04 GALLERIE D'italia P.SCALA, IL PERCORSO MUSEALE.Pdf
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Da Canova a Boccioni. Le collezioni della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo Il percorso espositivo Le sale delle Gallerie d’Italia - Piazza Scala, Milano, ospitano 197 opere, tra dipinti e sculture, che sono preziose testimonianze dell’arte dell’Ottocento soprattutto lombardo. La qualità e la storia delle opere selezionate dal curatore Fernando Mazzocca fra le collezioni della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, ne fa un insieme straordinario, unico a livello nazionale. Per molte di loro è documentata la presenza nelle più significative esposizioni dell’epoca, come quelle organizzate dall’Accademia di Brera a Milano, dalla Biennale Internazionale di Venezia a partire dal 1895 o nelle Esposizioni Universali. Inoltre, la loro provenienza è, in diversi casi, altrettanto illustre, in quanto fra le opere in mostra vi sono dipinti appartenuti all’imperatore d’Austria, ai sovrani dell’Italia unita, ad aristocratici o a nuovi imprenditori soprattutto milanesi. Il percorso delle Gallerie di Piazza Scala ha inizio con una magnifica sequenza di tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova , ispirati a Omero, Virgilio e Platone, di proprietà della Fondazione Cariplo, e si conclude altrettanto emblematicamente con quattro capolavori di Umberto Boccioni (tra cui Tre donne degli anni 1909-1910 e Officine a Porta Romana del 1910), appartenenti al patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo, fondamentali per comprendere il decisivo passaggio dal Divisionismo al Futurismo. Vengono così documentati, attraverso opere eccezionali, due momenti fondamentali della storia dell’arte italiana: il Neoclassicismo, dominato dal genio di Canova che, eguagliando gli antichi, restituiva alla scultura italiana il suo primato nel mondo; e l’esperienza esaltante del Futurismo, nato proprio a Milano, che apre nuovi orizzonti alla pittura e raggiunge un prestigio internazionale. Protagonista è la pittura dell’ Ottocento lombardo , rappresentata da dipinti che, per l’alta qualità e il significato storico, testimoniano come Milano sia stata il maggiore centro artistico italiano, interprete delle istanze di una società in rapida trasformazione e delle aspirazioni stesse di una nazione in via di formazione. La dimensione civile del Romanticismo , secondo gli ideali di cui si fecero portavoce Alessandro Manzoni, Giandomenico Romagnosi e Carlo Cattaneo, trova la sua massima espressione nei quadri storici di Francesco Hayez , del quale il Museo ospita opere fondamentali. I monumentali dipinti di battaglie di Gerolamo Induno e di Sebastiano De Albertis confermano, nel loro commovente slancio epico, il contributo decisivo della pittura lombarda al Risorgimento nazionale . Accanto a questi esempi di soggetti storici, le sezioni del Museo ricostruiscono le vicende degli altri generi pittorici – la veduta urbana, la pittura prospettica, il paesaggio, le scene di vita popolare – che sono stati consacrati dalle esposizioni e dai collezionisti come l’espressione della vita moderna. I dipinti di Giuseppe Molteni, Giovanni Migliara, Luigi Bisi, Giuseppe Canella, Luigi Premazzi, Angelo Inganni rappresentano la vera e propria riscoperta di una importante stagione pittorica, quella del Romanticismo lombardo, ancora poco nota e non adeguatamente considerata. Ma documentano anche in maniera eccezionale l’immagine e le trasformazioni della città, rappresentata non solo nel suo solenne centro monumentale, il Duomo, ma anche nella vivacità quotidiana dei suoi quartieri popolari, lungo le rive dei Navigli che oggi non esistono più. Con Domenico e Gerolamo Induno si apre il Naturalismo che, rappresentato anche da Mosè Bianchi, Eugenio e Lorenzo Gignous , domina, soprattutto nella pittura di paesaggio, la seconda metà del secolo, diventando la premessa del Divisionismo sperimentato da Giovanni Segantini, Filippo Carcano, Giovanni Sottocornola, Angelo Morbelli . Non manca, grazie alla presenza di opere di Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Lorenzo Delleani, Federico Zandomeneghi, Vincenzo Irolli, Antonio Mancini , la possibilità di un confronto con le esperienze più innovative di altri centri italiani, tra la Firenze dei macchiaioli, Torino e Napoli. Di particolare rilievo per l’importanza e la qualità delle opere esposte è la sezione dedicata al Simbolismo che, tra Otto e Novecento, ha dominato la scena artistica italiana con risultati di livello europeo. Lo testimoniano, accanto ai dipinti ancora legati alla trasfigurazione della realtà quotidiana di Luigi Rossi, Emilio Gola, Leonardo Bazzaro, i capolavori di Angelo Morbelli, Filippo Carcano e Gaetano Previati , realizzati con la nuova tecnica divisionista. Appaiono caratterizzati da una moderna forza visionaria, che nelle monumentali superfici dipinte da Giulio Aristide Sartorio , il pittore del Parlamento protagonista della grande decorazione ufficiale, diventa allegoria e sontuosa celebrazione – nel richiamo a Fidia e a Michelangelo – della tradizione classica. Le tredici sezioni I Il genio di Canova nei bassorilievi Rezzonico. Tra epica omerica ed etica socratica, tra virtù cristiane e filantropia illuminata II Hayez e i grandi temi romantici . Tra pittura storica e melodramma III Giovanni Migliara e il fascino pittoresco degli antichi monumenti. Molteni , Ronzoni , Piccio, Inganni protagonisti del Romanticismo lombardo IV Gerolamo Induno , Sebastiano De Albertis e la grande epica del Risorgimento V L’immagine di Milano nella veduta e nella pittura prospettica. Il Duomo VI L’immagine di Milano . Il fascino popolare dei Navigli VII Il paesaggio lombardo . Tra la suggestione poetica di Manzoni e la ricerca del vero VIII Il revival del Settecento nel salotto borghese IX La pittura di genere . Scene della vita del popolo X Dai macchiaioli ai divisionisti . La sperimentazione atmosferica sul vero XI La pittura alpestre . Dalla poetica del sublime al paesaggio come espressione delle sensazioni e delle emozioni XII Il Simbolismo . Tra natura e allegoria XIII Umberto Boccioni . Dal Divisionismo al Futurismo Tredici sezioni, ventitrè sale espositive Il genio di Canova nei bassorilievi Rezzonico. Tra epica omerica ed etica socratica, tra virtù cristiane e filantropia illuminata I Sezione (Sale 1, 2, 3 e 4) I tredici straordinari gessi di Antonio Canova esposti rappresentano una delle serie più complete e prestigiose di bassorilievi realizzate dal grande scultore. Nella prima Sala, i due bassorilievi di maggiori dimensioni rappresentano due episodi dell’ Odissea di Omero, che in età neoclassica aveva conosciuto una nuova popolarità. Nella Danza dei figli di Alcinoo (libro VIII) Alio e Laodamante, figli del re dei Feaci, sembrano volare mentre si esibiscono alla presenza di Ulisse, raffigurato in piedi a destra accanto al trono con il re Alcinoo, la regina Arete e la loro figlia Nausicaa. Nel Ritorno di Telemaco a Itaca e incontro con Penelope (libro XVII) il figlio di Ulisse, cui la vecchia nutrice Euriclea bacia il braccio, viene accolto dalla madre Penelope. In queste due creazioni, di straordinaria grazia ed eleganza, Canova si era ispirato a modelli classici, ma soprattutto alla pittura dei vasi greci. Due dei tre bassorilievi esposti nella seconda sono ispirati a episodi dell’ Iliade di Omero, che lo scultore si faceva leggere mentre lavorava. In Ecuba e le donne troiane offrono il peplo a Pallade (VI libro), commovente appare la figura della vecchia regina, moglie di Priamo e madre di Ettore, che apre il corteo delle donne tutte ricoperte dal manto. Non compaiono i volti, per cui Canova si affida alla fantasia e alla sensibilità dell’osservatore. Assolutamente straordinario, in questa composizione basata sulla semplicità e sulla forza delle linee, è il ritmo solenne e triste, scandito dalle pieghe delle vesti. Nel bassorilievo Morte di Priamo , tratto invece dal II libro dell’ Eneide , la presenza, disteso in primo piano, del corpo nudo di uno dei figli di Priamo, il giovane Polite, chiude con una commossa riflessione sulla morte questa complessa composizione, caratterizzata da un pathos straordinario. I tre bassorilievi esposti nella terza sala, ispirati al Fedone di Platone, rappresentano le ultime ore di vita di Socrate, componendo “le stazioni di una via crucis laica”. In Socrate congeda la propria famiglia il filosofo è rappresentato mentre, uscendo dalla vicina stanza del bagno, allontana da sé la moglie Xantippe che, con il volto coperto dal manto per nascondere la propria commozione, è preceduta dal figlio più piccolo e seguita da un’altra donna piangente, alla cui veste s’aggrappa con una mano un secondo figlio, mentre con l’altra tiene quella del fratello maggiore Lamprocleo. Il tema della morte di Socrate, affrontato anche da Jacques- Louis David nel bellissimo dipinto del 1787 conservato al Metropolitan Museum di New York, era molto sentito anche da Canova, che ha voluto celebrare la nobiltà e la grandezza morale di chi aveva sacrificato la vita alla verità. Le tre composizioni sono caratterizzate da una straordinaria semplicità ed efficacia, anche emotiva, nella disposizione e negli atteggiamenti delle figure i cui volumi sono scanditi dalle straordinarie pieghe delle vesti. Come gli altri bassorilievi della serie (tranne La Speranza e La Carità relative al Monumento funerario di Clemente XIII , esposte nella Sala 1), anche i due bassorilievi presenti nella quarta Sala non sono mai stati realizzati in marmo. Canova ha preferito lasciarli in gesso, un materiale che gli ha consentito di sperimentare nuove e originali soluzioni formali che fanno di queste opere, sempre molto apprezzate, dei capolavori unici nell’ambito