Catalogo Disegni, Museo Di Castelvecchio

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Catalogo Disegni, Museo Di Castelvecchio Premi sullimmagine per continuare Le collezioni grafiche dei Civici Musei darte di Verona pres- La rassegna, se da un lato vuole comprovare lidentità e la so il Museo di Castelvecchio conservano oggi oltre 3500 continuità di una scuola di disegno a Verona, intende dal- disegni, databili tra il Cinque e il Novecento, provenienti laltro dar conto della varietà ed eterogeneità delle opere per la maggior parte dalla locale Accademia di Pittura e oggi conservate nelle collezioni civiche, dopo la dispersio- passati al Museo allinizio di questo secolo. A essi si aggiun- ne delle molte e ricche raccolte più antiche che facevano di gono alcuni acquisti degli ultimi decenni e il ricco fondo Verona una città di solida tradizione nel collezionismo del- dei disegni realizzati dallarchitetto Carlo Scarpa nel corso la grafica. del restauro di Castelvecchio. Si tratta in assoluto della prima occasione in cui si presen- A coronamento della campagna di catalogazione di tutto il tano i disegni più significativi di una raccolta pressoché fondo, finanziata dalla Regione del Veneto, e dopo la re- inedita, con una selezione di oltre 150 fogli lungo un per- cente inaugurazione del Civico Gabinetto di Disegni e Stam- corso che dal Cinque al Novecento interessa tutta lampia pe, sistemato con il contributo degli Amici di Castelvecchio gamma di possibili funzioni affidate al disegno, dagli schizzi e dei Civici Musei dArte veronesi nella torre di nord-est del in presa diretta, agli studi decorativi o ai progetti castello scaligero, la mostra intende far conoscere al pub- architettonici, agli appunti di documentazione, alle copie, blico più vasto la ricchezza e la varietà di un patrimonio ai modelli, ai disegni di figura e in particolare daccademia, artistico tra i meno noti delle collezioni civiche, che per ov- esercizio imprescindibile nel tirocinio formativo degli arti- vie ragioni conservative non è possibile esporre permanen- sti. temente. Gli autori sono, per la natura della raccolta, in prevalenza Nella valorizzazione e riscoperta di questo museo nasco- veronesi, come Del Moro, Farinati, Turchi, Balestra, sto,, ovvero di quella porzione del patrimonio artistico abi- Cignaroli e Rotari, ma non mancano significative presenze tualmente non visibile, la rassegna si collega direttamente esterne in fogli di Tiepolo, Guardi, Segantini, Severini e alla mostra Cento opere per un grande Castelvecchio, alle- Sironi. stita lo scorso anno. indice Benvenuti al catalogo multimediale della mostra Disegni del Museo di Castelvecchio. Potete muovervi allinterno di questo catalogo tramite i tasti qui sotto. Per tornare a questa schermata potete premere in ogni momento il tasto indice. Potete scegliere tra i seguenti argomenti: 1. Introduzione di Giorgio Marini La collezione dei disegni del Museo di Castelvecchio 2. Schede Una scelta delle opere più significative in mostra Realizzazione grafica e implementazione del catalogo multimediale e pagine web: 3. Elenco dei disegni in collezione Fabio Corubolo ([email protected]) La completa consistenza della collezione del museo 4. Crediti La collezione dei disegni del Museo di Castelvecchio ne di Federico Morando, inventariata nel 1608, comprendeva Giorgio Marini in prevalenza disegni cremonesi e lombardi, pur con sorpren- denti presenze fiamminghe e centroitaliane. Le più cospicue Lattuale raccolta grafica del Museo di Castelvecchio è, sostan- collezioni di disegni si formarono, come altrove, nel corso del zialmente, il risultato del confluire sporadico alle collezioni cit- Seicento. Della raccolta Moscardo - da porre accanto a quella tadine di alcuni fondi, in particolari momenti della storia dei del patrizio veneziano Zaccaria Sagredo tra le più importanti musei darte veronesi. Paradossalmente, ciò che vi è giunto non collezioni contemporanee resta un inventario assai somma- sembra avere tuttavia rapporti con il locale collezionismo sto- rio della sua originaria consistenza, impoverita poi nel tempo rico di disegni, ma rappresenta piuttosto quanto rimaneva in fino a lasciare solo un residuo nellattuale collezione Erizzo città dei materiali didattici e delle prove di studio della locale Miniscalchi, in cui comunque sembrano essere confluiti auto- accademia. E quei materiali si erano conservati per essere pas- nomamente fondi appartenuti ai Miniscalchi. Riguardo alla col- sati presso lunico collezionista di disegni a noi noto sulla piaz- lezione Muselli resta invece più precisa documentazione alme- za, il facoltoso grossista di tessuti e dilettante Andrea Monga no per quel che riguarda i celebri fogli finiti di Paolo Veronese. (1794-1861), che della stessa accademia fu presidente nel mo- Certamente si ampliò con linizio del Settecento anche un con- mento di maggior crisi dellistituzione, quando da orgogliosa sistente mercato di disegni, di cui abbiamo traccia soprattutto depositaria della tradizione figurativa locale andava inesora- nella corrispondenza tra Antonio Balestra e lerudito e bilmente decadendo verso la metà dellOttocento a scuola di connaisseur fiorentino Gabburri e fra questi e Mariette, da cui formazione per decoratori e restauratori. risulta che i maggiori artisti, come Balestra appunto, erano in- La stessa storia recente della raccolta è frammentaria e di diffi- termediari delle vendite ai comunque pochi raffinati collezio- cile ricostruzione, speculare a un interesse per il disegno vero- nisti internazionali. Di questo panorama, indubbiamente as- nese che sul versante di studio è un fenomeno limitato agli ul- sai ricco ma ancora in gran parte da disseppellire nelle miniere timi trentanni. Eppure, gli elementi per valutare limportanza inventariali, si hanno tracce residue a Verona nel momento di Verona come centro di collezionismo grafico cominciano ora difficile delle demaniazioni napoleoniche, quando dalla colle- a profilarsi con certezza, almeno per quanto riguarda alcuni zione Serpini di cui non si conoscevano notizie riguardo alla capitoli della sua storia. È noto ad esempio che Felice Feliciano presenza di disegni - emerge un foglio con un Cristo davanti a possedeva già intorno al 1470 una raccolta prestigiosa di dise- Pilato, allora attribuito a Dürer. Analogamente, dalla già mol- gni di amici artisti, ma soprattutto era in possesso di numerosi to ricca collezione Muselli - ma che si riteneva a quelle date disegni di Stefano. Per quanto riguarda il Cinquecento, si ha ormai dispersa per quanto riguarda i disegni partirono per la notizia di fugaci passaggi a Verona sia di disegni di Giulio Ro- Francia un foglio con Due teste virili, assegnato mano come quelli rubati da Dionisio Brevio sia di opere di Parmigianino, anche se il nobile Mario Bevilacqua, consultato come esperto di grafica dal duca Vincenzo Gonzaga, ricorda di aver visto pochi fogli dellartista parmense in città. La collezio- indice dubitativamente a Tiziano, benché sia invece da riferire proba- to dalla accademia carraccesca. Non sorprende quindi che, ap- bilmente a Donato Creti, e un altro celebre disegno dato allora pena giunto a Roma, egli riesca presto a diventare membro a Raffaello, ma di autografia sempre dibattuta tra questi, la sua dellAccademia di San Luca, per esserne poi nominato Princi- scuola e Giulio Romano, ed entrambi dal Louvre non fecero mai pe nel 1637. ritorno. Ma se le grandi Accademie di riferimento restano esterne a Ve- Il discorso del grande collezionismo di grafica in città sembra rona - a Bologna, a Firenze e Roma -, sembra che una parvenza tutto già consumato tra Sei e Settecento, con la definitiva emi- di pratica accademica locale abbia in realtà continuato in città, grazione dei disegni dei maggiori artisti verso le grandi raccol- pur sotto forme ancora essenzialmente corporative e te straniere. Per quanto riguarda lOttocento, invece, ben poco privatistiche, lungo tutto il corso del Seicento, sopravvivendo è emerso sinora circa il collezionismo di disegni, anche perché anche alla peste apocalittica del 1630. Ne è documento il noto il profluvio di dipinti antichi rimessi in commercio a basso prez- elenco di Carlo Sferini del 1674, in cui, alla fine della serie dei zo dovette soffocare del tutto anche quanto restava del mercato pittori definiti appunto accademici, e aperto, non a caso, da della grafica antica, né daltro canto sembra sia sorto allora un Antonio Giarola, divenuto strettissimo imitatore di Reni, si tro- gusto per il disegno contemporaneo al di fuori delle mura ri- va in calce alla lista il nome del giovane Santo Prunato. Que- strette della locale accademia di pittura, e anche questo preva- stultimo, allinizio del secolo successivo, risulterà poi ospitare lentemente per i fini didattici della sua scuola. Rispetto al col- in casa propria unautentica scuola di nudo per lesercizio dei lezionismo privato, già appunto dissolto con la fine del Sette- giovani artisti. Certamente tale scuola, che venne ospitata a cento, laspetto del disegno accademico costituisce lunico al- turno anche nelle case dei nobili dilettanti darte e, significati- tro versante di produzione, prima, e di raccolta poi. Con le sue vamente, anche in quella del marchese Scipione Maffei nel precise caratteristiche e la sua gamma ristretta di temi, esso 1720-21, aveva come intento soprattutto quello di elevare arti- dovette definirsi come tale abbastanza tardi a Verona, dove sticamente la produzione degli artisti locali, benché dovesse abbiamo notizie della prima scuola tenuta nella propria casa risultare in definitiva insufficiente alle sue premesse. Chi ave- da Felice Brusasorci verso la fine del XVI secolo. Si trattava
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