R. Deputazione Di Storia Patria Per La Liguria

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R. Deputazione Di Storia Patria Per La Liguria R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA SEZIONE DI SAVONA ATTI Vol. XXII SAVONA Tipografia Savonese Piazza Alonlicello, 2 1940-A. XVIII VITTORIO POGGI - POGGIO POGGI CRONOTASSI dei Principali Magistrati elle ressero e ammini­ strarono il Comune di Savona dalle origini alla perdita della sua autonomia Parte VI ( dal 1501 al 1528 ) 1501 Signore di Savona: LUDOVICO XII, re dei Francesi e di Napoli, duca di Milano, Signore di Genova e Savona. Regio Governatore : IVO DE ALLEGRO Regalo di una stagnara e bacile d’ argento alla di lui consorte del valore di lire 593. (Lib. d' Amm., c. 505). Podestà : STEFANO VALGARO Muore in Savona. Da lettera di Ivo de Allegro da Roma, 28 settembre 1501 eth in proprietà di'G. B. Minuto. Onorario di lire 2000. (Lib. d' Amm.t c. fij). Vicario: BERNARDINO GAGLIARDO Entrato il 4 gennaio. (Lib. d’ Amm., c. $49). Giudice Criminale : SECONDINO BOCCA 4 gennaio. (Ibid., c. 539). Regio Governatore : DOMENICO GENTILE RICCI Al 15 di gennaio assiste alla vendita delle gabelle nel Consiglio in qualità di R. Governatore. (L. Anim., c. 492). 6 Podestà : GHERARDO DELLA CHIESA Nella surriferita lettera di Ivo de Allegro è chiamato Girando de la gischa. Entrato il 20 ottobre. (L. Amm., c. 602). Vicario : GIO. FRANCESCO BECCAFICHI Entrato il la settembre. (L. Amm., c. 393). Giudice Criminale : GHERARDO CANEFRIO Entrato il 24 ottobre. (L. Amm., c. 600). Oratori a Genova : PAULUS SANSONUS, GASPAR PATERNOSTER, IO. BAPTISTA DE REVELLO. (Not. Pietro Corsaro. Ardi. Ccmun.). Delegati per correggere i Capitoli e gli Statuti civili : BARTHOLOMEUS DE ROVERE, q. IOANNIS, PETRUS BAPTISTA FERRERIUS, SIMON PHILIPPUS GHIRARDUS GOSSUS,. ’ BAPTISTA DE OP1TIO, BERNARDUS DE GAMBARANA. (Statutorum civilium civitatis Saone). 25 gennaio — « Testamentum Magnif. Dominici Genlilis Ricii quondam Imperialis, quo determinai, capitale, ex quo derivai annuatim proventus mille duecentorum circiter scu- torum argenteorum spedare prò quarta parte ad Frates Minores Conventuales Saonen. : expedendi iuxta iudicium, et discretionem magniflcorum Dominorum Antianorum Sa- vonae ». (Not. Federicus Castro Delfinus). 2ó gennaio — Per il mancalo, pagamento della casa in località Vaicalda (1) comprata nel 1474 da. Domenico 7 Colombo i testi Moneto Rodati, cappellaio ed Emanuele Robato, panattiere e lanaiuolo, i vicini della casa abitata in altri tempi dai tre fratelli, Cristoforo, Bartolomeo e Gia­ como Colombo, sono convocati per dimostrare 1’ assenza di costoro dalla città di Savona e dai confini della Repubblica di Genova. Archivio di Savona — Notaro Tommaso di Moneglia. Riprodotto a pag. 95 dell'opera: H, Harisse « Cristophe Colomb et Savoue ». 26 gennaio — Nello stesso giorno i due testi giurano che i sopradetti fratelli Colombo da molto tempo hanno abbandonato Savona e che vivono nei possedimenti Spagnoli, (dictos Christophoruni, Bartolomeuin e Jacobum de Columbis, fìlios et heredes dicti q. Dominici eorum patris, iarn diu fore a civitate et posse Saone absentes ultra Pifas e Niciam de Proventia, et in partibus Hispaniae commorantes...). Testimoni : Franciscus de Guilielmis, Thoma de Zocho et Vincentius Prianus. (Riportato in Harisse : op. cit, pp. 96, 97). Riprodotto in rotocalco in « Colombo ». Città di Genova, 1931, P- 177, Il giudice nomina Geronimo Massa come curatore alla successione vacante e in data 12 maggio è condannato a pagare a Sebastiano de Cuneo la metà delle lire 250 do­ vute da Domenico Colombo. Secondo Agostino Monti un Al­ berto Cuneo sostituì come procuratore Geronimo Massa. 11 cav. aureato Domenico Gentil Riccio, quale procu­ ratore del cardinale Giuliano fa contratto con maestro Fi­ lippo Caito ciapparo per costruire il palazzo « fatto di nuo­ vo del Vescovato > nella contrada di S. Maria di Castello « tectu supra et intra > e fare la gronda di detto tetto per lire 350 di Genova-. (Come da schede di G. Belloro). (In atto notarile not. Giacomo Giordano, 15 febbraio). Il cardinale Giuliano fa rifare ed abbellire il palazzo vescovile e ne com nette la ricostruzione a Gerardo Brilla, 8 a Tomaso Nattarello e Giacomo Ramondello, maestri mu- ratori di Savona: ricostruzione da farsi giusta il modello in legno mostrato per grossi 25 del Papa per ogni can­ nella di opere. (Atto 6 aprilo in notaro Francesco do Guglielmi). 11 cardinale Giuliano da Asti in data 21 settembre raccomanda agli Anziani di Savona il maestro di gramma­ tica Domenico Nano. (Lettera inolila pubblicata da G. Assereto « Cronache Savonesi » pag. 16). Pier Francesco Sansone, fratello del Cardinal Sansone e marito a Maria Rovere Basso, con suo testamento rogato addì 13 dicembre in Pavia dal notaro G. Giacomo Canevaro lo vediamo possedere la villa denominata Braia, nome che . conserva ancor oggi, (alle Fornaci). Muore a Sinigalia (novembre) Giovanni della Rovere, nipote di Sisto IV. Costui, fratello del Cardinal Giuliano, fu vicario temporale, duca di Sora, signor di Sinigaglia, di Acri, d’ Arpino, di Roccaguglielma, dell’ Isola, del vicariato di Mondavia e d'altre terre: prefetto di Roma e generale di Santa Chiesa. Sposò Giovanna di Montefeltro figlia a Federico duca d’ Urbino. La vedova fuggi da Sinigaglia e si rifugiò a Savona, protetta dal cognato Cardinal Giuliano. Muore in. Savona Francesco della Rovere Gara proto- notario della Sede Apostolica. Era nipote del Cardinal Giuliano. Si interessò di lettere. Fu sepolto nella vecchia cattedrale. Il titolo sepolcrale fu trasportato nella nuova cattedrale, d’onde fu tolto e andò disperso con altri quando veune venduta la cappella della Rovere. L’epigrafe era la seguente: FRANCISCO . RVVERO . SEDIS . APOST. PROTONOTARIO . 1VL1ANI . CARD. OSTIEN . NEPOTI . SIXT1 . IV . MAX . PRONE POTI . MVSARVMQVE . ALVMNO . ET . PATRI . SIXT . DOM • RHOD • BALIVVS . FRATRI . PIENTISS . M . P . MDI . 9 Spese per la strada di Albisola lire 680: per quella di Porcaria lire 536 : per quella di Legino lire 539: per quella di Lavagnola lire 51-1. (L. Amm. c. 583). Muore il cardinale Domenico della Rovere creato car­ dinale di S. Vitale nel 1478 e poi di S. Clemente. « Ivo, 0 Ivone II, barone d’Alègre, del nobile casato omonimo d’Alvernia, fu distinto per illustri alleanze non meno che per gli insigni personaggi che di esso uscirono. Egli fu uno dei principali signori di Francia che, sullo scorcio del secolo XV, accompagnarono il re Carlo Vili alla conquista del reame di Napoli. A questa impresa prese parte anche il fratello minore di lui, Francesco d’Alègre, nominato nelle carte del tempo coi titoli di conte di Jogny, barone di Vileaux, signore di Precy, visconte di Beaumont - le - Roger e d’Arques, oltre che ciambellano del re, gran maestro e riformatore gene­ rale delle acque e foreste di Francia. L’alto ufficio di governatori della Basilicata, onde nel corso di quella campagna troviamo investiti i fratelli Ivo e Francesco d’Alègre, depone in favore dell’alta capacità militare e amministrativa- dei medesimi. Suggellata la facile conquista coll’incoronazione di Carlo Vili a re di Napoli (12 maggio 1495), si apre un secondo periodo che, dal ritorno in Francia del re, si protrae fino alla resa di Gaeta (1° gennaio 1501) e questo si riassume in una serie di disastri e di calamità per I’ esercito lasciato ad occupare e difendere il nuovo regno. Durante questo infausto periodo, nel corso del quale andò via via offuscandosi il prestigio dei successi con tanta facilità ottenuti nella prima campagna, l’opera di mona. Ivo d’Alègre non rifulge di singoiar splendore che verso l’epilogo del gran dramma e in nn momento assai critico: quando cioè, in seguito alle battaglie di Seminara e di Ce- Tignola, che apersero al gran Consalvo le porte di Napoli, i pochi e demoralizzati avanzi dell’esercito francese, per­ duto ogni contatto fra loro, erano rimasti privi d’ orienta­ mento e di direzione. 10 Fu Mons. d’ Alègre che in si gravi condizioni assunse il comando degli sparsi elementi e riuscì a ridar loro qualche consistenza, ritirandoli man mano dai diversi punti ove trovavansi disseminati, per riunirli tutti in Gaeta sotto l’e­ gida di fortificazioni ritenute inespugnabili. La ragione di questa soluzione di continuità nell’azione personale spiegata da Ivo d’Alègre durante l'impresa di Napoli, è a ricercarsi nel fatto che, dopo la partenza di Carlo Vili, egli non era rimasto a lungo presso la sede del suo comando. A Carlo Vili, morto nel frattempo senza prole, era succeduto (aprile 1498) Luigi XII (il cugino duca d’Orleans e signore d’Asti); e questi nell’atto dell’incoronazione avea aggiunto al titolo di re di Francia, quelli di re delle due Sicilia come discendente degli Angioini, e di duca di Mi­ lano come pronipote di Valentina Visconti : manifestando cosi il proposito d’lina prossima spedizione in Italia per esperirvi le sue ragioni con duplice obiettivo e su più va- sto teatro di guerra. La spedizione fu studiata e preparata con molta cura, anche nel campo diplomatico; nell’estate del 1499 un pri­ mo Corpo, forte di 80.000 combattenti, sotto gli ordini del maresciallo Gian Giacomo Trivulzio — a fianco del quale militavano Ludovico conte di Ligny, mons. d’ Aubigny, il La Tremolile e altri illustri capitani — fra cui Ivo d' Alè­ gre — sboccava per la Savoia in Piemonte; d'onde de­ vastando il paese, procedeva verso Milano e vi entrava nel settembre, raggiunto poco dopo da Luigi XII in persona. Mons. d’Alègre conduceva seco in tale occasione il primogenito Giacomo, signore di Viveros, giovanetto di belle speranze che veniva a far sotto di lui le sue prime armi. Egli non fu altrimenti Governatore di Milano, come erroneamente scrive il Morerì. Vi eserciterà bensì alte ca- riche, non esclusa quella di senatore, e vi ottenne ambite ricompense, leggendosi il suo nome in testa al « Rotulus bonorum rebellium donatorum diversis personis », ossia al ruolo delle donazioni fatte dal re sui beni dei ribelli con- Il fiscali : ove egli figura investito di tutti i beni già posse­ duti dal nob.
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