduzione familiare e part-time, che comunque svolgono un ruolo fondamentale nell’economia rurale e nel mantenimento del paesaggio e della biodiversità. La gestione dell’azienda prevede ancora lo sfalcio dei prati stabili di versante e di fondovalle e il pascolamento delle praterie in quota e dei prati-pascoli; questo contribuisce in modo fondamentale alla conservazione del paesaggio rurale montano e a limitare l’espandersi nel bosco negli spazi aperti, favorendo la diversificazione degli habitat. L’allevamento bovino prevede nella maggior parte dei casi l’utilizzo di strutture tradizionali almeno durante la stagione estiva. Infatti se da una

Studio Dryos 16 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi parte le aziende si sono dotate di stalle confacenti non solo alla normativa igienico-saniataria vigente, ma anche alle dimensioni odierne degli animali allevati (il miglioramento genetico ha infatti portato ad un aumento delle dimensioni della razza bruna alpina, rendendo inadeguate la lunghezza delle poste tradizionali), durante la stagione estiva vengono ancora utilizzate le “vecchie” stalle di cui sono dotati pascoli e maggenghi.

Accanto all’allevamento della razza Bruno Alpina, si sono inserite di recente alcune altre attività, come l’allevamento caprino e l’agriturismo, che pur trovando in zona buone condizioni ambientali e potenzialità di mercato, stentano comunque ad affermarsi e a diffondersi. Nel territorio in esame sono presenti cinque alpeggi, due in Comune di San Giovanni Bianco (Sornadello e Cancervo) e uno in Comune di Dossena (Moss di Ortighera) e due in comune di Camerata Cornello (Monte Vecchio e Campelli).

ISTAT ––– V CENSIMENTO DELL’AGRICOLTURA ––– 2000

dati Valle Brembana inferiore

Aziende con allevamento di bovini presenti nel territorio – Dati ISTAT 2000 Comune SAU N. aziende N. capi N. aziende N. capi bovini bovini caprini caprini Camerata Cornello 239,53 16 187 1 4 Dossena 132,9 14 235 San Giovanni Bianco 448,46 52 385 6 130 San Pellegrino Terme 325,9 33 223 10 123 Sedrina 68,08 13 89 1 2 Ubiale Clanezzo 67,06 3 17 1 3 Zogno 471,79 93 511 14 87 Totale 1753,72 224 1647 32 345

Superficie Aziendale secondo l’utilizzazione dei terreni – Dati ISTAT 2000 COMUNE Prati Seminativi Coltivazioni permanenti e Arboricolt. Boschi Sup. non Altra sup. Totale legnose pascoli da legno utilizzata Camerata Cornello - - 239 - 131,12 25,38 16,93 412,96 Dossena - - 132,99 - 54,31 - 1,38 188,68 San Giovanni Bianco 1,14 - 447,32 - 364,17 31,83 54,64 899,10 San Pellegrino Terme 0,85 1,19 313,86 - 453,99 93,84 18,36 882,09 Sedrina 0,44 - 67,64 - 74,99 0,7 3,00 146,77 Ubiale Clanezzo 0,76 2,60 63,70 - 159,91 62,69 5,45 295,11 Zogno 1,55 - 470,24 - 226,51 47,58 25,88 771,76 TOTALE 4,74 2,6 1734,75 1465 236,64 125,64 3596,47

Studio Dryos 17 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Aziende per forma di conduzione – Dati ISTAT 2000

Conduzione diretta COMUNE Con manodopera Con manodopera Con solo manodopera Conduzione con familiare prevalente extrafamiliare prevalente familiare salariati TOTALE Camerata Cornello 35 - - 1 36 Dossena 14 - - - 17 San Giovanni 108 - - - 108 Bianco San Pellegrino 176 2 - 1 179 Terme Sedrina 15 - - - 15 Ubiale Clanezzo 3 - 1 1 5 Zogno 119 - 119 TOTALE 470 2 1 3 479

La situazione evidenziata dall’ultimo censimento ISTAT fotografa una situazione formata da aziende piccole

(SAU media inferiore a 20 ha), a conduzione familiare e dedite per la maggior parte all’allevamento di bovini.

Il dati relativi al numero delle aziende e alla SAU sono però da considerarsi sovrastimati, in quanto i parametri ISTAT fanno rientrare nelle aziende agricole anche quelle situazioni n cui l’agricoltura non rappresenta il reddito principale.

I dati SIARL (Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia) danno sicuramente un’idea più precisa su quella che è la reale situazione quantitativa del comparto agricolo della zona.

Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia (2008)

Comune SAU N. aziende N. capi bovini N. aziende caprini N. capi caprini bovini Camerata Cornello 72,18 10 146 1 1 Dossena 97,33 11 262 2 3 San Giovanni Bianco 169,10 26 377 7 145 San Pellegrino Terme 161,08 8 145 2 13 Sedrina 33,38 7 72 - - Ubiale Clanezzo 2,94 - - - - Zogno 233.98 36 341 4 106

Totale 770, 86 98 1343 16 268

Studio Dryos 18 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Infine, per quanto riguarda le aziende agrituristiche presenti nell’area, si è riscontrata una buona vitalità e diversificazione dell’offerta.

AZIENDE AGRITURISTICHE ––– Indagine diretta COMUNE AZIENDA DESCRIZIONE San Giovanni Bianco Casa Eden Ristorazione, vendita formaggi di capra. Allevamento animali da cortile e caprini. San Giovanni Bianco La Grabbia Alloggio e ristorazione, allevamento animali da cortile e coltivazioni. San Giovanni Bianco Stalle alte Alloggio, ristorazione, equitazione. Dossena Al Sass Alloggio e ristorazione, allevamento animali da cortile e coltivazioni Sedrina Prati Parini Raggiungibile solo a piedi. Ristorazione e alloggio, anche agricampeggio. Allevamento Bruna alpina e vendita formaggio.

4.54.54.5 FILIERA FORESTA-FORESTA -LEGNO--LEGNO E FILIERE CONNESSE 222

4.5.1 GGGeneralitàGeneralità del settore

Fino agli anni ’40 i boschi della Valle Brembana inferiore sono stati soggetti a forti utilizzazioni, soprattutto per il prelievo di legna da ardere per riscaldamento. A partire dal secondo dopoguerra si è invece assistito ad una netta inversione di tendenza, dovuta alle mutate condizioni socio-economiche. I boschi hanno cominciato ad espandersi soprattutto per l’abbandono delle aree marginali dell’agricoltura tradizionale, ma in piccola parte anche grazie alla politica di rimboschimento attuata dal Corpo Forestale dello Stato fino agli anni ‘60. Insieme all’insediamento di “nuovi boschi” su radure non più sfalciate e terrazzamenti abbandonati si è avuto il progressivo abbandono delle “buone pratiche selvicolturali” atte a mantenere costante la produzione legnosa. Il buon numero di tornerie e falegnamerie (in minor misura segherie) presenti nella media e bassa valle (localizzate per lo più in Val Brembilla, fuori del contesto territoriale del presente piano),

2 Fonti: ISTAT Censimento industria e servizi, Banca dati Comunità Montana Valle Brembana, Indagine diretta.

Studio Dryos 19 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi rimane a testimoniare l’antica importanza forestale della Valle Brembana, ma queste industrie di trasformazione oggi lavorano per la quasi totalità legname proveniente dall’estero. Le imprese boschive presenti nell’intero territorio della Comunità montana Valle Brembana sono drasticamente diminuite. Per i boschi della bassa valle si intravedono lievi segnali di ripresa, dovuti alla riscoperta del riscaldamento a legna che c’è stata negli ultimi anni. Di particolare interesse per questo settore è certamente la realizzazione della centrale di teleriscaldamento a legna nel Comune di Sedrina, che porterà ad una considerevole ripresa della domanda di legna da ardere e ramaglie, determinando così la ripresa della selvicoltura e degli interventi di miglioramento boschivo.

Imprese Agricole Qualificate presenti nel Imprese boschive iscritte all’Albo territorio del P.I.F. Val Brembana Regionale nel territorio della Comunità inferiore. Montana Valle Brembana . Comune Numero Comune Numero Camerata Cornello 2 Brembilla 1 Dossena - Carona 1 S. Giovanni Bianco 3 2 San Pellegrino T. 2 Piazza Brembana 1 Sedrina 1 Serina 2 Ubiale Clanezzo - Taleggio 4 Zogno 3 1

La struttura delle imprese boschive, ad eccezione di un caso, è data da imprenditori unici che si avvalgono di operai avventizi al bisogno. Solo un’impresa boschiva è una Società formata da tre soggetti con due operai fissi. La vendita del legname avviene in modo estremamente variabile. Il legname da opera di buona qualità viene venduto direttamente a segherie, anche fuori provincia, in base alle conoscenze personali del singolo imprenditore. Il legname di qualità più scadente,“da bancale”, rimane invece in valle, in quanto l’aumento del prezzo dei trasporti non rende conveniente la vendita in aree più lontane. La legna da ardere viene venduta per quanto possibile al dettaglio, solo per i lotti più consistenti si ricorre a commercianti, anche esterni alla

Studio Dryos 20 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi valle, ma comunque in zone limitrofe. Per quanto riguarda l’industria del legno e dei prodotti del legno, la più grande realtà della Valle Brembana inferiore è rappresentata dalla Minelli S.p.A di Zogno, che produce pannelli semi-lavorati, pannelli finger-joint, componenti per cucine e impugnature in legno, utilizzando legname di provenienza esterna alla valle. A San Pellegrino è poi presente una segheria che produce per lo più bancali, anche con legname di provenienza locale.

FFFILIERA FORESTA LEGNO 3

CCCOMUNI Segherie Falegnamerie Commercio e tornerie legna da ardere Camerata Cornello 1

Dossena 1 S. Giovanni Bianco 2 San Pellegrino T. 1 6

Sedrina Ubiale ClaClanezzonezzo Zogno 5 1

3 Indagine diretta

Studio Dryos 21 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

4.5.2 DDDenunceDenunce taglio bosco: chi taglia e quanto.

La “denuncia di taglio bosco” è ormai entrata nelle abitudini degli abitanti delle zone montane. Il suo scopo è di informare gli Enti incaricati del controllo che è in corso una utilizzazione forestale.

La denuncia di taglio riguarda l’esecuzione di taglio di boschi e di altre “attività selvicolturali” (definite dall’art.

11, c. 1, l.r. 27/2004), ossia gli interventi di gestione attiva del bosco che, come specificato dall’art. 2 del r.r.

5/2007:

- non sono soggetti all’autorizzazione paesaggistica (d.lgs. 42/2004);

- sono considerati interventi di irrilevante impatto sulla stabilità idrogeologica dei suoli (articolo 5,

comma 5, lettera b, della l.r. 27/2004) e che pertanto possono essere realizzati semplicemente

previa comunicazione agli enti competenti, ossia con l’istanza presentata attraverso il sito internet

www.agricoltura.regione.lombardia.it/taglio (Procedura informatizzata)

Non riguardano la denuncia taglio le richieste di autorizzazione per la “trasformazione del bosco” (art. 4, l.r.

27/2004), cioè il disboscamento e il cambio di destinazione d’uso del bosco, nonché la richiesta di autorizzazione per la “trasformazione del suolo” (art. 5, l.r. 27/2004), cioè il cambio di destinazione d’uso del suolo di terreni soggetti a vincolo idrogeologico, che sono oggetto di differenti e specifiche procedure. La procedura informatizzata è stata introdotta come facoltativa dal 2005, ma è divenuta obbligatoria solo a partire dal 2007. Al fine di analizzare effettivamente le caratteristiche delle utilizzazioni forestali nel territorio sono stati esaminati i dati delle denunce taglio presentate dal gennaio 2003 all’ottobre 2008.

Studio Dryos 22 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

RIEPILOGO DENUNCE TAGLIO (Valori espressi in mc.) 2003 2004 2005 2006 2007 2008 CEDUO CEDUO TOTALE TOTALE FUSTAIA Ceduo Ceduo Ceduo Ceduo Ceduo Ceduo Fustaia Fustaia Fustaia Fustaia Fustaia Fustaia Camerata Cornello 25 1.022 3 474 31 483 66 1.012 10 308 0 10.210 135 13.509 Dossena 10 301 24 335 75 411 398 68 140 5 135 632 275 705 San Giovanni Bianco 140 2.144 156 1.295 268 1.739 696 1.741 167 2.218 458 4.311 1885 13.448 San Pellegrino Terme 112 1.190 134 876 112 1.429 191 1.285 55 787 126 1.803 730 7.370 Sedrina 33 340 94 563 28 490 21 610 0 395 345 1.939 521 4.337 Ubiale Clanezzo 0 682 0 320 0 428 11 1.122 0 262 38 387 49 3.201 Zogno 50 2.025 110 1.611 114 1.794 146 2.859 0 1.847 154 2.544 574 12.680 Totale 360 7403 497 5139 553 6363 1131 8697 372 5822 1256 21826 4169 55250 TOTALE 7.763 5.636 6.916 9.828 6.194 23.082 59.419

Riepilogo denunce taglio 2003-2008. Valori espressi in mc.

TOTALE CEDUO TOTALE FUSTAIA 2008 Ceduo 2008 Fustaia 2007 Ceduo 2007 Fustaia 2006 Ceduo

2006 Fustaia 2005 Ceduo 2005 Fustaia 2004 Ceduo 2004 Fustaia 2003 Ceduo 2003 Fustaia Zogno Totale Sedrina Ubiale Cornello Dossena TOTALE Clanezzo Camerata Bianco Terme

San Giovanni San Pellegrino

Camerata Cornello e San Giovanni Bianco, grazie all’estensione e alla qualità dei boschi del territorio amministrato, sono i comuni in cui le utilizzazioni sono state più consistenti. Segue il Comune di Zogno, e poi gli altri, ma ben distanziati. Il comune di Dossena, nonostante l’ampia superficie boscata, è quello dove le utilizzazioni sono state minori. Questo fatto è probabilmente riconducibile alla morfologia aspra del territorio e alla mancanza di un’adeguata rete di viabilità agro-silvo-pastorale di servizio alle zone migliori.

Studio Dryos 23 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Riepilogo denunce taglio legna da ardere in mc. 2003 - 2008

60.000

50.000

40.000

30.000 2008 Ceduo 2007 Ceduo 20.000 2006 Ceduo 10.000 2005 Ceduo 2004 Ceduo 0 2003 Ceduo Zogno Sedrina Dossena TOTALE Ubiale Clanezzo Ubiale Camerata Cornello Camerata San Giovanni Bianco Giovanni San San Pellegrino Terme Pellegrino San

Da segnalare come il 2008 sia stato caratterizzato da un deciso aumento delle utilizzazioni riguardanti la legna da ardere. Questo fatto è probabilmente riconducibile alla crisi energetica ed economica che sta attraversando la nazione. Bisognerà attendere i prossimi anni per verificare se si sia trattato di un’impennata o se invece sia l’inizio di una ripresa del mercato della legna da ardere in Valle Brembana.

Taglio quintali legna da ardere 2003-2008

Totale

2008

2007

1 2006

2005 2004

2003

Studio Dryos 24 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

4.5.2.1 Chi presenta la denuncia di taglio.

Le denunce di taglio raccolte con il nuovo modello informatico (periodo gennaio 2007 – ottobre 2008) state esaminate anche per quanto riguarda il titolo di possesso e il tipo di soggetto, per capire quante di queste fossero effettivamente presentate da professionisti del settore (imprese boschive, imprese agricole, boscaioli, commercianti) e quante invece dovessero essere riferite ad un utilizzo di tipo familiare o di integrazione al reddito principale. Nella maggioranza dei casi la denuncia di taglio viene presentata dal proprietario, che coincide poi con l’esecutore del taglio. I compratori di legname rappresentano il 27% del totale, con 249 domande su 922. Si queste 249 domande solamente 16 risultano presentate da imprese boschive iscritte all’albo regionale. Esaminando più dettagliatamente le denunce è risultato che le imprese boschive che effettivamente hanno lavorato in Valle Brembana inferiore sono 4, tutte con sede nel territorio della Comunità montana Valle Brembana. Per quanto riguarda le imprese agricole, una sola impresa agricola qualificata ha effettuato una denuncia di taglio, peraltro consistente, qualificandosi come

Compratore del legname ed esecutore del taglio, mentre le altre risultano essere affittuarie o proprietarie dei soprassuoli utilizzati. Alcune delle denunce effettuate da privati risultano essere superiori a 500 q.li, e questo lascia supporre che il taglio venga poi successivamente affidato a professionisti non qualificati come impresa boschiva. Per quanto riguarda le 10 denunce presentate da Enti pubblici, si tratta di amministrazioni comunali e della Provincia di Bergamo. Quest’ultima ha effettuato tagli di ripulitura lungo la rete viaria, utilizzando i propri operai. Il Comune di Sedrina ha presentato 6 denunce di taglio per un totale di 1.800 q.li di legname, affidando i lavori alla società di cui fa parte. Il solo comune di Camerata Cornello ha affidato l’esecuzione di un taglio ad un’azienda agricola qualificata, per un totale di 100 q.li di legna da ardere. Per quanto concerne i quantitativi di legname, le imprese agricole hanno presentato denunce di taglio per un totale di 2.400 q.li di legna da ardere, ma nessuna utilizzazione ha interessato l’alto fusto. Le

Studio Dryos 25 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Imprese boschive iscritte all’albo regionale hanno presentato complessivamente denunce per il taglio di 280 mc. di fustaia e 9.750 q.li di legna da ardere.

Numero denunce per titolo di possesso (2007 - 2008)

6; 1% 129; 14% Affittuario

3; 0% 249; 27% Compratore legname

Propietario Propietario terreni ad uso civico Titolare di altro diritto 535; 58%

Numero denunce taglio per tipo di soggetto (2007-2008) 10; 1% 11; 1% 16; 2%

Ente pubblico

Impresa agricola

Impresa boschiva iscritta all'albo regionale Privato

885; 96%

Studio Dryos 26 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

4.5.2.2 Chi taglia, che cosa e quanto.quanto ...

In termini di quantità sono i boschi cedui ad essere i più utilizzati, le conifere hanno infatti un ruolo marginale nell’economia della bassa valle, sia per la scarsa estensione delle peccete sia per la bassa qualità del legname ricavabile dalle utilizzazioni. La maggior parte dei tagli sembrerebbero essere stati effettuati dai proprietari stessi, infatti sia i quantitativi per titolo di possesso che quelli per tipo di soggetto, confrontati poi con l’esecutore dichiarato, confermano questa ipotesi. Coloro che si sono qualificati come compratori del legname hanno presentato denunce per il 32% del legname ceduo totale. Per quanto riguarda i quintali di legname ceduo tagliato per tipo di soggetto colpisce come le imprese boschive e le imprese agricole qualificate abbiano denunciato solo l’1,8% del totale, mentre i privati hanno dichiarato il 96,7% della massa in quintali caduta al taglio. In tutti i casi descritti il titolare della dichiarazione si è qualificato come esecutore del taglio nella quasi totalità delle denunce.

Legname fustaia in mc. per titolo di possesso 2007 -2008

0; 0%

0; 0% Affittuari 0; 0% Compratori di legname 400; 31% Proprietari

Proprietari di terreni ad uso civico Titolari di altri diritti o 894; 69% contratti

Legname ceduo in q.li per titolo di possesso 2007 - 2008

640; 0% 17510; 11% Affittuari 1000; 1%

50750; 32% Compratori di legname

Proprietari

Proprietari di terreni ad uso civico

Titolari di altri diritti o 88.585; 56% contratti Studio Dryos 27 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Legame ceduo in q.li per tipo di soggetto 2007 - 2008 2220; 1,5% 2400; 1,6% Enti pubblici 280; 0,2%

Imprese agricole

Imprese boschive iscritte all'albo regionale Privati

144115; 96,7%

Per il legname proveniente da fustaia la situazione è molto diversa, in quanto il taglio di alberi di maggiori dimensioni presuppone l’impiego di manodopera specializzata. Infatti in questo caso sono state le imprese boschive ad aver presentato denunce di taglio per la maggior parte del quantitativo utilizzato (90,6%) e ad essersi qualificati anche come esecutori.

Legname fustaia in mc. per tipo di soggetto 2007- 2008

0; 0,0% Enti pubblici 1014; 9,4% 0; 0,0% Imprese agricole

Imprese boschive iscritte all'albo regionale Privati

9750; 90,6%

Studio Dryos 28 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

4.5.2.3 Conclusioni

Al fine di capire la logica delle utilizzazioni boschive, al di là di quanto dichiarato nel modulo informatico, le denunce di taglio riguardanti legname da ceduo (legna da ardere) sono state divise per classi di quantità, in base alla probabile destinazione prevalente del legname. Sono state definite 5 classi:

Da 5 a 250 q.li : uso familiare.

Da 251 a 500 q.li : uso familiare e/o integrazione al reddito

DaDaDa 501 a 1000 q.liq.li: vendita (lotti medi)

Più di 1000 q.li: vendita (lotti grandi)

Denunce legname ceduo per classi di quantità (2007-2008)

9% 11%

Da 5 a 250 q.li Da 251 a 500 q.li Denunce taglio legna da ardere divise 50% per classi di quantità Da 501 a 1000 q.li 2007 - 2008 Classe di n. Più di 1000 q.li quantità Q.li denunce 30% Da 5 a 250 q.li 79.685 711 Da 251 a 500 q.li 47.700 132 Da 501 a 1000 q.li 17.100 20 Più di 1000 q.li 14.000 8

Nel suddividere i dati si è avuto cura di accorpare le “denunce multiple”, cioè quelle denunce presentate nella stessa data da un solo soggetto per tagli su mappali contigui, e di verificare che l’esecutore del taglio fosse o meno un’impresa boschiva, un’impresa agricola o un soggetto noto per l’attività di vendita del legname.

Come si vede dal grafico la maggior parte del legname è con tutta probabilità destinato all’uso familiarefamiliare o all’integrazione di reddito. Le domande superiori a 500 q.li rappresentano il 220%0% del totale.

Studio Dryos 29 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

4.64.64.6 TRASFORMAZIONI DEL BOSCO PREGRESSE ED INTERVENTI COMPENSATIVI

Gli interventi compensativi sono stati introdotti dal d.lgs. 227/2001, che, riconoscendo al bosco molteplici funzioni, ha disposto che in caso di rilascio di autorizzazioni alla “trasformazione del bosco” sia necessario effettuare interventi di natura compensativa, a carico del destinatario dell’autorizzazione di trasformazione, consistenti in opere di rimboschimento, di riequilibrio idrogeologico o di miglioramento dei boschi esistenti, a scelta delle Regioni. Gli obblighi imposti dal d.lgs. 227/2001 sono stati ripresi dalla l.r. 27/2004 “Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”, all’art.4 “Tutela e trasformazione del bosco”. I criteri per gli interventi compensativi oggi vigenti sono stati approvati con dgr 675/2005 e poi successivamente modificati nel 2006 e 2008. L'intervento compensativo, che deve essere proposto dal richiedente e disposto dall'Ente territoriale di competenza contestualmente al rilascio della autorizzazione per la trasformazione del bosco, è previsto per tutti gli interventi superiori ai 100 mq., ad esclusione degli interventi autocompensativi, indicati nella citata D.G.R. e degli interventi di pubblica utilità per cui la superficie minima oltre la quale scatta l'obbligo degli interventi compensativi è elevata a 1.000 mq.

Nel triennio 2005-2007 le trasformazioni del bosco autorizzate nei comuni interessati dal piano sono state

25, con superficie mai superiore ai 2000 mq. Le superfici interessate erano sempre boschi cedui, mentre per quanto riguarda le caratteristiche fisionomiche, i popolamenti che maggiormente hanno subito le trasformazioni sono stati gli acero-frassineti. Le superfici tarsformate sono state destinate alla viabilità ordinaria in 6 casi, in 7 casi alla viabilità agro-silvo-pastorale, 4 casi ad elettrodotti e in un caso a servizi pubblici. Le trasformazioni dovute a lavori di sistemazione idraulica forestale sono state 3, mentre in un solo caso la nuova destinazione è stata di tipo residenziale/commerciale. Gli interventi di compensazione sono stati 3 e hanno riguardato interventi di riequilibrio idrogeologico

Studio Dryos 30 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

TRASFORMAZIONI DEL BOSCO ED INTERVENTI COMPENSATIVI 2005-2005 ---20072007

suolo suolo trasformato trasformato soprassuolo soprassuolo autorizzazione) autorizzazione) protetta? (SI/NO) (SI/NO) protetta? governo prevalente governo prevalente Data autorizzazione autorizzazione Data compensativi prescritti prescritti compensativi o la maggior parte di esso di parte o maggior la "tipologie forestali lombarde) lombarde) forestali "tipologie compensativi o monetizzazione? monetizzazione? o compensativi Superficie trasformata in mq (dati (dati mq in trasformata Superficie esecuzione diretta degli interventi interventi diretta degli esecuzione Natura prevalente degli interventi interventi degli prevalente Natura categoria forestale prevalente (dalle (dalle prevalente forestale categoria Altri vincoli particolari (specificare) (specificare) particolari Altri vincoli nuova destinazione d'uso del terreno terreno del d'uso destinazione nuova Caratteristiche del bosco trasformato: trasformato: bosco del Caratteristiche trasformato: bosco del Caratteristiche Totale costo di compensazione al mq al di compensazione costo Totale Costi di compensazione applicati al mq: al applicati compensazione Costi di Costi di compensazione applicati al mq: al applicati di compensazione Costi Superficie che si dovrà rimboschire (mq) rimboschire dovrà si che Superficie Vincoli particolari: disboscamento in area area in disboscamento Vincoli particolari: Comune in cui ricade il bosco trasformato trasformato il bosco ricade in cui Comune

Querco Camerata viabilità Riequilibrio 2004 700 NO ceduo carpineti e diretta 2,1114 2,10 € 4,2114 - Cornello ordinaria idrogeologico carpineti

San servizi Riequilibrio 2005 Giovanni 210 NO ceduo Faggete diretta 2,1114 2,10 € 4,2114 - pubblici idrogeologico Bianco

2005 San Querco viabilità Riequilibrio Giovanni 994 SI ceduo carpineti e agro-silvo- diretta 2,1114 2,10 € 4,2114 - idrogeologico Bianco carpineti pastorale

2005

Zogno 90 NO ceduo Faggete elettrodotto esente - - - -

2005 viabilità Zogno 90 NO ceduo Faggete agro-silvo- esente - - - - pastorale

vincolo per Aceri viabilità scopi frassineti 2006 Zogno 85 NO ceduo agro-silvo- esente 0 idrogeologici e aceri pastorale tiglieti 2006 vincolo per scopi Betuleti e Zogno < 100 NO ceduo elettrodotto esente 0 idrogeologici corileti

2006 vincolo per San scopi viabilità Giovanni < 1.000 NO ceduo Faggete esente 0 idrogeologici ordinaria Bianco

2006 vincolo per acquedotti, scopi corsi e Zogno < 100 NO idrogeologici ceduo Faggete specchi esente 0 d'acqua, etc 2006 vincolo per acquedotti, San scopi Querco corsi e Giovanni < 1000 NO idrogeologici ceduo carpineti e specchi esente 0 Bianco carpineti d'acqua, etc

2006 vincolo per Aceri acquedotti, San scopi frassineti corsi e Giovanni < 100 NO ceduo esente 0 idrogeologici e aceri specchi Bianco tiglieti d'acqua, etc

Studio Dryos 31 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

suolo suolo trasformato trasformato soprassuolo soprassuolo autorizzazione) autorizzazione) protetta? (SI/NO) (SI/NO) protetta? governo prevalente governo prevalente Data autorizzazione autorizzazione Data compensativi prescritti prescritti compensativi o la maggior parte di esso di parte o maggior la "tipologie forestali lombarde) lombarde) forestali "tipologie compensativi o monetizzazione? monetizzazione? o compensativi Superficie trasformata in mq (dati (dati mq in trasformata Superficie esecuzione diretta degli interventi interventi diretta degli esecuzione Natura prevalente degli interventi interventi degli prevalente Natura categoria forestale prevalente (dalle (dalle prevalente forestale categoria Altri vincoli particolari (specificare) (specificare) particolari Altri vincoli nuova destinazione d'uso del terreno terreno del d'uso destinazione nuova Caratteristiche del bosco trasformato: trasformato: bosco del Caratteristiche trasformato: bosco del Caratteristiche Totale costo di compensazione al mq al di compensazione costo Totale Costi di compensazione applicati al mq: al applicati compensazione Costi di Costi di compensazione applicati al mq: al applicati di compensazione Costi Superficie che si dovrà rimboschire (mq) rimboschire dovrà si che Superficie Vincoli particolari: disboscamento in area area in disboscamento Vincoli particolari: Comune in cui ricade il bosco trasformato trasformato il bosco ricade in cui Comune 2006 vincolo per Aceri acquedotti, San scopi frassineti corsi e Giovanni < 2000 SI ceduo esente 0 idrogeologici e aceri specchi Bianco tiglieti d'acqua, etc. 2006 vincolo per Aceri sistemazione scopi frassineti Dossena < 2000 NO ceduo idraulico esente 0 idrogeologici e aceri forestale tiglieti

2006 vincolo per Aceri San scopi frassineti viabilità Giovanni < 2000 NO ceduo esente 0 idrogeologici e aceri ordinaria Bianco tiglieti

2006 vincolo per Aceri viabilità scopi frassineti Zogno < 500 NO ceduo agro-silvo- esente 0 idrogeologici e aceri pastorale tiglieti

vincolo per Aceri sistemazione Camerata scopi frassineti 2007 1.200 NO ceduo idraulico esente 0 Cornello idrogeologici e aceri forestale tiglieti 2007 vincolo per Aceri viabilità scopi frassineti Dossena 240 NO ceduo agro-silvo- esente 0 idrogeologici e aceri pastorale tiglieti

2007 vincolo per Aceri scopi frassineti viabilità Dossena 280 NO ceduo esente 0 idrogeologici e aceri ordinaria tiglieti

2007 vincolo per Aceri San scopi frassineti Pellegrino 50 NO ceduo elettrodotto esente 0 idrogeologici e aceri Terme tiglieti

2007 vincolo per Aceri viabilità Camerata scopi frassineti 1.200 NO ceduo agro-silvo- esente 0 Cornello idrogeologici e aceri pastorale tiglieti 2007 vincolo per Aceri viabilità scopi frassineti Zogno 520 NO ceduo agro-silvo- esente 0 idrogeologici e aceri pastorale tiglieti

2007 vincolo per Aceri San sistemazione scopi frassineti Pellegrino 400 NO ceduo idraulico esente 0 idrogeologici e aceri Terme forestale tiglieti

2007 vincolo per Aceri ceduo scopi frassineti viabilità Zogno 1.900 NO misto a esente 0 idrogeologici e aceri ordinaria fustaia tiglieti

Studio Dryos 32 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

suolo suolo trasformato trasformato soprassuolo soprassuolo autorizzazione) autorizzazione) protetta? (SI/NO) (SI/NO) protetta? governo prevalente governo prevalente Data autorizzazione autorizzazione Data compensativi prescritti prescritti compensativi o la maggior parte di esso di parte o maggior la "tipologie forestali lombarde) lombarde) forestali "tipologie compensativi o monetizzazione? monetizzazione? o compensativi Superficie trasformata in mq (dati (dati mq in trasformata Superficie esecuzione diretta degli interventi interventi diretta degli esecuzione Natura prevalente degli interventi interventi degli prevalente Natura categoria forestale prevalente (dalle (dalle prevalente forestale categoria Altri vincoli particolari (specificare) (specificare) particolari Altri vincoli nuova destinazione d'uso del terreno terreno del d'uso destinazione nuova Caratteristiche del bosco trasformato: trasformato: bosco del Caratteristiche trasformato: bosco del Caratteristiche Totale costo di compensazione al mq al di compensazione costo Totale Costi di compensazione applicati al mq: al applicati compensazione Costi di Costi di compensazione applicati al mq: al applicati di compensazione Costi Superficie che si dovrà rimboschire (mq) rimboschire dovrà si che Superficie Vincoli particolari: disboscamento in area area in disboscamento Vincoli particolari: Comune in cui ricade il bosco trasformato trasformato il bosco ricade in cui Comune 2007 vincolo per Aceri scopi frassineti viabilità Dossena 60 NO ceduo esente 0 idrogeologici e aceri ordinaria tiglieti 2007 vincolo per Aceri residenziale scopi frassineti Zogno 45 NO ceduo / esente 0 idrogeologici e aceri commerciale tiglieti

555 ASPETTI TERRITORIALI E AMBIENTALI

5.15.15.1 INQUAINQU ADRAADRAMENTODRDR AMENTO GEOGRAFICO

Il territorio in esame si estende su di una superficie di circa 134,42 Km² e rivela, nel contesto della montagna

bergamasca e orobica, un’orografia particolarmente complessa che la caratterizza favorendone la

riconoscibilità e la carica di una serie di limitazioni ambientali . Queste, avendo nel tempo ostacolato le

attività antropiche, ne hanno determinato il suo attuale ritardato sviluppo e, per contro, una particolare

presenza di luoghi di notevole valore paesaggistico e ambientale. Il reticolo idrografico è imperniato sia sulla

presenza di un fiume importante come il Brembo che su i suoi numerosissimi affluenti fra i quali ricordiamo il

torrente Altea, Enna, Parina e il Rio di Grumello. Il Brembo si origina dalla confluenza di cinque rami

principali nella zona tra il Pizzo dei Tre Signori e il Pizzo del Diavolo che sono da destra a sinistra: il Torrente

Stabina, il Brembo di Averara, il Brembo di Mezzoldo (nel quale confluiscono i primi due), il Brembo di

Foppolo e il Brembo di Carona (il più importante, lungo 22 km) che si uniscono a Branzi prima di incrociare il

Brembo di Mezzoldo a Lenna dove inizia il corso del fiume più tipicamente pedemontano, aggirando i monti

Studio Dryos 33 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Pegherolo e Torcola. Nel complesso il Brembo è lungo circa 86 km e scorre interamente in territorio bergamasco, sfociando nel fiume Adda in località Canonica d'Adda (quota 132 m slm); la sua valle ha una forma tipicamente a "V", originatasi grazie all'azione di erosione del fiume. Le numerose forre e le incisioni che segnano i luoghi, come la Val Parina, sono solo i fatti più eclatanti e noti di una serie di difficoltà ambientali che, diffusamente, segnano tutto il territorio di limitazioni d’ordine climatico, pedologico, geo- morfologico, che si traducono in un’atavica difficoltà di accesso, in un’intrinseca fragilità idrogeologica e in una modestissima capacità produttiva dei suoli. Le caratteristiche idrologiche del Brembo sono definite dalla stazione di misura delle portate ubicata al ponte di Briolo, presso Brembate Sopra. Nel suo complesso il bacino misura circa 790 Km² (circa il 35% del territorio provinciale) ed ha la massima altitudine nei 2926 metri del Pizzo del Diavolo e una quota media di 1140 metri.

Misure idrologiche dal 1926 Misura Data m³/s Durata Portata max 1 novembre 1928 1580 Portata min 6 febbraio 1926 2,46 Portata di piena 121 10 gg/anno Portata di magra 7,96 355 gg/anno Portata semiapparente 20,70 182 gg/anno

Le maggiori portate si hanno generalmente nei mesi primaverili e in novembre, in accordo con il regime delle precipitazioni. Per quanto riguarda il bilancio idrologico (quantità d’acqua che cade nel bacino e quella che defluisce) le altezze di afflusso sono in media costantemente superiori a quelle di deflusso; il divario è particolarmente accentuato nei mesi estivi. Da un punto di vista paesaggistico, concordando con il PTC della

Provincia di Bergamo, l’area è interamente inquadrata nell’unità di paesaggio denominata “Valle brembana inferiore: dalla Goggia al Canto Alto”; mentre secondo la suddivisione in pedopaesaggi effettuata dalla

Regione Lombardia, la Comunità Montana Valle Brembana appartiene alla categoria classificata con la lettera P “Rilievi montuosi della Alpi e Prealpi lombarde, caratterizzati da substrato roccioso e, sovente, da affioramenti litoidi”. Complessivamente questa risulta delineata dalla presenza del fiume Brembo e da una morfologia particolare che ha fortemente influenzato l’insediamento umano. Complessivamente l’area è definita da una matrice di bosco misto dominato da latifoglie, talvolta consociate a conifere; marginalmente e

Studio Dryos 34 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi in modo puntuale si possono ritrovare lembi piuttosto esigui di boschi di conifere montane. Alle quote più elevate, si riscontrano formazione di paesaggi via via più aperti, che si allargano negli ampi scenari in quota, dominati da praterie un tempo diffusamente interessate dalla zootecnia d’alpeggio, oggi in via di ricolonizzazione da parte della vegetazione pioniera. Il fondovalle e i versanti meno acclivi, che ospitano gli agglomerati urbani e i numerosi nuclei rurali di antica fondazione che impreziosiscono la valle, sono dominati dai prati stabili le cui produzioni foraggiere sostengono la zootecnia di fondovalle che struttura l’intero comparto agricolo dell’area.

5.25.25.2 INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVOAMMINISTRA TIVO

Il territorio interessato dal PIF ricade interamente nei comuni di Camerata Cornello, Dossena, San Giovanni

Bianco, San Pellegrino Terme, Zogno, Ubiale Clanezzo e Sedrina all’interno della Provincia di Bergamo nella Comunità Montana della Valle Brembana.

Superficie complessiva suddivisa per comune Comune Superficie (ha) % Camerata Cornello 1281,67 9,46 Dossena 1907,08 14,08 San Giovanni Bianco 3149,39 23,25 San Pellegrino Terme 2363,79 17,45 Zogno 3515,94 25,95 Ubiale Clanezzo 736,63 5,44 Sedrina 592,11 4,37

Della superficie totale sovra citata, non tutta è interessata dal PIF ma, in ottemperanza alla normativa vigente (cfr. capitolo 2), ricadrà all’interno del Piano solamente le aree boscate così come definite dalla L.R.

27/2004 per un totale di circa 10000 ettari. Per quanto riguarda gli strumenti amministrativi comunali a carattere territoriale adottati, approvati o in revisione, si rimanda alla tabella successiva. Inoltre sul territorio sono presenti altri soggetti amministrativi importanti al fine della conservazione e gestione del patrimonio naturale quali la già citata Comunità Montana della Valle Brembana e il Parco Regionale delle Orobie

Bergamasche (L.R. 56/89 e 59/90) in quanto gestore sia dell’omonimo parco che dei siti Natura 2000

Studio Dryos 35 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi ricadenti all’interno dell’area interessata dal PIF (SIC IT2060007 “Valle Asinina”, SIC IT2060008 “Valle

Parina” e ZPS IT2060502 “Val Brembana”).

Superficie interessata dal PIF suddisuddivisavisa per comune Superficie interessata da PIF Comune Superficie Tot. (ha) (ha) Camerata Cornello 1281,67 889,59 Dossena 1907,08 1509,22 Sedrina 592,11 410,07 San Giovanni Bianco 3149,39 2249,09 San Pellegrino T. 2363,79 1845,89 Ubiale Clanezzo 736,63 609,66 Zogno 3515,94 2484,41

5.35.35.3 INQUADRAMENTO CLIMATOLOGICO

Il regime delle temperature della stazione di San Pellegrino Terme, che trovandosi più o meno al centro dell’area di studio, può esserne considerata rappresentativa (limitatamente alle zone di fondovalle nella quale la stazione si trova) è riportato nella figura FF1. La temperatura media annua è 12.2 °C; l’ escursione termica annua è piuttosto elevata, 20.5 °C tra la temperatura media di gennaio che è il mese più freddo (1

°C) e la temperatura media del mese più caldo che è luglio (21.5 °C). Le gelate sono possibili nei mesi di novembre, dicembre, gennaio febbraio e marzo; minime assolute vicino allo zero si registrano però anche nel mese di aprile.

Studio Dryos 36 PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

San Pellegrino Terme (temperature medie) 30

25

20

15

(°C) 10

5

0

-5 GFMAMGLASOND massima media minima

San Pellegrino Terme (minime assolute)

14 12 10 8 6 4 2

(°C) 0 -2 -4 -6 -8 -10 -12 GFMAMGLASOND

Figura FF1. Andamento delle temperature nella stazione di San Pellegrino Terme (dati da Petrarca et al . 1999).

Per quanto riguarda le precipitazioni, i valori medi delle stazioni presenti nell’area di studio, tutte comunque nel fondovalle sono riportati nella tabella XX1. Si tratta di valori relativamente elevati (le medie sono comunque superiori a 1500 mm annui) che aumentano muovendosi verso nord. Trattandosi, come detto, di stazioni di fondovalle, possiamo considerare questi dati come quelli minimi per l’area di studio. La carta delle precipitazioni annue nell’area di studio, ricavata da uno studio riguardante l’area alpina e prealpina lombarda

(Cerini & Carelli S.D.), è riportata nella figura FF2.

Studio Dryos 37

38 38 ano

Relazione fase di analisi MASSIME

PIF Valle PIF Brembanainferiore – Bozza proposta di pi

MINIME

MEDIE MEDIE

Studio Dryos

39 39 ano

Relazione fase di analisi

PIF Valle PIF Brembanainferiore – Bozza proposta di pi o (da & Ciriani Carelli S.D.). Figura FF2. Precipitazioni nell’areaannue di studi

Studio Studio Dryos

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Tutta l’area risulta piuttosto omogenea rispetto alle precipitazioni medie annue che dai 1500 mm delle zone più meridionali aumentano gradualmente man mano che ci si muove verso nord senza tuttavia superare i

1750 mm. Similmente per quanto riguarda le precipitazioni minime annue, tutta l’area registra valori compresi tra gli 800 e i 900 mm annui tranne che nelle zone più meridionali (a sud di Zogno) dove la carta riporta valori inferiori, fino a 600 mm annui. Per quanto riguarda le precipitazioni massime annue invece, la carta indica un gradiente est-ovest per cui i valori massimi, oltre 2000 mm annui, si registrano nel settore occidentale dell’area di studio.

Tabella XX1. Precipitazioni annue in tre stazioni dell’area di studio (dati da Ceriani & Carelli S.D.).

precipitazioni annue (mm) STAZIONE media minima massima San Giovanni Bianco 1693.0 890.0 3011.0 Sanpellegrino 1544.5 863.0 2410.0 Zogno 1539.9 875.0 2612.0

Per quanto riguarda la distribuzione stagionale delle precipitazioni, l’andamento registrato a San Pellegrino

Terme nel 2003 è riportato nella figura FF3 mentre un diagramma termopluviometrico, relativo ad una stazione in località Seminario nel comune di Bergamo, posta ad una quota di 400 m, è riportato nella figura

FF4. Le piogge sono distribuite in buona parte dell’anno e si concentrano concentrate in estate e in autunno escludendo la possibilità di un periodo di aridità estiva.

San Pellegrino Terme San Pellegrino Terme precipitazioni 2003 precipitazioni 2003 350 600

300 500 250 400 200 300 150 P (mm) P (mm) 200 100

50 100

0 0 GFMAMGLASOND IPEA

Figura FF1. Distribuzione mensile (a sx) e stagionale (a dx) delle precipitazioni nel 2003 a San Pellegrino Terme..

Studio Dryos 40

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Bergamo Seminario 100 200 90 180 80 160 70 140 60 120 50 100

T(°C) 40 80 P(mm) 30 60 20 40 10 20 0 0 GFMAMGLASOND

Figura FF4. Diagramma termopluviometrico della stazione di Seminario, Bergamo.

La Carta del Fitoclima d’Italia, inclusa nel software GisNatura distribuito dal Ministero dell’Ambiente e della

Tutela del Territorio (Blasi et al . 2004), permette un inquadramento sintetico a vasta scala del fitoclima dell’area di studio. Tutta l’area rientra nel macroclima macroclima temperatotemperato. Le zone alle quote più alte nel bioclima temperato oceanico semicontinentalesemicontinentale, quelle alle quote intermedie e alle quote più basse nel bioclima temperato semisemicontinentalecontinentale subcontinentale. Per quanto riguarda l’ombrotipo le quote più basse sono caratterizzate da un ombrotipo subumido, quelle alle quote intermedie e più alte da un ombrotipo iperumidoiperumido.

Per quanto riguarda la temperatura invece, tutta l’area è inclusa termotipo supratemperato.

Studio Dryos 41

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

Figura FF1. Fitoclima dell’Area di studio (dalla carta del Fitoclima d’Italia inclusa nel software GIS Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Blasi et al . 2004).

In conclusione nell’area di studio si possono individuare tre tipi (figura FF1) di cui qui di seguito è brevemente descritta la vegetazione:

• nelle aree alle quote più elevate è presente il clima clima temperato semicontinentalesemicontinentale----oceanicooceanico dei settori

prealpino ed alpino (Supratemperato/Orotemperato iperumido ultraumido). Questa unità fitoclimatica

comprende in tutto il piano montano superiore della zona endalpica della Lombardia e del Friuli e della

zona esalpica e prealpica del Trentino e del Piemonte settentrionale. Si tratta prevalentemente di

boschi di conifere che a seconda del contesto biogeografico ed edafico fanno prevalente riferimento ai

piceeti e alle abetine miste. Pinus sylvestris costituisce comunità dominanti solo in corrispondenza di

substrati carbonatici o laddove si mantengano delle nicchie microclimatiche a carattere continentale. A

Studio Dryos 42

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

tali tipologie di vegetazione potenziale forestale ad aghifoglie fanno riferimento comunità arbustive e

camefitiche secondarie caratterizzate da arbusti provenienti dal sovrastante piano subalpino quali

Pinus mugo , Juniperus alpina , Vaccinium gaultherioides , V. vitis idaea , V. myrtillus ; nelle zone

prealpiche, a seconda delle caratteristiche topoclimatiche si alternano Abies alba e Fagus selvatica ;

• alle quote intermedie è presente il clima temperato semicontinentalesemicontinentale- ---subcontinentalesubcontinentale localizzato

esclusivamente nell’Italia settentrionale, nella parte occidentale e centrale in aree di lieve altitudine, in

pianura nella parte orientale (Supratemperato iperumido/umido). La vegetazione predominante in

questa classe bioclimatica si sviluppa lungo la fascia prealpina che va dal Piemonte settentrionale al

Friuli-Venezia Giulia. In termini fisionomici i boschi predominanti appartengono tanto al mondo delle

conifere quanto a quello delle caducifoglie sciafile. Le comunità a Pinus sylvestris si presentano

spesso come fustaie rade con stato arbustivo compatto composto da a seconda del substrato e del

settore biogeografico da Amelanchier ovalis , Erica carnea , Juniperus communis , Genista radiata . Le

faggete mostrano un carattere essenzialmente orientale che le ricollega a quelle della Slovenia e dei

settori più interni dei Balcani nord-occidentali. I boschi di Quercus pubescens e di Ostrya carpinifolia

occupano gli ambiti stazionali posti alle quote più basse dove formano comunità di tipo climatofilo. Nei

settori rupestri dei settori orientali pertinenti con questa classe bioclimatica sono inoltre caratteristiche

le pinete a Pinus nigna con Fraxinus ornus ;

• quello delle quote più basse è infine il clima temperatotemperato dell’Itadell’Italialia settentrionale presente nelle pianure

alluvionali orientali e nelle pianure e valli moreniche della parte centrale

(Mesotemperato/Supratemperato umido). Questa tipologia risulta estesa soprattutto verso est, con

ampie risalite (in forma di penetrazioni termofile) all’interno delle valli fluviali prealpine della Lombardia

e del Veneto. La vegetazione dominante dell’alta pianura è costituita da querco-carpineti, querceti

relativamente xerofili di rovere dei substrati morenici antichi e dell’alta pianura diluviale ed ostrieti

mesofili degli anfiteatri morenici. Nel settore prealpino (che qui ci interessa) sono piuttosto frequenti gli

ostrieti, che si presentano in forma piuttosto aperta e caratterizzati dall’ingresso di specie a

Studio Dryos 43

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

distribuzione prettamente alpina come Sesleria varia . Nel settore del Carso triestino sono presenti

ostryo-querceti ( Ostryo-Quercetum pubescentis con la subass. Hieracetosum racemosii su substrati

silicatici). Nel settore costiero sono relativamente diffusi gli orno-ostrieti termofili e le boscaglie di

carpino orientale, sino ad arrivare alle comunità extrazonali dell’ Ostryo-Quercetum ilicis , la

vegetazione delle lagune costiere e quella psammofila.

5.45.45.4 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO, LITOLOGICO E CLIVOMETRICO

Dal punto di vista geologico, la Valle Brembana appartiene al settore delle Alpi Meridionali, che fanno parte della catena alpina posta a sud della linea insubrica (linea di frattura che corre lungo il fondovalle valtellinese). Il territorio in oggetto è il risultato di deformazioni tettoniche occorse nel tempo, che hanno determinato piegamenti, ricoprimenti e fratture e che hanno depositato i corpi rocciosi (formazioni) in posizioni diverse dalle originarie. Complessivamente l’intera area vasta può dividersi in quattro zone: la zona orobica compresa fra la linea insubrica e il sovrascorrimento orobico (cresta spartiacque) costituita prevalentemente dal basamento cristallino; la zona delle anticlinali orobiche è caratterizzata prevalentemente da conglomerati, arenarie, siltiti e rocce magmatiche, seguono le aree intermedie con sovrascorrimenti sradicati e la zona della dolomia principale. Le prime due aree sono marginali nel territorio facente parte del PIF in quanto la prima si trova più a nord, l’altra più a oriente; mentre particolare attenzione

è necessario porre sulle altre due zone. Il settore a sovrascorrimenti sradicati è formato da serie di unità del

Triassico inferiore-medio e del Triassico superiore, quest’ultimi ben rappresentati dai gessi di San Giovanni

Bianco. L’area della dolomia principale è caratterizzata dalla presenza pressoché continua di un piastrone carbonatico sedimentario del Triassico superiore e subordinatamente da sedimenti del Triassico terminale. A causa della sua notevole rigidità la dolomia principale è segmentata da sistemi di faglie visibili nella zona a sud di San Pellegrino Terme. Dalla consultazione della carta geologica (Foglio 33-Bergamo IGM 1954; Carta

Studio Dryos 44

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi geologica Provinciale), l’area in esame è caratterizzata dall’affioramento potente delle dolomie. Nella parte nord orientale e sud occidentale, sono presenti estesi affioramenti di rocce calcaree di varia composizione e stratigrafia incluse le brecce. La porzione basale dei versanti è costituita dall’affioramento di rocce silicee: principalmente arenaree e siltiti; spesso a contatto tra le due formazioni carbonatiche precedentemente descritte. Nella zona meridionale sono presenti in modo estremamente localizzato rocce prevalentemente marnose in strati sottili di composizione variabile. Lungo il Brembo e i corsi d’acqua principali in genere o in posizione di forte variazione clivometrica, sono presenti depositi di varia natura: conoidi, fluviali, morenici, di versante, di frana ecc. In ultima analisi si ritiene opportuno sottolineare come il sottosuolo, da sempre, abbia rappresentato un’importante risorsa ambientale utilizzata a fini produttivi, che ha indotto sia situazioni di degrado, per altro in corso di recupero e di risarcimento, sia attività artigianali di indiscutibile significato economico; a testimoniare ciò è l’attività mineraria di cava. Questa ha da sempre costituito per la Valle un fondamentale interesse economico che, direttamente e attraverso le attività connesse alla lavorazione e ai trasporti, ha assicurato una buona occupazione della forza lavoro disponibile (negli anni ’80 del ’900 circa

300 addetti). Le risorse litominerarie presenti possono essere raggruppate nelle 5 tipologie merceologiche della beola grigia, del marmo arabescato, del calcare per calce e cemento, del gesso-anidrite e delle ghiaie.

Da un punto di vista pedologico è fondamentale sottolineare come l’area sia stata soltanto in parte interessata dalle avanzate glaciali del Quaternario, ma anche nelle aree non “glacializzate” si sono verificati diffusi processi erosivi che hanno sepolto o distrutto i suoli pre-würmiani. Nel territorio in esame sono quindi presenti interi versanti dove sono molto diffusi suoli poco evoluti a causa della scarsa alterabilità del substrato a dolomia. Si tratta principalmente di suoli calcimagnesiaci (Duchaufour 1983), estremamente frequenti sono le rendzine e le pararendzine caratterizzate da profilo poco profondo e scarsamente evoluto.

A bassa quota le rendzine si presentano come più aride e meno umifere a differenza di quelle a quote più elevate dove si ritrovano tipologie che sopportano anche il prato stabile. Sono comunque presenti anche suoli interessati da processi di brunificazione, comunque saturati in carbonati e diffusi su substrato carbonatico duro, presenti soprattutto in ambiente forestale (ostrieti e faggete). Suoli tipicamente brunificati

Studio Dryos 45

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi si localizzano puntualmente in alcuni settori meridionali; si tratta di suoli fertili e per questo spesso convertiti in prati sfalciati anche se non mancano superfici lasciate a bosco (castagneti e formazioni del Tilio-Acerion ).

Carta pedogenetica

Per omogeneità con i Tipi forestali della Lombardia (DEL FAVERO 2002) e con Carta dei Tipi Forestali della

Lombardia (ERSAF), la carta pedogenetica è stata realizzata sulla base della Carta Geologica Provinciale, inquadrando le formazioni da essa riportate nei Gruppi di substrato della Carta Geologica della Lombardia. A ciascun gruppo è stato assegnato il valore pedogenetico previsto dai Tipi Forestali della Lombardia.

La tabella che segue riporta il gruppo di substrato, il numero identificativo delle formazioni previste dalla

Carta geologica provinciale e il valore pedogenetico assegnato.

GRUPPI DI SUBSTRATO E VALORE PEDOGENETICO CATEGORIA DEI SUBSTRATI CARBONATICI Gruppo dei substrati calcarei e doldolomiticiomitici massicci - Valore pedogenetico 2 Formazioni Carta geol. prov. n. 21– 22 –23 – 28 – 29– 30 – 31– 33– 34 – 35 – 37 – 38 - 57 Gruppo dei substrati calcari alterabilalterabili - Valore pedogeneticopedogenetico 3 Formazioni Carta geol. prov. n. 24 – 26 – 27 – 40 – 41 – 43 – 45 – 46 Gruppo dei substrati aranaceo marnosi - Valore pedogeneticopedogenetico 5 Formazioni Carta geol. prov. n. 32 CATEGORIA DEI SUBSTRATI SILICATICI Gruppo dei substrati conglomeratico ––– arenacei – Valore pedogenetico 2 Formazioni Carta geol. prov. n. 25 – 67 – 68 CATEGORIA DEI SUBSTRATI SCIOLTI – Valore pedogeneticopedogenetico 3 Formazioni Carta geol. prov. n. 71 – 72 – 73 – 74 – 75 – 76 – 77 – 79 – 80- 117 - 119

Studio Dryos 46

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi

5.55.55.5 PAI, RISCHIO IDROGEOLOGICO E DINAMICHE DISSESTIVE IN ATTO

La morfologia segue la natura dei litotipi, e questa innanzitutto ha fortemente influenzato l’insediamento umano nei secoli. Infatti accanto ai tradizionali piccoli nuclei rurali sparsi sui versanti ed i pianori, si sono consolidate due realtà urbane di fondovalle giustapposte ai lati del Brembo e sopra le rocce strapiombanti sull’alveo, che hanno conosciuto una consistente espansione negli ultimi anni (Ubiale e Sedrina). La morfologia dell’area è definita sostanzialmente dall’importanza del fiume Brembo, dalla natura geologica della zona e dai movimenti tettonici che hanno portato alla formazione di vette importanti quali il Monte

Venturosa (1999 m slm), il Monte Valbona (1821 m slm) e il Monte Zucco (1365m slm). Il territorio è perciò caratterizzato da versanti ad elevata pendenza, molto acclivi con evidenti salti di roccia come nella zona di

Camerata Cornello o in Val Parina, che spesso definiscono vere e proprie rupi. In questo tratto la Valle si presenta molto stretta, così come le piccole valli laterali; si tratta spesso di aree comunque difficilmente accessibili. A questa situazione si alternano lembi di territorio, in corrispondenza di piccoli nuclei rurali disseminati nell’area, dove le pendenze sono più dolci, talvolta veri e propri pianori, in cui l’uomo ha cercato nei secoli elementi di sussistenza quali i prati-pascoli o i castagneti da frutto. Le aree oltre il limite antropico del bosco, attualmente in via di ricolonizzazione a causa dell’abbandono del pascolo un tempo alquanto diffuso, si presentano in parte piuttosto dolci o comunque a scarsa pendenza, in parte vere e proprie rupi.

Tale morfologia si riscontra anche nella porzione meridionale del territorio anche se le pendenze, soprattutto in sinistra idrografica del Brembo e nei comuni di Sedrina e Zogno, appaiono meno aspre e le vette dell’area sono comunque inferiori con versanti tendenzialmente più dolci. In tutta l’area la natura diversa dei suoli ha definito boschi generalmente più fertili. Si tratta comunque soltanto di una zona in quanto la valle a sud di

Sedrina tende a chiudersi nuovamente in modo netto con pareti a strapiombo. In virtù di questa morfologia è alquanto ovvio come le problematiche idrogeologiche, alluvionali e valanghive rappresentino un punto focale che caratterizza interamente l’area. Nel territorio in esame sono infatti molto diffusi fenomeni di erosione di frana, conoidi, aree soggette a crolli diffusi nonché, seppur in misura minore, aree a maggior erosione

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi superficiale, esondazioni fluvio torrentizie e valanghe. Tutti questi fenomeni, in accordo anche con studi effettuati dalla Comunità Montana nel 2005, si ritrovano generalmente diffusi su tutto il territorio in oggetto anche se tendono ad essere maggiormente presenti nella porzione settentrionale in destra idrografica del

Brembo, concentrandosi alle quote maggiori. I fenomeni più estesi si ritrovano infatti nei comuni di Dossena,

San Giovanni Bianco, soprattutto alle quote maggiori, e San Pellegrino Terme in destra idrografica. E’ inoltre da sottolineare come le tipologie di dissesto più diffuse siano senza dubbio i crolli e gli scivolamenti, mentre fenomeni gravitativi profondi, conoidi, colate o frane complesse sono più marginali, seppur presenti. Tale pericolosità è stata anche ovviamente riscontrata dall’Autorità di bacino del fiume Po che, in occasione della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) ha inquadrato l’area oggetto di studio come a rischio molto elevato nei territori più settentrionali, minore a latitudine inferiore.

Principali tipologie di dissesto componenti il risriscchio.hio.

Comune Rischio Conoide Esondazione Fluvio Tor. Frana Valanga Camerata Cornello 4 x x Dossena 2 x x San Giovanni B. 2 x x x San Pellegrino T. 2 x x Zogno Ubiale Clanezzo 1 x Sedrina 2 x x

Per quanto riguarda il rischio sismico con l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (Ordinanza n.

3274 del 20 marzo 2003) che ha portato a una nuova classificazione del territorio nazionale, basata su una scala di valori che va dalla classe 1, rischio maggiore, alla classe 4, rischio minore, la Valle Brembana è completamente compresa nella classe di rischio 4. Infine, vi è un’ulteriore tipologia di rischio da considerare, che nella maggior parte dei casi non rientra nella classificazione dei rischi naturali in quanto provocato dall’uomo: il rischio di incendio boschivo. La consistente presenza di aree boscate nella valle rendono questo rischio particolarmente presente.

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666 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE SOVRAORDINATA E COMPLEMENTARE

6.16.16.1 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALEPROVIN CIALE

In adempimento alle indicazioni regionali, il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bergamo

(di seguito indicato P.T.C.P.) suddivide il territorio in “sotto-ambiti corrispondenti a contesti significativi sotto l’aspetto paesistico”. Si tratta di luoghi di facile percezione, spesso racchiusi entro aree geografiche ben identificate, in cui sussistono connotazioni forti e riconosciute dalla memoria collettiva e dove il paesaggio costituisce una omogenea realtà ambientale. Secondo il P.T.C.P. l’area oggetto della presente relazione coincide con l’unità di paesaggio n. 10 Valle BrembanaBrembana inferiore: dalla Goggia al Canto altaltoo (A.31)(A.31). Questa unità appartiene ai paesaggi della montagna e delle valli di fascia prealpina; confina a Nord con la stretta della Goggia e si sviluppa verso Sud attraverso il Monte Zucco, la conca di Zogno, fino al territorio del Canto

Alto. L’unità è caratterizzata dalla presenza del fiume Brembo e la vallata si snoda fra versanti impervi e strette Valli (pendici del Cancervo e del Venturosa, Val Parina) fino ad aprirsi nella conca di San Giovanni

Bianco. La morfologia della zona ha fortemente condizionato l’insediamento umano. Accanto ai tradizionali piccoli nuclei rurali sparsi sui pianori di versante nel territorio di Camerata Cornello, Lenna e San Giovanni

Bianco, si sono andate consolidando alcune realtà urbane di fondovalle affacciate sulle opposte sponde del

Brembo (la frazione di Camerata, San Giovanni Bianco). Le località di Camerata e Orbrembo conservano, anche nella parte più recente, il carattere di borgo lineare lungo una strada di transito, mentre le altre frazioni del paese mantengono, soprattutto quelle alle quote più elevate, le caratteristiche tipiche dall’antica contrada contadina.

Le connotazioni tradizionali di questo tratto del fiume sono ancora sufficientemente conservate grazie alla realizzazione di tratti in galleria che aggirano i paesi senza interferire in modo consistente sui coni di visuale.

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L’area geografica che individua l’unità di paesaggiopaesaggio n. 10 Valle Brembana inferiorinferiore:e: daldallala Goggia al Canto alto (A.31). Fonte P.T.C. della

Provincia di BergamoBergamo....

Nella Tavola delle Previsioni del PTCP (Tavola n. 7) vengono presi in considerazione gli elementi del Piano

Territoriale di Coordinamento Provinciale utili per la descrizione e la caratterizzazione del territorio oggetto del presente studio. Per quanto riguarda le norme di tutela, qui di seguito si richiamano, in forma schematica, gli ambiti presenti nel territorio interessato dal PIF e gli articoli ad essi correlati.

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PTCP – UNITÀ DI PAESAGGIO N.10 – AMBITI E NORME DI TUTELA art. 54 Contesti ad elevato valore naturalistico e paesistico. art. 55 Sistema delle aree culminali e Zone umide e laghi Paesaggio della naturalità d’alta quota. art. 56 Pascoli d’alta quota. art. 57 Versanti boscati. art. 58 Paesaggio montano debolmente antropizzato e Paesaggio agrario e delle aree coltivate Paesaggio agrario antropizzato con insediamenti sparsi. art.59 Versanti delle zone collinari e pedemontane. art.62 Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previste. Aree agricole interessate da potenziali pressioni art.67 Aree verdi previste dalla pianificazione locale e urbanizzative e/o infrastrutturali confermate come elementi di rilevanza paesistica. Ambiti di organizzazione di sistemi art. 71 Ambiti di opportuna istituzione del PISL. paesistici/ambientali

6.26.26.2 IL PIANO FAUNISTICO-FAUNISTICO -VENATORIO--VENATORIO PROVINCIALE

Il Piano faunistico-venatorio della Provincia di Bergamo è stato approvato con delibera di consiglio provinciale n. 44 in data 9 luglio 2008. Secondo la suddivisone prevista dal piano, il territorio dei comuni di

Ubiale Clanezzo, Sedrina, Zogno, San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco ricade nell’Ambito

Territoriale di Caccia (ATC) Prealpino, mentre Dossena e Camerata Cornello sono compresi all’interno del

Comprensorio Alpino di Caccia (CAC) Valle Brembana. All’interno dell’ATC Prealpino il piano ha istituito aree in cui vige il divieto di caccia, denominate Oasi di Protezione (OP). La caccia è vietata anche nelle

Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC). A questo proposito il territorio oggetto di indagine è interessato da quattro OP:

- OP San Marco (ZognoZogno ed Algua),

- OP Ponte Merlo (ZognoZognoZogno, Algua, Costa Serina)

- OP San Pellegrino (SanSan PellegriPellegrinono TermeTerme, Zogno e Bracca)

- OP Monte Zucco (SanSan Pellegrino TermeTerme) e una ZRC:

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- ZRC Brembilla (Brembilla, ZognoZogno, UbiUbialeale ClanezzoClanezzo) le cui caratteristiche sono riportate nelle schede in Allegato alla presente relazione.

Per quanto riguarda il CAC Valle Brembana, il territorio dei comuni di San Giovanni Bianco e Camerata

Cornello non è interessato da OP o ZRC. E’ invece presente una Zona Speciale Ungulati (ZSU) sulle pendici del Monte Venturosa, in Comune di Camerata Cornello. Per quanto riguarda le zone di protezione A

(maggior tutela) e B (minor tutela) il CAC Valle Brembana concentra, per i comuni oggetto di indagine, la zona A ancora sulle pendici del Monte Venturosa. Infine, per le zone di protezione istituite lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento e alla sistemazione conforme alle esigenze ecologiche degli habitat interni a tali zone ed a essi limitrofi (attuazione delle direttive 79/409/UE – 85/411/ue –

91/244/UE) è stata istituita in comune di Zogno la zona di protezione denominata La Passata Miragolo S.

MarcoMarco.

6.36.36.3 IL PIANO AGRICOLO PROVINCIALE

Il Piano agricolo della provincia di Bergamo è stato approvato con d.c.p n. 93 in data 7/12/2006, ed ha validità 2007-2009. Il Piano colloca l’intero territorio della Comunità montana Valle Brembana nel Sistema agricoltura montana e, più nello specifico, nell’unità agro-forestale n. 9 CM Valle Brembana, le cui caratteristiche sono riportate negli allegati alla presente relazione. Per il Sistema agricoltura montana il

Piano agricolo provinciale individua linee strategiche che possono essere così schematizzate:

- Sviluppo della montagna equilibrato e vitale,

- Sostegno delle produzioni tipiche,

- Gestione sostenibile per il patrimonio forestale e potenziamento della filiera bosco-legno,

- Diversificazione dei servizi,

e stabilisce le seguenti priorità:

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• Innovazione e razionalizzazione dei processi di produzione, trasformazione e conservazione,

• Valorizzazione del patrimonio forestale,

• Valorizzazione degli alpeggi, incoraggiando la creazione del sistema alpeggi e predisponendo indicazioni

tecniche e linee guida per una loro gestione sostenibile

• Coinvolgimento delle aziende agricole negli interventi di manutenzione e gestione del territorio,

• Promozione ed incentivazione dell’associazionismo,

• Predisposizione di progetti volti al consolidamento o alla creazione di filiere locali,

• Orientamento verso la creazione di forme di associazionismo per la realizzazione e gestione di strutture

di allevamento (stalle sociali).

Per quanto riguarda la politica forestale provinciale il piano definisce specifiche linee guida (cfr. Cap. 8 del

Piano agricolo), tese al superamento delle criticità del sistema, quali la frammentazione delle proprietà forestali, l’inadeguatezza delle ifrastrutture (con particolare riferimento alle strade agro-silvo-pastorali), alla scarsa manutenzione e gestione dei boschi, alle problematiche connesse alla gestione degli alpeggi. Fra le opportunità del settore il piano cita esplicitamente i Pani di Indirizzo Forestale, oltre alla gestinone multifunzionale della foresta, la riorganizzazione della viabilta agro-silvo-pastorale, e alla Certificazione della gestione Forestale Sostenibile.

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6.46.46.4 IL PIANO PROVINCIALE CAVE

Il nuovo Piano Cave della Provincia di Bergamo - Settori merceologici della sabbia-ghiaia, argilla, calcari e dolomie, pietre ornamentali e pietrisco è stato approvato con D.c.r. n. VIII/ 619 del 14 maggio 2008 e pubblicato sul Burl - Bollettino Ufficiale Regione Lombardia - 2° supplemento straordinario - numero 28 del

10 luglio 2008. Il Piano identifica gli ambiti territoriali estrattivi, definiti come unità territoriale di riferimento in cui è consentita l’attività estrattiva nel periodo di validità del piano. Nei comuni del PIF Valle Brembana inferiore sono presenti 6 ATE, di cui uno stralciato.

1. ATEc5, in comune di Sedrina e Zogno

2. ATEc6 in comune di Ubiale Clanezzo

3. ATEo11 in comune di San Giovammi Bianco

4. ATEo12 in comune di Camerata Cornello e Lenna

5. ATEc17 in comune di Dossena

6. ATE13 in comune di Sedrina ( STRALCIATO ).

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ESTRATTO DAL PIANO CAVE DELLA PROVINCIA DI BERGAMO DDD...ccc...rrr... n ... VIII/ 619 del 14 maggio 2008

ATEc5 SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA III – Calcari e dolomie Gc9 Calcare per calce

DATI ANAGRAFICI Località interessata Cava Benago, Cava Stabello Comune interessato Sedrina, Zogno C.T.R. C4b5 – C5b1

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 3,8 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16 comma g) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) - Corso d’acqua(D. Lgs. 490/99 art.16 comma b, c) Contesto e infrastrutture Strada comunale a nord. Condotta idrica esterna al perimetro. Formazione utilizzata Dolomia a Conchodon

ATEc6 SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA III – Calcari e dolomie Gc6 Calcare per calce

DATI ANAGRAFICI Località interessata Costiolo - Forcella Comune interessato Ubiale Clanezzo C.T.R. C4b5 – C4a5

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 61,6 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16 comma g) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) - Corso d’acqua (D. Lgs. 490/99 art.16 comma b, c) - Aree ad elevata naturalità (art.17 P.T.P.R.) - Fasce fluviali PAI - Zona di isolamento e protezione del torrente Brembilla. Contesto e infrastrutture Presenza a sud-ovest dell’abitato di Ubiale Clanezzo e ad est del torrente Brembilla. La zona interessa un versante boscato ad alta acclività. Linee elettriche interne all’ambito. S.P.24 a est e S.P.23 a sud. Formazione utilizzata Dolomia a Cochodon

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ATEo11 SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA IV – Pietre ornamentali Go9 Marmo arabescato orobico

DATI ANAGRAFICI Località interessata Cà di Parino - Redonda Comune interessato San Giovanni Bianco C.T.R. C4d3

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 63,6 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16 comma g) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) - Corso d’acqua (D. Lgs. 490/99 art.16 comma b, c) Contesto e infrastrutture Zona boscata ad alta acclività. Fiume Brembo ad ovest. Formazione utilizzata Calcare rosso, Calcare arabescato e formazioni incassanti.

ATEo12 SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA IV – Pietre ornamentali Go8 Marmo arabescato orobico

DATI ANAGRAFICI Località interessata Valle Secca – Scaravino - Serino Comune interessato Camerata Cornello , Lenna C.T.R. C4b2 - C4b3

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 86,1 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16 comma g) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) - Corso d’acqua (D. Lgs. 490/99 art.16 comma b, c) - Aree ad elevata naturalità (art.17 P.T.P.R.) Contesto e infrastrutture Zone boscate ad alta acclività. Area in quota in sponda al fiume Brembo. Nuclei abitativi all’intorno. Formazione utilizzata Calcare rosso, Calcare arabescato e formazioni incassanti.

ATEc17 SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA III – Calcari e dolomie GcI Gesso e anidrite

DATI ANAGRAFICI Località interessata Ronco Valcanali Comune interessato Dossena C.T.R. C4b3

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 30,6 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) Contesto e infrastrutture L’area è intensamente boscata ed è delimitata a nord da strada comunale ed a sud est dalla Valle Foppa Spessa. Linea elettrica attraversante l’ambito e sorgente a sud. Formazione utilizzata San Giovanni Bianco Studio Dryos 56

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ATEc13 STRALCIATO SETTORE MERCEOLOGICO GIACIMENTO RISORSA III – Calcari e dolomie Gc15 Calcare per cemento

DATI ANAGRAFICI Località interessata Valle del Giongo Comune interessato Sedrina C.T.R. C5b1

CARATTERISTICHE DELL’AMBITO Superficie ha 3, 2 Vincoli - Boschi e foreste (D.Lgs 490/99 art.16) - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) - Corso d’acqua (D. Lgs. 490/99 art.16 comma b, c) Contesto e infrastrutture Boschi di latifoglie e prati Formazione utilizzata Maiolica

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6.56.56.5 SITI NATURA 2000

Nel territorio sono presenti due siti della rete Natura 2000 provvisti di Piano di gestione. Il Sito di Importanza

Comunitaria IT2060008 “Valle Parina”, che si estende in valle Brembana per 2.225 ha, e interessa i territori comunali di Dossena, Lenna, Oltre il Colle, San Giovanni Bianco e Serina; e il Sito di Importanza

Comunitaria IT2060007 “Valle Asinina che si estende dal cosiddetto “Orrido di Val Taleggio” sino alle cime del monte Araralta e del pizzo di Baciamorti, che definiscono lo spartiacque con la vicina Valle del torrente

Stabina.

Suddivisione supesuperficialerficiale dei Parchi e Siti Natura 2000 interessati. Comune SIC IT2060008 SIC IT2060007 ZPS IT2060502 Parco Regionale Camerata Cornello 426,00 427,20 Dossena 949,60 577,70 501,00 San Giovanni Bianco 131,60 45,57 709,30 524,10 San Pellegrino TT.... Zogno Ubiale Clanezzo Sedrina Totale 1081,20 45,57 1713,00 1452,30

6.5.1 SIC (IT 2060008) Valle Parina

Il SIC (IT2060008) Valle Parina è stato istituito ai sensi della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche, il piano di gestione è stato approvato dal

Parco delle Orobie Bergamasche con delibera n. 3 del 29/01/2008. L’importanza di questo SIC è connessa all’eccezionale espressione degli habitat di forra (boschi di forra, sorgenti, rupi strapiombanti), alla continuità delle formazioni forestali e al ridotto impatto antropico (assenza di infrastrutture), tra i più bassi sul versante meridionale del rilievo orobico. Si segnala in particolare la presenza di tipologie forestali proprie

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi dell’orizzonte montano inferiore in territorio carbonatico su pendii acclivi (ostrio-faggeti) e di boscaglie xerofitiche caratterizzate da Cytisus emeriflorus (citiso a fiori d’emero), arbusto subendemico delle Prealpi

Lombarde. La qualità degli habitat è buona, anche se la vegetazione forestale si presenta parzialmente destrutturata a causa di frequenti incendi e di interventi di ceduazione che non hanno consentito il mantenimento di esemplari maturi, pertanto il soprassuolo è spesso coetaneo e gli esemplari non raggiungono dimensioni e struttura adeguata a garantire la diversificazione dei microhabitat per l’avifauna e la fauna a mammiferi. E’ molto significativa la componente floristica, ricca di specie rare e di specie endemiche delle Prealpi Meridionali. Notevole anche la componente faunistica, con discreta è presenza di avifauna. La zona non presenta particolari problemi di conservazione della fauna a causa della scarsa accessibilità e del basso disturbo. Il Piano di Gestione del SIC ha individuato i seguenti habitat :

- 4060 Lande alpine e boreali;

- 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine

- 6210* Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo

(Festuco-Brometalia );

- 6410 Prateria con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo-limosi ( Molino caeruleae );

- 8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini ( Thlaspietea rotundifolii );

- 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica;

- 9130 Faggete dell’ Asperulo-Fagetum;

- 9150 Faggeti calcicoli dell’Europa centrale del Cephalantheron-Fagion;

- 9410 Foreste acidofile montane e alpine di Picea;

- 8310 Grotte non sfruttate a livello turistico; e le seguenti specie faunistiche prioritarie:

- Civetta capogrosso Aegolius funereus ;

- Gufo reale Bubo bubo ;

- Succiacapre Caprimulgus Europaeus ;

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- Picchio nero Dryocopus martius ;

- Averla piccola Lanius collurio ;

- Re di quaglie Crex crex ;

- Coturnice Alectoris graeca ;

- Pellegrino Falco peregrinus

Per questi habitat e queste specie il Piano di gestione del SIC prevede specifiche norme e comportamenti da adottare per assicurarne la tutela e la conservazione.

6.5.2 SICSICSIC (IT 206007)206 007) Valle Asinina

Il Piano di gestione del SICSICSIC (IT2060007) Valle Asinina è stato approvato con delibera n. 21 del 4/07/2007 dal

Parco delle Orobie Bergamasche. L'area comprende la testata e il versante orientale della Valle Asinina sino alle cime del Monte Venturosa e del Monte Cancervo. L'alta valle è interessata da ampie praterie e pascoli su calcare con puntiformi, ma interessanti, cenosi a Genista radiata. Lungo il versante orientale sono invece insediati estesi boschi di latifoglie a dominanza di faggio. Le parti sommitali del Monte Venturosa e del Monte Cancervo, formate da una tormentata morfologia a pinnacoli, torrioni e bastionate, presentano una vegetazione particolarmente ricca di cenosi calcicole con praterie a sesleria e carice rigida, arbusteti a pino mugo e rododendro ciliato e vistose specie rupicole. Queste ultime sono riscontrabili anche a quote molte basse lungo le gole del torrente Enna, un tratto della Val Taleggio profondamente incisa a forra nel calcare per effetto di un'intensa erosione fluviale con esempi di marmitte fluviali, al limite meridionale del sito. Buone sono le presenze avifaunistiche. Questo SIC ha la connotazione tipica dal punto di vista faunistico delle aree di transizione alpino/prealpine in cui convivono elementi boreoalpini ed eurosibirici con elementi faunistici termofili di ambienti basso-montani e planiziali. Il SIC della Valle Asinina interessa in modo assai marginale il territorio del PIF Valle Brembana inferiore, nei comuni di San Giovanni Bianco e Camerata

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Cornello, limitatamente alle pendici più alte dei monti Venturosa e Cancervo. Il Piano di gestione del SIC ha individuato i seguenti habitat:

- 4070 Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti );

- 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine;

- 6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie delle zone montane;

- 6520 Praterie montane da fieno;

- 8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini ( Thlaspietea rotundifolii );

- 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica;

- 9150 Faggeti calcicoli dell'Europa centrale del Cephalantheron-Fagion; e le seguenti specie faunistiche prioritarie:

- Albanella reale Circus cyaneus ;

- Aquila reale Aquila chrysaetos ;

- Re di quaglie Crex crex ;

- Falco pecchiaiolo Pernis apivorus ;

- Gallo forcello (fagiano di monte) Tetrao tetrix ;

- Coturnice Alectoris greca ;

- Civetta capogrosso Aegolius funereus ;

- Averla piccola Lanius collirio ;

Anche in questo caso per le norme e i comportamenti previsti dal Piano di Gestione del SIC. Stante la modestissima porzione di territorio interessata da questo SIC e la destinazione d’uso dei terreni coinvolti si può fin d’ora prevedere che le scelte di pianificazione non avranno effetti rilevati.

Gli obiettivi particolari per la gestione degli habitat e delle specie del SIC “Valle Asinina” e “Valle“Valle ParinParina”a”a”a” : il monitoraggio condotto tra il 2003 e il 2004 sul S.I.C. da parte dell’Università degli Studi di Bergamo su incarico della Provincia di Bergamo, oltre a permettere una dettagliata conoscenza delle caratteristiche dei singoli habitat presenti, ha

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi permesso di definire le principali minacce ed i più rilevanti elementi di criticità ambientale che interessano il S.I.C., che interferiscono direttamente o indirettamente con il mantenimento delle condizioni ottimali di esistenza degli habitat e delle specie floro-faunistiche di interesse comunitario. I principali fattori di minaccia sono rappresentati da: • eccessivo sfruttamento dei pascoli, soprattutto nell’alta Valle Asinina; • presenza di diffusi fenomeni di erosione, in particolare nel settore settentrionale del S.I.C., talvolta collegati all’eccessivo pascolamento presente in dette zone; • presenza di numerose aree in rapida evoluzione dinamica, sia a seguito dell’abbandono delle attività agro-silvo- pastorali sia per la presenza di tipologie vegetazionali intrinsecamente legate a fenomeni evolutivi dinamici; • presenza localizzata, anche a bassa quota, di impianti artificiali di conifere (peccio); • elevato grado di abbandono dei prati da sfalcio, soprattutto alle quote maggiori; • impoverimento della composizione floristica; • pericolo di modifica fisionomica e strutturale della tipologia degli habitat (nardeti, praterie calcofile, faggete) in seguito all’abbandono o alla modifica nel regime delle attività tradizionali, specialmente quelle fondate sull’allevamento del bestiame; • pratica dello sci alpino lungo i pendii con morfologia favorevole, colonizzati da mughete. Vengono pertanto definiti alcuni obiettivi prioritari, tesi al mantenimento in condizioni ottimali degli habitat e delle specie che hanno determinato l’individuazione e il riconoscimento del S.I.C.. La loro concretizzazione, subordinata alla disponibilità di fondi, dovrà essere conclusa entro i limiti di durata del Piano di Gestione; oltre tale limite temporale gli interventi eventualmente non completati potranno essere rivisti con il nuovo elenco degli interventi prioritari, stilato nell’aggiornamento del Piano stesso, alla luce delle minacce e criticità ambientali emerse nel frattempo. Gli obiettivi, ripartiti all’interno di differenti tipologie, consistono in: a) Attività di monitoraggio: 1. esecuzione di studi floristico-vegetazionali di dettaglio con l’obiettivo di approfondire le conoscenze delle tipologie vegetazionali nel quadro generale del S.I.C., con particolare riferimento alle superfici attualmente non qualificate in termini di habitat; 2. attività di monitoraggio di dettaglio circa lo stato di consistenza e conservazione delle specie della fauna autoctona; 3. attività di monitoraggio degli usi antropici del territorio, con particolare riferimento alle attività che sottendono prelievi di risorse naturalistiche dell’area; 4. attività di monitoraggio per la lotta alle specie patogene potenzialmente pericolose e alle specie esotiche invasive, sia animali che vegetali. b) Attività legate alle pratiche pastorali: 1. attività di promozione, sostegno e controllo delle attività gestionali del pascolo e dei prati da sfalcio, al fine di garantire nel tempo il mantenimento della funzionalità degli habitat relativi, anche attraverso il coinvolgimento diretto degli attori economici locali; 2. incentivazione di pratiche pastorali a contenuto impatto ambientale, con calibrazione del carico dei singoli pascoli, al fine di un più corretto utilizzo della risorsa foraggera; 3. mantenimento della funzionalità degli habitat a pascolo, caratterizzati dalla presenza dell’habitat prioritario 6230* (Formazioni erbose a Nardus). c) Attività legate alle pratiche agricole di montagna: 1. incentivazione delle pratiche agricole a basso impatto ambientale, soprattutto quelle legate alla fienagione montana, al fine del mantenimento della diversificazione degli habitat all’interno del S.I.C..

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi d) Attività di prevenzione e riqualificazione degli habitat boschivi: 1. mantenimento ed eventuale riqualificazione della funzionalità degli habitat boschivi, con particolare riferimento alla presenza dell’habitat 9150 (Faggeti calcioli dell’Europa centrale del Cephalanthero-Fagion) previa esecuzione di studi floristico-vegetazionali e forestali di dettaglio aventi il compito di formulare il quadro attuale dell’habitat, formulare ipotesi di ripristino e/o miglioramento forestale e garantirne il corretto mantenimento e/o l’evoluzione in chiave naturalistica; 2. incentivazione di pratiche forestali legate alla conversione dei boschi in alto fusto, al fine di incrementare la qualità degli habitat nel S.I.C.; 3. attività finalizzata al miglioramento della composizione floristica-strutturale dei soprassuoli forestali; 4. attuazione di interventi volti alla tutela delle boscaglie di Pino mugo e Rododendro irsuto (Habitat prioritario 4070*) quali zone di particolare rilievo naturalistico e paesistico di contatto tra i boschi e le praterie pascolate; 5. mantenimento di alberi vetusti, capaci di ospitare sia invertebrati che vertebrati; 6. mantenimento di radure, atte a favorire la diversità ambientale, anche in relazione alle esigenze della fauna. e) Attività di gestione della fauna mediante: 1. la conversione dei boschi cedui in alto fusto, prestando attenzione al mantenimento delle eventuali radure presenti all’interno di essi e alla conservazione degli alberi più alti; 2. il mantenimento e la creazione di zone ecotonali; 3. il mantenimento dei prati polifiti permanenti; 4. azioni volte ad indirizzare la dinamica vegetazionale verso forme compatibili con la presenza delle specie; 5. la conservazione di necromassa durante i tagli dei boschi maturi; 6. la destinazione di colture a perdere per gli animali selvatici; 7. il monitoraggio dello status delle popolazioni svernanti; 8. azioni mirate a favorire la presenza delle principali specie preda; 9. l’eventuale individuazione di oasi di protezione nelle aree ad elevato valore faunistico; 10. la predisposizione di specifiche azioni volte al controllo delle azioni antropiche potenzialmente turbative delle specie ornitiche; f) Attività didattiche e di divulgazione ambientale: 1. approntamento di percorsi guidati di approfondimento sugli aspetti naturalistici e ambientali del S.I.C. e sulla politica Comunitaria di salvaguardia della biodiversità; 2. interventi dimostrativi di rinaturalizzazione di habitat degradati e/o parzialmente degradati; g) Altre attività: 1. predisposizione di misure di pianificazione antincendio che comprendano un adeguato sistema di accessi e di viabilità; 2. azioni volte alla salvaguardia delle valenze paesaggistiche, intese sia in termini naturali che in termini culturali ed estetici. Dovranno inoltre essere considerate le seguenti azioni, per non subirne gli effetti negativi: 1. introduzione di provenienze non autoctone, che determinano l’inquinamento genetico delle popolazioni animali e vegetali, con particolare riferimento a quelle soggette a prelievo; 2. azioni che comportino modificazioni strutturali del bacino idrografico del S.I.C., con alterazione del regime idrologico dei corsi d’acqua; 3. scarico in corso d’acqua superficiale di eccessive quantità di azoto e fosforo, derivanti dalle acque reflue e agricole.

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6.5.3 ZPS Parco regionale Orobie Bergamasche (It2060502)

Con la d.g.r. 20 febbraio 2008 n.8/6648 “Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attività, in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del d.m. 17 ottobre 2007, n.184 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”, la ZPS Presolana, precedentemente istituita, è sta unita alla ZPS Valle Brembana, creando un’area protetta di grande estensione e senza soluzioni di continuità. Inoltre con la d.g.r. n. 8 in data 30/07/2008 sono state approvate le “Misure di conservazione e tutela della ZPS Lombarde, ai sensi del d.m. 17 ottobre 2007, n.84 – Integrazione alla d.g.r. n. 6648/2008”. La ZPS, per quanto riguarda la Valle Brembana è un sito a prevalenza di habitat forestali, con una parte rilevante anche di brughiere, boscaglie e praterie alpine-subalpine. La varietà degli habitat e la loro struttura, assieme ad una ridotta presenza antropica, conferiscono buona qualità complessiva alle aree che compongono la ZPS. Le presenze di maggiore rilevanza sono costituite, per quanto concerne l’avifauna, da Tetraonidi e da rapaci diurni (Aquila chrysaetos) e notturni (Bubo bubo). Ben rappresentati anche i Passeriformi tipici dell’orizzonte montano e sub-montano. Non sono noti particolari elementi di disturbo.

6.66.66.6 IL PARCO REGIONALE DELLE OROBIE BERGAMASCHE

Il Parco Regionale delle Orobie Bergamasche è stato istituito con Legge Regionale n° 56 del 15/09/1989.

Dopo varie vicissitudini, che nel 1997 hanno portato anche al commissariamento dell’ente, oggi il parco è operativo ed è stato redatto il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco, approvato ma non ancora adottato dai comuni interessati. Il Parco delle Orobie Bergamasche prende origine dalla la L.R. n.86/83, che in prima ipotesi prevedeva l’istituzione di un unico Parco delle Orobie, con ambito territoriale comprendente il versante bergamasco, quello valtellinese e la zona orientale in provincia di Brescia. La successiva divisione in due dell’unica grande area protetta orobica determinò l’istituzione del Parco delle Orobie

Valtellinesi (L.R. n.57/1989) e del Parco delle Orobie Bergamasche (L.R. n. 56/1989). Questa legge designava l’Ente gestore del Parco e le competenze del Comitato di coordinamento, definendo i contenuti dello Statuto del Consorzio, inquadrando la figura del Direttore del Parco e fissando le competenze di un

Comitato Scientifico. Inoltre, dettava norme di salvaguardia in attesa del PTC e norme procedurali per la disciplina dei boschi. Secondo la suddetta legge, gli obiettivi di conservazione, valorizzazione e recupero dei

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi beni ambientali e naturali sono perseguibili attraverso la conservazione attiva dei beni stessi, la sperimentazione di rinnovati parametri del rapporto uomo/ambiente, la promozione culturale e socio- economica delle popolazioni, nonché la fruizione ricreativa e turistica e la promozione di attività di ricerca, educazione e informazione.

777 ANALISI FORESTALE

7.17.17.1 PIANIFICAZIONE FORESTALE PREESISTENTE

Il terrirorio in esame non è interessato da alcun piano di assestamento forestale, fatta eccezione del Piano di Assestamento della proprietà Silvo-pastorale della Società BAS (Bergamo Ambiente e Servizi). La proprietà assestata è interessata da un alto grado di frammentazione e coinvolge 4 Comunità Montane per un totale di 16 comuni. Le superfici assestate comprese nel territorio della Comunità Montana Valle

Brembana ammontano a 22,05 ha e ricadono nei comuni di Sedrina (2,40 ha), Zogno (4,08 ha), Bracca

(2,82 ha) Algua (11,34 ha), e Costa Serina (1,41 ha). Il piano di Assestamento, redatto dall’Azienda regionale Foreste, ha validità 2001 – 2015. Nella tabella che segue si riassumono le principali caratteristiche dei soprassuoli assestati ricadenti nel PIF delle Valle Brembana inferiore.

PIANO DI ASSESTAMENTO PROPRIETÀ BAS PARTICELLE VALLE BREMBANA INFERIORE Comune Località n. partparticellaicella Sup. ha Tipo forestale Trattamento e miglioramenti Monte Orno-ostrieto Sedrina 6 2,40 nessuno Tassera tipico Piazza Acero frassineto Zogno 7 0,53 diradamento selettivo Martina var. con tiglio Valle dei diradamento selettivo - Zogno 8p 3,55 Acero-frassineto Rottami rimboschimento

Totale Superficie Assestata 6,48

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7.27.27.2 REGISTRO DEI BOSCHI DA SEME DELLA REGIONE LOMBARDIA “RE.BO.LO.“““RE.BO.LO.”RE.BO.LO. ”””

Il registro dei boschi da seme è stato istituito, ai sensi del d,lgs. n. 386/2003, con delibeazione di giunta regionale n. 8/6272 del 21/12/2007. Conseguentemente la Regione Lombardia ha individuato le aree in cui è possibile raccogliere semi di piante forestali (previo assenso del proprietario e dopo aver acquisito l’autorizzazione da parte dell’ente forestale competente: comunità montane o province), per la produzione, da parte dei vivaisti autorizzati, di piantine da utilizzare in piantagioni a fini forestali e non ornamentali.

L’elenco complessivo delle aree è stato inserito in un Registro regionale dei boschi da seme (Re.Bo.Lo) che

è stato approvato con decreto n. 2894 del 21 marzo 2008. A partire dalla data del 01 settembre 2008 la raccolta del materiale di propagazione (semi) delle specie oggetto della normativa può avvenire in territorio lombardo solo nelle aree inserite nel Re.Bo.Lo. Nel registro regionale sono stati inseriti n. 189 popolamenti, di questi 3 sono compresi nel territorio del PIF Valle Brembana inferiore, e più precisamente nei comuni di

San Giovanni Bianco (BG011 e BG032) e Camerata Cornello (BG012). In Comune di San Giovanni Bianco è stato individuato un popolamento di Castanea sativa, in località Foppa della Pianca, e un popolamento di

Sorbus aria, in località Pianca. In comune di Camerata Cornello si trova un popolamento per la raccolta del seme di Castanea sativa, in località Bruga alta. La cartografia e le schede dei popolamenti citati sono riportate negli Allegati alla presente relazione di analisi.

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7.37.37.3 DESCRIZIONE METODOLOGICA DEI RILIEVI

Come precedentemente accennato, i rilevi sono stati effettuati nei mesi di settembre e ottobre 2008. La classificazione forestale del territorio è stata eseguita per punti, percorrendo la viabilità ordinaria, le strade agro-silvo-pastorali, i sentieri principali e quelli eventualmente trovati in loco, allo scopo di approfondire la conoscenza dei versanti. La stagione autunnale ha poi consentito un efficace controllo panoramico, molto utile per meglio quantificare l’effettiva estensione, ad esempio, delle faggete o degli acero-frassineti inclusi nei versanti dominati dall’orno-ostrieto. Sono stati oggetto di rilievo la categoria e il tipo forestale, la forma di governo, lo stadio evolutivo, eventuali danni da fitopatogeni o da altre avversità. Nella classificazione per tipi forestali, quando il caso, l’eventuale variante è stata indicata in nota al poligono. Nel definire i poligoni ci si è attestati su linee geomorfologiche evidenti, sentieri o strade; solo in casi di deciso cambio di tipo forestale, come accade nelle zone di contatto fra formazioni geologiche diverse (ad esempio fra calcare ed arenaria), i poligoni sono stati definiti anche su base fisionomica e geologica. Nei poligoni più grandi potranno essere presenti tipi diversi dal dominante; nei versanti ad orno-ostrieto tipico, ad esempio, spesso lungo i solchi vallivi e nelle zone edaficamente più evolute si ha il passaggio all’acero-frassineto con ostria, ma la presenza di questo tipo forestale intermedio è stata riportata in carta solo quando era possibile definire in modo chiaro la linea di demarcazione fra i due consorzi e quando l’estensione del tipo intercluso era superiore all’ettaro.

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7.47.47.4 CLASSIFICAZIONE PER TIPI FORESTALI

Le regioni forestali costituiscono il primo elemento caratterizzante dal punto di vista vegetazionale di un determinato territorio (R. DEL FAVERO et all. 2002). In Valle Brembana (che ricordiamo essere composta da sette valli laterali con caratteristiche vegetazionali molto diverse) incontriamo prima lembi di regione avanalpica , caratterizzata dall’assenza del faggio, e poi salendo:

• la regione esalpica : si incontra dopo i rilievi collinari e comprende la prima fascia prealpina. Questa

regione, dove prevalgono nettamente le latifoglie, è caratterizzata da orno-ostrieti (fascia

submontana) e dal faggio (fascia montana). Fra le conifere sono presenti il pino silvestre e più

raramente l’abete bianco, questo ultimo caratterizzato da un rapido accrescimento iniziale seguito

da un altrettanto rapido decadimento.

• la regione mesalpica : regione di transizione fra la regione esalpica e l’endalpica, caratterizzata da

precipitazioni elevate e temperature rigide. Le latifoglie diminuiscono a favore degli abeti che non

presentano più i fenomeni di senescenza precoce tipici della regione esalpica. Il faggio può essere

abbondante come mancare del tutto. La fascia submontana è caratterizzata dalla presenza di

acero-frassineti e castagneti. Nella fascia montana, più diffusa, si incontrano soprattutto abieteti e

piceo-faggeti, nell’altimontana e in quella subalpina a questi si uniscono peccete, lariceti, alneti e

mughete.

• la regione endalpica: caratterizzata da un clima continentale e dalla presenza del Pino cembro

(PIGNATTI, 1998). Quest’ultimo è presente solo in rare isole nel territorio di Carona e Valleve.

Nel territorio in esame sono presenti alcuni lembi di regione avanalpica, localizzati alle quote più basse, ma per la maggior parte ricade nella regione forestale esalpica (distretto geobotanico Sud – Orobico) caratterizzata, come prima accennato, da formazioni dove prevalgono le latifoglie, anche se è possibile incontrare nuclei di conifere costituiti da abete rosso e raro larice. Il coniferamento, con la discesa a “bassa quota” dell’abete rosso, è un fenomeno frequente in Valle Brembana, in quanto la diffusione di questa

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi specie è stata molto agevolata dagli interventi dell’uomo, non solo attraverso l’impianto su piccole superfici, ma anche con tagli di selezione tesi a favorire la conifera. In tempi recenti, proprio a carico i queste delicate formazioni di picea, si sono verificati gravi danni per la diffusione di Ips typographus (bostrico tipografo dell’abete rosso). La regione mesalpica, caratterizzata da piceo-faggeti e peccete, è presente solo alle quote più elevate del territorio del comune di Dossena.

Per quanto riguarda l’orl’orl’orizzontel’or izzonte subsub----montanomontano le categorie forestali più diffuse sono gli orno-ost rieti, gli acero- frassineti e i castagneti, mentre le faggete e soprattutto i querceti sono assai più limitati. Gli orno-ostrieti sono una categoria molto diffusa in ambiente carbonatico, dominata dalla presenza di carpino nero e orniello, a cui possono associarsi la rovere, la roverella, il pino silvestre, il nocciolo e la betulla. Nelle zone dove il terreno è più evoluto abbiamo il faggio e, soprattutto, il frassino maggiore.

Gli ornoorno- ---ostrietiostrieti sono formazioni tipiche dei medio-bassi versanti, a quote variabili fra i 300 e i 1000 m di quota, che si localizzano anche negli ambienti più inospitali come gli orno-ostrieti di rupe o gli orno-ostrieti di forra. Popolamenti misti di carpino nero e di ibridi di rovere x roverella si incontrano nei comuni di Ubiale

Clanezzo, Zogno e Camerata Cornello e in alcune località della frazione di Santa Croce e Salvarizza, in

Comune di San Pellegrino Terme. Si tratta di cedui composti in cui la presenza della rovere è stata favorita in quanto specie preferenziale per la matricinatura. La categoria dei querceti propriamente detta è però piuttosto rara. Boschi classificati come querceti sono stati rilevati in comune di Camerata Cornello e Ubiale

Clanezzo. La presenza di pino silvestre caratterizza spesso l’orno-ostrieto tipico su substrati carbonatici, ma

è stato riconosciuto come tipo a sé stante (pineta di pino silvestre dei substrati carbonatici) solo a Zogno e

San Pellegrino Terme (in questo ultimo caso misto a piccoli impianti di pino nero). Gli aceriaceri----frassinetifrassineti e, in minor misura, gli aceri-tiglieti, si trovano soprattutto nei versanti medio bassi e negli impluvi, sui depositi alluvionali e allo sbocco delle valli laterali. Gli aceri-frassineti si differenziano in vari tipi forestali, quali gli aceri frassineti con faggio, caratterizzati, oltre che dalla presenza di quest’ultima specie, da un corredo di specie nemorali proprio delle faggete mesofile, e gli aceri-frassineti con ostria, vere e proprie forme di

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PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi transizione fra la categoria degli orno-ostrieti e quella degli aceri-frassineti. Gli aceri-frassineti derivati dall’invasione di spazi aperti e gli aceri frassineti degli impluvi, che caratterizzano con formazioni lineari localizzate nelle incisioni vallive anche gli ampi versanti occupati dall’orno-ostrieto, sono riconducibili all’acero-frassineto tipico. E’ inoltre importante segnalare come gli aceri-frassineti abbiano anche invaso i castagneti abbandonati. In questo caso la vegetazione del sottobosco è spesso acidofila ed in parte in comune con quella dei castagneti.

Alle quote più alte si trova la faggeta subsub----montanamontana dei substrati carbonatici o silicatici, caratterizzata da una fisionomia dominata dal faggio a cui si associano l’acero di monte, il frassino, il carpino nero (quest’ultimo soprattutto sui substrati carbonatici), il castagno (substrati silicatici), la betulla. Per quanto riguarda le formazioni di origine antropica, oltre ai già citati rimboschimenti di pino nero, presenti nei Comuni di Zogno

(loc. Pernice) e San Pellegrino Terme (Spettino e Vetta), e di abete rosso si segnala la presenza di robinietirobinieti misti nei Comuni di Ubiale Clanezzo, Sedrina e San Giovanni Bianco. Nel primo caso (Ubiale e Sedrina) questi popolamenti si localizzano lungo il Brembo, dando luogo a formazioni lineari miste con altre specie quali frassino maggiore e salici. A San Giovanni Bianco la robinia si associa alle specie tipiche dell’acero- frassineto ed occupa su una fascia sopra l’abitato (in versante idrografico destro) e in località Roncaglia

Entro, dove forma un vasto comparto che risale il versante verso la Pianca. Un discorso a parte merita il castagno. La sua importanza economica in Valle Brembana, così come nella maggior parte della Lombardia, appartiene ormai al passato, ma rimane testimoniata sia da frequenti e isolati vecchi alberi da frutto nelle vicinanze di fabbricati rurali, sia dal permanere di impianti, ormai per la maggior parte in via di abbandono, localizzati nei Comuni di Zogno, Ubiale e, in misura minore, Sedrina, San Giovanni Bianco e Camerata

Cornello. Nel Comune di San Pellegrino tracce di castagneti da frutto sono state rilevate nei pressi della loc.

Torre e fra la Vetta e Alino, lungo la Valle Borlezza. Spesso i vecchi castagneti sono stati invasi dall’acero e dal frassino e pertanto sono stati classificati come acero-frassineti. Per quanto riguarda invece il ceduo di castagno, le estensioni maggiori si trovano senza dubbio nei Comuni di Ubiale Clanezzo e Sedrina, dove coprono ampi versanti.

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L’orizzonte montano è caratterizzato dalla presenza di faggete montane e in minor misura da piceopiceo----faggetifaggetifaggeti..

Le faggete sono relativamente diffuse alle quote più alte dei comuni di Dossena, Camerata Cornello e San

Giovanni Bianco, mentre nei comuni di San Pellegrino e Zogno si trovano solo sulla fascia sommitale dei versanti più freschi. I piceo-faggeti si incontrano soprattutto in comune di Dossena, sulle pendici del monte

Ortighera, del monte Vaccareggio e del monte Pedrozzo. Infine si segnala la presenza di mughete alle quote più alte del monte Cancervo, in comune di San Giovanni Bianco.

7.57.57.5 AVVERSITÀ,AVVERSITÀ , PATOLOGIE E PARASSITOLOGIE

La principale problematica riscontrata nei soprassuoli forestali della Valle Brembana inferiore riguarda gli attacchi di Ips Typographus a carico dei rimboschimenti e dei popolamenti spontanei di abete rosso. Nuclei di piante bostricate si trovano alle quote inferiori dei versanti di San Pellegrino Terme, Camerata Cornello e

Dossena. Nei rimboschimenti di pino nero è stato notato qualche nido di processionaria ( Thaumetopoea pityocampa ), la cui diffusione al momento non appare preoccupante. In comune di Dossena sono state rilevate piccole zone con schianti: si tratta perlopiù di popolamenti di abete rosso attaccati dal bostrico. Infine la quercia evidenzia sporadici attacchi di oidio (Microsphaera alphitoides ). I castagneti sono soggetti ad attacchi di mal dell’inchiostro ( Phytophtora sp .) e cancro corticale ( Cryphonectria parasitica ), soprattutto in comune di Ubiale Clanezzo, dove queste formazioni hanno maggiore estensione.

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7.67.67.6 INCENDI BOSCHIVI

Il Piano degli incendi boschivi della Comunità Montana Valle Brembana localizza nell’area oggetto di piano i seguenti Scenari a rischio incendio boschivo:

Piano A.I.B. Valle Brembana - Scenari di rischio Valle Brembana inferiore

Grado di Comuni Descrizione scenario Altitudine Tipo di vegetazione rischio interessati

Molto Taleggio, San Giovanni Incolti, boschi cedui, impianto Scenario 1 - Orridi di Taleggio - elevato Bianco artificiale di conifere

Incolto, boschi cedui, fustaie Scenario 2 - Pendici Monte Cancervo e Monte Molto Camerata Cornello, 700 di latifoglie, mughete, conifere Venturosa elevato San Giovanni Bianco sporadiche San Giovanni Bianco, Incolto, pascoli, boschi cedui, Scenario 3 - Pendici Monte Sornadello Elevato 500 San Pellegrino Terme, rara presenza di conifere Taleggio

Medio Incolti, boschi cedui, e fustaie Scenario 4 - loc. Valle Boione - Vetta 700 San Pellegrino Terme basso di conifere

Medio San Pellegrino Terme, Incolto, impianti artificiali di Scenario 5 - Pendici Monte Zucco - Pernice 900 basso Zogno conifere, e boschi cedui

Medio Boschi cedui interrotti da prati Scenario 6 - Foldoni 700 Zogno basso pascoli e porzioni di incolto

Medio Boschi cedui interrotti da prati Scenario 7 - Prato Grande - Costone 1000 Zogno basso pascoli e porzioni di incolto

Medio Boschi cedui interrotti da prati Scenario 8 - Canto Basso - Poscante - Zogno basso pascoli e porzioni di incolto

Medio Brembilla, Gerosa, San Scenario 10 - loc. Cerro - Monte Castel Regina 1200 Boschi cedui, incolto e pascoli basso Pellegrino

Medio San Pellegrino Terme, Boschi cedui, sporadica Scenario 11 - Monte Ubione - basso Serina presenza di prati pascoli

Algua, Bracca, San Incolti, boschi cedui, e impianti Scenario 12 - Pizzo Spino - Monte Bracca Elevato 1000 Pelegrino, Zogno artificiali di conifere

Molto San Pellegrino Terme, Incolti, boschi cedui, e impianti Scenario 15 - Lepreno - Monte Gioco 1200 elevato Serina artificiali di conifere

Medio Boschi cedui, prati pascoli ed Scenario 16 - Prati Parini 700 Sedrina basso incolti

Dossena, Oltre il Colle, Boschi cedui, fustaie miste Scenario 17 - Monte Ortighera - Monte Menna Medio alto 1800 Serina, San Giovanni conifere e latifoglie, prateria di Bianco quota e mughete.

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Dal punto di vista delle categorie forestali i boschi degli scenari AIB sono caratterizzati dalla presenza preponderante dell’orno-ostrieto. La faggeta è coinvolta nello scenario 2, il castagneto negli scenari ricadenti nei comuni di Ubiale Clanezzo e Zogno.

7.77.77.7 STIMA DEI VALORI DEL BOSCO

Si considera attitudine potenziale la predisposizione di un bosco ad erogare in misura rilevante un particolare bene o servizio. 4 Per giungere alla valutazione delle attitudini potenziali, si è proceduto valutando con quale intensità le singole attitudini si distribuiscono sul territorio. Il processo di valutazione ha comportato la progettazione di un modello di analisi territoriale (comune agli altri PIF della Valle), composto di dati tabellari da assegnare a livello cartografico.

Le attitudini potenziali indagate sono state:

1. protettiva

2. naturalistica

3. produttiva

4. turistico ricreativa

5. paesistica

6. multifunzionale

Queste attitudini funzionali sono state valutate per mezzo di un set di 5 tavole, una per attitudine. Le tavole, in scala 1:50.000, sono carte sintetiche discretizzate del territorio d’indagine. Al fine di una migliore

4 Criteri e procedure per la redazione e l’approvazione dei piani di indirizzo forestale (PIF). Allegato alla d.g.r. n. 7728 del 24/07/2008. Studio Dryos 73

PIF Valle Brembana inferiore – Bozza proposta di piano Relazione fase di analisi valutazione si è cioè deciso di discretizzare il territorio, ovvero di passare da una dimensione continua a una dimensione discreta, suddividendo l’area di interesse in celle quadrate omogenee di 50 m di lato (quindi

2500 mq.) a ciascuna delle quali sono stati attribuiti valori differenti a seconda dei valori assunti dagli indicatori considerati. Gli indicatori sono stati determinati in parte su base tipologica e in parte dipendono dalla presenza/assenza di elementi territoriali di interesse. Gli elementi che hanno determinato la formazione degli indicatori sono stati la loro efficacia nella descrizione dei fenomeni, l’esistenza di dati e la loro facile reperibilità. Le banche dati a cui si è attinto per la creazione degli indicatori sono le seguenti:

 Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali (DUSAF) dell’ERSAF;

 Cartografia e basi informative Geoambientali del SIT regionale;

 Inventario delle Frane e dei dissesti Idrogeologici (IFFI) della Regione Lombardia;

 Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) del bacino del fiume Po;

 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Bergamo;

 Carta Tecnica Regionale della Lombardia;

 Cartografia VASP della Valle Brembana;

 Rete dei sentieri CAI e GESP della Valle Brembana;

 Sistema Informativo Beni Ambientali (SIBA) della Lombardia;

 Registro dei boschi da seme della Regione Lombardia (RE.BO.LO).

Oltre a questi, parte degli indicatori sono stati realizzati esclusivamente su base tipologica per mezzo delle tipologie individuate nel territorio d’indagine. Gli indicatori su base tipologica sono costituiti così come nella tabella di pagina seguente. Nelle pagine seguenti, si riportano anche nel dettaglio gli indicatori considerati e il modo in cui sono stati assemblati al fine dell’ottenimento del valore di attitudine e della conseguente restituzione cartografica.

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La Carta dell’Attitudine Turistico-ricreativa è composta esclusivamente da due valori (basso/elevato) dove il valore migliore si ha nei boschi ricadenti in prossimità (entro 50 m) di elementi di interesse turistico-ricreativo quali sentieri, rifugi, palestre di roccia, parchi urbani, etc. mentre il valore peggiore si ha nei boschi rimanenti.

I valori ottenuti sono stati infine ricondotti a 5 classi attitudinali secondo il seguente schema:

Livello di attitudine funzionale Valore

Ottimo 5

Discreto 4

Medio 3

Modesto 2

Basso 1

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Elenco delle tipologie individuate e valori di attitudine assegnati esclusivamente su base tipologica

Attitudine Attitudine Attitudine Attitudine Attitudine V alore Descrizione eteroprote autoprotet idroprotet naturalisti produttiva est et ico t t iva t iva t iva ca QR Querceti

QR23 Querceto di rovere dei substrati carbonatici dei suoli mesici 0,5 1 0 1 1 1

QR30 Querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici 0,5 1 0 1 1 1

QR31 Querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli mesici 0,5 1 0 1 1 1 CA Castagneti

CA20 Castagneto dei substrati carbonatici dei suoli xerici 1 1 1 0,5 0,5 1

CA21 Castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesoxerici 1 1 1 0,5 0,5 1

CA22 Castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesici 1 1 1 1 0,5 1

CA31 Castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesoxerici 1 1 1 0,5 0,5 1

CA32 Castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesici 1 1 1 1 0,5 1 OO Orno-ostrieti

OO10 Orno-ostrieto primitivo di forra 1 1 0 0 0,5 0

OO11 Orno-ostrieto primitivo di rupe 1 1 0 0 0,5 0

OO12 Orno-ostrieto primitivo di falda detritica 1 1 0 0 0 0

OO13 Orno-ostrieto tipico 1 1 0 0,5 0 0 AF Aceri-frassineti ed aceri-tiglieti

AF10 Aceri-frassineto con ostria 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5

AF11 Aceri-frassineto tipico 1 0,5 1 1 1 0,5

AF12 Aceri-frassineto con faggio 1 0,5 1 1 1 0,5

AF13 Aceri-frassineto con ontano bianco 1 0,5 1 1 1 0,5

AF14 Aceri-tiglieto 1 0,5 1 1 1 0,5 BC Betuleti e corileti

BC10 Corileto 1 1 0,5 0 0,5 0

BC11 Betuleto secondario 0,5 1 0,5 0 1 1 FA Faggete

FA10 Faggeta primitiva di rupe 0,5 1 0 0 1 1

FA20 Faggeta submontana dei substrati carbonatici 0,5 0,5 1 1 1 1

FA21 Faggeta submontana dei substrati silicatici 0,5 1 0,5 1 0,5 1

FA30 Faggeta montana dei substrati carbonatici dei suoli xerici 0,5 1 0,5 1 0,5 1

FA31 Faggeta montana dei substrati carbonatici tipica 0,5 0,5 1 1 1 1

FA32 Faggeta montana dei substrati silicatici dei suoli mesici 0,5 0,5 1 0,5 0,5 1

FA33 Faggeta montana dei substrati silicatici dei suoli acidi 0,5 0,5 1 1 0,5 1

FA40 Faggeta altimontana dei substrati carbonatici 0,5 0,5 1 1 1 1

FA41 Faggeta altimontana dei substrati silicatici 1 1 0,5 1 0,5 1 MG Mughuete

M G11 M ugheta mesoterma 1 1 0,5 0 1 0

M G12 M ugheta microterma dei substrati carbonatici 1 1 0,5 0 1 0 PS Pinete di pino silvestre

PS12 Pinete di pino silvestre dei substrati carbonatici 0,5 1 0,5 0,5 0 0,5 PF Piceo-faggeti

PF10 Piceo-faggeto dei substrati carbonatici 0,5 0,5 1 1 0,5 0,5

PF11 Piceo-faggeto dei substrati silicatici 1 1 1 0,5 1 0,5 PE Peccete

PE16 Pecceta secondaria montana 0,5 0,5 0,5 0,5 0 0,5

PE17 Pecceta secondaria montana var. altimontana 0,5 0,5 0,5 1 0 0,5

PE18 Pecceta di sostituzione 0,5 0,5 0,5 0,5 0 0,5 FP Formazioni particolari

FP11 Saliceto di greto 1 1 1 1 0,5 0

FP12 Saliceto a Salix caprea 1 1 1 1 0,5 0 FA Formazioni antropogene

FA11 Robinieto misto 0,5 1 1 1 0 0

FA13 Rimboschimenti di conifere 0,5 0 0 0,5 0 0

FA14 Rimboschimenti di latifoglie 0,5 0,5 0,5 0,5 0 0 Studio Dryos 76

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Carta dell’Attidell’Attitudinetudine Protettiva

Valore attribuito Componente forestale Bassa o Fattore considerato Media Alta nulla Capacità eteroprotettiva su base tipologica 0 0,5 1 Capacità autoprotettiva su base tipologica 0 0,5 1 Capacità idroprotettiva su base tipologica 0 0,5 1 Totale Valori compresi tra 0 e 3 Peso della componente forestale sull'attitudine protettiva 20% Valori assunti dalla componente forestale Compresi tra 0 e 0,6

Componente territoriale Fattore considerato No Sì Boschi prossimi a sorgenti (200 m) 0 1 Boschi prossimi a corsi d'acqua (10 m) 0 1 Aree in dissesto, rischio o pericolosità (IFFI) 0 1 Totale Valori compresi tra 0 e 3 Peso della componente territoriale sull'attitudine protettiva 40% Valori assunti dalla componente territoriale Compresi tra 0 e 1,2

Componente istituzionale Fattore considerato No Sì Boschi in fascia A del PAI 0 1 Boschi in fascia B del PAI 0 1 Boschi in vincolo idrogeologico 0 1 Totale Valori compresi tra 0 e 3 Peso della componente istituzionale sull'attitudine protettiva 40% Valori assunti dalla componente istituzionale Compresi tra 0 e 1,2

Totale attitudine protettiva Valori compresi tra 0 e 3 Fattore di equiparazione 1,66 Valori assunti dall'indice di Attitudine protettiva Numeri interi compresi tra 0 e 5

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Carta dell’Attitudine Produttiva

Valore attribuito Componente forestale Bassa o Fattore considerato Media Alta nulla Capacità produttiva su base tipologica 0 0,5 1 Totale Valori compresi tra 0 e 1 Peso della componente forestale sull'attitudine produttiva 60% Valori assunti dalla componente forestale Compresi tra 0 e 0,5

Componente territoriale Bassa o Fattore considerato Media Alta nulla Accessibilità Vedere nota (1) Totale Valori compresi tra 0 e 1 Peso della componente territoriale sull'attitudine produttiva 40% Valori assunti dalla componente territoriale Compresi tra 0 e 0,4

Totale attitudine produttiva Valori compresi tra 0 e 1 Fattore di equiparazione 5 Valori assunti dall'indice di Attitudine produttiva Numeri interi compresi tra 0 e 5

Nota (1) Accessibilità Boschi posti fino a 150 m da strade indice 1 Boschi posti tra 150 e 300 m da strade indice 0,5 Boschi rimanenti indice 0

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Carta dell’Attitudine Paesaggistica

Valore attribuito Componente forestale Bassa o Fattore considerato Media Alta nulla Valore estetico su base tipologica 0 1 2 Totale Valori compresi tra 0 e 2 Fattore di equiparazione 1,5 Peso della componente forestale sull'attitudine paesaggistica 40% Valori assunti dalla componente forestale Compresi tra 0 e 1,2

Componente territoriale Bassa o Fattore considerato Media Alta nulla Qualità del paesaggio definito dal PTCP 0 0,5 1 Presenza di emergenze paesaggistiche 0 0,5 1 Totale Valori compresi tra 0 e 2 Fattore di equiparazione 1,5 Peso della componente territoriale sull'attitudine paesaggistica 40% Valori assunti dalla componente territoriale Compresi tra 0 e 1,2

Componente istituzionale Fattore considerato No Sì Aree vincolate per decreto 0 1 Totale Valori compresi tra 0 e 1 Fattore di equiparazione 3 Peso della componente istituzionale sull'attitudine paesaggistica 20% Valori assunti dalla componente istituzionale Compresi tra 0 e 0,6

Totale attitudine paesaggistica Valori compresi tra 0 e 3 Fattore di equiparazione 1,66 Valori assunti dall'indice di Attitudine paesaggistica Numeri interi compresi tra 0 e 5

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Carta dell’Attitudine Naturalistica

Valore attribuito Componente forestale Fattore considerato Bassa o Media Alta Valenza naturalistica su base tipologica 0 0,5 1 Tipologie rare (< 5%) 0 - 1 Boschi inseriti nel Registro dei Boschi da Seme della Regione 0 - 1 Totale Valori compresi tra 0 e 3 Peso della componente forestale sull'attitudine naturalistica 40% Valori assunti dalla componente forestale Compresi tra 0 e 1,2

Componente territoriale Fattore considerato No Sì Boschi prossimi a sorgenti (200 m) 0 1 Boschi prossimi a corsi d'acqua (10 m) 0 1 Potenzialità faunistica Vedere nota (2) Boschi compresi in biotopi, habitat prioritari, rilevanze naturalistiche 0 1 Totale Valori compresi tra 0 e 4 Fattore di equiparazione 0,75 Peso della componente territoriale sull'attitudine naturalistica 30% Valori assunti dalla componente territoriale Compresi tra 0 e 0,9

Componente istituzionale Fattore considerato No Sì Boschi compresi in aree protette Vedere nota (3) Boschi in aree tutelate dal Piano Faunistico Provinciale 0 1 Totale Valori compresi tra 0 e 2 Fattore di equiparazione 1,5 Peso della componente istituzionale sull'attitudine naturalistica 30% Valori assunti dalla componente istituzionale Compresi tra 0 e 0,9

Totale attitudine naturalistica Valori compresi tra 0 e 3 Fattore di equiparazione 1,66 Valori assunti dall'indice di Attitudine naturalistica Numeri interi compresi tra 0 e 5

Nota (2) Potenzialità faunistica Boschi posti fino a 200 m dai centri urbani principali indice 0 Fascia di 200 m interna al limite del bosco indice 1 Boschi rimanenti indice 0,5

Nota (3) Boschi compresi in aree protette Boschi esterni al Parco delle Orobie Bergamasche e ai SIC indice 0 Boschi ricompresi nel solo Parco delle Orobie Bergamasche indice 0,5 Boschi ricompresi nel SIC o nel Parco e nei SIC indice 1 Studio Dryos 80

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ALLEGATI

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