Carte Antonio Gavazzo
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http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo Archivio di Stato di Genova Carte Antonio Gavazzo Inventario n. 33/1 trascrizione a cura di Stefania Verrengia indice alfabetico a cura di Francesco Tripodi Genova, luglio 2020, versione 1.1 - 1 - http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it ISTRUZIONI PER LA RICHIESTA DELLE UNITÀ ARCHIVISTICHE Nella richiesta occorre indicare il nome del fondo archivistico e il numero della filza. Ad esempio per consultare 34 Copia di lettera del papa Benedetto XIV a Luigi, re di 1753 gen. 19 Francia (con epigramma francese) occorre richiedere GAVAZZO 1 SUGGERIMENTI PER LA CITAZIONE DELLE UNITÀ ARCHIVISTICHE Nel citare la documentazione di questo fondo, ferme restando le norme adottate nella sede editoriale di destinazione dello scritto, sarà preferibile indicare la denominazione completa dell’istituto di conservazione e del fondo archivistico seguite dal numero della filza e, se possibile, dal numero, dalla data e dalla descrizione del singolo documento. Ad esempio per citare 34 Copia di lettera del papa Benedetto XIV a Luigi, re di 1753 gen. 19 Francia (con epigramma francese) è bene indicare: Archivio di Stato di Genova, Carte Antonio Gavazzo, 1, doc. 34 «Copia di lettera del papa Benedetto XIV a Luigi re di Francia», del 19 gennaio 1753. - 2 - http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it SOMMARIO Introduzione p. 4 Bibliografia p. 8 Inventario p. 9 Filza 1 – docc. 1-250 p. 9 Filza 2 – docc. 251-411 p. 21 Filza 3 – docc. 412-870 p. 29 Filza 4 – docc. 871-1004 p. 56 Indice dei nomi p. 63 - 3 - http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it Introduzione Questo inventario descrive un fondo tradizionalmente indicato con il nome di una persona, Antonio Gavazzo, ma non è – come si potrebbe credere – un archivio di persona. In realtà si tratta di una raccolta di documenti sottratti ai fondi dell’Archivio di Stato e recuperati dopo la morte dell’erudito collezionista al cui nome sono ancora legati. Mentre le circostanze della sottrazione restano piuttosto oscure, la vicenda del recupero può essere ricostruita attraverso una relazione ufficiale redatta il 10 marzo 1902 da Giulio Binda, allora direttore dell’Archivio di Stato relativa ai «lavori d’Archivio e sul ricupero delle carte già appartenenti a questo Archivio, e che si trovavano nella famiglia Gavazzo»1. In quel frangente l’archivista riferisce che, non trovando alcuni documenti citati da Antonio Gavazzo in una sua opera a stampa e ricordando di essere stato anni prima messo in guardia dal suo predecessore Cornelio Desimoni, il 21 febbraio del 1902 aveva preso contatto con la vedova e la figlia dello studioso che era nel frattempo venuto a mancare. Le due senza alcuna apparente difficoltà dichiararono che presso di loro si trovava una quantità di documenti d’Archivio, i quali al Gavazzo erano stati consegnati dal comm. Marcello Cipollina, quando, prima di Desimoni, era Direttore dell’Archivio, e che esse erano disposte e pronte a riconsegnare quei documenti senza pretesa alcuna, alla condizione però che io provvedessi a riceverli, e ricollocarli al loro posto, senza che la cosa ad alcuno potesse trapelare. E questa caotela loro esigevano, e giustificavano, come un riguardo alla memoria del defunto Cipollina2. La sera del giorno seguente il direttore, con il supporto dell’economo dell’Archivio Arturo Passaggi, provvede al ritiro di «una grossa valigia piena di documenti». Solo dopo averne redatto un inventario dettagliato in 57 pagine tuttora allegato alla relazione, provvede ad informare l’autorità superiore dell’avvenuto recupero. Questo elenco analitico è sostanzialmente analogo nelle modalità compositive e nelle descrizioni dei documenti a quello redatto negli anni ‘50 da Armando Del Vasto, la cui fotocopia è stata a disposizione degli utenti fino a tempi recenti3. Ne differisce quasi esclusivamente per la disposizione dei documenti che risulta leggermente diversa. Ad ogni modo dalla collazione dei due elenchi emerge che le carte non sono state oggetto di un vero e proprio riordinamento, il quale in sostanza manca tuttora poiché non è possibile ricostruire i criteri di aggregazione dei documenti presso il collezionista, né tanto meno ricostruire l’esatta posizione archivistica originaria di ciascun documento. Si segnala tuttavia la sopravvivenza di qualche raggruppamento su base tematica4, o qualche breve 1 Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’interno, Direzione generale archivi, serie I (1907-1909), b. 64, fasc. 142, s.fasc. 8 «Ricupero di atti». 2 Ibidem. 3 L’originale si trova in Archivio di Stato di Genova, Archivio dell’Archivio, G283. 4 A puro titolo di esempio i docc. 8-23 sono tutti relativi all’allestimento o al funzionamento della flotta militare della Repubblica di Genova. - 4 - http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it sequenza cronologica5, ma non sufficienti da permettere di intravvedervi uno schema di organizzazione complessivo e razionale. Non risulta peraltro che al tempo del recupero qualcuno si sia posto il problema di ricollocare in modo sistematico le carte nelle unità di provenienza6. Solo in tempi più recenti si è provveduto a collocare un consistente lotto di documenti entro una particolare unità archivistica del fondo Archivio segreto, dalla quale erano forse stati asportati7. Nonostante non risulti censito dalla Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani gode di una fortuna maggiore rispetto a molti altri fondi: nel periodo compreso tra il 1991 e il 2016 le quattro unità che lo costituiscono sono state consultate 220 volte (cioè in media ciascuna unità è stata richiesta 55 volte). Il fondo è composta da 1008 documenti numerati da 1 a 1004 (vi figura un documento senza numero tra il 514 e il 515 e i nn. 227bis, 228bis, 706bis). 319 dei documenti descritti nell’elenco non sono in realtà presenti8; in 287 casi l’assenza è connessa al ricollocamento del documento nell’unità di provenienza9, negli altri sembra plausibile che la ragione sia la medesima, ma, mancando indicazioni in proposito, non è possibile averne il riscontro. In un altro caso d’altronde l’estensore dell’elenco ha indicato la plausibile sede originaria del documento ma non ha provveduto a ricollocarvelo10. La documentazione, in prevalenza cartacea, è compresa cronologicamente tra il 1294 e il 1858, ma sono presenti anche atti in copia a partire dal 1162. Quella medievale è largamente minoritaria (circa il 5%) rispetto alla moderna che risulta così ripartita per secolo: XVI 45%, XVII 25%, XVIII 20%, XIX 5%. Dal punto di vista tematico emergono alcuni filoni ricorrenti: la storia di Levanto, Di Bonassola e di altre comunità della Riviera di Levante; la storia della famiglia Gavazzo; la storia delle congiura di Gianluigi Fieschi. Il presente inventario è costituito dalla trascrizione dell’elenco redatto da Armando Del Vasto negli anni ‘50 del secolo scorso, curata da Stefania 5 I docc. 368-373 e 394-410 relativi al feudo di Lengueglia sono disposti in ordine cronologico. 6 Indipendentemente dalla ragionevolezza che si vuole attribuire ad una simile operazione, che disgregando il fondo fattizio potrebbe presto o tardi fare uscire questa vicenda dalla memoria dell’Archivio, si segnala che almeno per quanto concerne alcune scritture statutarie sottratte da Gavazzo «è anche abbastanza facile individuare le unità da cui sono stati estratti», Rodolfo Savelli, Presentazione, a Repertorio degli statuti della Liguria (secc. XII-XVIII), a cura di Rodolfo Savelli, Genova, Società ligure di storia patria, 2003 (Fonti per la storia della Liguria), p. XX, nota 36. 7 I docc. 412-698 sono stati trasferiti in Archivio segreto, Paesi diversi, 351A «Levanto». 8 Docc. 21, 38, 56, 64, 99, 149, 236, 237, 238, 254, 266, 272, 273, 275, 282, 290, 294, 303, 307, 320, 327, 345, 349, 388, 412-698, 733, 738, 742, 813, 886, 953, 989, 996, 992. 9 Doc. 349, 412-698. 10 Doc. 286. - 5 - http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it Verrengia; Francesco Tripodi ha raccolto i lemmi dell’indice alfabetico. Chi scrive ha provveduto all’impaginazione e a una sommaria revisione dell’elenco e dell’indice, nonché all’elaborazione e alla stesura di questa breve introduzione. Antonio Gavazzo, cavaliere, già colonnello di Marina e console generale dell’Uruguay a Genova e in Svizzera, è un membro della Società ligure di storia patria dal 1867 almeno fino al 1885 o forse fino alla morte avvenuta nel 188711; non è tra i soci più attivi ma neppure vive in disparte la sua appartenenza alla Società: nel 1878 segnala sul «Giornale ligustico» un documento precedentemente ignoto relativo alla congiura di Gianluigi Fieschi da lui individuato presso l’Archivio di Stato; negli anni successivi fornisce diverse notizie di manoscritti di fonti statutarie di comunità liguri a Girolamo Rossi che, nel pubblicare l’appendice al suo Gli statuti della Liguria, nel 1888 ricorda e ringrazia il consocio recentemente scomparso. Da queste notizie e dalla sua produzione storiografica si rileva una buona confidenza acquisita sulle carte d’archivio, come si sarà notato, ben prima che incominci, nel 1883, la registrazione seriale delle presenze degli utenti12. Dai carteggi dell’Istituto si apprende ad esempio che nel luglio 1881 domanda l’«opportuno permesso di poter continuare a far ricerca e trascrivere documenti storici, riguardanti la Riviera di Levante»13; di persona o per mezzo di collaboratori dato che pochi mesi più tardi è Pietro Zignoni a richiedere l’autorizzazione a compiere ricerche per conto di Gavazzo, allegando nota dei documenti da visionare14; infine ancora nel 1882 domanda di poter consultare la documentazione necessaria a completare i suoi «studi sulla marina da guerra genovese, sul processo al conte Fiesco ed infine sulla storia dell’antico borgo di Levanto»15. Insomma dalle poche informazioni che è possibile radunare oggi emerge il profilo di uno studioso piuttosto ben inserito nel contesto locale, conosciuto in Archivio e – incredibilmente – per nulla preoccupato di coprire le tracce dei suoi prelievi documentari, come emerge sia dalle osservazioni di Desimoni, sia dal riscontro che si può tentare sugli statuti segnalati a Girolamo Rossi16.