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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

DIREZIONE GENERALE PER I BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI ______

Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di

Cronologia

1903 Nasce a Palermo il 16 maggio, da Vincenzo e Filomena Imbornone. Il padre è un maresciallo di pubblica sicurezza; la madre proviene da famiglia benestante decaduta. Nonostante le ristrettezze economiche, Filomena impartisce a Ugo e ai suoi fratelli un'educazione borghese tradizionale, non priva di qualche lusso, come ad esempio le lezioni di pianoforte.

1920 Si diploma in ragioneria. Consegue anche la maturità classica che gli consente l’iscrizione all’università.

1921 La generosa donazione di una zia materna gli consente di iscriversi all'ateneo veneziano di Ca' Foscari (molto ambito dalla gioventù del Mezzogiorno dell'epoca), facoltà di Scienze diplomatiche e consolari, dove segue le lezioni di Gino Luzzatto e di Silvio Trentin, che lo mettono in rapporto con Giovanni Amendola.

1924 Grazie a due borse di studio si trasferisce a Roma. Qui partecipa alla fondazione dell'Unione goliardica per la libertà, suo ingresso nell’attività politica antifascista.

1925 Interviene al primo ed unico congresso dell'Unione nazionale democratica di Giovanni Amendola (14 - 16 maggio) ed entra a far parte, con Roberto Bencivenga, Mario Berlinguer, Guglielmo Ferrero e Mario Vinciguerra, della Pentarchia che lo guiderà fino allo scioglimento imposto dal regime fascista.

Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it 1926 Si laurea con Francesco Carnelutti (110/110 e lode), con una tesi dal titolo Di alcune caratteristiche giuridiche del contratto della giurisdizione, dell'arbitrato, della conciliazione nei diritti intersindacali interindividuali ed internazionali. Su consiglio di Carnelutti si iscrive a Giurisprudenza, all'Università di Padova, ma presto abbandona gli studi. Nella primavera del 1926 scrive infatti a Trentin: “Il diritto per ora dorme. Altre cose urgono e ci spingono al lavoro”. Nell’estate collabora al quotidiano amendoliano “Il Mondo”. Nello stesso anno frequenta il corso allievi ufficiali, da cui viene espulso perché fra i suoi oggetti personali vengono rinvenute alcune copie della rivista antifascista genovese "Pietre".

1927 Dopo aver completato il servizio militare in una caserma punitiva in Sardegna, si trasferisce a Roma dove viene assunto all'Istituto Nazionale per l'Esportazione.

1928 Collabora alle riviste "Pietre" e "Quarto Stato". Ha contatti con la Giovane Italia, associazione clandestina forte di una cospicua presenza di elementi repubblicani. Insieme a Pilo Albertelli e ad altri è arrestato, nell'aprile dello stesso anno, con l'accusa di aver partecipato all'attentato della Fiera di Milano contro il Duce. Il 9 luglio gli viene inflitta la pena dell' ammonizione, tramutata in seguito in diffida; perde il lavoro. Si trasferisce quindi a Palermo dove lavora all’ufficio studi del Banco di Sicilia.

1929 Nel marzo è assunto come redattore presso l'Enciclopedia Treccani, diretta da Giovanni Gentile. Le voci da lui scritte sono: "Canestraio"; "Cereali"; "Commercio"; "Cotone"; "Cottrel, Frederick Gardner"; "Lino". Nell’ambiente dell’Enciclopedia nascono amicizie che si consolideranno poi negli anni della Resistenza: con Federico Chabod, Guido Calogero, ed altri.

1934 Un articolo di La Malfa, intitolato Evoluzioni dottrinarie, appare nella rivista "Nuovi studi di diritto, economia e politica", diretta da Ugo Spirito. Nello stesso anno si trasferisce a Milano, chiamato presso l'Ufficio studi della Banca Commerciale Italiana da Raffaele Mattioli, su segnalazione di

2 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it Manlio Masi, direttore generale dell’Istituto per il Commercio. In luglio sposa Orsola Corrado, conosciuta all’Enciclopedia; dal matrimonio nasceranno Luisa e Giorgio.

1938 Sostituisce Antonello Gerbi, che deve abbandonare l’Italia in seguito alle leggi razziali, alla direzione dell'Ufficio studi della Banca Commerciale Italiana. Coordina il lavoro per la realizzazione dei due volumi su L’economia italiana nel sessennio 1931-1937, promossi dalla Banca d’Italia. Allarga nello stesso tempo la sfera dei contatti con gli ambienti antifascisti milanesi attraverso Meuccio Ruini e Ferruccio Parri, che ha conosciuto nel 1934.

1941 Inizia una capillare opera di tessitura, insieme a Adolfo Tino, Parri, Riccardo Lombardi ed altri, per costituire una formazione antifascista di stampo democratico: il Partito d'azione (PdA), sotto il cui nome, d'ispirazione mazziniana, confluiscono importanti gruppi antifascisti, come Giustizia e Libertà e il movimento liberalsocialista, cresciuto nell'ambiente della Normale di .

1942 Elabora, insieme a Tino, un memoriale sulla situazione politica italiana. Grazie alla mediazione di Enrico Cuccia, che fa pervenire il documento a Carlo Sforza, il memoriale apparirà sotto forma di articolo sul "New York Times" del 28 giugno e in seguito sulla rivista della di New York. Nello stesso anno, La Malfa propone la creazione di un "Fronte della libertà", con a capo Ivanoe Bonomi.

1943 Il l0 gennaio esce il primo numero de "L'Italia Libera", contenente i sette punti programmatici del PdA. In aprile La Malfa si reca insieme a Tino a Napoli, per tentare invano di convincere Benedetto Croce a sostenere il futuro ordinamento repubblicano dell'Italia postfascista. A maggio ripara in Svizzera, sfuggendo ad un imminente arresto; è ospitato dai De Nobili (i cui antenati avevano ospitato lo stesso Mazzini) e in seguito a Lugano, presso Filippo Caracciolo, console d'Italia, sotto la falsa veste di istruttore di ginnastica dei suoi figli, Marella, Carlo e Nicola. Dopo il 25 luglio rientra in patria; a Milano partecipa al Comitato delle correnti antifasciste. In agosto si trasferisce a Roma, dove vive sotto falso nome (Cornali); dirige il PdA insieme a Manlio Rossi Doria, Riccardo Bauer, Francesco Fancello e Oronzo Reale. Il 30 agosto, la dirigenza 3 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it del PdA firma un accordo con i leader socialisti e comunisti, in base al quale i rispettivi partiti si impegnano a non partecipare al governo di Badoglio, subentrato a Mussolini, e ad operare per dissuadere cattolici e liberali dall'aderirvi. A settembre La Malfa partecipa a Firenze al Convegno nazionale del PdA ed è delegato a rappresentare il partito in seno al Comitato di liberazione nazionale a Roma.. Il l6 ottobre prevale, in seno al CLN, la tesi lamalfiana del "congelamento" della monarchia; l'indirizzo prevalente è quello di un governo provvisorio in attesa della convocazione di un’Assemblea Costituente.

1944 Il 22 aprile, dopo la “svolta di Salerno” si dichiara contrario alla partecipazione del PdA al II governo Badoglio. L'8 giugno, quattro giorni dopo la liberazione di Roma, partecipa all'incontro al Grand Hotel tra la giunta del CLN e Badoglio e ottiene che PSI e PCI si schierino col PdA a sostegno della necessità di un governo che sia espressione del CLN. Nasce così il I governo Bonomi. In agosto si svolge a Cosenza un convegno del PdA. La mozione di La Malfa, che rigetta l’approdo a un’identità socialista del PdA è messa in minoranza: La Malfa si dimette dal Comitato esecutivo del PdA insieme a Rossi Doria e Bauer. A settembre, in un discorso tenuto a Roma, afferma la necessità che il PdA si differenzi nettamente dal Partito socialista; la tesi contraria è sostenuta da Emilio Lussu.

1945 Alla formazione del governo Parri (21 giugno - 8 dicembre), assume il dicastero dei Trasporti; avvia il ripristino della rete ferroviaria italiana. Nel seguente I gabinetto De Gasperi occupa la carica di ministro della Ricostruzione e successivamente di ministro del Commercio estero.

1946 Dal 4 all'8 febbraio si svolge a Roma il I congresso nazionale del PdA, che si risolve in una definitiva lacerazione del partito, all'interno del quale risulta forte la posizione filosocialista di Lussu. Parri e La Malfa abbandonano il PdA; La Malfa lascia il dicastero del Commercio estero, sostituito dall'azionista Bracci. A marzo fonda con Parri, Luigi Salvatorelli e altri il Movimento della democrazia repubblicana, che si presenterà alle elezioni per la Costituente nella Concentrazione democratica repubblicana. Parri e La Malfa saranno gli unici due eletti.

4 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it In settembre, per incoraggiamento soprattutto di Randolfo Pacciardi, La Malfa e la Concentrazione democratica repubblicana confluiscono nel Partito Repubblicano Italiano.

1947 Durante il XIX congresso nazionale del PRI (Bologna, 17 - 19 gennaio), La Malfa polemizza apertamente con Giovanni Conti, in merito all'intervento dello Stato nell'economia. Dichiara infatti che “il passaggio di una certa potenza economica dai privati allo Stato è un fatto ineluttabile della civiltà moderna e nulla ha a che fare, non ha da confondersi con la statolatria e con il collettivismo di tipo russo”. All' Assemblea Costituente La Malfa propone che il 1° comma dell’art.1 della Costituzione reciti: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sui diritti di libertà e del lavoro”; si dichiara inoltre contrario all'articolo 7 che recepisce i Patti lateranensi del 1929.

1948 Nelle elezioni del 18 aprile 1948 è eletto deputato nella circoscrizione di Bologna, quindi presidente della Commissione Finanze e Tesoro della Camera. A luglio è incaricato da Carlo Sforza, ministro degli Esteri, di negoziare le riparazioni di guerra con Mosca. Conduce la trattativa in modo brillante, risolvendola con un accordo triennale del valore di venti miliardi di lire l'anno. A dicembre è nominato vicegovernatore del Fondo monetario internazionale.

1949 Nel dibattito parlamentare sulla ratifica dell'adesione dell’Italia alla NATO, a marzo, dichiara di considerare la NATO come una “manifestazione della civiltà occidentale europea che si organizza”. Interviene al III congresso nazionale del Movimento federalista europeo (Firenze, 23 - 25 aprile), dichiarando di essere favorevole ad un approccio gradualistico all'unificazione europea. A giugno appare un suo articolo su "Il Mondo" di Pannunzio, il primo di una lunga collaborazione. A luglio è nominato membro effettivo dell'Assemblea del Consiglio d'Europa.

1950 Il 27 gennaio assume l'incarico di ministro senza portafoglio nel VI governo De Gasperi, col compito di procedere al riordino delle Partecipazioni statali. Si batte per l'attuazione della riforma agraria, uno dei punti qualificanti per l'entrata dei repubblicani nel governo. Il 10 ottobre propone in Senato lo scioglimento del FIM, Fondo per il finanziamento dell’industria meccanica. 5 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it 1951 Il 9 aprile presenta al Consiglio dei ministri la relazione sullo stato delle Partecipazioni statali. Propone la costituzione di un ministero delle Partecipazioni statali, una struttura snella, con fini di vigilanza e coordinamento delle holding di Stato. Nella stessa data subentra ad nel dicastero del Commercio estero. Il 26 luglio è confermato nello stesso incarico nel VII governo De Gasperi. Porta a termine la soppressione dei contingentamenti delle importazioni, la fondamentale liberalizzazione degli scambi. Come dichiarerà in seguito a Alberto Ronchey, è “mosso da due convincimenti: la visione meridionalista, ossia l'idea di stimolare con la concorrenza il sistema economico, favorendo il Mezzogiorno, e una certa intuizione della capacità nazionale di andare sui mercati, della possibilità di dare finalmente respiro, sprigionare energie compresse”. Spiana così la strada al cosiddetto boom economico italiano.

1952 Propone una "Costituente programmatica" tra i partiti laici; il fallimento della proposta lo convince ad accogliere l'idea di una modifica della legge elettorale in senso maggioritario.

1953 Le elezioni del 7 giugno, che si svolgono col nuovo sistema (la cosiddetta "legge truffa"), si traducono in un grave insuccesso per il PRI; La Malfa è tuttavia rieletto deputato nel collegio che comprende Bologna, Ferrara e la Romagna. E’ presidente della Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale. Nel mutato quadro internazionale dopo la morte di Stalin è attento alle nuove posizioni assunte dal Psi, riprende il dialogo con Nenni e diviene uno dei più convinti sostenitori dell’apertura a sinistra.

1954 Con vari articoli su "Il Mondo" ribadisce l'idea di un'aggregazione delle forze laiche intorno ad una struttura federativa. Il fallimento del progetto della CED (Comunità europea di difesa), alla quale La Malfa è favorevole, a seguito del voto del Parlamento francese, lo induce a affermare che è "insufficiente" la prospettiva di “un' Europa divisa, anche se appoggiata militarmente dagli Stati Uniti”.

1955 6 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it Su "Il Mondo" del 27 dicembre scrive che la costituzione del Partito radicale rappresenta un fatto di rilievo per tutta la sinistra democratica.

1956 La Malfa e il PRI sostengono l'idea di una riunificazione socialista come condizione essenziale per la creazione di un' alternativa democratica di sinistra ai governi Dc: le avvisaglie si intravedono in un incontro fra Nenni e Saragat, nell’estate, a Pralognan. Dopo le rivelazioni del XX congresso del PCUS e in seguito alla repressione del0le rivolte nei Paesi dell'Est, La Malfa dà inizio a una serrata polemica col PCI nella quale rimprovera al Partito comunista di aver fatto proprio un modello di sviluppo, quello sovietico, non idoneo a risolvere i problemi di una democrazia industriale avanzata come quella italiana.

1957 Il PRI ritira l'appoggio esterno al governo Segni dichiarando conclusa la formula del quadripartito. Randolfo Pacciardi, in contrasto con la decisione, si dimette dalla direzione del partito.

1958 Repubblicani e radicali presentano liste comuni nelle elezioni del 25 maggio: complessivamente l'alleanza raccoglie solo l'1,46 per cento. La Malfa è rieletto nella stessa circoscrizione. Al XXVI congresso repubblicano la corrente La Malfa - Reale, favorevole all'apertura verso i socialisti, risulta maggioritaria rispetto alla linea centrista pacciardiana.

1959 Assume la direzione de “La Voce Repubblicana” che conserverà fino al 1962.

1960 Durante il ricovero in clinica per un’operazione agli occhi avvengono i fatti di Genova: La Malfa è favorevole alla formazione del monocolore Fanfani che nasce il 26 luglio dopo la negativa esperienza del governo Tambroni.

1961 Nel mese di ottobre partecipa al raduno della Resistenza a Torino. Il 12 novembre i repubblicani decidono di ritirare l’appoggio al governo Fanfani.

7 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it 1962 La Malfa è nominato ministro del Bilancio nel primo governo di centrosinistra, presieduto da Fanfani, che si forma nel febbraio con l’astensione dei socialisti. Il 22 maggio presenta al Parlamento la famosa Nota aggiuntiva nella quale propone un modello di sviluppo equilibrato contrapposto ad una crescita priva di qualsiasi programmazione. Entra nel Comitato ristretto per lo studio della nazionalizzazione dell’industria elettrica.

1963 Con una serie di iniziative diplomatiche e di articoli propone, in opposizione a De Gaulle, l’ingresso della Gran Bretagna nelle istituzioni comunitarie. I suoi progetti di programmazione incontrano l’ostilità del mondo sindacale e imprenditoriale. I suoi oppositori lo additano come il responsabile dell’inflazione. Nelle elezioni del 28 aprile il PRI ottiene solo l'1,4 per cento. Nella nuova legislatura La Malfa è eletto presidente della Commissione Bilancio.

1964 Si rifiuta di entrare nel primo governo organico di centrosinistra presieduto da Moro, favorendo l'ingresso di Reale come ministro della Giustizia. Nel febbraio con una lettera a chiede l’adozione di una “politica dei redditi”.

1965 Il 18 febbraio propone un'inchiesta parlamentare sulle "Sfere di competenza, di responsabilità e di controllo delle Autorità politiche di governo e degli Organi amministrativi e tecnici, sia delle Amministrazioni dello Stato che degli Enti pubblici non territoriali controllati dallo Stato medesimo". A marzo, a conclusione del XXIX congresso, è eletto segretario del PRI. Con il gruppo dirigente raccolto intorno a lui avvia un processo di profondo rinnovamento del Partito. Il 12 maggio si dimette dalla presidenza della Commissione Bilancio per protesta contro la dilatazione della spesa pubblica generata dalle cosiddette "leggine". La Commissione respinge le dimissioni, poi ripresentate in modo irrevocabile il 5 novembre. A dicembre, a Ravenna, ha luogo un dibattito con Pietro Ingrao sulle prospettive della sinistra in Italia. In uno scambio pubblico di opinioni con Lombardi, dà inizio all'analisi critica della prima esperienza di centrosinistra.

1966

8 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it Nel mese di aprile, La Malfa e Amendola aprono un dibattito di vasta eco: secondo La Malfa è giunta l'ora per la sinistra di abbandonare la vecchia ortodossia e di porsi come forza in grado di sviluppare un approccio pragmatico ai problemi del Paese.

1967 La Malfa si schiera a favore del Trattato di non proliferazione nucleare.

1968 Nelle elezioni del 19 maggio il PRI ottiene il 2% dei voti. Eletto alla Camera nelle circoscrizioni di Bologna, Catania e Palermo, La Malfa opta per la circoscrizione di Catania. Al XXX congresso del PRI presenta una relazione su Ideologia e politica di una forza di sinistra, nella quale oltre a criticare il modello di sviluppo marxista denuncia l’accentuarsi del divario tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo come il risultato delle lotte sociali ed economiche delle classi operaie occidentali: la soluzione sta ovviamente in una politica di sviluppo programmato.

1969 La Malfa critica le rivendicazioni salariali, che non tengono conto dei limiti delle risorse dello Stato e della necessità di risparmiare in vista di investimenti futuri.

1970 Rifiuta l'incarico di ministro del Tesoro propostogli da Emilio Colombo; chiede, inascoltato, garanzie sull' adozione di una scala di priorità e di scadenze in vista delle riforme in programma.

1971 A marzo, al consiglio nazionale del PRI, presenta una relazione nella quale sono contenute le ragioni del ritiro della delegazione repubblicana dal governo, che è avvenuta nel febbraio precedente. La Malfa considera fallita la fase del centrosinistra iniziata nel 1964 soprattutto a causa dell’aggravarsi dei problemi della spesa pubblica. A dicembre i repubblicani sono determinanti per l’elezione di Giovanni Leone alla presidenza della Repubblica.

1972 Nel mese di gennaio cade il governo Colombo. Nelle elezioni, anticipate anche per volere di La Malfa, che si svolgono il 7 maggio, il PRI ottiene il 2,9 per cento. La Malfa è eletto deputato nelle

9 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it circoscrizioni di Roma, Palermo e Catania; sceglie la circoscrizione di Roma. Dopo le elezioni i repubblicani appoggiano dall’esterno il II governo Andreotti, composto da DC, PSDI, PLI.

1973 Nel maggio i repubblicani ritirano l’appoggio al governo. Nasce il IV governo Rumor, nel quale La Malfa assume l'incarico di ministro del Tesoro. In tale veste blocca la richiesta di aumento del capitale della Finambro, aprendo la strada al fallimento finanziario di Michele Sindona. Non riesce a liquidare la Finmare, pesantemente indebitata. Denuncia le truffe sui danni di guerra (il cosiddetto "caso Caproni").

1974 Nel mese di febbraio si dimette dall'incarico di ministro del Tesoro a seguito di contrasti col ministro del Bilancio, Giolitti, intorno alle clausole concordate con il Fondo Monetario Internazionale per l'erogazione di un prestito all'Italia. A maggio partecipa a Roma al comizio di chiusura della campagna referendaria contro l'abrogazione della legge sul divorzio; insieme a lui sono Longo, Malagodi, Nenni, Parri, Saragat. Il 7 giugno indirizza una lettera ai leader delle confederazioni sindacali invitandoli a ridurre le loro pretese, visto il peggioramento della situazione economica. Nel mese di dicembre assume la vicepresidenza del IV governo Moro (bicolore DC - PRI).

1975 Al XXXII congresso nazionale del PRI (febbraio) La Malfa parla dell'ineluttabilità di un accordo di maggioranza tra DC e PCI per affrontare la grave crisi finanziaria e di ordine pubblico del Paese (il compromesso storico). Nonostante un aspro dissenso con il collegio dei probiviri intorno all'amministrazione del partito in Sicilia, La Malfa ottiene una larga maggioranza di consensi nel partito di cui assume la presidenza lasciando a Oddo Biasini l’incarico della segreteria.

1976 Il 12 febbraio il governo Moro-La Malfa rassegna le dimissioni a causa all'uscita del PSI dalla maggioranza. In seguito allo scandalo Lockheed La Malfa sostiene, prima con interventi riservati, successivamente con pubbliche dichiarazioni, l’opportunità di dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone, dimissioni che avranno luogo soltanto nel 1978. A giugno il PRI 10 Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it ottiene il 3,1 per cento dei consensi elettorali. La Malfa è eletto alla Camera nelle circoscrizioni di Roma, Catania e Palermo. Opta per Roma. Vincendo le resistenze della sinistra repubblicana, porta il suo partito nella Federazione dei partiti liberali e democratici europei.

1977 Nel mese di novembre, in un'intervista a "La Repubblica", chiede la formazione di una maggioranza di solidarietà nazionale alla quale partecipi anche il PCI: ritiene infatti che le nuove aperture di Berlinguer rappresentino un cambiamento importante nella politica e nell'ideologia comunista.

1978 Il 16 marzo Aldo Moro è rapito dalle Brigate Rosse. La Malfa rifiuta qualsiasi ipotesi di trattativa con i terroristi. Il PRI annuncia nello stesso tempo il proprio appoggio al governo di solidarietà nazionale presieduto da Andreotti. Nel giugno, al XXXIII congresso repubblicano si congeda dall'attività di partito con un discorso di forte contenuto autobiografico. Nel mese di giugno è proposto dal PRI come candidato alla presidenza della Repubblica, ma ritira la propria candidatura di fronte all’opposizione di settori della DC, del PCI e del PSI, aprendo la strada all'elezione di Sandro Pertini. A novembre sostiene la partecipazione dell'Italia al Sistema Monetario Europeo minacciando in caso contrario il ritiro dei repubblicani dalla maggioranza.

1979 Il 22 febbraio viene incaricato dal presidente Pertini di formare un nuovo governo dopo la caduta del IV governo Andreotti, ma è costretto a rinunciare all'incarico vista l'indisponibilità dei partiti di sinistra; subito dopo accetta la vicepresidenza del Consiglio e il ministero del Bilancio nel nuovo governo Andreotti. Il 24 marzo è colpito da emorragia cerebrale. Muore il 26 marzo.

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