Tv e industria culturale in Italia Elementi di storia: gli anni ’80

Prof. Giovanni Ciofalo Tv, sorrisi e consumi. La televisione degli anni Ottanta

1. Un nuovo sistema 2. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali 3. L'epopea della Fininvest: da Telemilano alla “Guerra dei Puffi” 4. Palinsesti e format(i) 5. Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito 6. Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso” 7. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80 8. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi) 9. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni Tv, sorrisi e consumi. La televisione degli anni Ottanta Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1974

Più di 30 milioni di italiani si recano alle urne per esprimere la loro opinione in merito alla legge n. 898 del 1970 (Fortuna-Baslini)

Quasi il 60% dei votanti si dichiara contrario all’abrogazione della legge, sancendo di fatto l’introduzione del divorzio

La famiglia, istituzione fondamentale della vita degli italiani, veicolo della tradizione popolare e cattolica, è uno dei primi contesti colpiti dalla metamorfosi sociale e culturale che, avviata negli anni Settanta, troverà un suo più decisivo compimento nel decennio successivo Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

“Difficile negare però che nella difesa della legge sul divorzio, così come nella battaglia contro la piaga dell’aborto clandestino, agissero con forza robuste ragioni etiche e civili. In quel grande confronto pubblico, inoltre, alcuni principi sostanziali e alcune decisive chiavi di lettura della società contemporanea cessarono di essere patrimonio di esigui gruppi intellettuali e si imposero all’attenzione più larga del paese, avviando modificazioni profonde nelle culture e nei comportamenti, nelle pratiche quotidiane e nei quadri mentali” G. Crainz “Non è vero che ogni paese ha la classe politica che si merita. Con i risultati del referendum sul divorzio, gli italiani dimostrano di meritarsi una classe di governo diversa, culturalmente meno sorda, meno legata ai miti e alle suggestioni di un passato che ha fatto il suo tempo, più attenta ai problemi reali con i quali la gente è alle prese e alle condizioni di fatto in cui versa” F. Ferrarotti Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Richiesta di modernizzazione dovuta a:

• più alto livello di sviluppo tecnologico

• accelerazione delle innovazioni tecnologiche

• alfabetizzazione mediale

• più avvertito bisogno di informazione e comunicazione

Reazione a catena nel sistema televisivo Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

9 e il 10 luglio del 1974

La Corte Costituzionale promulga rispettivamente la sentenza n. 225 e la n. 226, che segnano l’inizio della fine del monopolio radiotelevisivo statale.

Qualsiasi precedente tentativo di scalfire il controllo pubblico di radio e televisione si era imbattuto negli ostacoli rappresentati dalla limitatezza dei canali disponibili e dai costi di trasmissione.

1959: Il Tempo Tv 1966: Telediffusione Italiana, poi Telenapoli 1972: Telebiella Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Le due sentenze del 1974:

• aprono alle emittenti straniere e alla possibilità di concedere autorizzazioni a privati che usufruiscano di trasmissioni via cavo

• pongono le basi per la legge n. 103 del 14 aprile del 1975, Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva, che determina una ridefinizione degli assetti della Rai Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1975 – Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva passaggio della gestione della televisione pubblica dal Governo al Parlamento istituzione di un’apposita Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi fine dell’era Bernabei e lottizzazione su base politica (spartizione di cariche tra i partiti più importanti dell’epoca: DC, PC, PSI, PRI, PSDI, PLI) moltiplicazione dei centri operativi e produttivi istituzione del Dipartimento Scuola Educazione Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Nuova stagione di creatività e innovazione Avvento del colore (1977) Cambiamenti nell’informazione: Tg1 (cattolico) vs Tg2 (laico)

“Il Tg2 è il notiziario tutto nuovo, nato dal niente. Apre per primo alle 19.30. E il grande ‘2’ che irrompe contro il fondo nero moltiplicandosi, la nota ripetuta in tre colpi secchi che sfuma nel ritmo martellante quasi ossessivo e il planisfero ruotante scarnificato all’osso, annunciano immediatamente un notiziario moderno e aggressivo [...] il Tg1 che va in onda sull’ex Primo Canale è la novità che si innesta nella tradizione, rappresenta la continuità rispetto al prima”

M.G. Bruzzone, L’avventurosa storia del Tg in Italia. Dall’avvento della televisione ad oggi, RCS Libri, Milano, 2002, pp. 200-201. Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

“La riforma del 1975 aveva infatti rappresentato il tipico prodotto di una cultura della comunicazione paleoindustriale e anticapitalistica, frutto di un compromesso politico tra ideologie spesso addirittura contrapposte che consisteva nel fare proprie le istanze della sinistra mantenendo inalterate le premesse culturali della tradizione cattolica. Il risultato fu un rilancio difficile della programmazione e la perdita di competitività tecnologica (tra cui l’abbandono di qualsiasi strategia nell’utilizzazione del cavo)”

F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia. Costume, società e politica, Marsilio, Venezia, 1995, p. 398. Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1976 – sentenza n. 202 della Corte Costituzionale

Ulteriore passo lungo il percorso di metamorfosi del panorama televisivo italiano.

La presunta inattaccabilità giuridica del sistema monopolistico si sgretola quando migliorano le condizioni tecnologiche e inizia a diffondersi una nuova sensibilità culturale.

L’ingresso dei privati è visto come il requisito fondamentale per il rispetto dei valori democratici e della libera circolazione del pensiero. Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

La giungla di antenne

“Lo spiraglio lasciato dalla Corte costituzionale a trasmissioni messe in onda da emittenti private in ambito locale apre rapidamente la strada ad una diffusione nazionale delle stesse. Comincia così l’epoca delle ‘mille antenne’, che approderà dieci anni dopo al ‘duopolio’ Rai-Fininvest. Prima della legge n. 223 del 6 agosto 1990, la cosiddetta ‘legge Mammì’ che ha ridisegnato il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, in Italia operavano, secondo fonti Rai, almeno 4.000 emittenti radiofoniche private, quasi tutte in Fm (modulazione di frequenza), 515 emittenti Tv private indipendenti, 182 emittenti Tv private consorziate in circuiti, 12 network televisivi nazionali, oltre alle tre reti Rai. Venivano anche diffusi in Italia i programmi di 4 emittenti estere: Antenne Deux, Tv svizzera italiana, Telemontecarlo e Capodistria”

A. Chimenti, Informazione e televisione. La libertà vigilata, Laterza, Roma-Bari, 2000, p. 37-38 Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

La proliferazione indiscriminata di antenne rappresenta una caratteristica peculiare della nostra industria culturale

Nel 1978 le emittenti private superano le 250 unità, per toccare quota 600 nel 1980

La deregolamentazione avrà termine soltanto con la promulgazione della legge n. 223 del 6 agosto del 1990 (legge Mammì)

A. Grasso (a cura di), Enciclopedia della Televisione, Garzanti, Milano, 2003, p. 782 Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Telebiella

“Il 20 aprile del 1971 erano partite le trasmissioni sperimentali di Telebiella. [...] Cacciato dalla Rai, Peppo Sacchi si era dato al vagabondaggio costruttivo. Torna folgorato dagli Stati Uniti dove aveva scoperto l’esistenza delle televisioni via cavo. Dal Giappone arrivano novità sbalorditive. Peppo smania. Acquistato un piccolo videoregistratore Akai da un quarto di pollice, comincia a filmare tutto quello che gli passa sotto gli occhi. La sera tutti insieme, nel bar della piazza sotto gli archi a sbirciare quelle cronache familiari. Si sparge la voce. Il bar scoppia. La gente protesta. Peppo si ingegna stende tremila metri di cavo, quanto basta per collegare qualche condominio e negozi adiacenti. La prima tana del pirata è in via XX settembre, uno scantinato per topi, ma per lui è come il teatro delle Vittorie. Uno studio per dibattiti e spettacoli, si fa per dire, uno sgabuzzino claustrofobico per il tigì, con una tovaglia a quadri da cucina, una regia per le riprese e una per la messa in onda”

G. Dotto, S. Piccinini, Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia, Mondadori, Milano, 2006, p. 15. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Telebiella viene indicata quasi unanimemente come la prima televisione privata italiana, seppure via cavo.

Le sue trasmissioni vengono però interrotte nel 1973, a seguito del decreto del 9 maggio voluto dall’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni Giovanni Gioia. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Dal 1974 che ha luogo un vero e proprio big bang televisivo

Telemontecarlo Firenze libera

Telemilanocavo

Elefante Tv Teleromacavo Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Le singole emittenti tendono a consociarsi, dando vita così ad una sorta di syndication che permette loro di continuare la trasmissione assumendo una rilevanza nazionale.

Questo meccanismo consente da un lato di aggirare l’obbligo stabilito dalla Corte di Cassazione di non oltrepassare la dimensione locale, dall’altro di ottimizzare, condividendoli, i costi di produzione e di acquisto dei format che vengono trasmessi. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1974 - viene fondata l’ANTI (Associazione Nazionale delle Teleradiodiffusioni Indipendenti), presieduta da Eugenio Porta, tra i più attivi promotori del processo di nascita e di sviluppo delle televisioni private in Italia.

1979 - sorge la CTA (Compagnia Televisioni Associate) che raggruppa circa venti emittenti, dislocate in quasi tutte le regioni italiane. Pur garantendo il mantenimento di una specificità locale, attraverso i contenuti informativi, offre contenuti a livello nazionale, trasmessi per mezzo di antenne operanti su tutto il territorio italiano Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1980 NET (Nuova Emittenza Televisiva) ha origine da una iniziativa della FGCI (Federazione Giovani Comunisti Italiani), che affilia diciotto emittenti e viene diretta da Walter Veltroni.

PIN (Prima Rete Indipendente) appartiene al gruppo Rizzoli. Riunisce emittenti come Telealtomilanese, Telexpress, Tv Europa, TeleReggio, TeleBari con l’obiettivo di trasmettere programmi sia importati dall’estero (principalmente telefilm statunitensi), sia autoprodotti, come nel caso di Contatto, il primo telegiornale a diffusione nazionale di una Tv privata, diretto da Maurizio Costanzo. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

L’obbligo di rispettare la restrizione locale viene aggirato da molte emittenti locali, che, una volta entrate a far parte di reti più o meno vaste, tendono ad abbandonare la trasmissione di specifici contenuti a tutto vantaggio di una costante replicazione di format prodotti o selezionati in modo centralizzato.

La Rai, pur avendo varato la terza rete nel 1979, vede messa in discussione la sua posizione dominante a fronte del costante moltiplicarsi di canali e di ore di programmazione da parte di privati Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

“[...] nel nostro paese ci sono circa 400 Tv locali in attesa di una legge che regolamenti il traffico per le vie dell’etere. Sono in tanti ad aspettarla questa legge (anche se qualcuno trae giovamento dall’attuale caos). Fra i più interessati ci sono senz’altro milioni di telespettatori ormai stanchi di interferenze varie, chiusure e aperture di ripetitori, ma soprattutto delusi dal dilettantismo di troppe emittenti, ancora condotte con spirito amatoriale, seppur lodevolissimo. Certe cose, più che perdonabili e anzi deliziose in un certo periodo pionieristico, non possono più essere accettate. Ma il fenomeno televisivo locale ha fortunatamente un’altra faccia. Ogni giorno sui nostri televisori arrivano immagini per circa 3.500 ore. Si tratta spesso di programmi assai seguiti, di appuntamenti da non perdere come per i più grossi spettacoli della Rai”

A. Carloni, P. Cucco, S. Rezoagli (a cura di), 400 Tv in attesa di una legge, in «Tv Sorrisi e Canzoni», 11, 1980. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Aumento delle ore complessive di programmazione

Ingente importazione dall’estero

Palinsesti all’insegna del puro intrattenimento

Strategia dell’evasione: film e telefilm, varietà, cartoni animati, trasmissioni sportive

Quota marginale dedicata all’informazione, penalizzata dalle restrizioni legislative Tab. 3.2. - Ore di programmazione settimanale Tv locali Dati rilevati dal 2 all'8 marzo 1980. Fonte: Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, N°11, 16-22 marzo, 1980, anno XXIX) Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

“[...] per la prima volta la oggettiva realtà dei fatti ci costringe – e mai costrizione è stata più gradita – a prendere in esame (lo faremo anche nei prossimi numeri) anche i programmi delle ‘altre’ televisioni. Quelle quattrocento e più antenne che ormai da qualche anno, spesso in modo dilettantesco, scombinato, volgare, sono entrate con le loro immagini dentro il video di casa nostra. La Rai non le ha mai prese sul serio, forte di un potere che tutto può e nulla deve. E così non s’è accorta che le cose piano piano stavano cambiando. Grossi gruppi editoriali, politici e pubblicitari, sono entrati nell’affare Tv locali. Hanno acquistato quel che di meglio c’era all’estero, bruciando la Rai, immobilizzata dalla burocrazia e si accingono a produrre spettacoli su misura per i gusti dei telespettatori”.

G. Vesigna, La guerra comincia col fine settimana, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 35, 1980. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1982

Importanti imprese televisive, vengono risucchiate nell’orbita sempre più influente della Fininvest:

• la Rusconi artefice della nascita di Italia 1 (18 emittenti associate)

• la Mondadori fondatrice di Retequattro (23 emittenti associate)

Si determina il futuro assetto del settore televisivo in Italia, fino alla definitiva istituzionalizzazione del duopolio Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1982 Si costituisce il network EuroTV, dell’imprenditore Callisto Tanzi.

Una serie di emittenti locali operanti in prevalenza tra il Nord e il Centro Italia che mantengono un certo grado di libertà per quanto concerne la programmazione, ma condividono la vendita degli spazi pubblicitari.

Nel 1987 EuroTV assume il nome di Odeon TV. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1984 Il gruppo Marcucci dà vita a Videomusic. Canale tematico che, inizialmente, trasmette videoclip ventiquattro ore al giorno, poi si arricchisce di specifici format sui diversi generi e sulle tendenze musicali del momento

1988 Rete A: syndication creata dall’editore Alberto Peruzzo, cui gradualmente si Associano più di una ventina di emittenti locali. Ottiene un buon successo di pubblico concentrando la sua programmazione intornoa telenovelas e televendite, condotte da teleimbonitori che diventeranno celebri Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1984

Nasce l’Auditel, nuovo sistema di rilevazione dei dati di ascolto

Viene fondata la Federazione Radio e Televisioni (F.R.T.), cui aderiscono quasi tutte le emittenti private dell’epoca L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Tra il 1969 e il 1979 nella piccola cittadina di Segrate, alle porte di Milano, l’imprenditore Silvio Berlusconi costruisce il complesso residenziale Milano 2

“[...] Milano 2 rappresentava un nuovo paradigma di consumismo: ‘la città dei numeri uno’, ‘un nuovo modo di vivere’, ‘una città per vivere’, come dicevano gli slogan. L’intero progetto era stato pensato in modo da racchiudere gli abitanti in un’atmosfera che richiamasse spazi e campagna. Milano 2 era quindi un vero e proprio stile di vita, uno status symbol, e non una semplice soluzione abitativa. [...] Milano 2 fu creata con una serie di caratteristiche architettoniche innovative, pensata per giovani coppie e famiglie benestanti. Gli edifici non erano né troppo alti, né destinati esclusivamente a singole famiglie. Ogni edificio era circondato da una zona verde (che restava tale per tutto l’anno grazie alla messa a dimora di incongrui alberi sempreverdi di montagna) con un laghetto centrale. Per mezzo di una serie di ponti, furono progettate strade differenziate per biciclette, pedoni e automobili, le quali viaggiavano al di sotto del ‘livello stradale’. Gli edifici stessi vennero costruiti con mattoni di un rassicurante color marrone, per differenziarli dall’ultramoderno cemento bianco, associato al fallimento di alcuni progetti edilizi nella zona di Milano”

J. Foot, Milano dopo il miracolo. Biografia di una città, Feltrinelli, Milano, 2003, p. 119. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Tra gli innovativi servizi messi a disposizione dei residenti di Milano 2 vi è una televisione via cavo: Telemilanocavo

I palinsesti sono estremamente esigui: immagini della città di Milano accompagnate da una musica di sottofondo, alcuni servizi per i residenti del quartiere e un breve notiziario informativo

Nell’arco dei quattro anni successivi la produzione aumenta, l’emittente, abbandonato il cavo, passa all’etere e cambia nome in Telemilano 58 L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

1978 – Fondazione della società Fininvest e costituzione di Reteitalia, società specializzata nell’acquisto e nella commercializzazione di programmi televisivi

1979 – Publitalia 80, concessionaria di pubblicità

1980 – Acquisizione di Elettronica Industriale, di cui è socio Adriano Galliani, attiva nel campo dell’installazione dei ripetitori televisivi. Dopo l’ennesimo cambio di denominazione, nasce Canale 5

La Fininvest manda in onda, differenziandone di poco l’orario, gli stessi programmi e spot su tutte le sue reti L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

L’ascesa di Canale 5 inizia grazie all’acquisizione dei diritti televisivi per il Mundialito: torneo calcistico che si svolge in Uruguay dal 30 dicembre del 1980 al 19 gennaio del 1981, a cui partecipano tutte le nazionali detentrici di un titolo mondiale.

È la prima volta che una televisione privata possiede i diritti di un avvenimento di risonanza mondiale (torneo di calcio).

Lo scontro con la Rai diventa inevitabile.

Compromesso storico televisivo: la Rai potrà trasmettere le partite della nazionale italiana e la finale, Canale 5 in diretta in Lombardia le altre partite e in differita nel resto del territorio tutto il torneo. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“Dopo la rinuncia dell’Eurovisione ad acquistare i diritti di trasmissione del Mundialito, la nostra emittente ha ritenuto di dover offrire ai propri spettatori il grande avvenimento sportivo. Non c’è stata nessuna ‘asta selvaggia’ e nessun tentativo di sostituirsi alla Rai, ma semplicemente un buon diritto di Canale 5 a trasmettere gli incontri, dopo che la trattativa con l’Eurovisione si era interrotta. Per trasmettere in diretta nazionale occorre il satellite e Canale 5 ha chiesto la regolare autorizzazione – già concessa ad altre Tv private – al ministero delle Poste. E non si vede come questa autorizzazione possa essere negata. Ma occorre anche l’autorizzazione a collegare via etere tutte le stazioni di Canale 5 e anche per questo è stata presentata una domanda”

Silvio Berlusconi l’uomo del “Mundialito”; cfr.: D. Maggi, Il Calcio e la Tv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 51, 1980. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Dopo l’operazione Mundialito, Berlusconi cerca di stipulare un accordo per i diritti legati alle partite dei campionati di calcio di serie A e B

La Rai vede riconosciuta la sua priorità nell’acquisto dei diritti per questioni legate al rischio di indebolire la portata del servizio pubblico

Le Tv private ottengono da una consociata della stessa Rai, la SACIS S.p.A., la possibilità di trasmettere in ambito locale le partite che non vengono messe in onda a livello nazionale L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

1983 - Italia 1 entra ufficialmente a far parte del gruppo Fininvest Berlusconi acquista «Tv, Sorrisi e Canzoni» dalla Mondadori

Scontro sulla programmazione tra Mondadori e Fininvest (Dynasty vs Dallas, Venti di guerra vs Uccelli di rovo)

1984 – Berlusconi rileva Retequattro, in gran parte della Mondadori La Fininvest diventa la prima industria televisiva privata italiana L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest 1984 Il 16 ottobre i pretori di Roma, Torino e Pescara ordinano l’oscuramento delle reti Fininvest e di altre televisioni private, colpevoli di non aver rispettato i limiti imposti all’emittenza locale

Gli schermi di Canale 5, Italia 1 e Retequattro rimangono fissi su un annuncio che avvisa i telespettatori che per ordine del Pretore è vietata la trasmissione

Scoppia la Guerra dei Puffi, presentata sulla maggior parte dei quotidiani come l’ennesimo tentativo di ripristinare il monopolio della Tv di Stato L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“Tre regioni italiane – Lazio, Piemonte, Abruzzo – subiscono da ieri il black-out totale delle televisioni private, imposto dall’iniziativa del pretore. È presumibile che entro poche ore il provvedimento di sequestro delle videocassette e il divieto di utilizzare i ‘ponti-radio’ che collegano gli studi di registrazione con le stazioni emittenti si estenda a tutto il territorio nazionale, ripristinando in tal modo, per mano del magistrato, quel monopolio della Rai che era stato abolito da una sentenza della Corte Costituzionale di molti anni fa, dai progressi della tecnologia e dall’unanime domanda degli utenti”

Il video senza legge, in «la Repubblica», 17 ottobre 1984. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“La settimana scorsa è accaduto qualcosa di stupefacente: tre uomini soli, tre pretori della Repubblica, sono riusciti con un semplice provvedimento a ridare al nostro paese l’aspetto geopolitico che aveva prima del Risorgimento. [...] Ancora una volta chi ha piccoli o grandi poteri quando deve manifestarli lo fa quasi sempre contro la gente e quasi mai a favore. Così succede che quando dobbiamo pagare le tasse ci troviamo di fronte a moduli talmente complicati che dobbiamo spendere altri soldi per farci aiutare da un consulente. Succede che se vogliamo cercare di capire l’equo canone rischiamo di uscire fuori di testa. In compenso chi ci rappresenta pensa di toglierci la liquidazione, di ridimensionarci la pensione. Adesso, più meravigliato che spaventato dalla nostra reazione di fronte alla decisione di toglierci una parte di Tv, il governo ha capito che il problema dell’emittenza doveva essere affrontato e risolto in tempi stretti. Si parla finalmente di una legge. Chiediamo troppo se la invochiamo chiara, comprensibile e, una volta tanto, dalla parte della gente?”

G. Vesigna, Dalla parte della gente, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest Da un’inchiesta condotta sugli spettatori emerge chiaramente che la maggioranza degli italiani interpellati (più dell’80%) non è affatto d’accordo con l’oscuramento attuato, e si dichiara arrabbiata ritenendolo un gioco politico o una manovra in favore della Rai.

I programmi di cui è stata maggiormente avvertita la mancanza, nei due effettivi giorni di black out, sono stati Dallas, I Puffi , Dynasty, Il pranzo è servito e Sentieri. Chi vuole romperci il telecomando?, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984. L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Il 25 ottobre del 1984 il presidente del Consiglio Bettino Craxi ricorre al varo di un decreto-legge, con effetto immediato, che autorizza la ripresa delle trasmissioni dei network della Fininvest e delle altre televisioni private, ottenendo l’approvazione della Camera con soli ventotto voti di scarto

Dopo un mese di ferventi polemiche il decreto legge n. 694 – Misure urgenti in materia di trasmissioni televisive – ribattezzato salva- Berlusconi, viene bocciato dal Parlamento, in quanto ritenuto incostituzionale

Craxi riformula il testo del decreto e cristallizza in sostanza la configurazione del panorama televisivo italiano, con quella che diviene la legge n.10 del 4 febbraio 1985. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Umberto Eco, nel 1983, mette a punto le categorie di paleo e neotelevisione:

“C’era una volta la Paleotelevisione, fatta a Roma o a Milano, per tutti gli spettatori, parlava delle inaugurazioni dei ministri e controllava che il pubblico apprendesse solo cose innocenti, anche a costo di dire bugie. Ora, con la moltiplicazione dei canali, con la privatizzazione, con l’avvento di nuove diavolerie elettroniche, viviamo nell’epoca della Neotelevisione”

U. Eco, Tv, la trasparenza perduta, ora in U. Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977- 1983, Bompiani, Milano, 1983, p. 163. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Neotelevisione:

• dilatazione delle scelte disponibili

• incremento progressivo del consumo di televisione

• messa a punto di un sistema concorrenziale nell’offerta dei programmi

• condizione virtualmente più attiva del ricevente

• flusso televisivo orizzontale vs programmazione verticale Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana Le Tv private

Prestano maggiore attenzione nei confronti dei dati di ascolto, sia per la vendita degli spazi pubblicitari, che come elemento discriminante nella scelta di generi e contenuti.

Non potendo trasmettere a livello nazionale, sottodimensionano l’offerta d’informazione.

Acquistano format già preconfezionati con una spesa nettamente inferiore rispetto a qualsiasi tentativo di produzione in proprio.

Cercano di riempire gli spazi lasciati vuoti dalla programmazione pubblica, incrementando le ore di trasmissione. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana La Rai Nella fase che precede la più agguerrita concorrenza con le altre emittenti, ottiene buoni successi in generi insospettabili come l’opera e la prosa. Rispetta una politica di tutela nei confronti del cinema, evitando di mandare in onda film di recente uscita. Vince la competizione con i telefilm stranieri, grazie alla produzione di sceneggiati tratti dall’universo letterario. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

I palinsesti delle antenne locali I telefilm, (durata media 30 minuti), rappresentano la materia prima della programmazione privata. E’ massiccia la presenza dei cartoni animati soprattutto nelle reti che puntano ad intercettare il target giovanile. I film sono numerosi, quasi sempre stranieri, relativamente recenti. Gli spazi informativi, se previsti, hanno una durata che va da un minimo di 5 minuti ad un massimo di 10. Le trasmissioni iniziano intorno alle ore 13.00, per poi prolungarsi anche dopo la mezzanotte lasciando spazio anche a format e pellicole dal contenuto più o meno piccante. Tab. 3.3. Tv private: programmi di Martedì 7 luglio, 1980

(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 6 - 12 luglio, n. 27) Tab. 3.4. - Comparazione palinsesti Rai-Private: Lunedì 16 marzo 1981 (Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 9-15 marzo, n.11, 1981, anno XXX) Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1981 – Alcuni cambiamenti sugli schermi della tv pubblica

“Il crollo dello sceneggiato. Questo il fatto saliente dell’anno televisivo che abbiamo archiviato. Tranne l’eccezione rappresentata da Storia di Anna [...] gli sceneggiati hanno avuto milioni di telespettatori in meno, rispetto allo scorso anno, confermando una tendenza che si era già mostrata. Quale spiegazione dare a questo fenomeno? La gente si è stancata dei programmi a puntate, non ne vuole sapere di aspettare una settimana per conoscere il seguito. [...] Un telefilm è sempre più gradito, la vicenda si conclude nello spazio di un’ora o poco meno, lasciando contenti tutti. Se uno perde un telefilm non accade nulla, se invece si salta una puntata c’è il rischio di non capire più la trama”

P. Cucco, Attualità e cinema vincono in Tv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 51, 1983. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

“Risalta anzitutto, nel processo di concentrazione, l’aumento ulteriore della durata media giornaliera delle trasmissioni private, salita dalle 14 h 16’ del 1981 alle 16 h 13’ del 1982. Si oscilla tra un minimo di 13 h 57’ (media delle Tv indipendenti) e un massimo di 17 h 30’ (Canale 5). L’offerta quantitativa della Rai è inferiore (11 h 29’). [...] Se passiamo ad analizzare l’incidenza dei vari generi sulle trasmissioni Rai e private, emerge qualche tendenza significativa. Le emittenti private mostrano in generale la propensione a una maggiore diversificazione dei programmi: rispetto al 1981 è stato possibile individuare 18 generi contro 13. Nonostante questo sforzo, alcuni generi di qualità (es. musica seria, prosa, ragazzi) risultano ancora trascurati. Il pieno è fatto sempre da film, telefilm e cartoni (che insieme totalizzano il 71%)”

G. Gagliardi, Nascita di un sistema. Dati sulle programmazioni televisive pubbliche e private (1980-1984) Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1985 In seguito all’istituzionalizzazione del duopolio televisivo, le emittenti locali vedono ridimensionato il loro ruolo a fronte di una sostanziale divisione del mercato tra Rai e Fininvest.

Inizia un processo di influenza reciproca, che conduce gradualmente alla messa a punto di palinsesti sempre più simili dal punto di vista della strutturazione e dell’offerta di contenuti.

La diretta costituisce ancora uno degli elementi su cui la Fininvest non può contare per implementare la sua programmazione. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Nessuna delle reti di Berlusconi dispone di un telegiornale nazionale.

Dal 7 novembre 1988 viene trasmesso da Italia 1 il Tg satirico Striscia la notizia, ideato da Antonio Ricci e inizialmente condotto da Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo.

L’obiettivo di Ricci è quello di ibridare due linguaggi fondamentali della televisione: il varietà e l’informazione.

“[...] questo è il telegiornale che vuole il nostro presidente Silvio Berlusconi. [...] Siamo, inoltre, perfettamente consapevoli che tentiamo l’impossibile: battere la comicità di Bruno Vespa”

Striscia la notizia. D’Angelo e Greggio “mezzobusti”, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 45, 1988. Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1988 La cerimonia di conferimento dei Telegatti vede un sostanziale pareggio tra le reti Rai e Fininvest

Rai Fininvest I ragazzi della Indietro tutta Terza C Festival di Dynasty Sanremo Colby Il caso Maurizio Costanzo La domenica Show sportiva Bim Bum Bam Il mondo di Quark Telemike Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Alla fine degli anni Ottanta, Rai e Fininvest cercano di rendere ancora più riconoscibile la propria offerta, puntando sui generi e linguaggi più forti presenti nei rispettivi palinsesti.

Al tempo stesso va segnalata una reciproca influenza tra i network: la televisione pubblica cerca di modernizzarsi e di divenire più commerciale, mentre la Fininvest punta a legittimare il suo ruolo di polo televisivo alternativo alla Tv di Stato. Tab: 3.5. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989 (Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX) Tab: 3.6. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989 (Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX) Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

“Indiscutibilmente, negli anni ‘80 si registra un exploit nel consumo di televisione che è, insieme, risultato di una scintillante moltiplicazione dell’offerta ed espressione di un precisarsi delle domande di immaginario, di svago e di rappresentazione che attraversano la cultura di massa”

Sugli schermi televisivi si riflette una sostanziale modernizzazione dei linguaggi e dei format

L’accresciuta competenza dei telespettatori coincide con una progressiva perdita di autorevolezza del medium televisivo

M. Morcellini, Consumi culturali e socializzazione audiovisiva: qualità e significati di un mondo vitale Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

I programmi-contenitore inaugurano un rapporto inedito con i telespettatori, che possono intervenire in trasmissione

La televisione non è più fatta soltanto per il pubblico, ma anche, e sempre di più, dal pubblico

Si apre una nuova fase della Tv all’insegna dell’evasione, della rottura e della trasgressione, ma che, contemporaneamente, nasconde i germi della ridondanza, della volgarità e del kitsch

I formati più ricorrenti sono: il telefilm e il cartone animato, quindi il varietà, il talk show e il quiz Tab. 3.6. - Percentuali dei generi nella programmazione dichiarata dalle principali reti pubbliche e private (1-28 marzo 1984; fonte: M. Morcellini, Lo spettacolo del consumo, cit. 1986; nostra rielaborazione) Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Il varietà Inteso come spettacolo leggero destinato all’intrattenimento di un pubblico eterogeneo si attesta sullo standard dei programmi-contenitore

Per le televisioni commerciali assume il ruolo strategico di mezzo di legittimazione sia dell’offerta sia della rete

Elementi nuovi Innovazione delle scenografie, sempre più ricche e sgargianti, della conduzione, che oscilla tra forme individuali e collettive, dello stile

Trasgressione e spettacolarizzazione sempre più pronunciate Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Il varietà

Alla comicità e alla musica si affiancano la parola e l’interazione con il pubblico

Generale smitizzazione dei ruoli e dei personaggi

Aumento di centralità della sigla, ricorso a sottofondi e stacchetti

Coinvolgimento del pubblico in studio o per mezzo della diretta telefonica Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Drive In

Lancia un nuovo linguaggio, in cui i tempi della rappresentazione televisiva e quelli della promozione pubblicitaria riescono a ibridarsi fino quasi a fondersi

Le battute e le gag sono alternate in un ritmo così frenetico da cancellare la traccia di qualsiasi ipotetico filo conduttore

Si fonda sulla più intima caratteristica degli spot pubblicitari: la ridondanza Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Drive In

L’ambientazione all’interno di un drive in riflette la rinnovata intensità del processo di americanizzazione che investe l’Italia in quegli anni

Tra i numerosi personaggi che lo popolano: il paninaro, lo studente yuppie fuori sede e fuori corso, il ragazzo di provincia, il predicatore moralizzante, la guardia giurata ignorante, il venditore di oggetti inutili, il critico tritatutto, il prestigiatore incapace, l’intrattenitore truffatore, il camionista alienato, etc. Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

“Con Drive In fa la sua comparsa anche il concetto di trasgressione, caro a Ricci e, in genere, agli autori della comicità demenziale che si affacciano alla ribalta televisiva nella prima metà degli anni Ottanta. Proprio sul carattere ‘trasgressivo’ di alcuni programmi vengono, non a caso, costruite strategie di rete e di palinsesto: così Drive In va in onda su Italia 1 e lo stesso Ricci preferisce quella collocazione ad una più ‘istituzionale’ (e quindi meno trasgressiva) su Canale 5”

M. Sorice, Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici della televisione italiana, Editori Riuniti, Roma, 2002, Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Pronto, Raffaella?

Innovativo nella forma e nei contenuti

E’ la più evidente testimonianza del processo di sconfinamento del varietà tradizionale verso le formule del talk show

Mette a punto l’inedita formula vincente del salotto televisivo

Offre agli spettatori un’alternativa più rilassata e confidenziale Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Pronto, Raffaella?

Incentrato sulla figura della conduttrice

Sfrutta la presenza fissa di personaggi secondari

Attiva un più alto livello di partecipazione del pubblico da casa, attraverso rubriche e giochi, che diventano appuntamenti fissi, se non vere e proprie ossessioni televisive: il gioco dei fagioli Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

“[...] gli ospiti in studio circa 1000 (127 attori, 233 cantanti, 44 giornalisti, 51 medici, 27 politici e ambasciatori, 24 musicisti, 134 esperti vari, 16 registi, 27 scrittori, 20 sportivi, ecc.); 3500 partecipanti agli 875 giochi con più di trecento vincitori; circa 800 mila (secondo un calcolo della Sip) le persone che hanno tentato di mettersi in contatto con la rubrica. Ancora più interessanti i dati offerti da Dino Basili, sull’ascolto (nella fascia oraria 12-13,15 si è passati dai 3 milioni e mezzo del novembre ‘83 agli 8,3 milioni nel marzo ‘84 secondo l’Istel e dai 4,3 del gennaio ai 7,6 secondo il Meter) e sulla pubblicità (dai 6,3 miliardi previsti nella stessa fascia oraria si è arrivati a 14 miliardi di pubblicità tabellare)”.

m. p. f., Nella nuova serie vorrei ospite Pertini, in «la Repubblica», 2 giugno 1984 Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Il quiz

Grande protagonista della televisione di intrattenimento degli anni Ottanta

Il personaggio televisivo cede il posto alla persona comune

Con costi di realizzazione relativamente bassi, alleggeriti dalla partecipazione degli sponsor rappresenta la soluzione produttiva ideale, oltre che uno dei veicoli per eccellenza delle telepromozioni Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

Il pranzo è servito

Condotto da Corrado su Canale 5 può essere considerato il punto di partenza di un percorso di evoluzione del quiz

Abbandona la dimensione della cultura generale a vantaggio di una molteplicità di competenze meno specialistiche e più nazional- popolari

Estremamente facile per i concorrenti, non particolarmente avvincente per l’entità delle vincite

Appuntamento fisso per quei telespettatori che preferiscono la rassicurante vaghezza di un gioco ripetitivo e disarmante per la sua semplicità Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso” Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

Negli anni Ottanta inizia il processo di colonizzazione delle fasce orarie più tarde

Il notturno si configura come il tempo nuovo della televisione

Tendenze principali: il kitsch, il voyeurismo, la messa in mostra del corpo, il cliché della donna-oggetto, il non-sense, l’irresistibile fascino del banale, l’apparente normalità della trasgressione Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

La notte diventa: un territorio da conquistare un laboratorio di sperimentazione uno spazio simbolico

L’erotismo, più o meno esplicito, diventa una delle armi attraverso cui le piccole emittenti cercano di acquisire popolarità nei confronti del pubblico e di aumentare il valore degli spazi promozionali

La crescente presenza dell’erotismo in televisione è un indicatore fin troppo evidente del profondo cambiamento dei costumi degli italiani e testimonia una chiara propensione per il proibito Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

Quelli della notte

Trasmissione ideata da Renzo Arbore e Ugo Porcelli

Salotto televisivo sui generis, popolato da personaggi bizzarri, affascinanti e stralunati, al cui interno si alternano momenti canori e dialoghi surreali alla riproposizione di spezzoni televisivi e cinematografici

Espressione della precisa volontà di stravolgere gli stili e i linguaggi più consolidati del video, producendo un unicum metatelevisivo Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

Quelli della notte

Ogni elemento e ciascun personaggio della trasmissione concorrono alla redazione di un testo televisivo complesso, offerto all’attenzione di un telespettatore rivalutato

La chiave umoristica, con cui sono trattati i diversi argomenti, diviene il tono dominante di un’osservazione attenta ai profondi mutamenti che attraversano la società e la cultura di quegli anni Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

“La notte di Arbore è una notte di evasione, caciarona, volutamente cialtrona. In un salotto arabeggiante e arboreggiante, tra intelligenti banalità e allegri non-sense, scherzano seriamente personaggi e maschere televisive: Riccardo Pazzaglia, il filosofo partenopeo esperto di brodo primordiale, Massimo Catalano, l’intellettuale viveur dai ragionamenti lapalissiani ed esperto di truismi, Frate Antonio da Scasazza con i suoi ‘nanetti’ ovvero aneddoti, le feste e i concorsi paesani, Maurizio Ferrini rappresentante romagnolo di pedalò dalle inclinazioni filosovietiche, la signora bene Simona Marchini che sogna amori appassionanti davanti alle telenovelas, la cuginetta Marisa Laurito in perenne attesa del fidanzato Scrapizza, mentre Roberto D’Agostino, critico esperto dell’effimero, diventa profeta dell’Insostenibile leggerezza dell’essere”

A. Grasso, Storia della televisione italiana. La Tv italiana dalle origini, Garzanti, Milano, 1998, Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

Colpo Grosso

Trasmesso da Italia 7, rete legata al gruppo Fininvest

La formula del programma è quella di un game-show tematico, che fa dello spogliarello la sua caratteristica distintiva.

Umberto Smaila presenta una sorta di strip-roulette, in cui i concorrenti, se vincono, hanno la possibilità di svestire modelle avvenenti, mentre, se perdono, sono costretti a spogliarsi Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

Colpo Grosso

Il nudo in televisione diventa un’abitudine: l’esibizione del fisico delle ragazze Portafortuna (poi Cin Cin) diviene un intermezzo, una sigla che apre o che chiude le varie fasi del gioco

L’innovazione di Colpo Grosso consiste anche nella scoperta di un’audience più maliziosa e più spregiudicata nel proporsi come protagonista attiva della finzione televisiva Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

“Il corpo di ballo intona Popopò…portafortuna spalancando il corpetto di lustrini a mostrar bene il seno, entrano i concorrenti. Si chiamano Maurizio, un ragazzone di 22 anni di Melegnano, che lavora nella ditta paterna di confezioni; e Paola, 20 anni, genovese, rotondetta, patita per la moda, aspirante fotografa. Sono emozionati e felici, assaporano quasi in trance l’ebbrezza dei riflettori e delle telecamere, non si scollerebbero più dalla ribalta. [...] Appena il gioco lo consente, i due si spogliano come da copione. [...] Nessuno ammette di essere stato a Colpo grosso solo per fare quello che è andato a fare, e cioè uno spogliarello in pubblico. Sono autentici, comunque, il desiderio e la soddisfazione di trovarsi, almeno per un quarto d’ ora nella vita, sotto i riflettori”.

E. Bonerandi, Lì dove si spoglia un pezzo d’Italia, in «la Repubblica», 1° dicembre 1988. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80 Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Il telefilm

Affolla i palinsesti televisivi dell’epoca

Costituisce il simbolo più evidente di una strategia redazionale attuata dalla maggior parte delle antenne locali e poi anche dalla Tv di Stato: attirare un pubblico, il più ampio ed eterogeneo possibile, attraverso una formula ripetitiva di intrattenimento, codificata sulla base di componenti riconoscibili della realtà e del quotidiano, ma arricchita da elementi appartenenti alla dimensione della fantasia e dell’irrealtà.

Esalta la ricerca dell’evasione e celebra il privato, trasformando la sfera personale nella dimensione avvincente e avvolgente della narrazione ripetitiva. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Il telefilm

Superando le distinzioni anagrafiche, di genere e di classe, si pone come un testo aperto, rispetto a cui bambini e adulti, uomini e donne, imprenditori ed impiegati, possono attuare meccanismi di proiezione e di riconoscimento riuscendo a soddisfare, contemporaneamente, sia i loro desideri di evasione sia quelli di esplorazione del mondo.

Fa emergere definitivamente quella nuova dimensione del consumo televisivo che può essere riassunta nella efficace definizione di spettacolo dell’immaginario. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Il telefilm

Innestandosi in un tessuto culturale molto diverso da quello originario e modificando abitudini di fruizione, ottiene un enorme successo, spiegabile, oltre che per l’esterofilia degli italiani, soprattutto in funzione della sua esoticità e della sua capillarità.

Il setting generale di fronte a cui si trova il telespettatore non americano incuriosisce ed attrae, costituendo una versione di realtà più moderna e secolarizzata di quella italiana. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

“Traccia, standard, frammento residuo, cellula, modello o scoria dell’iper-realtà televisiva, il telefilm in serie emerge nella scansione del palinsesto riproponendo l’assenza di una teoria dell’immaginario elettronico, rilanciandosi sospettosamente ora come modello comunicativo tipico, ora come degenerazione dei linguaggi, ora come business produttivo. In ogni caso, in quanto prodotto che si rivela tipico dei nuovi equilibri multinazionali dei sistemi neocapitalisti, il telefilm in serie è oggi al centro delle strategie mass- mediologiche mondiali”

A. Pisanti, Il telefilm in serie: economia tra produttività e nuovo immaginario, ne Il Patalogo 3. Annuario 1981 dello spettacolo. Cinema. Televisione, Ubulibri, Milano, 1981, p. 183. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

“Anche in Italia si realizza, dunque, quanto verificatosi negli Stati Uniti della seconda metà degli anni ’50, con il passaggio dalla Tv in diretta realizzata a New York ai telefilm hollywoodiani preregistrati: la serialità conquista i teleschermi e la Tv si avvicina ai ritmi della vita quotidiana, ritualmente li ‘mima’, vi si adatta e li adatta a sé e ai suoi programmi”

D. Del Pozzo, Ai confini della realtà. Cinquant’anni di telefilm americani, Lindau, Torino, 2002, p. 24. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Narcisismo Comunitarismo edonista

Telefilm

Superomismo di Altroquandismo massa serializzato Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Comunitarismo

Prevalenza di una rappresentazione che elabora il tema della famiglia e della collettività.

L’immagine di una nuova famiglia occidentale inizia a diffondersi quando alcuni generi come la sit-com o la soap ne propongono versioni inedite. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

“A determinare questa nuova piegatura – che fa emergere il protagonismo familiare, accanto al protagonismo dell’eroe solitario – convergono numerosi fattori: la riscoperta collettiva dei sentimenti e delle passioni, che nella famiglia e nei rapporti familiari trovano pur sempre una sede di forte condensazione; il declino dell’ideologia della morte della famiglia, dopo che questa ha confermato la propria vitalità e funzionalità; le trasformazioni stesse che hanno attraversato la famiglia, e che ridefinendone la realtà e l’immagine – non più il deposito Dell’ascrittività e di una solidarietà meccanica e coercitiva – in misura da renderla meglio compatibile con gli ideali della realizzazione acquisitiva e individualistica propri della cultura di massa, le aprono oggi nei mass media uno spazio più ampio che in passato”

M. Buonanno, Matrimonio e famiglia. Ricerca sui racconti televisivi, ERI/Edizioni Rai, Torino, 1985, p. 9 Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Comunitarismo

Alcuni temi: la precarietà del presente, l’instabilità esistenziale e i rapporti intergenerazionali, la diffusione di problemi come la droga o l’alcolismo tra i minori, l’integrazione razziale, nuove tipologie di comunità.

Es. La famiglia Bradford, Casa Keaton, Genitori in blue jeans, Arnold, I Robinson, La strana coppia, Mork e Mindy, etc.) Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80 Superomismo di massa

Caratterizzato dalla straordinarietà dell’azione di uno o più protagonisti che rivestono il ruolo di eroi delle storie raccontate.

Il superuomo di massa ricorre spesso, seppure con notevoli variazioni: di tipo contestuale, come l’attualità dell’azione o il cambiamento della connotazione del potere, che da ultraterreno diviene tecnologico; di carattere strutturale, come l’ampliamento del numero dei protagonisti, tale da indurre ad una declinazione al plurale di questa categoria Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Superomismo di massa

Supereroi tradizionali

Le avventure di Superman La spada di Zorro Tarzan Wonder Woman Manimal Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Superomismo di massa

Superantieroi

Colombo Magnum P.I. Ralph Supermaxieroe Baretta Serpico Kojak T.J. Hooker La signora in giallo Philip Marlowe, investigatore privato Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Superomismo di massa

Superuomo tecnologico

L’uomo da sei milioni di dollari La donna bionica Supercar Supercopter MacGyver Automan Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Narcisismo edonista

Il fine dell’azione non riguarda il bene della collettività, ma il tornaconto del singolo.

Ciò che diviene centrale per la narrazione è la radicalizzazione del processo di individuazione nell’individualismo.

Un’accresciuta centralità del personale ai danni del collettivo, che, in nome di valori inediti o semplicemente per il raggiungimento dei propri obiettivi può spingersi fino ad estremi aberranti. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Narcisismo edonista

Alcuni esempi:

Hazzard Saranno Famosi Peyton Place California Dynasty Falcon Crest Flamigno Road Dallas Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Altroquandismo serializzato

L’ alterazione delle dimensioni spaziali e temporali consente ai telefilm di trasportare lo spettatore in mondi sconosciuti o di farlo viaggiare nel tempo, appagando il suo desiderio di sogno e di mistero.

Storia, , utopia, ucronia e surrealismo si fondono, originando variazioni potenzialmente infinite di racconti. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

Altroquandismo serializzato

Alcuni esempi:

La casa nella prateria Alla conquista del West Kung fu M.A.S.H. Visitors Ai confini della realtà Doctor Who Fantasilandia Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

La Tv dei ragazzi

Esiste quasi dalla nascita della Rai, ma negli anni Ottanta avviene un decisivo mutamento di prospettiva: il passaggio da un’impostazione pedagogica ed educativa ad una consacrata totalmente all’intrattenimento.

L’offerta di format aumenta in modo esponenziale in funzione dell’avvento di nuovi programmi- contenitore ricchi di cartoni animati e di telefilm. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

Nelle grandi città la Tv svolge una funzione di supplenza della famiglia: una baby-sitter postmoderna che scandisce i pomeriggi di bambini ed adolescenti.

Guardare la televisione si trasforma in un’attività abituale e coinvolgente, attraverso cui sviluppare inedite modalità di apprendimento e di conoscenza.

Le dinamiche di socializzazione e di costruzione dell’immaginario subiscono una sostanziale modifica: i minori sperimentanoun nuovo tipo di socializzazione im-mediata. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

“[...] i bambini sanno navigare all’ interno dei palinsesti televisivi senza lasciare nulla al caso o al condizionamento automatico, ma ponendosi come interlocutori privilegiati di coloro che gestiscono la programmazione”.

Il loro immaginario si arricchisce di elementi culturali inediti.

Le crescenti polemiche riportate sulle pagine dei quotidiani e delle riviste specializzate da parte di associazioni di genitori, psicologi e sociologi, non arrestano quella che può essere definita come un’invasione di cartone.

M. Morcellini, Passaggio al futuro. Formazione e socializzazione tra vecchi e nuovi media, FrancoAngeli, Milano, 1997. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

“Dopo un avvio in grande stile della Rai, che acquistò serial di qualità come Heidi, Atlas Ufo Robot, Remì, Anna dai capelli rossi e L’ape Maia, ben presto la Fininvest, meno attenta alle polemiche sulla (presunta) violenza e diseducatività degli anime, prese il sopravvento su tutte le altre reti nazionali e regionali, divenendo la principale azienda italiana a diffondere gli eroi giapponesi” M. Pellitteri, Mazinga nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake- generation 1978-1999, Coniglio Editore, Roma, 2008, p. 252. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

Sul finire degli anni Settanta si assiste alla radicalizzazione di due fenomeni: la soapizzazione e la tecnologizzazione del cartone animato.

Soapizzazione: si incrementa quel filone che trova ad esempio in Candy Candy, Péline Story, Lady Georgie, Belle e Sebastien, Lady Oscar e Kiss me Licia, rinnovate formule espressive ed un accresciuto potere di fidelizzazione nei confronti del pubblico. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

Tecnologizzazione: ha luogo un processo di clonazione dei primi modelli di Goldrake e Mazinga che conduce a declinare la figura del robot in un’infinità di variazioni (Jeeg Robot, Daitarn III, Trider G7, Gundam, UFO Diapolon, Voltron, Gordian, Vultus 5, Baldios, Zambot 3, Astrorobot, Jetta Robot, etc.) Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

Dal punto di vista dei format trasmessi, quello che ottiene il maggior successo è Bim Bum Bam.

In onda per la prima volta il 4 luglio 1982 su Italia 1.

I primi conduttori della trasmissione sono Marina Morra, Sandro Fedele e Paolo Bonolis.

Il successo del programma deriva dal tentativo di dare una forma riconoscibile al flusso indistinto di cartoni animati disseminati, nei palinsesti delle Tv private, creando un appuntamento fisso. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi

Bim Bum Bam adotta un’accurata strategia di giustapposizione tra la presentazione di serie animate e i passaggi in studio, durante i quali i presentatori intrattengono i piccoli spettatori con giochi, sketch, parodie.

I presentatori si avvalgono della collaborazione di pupazzi animati (Uan e Ambrogio) sul modello dei Muppets americani. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo

Onda media del cambiamento: 1945-1990

Genesi del moderno precariato

Nuova e più variegata mappa di categorie sociali

Polverizzazione dei valori e degli orientamenti politici

Tendenza all’individualismo Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo

Evoluzione della società

Aumento del reddito Exploit delle spese medio familiari

Anni ’80

Incremento dei Aggiornamento dei comportamenti prodotti guida d’acquisto Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo Una nuova cultura del consumo

• Aumento della possibilità di scelta

• Ruolo attivo e selettivo del consumatore

• Visibilità dei prodotti grazie alla pubblicità

• Nuova centralità della marca Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo Il boom dei consumi culturali

Nuova sensibilità sociale e culturale verso il consumo

Consumo come strumento di autorealizzazione

[...] il consumo culturale è ormai l’orizzonte della vita moderna, lo sfondo in cui si definiscono ed acquistano rilievo intersoggettivo sia le scelte di socializzazione che gli investimenti individuali di tempo di vita e di risorse cognitive ed emotive. La cultura di massa si pone allora come il principale e più unificante punto di riferimento del benessere culturale e simbolico di folle di uomini, intrecciandosi con quel bisogno sociale di comunicazione e di identità che probabilmente definisce uno degli aspetti della modernità

M. Morcellini (a cura di), Lo spettacolo del consumo, Franco Angeli, Milano, 1986 Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo

Primo boom Secondo boom Anni Cinquanta Anni Ottanta

Industrializzazione Industrializzazione della società della cultura

I consumi culturali si trasformano in strategie personalizzate per la costruzione dell’identità, modificano i modelli di vita e ne stabiliscono di nuovi, determinano nuove gerarchie nelle pratiche di fruizione Un secondo BOOM: i nuovi trend del consumo Il boom dei consumi culturali

Fonti: nostra elaborazione su dati SIAE, Lo spettacolo in Italia. Annuario statistico. Anno 1990, Roma, 1992 e dati Mediamonitor, osservatorio permanente sulla televisione e sull’industria culturale della Sapienza, Università di Roma Giovani anni ’80: valori e consumi culturali Giovani anni ’80

Generazione X • Superficialità e disimpegno?

• Ridefinizione dei tradizionali ruoli e gerarchie sociali

• Nuove tendenze generate dai consumi culturali: cinema, moda, musica, televisione

• Adozione di visioni alternative del mondo Giovani anni ’80

Crisi degli ideali o mutazione dei valori?

Rinuncia a comprendere l’universo giovanile

Enfasi sul disimpegno e l’individualismo

Necessità di utilizzare nuove chiavi di lettura:

loisir/disimpegno Individuazione/individualismo Giovani anni ’80

I fattori alla base dell’affermazione dei nuovi stili di vita:

• illusione di un inaspettato benessere condiviso • diffusione di nuovi modelli sociali • ridefinizione di valori e comportamenti (politici, sessuali, etc.) • crisi delle tradizionali agenzie di socializzazione • affermazione di agenzie di socializzazione immediata (TV) • nascita di un mercato non monopolistico • incremento della domanda e dell’offerta di consumo culturale • frammentazione del tempo libero e sovrapposizione tra scelte di consumo culturale e percorsi di formazione dell’identità Tab. 1.6. - La gerarchia dei valori (scala punteggio 1-5); fonte: Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988 (Nostra rielaborazione, media 1983-1987)

Tab. 1.7. - Atteggiamento nei confronti della politica; fonte: Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988

Fonte: nostra elaborazione da A. Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni 80. Secondo rapporto sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 1988 Giovani anni ’80

Tab. 1.8. - Variazione nel tempo delle regole di condotta individuali. Percentuale di coloro che considerano ammissibili i diversi comportamenti per età; fonte: Giovani anni ’80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988 (Nostra rielaborazione, media 15-24 anni)

Fonte: nostra elaborazione da A. Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni 80. Secondo rapporto sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 1988 Giovani anni ’80

Principali tendenze di consumo dell’universo giovanile:

• ascolto di musica come attività elettiva (diffusione del compact disc del walkman)

• cinema e discoteca come luoghi di socializzazione

• alta propensione alla fruizione televisiva

• lettura dei quotidiani scarsa o saltuaria Giovani anni ’80

Tab. 1.9. - Frequenza delle attività di tempo libero (% di giovani che hanno svolto le varie attività almeno 1 volta negli ultimi tre mesi); fonte: Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, 1988

Fonte: nostra elaborazione da A. Cavalli – A. De Dillo, Giovani anni 80. Secondo rapporto sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 1988 Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili

Dalla contestazione giovanile alla look generation

Dissenso manifestato attraverso una rivolta dello stile costante e polimorfa incentrata sul versante personale e identitario

Superamento degli atteggiamenti antagonisti (eversione del punk) in favore di nuove forme di integrazione

Moltiplicazione degli stili di vita, delle mode, delle tendenze e conseguente polverizzazione Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili

“Lo stile postmoderno rispecchia il mondo moderno e contemporaneamente vi si oppone. Rispecchia la storia moderna nella sua fluidità, apertura e disponibilità al cambiamento. Reagisce poi all’impersonalità della società tecnologica col personalismo, all’irrilevanza della tradizione con l’identificazione generazionale e soprattutto si scaglia contro il tecnologismo e la violenza. Ma più che un riflesso o una reazione, lo stile dei giovani postmoderni è una ricerca, una ricerca di valori, forme istituzionali e formulazioni nuove che siano adeguate ” alla vita di questa fine di secolo . K. Keniston, Giovani all’opposizione. Mutamento, benessere, violenza, Einaudi, Torino, 1972, p. 273. Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili

Paninari Yuppies New Wave

Nerd

New Romantic Stili di vita giovanili

Culturisti Dark

Preppies Surfisti Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili New Wave

Movimento musicale che si sviluppa tra la seconda metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta come discendente del punk rock. Nel nostro paese fa fatica a diventare un genere popolare, anche a causa della poca attenzione che i media gli hanno riservato. In Italia si formano numerose band tra cui: i Litfiba, i Diaframma e i Neon, ma anche CCCP, Gaznevada, Moda, Pankow, Underground Life, Deca,Violet Eves, Monuments, Frigidaire Tango, Style Sindrome, Enrico Ruggeri e altri ancora. Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili

New Romantic

Pur mantenendo un forte radicamento all’interno del panorama internazionale di cui sono esponenti musicisti come David Bowie e Boy George o gruppi come gli Spandau Ballet e i Duran Duran, approda persino al cinema, forte di un richiamo ad una letteratura decadente e all’immagine suggestiva del dandy. Il suo tratto distintivo è quello di una implicita leggerezza

“I neoromantici nascevano come reazione al nichilismo del movimento punk, e più in generale rifiutavano la missione ideologica di cui il rock si era fatto carico: nessun messaggio sociale dunque, ma soltanto canzoni votate al puro e F. Saulini, F. Denti, Teen Idols. Da James Dean a Leonardo Di Caprio. Gli semplice entertainment”. déi pagani del secolo XX, Castelvecchi, Roma, 1999, p. 147 Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Dark

Nasce alla fine degli anni '70, inizi anni '80, nel Regno Unito, creando i presupposti per la nascita di un movimento sociale derivante dal punk.

L’influenza di elementi New Wave, New Romantic e del “goth old school” inglese di derivazione post-punk, attraverso la fusione di questi generi di musica, contribuisce alla nascita della darkwave culture Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Preppies

Figli modello delle classi più benestanti, il cui look è caratterizzato da “[...] giacche blu con eventuali stemmi di college americano o golf di pura lana con collo a ‘V’ per i ragazzi; kilt scozzesi e candide camicette bianche, mocassini neri a tacco basso e foulard di seta per le ragazze”

F. Donadio, M. Giannotti, Teddy-boys rockettari e cyberpunk. Tipi, mode e manie del teenager italiano dagli anni Cinquanta a oggi, Editori Riuniti, Roma, 1996 Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Surfisti e Culturisti

La pratica sportiva, pur secondo logiche diverse, si pone come elemento distintivo. Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Nerd

“Hanno passioni ‘socialmente poco accettate’ come i fumetti, i giochi di ruolo, il fantasy, Star Trek, […] preferiscono interagire con i computer che con gli esseri umani, anche perché la loro vita sociale è inesistente”

S. Priarone, Nerd power. C’è uno sfigato in tutti noi e sta raschiando per uscire, Tunué, Latina, 2006, p. 10 Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili Yuppies Young Urban Professionals

Inseguono il successo lavorativo e l’affermazione personale, sono influenzati dalla filosofia del self made man e dai miti della grande mela

“All’epoca non lo sapevamo, ma la nascita della nuova specie potrebbe risalire al 22 settembre del 1982, con la prima puntata di Family Ties (in Italia Casa Keaton) e l’apparizione di Michael J. Fox nei panni di Alex Keaton, il giovane repubblicano con la ventiquattrore in mano. A ripensarci, sì, Keaton era proprio il proto-yuppie. Nato in Africa da genitori hippie impegnati in interventi umanitari, Keaton porta la cravatta anche in casa, adora la ricchezza, il successo negli affari, Ronald Reagan, e sogna di far carriera a Wall Street”

J. Mcinerney, La seconda morte degli Yuppies, in «Corriere della Sera», 13 ottobre 2008 Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili I Paninari

Unica moda giovanile italiana esportata all’estero

Non sono schierati politicamente né riconducibili ad una classe sociale

Il loro comun denominatore è il consumo Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili I Paninari

Sono accomunati da una passione derivante dal loro stile alimentare: quella per il fast food  nuova ondata di americanizzazione.

Altri status symbol: orologi Swatch, scarpe Timberland, golf Marina Yachting, piumini Moncler, jeans Levi’s o Uniform, cinte El Charro. Lo spirito pop del tempo Swatch: gli stili di vita giovanili I Paninari Quella dei paninari è una specifica volontà di distinzione rispetto al passato e alla tradizione: il loro desiderio di essere moderni si traduce nell’aderire senza riserve e pregiudizi alle pratiche di consumo. Al tempo stesso, però, si rivelano capaci di elaborare nuovi significati culturali, al crocevia tra personalizzazione e standardizzazione, e perfino di coniare uno specifico linguaggio che li contraddistingue e li trasforma in una comunità immediatamente riconoscibile. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

Domenica 1 gennaio 1977 si chiude, dopo quasi vent’anni, la fortunata stagione di .

In Italia si apre improvvisamente il mercato della pubblicità televisiva. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

Paragonato a quella che conosciamo oggi Carosello appare sostanzialmente una non pubblicità.

Format pubblicitario sui generis, doveva attenersi rigidamente ad una lunghissima serie di regole nell’illusione che la civiltà dei consumi potesse rimanere confinata al di là dello schermo. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

“Il ruolo esercitato negli anni Ottanta dalle televisioni commerciali ha certamente contribuito a svecchiare il sistema pubblicitario italiano. Tali televisioni, infatti, diffusero la modalità di presenza della pubblicità nei mezzi basata sull’interruzione dei programmi. Tale modalità, che caratterizzava in tutto il mondo l’operato delle radio e delle televisioni commerciali, era infatti quasi sconosciuta all’epoca del monopolio Rai, in cui la pubblicità era solamente confinata in specifici spazi. Da ciò nacquero fenomeni quali la frammentazione della struttura dei singoli programmi e il crescente formarsi di un unico flusso di trasmissione, che hanno prodotto conseguenze importanti anche sul linguaggio pubblicitario, costretto a svolgere la funzione di ‘punteggiatura’ del flusso mediatico e a divenire sempre più immediato e aggressivo verso gli spettatori allo scopo di essere comunque notato”

V. Codeluppi, Il sogno del consumo. Arretratezze e ritardi del sistema pub-blicitario italiano, in G. Canova (a cura di), Dreams. I sogni degli italiani in 50 anni di pubblicità televisiva, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2004, pp. 76-77 Tab. 3.7. - Evoluzione degli investimenti pubblicitari in televisione (in miliardi di lire; Fonte: UPA e stime Media Forum; nostra elaborazione) E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

La libertà creativa post-Carosello punta a sfruttare slogan, claim e allusioni, talvolta anche di carattere erotico o sessuale, comportando una riduzione sia del ricorso ai testimonial sia delle strategie di narrativizzazione.

Un’altra tipologia che si afferma nel corso degli anni Ottanta è quella della telepromozione e che si concretizza principalmente nelle promosponsorizzazioni : spazi commerciali di maggiore durata e focalizzati su singoli prodotti. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

A nessun prodotto viene più negato l’accesso al circo pubblicitario. In televisione si reclamizza di tutto: dal whisky alle merendine, dalle carte di credito ai mobilifici, dalle auto alle nuove tecnologie, dalle siringhe fino agli anticoncezionali.

La pubblicità si trasforma gradualmente in uno spazio- tempo abituale che scandisce la fruizione televisiva. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

Tendenze principali:

• ridefinizione dei comportamenti d’acquisto nel nome di una nuova centralità dello spendere

• velocizzazione dei processi di codifica/decodifica, dovuta ad una crescente compressione dei messaggi diffusi

• trasformazione degli slogan in veri e propri proverbi tardo-moderni, riutilizzabili nei differenti contesti delle interazioni sociali