AVoce dell’associazionen t Amici hdi Peagna Anno i 2014 -a numero 17

POSTE ITALIANE – Spedizione in abbonamento postale – 70% aut. DCB/Savona nr. 588 anno 2006

Cinque nuove opere per Nicolò Traverso

Un paesaggio da tutelare: il ruolo della Soprintendenza

Il mare di Giuseppe Conte Giono e Biamonti: autori a confronto Thomas Grünfeld a Villa Croce Poteri feudali tra e pianura 2 Anthia Cultura, territorio, ospitalità

A nVoce dell’associazione t Amicih di Peagna i Anno 2013a - numero 15 Esattamente dodici mesi fa, raccontavo in questo spazio di un viaggio attraverso la Liguria meno conosciuta. Avevo avuto l’incaricato di pre- numero 17 - agosto 2014 parare una guida sui borghi della Liguria per un pubblico piemontese e lombardo: da lì la straordinaria opportunità di percorrere strade e Registrazione del Tribunale di Savona n. 565/06 paesi con il tempo necessario e la curiosità del cronista. In quel breve Direttore responsabile resoconto, parlavo di bellezza e di persone: la bellezza che nella nostra Andrea Carpi regione ha trovato terra fertile per crescere e germogliare e le persone, quasi sempre privati, volontari, associazioni, che tra mille difficoltà Caporedattore quella bellezza provano a difenderla e valorizzarla. Gian Carlo Ascoli A distanza di un anno, lo stesso editore mi ha offerto una nuova sfi- da: raccontare i borghi della Costa Azzurra. Nel mio bagaglio, devo Redazione ammetterlo, ho messo molte buone intenzioni, il tempo necessario, Mauro Bico, Ferdinanda Fantini, la curiosità del cronista, ma anche un paio di remore preventive. Im- Graziella Frasca Gallo, maginavo di andare a sbattere contro gli stessi problemi trovati in Massimiliano Guido, Stefano Roascio Liguria (difficoltà a trovare informazioni, uffici, chiese e musei siste- maticamente chiusi, scarso livello di professionalità degli operatori del Hanno collaborato a questo numero settore), acuiti questa volta dalla presunta arroganza dei cugini e dalla Monica Bruzzone, Simona Caleca, loro presunta indisponibilità ad aiutare chi il francese lo parla poco. Elena Dellù, Francesco Gallea, Anna Bene: nel giro di qualche giorno ho capito perché la Costa Azzurra Lovecchio, Francesco Macciò, Annamaria vale, sul mercato turistico, più del doppio della Liguria. Le parole Mariotti, Giacomo Montanari, chiave sono tre: cultura, territorio, ospitalità. Parto dalla prima, che Carla Risso, Giuseppina Schmid è il collante per le altre due e probabilmente la chiave di lettura più Immagini importante per quegli amministratori che un giorno - chissà! - deci- Andrea Ciampolini (pag. 27), Nuvola deranno di dare un futuro migliore a questa regione. Ravera (pag. 41), Archivio Amici di Peagna La Costa Azzurra è terra di cultura. Ha avuto una grande fortuna, In copertina: va detto: tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento Thomas Grünfeld, The Shining, 2006 decine e decine di artisti di fama mondiale l’hanno scelta per vivere In quarta di copertina: e lavorare. Ma da quel momento, quel breve tratto di terra ha fatto Enzo Maiolino, Premio Anthia 2006 della bellezza e della cultura una vocazione: conservando e valorizzan- do le opere, rendendole facilmente fruibili, stimolando altri artisti, Editore salvaguardando paesaggi, colori, paesi e tradizioni che quell’arte ave- Associazione Amici di Peagna vano ispirato, La cultura come fonte di vita: in senso lato e “alto” del via Centrale 12 termine, ma anche come modello economico, come scelta politica di 17023 Ceriale (Sv) sviluppo e di marketing. La cultura che diventa tangibile, entra nel quotidiano, appartiene a Impaginazione e grafica tutti. Diventa territorio. In ogni borgo della Costa Azzurra, per picco- Giulio Pari lo e sperduto che sia, non mancano mai tre o quattro cose: una scuola, Stampa un museo del territorio (o una biblioteca), un ufficio turistico aperto Studio Pixart srl e un defibrillatore. Non mancano mai, riassumendo, servizi e stimoli Via Brunacci 7 30174 Marghera (Ve) per chi vive il territorio e per chi decide di visitarlo. Ancora una volta è la cultura a generare economia e lavoro: in modo diretto (il personale Per contattare la redazione degli uffici turistici e dei musei, gli insegnanti) e indiretto (se offro e per ricevere regolarmente la rivista dei servizi, i turisti arrivano; se i turisti arrivano, ristoranti, alberghi e Amici di Peagna - c.p. 115 17023 Ceriale commercianti lavorano). [email protected] Cosa manca per completare l’opera? Una buona ospitalità, ovvero buone professionalità, capacità di fare sistema, strutture adeguate, in- Sito Internet: vestimenti pubblici, regole certe. E sorrisi in quantità: incontrarne www.libridiliguria.it uno gratuito (uno dei tanti), in mezzo alla neve della val Roja, un po- Facebook: meriggio d’inverno, ha reso il viaggio più leggero e il ricordo più caro. facebook.com/PeagnaLibridiLiguria Andrea Carpi 3 Anthia

Sommario Soci onorari dell’associazione Amici di Peagna Un triennio di cambiamenti (Stefano Roascio) 4 Nominata nel 1995: Sylvana De Riva Tutelare il paesaggio per l’affettuosa frequentazione (Stefano Roascio intervista Luisa Papotti) 6 Nominato nel 2006: Domenico D’Apolito Il vento, la luce, il silenzio, i grandi spazi per l’impegno collaborativo (Ferdinanda Fantini) 8 Nominata nel 2007: Angela Franca Bellezza Il male e il mare di Giuseppe Conte (Francesco Macciò) 10 per l’opera di collaborazione e diffusione dell’attività culturale dell’Associazione Azulejos. Un ponte tra Oriente e Occidente Nominato nel 2008: (Stefano Roascio) 12 Enrico Pelos per l’opera di collaborazione e diffusione Le donne di Genova in un secolo di storia (gieffegi) 14 dell’attività culturale dell’Associazione Nominata nel 2012: Pietra, una donna del Seicento (gieffegi) 15 Carmen Oneto Baldassarre per la particolare collaborazione svolta nel Levante ligure in favore dell’attività L’aviatore del Ventennio (gieffegi) 16 dell’Associazione e per la fornitura di preziosi testi che contribuiscono Genova e il jazz, un secolo d’amore (gieffegi) 17 all’arricchimento della Biblioteca “Libri di Liguria” Vita quotidiana nella Loano che fu (gieffegi) 18 * * * Il cuore in Liguria, lo sguardo a Oriente (Stefano Roascio) 19 Tesi di Laurea

Cinque nuove opere per Nicolò Traverso La Biblioteca “Libri di Liguria” invita tutti (Giacomo Montanari) 21 coloro che hanno realizzato tesi di laurea con argomento ligure a consegnarne copia La scienza raccontata al museo (Monica Bruzzone) 26 affinché essa possa essere inserita tra i testi di consultazione e messa a disposizione di Un museo per il territorio frequentatori e studiosi. (Simona Caleca, Carla Risso, Giuseppina Schmid) 28 * * *

Poteri feudali tra Liguria e Pianura Padana Appello ai lettori (Elena Dellù) 30 La nostra Associazione ha bisogno anche del I sette papi della Liguria (Francesco Gallea) 34 tuo aiuto! Le difficoltà economiche ci costrin- gono a chiedere un contributo ai lettori per La Lanterna, il faro dei genovesi la stampa e la diffusione della rivista. Con 15 (Annamaria Mariotti) 38 euro ci si assicurerà la ricezione dei due nu- meri annuali, con 40 euro anche del Catalo- Postmodern play (Anna Lovecchio) 40 go dei Libri Liguri. Versamento tramite Iban IT95N0617549250000001186480 Camogli e Ceriale, gemelli di padellone con causale: “Contributo pubblicazioni (Gian Carlo Ascoli) 42 Amici di Peagna” 4 Anthia Il punto del Presidente

Un triennio di cambiamenti

di Stefano Roascio*

on il 2014 si chiuderà il primo triennio da quando il nuovo CDirettivo ed io stesso abbiamo iniziato a guidare gli Amici di Peagna. Sono stati tre anni di cambiamento per la nostra Associazione; abbiamo infatti dovuto fare fronte a sfide nuove e impegnative, prima tra tutte quella di potere continuare a operare con la qualità consolidata del passato senza avere più le risorse sulle quali poteva- mo contare gli scorsi anni. Specie per il primo anno, quello di transizione, abbiamo attraversato momenti davve- ro critici, che sembravano potere mettere in forse la la Rassegna quest’anno organizzeremo una serata in stessa sopravvivenza dell’Associazione. Ricorderete i collaborazione con un’altra associazione, quella degli miei accorati appelli ai soci e ai lettori di Anthia e im- Amici di Francesco Biamonti. Presenteremo un excur- maginerete altrettante pressanti richieste di aiuto per sus sulla letteratura ligure del secondo Novecento e tutte le autorità che in qualche modo potessero aiutar- mi è parso di non dovere perdere l’occasione di inter- ci. Tali appelli, tuttavia, non sono caduti nel vuoto nè loquire con gli Amici di Biamonti, che da tempo si da parte delle istituzioni e neppure, soprattutto, per occupano proprio di questi argomenti. Credo che sia quanto riguarda i Soci e i simpatizzanti: la vostra af- il segno tangibile della volontà di collaborare e di “fare fettuosa risposta ci ha consentito di traghettare verso rete” tra le associazioni, gli enti, le amministrazioni il futuro gli Amici di Peagna e di superare, pure tra al- che hanno comuni obbiettivi. Nel segno della frut- cune difficoltà anche tra noi, un periodo decisamente tuosa reciprocità, se la collaborazione andrà in porto, impegnativo per la nostra storia. gli Amici di Peagna saranno chiamati a co-organizzare In questi anni abbiamo però anche rilanciato e conso- un appuntamento di studi sulla poesia del primo No- lidato ancora maggiormente la nostra posizione all’in- vecento a San Biagio della Cima, paese natale di Bia- terno del panorama culturale ligure, sapendo aprire monti e sede dell’omonima associazione, che già da nuovi canali con associazioni “sorelle”, territori lon- ora ringrazio per la disponibilità manifestata. Anche tani, come ad esempio Camogli – dove abbiamo tanti con le sezioni savonesi della Società ligure di Storia nuovi amici – ma vicini dal punto di vista culturale, Patria e della Società italiana dei Francesisti e poi con persone nuove a cui abbiamo aperto le nostre porte, l’associazione I Seminatori di Mondovì, gli Amici di nella convinzione che fare cultura voglia dire prima Biamonti e la Fondazione Jean Giono - Manosque di tutto unire, ascoltare il “diverso” e fare tesoro di (Alta Provenza) sono in corso fruttuosi contatti che ciò che ha da dirci. Per la prima volta nell’ambito del- dovrebbero portarci, in primavera, a organizzare una 5 Anthia giornata di studi sulla letteratura Speriamo di potere coinvolgere nel posso dire di lasciare al prossimo transfrontaliera. Intanto la colla- Comitato anche personalità di altre Direttivo e a noi tutti una Associa- borazione si estende anche con il associazioni, in modo da rafforzare zione non solo con i conti sostan- Comune di Ceriale e la Pro Loco: sempre di più la cooperazione tra zialmente in ordine, ma soprattutto quest’anno abbiamo partecipato a chi sente di avere comuni obbietti- con le energie per sapersi rinnova- Ortoblù, chiudendo la manifesta- vi di crescita culturale. re nel solco della continuità, come zione a Peagna con un’apericena, Una particolare attenzione è stata abbiamo cercato di fare fino ad ora. che ha avuto un successo davvero volta anche a consolidare e incre- Sicuramente tanti aspetti potranno inaspettato con oltre 100 parteci- mentare il pubblico che partecipa essere migliorati o consolidati e, panti e un bello spettacolo di poe- alle nostre serate; ad esempio con anche passando per qualche errore sia e musica jazz all’arena. la formula dei concerti preparato- e difficoltà, ritengo che con l’impe- Per gli amici di Camogli, invece, ri alla Rassegna abbiamo cercato gno di tutti riusciremo ad assicura- stiamo cercando di organizzare un di creare un interesse nuovo verso re stabilità al nostro sodalizio. appuntamento nella stessa Camogli, l’Associazione e di spingere verso Credo che nel “mare dei problemi” con presentazione di alcuni volumi di noi un pubblico che fino ad ora - ma anche nel “mare delle oppor- di autori camoglini e cena sociale. non avevamo toccato, anche se in tunità” - si possa provare a stare a Credo che anche in questo modo, questo senso molta strada resta da galla, semplicemente cercando di anche con una vicinanza “fisica”, si compiere e dovremmo sicuramen- non affondare, oppure si debba possano rinsaldare i rapporti e crea- te “registrare” alcune difficoltà or- provare a navigare, con i rischi, ma re le basi per futuri sviluppi di veri e ganizzative, dovute anche alla ca- anche le possibilità, che una na- propri percorsi culturali. renza di forze fresche che aiutano vigazione comporta. Ecco, con il All’inizio del nostro triennio ab- l’associazione. Ad ogni modo la nostro comune impegno – dai soci biamo ricevuto l’onorificenza per partecipazione alle serate nelle due agli sponsores – stiamo cercando meriti culturali del Presidente della precedenti edizioni è stata sicura- proprio di navigare al meglio delle Repubblica, che illustra oltre tren- mente piuttosto positiva, mentre nostre possibilità e di portare l’as- ta anni di lavoro per la crescita so- purtroppo la Rassegna dei Libri sociazione verso il futuro. ciale e culturale del nostro territo- Liguri, il vero cuore dell’associazio- rio e ora, con la serata sulla Prima ne, è ancora visitata troppo poco; * * * Guerra Mondiale, verremo inseriti quest’anno speriamo di catalizzare nell’elenco ufficiale delle celebrazio- un maggiore interesse esponendo Proprio in questi mesi ha lasciato la ni previste dal Governo per il cente- a Casa Girardenghi anche alcune guida della Parrocchia monsignor nario della guerra. opere della pittrice su ceramica Fiorenzo Gerini che per sessanta anni Per quanto riguarda le pubblicazio- Giovanna Oreglia. è stato il punto di riferimento del pa- ni, siamo riusciti a rilanciare davve- Per fare fronte alle carenze finanzia- ese e, per noi, fin dalla nascita degli ro la nostra rivista Anthia, che ora rie abbiamo infine organizzato una Amici di Peagna, che ha “battezzato” è una ricercata palestra per giovani rete di autofinanziamento, sia con i lui stesso, appare una figura preziosa studiosi, appassionati e preparati, contributi diretti dei Soci sia attra- e imprescindibile. Inizia per lui un personalità significative delle no- verso attività di autopromozione di servizio diverso, sempre a favore del stre terre e credo che finalmente qualità, come gli apericena letterari, prossimo e credo non meno impegna- rispecchi tangibilmente il tentativo oppure come il libro di Gian Carlo tivo; noi siamo sicuri che lo avremo di traghettare l’associazione anche Ascoli che ha avuto un buon succes- comunque ancora al nostro fianco, oltre i consueti confini territoriali so e ottimi incassi devoluti all’Asso- con la passione e l’intelligente deter- e tematici. è in corso di istituzio- ciazione e che è già arrivato a una minazione che lo contraddistinguo- ne un Comitato scientifico, aperto seconda edizione, rivista e ampliata. no. Al nuovo parroco, don Cosimo a personalità del mondo della cul- Insomma ci stiamo dando da fare Quaranta, vanno i migliori auguri, tura e giovani studiosi, anche non non solo per attrarre all’associazione miei personali e di tutta l’Associazio- iscritti alla nostra associazione, finanziamenti pubblici, ma anche ne, per un proficuo lavoro per il bene che dovrà rafforzare ancora mag- per dimostrare che noi stessi siamo della comunità di Peagna. giormente i contenuti scientifici in grado di coprire una parte delle non solo della rivista, ma anche necessità finanziarie. * * * delle nostre varie attività e fornire Da Presidente pro tempore, come nuove idee e proposte al Direttivo. tutte le cariche elettive richiedono, *Presidente Amici di Peagna 6 Anthia Territorio

Tutelare il paesaggio Intervista alla Soprintendente Luisa Papotti

di Stefano Roascio de per “paesaggio”, perché spesso il vasto pubblico ten- de a confondere concetti non del tutto coincidenti come iviamo in una regione in cui gli aspetti legati al quelli di paesaggio, ambiente, territorio o panorama. paesaggio, all’ambiente naturale, alle bellezze del Impossibile ragionare di tutela del paesaggio se non si com- Vterritorio hanno da sempre costituito non solo un prende che cosa significa paesaggio, quali e quanti conte- fattore di sviluppo economico legato al turismo e alla resi- nuti – materiali e immateriali – sono racchiusi in questo denzialità delle seconde case, ma hanno contribuito anche termine. Oggi, il nostro concetto di paesaggio è molto ad accrescere la qualità della vita ed il benessere della popo- esteso: spazia dagli scenari naturali a quelli costruiti ed a lazione. Tuttavia, da ormai almeno una ventina di anni, la questo occorre aggiungere qualcosa di meno materiale, in Ligura è forse la maggiore testimone di quali possano esse- termini di valori percettivi. Nessuna descrizione risulta mi- re gli squilibri e i danni di un territorio che sta sempre più gliore di quella offerta dal Codice per i Beni culturali: “Per dimostrando la propria vulnerabilità e fragilità, stretto tra paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui un carico demografico concentrato ed eccessivo, uno svi- carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle luppo urbanistico ed edilizio in genere spesso disordinato loro interrelazioni” distinto da “aspetti e caratteri che co- e sregolato e un consumo del suolo, per nuove abitazioni, stituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’iden- che ha ultimamente raggiunto gli allarmanti livelli degli tità nazionale, in quanto espressione di valori”. Quando anni Sessanta del Novecento. Esistono tuttavia precise parliamo di paesaggio, quindi, non consideriamo solo gli normative di salvaguardia dei beni paesaggistici che do- aspetti naturali pittoreschi o i temi ambientali, ma un ben vrebbero garantire non solo l’attuale tutela dell’esistente, più complesso insieme di componenti. Inoltre, nel nostro ma anche la conservazione del patrimonio per le gene- paese, è indispensabile anche saper leggere quale idea di razioni a venire. Oltre agli ordinamenti nazionali anche paesaggio e quali valori ciascuna delle tante fasi della nostra la Convenzione europea del Paesaggio del 2000, recepita storia ha sviluppato, contribuendo a delineare il paesaggio dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2004, ha di oggi: un palinsesto di tanti paesaggi diversi, un paesag- fornito una serie di significative linee guida che obbliga- gio stratificato che – per essere tutelato deve essere compre- no i pubblici poteri, nazionali e locali, ad “attuare prov- so in tutta la sua complessità. vedimenti atti a salvaguardare, gestire, e pianificare i pae- Soprattutto per quanto concerne la tutela dell’am- saggi d’Europa e a fare sì che le popolazioni, le istituzioni biente e dei beni paesaggistici spesso si ha l’impressio- e gli enti territoriali ne riconoscano il valore e l’interesse e ne che le competenze dei vari enti (comuni, province, partecipino alle decisioni pubbliche in merito”. In Italia regioni e uffici periferici dello Stato) si intreccino in alcune importanti funzioni di tutela del paesaggio sono modo inestricabile e confuso. In definitiva quale è in capo al Ministero dei Beni e della Attività culturali e l’organo deputato al controllo e alla salvaguardia dei del Turismo, in cui si incardinano le Soprintendenze per beni paesaggistici? i Beni architettonici e paesaggistici, organismi periferici Le competenze in materia di tutela peasaggistica sono del Ministero con sedi in ogni regione. Parliamo pertan- state oggetto di un lungo dibattito; da ultimo, tuttavia, to di questo argomento con la dirigente della Soprinten- grazie alla giurisprudenza costituzionale, si è valutato denza per i Beni architettonici e paesaggistici della Ligu- che la disciplina paesaggistica, riguardando beni cultu- ria, l’architetto Luisa Papotti. rali, competa alla podestà legislativa esclusiva dello Sta- Soprintendente, innanzi tutto spieghiamo cosa si inten- to. Di qui le innovazioni apportate dal Codice dei Beni 7 Anthia

nel fatto che non tutti hanno com- preso che proprio nella capacità di attrazione di questi straordinari sce- nari risiede la principale risorsa della regione, e che è quindi indispensabi- le conservarne intatti i valori. Come coniugare la continua richie- sta di consumo del suolo, da noi assai misero, con la tutela del pae- saggio? Siamo destinati all’assoluta conservazione o si possono indivi- duare linee di crescita compatibili con gli interessi della salvaguardia dell’ambiente e del territorio? Il paesaggio nasce dalla capacità dell’uomo di trasformare, di lasciare un segno sull’ambienta naturale: im- porre un assoluta immodificabilità culturali e del paesaggio, che – fatta operativa; le procedure di vincolo, o significherebbe condannarlo, depri- salva la concorrenza gestionale delle meglio di “riconoscimento di note- varlo di una delle sue componenti Regioni nel processo pianificatorio e vole interesse pubblico” sono proce- più importanti. La soluzione, il pun- autorizzativo – riporta la potestà di dure pesanti, che prevedono passaggi to di equilibrio tra la conservazione tutela allo Stato, con la mediazione pubblici ed estese consultazioni. Ma assoluta e la distruzione risiede in di una disciplina transitoria deroga- non dobbiamo dimenticare che l’ap- una pianificazione misurata e intel- ta dal 2004 fino al primo gennaio proccio, il concetto di paesaggio sono ligente: torniamo quindi al tema – 2010. Ne discende un nuovo e diver- oggi molto mutati: credo che più che per me essenziale – della necessità di so equilibrio tra le istituzioni, dove le porre attenzione al riconoscimento operare alla redazione di un piano diverse competenze devono trovare di paesaggi d’eccellenza, da sottopor- paesaggistico vero, completo di tutte integrazione nel rispetto di principi re a disposizoni particolari, il nostro le componenti previste dal Codice. di sussidiarietà; in questo contesto impegno dovrebbe andare nella dire- Quale è la sua impressione sulla trovano un ruolo gli organi periferi- zione di una pianificazione condivisa possibilità di mantenere in equi- ci del Ministero dei beni culturali e tra Regione Liguria e Ministero che librio un territorio fragile come del turismo (Direzioni regionali, So- riconosca i valori e detti le norme quello ligure? printendenze), le Regioni, ma anche d’uso del territorio nel suo comples- Che sia necessario molto impegno: i Comuni e le Province, quali enti so. Questo, mi dispiace dirlo, in Li- nella costruzione di legami istituzio- attuatori e gestori della tutela. guria non accade: ad oggi non esiste nali più saldi, nella promozione di Ma chi decide quali sono i beni che un accordo per la redazione di un una cultura del paesaggio, nella for- meritano di essere sottoposti a tu- Piano paesaggistico conforme alle di- mazione dei tecnici e degli operatori. tela? Organismi complessi come la sposizioni del Codice, a differenza di Un impegno che tuttavia potrebbe Commissione in cui siede il Diretto- quanto è avvenuto, o sta avvenendo, restituire un risultato davvero essen- re regionale per i Beni culturali e pa- nelle altre regioni italiane. ziale e vorrei dire quanto ricorrendo esaggistici, lei come Soprintendente Passiamo alla specifica realtà del alle parole di un poeta, Jorge Luis per i Beni architettonici, il collega nostro territorio, per lei che ha ma- Borges, che nell’”Artefice” del 1963 per i Beni archeologici, due rappre- turato le proprie esperienze profes- scrive: “Un uomo si propone il com- sentanti della Regione e altri scelti sionali in Piemonte, quale è stata pito di disegnare il mondo. Nel cor- tra gli esperti del settore, riescono l’impressione a contatto con una so degli anni popola uno spazio con realmente a funzionare e a prendere realtà nuova come la Liguria? Quali immagini di province, regni, monta- rapide decisioni in merito? sono le maggiori criticità e i punti gne, baie, vascelli, isole, pesci, abita- Oggi la competenza primaria è pro- di forza di questo territorio? zioni, strumenti, astri, cavalli e per- prio della Commissione regionale Il punto di forza è indubbiamente sone. Poco prima di morire scopre che ha descritto, che tuttavia in Ligu- l’eccezionalità degli scenari, naturali che questo paziente labirinto di linee ria ad oggi non è ancora pienamente o costruiti. La principale criticità sta traccia l’immagine del suo volto”. 8 Anthia Letteratura

Il vento, la luce, il silenzio, i grandi spazi Giono e Biamonti tra Provenza e Liguria

di Ferdinanda Fantini specchio del Mediterraneo o fremente come le lande attorno a Manosque ed alla Sainte Victoire. no, nato nell’Alta Provenza ma di origini Entrambi abilissimi nello sfruttare le parole, hanno una italiane, dalla terra ha assorbito lo spirito capacità descrittiva poetica che diviene forma plastica e Uanimistico, assieme alla passione dei gran- pittorica nel primo, colpo di scalpello nel secondo che, di spazi, delle forti emozioni, della vita libera unita con le espressioni sbozza, abbozza, suggerisce, tratteg- ad un ancor più libero pensiero, favorito in questo gia. Crea barriere per l’anima che deve difendersi tanto anche dall’influenza del padre anarchico e dalla me- dalla bellezza della natura quanto dai rapporti umani. moria del nonno, esule politico piemontese. L’altro, Soprattutto dai rapporti umani. nato nell’estremo Ponente ligure, dalla regione aspra Giono ha una capacità di ironia che diviene dissacratrice e dura aperta al mare ed alle sue grandi lontananze e una abilità di suscitare tensione degna dei grandi gial- ha imparato a vivere di lunghi silenzi, e di solitudine. listi. In Biamonti, esistono scarni tentativi, forse anche Dall’alto degli uliveti di San Biagio e dalle colture di involontari, che non hanno presa e muoiono sul nasce- mimose, volgendosi al Mediterraneo c’è, come unico re. In lui, il paesaggio, schizzato con pennellate veloci limite, l’orizzonte. Dalla parte dei monti il confine, ed efficaci, è entità dominante, rimpianto per le bellezze meglio, la frontiera. Quella frontiera carica di sottin- perdute e stanca amarezza del presente. Il mare e l’uo- tesi e di fascino, pericoloso quanto, o più, del mare. mo sono l’evolversi di una continua lotta sotto il cielo: Entrambi amanti e conoscitori dei classici, hanno arric- lotta quasi baudelairiana, ma il suo uomo non è libero. chito la loro cultura personalmente. Autodidatti aperti Sceglie il mare per fuggire dai monti, dalla vita grama. ad ogni forma di espressione e di approfondimento, de- Lo abbandona, a tratti, per tornare alla terra, malgrado nunciano la propria evoluzione culturale attraverso le l’ineluttabile rovina che la corrode, con azione lenta e opere, che sono un crescendo nella ricerca dello stile e costante. I personaggi rimangono isolati nonostante in- dell’efficacia letteraria. contri con amici e amanti più o meno occasionali, più Scrittore estremamente prolifico l’uno, che ha iniziato o meno fedeli: la solitudine interiore non si condivide, è giovanissimo a cimentarsi nella letteratura sia sociale qualcosa che nasce dentro, da piccoli grumi di rassegna- che politica, nel racconto per giornali e per ragazzi, nel zione che crescono a dismisura, fagocitando le parole. romanzo biografico e in quello di pura immaginazione. Gioca con la tecnica dell’abbozzo e della suggestione Autore tardivo e propenso a lunghe riflessioni e riela- con frasi scarne, lapidarie, stoccate di suono e di luce, si borazioni l’altro, con produzione ridotta, anche a causa tratti di dire di ulivi, di mare e di mimose o di persone della malattia che lo ha condotto prematuramente alla e di tormenti interiori, mentre il primo descrive a tutto morte. tondo, facendo sorgere dalla sua penna la Provenza in La luce della Provenza ha una magia simile a quella tutti i suoi aspetti. Sono scene forti come la gente e del Mediterraneo: Giono e Biamonti sono prigionieri, come la natura, si tratti di grandi tempeste invernali o ognuno a suo modo, di quella luce, creatrice di scenari dell’incendio di un bosco; di luce che sorge e dipinge e di colori che spesso si identificano e li uniscono. Il blu, i tetti di una città; di soffio del vento che avvinghia le il viola, il giallo, il verde… nelle infinite sfumature, pio- anime con presagi misteriosi e inspiegabili. Anime del- vono splendenti sulle montagne, sul mare, sui boschi le piante, delle cose, degli animali e degli uomini, che sugli ulivi come il cielo azzurro, grigio, cupo, lucente, hanno paura. Allora parlano, discutono, non con frasi 9 Anthia lanciate nel vuoto come quelle in- complete dei personaggi di Biamon- ti, ma con riflessioni e ragionamenti ben conclusi e concreti. Presa la de- cisione, per dura che sia, la paura è vinta e, con lei, talvolta anche la for- za negativa degli esseri dominanti e magici che costituiscono la religio- sità immanente ed ineluttabile che regola le leggi del vivere. L’uomo di Biamonti non combatte contro la natura. A lei si abbandona e prende atto del disfacimento degli esseri e delle cose da lui stesso pro- vocato. A capo chino, chiuso in se stesso, tenta di sognare una serenità irraggiungibile. A volte, in Giono l’uomo, chiamato al sacrificio estre- mo, riesce a superarlo. Altre volte lo sublima. Forte è il richiamo al dio sconosciuto di Steinbeck, che però Jean Giono (1895 - 1970) supera e va oltre, con una sorta di Nato a Manosque, in Alta Provenza, da padre di origine piemontese. Il nonno era riscatto che porta lo spirito in un’ot- fuggito dall’Italia durante il Risorgimento, perché condannato a morte. Il padre era ciabattino, la madre aveva un laboratorio di stireria. A causa della guerra deve tica superiore: l’uomo di Giono può interrompere gli studi e lavorare in banca. Continua da solo la sua istruzione, guardare in se stesso e in alto, al di dedicandosi alla lettura dei classici. I suoi scritti, circa una trentina di romanzi e sopra degli alberi, delle folte foreste più di venti saggi oltre a numerosi articoli per giornali e a opere di teatro e per il che ammantano il paese. Su quello cinema, trattano questioni morali, metafisiche e della condizione umana. Dai 20 di Steinbeck gli elementi sono più ai 24 anni è a combattere nel primo conflitto mondiale. Si dichiara apertamente contrario alla guerra. Subisce anche il carcere. Nel 1954 entra all’Accademia Gon- forti, imbattibili. Anche dove si ma- court. Muore a Manosque. nifesta una sorta di serenità, si tratta solo di apparenza. Così è anche in Francesco Biamonti (1928 - 2001) Biamonti, a cui manca la nota posi- Con studi incompleti, torna in Italia dopo vari periodi di lavoro in Francia e in tiva della speranza. Spagna. È bibliotecario nella Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia. Continua ad ampliare le sue conoscenze come autodidatta. Inizia tardi a scrivere, ma ottiene Per il provenzale il passato può esse- subito un buon successo editoriale. Ai suoi 4 romanzi ne segue, postumo, il quin- re fonte di recupero per il presente, to: poche pagine con l’abbozzo di una storia iniziata e mai finita. Durante la sua che si arricchisce di esperienza po- vita, scrive anche alcuni saggi critici, dedicandoli soprattutto al suo amico pittore nendo le basi di un futuro più ricco Ennio Morlotti. e positivo. È invece confronto ama- ro, causa di distruzione e di abban- te terre ponentine tutta la carica e arricchimento in uno, ripiegamento dono dei vecchi stili di vita, abban- la potenza non solo di se stesso ma su se stesso nell’altro. dono che nega una continuità con il anche di quella sorta di desiderio ir- Il “vento largo” collabora con la luce domani, per l’autore ligure. raggiungibile che è, per i passeurs e per disegnare terra e mare, per scuo- I due, entrambi legati al proprio per gli altri personaggi biamontiani, tere i viventi dalla fatica di esistere luogo di nascita, trovano in esso la Francia. irrompendo nelle lunghe solitudini l’introspezione dei grandi silenzi e la In entrambi gli ambienti la vita è del paesaggio più intimo, quello forza del vento. Vento forte, carico dura, tanto semplice da essere quasi spirituale che appaga nelle storie di odori e di energia, che corre sulla primitiva; tanto semplice da diven- di Giono, abile e fresco soprattutto terra di Provenza e la rende vitale. tare sofisticata. Il contatto con la na- nei racconti per i giovanissimi, ma Vento largo, che corre sul mare e lo tura è stretto. Gli esseri umani, soli che progredisce arrendevolmente in trasforma in essere pulsante e vivo. con se stessi di fronte agli elementi, Biamonti, nelle cui pagine esistere Vento di Provenza, il mistral, che procedono in parallelo in una pro- è come un mantello plumbeo, una porta di fronte alle scoscese dirupa- pria scoperta interiore, che diventa fatica fine a se stessa. 10 Anthia Letteratura

Il male e il mare di Giuseppe Conte L’universo in periferia (V)

di Francesco Macciò

in dagli ultimi decenni del secolo scorso, soprattut- to con un libro come L’Oceano e il Ragazzo (1983), Giuseppe Conte si è imposto come punto di rife- Frimento per tanti autori della mia generazione. Poeta no- tissimo, trova qui spazio con un’opera in prosa, ma di un autore che ha sempre posto al centro della propria espe- rienza la poesia, un’idea di poesia che, tornando alle ori- gini e facendo tabula rasa di tante posticce impalcature e di altrettante scorie, ha saputo ripartire dal mito come via privilegiata di conoscenza e di rigenerazione del mondo. Tale concezione di opera di parole – sovversiva, che resiste e si oppone con coraggio al degrado e alla barbarie della società e convoca a sé creatività, utopia e bellezza – pur ruotando sull’asse della poesia, mette in moto anche le al- tre modalità di scrittura di Conte: dal teatro, alla saggistica, alla narrativa. E proprio alla narrativa lo scrittore sembra aver affidato, nelle sue opere più recenti, quel nucleo fon- dante della propria poetica imperniato sul mare, come spa- zio reale e metafisico in cui decantano echi letterari – da Verne, a Conrad, a Melville – quali fattori di propulsione e reinvenzione del mito, e si declinano in inarcature neoro- mantiche elementi primigeni della vita, visioni, avventure, eros e kairos, tensioni etiche e inedite aperture spirituali. Al leitmotiv del mare, universo di inferenze catalizzanti in incessante movimento, vanno ricondotti almeno tre ro- ribile romanzo di Giuseppe Conte. Un fanta-thriller che manzi di grande fascino: Il terzo ufficiale, dove l’oceano, il lascia agio a riflessioni etiche e metafisiche e, pur portando Golfo di Guinea, con le sue onde e i suoi bagliori, diven- con sé una condanna senza appello del mondo degli affari, ta lo scenario allucinato di atroci tratte di schiavi; La casa che fa scempio della bellezza, della natura, dell’amore, non delle onde, in cui lo specchio seducente e misterioso delle conduce a vie di salvezza o di fuga. Parafrasando Dante, si acque del Golfo di Lerici si offre come liberazione dai limi- potrebbe dire che “non è senza ragione l’andare al cupo” ti dell’umano e come richiamo insopprimibile all’utopia e in questa fosca rappresentazione di un mondo spaccato in alla bellezza; e infineIl male veniva dal mare, dove la super- due, come quello dantesco, dove però è il Male a prevalere ficie del mare solcata da inquietanti e mostruose meganavi sul Bene, e il destino riservato agli umani passa attraverso cela rifiuti tossici inabissati, baratri di malvagità, gorghi una Natura da loro stessi violata e distrutta. metamorfici di incommensurabili disastri planetari. Conte intreccia con precisione i fili della trama di un’opera Non si apre alcuno spiraglio di luce in quest’ultimo ter- complessa e ricca di colpi di scena, tratteggia con abilità 11 Anthia e finezza psicologica il carattere di a una terrificante mutazione. E sono “una colossale enciclopedia di mito- svariati personaggi, raffigura con una due forze incontrollabili: quella di co- logie antiche e eterne e una colossale scrittura così efficace a cogliere e a dare lui che avvelena il pianeta, sostenuto celebrazione della istantaneità della senso a ogni minimo dettaglio, come da una rete di complicità politiche, vita e dell’universo”, come ha fatto lo è stata del resto fin dagli esordi in corruzioni e connivenze, onnipoten- notare lo stesso Giuseppe Conte. Lo poesia, il paesaggio urbano e marino te come i supermalvagi padroni del sguardo di Marlon trasforma le cose e di Nizza, dove la vicenda è ambienta- mondo dei romanzi di Jan Fleming, può così posarsi a contemplare per un ta, collocando gli elementi della fiction contro cui però non c’è nessun ai- intero pomeriggio il mare – quel mare in prossimità di un’apocalissi. Quanto tante James Bond a combattere, ma in agonia, avvelenato da sversamenti più ci si addentra nella lettura del ro- lo svigorito e acciaccato commissario tossici, inquinato da isole di plastica manzo, tanto più si ha l’impressione di polizia Cavallero; e quella vincen- grandi come il Texas o forse, addi- di trovarsi dentro un “paese guasto”, te, che sarà ancora più devastante del rittura, come gli Stati Uniti d’Ame- generato dalla crisi di un sistema so- male stesso che l’ha generata, alla qua- rica – sovrapponendo al mormorio cio-economico che poggia sui pila- le peraltro, proprio in virtù dei suoi delle onde un mormorio di parole stri, destinati a saltare per aria, di una malesseri, il commissario riuscirà a “che sembrano frammenti di qualche concezione del mondo dove l’uomo è sopravvivere. mantra”. arbitro di tutto, cose ed esseri viventi, In questa morsa, all’interno di questa Infine, solo un rapido cenno a un’al- tragicamente sottoposti alla sua arro- doppia polarità, si muovono anche gli tra voce, la voce di un personaggio che ganza, alle sue bieche finalità, al suo altri personaggi, le cui vicende s’in- non esiste, di un secondo imprecisato devastante potere. Che poi sarebbero trecciano nel quadro unitario di que- narratore; una voce fuori campo, spiaz- queste le estreme conseguenze di una sto thriller d’ambientazione marina, zante fin dalle prime pagine del libro. concezione di ascendenza giudaico- scritto con ritmo serrato e brillante, Ed è una voce che si attesta, in un cor- cristiana, inconciliabile con la filosofia sempre in equilibrio tra una linea nar- sivo che punteggia vari capitoli, come del mondo classico che poneva l’uo- rativa concentrata all’essenziale, volta puntuale resoconto di un’hýbris che mo non in opposizione alla Natura, a mantenere vigile l’attenzione del arriva dall’altrove. Eccone un esempio: ma come parte vitale di essa, in sim- lettore, e sapienti indugi descrittivi Negli ultimi anni il pianeta era stato biosi con essa. che si caricano di ulteriori, consistenti avvolto da una ragnatela di voli, a prez- Da qui ad acquisizioni mitologiche, significati. E si osservi, nell’intreccio zi sempre più bassi, su aerei sempre più proprio in un’idea vivificante di recu- tra passato, presente e futuro, anche grandi dove gli umani viaggiavano in pero degli archetipi della civiltà classi- il dispositivo dello scarto temporale, piedi come su un pullman affollato [...] ca, il passo è breve, quasi obbligato, e che in alcuni passaggi sposta con re- Niente lasciava prevedere che quel trionfo prende le mosse da quella sterminata pentina efficacia l’aspetto verbale dal del trasporto aereo di massa sarebbe stato miniera di miti e leggende che sono le perfetto al presente narrativo. come l’ultimo botto dei fuochi d’artificio, Metamorfosi di Ovidio, e in particolare Sarebbe impossibile dare conto qui di e che in breve nessuna scia bianca avreb- dal mito del Minotauro e soprattutto tutti i personaggi di questo romanzo di be più segnato il cielo. da quello di Medusa che, come Neme- oltre 400 pagine, ambientato a Nizza Come si vede anche da questo breve si o qualsivoglia altra dea della Memo- nel terzo decennio del XXI secolo, ma inserto, siamo di fronte a un’opera che ria e della Vendetta, spingerà il mondo almeno a uno di questi converrà ac- fa riflettere, a un’idea forte di lettera- verso una apocalittica pietrificazione. cennare. È Marlon, il senzatetto, che tura, che resiste e indica utopiche, ma Colpire il mare equivale a colpire l’ori- con la sua positività si oppone e resiste forse ancora possibili, vie di salvezza gine della vita, ma dal mare, dalla vita, al dilagare del male, e significativa- allo sfacelo della nostra civiltà. Il male può nascere anche la morte per quella mente riesce a vivere solo ai margini, veniva dal mare, se mi è consentito un specie vivente insensata e malvagia che se non del tutto al di fuori, della socie- riferimento a un celebre adagio man- ha compiuto il disastro. tà che lo rifiuta, una società corrotta e zoniano, si configura pertanto come Ci sono due forze, nel contempo vita- infelice perché ha smarrito il senso del un romanzo basato sul “vero per sog- li e mortifere, che si fronteggiano, una valore delle cose che contano davvero. getto”, o quanto meno sul verosimi- destinata a soccombere, l’altra a pre- Come seguendo un remoto ammoni- le, avvalendosi certamente dell’“inte- valere, ma la seconda forza è originata mento di Seneca, che raccomandava a ressante per mezzo”, ma soprattutto dalla prima, che ne ha determinato Lucilio di non intossicarsi con la let- non rinuncia a quella qualità sempre una sorta di modificazione genetica, e tura di molti libri inutili, Marlon ne più rara, così importante e oggi così avrà il sopravvento su di essa annien- legge soltanto due: Le metamorfosi, di fatalmente disattesa, dell’“utile per tandola e sottoponendola a sua volta Ovidio, e Foglie d’erba, di Whitman: iscopo”. 12 Anthia Editoria di Liguria / In libreria

Azulejos Un ponte tra Oriente e Occidente

di Stefano Roascio

oche città, quanto Genova, hanno avuto nel quadro dello scacchiere del Mediterraneo occidentale una rete di scambi così consolidati e continuativi con ilP vicino e lontano Oriente, il mondo arabo, i maggiori centri musulmani e “moreschi” della Spagna mediterranea o dell’Africa. Tuttavia, se ad esempio confrontiamo anche solo dal punto di vista esteriore e architettonico Genova (e le maggiori città dell’arco costiero ligure) con altri centri a spiccata propensione marinara e vocazione commerciale, ci rendiamo conto che le testimonianze materiali di questo ricco passato, fatto di contatti tra uomini diversi, scambi di merci e commerci, hanno lasciato ben poche tracce vi- sibili. A Venezia l’impronta di una architettura bizantino- costantinopolitana con una forte mediazione araba è per- cepibile praticamente ovunque. Anche Amalfi - per restare alle consolidate e tradizionali Repubbliche marinare - non cela la sua dimensione di centro a contatto con il mondo arabo e musulmano e, addirittura la sessa Pisa, più di Ge- nova, nel linguaggio stilistico, formale e materiale dei mag- giori edifici religiosi cittadini esprime unambitus culturale prossimo al mondo armeno. Per Genova pare invece che la straordinaria e maestosa ristrutturazione edilizia Cinque- Seicentesca che ha mutato il volto della città, conferendole quell’aspetto di severo sfarzo, di una ricchezza manifestata con i tratti di una elegante signorilità non esibita in ec- Loredana Pessa, Paolo Ramagli cesso, abbia definitivamente soffocato le “spie materiali” Azulejos e Laggioni Sagep Editori - Genova 2013 di quella straordinaria rete di legami con le porzioni più lontane della Terra che la città ebbe nel corso del Medioe- vo. Solo gli esperti e gli “addetti ai lavori” sanno pertanto Pure nella refrattarietà ad esibire il proprio passato, per- che le stratigrafie cittadine restituiscono ceramiche prove- mane una spia ancora visibile dei contatti avvenuti con nienti da tutto il mondo allora conosciuto, come forse non l’ambito islamico e le proprie particolari strategie orna- accade in nessuna altra città del Mediterraneo o che, ad mentali degli edifici. Si tratta dello straordinario comples- esempio, dietro la precisa opera quadrata, fatta di conci so di azulejos e laggioni, le piastrelle smaltate policrome esattamente isodomi, che caratterizza la migliore tecnica di rivestimento pavimentale e soprattutto parietale che costruttiva della città medievale, c’è un saper fare che ha ricoprono ancora le superfici interne di alcuni tra i più lontani ascendenti orientali, specie siro-palestinesi. prestigiosi palazzi di Genova e, in misura minore ma 13 Anthia significativa, Savona. interessantissimo orizzonte di “metic- tecniche di produzione che, dalla Spa- Il recente volume di Loredana Pessa ciato culturale” che da lungo tempo è gna, vennero mutuate anche dai ma- e Paolo Ramagli “Azulejos e Laggio- noto con il termine di “arte moresca”. iolicari liguri, che riproposero piastrel- ni” fornisce proprio il più aggiornato In Italia, a parte pochi prestigiosi can- le di rivestimento “ad imitazione” già contributo per tracciare uno degli at- tieri altomedievali, che rimasero casi a partire dal XV secolo, sia per quanto lanti più completi di queste particolari isolati, l’uso di decorare le superfici ar- riguarda le decorazioni semplicemen- manifestazioni artistiche che, a partire chitettoniche con piastrelle si diffuse te dipinte, sia per quelle ottenute a dal medioevo e con un apice maggio- soltanto a partire dal XIII secolo, con stampo o con altre tecniche partico- re proprio nell’ambito del XVI secolo, una maggiore attestazione nel secolo lari. Ovviamente sia nelle tecniche sia sembrano contraddistinguere la cifra successivo. Nel XV secolo si fecero più nei decori delle produzioni nostra- ornamentale edilizia della città, con consistenti le importazioni di materia- ne si individuano differenze dovute esempi che si diffondono dagli edifici li di area valenzana, di Granada e Sivi- all’emergere di significative tradizioni religiosi ai più importanti palazzi civili glia che, proprio nell’ambito costiero tecnologico-produttive prettamente e residenze private senza soluzione di della Liguria, vedono le maggiori at- autoctone. continuità. Un fenomeno - è sicura- testazioni, a tangibile testimonianza A Loredana Pessa spetta il merito di mente il caso di credere - di cui oggi di quanto fossero intensi gli scambi avere indagato l’origine dei decori, vediamo solo alcuni resti, sparuti relit- commerciali tra la Liguria e la Spagna che sostanzialmente prendono avvio ti seppure significativi, ma che prima mediterranea. da quella cultura genericamente ani- delle ristrutturazioni edilizie di epoca Nell’esaminare più specificamente i conica, che si esprime per morfemi di moderna e prima che questa moda, paramenti ceramici nell’architettura carattere geometrico e fitomorfo che, sostanzialmente, passasse in disuso, ligure tra XIV e XV secolo gli autori ben prima dell’avvio della tradizione doveva caratterizzare la città ben oltre prendono in rassegna tutti gli edifici aniconica islamica, caratterizzava già le attuali testimonianze visibili. in cui essi compaiono sottolineando, le manifestazioni artistiche medio- Gli autori in due saggi di carattere in- ad esempio, come la maggiore diffu- rientali e che ancora una volta nella troduttivo a doppia firma ripercorro- sione si abbia proprio tra Genova e il Spagna musulmana arriva ad una fe- no prima la genesi delle piastrelle da Ponente, cioè gli ambiti più struttura- lice sintesi, propagata poi anche sulle rivestimento che, ben prima delle pro- ti dal punto di vista della profondità nostre coste con materiali direttamen- duzioni prettamente islamiche, trova e vastità degli scambi commerciali, te importati e modelli da imitare. le più antiche radici nel Medio Orien- mentre il Levante, più legato ai per- Ulteriori capitoli sono dedicati ai te, e in particolare nell’area compresa corsi di cabotaggio a medio raggio, pannelli figurati di produzione ligure tra la Mesopotamia e la Persia addirit- rimanga sostanzialmente immune e con motivi religiosi (Pessa) e, ancora tura già a partire dal VII secolo a.C. dal fenomeno. Seppure, come già evi- della stessa autrice, al revival tra XIX (per esempio la famosa porta di Isthar denziato, le maggiori attestazioni si e XX secolo che, nel quadro di quel- della favolosa Babilonia di re Nabu- abbiano negli interni, con rivestimen- la riproposizione spesso fantastica ed codonosor II), fino ad esempi crono- ti maiolicati di atri, vani scale, stan- affettata del medioevo e soprattutto logicamente e geograficamente più ze significative ecc. non manca una del tardo-medioevo, riprende anche i vicini, situati nell’ambito magrebino “risposta cristiana” alle meravigliose rivestimenti “in stile” per scale, pavi- durante il nostro alto-medioevo. Assai maioliche policrome che ornavano menti, camini. precocemente, e proprio dall’ambito le cupole delle moschee: è il caso, ad Non manca un apparato di analisi ar- nord-africano, il gusto di ornare gli esempio, dei rivestimenti in piastrel- cheometriche (Capelli-Cabella) che, edifici (in questo caso sia all’interno le smaltate monocrome (verdi, nere, tuttavia, è inserito a mo’ di appendice sia all’esterno, si pensi alle cupole ma- bianche) delle guglie dei campanili e i cui significativi risultati dovrebbe- iolicate delle moschee) penetrò anche della cattedrale di Albenga (forse un ro forse dialogare in modo più omo- nelle città andaluse e genericamente antico restauro con materiale locale) e geneo con le risultanze prettamente iberiche dove, ricordiamo, prima del- del convento di Sant’Agostino a Ge- archeologiche. Completa il volume la reconquista cristiana erano presenti nova (piastrelle di ambito iberico). - e anzi ne è la parte determinante e fiorenti comunità manifatturiero- Nei successivi capitoli si delinea l’ap- sicuramente di maggiore valore anali- artigianali arabe, che continuarono porto dell’archeologia da scavo nello tico e documentale - un catalogo dei in qualche modo ad essere operan- studio di questi reperti (Ramagli), con materiali (divisi tra importazioni e ti - almeno per quanto riguarda gu- una disamina di materiali provenienti produzioni locali) e degli edifici che sti e stilemi - anche successivamente dai principali contesti liguri; ancora espongono ancora questo genere di alla loro cacciata, in quel particolare e con lo stesso autore, si ripercorrono le rivestimenti. 14 Anthia Editoria di Liguria / In libreria

Le donne di Genova in un secolo di storia

artendo da precise fonti storiche, il volume presenta una settantina di donne appartenenti Pall’ambito geografico genovese (o tali di adozio- ne) e a un periodo che va dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento, ma ha il pregio e la singolarità di presentare non solo donne “importanti” e citate nella storia (quella con la S maiuscola), ma anche donne del popolo, che pur nella loro difficile condizione di vita, hanno saputo dare il loro apporto per l’evoluzione del nostro paese. La narrazione delle loro vite e delle loro opere è suddivi- sa in vari capitoli, che vanno dalle “Donne Illuminate” Francesca Di Caprio Francia alle “Grandi madri del Risorgimento”, dalle “Patriote Donne genovesi tra fine Settecento e primo Novecento nei salotti risorgimentali” alle “Popolane patriote quasi Ed. De Ferrari – Genova 2014 – pp. 152 dimenticate”, passando anche per: “Letterate e giorna- liste”, “Artiste”, “Religiose”, “Benefattrici”, senza scor- glietto che fu la piccola camiciaia dei Mille, perché dare le “Figure caratteristiche di popolane”. Uno spet- nella sua sartoria cucì le camice rosse dell’impresa tro ampio e variegato di figure, come già detto, alcune garibaldina o Maria Caterina Avegno, morta in mare notissime ed altre dimenticate o addirittura sconosciute per portare aiuto nel naufragio di una fregata inglese ai più. I personaggi sono presentati (o per meglio dire diretta in Crimea, o Natalina Pozzo che nascose un presentate) con una scrittura piacevole che induce con patriota, o Teresina Schenone che aiutò Garibaldi, in facilità alla lettura e stimola la curiosità (qualità non fuga per evitare l’arresto. sempre presenti nei saggi storici). Alle sconosciute seguono le storie di giornaliste e let- Tra le cosiddette “Dame illuminate” sarà possibile co- terate o quella della prima laureata genovese: Maria noscere meglio Clelia Durazzo, sposata Grimaldi (di Eugenia Viale, senza dimenticare figure particolari qua- cui conosciamo la villa e il parco omonimi) o Anna li: Suor Blandina (dalla Liguria agli Stati Uniti, dove Pieri, che nel 1783 sposò Anton Giulio Brignole Sale si impegnò anche a favore dei pellerossa), le artiste (la e divenne regina dei salotti letterari dell’epoca; tra le pittrice Rosa Bacigalupi Carrea o Leopoldina Zanetti “Grandi madri del Risorgimento” spicca ovviamente Borzino) e le cantati o musiciste (la violinista Caterina la figura di Maria Drago, madre di Mazzini, quella di Calcagno, la pianista Virginia Mariani Campolieti o la Eleonora Curlo, madre dei “cospiratori” fratelli Ruffi- mezzosoprano Luigia Abbadia). ni ed ancora Adelaide Zoagli, madre di Goffredo Ma- Non manca anche la notissima figura di una popolana meli, che perse il noto figlio quando questi aveva solo che tutti conosciamo per il suo monumento a Staglieno, 22 anni. cioè Caterina Campodonico Carpi, meglio nota come Affascinante è il capitolo dedicato alle “Popolane pa- a Catainin de nisseue, immortalata anche nei versi dia- triote quasi dimenticate”, perché presenta figure uma- lettali di Giambattista Vigo, riportati nel testo, con gli ne di grande spessore e impegno civico, che la storia episodi principali della vita della determinata Caterina. classica non ci ha mai fatto conoscere: Agostina Ba- gieffegi 15 Anthia Editoria di Liguria / In libreria

Pietra, una donna del Seicento

l mio nome è resistente come i pregiudizi che mi per- seguitano, il mio nome è minaccioso come le ombre Inascoste tra i vicoli di Genova, il mio nome è duro come i colpi che hanno insanguinato la notte: Pietra è il mio nome: così la controcopertina dell’ultimo roman- zo di Beccati ci trasporta immediatamente in una Ge- nova del Seicento, città che ancor oggi ha un centro storico uguale a quello d’allora, ma che in quel tempo era pervasa da distanze sociali incolmabili, città in cui per il popolo degli ultimi fame e miseria erano il pane quotidiano, città che il romanzo ci presenta con gli occhi di una donna, Pietra per l’appunto, ma che tutti chiamano la Tunisina e tutti temono perché credono sia una rabdomante. Lorenzo Beccati Pietra è una donna fragile, o così almeno fa credere agli Pietra è il mio nome altri di essere; in realtà è una vera e propria roccia, con- Editrice Nord Gruppo Editoriale Mauri Spagnol tro cui si sbattono superstizioni, pregiudizi, intrighi e Trebaseleghe (PD) 2014 – pp. 320 vendette. La protagonista dissimula la sua intelligenza e il suo acume osservativo, conscia che tale intelligenza una prosa piacevole ed elegante, che evidenza la capa- non la si potrebbe perdonare a una donna, soprattutto cità evocativa del Beccati, che riesce a tenere avvinto se viene dal popolo degli ultimi, dei reietti. Alle spalle il lettore per più di 300 pagine. Un thriller a tutti gli si è lasciata un passato difficile, caratterizzato da un’in- effetti, che diventa anche dispensatore di notizie su usi, fanzia trascorsa in orfanatrofio, dove l’amore e l’affetto costumi e soprattutto superstizioni di un’epoca distante erano merce praticamente introvabile e dove imperava- da noi più di 500 anni. no la violenza, l’odio, i favoritismi che generavano de- Come nei romanzi precedenti, in cui il guaritore di lazione e falsità. Un passato che vorrebbe dimenticare, maiali Pimain diventava un vero e proprio investiga- ma che la perseguita e la mette al centro di una serie tore, così è qui per Pietra, a cui capitano anche errori di delitti efferati in cui lei, con il suo spirito portato valutativi che le potrebbero esserle fatali, ma che brilla all’analisi dei fatti e la sua mente critica, vorrebbe riusci- per intuizioni notevoli che la guidano verso una solu- re a vedere più chiaro. Ma capire può anche significare zione dell’intrigo o meglio a una vittoria sulla trucu- dover morire. lenza dell’assassino, che deve sottostare all’intelligenza L’autore inserisce, senza alcun sforzo apparente, una femminile di Pietra. serie di notizie legate all’epoca e frutto evidentemente Un vero e proprio detective ante litteram, che però vuo- di precise ricerche storiografiche, ma le notizie non ap- le confondersi tra la gente comune, tra le donne che pesantiscono assolutamente la narrazione (caso tipico aspettano ansiosamente il proprio uomo imbarcato, di troppi saggi storici, che spesso finiscono per allonta- donne che (almeno alcune di esse) però riescono anche nare dalla storia i non addetti ai lavori) e si inseriscono ad avere il coraggio di abbandonare il marito violento. perfettamente nel tessuto narrativo, caratterizzato da gieffegi 16 Anthia Editoria di Liguria / In libreria

L’aviatore del Ventennio

hi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è un vile: questo è lo slogan posto nell’atrio Cmonumentale del ministero dell’Aeronautica inaugurato da Mussolini e Italo Balbo nel 1931, che rive- la appieno quanto il regime fascista considerasse impor- tante la pratica aeronautica, di cui era fanatico il Musso- lini stesso. Nel 1923 l’aspirante guardiamarina di complemento, il ventenne Stefano Cagna imbarcato su un sommergibi- le, che ha intenzione di fare domanda per il servizio di aviazione, si siede per la prima volta su un idrovolante nell’aeroporto di Muggiano (La Spezia) e dopo il volo capisce qual è la sua vera aspirazione di vita. Un anno Fabio Caffarena, Carlo Stiaccini dopo consegue il brevetto di pilota e di lì inizia la sua Chi vola vale, l’immagine della regia aeronautica mirabolante carriera di aviatore. nell’archivio del generale Cagna Con il capo del Ministero dell’Aeronautica Italo Balbo Ed. Aeronautica Militare – Roma 2013 – pp. 358 (di cui il Cagna era stato istruttore) nel 1928 prese par- te alla cosiddetta “Crociera mediterranea” che diede un colpito da una violenta reazione contraerea, al largo delle grande successo internazionale d’immagine al regime isole Baleari. Gli verrà conferita una medaglia d’oro al va- fascista: un raid aereo esteso per ben 2.804 chilometri, lore militare alla memoria. con partenza e arrivo a Orbetello, condotto in forma- Il volume di Caffarena e Stiaccini, valendosi delle docu- zione da 61 aerei, che dimostrò al mondo i progressi mentazioni della Aeronautica Militare e soprattutto dei della tecnica e l’affidabilità delle soluzioni aereonauti- documenti e delle foto (in gran parte inedite) fornite che italiane. dall’archivio familiare dei Cagna, documenta la vita di Ste- Il Balbo, appena rientrato dalla trasvolata mediterranea, fano Cagna (detto “Stuin”, cioè Stefanino) e contempora- decise di inviare il Cagna in soccorso del generale Um- neamente il ventennio fascista della storia d’Italia. La car- berto Nobile, precipitato nella banchisa polare artica e riera di Stefano Cagna è stata coincidente con la parabola rifugiato con alcuni sopravvissuti nella celebre “tenda del fascismo, ma le più di 300 foto, cartine, riproduzioni rossa” e a cui riesce a portare soccorsi, in attesa dell’ar- di lettere e documenti ci presentano anche il contesto sto- rivo del rompighiaccio. Cagna è nominato tenente, gli rico e sociale esistente in quegli anni e soprattutto il mec- viene conferita una medaglia al valore aeronautico e canismo di propaganda messo in atto dal regime per la dif- continua nelle sue imprese aviatorie: trasvolerà l’oceano fusione di un senso di potenza e di dominio legato al volo. Atlantico, volerà nella transatlantica Italia/Brasile e nel- Stefano era comunque un nemico del “pilota primadonna” la crociera aerea del decennale fascista. eroe solitario, perché fautore di una moderna aeronautica, Nel 1939 è il più giovane generale d’Italia (a soli 38 anni) e formata di squadriglie e fatta di crociere collettive, che a allo scoppio della II guerra mondiale è a capo della X bri- suo parere potevano essere una valida disciplina per il co- gata aerea, equipaggiata con i trimotori Savoia/Marchetti mando e per formare il carattere degli uomini. S.M.79. Il suo aereo precipita nel mediterraneo nel 1940, gieffegi 17 Anthia Editoria di Liguria / In libreria

Genova e il jazz un secolo d’amore

enova, grande e superba, sin dagli anni Venti è stata la culla italiana del jazz, perché rielaborava Gla musica d’avanguardia che le arrivava dal mare con le grandi navi americane. La città divenne addirittu- ra il propulsore di questa nuova musica nell’immediato dopoguerra e conta ancor oggi numerosissimi cultori del genere. I pionieri genovesi del jazz italiano sono stati Rizza, Pi- ramo e Morbiglia, per arrivare negli anni Cinquanta a Pippo Barzizza, Natalino Otto e Francesco Ferrari. Il vo- lume (con traduzione a lato in inglese), narra degli esordi del jazz nel 1908 con la cantante afro-americana Belle Fields che si presenta al Lido di Albaro e del successo dei musicisti italiani (i già citati Piramo e Barzizza) che negli anni Venti si esibiscono sui grandi piroscafi in linea Giorgio Lombardi (a cura di ) verso il nord America, costituendo un motivo di grande Genova e il Jazz richiamo. Il mitico Rex aveva una formazione di undici Edizioni GGallery Publishing – Genova 2013 – pp. 241 elementi che rimase tale per anni e che ebbe la possibilità di recarsi a New York per ascoltare dal vivo musicisti e Settanta, con band di altissimo livello che riusciranno a orchestre che avevano sino allora ascoltato solo per disco. portare in Italia personaggi mitici per gli appassionati, A Genova, nel 1945, mentre le truppe alleate stavano ri- quali Benny Goodman, Louis Amstrong, Chet Baker, salendo faticosamente la penisola, nasce l’Hot Club con Chick Corea, nuovamente Duke Ellington, Art Pep- sede in via Luccoli, che suona musica internazionale, spe- per, Keith Jarrett, Count Basie, Charles Mingus, Gerry cialmente il jazz, produce le prime jam session e formerà Mulligan, Dizzy Gillespie, mentre il Festival del jazz di moltissimi appassionati del genere sincopato. Nervi diventerà veramente una grossa manifestazione a Negli anni Cinquanta nascono a Genova il “Louisiana livello mondiale. jazz Club” e l’”Ellington Club”, che offrono alla città Anche negli ultimi quindici anni Genova ha man- memorabili concerti al Politeama e il fermento jazzi- tenuto una posizione di tutto rispetto nel panorama stico si concretizza con il primo Festival del jazz a Ner- jazzistico nazionale e internazionale, con la forma- vi, che porta in Italia nientemeno che Duke Ellington. zione di club come il “Jazz Lighthouse” , il “Borgo Nascono altre band jazzistiche, tra cui è importante ri- Club” e il “Count Basie Club”, con il “Festival del cordare la “Genova Dixieland“, il “Guitar Ensemble”, Porto Antico”, con le scuole di insegnamento del jazz il “Banjo Clan” e gli “Old Swingers” (seguiti da molti e soprattutto con la nascita (nel 2000 ) del Museo del altri): tutti stanno a dimostrare lo spazio effettivo con- jazz al Palazzo Ducale, con una immensa quantità di quistato dalla musica afro-americana a Genova. Si par- materiale sonoro ( 50 mila tra dischi in vinile, cd e la di musicisti come Dado Moroni, Enrico Rava, Ric- audiocassette), libri, riviste e appunti, molti dei quali cardo Zegna, Andrea Pozza, Lino Patruno e Roberto di eccezionale importanza e rarità. Colombo. L’apogeo del jazz genovese si avrà negli anni gieffegi 18 Anthia Editoria locale / In libreria

Vita quotidiana nella Loano che fu

autore anche in questo suo volume (è il terzo dopo Profumo d’arziglio L’e Il branzino e l’origano) con le an- tiche e moderne ricette di pesce azzurro, ci presenta una Loano (Sv) d’altri tempi, fatta di navigatori indomiti che solcavano mari e oceani per assicurare benessere alla fami- glia e, non poche volte, perivano con le loro navi. Ammiriamo cartoline e foto in bianco e nero, che ci mostrano una cittadina con il lungomare in terra battuta o con i primi bagnanti infagottati in modo inverosimile e soprattutto con i pescatori intenti alla ricu- citura delle loro reti da pesca, indispensabili per il pane quotidiano. Un paese che oggi non è più lo stesso, le comodità legate alla modernità sono au- Gian Riccardo Ferrari – Una arbanella di acciughe – Loano 2013 – pp. 146 mentate, ma forse si è perso quel gusto di 15 euro interamente devoluti all’Associazione DopoDomani onlus paese, per dirla con Cesare Pavese, nel suo La luna e i falò: un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella lo e sapide ricette da eseguire a bordo dello yacht di turno. terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad Un volume veramente composito in cui molta importanza aspettarti. viene data anche al dialetto, perché ogni ricetta è presenta- Un paese fatto di donne sagge, che sapevano valorizzare ta in loanese, con traduzione a lato. i prodotti dell’orto e i pesci che un tempo erano consi- Oggi, domani e ieri, contemperati in queste pagine, pro- derati meno importanti e ne ricavavano ricette gustose, pongono al lettore l’idea di un passato che va ricordato e sapide, nutrienti e poco costose, ricette che farebbero la valorizzato, senza inutili e sterili rimpianti, ma con la con- gioia dei moderni nutrizionisti e degli scopritori della dieta sapevolezza che proprio su quel passato e su quelle abi- mediterranea. Le indicazioni, anche se antiche e ricavate tudini semplici e risparmiose è stato costruito il presente. da appunti della nonna e della bisnonna (scritte in quella Cucina povera, semplice, ma gustosa, vite difficili, ricche bella grafia che ormai troppi non sono più in grado di ri- di sacrifici e di fatica, spesso lontane da casa e dagli affetti produrre) sono rilette in chiave decisamente moderna (ad familiari, amore per il mare (un amore che significa anche esempio nell’uso del pesce crudo, si parla chiaramente di rispetto per il medesimo), attaccamento per il proprio paese Anisachis e dei provvedimenti da adottare per neutralizzar- natio, legame ai ricordi dell’infanzia e alle tradizioni del pas- la in tutta sicurezza). sato: tutto ciò lo si può cogliere nelle pagine di questo testo, Non meno interessanti sono i ricordi e i suggerimenti cu- che, unito ai due precedenti, costituisce un trittico storico linari di personaggi più moderni che navigano ancora per sulla vita, sulle abitudini e sulla cucina d’un tempo. mestiere o per diporto e citano viaggi in quel di Montecar- gieffegi 19 Anthia Editori di Liguria / Il Portolano

Il cuore in Liguria, lo sguardo a Oriente

di Stefano Roascio culturali Europa/Cina dell’Università di Trento, con cui Il Portolano realizza da anni pubblicazioni (libri e riviste), l Portolano è una casa editrice con sede a Genova che mostre ed eventi culturali, allo scopo di far avvicinare il propone curate pubblicazioni, specialmente inerenti il pubblico italiano alla storia e all’attualità delle secolari rela- Imondo dei viaggi, dei commerci e delle comunicazio- zioni tra Europa e Cina. Il Centro studi Martino Martini ni tra i popoli, a partire dall’epoca storica fino ad ora; un è intitolato alla figura di un grande gesuita trentino mis- mondo affascinante fatto di scoperte, di contatti, ma an- sionario in Cina nel Seicento, autore, fra l’altro, del primo che di reciproci scambi che, per secoli, sono stati la reale atlante completo della Cina, della prima grammatica a dimensione di una Genova e di una Liguria proiettate ver- stampa della lingua cinese, della prima cronaca della lotta so mondi spesso più lontani di quanto ora si possa imma- dinastica tra Ming e Qing e della prima storia comparata ginare. Tra le ultime proposte, in occasione del centenario, tra le fonti bibliche e quelle cinesi. Recentemente abbia- si segnala anche l’interessante catalogo di una mostra sulla mo pubblicato, e presentato alla Biblioteca Universitaria Prima guerra mondiale che si è tenuta presso la Casa del di Genova allestendo anche una piccola mostra, il libro La Mutilato a Verona. Aldo Caterino è il direttore editoriale. Via del Tè. La Compagnia inglese delle Indie Orientali e la Quando nasce la casa editrice Il Portolano e a cosa deve Cina, scritto dal massimo esperto italiano in materia, Livio il suo nome? Zanini, che insegna all’Università di Venezia Ca’ Foscari. La casa editrice è stata fondata nel 2006, grazie all’incontro Un grande interesse è rivolto alla Cina, tra l’altro la casa di tre persone che condividevano la stessa passione per la editrice pubblica la pregevole rivista “Sulla via del Ca- saggistica storica illustrata, il mare e i libri ben fatti, con un tai”, con significative firme del mondo accademico e respiro non soltanto locale, ma anche e soprattutto nazio- non solo. Come nasce questo legame?’ nale. Il nome ha a che fare ovviamente con il mare: come Personalmente sono rimasto molto colpito dalla storia e i portolani erano e sono le guide scritte per i naviganti che dalla cultura cinesi frequentando le lezioni e studiando per li aiutano a trovare la giusta rotta da un porto all’altro, così l’esame di Storia dell’Arte Orientale, insegnamento che, la casa editrice Il Portolano si propone come guida scritta all’epoca, era tenuto dal professor Gildo Fossati, uno dei per affrontare i temi storici in maniera chiara, concisa ed massimi esperti italiani della materia. Da allora ho conser- efficace, anche con l’ausilio di immagini di grande impatto vato questa passione, effettuando numerosi viaggi in Cina, emotivo e spettacolare. Lo stesso logo riproduce una rosa tra cui uno memorabile nel 1994, pochi anni dopo i fatti dei venti stilizzata, che richiama la bussola e la giusta rotta di piazza Tienanmen, in cui ho visto un paese ancora lega- in mezzo al “mare magnum” delle innumerevoli pubblica- to al recente passato maoista, ma pronto a spiccare il “bal- zioni, spesso di qualità scadente, che escono ogni anno in zo in avanti” per diventare la seconda (o la prima) potenza Italia. economica del mondo. La rivista semestrale Sulla via del Il catalogo propone una serie di titoli specifici sul mon- Catai è l’organo ufficiale del Centro Martini, è una rivista do delle scoperte geografiche, sulla narrativa di viaggio, referata, nel senso che ha valore accademico per i concor- ma anche affondi ad esempio sull’opera missionaria si, ed è giunta ormai al decimo numero. Recentemente è dei gesuiti specialmente in Asia. Da dove nasce questo uscito un volume intitolato Pionieri italiani in Cina. Gi- particolare impegno editoriale? ganti della fede e della scienza, scritto da Gilberto Perego Questo impegno nasce dalla lunga e proficua collabora- e Antonio Airò, che sono stati due dei protagonisti indi- zione con il Centro Studi Martino Martini sulle relazioni scussi del dialogo culturale e religioso fra Italia e Cina negli 20 Anthia

anni Settanta e Ottanta, collaborando illustrato del genere e siamo certi che gere il numero più ampio possibile con il ministro Vittorino Colombo. interesserà molto il pubblico genove- di acquirenti e lettori. Non abbiamo Non mancano a catalogo opere di se e ligure, ma anche quello italiano ancora realizzato, invece, degli e-bo- carattere archeologico, inerenti la in generale. ok, prima di tutto perché crediamo Liguria, con scrittori del calibro Come funziona la rete distributi- nella sopravvivenza del libro stam- di Enrico Giannichedda, Massimo va della casa editrice? Riesce a dif- pato su carta e poi perché difficil- Quaini e Tiziano Mannoni; quali fondere i suoi libri nelle librerie mente su uno schermo di computer altri titoli sono dedicati alla Ligu- liguri? si possono vedere bene e apprezzare ria e che peso hanno nelle vostre Abbiamo una rete di distributori a nella giusta misura le bellissime im- proposte? livello nazionale, quelli del gruppo magini che di solito inseriamo nei I libri dedicati alla Liguria non sono Cda, che in Liguria e Piemonte sono nostri volumi, frutto di un’attenta ancora molti, per la verità, ma hanno rappresentati dalla ditta Il Libro di e capillare ricerca iconografica nei tutti una forte connotazione riguar- Dallavalle & C., i quali garantisco- principali archivi, musei e bibliote- dante la storia marittima, industriale no una presenza capillare nei singoli che del mondo. La qualità dei testi e commerciale della nostra regione, territori. Siamo abbastanza presenti e delle immagini è un imperativo come quello sul Cantiere Navale di nelle librerie liguri, con maggiore categorico per noi. Sestri Ponente e quello sulla Società frequenza, ovviamente, per quelle Conosce gli “Amici di Peagna” e Italia di Navigazione, entrambi ope- genovesi, ma abbiamo l’intenzione ritiene che il nostro lavoro sia utile ra mia. Ciò che ci interessa non è ri- di implementare il nostro catalogo per la diffusione e la valorizzazione petere stancamente i soliti argomenti con pubblicazioni relative anche ad dei libri che riguardano la Liguria? triti e ritriti, già visti, scritti e pub- altre città della regione, privilegian- Conosco bene gli Amici di Peagna e blicati da tanti, ma esplorare mondi do sempre gli aspetti commerciali il loro impegno in favore dell’editoria nuovi, sentieri punto o poco battuti, e produttivi legati al mare e al suo ligure e penso che svolgano un’opera trattare temi che sono stati sviscerati mondo. insostituibile nel promuovere la cul- poco e male nei decenni passati. Ne Quale è il rapporto con il mondo tura del libro e della lettura nella no- è un esempio il prossimo libro sul- dell’e-book e dell’e-commerce e qua- stra regione, favorendo soprattutto la la storia del porto di Genova scritto li sono le prospettive di sviluppo? conoscenza delle piccole case editrici, da Danilo Cabona, forse il massimo I libri del Portolano sono presenti le quali hanno spesso un mercato pu- esperto vivente in materia, che ve- sui maggiori siti di commercio elet- ramente locale e non riescono a pro- drà la luce in autunno. Sono almeno tronico (Amazon, E-Bay, Abebooks, muovere adeguatamente le loro pur trent’anni che non esce un volume ecc.), che ci consentono di raggiun- meritevoli produzioni. 21 Anthia Beni culturali

Cinque nuove opere per Nicolò Traverso Tra tradizione tardo barocca e aggiornamento neoclassico

di Giacomo Montanari tono in maniera dirompente anche sul mondo arti- stico (Sborgi, 1990, pp. 25-29, con bibliografia pre- l 29 gennaio 1745 nasce a Genova Nicolò Stefano cedente). A Genova in particolare, la nobiltà di una Traverso, in una umile dimora posta nella Con- Repubblica sempre più vecchia, ha contribuito al Itrada Sanctae Agnetis e precisamente in una casa ristagno di stilemi tardo-barocchi ancora devoti alle di proprietà dei Padri di San Nicola, vicino alla Porta geniali ispirazioni, oramai datate, dei grandi maestri di Carbonara (Alizeri, 1864-1866, p. 165). La vo- del tardo Seicento e del primo Settecento, sublimati cazione per la plasticazione e la scultura dovette na- nella figura trionfalmente rocaille di Francesco Ma- scere ben presto nel giovane Nicolò se già nel 1762, ria Schiaffino. Alla sua morte tuttavia l’arte scultorea a diciassette anni, viene registrato ufficialmente ne- ligustica non trova immediatamente una personalità gli stati delle anime della Parrocchia di Sant’Agnese capace di guidarla attraverso questa età di cambia- come scalpellino, non più garzone quindi, ma ef- mento che si sta rinnovando in chiave neoclassica e fettivo membro “a salario” di una bottega cittadina che ha ormai coinvolto tutta l’Europa a partire da (APCA, 1762, Stati delle anime). Roma. La committenza genovese e ligure tende ad È ben noto, dalla biografia di Federico Alizeri (Alize- affidarsi ancora alle modalità ormai consolidate de- ri, 1864-1866, pp. 163-250) e da alcuni documenti gli “incendi barocchi”, che vanno però spegnendosi riferiti all’impresa scultorea della chiesa delle Scuo- di giorno in giorno. Sono sostanzialmente questi gli le Pie (Priarone, 2009, pp. 19-21 e pp. 40-45), che stimoli che il giovane Nicolò Traverso vive in patria, il Traverso si trovò infatti a lavorare nella bottega sotto l’egida del Cacciatori e poi come autonomo ar- dell’ormai anziano Francesco Maria Schiaffino e, alla tefice. Trovo però suggestivo provare a ricondurre alla morte di questi, del suo principale allievo Carlo Cac- mano del Traverso e al suo collega e compagno Fran- ciatori, con il quale avrebbe portato a compimento le cesco Ravaschio, con il quale condivise larga parte sue prime opere autografe proprio nel ciclo di altori- della sua giovinezza artistica (Alizeri, 1864-1866, p. lievi marmorei realizzati per i Padri Scolopi (Montal- 161; Sborgi, 1988 (a), pp. 299-326), alcune opere do Spigno, 1984, p. 15; Franchini Guelfi, 1988, pp. sino ad ora mai citate dalla critica, ma che signifi- 240-264; Priarone, 2009, pp. 33-34). cativamente ricoprono un ruolo fondamentale nella Il momento storico in cui Nicolò Traverso si trova biografia dell’artista, andando a costituire un vero a vivere rappresenta uno dei più straordinari snodi e proprio “passaporto” per quell’esperienza romana dell’età moderna: egli si forma come uomo e come che negli anni Settanta del Settecento gli permise di artista negli ultimi decenni dell’ancien régime e rag- essere, in nuce, il primo vero vessillifero del nuovo giunge la sua maturità nel clima rivoluzionario, vi- stile neoclassico in Liguria, come testimonia Alize- vendo però a sufficienza per essere testimone della ri nella sua accalorata laudatio (Alizeri, 1864-1866, sua effimera durata (Gazzetta di Genova, 19 febbraio p. 164-165; Durazzo, 1996 (1862), pp. 93-98). Il 1823, Necrologia). Gli anni che intercorrono tra il biografo riporta come Traverso e Ravaschio «Stavano settimo decennio del XVIII secolo e le prime decadi appunto intagliando nel legno certi gruppi di figure del XIX non sono però sconvolgenti soltanto sotto per la famiglia Cambiaso da servire dorati da orna- il profilo dell’ordinamento degli stati, ma, come è mento alle costoro stanze negli angoli delle pareti, naturale, questi rivolgimenti storico-politici si riflet- quando capitò di vederli a un tal polacco che passava 22 Anthia

per Genova» (Alizeri, 1864-1866, so) l’occasione di perfezionare una Cambiaso in Palazzo Doria Spi- p. 174). sensibilità nuova, una passione per nola (oggi sede della Prefettura) Il polacco fantomatico altri non il naturale e per il modellato che è stato possibile verificare che ef- è che il conte Michał Kazimierz trasformeranno radicalmente il fettivamente si trattava di quattro Ogiński mecenate e uomo politi- loro fare artistico per gli anni a ve- grandi candelabri raffiguranti sto- co alla ricerca di talenti per com- nire. Il casus belli che generò que- rie mitologiche (Levati, 1916; Ruf- mittenze in patria, che infatti offre sta insperata occasione per un sog- fini, 2005, pp. 245-269). Proprio ai due un immediato incarico alle giorno romano fu dunque proprio questo tema prende vita nel legno sue dipendenze in Polonia. Chissà la realizzazione di questi «gruppi intagliato e dorato delle quattro cosa sarebbe successo, quali stra- di figure […] da servire dorati da opere immortalate dalle fotografie de artistiche si sarebbero aperte o ornamento […] negli angoli delle dell’Archivio fotografico del Co- chiuse se Michelangelo Cambiaso pareti» scolpiti in legno, una tipo- mune di Genova e oggi purtroppo non avesse avuto la lungimiran- logia di oggetto decorativo che fa- non più esistenti a causa dei danni za di offrire a Traverso e a Rava- cilmente è riconducibile a grandi bellici subiti dal Museo di Palaz- schio una “controproposta” che reggi-candela, vicini ad esempio zo Bianco, dove erano conservate essi non potevano rifiutare: una quelli realizzati nel XVII e XVIII (Centro DocSAI, Archivio foto- borsa di studio per potersi recare secolo dalla bottega di Filippo Pa- grafico del Comune di Genova, a Roma. A oggi possiamo solo dire rodi e oggi conservati nei Musei di fotografie numero 24756, 24758, che l’Urbe di Winckelmann e di Strada Nuova, a Palazzo Rosso. 24971, 24973). Bacco e Arianna Canova (il quale l’aveva lasciata Grazie alla lettura dell’inventa- (fig. 1), Nettuno e Anfitrite (fig. da pochissimo tempo) offrì ai due rio dei beni venduti all’incanto 2), Venere ed Efesto (fig. 3), Erco- artisti (e in particolare al Traver- alla morte del doge Michelangelo le e Onfale (fig. 4), testimoniano 23 Anthia

in maniera pressochè certa quali za di bottega nella trattazione dei gli esiti della formazione romana e dovevano essere le sculture esegui- materiali e nella capacità disposi- della frequentazione dell’Accade- te dal Traverso e dal Ravaschio per tiva dei corpi nello spazio. Questa mia di San Luca per l’artista appe- i Cambiaso, attorno al 1774. poetica tardobarocca, sintomo di na trentenne. Al di là delle grandi Le figure sono totalmente deriva- un ristagno artistico che la Repub- opere pubbliche di cui Traverso te dalle modalità compositive ed blica di Genova viveva da ormai fu protagonista tornato da Roma espressive della tarda scuola ba- una ventina d’anni (Pesenti, 1987, a partire dal 1778 con la realizza- rocca genovese: i gesti affettati che pp. 340-359; Sborgi, 1990, pp. zione degli stucchi decorativi per si sforzano di essere espressivi, le 50-56), fu probabilmente però la la grande facciata del Palazzo Du- posture impegnate e i panneggi dote apprezzata dal conte polacco, cale (Ossanna Cavadini, 2004, pp. volumetrici, ma privi della vitali- che proveniva da un ambiente cul- 189-209), Alizeri ci testimonia tà inventiva e comunicativa delle turale nord europeo in cui le doti come in gioventù «Faceva altresì soluzioni artistiche e decorative tecniche dei plasticatori italiani e della stessa materia [la cera] dei originatesi nella scuola di Filippo la retorica barocca avevano ancora ritratti in piccolo […] con tanta Parodi, inaugurata sulla scorta di un posto d’onore nelle commit- rassomiglianza dal vero ch’era un Pierre Puget negli anni Settanta del tenze artistiche di alto profilo. diletto a mirare: ed è certamente Seicento. Per quanto di indubita- Partendo da questo nuovo tas- gran fatto ch’egli sì tosto eseguisse bile qualità di segno, nessun guiz- sello, inseribile nel percorso di con grazia, facilità e diligenza quel zo innovativo o personale traspare formazione artistica del Traverso che torna difficile ai già provetti» dalle quattro vicende scolpite, la- appena prima del viaggio di stu- (Alizeri, 1864-1866, p. 170). sciando intravedere non molto di di nell’Urbe, è dunque forse più Sappiamo che Traverso non ab- più che una notevole dimestichez- semplice riflettere su quali furono bandonò la cera, ma anzi essa lo 24 Anthia

accompagnò, nella realizzazione dei bozzetti e delle opere di pic- colo formato, per tutta la sua vita, come testimoniano le Virtù rivo- luzionarie, realizzate tra gli ultimi anni del XVIII secolo e i primi del XIX, conservate presso il Museo dell’Accademia Ligustica di Geno- va (Sborgi, 1990, fig. 43, p. 52). Proprio a questi anni ipotizzo pos- sa risalire un’altra opera perduta, distrutta come le precedenti nei bombardamenti che videro coin- volta la Galleria di Palazzo Bian- co, testimoniata anche in questo caso dal preziosissimo materiale fotografico dell’Archivio del Co- mune di Genova (fig. 5) (Centro DocSAI, Archivio fotografico del Comune di Genova, fotografia n. 24851). Si tratta di un ritratto a mezzobusto di un aristocratico ge- novese, tipologia di manufatti che vennero sovente richiesti a Nico- lò (Alizeri, 1846-1847, II vol, p. 601) proprio per la sua spiccata capacità di trasporre nel materiale una componente di naturalismo tale da anticipare quasi quel “re- denota l’abilità e l’agio di Traverso sua chiesa parrocchiale (fig. 6). alismo borghese” che tanto darà nel lavorare con i materiali meno Mentre gli angeli che abitano e lustro alla scuola scultorea ge- nobili – come la cera, lo stucco sorreggono la nuvola sulla quale novese della fine del XIX secolo e la terracotta – e la piacevolezza sta in ginocchio la Santa sono un (Sborgi, 1988 (b), pp. 355-374). nella resa naturalistica che rag- ottimo esempio della mediazione La postura è rigidamente fronta- giunge nelle opere di piccolo e che Nicolò mette in opera tra la le, priva di un qualsivoglia mo- medio formato, mostrando una sua formazione schiaffiniana e la vimento, ma proprio questa fis- totale padronanza del nuovo lin- quieta grandezza del puro neo- sità dello sguardo contribuisce a guaggio neoclassico senza perdere classicismo romano, la figura di rendere maggiormente eloquente le sue originarie qualità di virtuo- Sant’Agnese appare meno con- l’espressività dei tratti del viso: il sismo barocco nella trattazione dei vincente, come se l’intuizione del volto dell’aristocratico è capace di materiali. Traverso arrivasse solo a elimina- rendere percepibile una profonda Questa straordinaria freschez- re il panneggio vorticante del ba- introspezione psicologica, segnato za, figlia indubitabilmente di un rocco per sostituirlo, come se si com’è dalle pesanti occhiaie che percorso artistico cominciato in trattasse di un semplice cambio sembrano denotare una stanchez- giovane età e culminato nella sua d’abito, con una veste inamidata za del corpo, sostenuta però da fase di apprendimento con l’in- le cui pieghe scendono, immote, una fermezza d’animo emblemati- contro con il mondo romano, lungo il corpo (Alizeri, 1864- camente sottolineata dalla durezza non si riscontra però nelle opere 1866, pp. 196-197; Montaldo della bocca che, seppur carnosa e di grande formato: una dicoto- Spigno, 1984, pp. 29-31). perfettamente delineata, si serra mia di esiti contraddistingue il Le braccia aperte di Agnese, in un senza concedere alcun accenno di grande complesso scultoreo de- gesto retorico stereotipato, perdo- sorriso. Il busto, al di là di una sua dicato a Sant’Agnese e realizza- no vigore e potenza, congelate a possibile trasposizione marmorea, ta negli anni 1790-1791 per la mezz’aria dallo scultore e in netto 25 Anthia

contrasto con la vivacità, pur con- trollata, delle figure angeliche. Non è l’unico caso di grande diffi- coltà per Nicolò Traverso nell’in- traprendere la realizzazione di opere monumentali: scelto come esecutore per la grande statua di Napoleone da collocarsi in piaz- za Acquaverde, non si dichiarerà mai contento del risultato finale di un’opera che gli diede non po- chi grattacapi (Pastorino, 1934, pp. 3-22). Narra Alizeri che «rac- contano che il buon Traverso, o veduto od inteso ch’ebbe il di- sonesto strazio dell’opera sua [la statua venne abbattuta dal popolo il 20 aprile 1814 alla caduta di Napoleone], dicesse senza nulla scomporsi dell’animo: Han fatto bene. Alludeva al merito della sta- tua, dal cui lavoro s’era cavato con noja, e com’è proprio degl’ingegni severi, amplificandone le mende a se stesso» (Alizeri, 1864-1866, p. 226). Che dire dunque di questo scultore di straordinaria fama e successo ai tempi suoi (secondo anche quanto narra l’Alizeri) e Bibliografia misconosciuto dalla critica a par- tire già dal finire del XIX secolo Alizeri F., Guida artistica per la Città di Genova, Genova 1846-1847, II voll. Alizeri F., Notizie dei Professori del Disegno in Liguria dalla fondazione (Sborgi, 1988 (a), pp. 299-326), dell’Accademia, Genova 1864-1866. professore di scultura all’Accade- APCA (Archivio Parrocchiale di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese). mia Ligustica, primo ispiratore di Durazzo M., Tredici discorsi sulle Belle Arti, (m.s., 1862, ediz. M.G. Montaldo quella verve neoclassica che ani- Spigno), Genova 1996. merà l’immenso genio di Santo Franchini Guelfi F., Lieta divozione divota ammirazione, in La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, pp. 240-264. Varni? Levati L. M., Feste e costumi genovesi nel secolo XVIII, I, I Dogi di Genova dal 1771 Le valutazioni hanno senza dub- al 1797, Genova 1916. bio da attendere gli sviluppi degli Montaldo Spigno M. G., Nicolò Traverso scultore (1745-1823), Genova 1984. studi da qualche tempo in corso, Pastorino T., Il monumento di Napoleone I a Genova, «Genova», Febbraio 1934, che richiedono più dettagliate ri- A. XII, pp. 3-22. Pesenti F.R., L’Illuminismo e l’età neoclassica, in La pittura a Genova e in Liguria cerche d’archivio e di una neces- dal Seicento a primo Novecento, Genova 1987, pp. 340-359. saria integrazione di un catalogo Priarone M., Gli Scolopi in Liguria. Scelte artistiche e iconografiche, Genova 2009. delle opere che, come si è visto, ri- Ruffini G., Per la storia del collezionismo patrizio a Genova: le vendite Cambiaso mane tutt’oggi sprovvisto di quei (1816), in Biblioteche private in età moderna e contemporanea, atti del tasselli che permettano di com- Convegno (Udine 18-20 ottobre 2004) a cura di A. Nuovo, Milano 2005, pp. 245-269. prendere la complessità di una Sborgi F., Alcune considerazioni preliminari sulle vicende della scultura nell’ultimo figura controversa, ma di sicuro quarto del XVIII secolo, in La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento interesse artistico, posta al limite al primo Novecento, Genova 1988 (a), pp. 299-326. tra tradizione e rinnovamento in Sborgi F., Dal Romanticismo al “Realismo borghese”, in La scultura a Genova e in uno dei momenti di passaggio più Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988 (b), pp. 355-374. significativi della storia. 26 Anthia Beni culturali

La scienza raccontata al museo Gli esempi liguri tra didattica e straordinarie meraviglie

di Monica Bruzzone ve un punto di riferimento per la comunità scienti- fica, attira visitatori e studiosi da tutto il mondo per e straordinarie meraviglie custodite nelle wun- di studiare i mondi naturali che Giacomo Doria, pri- derkammer seicentesche, luoghi della collezione mo direttore del museo, cataloga ed espone in teche Ldi principi e letterati con la passione del viaggio composte con criterio classificatorio e gusto artistico. alla scoperta di mondi ignoti, avevano il compito di Il suo ruolo diviene tanto importante che all’inizio sorprendere il visitatore. Questi, incantato dal fascino del 1900 si decide di costruire un nuovo edificio per delle forme e dalle strutture composite della natura, ospitare la collezione. Il museo, come i grandi modelli apprendeva l’importanza delle scienze naturali nella europei è progettato per conferire carattere alla città di visione simultanea di mondi lontani e sconosciuti. La Genova. Nel 1912, pochi mesi prima della morte del collezione di questi primi musei scientifici, disposta fondatore, si inaugura così il Museo civico di Storia con garbato intento estetico prima che con criteri clas- naturale. Oggi il museo Giacomo Doria espone circa sificatori, prelude a un modello illuminista dove l’in- 6.000 esemplari, ma le collezioni cosiddette “di stu- teresse educativo dell’accumulo di oggetti nelle teche dio” comprendono un patrimonio di 4,5 milioni di prevale sul godimento artistico dell’opera, e diventa campioni animali, vegetali e minerali provenienti da una base necessaria allo sviluppo delle discipline scien- tutti i continenti e conservati in centinaia di armadi e tifiche. La celebre incisione del 1599 che riproduce in migliaia di scatole e vasi. il museo Ferrante Imperato, con alti scaffali densi di Ancora oggi, entrando nelle sale del Museo, attraverso libri, armadi e stipi straboccanti di animali impagliati, lo scalone d’onore che porta al primo piano o dai gra- la volta del soffitto arricchita di conchiglie e crostacei doni in legno dell’aula didattica che riprende il modello composti intorno a un enorme coccodrillo impagliato ottocentesco dell’Ecole de médecine, si respira l’atmosfe- e alcuni uomini, intenti ad ammirare i reperti, diviene ra di un museo del passato, in cui gli animali impaglia- un modello universale per i musei che esibiscono la ti e i vasi di formalina si dispongono ordinatamente e natura e le molteplici forme in cui la vita si sviluppa scenograficamente nelle antiche teche di legno, lungo sul nostro pianeta. l’enfilade di sale, sono classificati secondo le specie e Di certo questo antico gabinetto scientifico doveva es- l’appartenenza geografica. E dove, nel cavedio centrale sere evidente al marchese Giacomo Doria, naturalista, illuminato dal grande lucernario, campeggia il rarissi- viaggiatore e, prima di tutto, sincero appassionato di mo scheletro di elephas antiquus italicus che suscita an- scienze, che dedica la propria vita a collezionare ani- cora oggi stupore e meraviglia ai visitatori. mali e fossili provenienti da ogni parte del mondo che Il museo punta tuttavia a un modello culturale at- in gran parte lui stesso preleva, tassidermizza e cata- tuale, considera la didattica come opportunità di co- loga, fino a comporre una collezione di grande valo- municare la scienza ai più giovani, e allestisce mostre re documentario. Nel 1867 Doria dona al comune temporanee come occasioni di approfondimento e di di Genova la propria imponente collezione, che vie- conoscenza. Il risultato è un numero di visitatori che ne esposta inizialmente nella Villetta appartenuta al lo scorso anno ha superato le 50.300 unità, di cui oltre marchese Gian Carlo Di Negro, luogo noto in passato 7.000 sono stati studenti in visita scolastica. come salotto culturale e letterario, e acquisita pochi I musei della scienza incarnano un valore estremamente anni prima dal municipio. Il nuovo museo è in bre- attuale dell’idea di museo, dove prevale una funzione 27 Anthia

Il Museo Doria di Genova espone circa 6.000 diversi esemplari: molti di questi si trovano nelle storiche teche di legno educativa e didattica, e ogni pezzo si un secolo e donato dal sacerdote to di compiersi. A Genova abbiamo esposto è portatore di significati da don Giulio Mariti, che classifica e il nuovo ‘Wow!... Genova Science approfondire. allestisce collezioni mineralogiche, Center”, un centro di divulgazio- In Liguria vi sono ben 29 piccoli o petrografiche, paleontologiche, cri- ne scientifica inaugurato di recente grandi musei dedicati alla cultura stallografiche, ma anche zoologiche, nell’area del Porto Antico, ma an- scientifica, che fanno riferimento erboristiche e floristiche. Vi è poi la che la brillante e consolidata real- a tre grandi modelli di esposizione mostra permanente di mineralogia tà del Muvita di Arenzano, che ha delle scienze naturali. Vi è innanzi- della val Bormida, che a Millesimo come tema il rapporto tra uomo, tutto un modello storico, di cui il espone una piccola ma interessante energia, ambiente e clima. più bell’esempio è rappresentato dal collezione di minerali e reperti litici In Liguria vi è infine una imponente Museo Doria, che si fonda sul rap- locali, raccolti e catalogati grazie alle tradizione di orti botanici e acquari, porto tra scienza e memoria, e vede estrazioni minerarie della valle. Vi è dove, per così dire, si espone la vita nella quantità di reperti disposti nel- infine, a Ceriale, l’attivissimo mu- stessa nelle proprie manifestazioni le teche, un efficace e ancora utile seo paleontologico del Rio Torsero, più affascinanti. Dall’eccezionale sto- strumento per apprendere. Seguono intitolato a Silvio Lai, che ha come rica sede dei Giardini botanici Han- questo modello i musei universitari tema la natura e che affianca a una bury che, pur non al massimo del della provincia di Genova, come il esposizione tradizionale, un’intensa loro splendore rappresentano oggi museo per lo studio delle risorse del- attività didattica e di laboratorio che una tra le più belle testimonianze di la terra presso il Dipteris, che conta apre all’attualità di nuovi modelli rapporto tra botanica e cultura, alla su un’importante collezione di fossili per esporre la scienza. nota e straordinaria struttura dell’Ac- animali e vegetali, o il Museo di Et- Il secondo modello museale è quel- quario di Genova, progettato dall’ar- nomedicina Scarpa, che riassume, in lo del science center e appartiene chitetto Renzo Piano e che espone circa 1500 reperti, una panoramica ad anni più recenti. Qui prevale la circa 12.000 esemplari tra pesci, dei sistemi terapeutici dei popoli di relazione tra l’oggetto e il visitato- rettili, anfibi, mammiferi, uccelli e tutti i continenti. re con l’obiettivo di sperimentare invertebrati. Sono spazi in cui la vita In provincia di Savona il museo di la scienza e, partendo dalla ironi- animale o vegetale diviene importan- Scienze naturali San Giovanni Bo- ca formula “vietato non toccare”, te punto di riferimento per lo studio sco, di Alassio, raccoglie un patri- coinvolgere il visitatore nell’espe- e l’approfondimento della scienza in monio collezionato nell’arco di qua- rienza di assistere all’evento nell’at- tutte le sue declinazioni. 28 Anthia Beni culturali

Un museo per il territorio La raccolta archeologica dell’Alta Valle Scrivia

di Simona Caleca, Carla Risso, Giuseppina Schmid 2007-2013 azione 4.1) e dal Comune stesso. Sono stati lunghi e impegnativi, dovendo affrontare i problemi strut- al 19 ottobre 2013 la Valle Scrivia ha finalmente turali che già si erano delineati quasi 400 anni fa. ritrovato il suo Museo Archeologico, nella nuo- Il restauro ha consentito la messa in sicurezza delle struttu- Dva sede nel Palazzo Spinola di Isola del Cantone. re attraverso interventi di consolidamento delle murature, Il museo rappresenta un importante tassello nel percorso delle fondazioni e delle cerchiature interne, nonché l’in- mirato alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale serimento di una copertura a capriata costituita da travi di un territorio ricco di testimonianze storiche e archeolo- lignei e tiranti in acciaio, che garantiscono una corretta giche, ancora in parte inesplorato. distribuzione delle sollecitazioni, nel rispetto dell’impianto Il museo fu costituto negli anni Ottanta per volere del originale. Centro Studi storici per l’Alta Valle Scrivia al fine di rac- Il nuovo percorso espositivo è stato realizzato con la con- cogliere e rendere fruibile al pubblico il materiale arche- sulenza scientifica di Piera Melli e Antonella Traverso del- ologico proveniente da tutto il territorio. Inizialmente fu la Soprintendenza per i Beni archeologici della Regione ospitato nei piani superiori dell’edificio donato dal cavalier Liguria. Il progetto di allestimento, curato da Antonella Stefano Garrè al Comune di Savignone. Traverso e dall’architetto Giuseppina Schmid, è stato rea- Nel 2010 le amministrazioni comunali di Isola del Canto- lizzato dal designer Elio Micco e dal suo gruppo di lavoro. ne e Savignone hanno congiuntamente promosso il trasfe- Si articola su due piani e propone un ideale viaggio sospeso rimento del Museo nella prestigiosa sede di Palazzo Spino- tra presente e passato, attraverso non solo i reperti venuti la al Cantone. Il palazzo, fin dalla sua edificazione intorno alla luce in decenni di ricerche archeologiche o consegnati alla fine del XIV sec., ha rappresentato il centro della giu- da privati, ma anche suggestioni visive e ricostruzioni che risdizione della famiglia Spinola, feudataria di Isola fino al permettono un’immediata comprensione. 1797. Esso occupa una vasta area lungo la riva destra dello Il materiale archeologico è distribuito secondo un criterio Scrivia, punto cruciale della viabilità antica, in prossimità di successione cronologica e tematico. Dal primo piano della confluenza tra il torrente Scrivia e il Vobbia. si sale al secondo percorrendo, dal Neolitico fino all’Età Rimaneggiato nel corso dei secoli, l’edificio presenta un moderna, le tappe della storia della Valle Scrivia, da sem- impianto articolato in più corpi di fabbrica, nel corso pre naturale via di comunicazione tra la pianura padana e dell’Ottocento trasformati in abitazioni private dagli allora il mare. Uno stendardo cronologico, che attraversa i due proprietari, le famiglie De Negri e Zuccarino. L’ammini- piani del museo, aiuta il visitatore nella comprensione strazione comunale di Isola del Cantone ne ha acquistato della successione dei vari periodi. Questo è stato possibile la porzione a sud – ovest alcuni anni fa, insieme alla cosid- grazie alla realizzazione nel secondo piano di un solaio li- detta loggia seicentesca, a base quadrata, che si eleva su tre gneo arretrato rispetto alla muratura perimetrale, che non piani a picco sullo Scrivia. Secondo le fonti scritte, la loggia poggiando su di essa permettere di percepire la volumetria fu edificata nel 1628 come contrafforte sullo spigolo del originaria dell’ambiente e, nel contempo, consente di co- Palazzo che, a causa dei profondi e diffusi interventi subiti, gliere l’unitarietà dell’impianto museale. minacciava di collassare sul greto del fiume. La fase di progettazione del nuovo percorso è stata l’oc- I lavori di restauro del Palazzo sono stati finanziati con più casione di revisione e selezione dei materiali destinati interventi dalla Provincia di Genova, dalla Regione Liguria all’esposizione, alcuni dei quali provenienti da ricerche re- (anche attraverso i finanziamenti europei Por Fesr Liguria centi e fino a oggi mai esposti al pubblico. Per tale lavoro è 29 Anthia

stato prezioso il contributo professio- gico - ambientale della Valle Scrivia e i notevoli reperti riportati alla luce nale del Laboratorio di restauro della e prosegue con le più antiche tracce ne confermano l’importanza già a Soprintendenza per i Beni archeolo- di frequentazione da parte dell’uomo partire dal medioevo centrale. gici della Regione Liguria, diretto da risalenti al periodo Neolitico per arri- La piccola sala della loggia, utilizzata Bulgarelli. vare alle sepolture dell’Età del ferro, come essiccatoio nel secolo scorso, è I materiali sono stati esposti all’inter- appartenenti all’antica cultura dei Li- l’occasione per parlare delle tradizioni no di vetrine provenienti dal vecchio guri. Le recenti ricerche archeologiche e della storia più recente delle valli ap- allestimento e restaurate con il duplice sono rappresentate dai ritrovamenti penniniche legate indissolubilmente intento di ridurre i costi e conservare, della media età del bronzo in località alla “cultura del castagno”. attraverso esse, la memoria della storia Renesso di Savignone. Il progetto di sviluppo mira a far sì del museo. Per agevolare la compren- Al secondo piano sono stati esposti, che il Museo Archeologico diventi sione del reperto esposto i materiali per la prima volta, i reperti provenien- un polo di comunicazione culturale sono stati posizionati su supporti in ti dall’area di Montessoro di Isola del in grado di incentivare una corretta plexiglass, realizzati appositamente, Cantone. Il progetto di ricerca, con- fruizione dei beni archeologici locali, che ne riproducono la forma ed il de- dotto dall’Università degli Studi di al tempo stesso veicolo di conoscenza, coro originale attraverso delle incisio- Torino, ha riportato in luce i resti di ma anche di promozione turistica, e ni realizzate con l’ausilio del laser. un insediamento rurale di età romana punto di partenza per la scoperta del Il visitatore è altresì aiutato nella com- e tardoantica, lungo la rete viaria che territorio della Valle Scrivia. Il Museo prensione delle testimonianze materi- collegava Genova con Libarna e i cen- vuole, poi, essere un luogo della me- che da pannelli descrittivi, adatti a di- tri della pianura. moria capace di raccontare in maniera versi livelli di lettura e attenti anche al Ampio spazio è dedicato alle strutture chiara e stimolante, di incuriosire e pubblico dei più piccoli. Posti accanto castellane presenti nel territorio, mol- coinvolgere emotivamente, aperto al alle strutture espositive, e concepiti te delle quali coinvolte nel progetto di vasto pubblico e soprattutto in dia- come elementi semplici ed essenziali, recupero e valorizzazione “Terre di logo con le scuole. Scelta qualificante accompagnano visivamente nel per- castelli e dimore storiche delle fami- è quella di lasciare ampio spazio nella corso anche attraverso l’uso dei colori glie Spinola e Fieschi della provincia di gestione alle iniziative e al coinvol- che caratterizzano ogni periodo e ri- Genova”. Come ad esempio lo spet- gimento delle realtà sociali attive sul chiamano lo stendardo cronologico. tacolare Castello della Pietra (Vobbia) territorio, per fare diventare la strut- Al primo piano il percorso di visita ha e il Castello di Borgo Fornari (Ronco tura uno dei baricentri della vita della inizio con un inquadramento geolo- Scrivia), le cui ricerche archeologiche comunità locale. 30 Anthia Archeologia

Poteri feudali tra Liguria e pianura Padana Tracce documentali e materiali di un antico passato

di Elena Dellù La Liguria in particolare, e il contiguo ambito padano, sono terre dove le diverse vicende del passato sono anco- icostruire la storia delle epoche passate è spesso ra leggibili negli edifici e nei ruderi che le connotano: un considerato un lavoro da eruditi che concentrano semplice sguardo verso la sommità delle colline permette Rla loro attenzione esclusivamente su libri polverosi di avvistare le tracce di un’epoca, quale quella medievale, in biblioteche anguste, ma in realtà si rivela un percorso che i più considerano un periodo buio. ancora più impervio e allo stesso tempo stimolante. In par- Territori, questi, che fin dalle epoche più antiche sono ticolar modo provare a immaginare quelle che dovevano sempre stati considerati di fondamentale importanza per essere le forme di gestione del territorio e il paesaggio in la circolazione delle merci che arrivavano via terra, ma so- età medievale è oggigiorno il frutto di una ricerca di tipo prattutto via mare, dall’intero mar Mediterraneo e, dalle interdisciplinare, nella quale l’archeologo sveste i panni di coste del ricco genovesato, venivano poi portate al di là Indiana Jones e dialoga con gli storici e i paleografi per dell’Appennino per essere smerciate nei mercati padani. tentare di restituire a noi tutti un quadro più veritiero di La particolare connotazione geografica di tali aree consentì quel periodo storico. infatti, già dall’epoca protostorica, lo sviluppo di vari assi Inoltre i panorami che ciascuno di noi ha negli occhi per viari che dalle coste limitrofe a Genova conducevano verso via dei contesti di frequentazione, contribuiscono a rende- la bassa padana e il piacentino così da raggiungere i cen- re ancor più difficoltosa la ricostruzione visiva e storica di tri di Pavia, Milano e , e più oltre addirittura i territori differenti da quelli frequentati usualmente: chi è mercati transalpini. In particolar modo tale macroarea è abituato alle lunghe distese di pianura affastellate da edifi- da sempre connotata da due importanti vallate che hanno ci di recente costruzione che hanno modificato gli antichi costituito l’ideale scenario per percorsi viari “naturali”: la assetti territoriali, fatica a comprendere le forme di inse- valle Staffora, ad occidente, fungeva da tracciato stradale diamento e di viabilità tipiche delle aree collinari e costiere tra Genova, Tortona, Voghera e da qui Pavia o Piacenza, come quelle liguri. Per tale ragione provare a restituire ai mentre la Val Trebbia, ad est, connetteva Genova, contemporanei un’immagine, seppure parziale, di quelle e Piacenza. che dovevano essere le antiche forme di stanziamento e Se focalizziamo l’attenzione su quello che doveva essere di gestione dei territori è un procedimento che può esse- l’assetto geopolitico durante i secoli centrali dell’epoca me- re effettuato attraverso un lungo lavoro di ricerca globale dievale, in particolar modo nella parte orientale della Ligu- sul territorio. Metodologia, questa, inaugurata da Tiziano ria, possiamo notare che tra X e XI secolo il ben strutturato Mannoni in Liguria negli anni Settanta del XX secolo, nel- ordine amministrativo carolingio venne trasformato in un la quale i dati storici, toponomastici e geografici vengono “sistema complesso” in cui furono sperimentate delle dif- ad essere osservati unitamente alle tracce materiali di edifi- ferenti forme di potere territoriale non sempre coordinate ci di antica fattura. fino in fondo da un’autorità e dove, con lo sviluppo del Il lavoro che si propone in via preliminare in questa sede diritto feudale, ben presto emersero vere e proprie aristo- è proprio il tentativo di gettare uno sguardo storico-arche- crazie locali (Ricci 2007). ologico a 360 gradi su quelle terre, Liguria di levante e La famiglia degli , di origine longobarda, è Oltrepò pavese, che attualmente sono divise da un limite uno dei maggiori esempi di tale processo; a partire almeno geografico, ma che in epoca medievale costituivano unita- dal 935 iniziò ad accrescere il suo controllo sul Levante riamente la Marca della Liguria Orientale. non solo per ragioni ereditarie e grazie a proficui legami 31 Anthia matrimoniali, ma anche per via del- gli Obertenghi - precursori dei Mala- invece un quadro sicuramente più la precisa volontà di re Ugo prima, e spina - istituita da Berengario II insie- funzionale e simbolico, dove le strut- poi di Berengario II, di istituire una me a quella Aleramica e Arduinica, il ture difensive venivano create per ma- «prefettura militare marittima», come cui dominio territoriale, avviato con nifestare un’autorità che non sempre la definisce il Formentini (Formentini Oberto I - marchese di Milano e con- disponeva di sufficienti uomini da far 1926). te di Luni - era assai vasto poichè si circolare tra i possedimenti a controllo Gli equilibri tra le signorie locali che estendeva in buona parte della Tosca- dei confini amministrativi. stavano venendosi a creare e la gestio- na, dell’Emilia, della Lombardia e del A partire dal IX secolo la Marca Ober- ne ecclesiastica delle proprietà della Piemonte, spingendosi addirittura in tenga, così come l’intero Regno itali- Chiesa non sempre erano stabili, poi- Corsica e Sardegna co, fu interessata dalla proliferazione chè entrambe cercavano di mantenere Con queste due signorie territoriali di strutture difensive che si è soliti o aumentare l’ampiezza dei loro nu- andò a imbattersi la diocesi di Luni, considerare puramente funzionali alla clei terrieri, che sul territorio venivano che in precedenza alla conquista protezione del territorio e dei suoi di fatto amministrati dai monasteri e longobarda della Maritima Italo- abitanti nei confronti di incursioni dalle diocesi. rum disponeva di estesi territori che saracene o ungare e dipendenti da La nascita nel 614 dell’antico feudo comprendevano le valli del Vara, del una “strategia” reale di difesa globale. monastico di Bobbio, avente come Magra, l’alta val di Taro, l’alta Gar- In realtà tale processo iniziò ben pri- fulcro l’abbazia di San Colombano, si fagnana e le isole della Palmaria, del ma delle invasioni, ossia al tramonto rivelò una delle forme di dominio ter- Tino e Capraia. Se fino agli inizi dell’impero carolingio sotto Carlo ritoriale più estesa e longeva di tutta dell’XI secolo gli assetti tra gli Ober- il Grosso, quando i problemi erano la parte settentrionale della Penisola, tenghi, la diocesi di Luni e Bobbio principalmente interni alla corte e al poichè i suoi possedimenti si distribu- furono pressoché stabili - verosimil- territorio a causa degli antagonismi ivano addirittura fino al mare Adria- mente grazie anche a rapporti di pa- tra i re per la salita al trono, con un tico. Le aree di maggiore concentra- rentela tra Oberto II e il vescovo di conseguente grave collasso dell’ordi- zione di beni comprendevano la Val Luni Gotifredo - a partire dalla metà ne pubblico e della sicurezza (Settia Trebbia, l’Oltrepò Pavese, la Val Staf- dell’XI secolo la diocesi andò lenta- 2006). fora, la Val Tidone, la Val d’Aveto fino mente disgregandosi. Le tendenze È a seguito di questi eventi interni e alla Liguria e alla Toscana, andandosi autonomistiche dei monaci bobbiesi delle incursioni del tardo IX secolo che di fatto a miscelare con quelle ammi- e l’arrivo di Ottone II e Ottone III, molti borghi della marca iniziano ad nistrate dagli Obertenghi. Il feudo, oltre al sempre maggiore consolidarsi essere fortificati e le stesse chiese, spes- inoltre, controllava entrambi i passi della Marca Obertenga, avviarono un so gli unici edifici costruiti in mate- che gestivano alcuni tratti della circo- processo di ristrutturazione e riduzio- riale non deperibile e strutturalmente lazione viaria tra la Liguria e l’Oltre- ne territoriale dell’antica diocesi che, più resistenti, vengono dotate di mag- pò, ossia il Brallo di Pregola e il Passo ben presto, venne privata ad esempio giori elementi di difesa divenendo luo- Penice (Destefanis 2008). dell’isola del Tino, della Palmaria e del ghi di rifugio durante i momenti più La presenza dell’antico monastero de- Tinetto (Ricci 2007). turbolenti. Le numerose realizzazioni dicato a San Colombano dovette inol- Se queste risultano formalmente le di strutture fortificate sono connesse tre incrementare la circolazione dei maggiori suddivisioni di gestione del non solo a motivi di carattere politico, pellegrini, ma plausibilmente anche territorio tra Liguria di levante e bassa ma anche di tipo economico: i grandi dei commercianti, che per raggiun- Lombardia, dobbiamo domandar- signori fondiari ebbero spesso un forte gere l’entroterra padano potevano ci come avveniva nella pratica l’am- interesse nell’offrire protezione ai col- percorrere sia la più nota via Franci- ministrazione di tali possedimenti. tivatori delle loro aziende, poiché ciò gena sia la viabilità secondaria, quale, L’immaginario collettivo è spesso costituiva l’unico modo per garantirsi ad esempio, le tratte che dalle coste di orientato verso una visione curten- il loro prodotto lavorativo e quindi la Recco, Rapallo e Chiavari, passando se e romantica dei castelli medievali, continuità nell’esercizio di un potere per il Brallo di Pregola, portavano al dove il signore locale amministrava la redditizio. cuore dell’attuale Oltrepò pavese. giurisdizione con la forza attraverso Esigue sono tuttora le informazio- Al 952, oltre a Bobbio, è da inqua- uomini in armi, i quali monitoravano ni circa le prime strutture di difesa, drare la seconda grande signoria ter- il territorio e, non di rado, saccheggia- benché alla fine del X secolo i castra ritoriale che di fatto venne posta a vano i villaggi. o roca – ossia quegli edifici posti su controllo della Marca della Liguria Le tracce materiali e documentali del- sommità collinari – siano attestati già Orientale, nata come marchesato de- le fortificazioni medievali mostrano da tempo, seppure in numero ridot- 32 Anthia

La torre di Arcola e l’imponente profilo della torre semicircolare del castello di Oramala to, e molto spesso risultino dotati di seguente forte indebolimento delle erge tuttora su uno sperone roccioso sistemi di fortificazione con palizzate difese nei confronti degli attacchi via a circa 760 metri sul livello del mare; in legno e terra che gradualmente ten- mare. da qui si domina visivamente tutta dono a essere sostituiti da strutture in Da attribuire alla costruzione della la porzione della marca della Liguria elementi lapidei resistenti agli assalti; medesima signoria territoriale sono Orientale attualmente appartenen- la loro connotazione originaria, non anche il castello di Monterosso al te alla Lombardia, fino addirittura da ultimo, è generalmente quella di Mare (SP) che, forse già presente nel a comprendere i passi montani che, villaggi fortificati dotati in alcuni casi X secolo ma sicuramente esistente nel attraverso l’Appennino, conduce- di torri, benchè questa non sia una re- 1056, doveva costituire una delle ulti- vano verso le zone costiere, come il gola fissa (Settia 2006). me roccaforti degli Obertenghi nella già citato Passo Penice (Fig. 3). Il nu- Ascrivibile probabilmente al X secolo zona del Mesco, e quello di Vernazza cleo centrale dell’originaria struttura è il castrum di Arcola (Sp) con la sua (Sp), eretto alla metà dell’XI secolo su difensiva doveva presentarsi sicura- torre pentagonale, tuttora esistente e un costone roccioso di oltre 70 metri mente più limitato rispetto a quella restaurata nel Novecento dal D’An- a controllo del principale porto del- oggi conservata, ma la sua imponen- drade, il quale fu uno dei numerosi le Cinque Terre, anche se di questa za e visibilità da gran parte della Val sistemi fortificati eretti dagli Oberten- struttura, come le altre, a stento si ri- Staffora dovevano essere un vero e ghi a controllo del loro territorio (Fig. conoscono le fasi più antiche. proprio monito per chi decideva di 1): la torre, in particolar modo, dota- Un’importante roccaforte in terra attraversare i territori obertenghi. ta di una solida struttura in elementi padana della marca, sita nelle aree a Il dominio obertengo del Levante lapidei e connotata da ben 25 metri settentrione dell’Appennino ligure, ligure e dell’Oltrepò pavese costituì di altezza, risultava un sistema di di- era quella di Oramala (Pv), la qua- quindi una delle prime forme di ge- fesa estremamente possente e capace le ci è nota a partire dal 1029 all’in- stione territoriale a carattere politico sicuramente di intimorire gli even- terno dell’atto di vendita di molti e aristocratico allo stesso tempo, che tuali assalitori. La strategia obertenga territori da parte del diacono gan- già Ugo e poi Berengario II idearono fu quella di creare un vero e proprio dolfingio Gerardo a Ugo, marchese per controllare un’importante zona “retroporto incastellato”, come lo de- obertengo e zio di Alberto, fondatore cerniera sita tra il mar Ligure e la finisce il Ricci, a seguito dell’insabbia- della stirpe dei Malaspina (Fig. 2). Il Pianura Padana che, grazie alla navi- mento del porto di Luni e del con- castello, a breve distanza da Varzi, si gabilità del Po, consentiva di mettere 33 Anthia

L’orizzonte visivo dal castello di Oramala verso i passi liguri in collegamento e di negoziare con i rami della famiglia, tra i quali i Mala- che fu la gestione territoriale di una ricchi mercati dell’Adriatico. spina sono forse oggigiorno i più noti tra le più significative signorie venu- La disgregazione del sistema, avvenu- (Ricci 2007). tasi a creare nella parte settentrionale ta alla metà dell’XI secolo, a causa di Benchè molte furono le strutture di della Penisola italiana. una commistione di eventi connessi difesa erette da questi signori a con- sia alla forza sempre maggiore dei Co- trollo del loro territorio, poche di esse Il presente lavoro si inquadra in un muni, sia alle divisioni ereditarie e agli si conservano nella forma originaria e dottorato di ricerca in Archeologia me- scontri con altre signori feudali, portò il più delle volte mostrano gli inter- dievale presso l’Università Cattolica di il ricco patrimonio obertengo a una venti di ristrutturazioni e rifacimenti Milano che usufruisce del finanziamen- lenta e sempre maggiore frammenta- effettuati dai successivi proprietari, to della borsa di studio della Fondazione zione della marca con a capo i nuovi ma continuano a testimoniare quella Fratelli Confalonieri.

Bibliografia

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I sette papi della Liguria Storie e curiosità da Innocenzo IV a Benedetto XV

di Francesco Gallea Silvestro, adiacente alla chiesa dei Quattro Santi Coro- nati. Le pitture raccontano la storia della “Donazione”. ei 266 papi che hanno guidato la Chiesa catto- Durante il suo Pontificato venne convocato il Concilio lica, sette sono liguri per nascita. Recuperando Lionese I (1245), allo scopo di combattere l’eresia degli Dle loro figure proporrò alcune notazioni, senza Albigesi. La lotta contro i Catari e gli Albigesi era sta- la pretesa di fare un saggio storico. Seguendo questo ta indetta da Alessandro III nel 1180, e proseguita da principio mi riferirò anche alle profezie di Malachia, Innocenzo III dopo il Concilio Lateranense (1215). La come elemento di curiosità. Malachia fu un monaco ci- repressione vide emergere, accanto a motivazioni reli- stercense, vescovo e Primate d’Irlanda; visse tra il 1094 giose, ambizioni politiche dei sovrani francesi per im- e il 1148 e scrisse un libro intitolato De Summis Pontifi- possessarsi del fiorente Regno di Aquitania. Innocen- cibus, che contiene 112 proposizioni profetiche su papi zo IV visse la fase finale della Crociata ma, per buona e antipapi, da Celestino II (1143-1144) a Francesco sorte, la morte gli impedì di assistere al massacro degli (2013). Nell’elenco, i papi sono indicati con un motto Albigesi nella fortezza di Queribius, operato dalle forze in latino, di difficile interpretazione, sulla quale si sono reali francesi guidate da Pierre D’Auteuil. arrovellati biografi e storici, con risultati non sempre convincenti. Il testo di Malachia perciò non ha alcun Adriano V valore storico. Viene proposto come dato curioso. Adriano V (Ottobono Fieschi; genovese), designato da Malachia al venticinquesimo posto col motto Bonus Innocenzo IV Comes, probabilmente con riferimento al fatto che i Fie- Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, genovese). È indica- schi erano conti di Lavagna. Subentrò a Innocenzo V (il to da Malachia nelle “Profezie” come Comes Laurentius savoiardo Pietro di Tarantasia) nel 1276. Il 1276 vide (conte di Lorenzo); il motto fu interpretato col fatto quattro papi succedersi sul trono di san Pietro; oltre ai che i Fieschi erano conti di Lavagna e che il papa, da due citati, che ebbero un corso brevissimo, vi furono cardinale, ebbe il titolo della chiesa di San Lorenzo in Gregorio X (1272-76) e Giovanni XXI (1276-77). Non Lucina. Fu eletto nel lungo conclave che seguì la mor- abbiamo molte notizie di Adriano V. La sua fama è do- te di Celestino IV (1241) e fu papa dal 1243 al 1254. vuta particolarmente al fatto che Dante lo colloca tra gli Erano i tempi in cui il papato era in lotta con l’Impe- avari nel “Purgatorio” (canto XIX). Ottobono nacque ro, guidato da Federico II di Svevia. Nel contesto di nel 1210. Venne nominato cardinale dallo zio Innocen- questa lotta per la supremazia politica, con riferimento zo IV e svolse nella Chiesa più attività diplomatica che alla “Donazione di Costantino” (documento giunto a pastorale. Eletto papa nel 1276 governò la Chiesa per noi in versione greca e latina, con il quale l’Imperatore poco più di un mese (dall’11 luglio al 18 agosto). Dante Romano conferiva a papa Silvestro I e ai suoi successori ci dice di lui (Purg. 19 XIX vv. 96-117): Intra Siestri e il potere temporale su Roma e le provincie d’Italia e, Chiaveri s’adima/ Una fiumana bella, e del suo nome/ Lo indirettamente, anche sull’Imperatore d’Occidente de- titol del mio sangue fa sua cima./ Un mese e poco più pro- finito “Unto del Signore”. Il documento fu giudicato va’ io come/ Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda,/ falso da Lorenzo Valla nel 1440), si inserì Innocenzo che piuma sembran tutte l’altre some./ La mia conversione, IV facendo realizzare, come se fosse un manifesto di omè! Fu tarda;/ ma, come fatto fui roman pastore,/ così sco- propaganda, una serie di affreschi nell’Oratorio di San persi la vita bugiarda./ Vidi che lì non s’acquetava il core,/ 35 Anthia né più salir potiesi in quella vita;/ per rivolta pose fine il papa con che di questa in me s’accese amore./ un’elargizione al popolo di Fino a quel punto misera e partita/ un’indennità che divenne Da Dio anima fui, del tutto avara;/ poi una brutta abitudine or, come vedi qui ne son punita./ Quel e durò secoli. Nicolò V re- ch’avarizia fa, qui si dichiara/ In pur- gnò dal 1447 fino al 1455. gazion de l’anime converse;/ e nulla Negli otto anni del suo pena il monte ha più amara. governo risolse alcuni pro- Nessuna fonte storica parla della sua blemi. Pose fine al grande avarizia, così come della sua conver- scisma d’Occidente che sione. Adriano V è, in Dante, figura vide fronteggiarsi più papi, simbolica; egli viene indicato come ottenendo la rinuncia al un “carrierista”; perciò l’avarizia trono pontificio dell’anti- deve essere intesa, non come amore papa Felice V (Amedeo di del denaro, ma come avidità di po- Savoia) nel 1449. Firmò tenza e grandezza. Gregorio Magno a Vienna il 17 Febbraio nel suo Homiliarum in Evangelium 1448 un concordato con scrisse: Avaritia non solum pecuniae Federico III di Germania est, sed etiam altitudinis. Recte enim e i principi tedeschi, docu- avaritia dicitur cum supra modum mento che pose fine ai dis- sublimitas ambitur (L’avarizia non sapori tra Papato e Impero. è solo avidità di denaro ma anche Avviò in Vaticano un vero ambizione di potere. Giustamente e proprio piano edilizio, si definisce avarizia quando si desi- con la costruzione di un dera il potere oltre ogni misura). La grande torrione, detto di conversione potrebbe spiegarsi con Nicolò V (oggi in esso ha il fatto che Adriano V, salito di gra- sede lo Ior); fece restaurare dino in gradino fino al Pontificato, il Palazzo Vaticano da Ber- capì che quella ascesa, quanto a fe- nardo Rossellino e si valse licità e quiete spirituale, non aveva del pittore Beato Angelico aggiunto nulla alla sua vita. per affrescare il suo studio, noto sotto il nome di Cap- Nicolò V pella Nicolina. Nicolò V, al secolo Tommaso Pa- rentucelli di Sarzana, indicato da Sisto IV Malachia col motto De medietate Sisto IV, al secolo France- Lunae (la modestia della Luna); la sco Della Rovere di Celle spiegazione postuma fa riferimento Ligure, indicato da Mala- al carattere moderato di questo papa chia come Piscator Minori- e al suo luogo di nascita, Sarzana, ta, motto che fa riferimen- l’antica Luni romana. Siamo in pie- to al titolo cardinalizio di na epoca umanistica. Anche il papa questo papa, titolare di San fu un dotto umanista. L’elezione av- Pietro di Liens (San Pietro venne nel Conclave del 1447 dopo fu pescatore) e della sua la morte di Eugenio IV, tra i tumulti condizione di Frate Mino- del popolo diviso in fazioni guida- re. Eletto nel Conclave del te dai Colonna e dagli Orsini che si 1471 dopo la morte del ve- attendevano un pontefice delle loro neziano Paolo II, morì nel I primi tre dei sette papi di origine ligure casate. All’annuncio dell’elezione di 1484. Fu uomo veramen- nella millenaria storia della Chiesa cattolica: Tommaso Parentucelli scoppiò una te rinascimentale, di vasta i genovesi Innocenzo IV e Adriano V rivolta, col saccheggio di tre palazzi, cultura e apertura mentale e il sarzanese Nicolò V Orsini, Colonna, Parentucelli. Alla assolutamente opposta a 36 Anthia

quella del suo predecessore. Dimo- strò queste sue qualità nel rapporto con gli intellettuali e artisti dell’epo- ca. In Roma ai tempi di Pio II era nata un’Accademia umanistica chia- mata “Pomponiana”, dal nome del suo esponente più noto Pomponio Leto. L’Accademia sviluppava inte- ressi storico-archeologici e mirava al recupero della cultura ed arte clas- sica. Vi aderirono Lorenzo Valla, Benedetto Sacchi detto “il Platina”, Giovanbattista Capranica, Gio- vanni Capocci, Filippo Bonaccorsi (Callimaco), Marino Veneto e altri. Per la loro autonomia culturale gli Accademici vennero accusati di ere- sia, ribellione e persino di sodomia. Vennero arrestati, processati con torture espulsi o condannati du- rante il papato di Paolo II. Per l’in- tervento dei cardinali Bessarione, Borgia, Gonzaga, Ammannati, nel 1470 Pomponio Leto fu liberato. Per gli altri accademici fu necessario attendere il nuovo pontefice Sisto IV, grande estimatore dell’umane- simo. Sisto IV non credeva alle accuse e alla congiura e liberò gli intellettua- li reinsediandoli nel Collegio degli Abbreviatori. Ricostituì l’Accade- mia, riconosciuta come confrater- Giulio II Della Rovere, di Albisola: fu pontefice dal 1503 al 1513 nita laica, nel Viminale (1478); il lettere e documenti. Il progetto, tut- dalla sua elezione nel Conclave, che Platina venne incaricato di scrivere tavia, si realizzò solo nel 1606. Sisto si concluse nel pomeriggio del 28 Le vite dei Sommi Pontefici (il libro IV sviluppò alcuni progetti edilizi agosto 1484. Giovanni Burckard, fu concluso nel 1474 e continuato tra cui la costruzione della Cappella cerimoniere pontificio dal gennaio nei secoli successivi dal Panvinio). Il Sistina. del 1484, nel suo diario Alla corte Platina venne nominato il 15 giugno dei Papi (Milano 1988) racconta 1475 Prefetto della Biblioteca Vati- Innocenzo VIII che nella notte seguente l’elezione il cana, istituita in quell’anno proprio Innocenzo VIII (1484-1492), Gian- papa firmò e accettò le richieste dei da Sisto IV. Ancora oggi nei Musei battista , genovese. Successore 17 cardinali che lo avevano votato: Vaticani, nella sala antistante l’in- di Sisto IV, appare nella profezia di una sorta di ricompensa simoniaca. gresso della biblioteca, un affresco Malachia come Praecursor Siciliae Nella curia si sviluppò un certo las- di Melozzo da Forlì attesta la ceri- dove il primo termine potrebbe ri- sismo (sempre secondo Burckard), monia di insediamento del Platina. ferirsi al nome del papa, Giovan- tanto che nel 1489 vennero proces- L’affresco ha grande importanza per battista, che si riconduce al precur- sati parecchi prelati per falsificazioni i liguri: raffigura il Papa con i nipoti sore di Cristo; il secondo potrebbe di bolle e lettere pontificie: alcuni di cardinali Raffaele Riario e Giovan- riferirsi alle funzioni che il cardinal essi furono condannati a morte. ni Della Rovere. Sisto IV concepì Cybo svolse come Nunzio presso Di un certo peso fu l’intervento di l’idea di un Archivio pontificio che Ferdinando di Sicilia. Fu un pon- Innocenzo VIII nella questione delle potesse raccogliere bolle encicliche, tefice abbastanza chiacchierato fin streghe che travagliò, nel secolo suc- 37 Anthia cessivo, la vita politica e religiosa. Su volle creare per sé un ambiente che populata (la religione devastata), al- esplicita richiesta di due domenica- rispecchiasse le sue idee. Questo fu lusione alla Prima guerra mondiale, ni tedeschi, gli inquisitori Heinrich quella parte dei palazzi vaticani che che provocò milioni di morti fra i Kramer e Jacob Sprenger, il papa nel noi chiamiamo “Logge” e “Stan- cristiani. Subentrò a Pio X che si era 1484 pubblicò la bolla Summis De- ze” di Raffaello, che costituivano impegnato nella lotta contro il Mo- siderantes Affectibus in cui affronta la parte ufficiale dell’appartamento dernismo e nella stesura del “Cate- il tema in modo generico e racco- pontificio. Promosse la costruzione chismo” alla vigilia dello scoppio del manda ai due frati di pubblicare un della basilica di San Pietro conce- conflitto. Non cessò mai di richia- libro sul tema. Il libro venne pub- dendo un’indulgenza agli oblatori, mare le nazioni alla pace, definendo blicato nel 1489 ed ebbe come tito- affidò a Michelangelo gli affreschi la guerra “Inutile strage” e “Flagello lo Malleus Maleficarum (il martello della Sistina. dell’ira di Dio”. I messaggi di Bene- delle malefiche) che divenne il testo Cercò di avviare una riforma della detto XV non furono ascoltati: allo- fondamentale per gli inquisitori nei Curia senza grandi risultati; però ri- ra il papa creò “L’Opera Prigionieri” processi contro streghe e maghi. mise in sesto lo Stato della Chiesa che aiutò le famiglie, con notizie sui Innocenzo VIII fece costruire un sul piano finanziario, amministra- dispersi e rimpatri dei prigionieri. villino nei giardini vaticani che deli- tivo, e giudiziario, inserendo, nel Mandò aiuti in denaro ai contadini mitava il cortile del Belvedere (oggi 1506, nell’amministrazione Agosti- russi vittime di una carestia (1918) e conglobato nei Musei Vaticani). no Chigi, titolare del banco omoni- ai contadini cinesi tormentati dalla Ebbe un figlio, Franceschetto Cybo. mo, e sostituì al “Carlino” (moneta fame (1921). Per quanto riguarda la Morì il 25 luglio 1492. Pochi mesi pontificia in uso), il “Giulio in ar- situazione italiana abolì il Non ex- dopo Colombo raggiunse l’America gento”. Istituì la Guardia Svizzera pedit di Pio IX (che proibiva l’im- ponendo fine all’epoca medioevale. (21 gennaio 1506) che inizialmente pegno politico dei cattolici) e portò Gli successe Alessandro VI Borgia. era costituita da 150 uomini. Anco- avanti una apertura della politica ra oggi la bandiera della Guardia a ai cattolici già timidamente avviata Giulio II colori blu, giallo e rosso porta a si- durante il pontificato di Pio X col Giulio II (Giuliano Della Rovere nistra l’arma di casa Della Rovere, a “Patto Gentiloni”, che consentiva di Albisola), nipote di Sisto IV, cre- destra lo stemma del Papa regnante, ai cattolici di partecipare, per scel- ato cardinale nel 1471 a 28 anni, sulla croce bianca c’è l’arma del co- ta personale, alle elezioni del 1913 fu molto influente durante il pon- lonnello in carica. Tentò di ricosti- nelle liste liberali secondo la formu- tificato di Innocenzo VIII e molto tuire l’unità dello Stato della Chiesa la “Cattolici Deputati Sì, Deputati ostile ai Borgia. Eletto nel con- con una politica interventista, ca- Cattolici No”. Benedetto XV con- clave del 1503, anno in cui sulla ratterizzata da repentini cambi di sentì la nascita del Partito Popolare cattedra di Pietro si susseguirono alleanze. Sottrasse a Cesare Borgia di don Sturzo, pur rifiutandosi di tre papi (Alessandro VI, Pio III, e i domini nelle Marche e in Roma- benedire il sacerdote siciliano. Do- Giulio II), è indicato da Malachia gna, combatté contro Venezia e Fer- vette ancora assistere a un dramma- col motto Fructus iovis iuvabit (il rara; realizzò nel 1511 la lega santa tico dopoguerra, fino all’ascesa al frutto di Giove gioverà) che, pro- contro Luigi XII di Francia che fu potere di Mussolini. Consentì agli babilmente, si riferisce alla quercia costretto a ritirarsi dalla Romagna e studiosi la consultazione dell’”Ar- (albero sacro a Giove che figura da Milano, sostituito dagli Spagno- chivio segreto Vaticano”. nello stemma Della Rovere) che li. Diede a Enrico VIII d’Inghilter- sarà di giovamento alla Chiesa per ra la dispensa per sposare Caterina Come postilla, considerato che ho la sua conversione. Fu pontefice D’Aragona, vedova del fratello Ar- largamente citato Malachia, voglio per 10 anni (1503-13) con spirito turo, morto cinque mesi dopo il segnalare un libro pubblicato dalla guerriero, in tempi molto diffici- matrimonio, contraddicendo il levi- casa editrice “Il Mulino”, scritto dallo li, esercitando un potere politico tico. Questa dispensa fu in seguito studioso Gianluca Potestà, che indaga molto lontano dall’idea del papa contestata. i complessi meccanismi con cui, a par- pastore che noi abbiamo oggi. Però tire dal Medioevo, il linguaggio apo- ridiede ordine a una Chiesa in dif- Benedetto XV calittico venne messo al servizio del ficoltà d’immagine, e mostrò una Benedetto XV (Giacomo Della potere; in esso oltre al citato Malachia sensibilità artistica con uno spirito Chiesa, genovese) fu Papa dal 1914 si parla di “Lettera di Merlino”, “La di mecenatismo. Non volle abitare al 1922. Nato a Genova, fu definito Sibilla eritrea”, ”Genus Nequam” e l’appartamento del papa Borgia e da Malachia con motto Religio de- leggenda del “Re degli ultimi tempi”.. 38 Anthia Storia

La Lanterna, il faro dei genovesi Storia e curiosità del simbolo della Superba

di Annamaria Lilla Mariotti

oco si sa sulle origini della Lanterna, come da sempre viene chiamato il Faro di Genova, ma per Pcerto già nel 1129 un decreto ripartiva tra gli abi- tanti del circondario il compito di fare la guardia armata alla città mentre ai cittadini toccava il compito di fare la guardia al faro. Sembra che una prima torre sia stata costruita intorno al 1128, su uno scoglio che sorgeva dal mare e che un fuoco di steli secchi di erica e ginestra fosse continuamente alimentato sulla sua cima per segnalare l’ingresso del porto ai mercanti genovesi che tornavano dai viaggi in Oriente con le loro imbarcazioni cariche di mercanzie. Genova era già un porto troppo importante per non essere provvisto di un qualsiasi segnale che facili- tasse l’avvicinamento. Dai registri dell’autorità marittima dell’XI secolo risulta che niente veniva tralasciato per la cura e la manutenzione della torre e che ogni nave in arrivo doveva pagare una tassa che contribuiva a coprire queste spese. Molte sono le traversie che deve affrontare la torre prima di diventare quella che noi oggi conosciamo. Nel 1316 diventa ufficialmente un faro, nel 1318 rimane coinvolta nella guerra tra Guelfi e Ghibellini e subisce danni alle fondamenta, ma solo nel 1321 vengono effettuati lavori di consolidamento. La prima lanterna fu installata sul- bambino, sospeso tra mare e cielo, cullato dalla musica la sua cima nel 1326, alimentata con olio d’oliva, e nel delle onde e terrorizzato dall’infuriare delle tempeste che 1340 lo stemma di Genova viene dipinto su una facciata. squassavano il faro, tra quelle mura umide e fredde. È del 1371 la prima immagine della Lanterna, disegnata Tra storia e leggenda la Lanterna sfida il tempo. Si sa a penna sulla copertina di un manuale del “Salvatori del che nel 1405 i guardiani del faro erano sacerdoti e che Porto”, dove si trovano anche registrate le spese sostenute per questo sulla sua sommità vennero innalzati un pesce per l’illuminazione del faro e le nomine dei guardiani. e una croce, simboli cristiani; nel 1413 un decreto dei Attorno al 1400 la torre veniva usata anche come prigio- “Consoli del Mare” stanziò trentasei lire genovine per la ne e vi furono rinchiusi per 10 anni gli ostaggi del re di gestione del faro, ormai considerato indispensabile per Cipro, Jacopo Lusignani con la moglie, che in una picco- la sicurezza della navigazione, includendo anche le paghe la stanzetta diede alla luce il figlio Giano. Queste perso- dei guardiani e stabilendo le multe per quelli che non ne furono più tardi liberate dal doge Leonardo Montal- avessero portato a termine il loro compito con diligenza. do, ma viene da pensare come può essere cresciuto quel Due volte, nel 1481 e nel 1602 la Lanterna fu colpita 39 Anthia dal fulmine che provocò danni alla la pulizia di questi cristalli e per com- La sua storia non finisce qui, la mae- sommità. Nel 1449 tra i custodi del- piere bene il loro lavoro ricevevano stosa signora da sette secoli domina il la Lanterna risulta un Antonio Co- bacinelle, spugne di mare e panni; porto e la città dall’alto dei suoi 117 lombo, zio paterno del più celebre tutto dipendeva da questo perché la metri, alla sua base il mare non si Cristoforo, che ricevette “ventuno luce potesse diffondersi il più lonta- frange più sugli scogli, l’ampliamen- lire genovine” per un incarico di due no possibile. Tra il 1711 e il 1791 vi to del porto, la costruzione di nuovi mesi. furono altri interventi sulla torre: fu moli e dell’aeroporto hanno profon- Nel 1512 la torre fu tranciata da una dotata di un parafulmine per evitare damente cambiato l’ambiente su cui cannonata partita dalla stessa flot- ulteriori danni durante i temporali, oggi poggia, ma lei rimane immuta- ta genovese, comandata da Andrea vi furono posti tiranti e chiavarde per bile e impassibile, a chi si avventu- Doria, che aveva attaccato i francesi irrobustire la costruzione e furono ra a salire i suoi 365 scalini offre un arroccati nel forte alla base del faro. consolidate le fondamenta. panorama impareggiabile su Genova Fu solo nel 1543 che la Lanterna rag- Agli inizi dell’Ottocento un ingegne- e sulla Riviera e ogni notte lancia sul giunse la forma che oggi conosciamo, re francese, Augustin Fresnel, aveva mare oscuro il suo fascio luminoso costruita per volere del doge Andrea messo a punto un’ottica rivoluzio- che può essere visto a 26 miglia di Centurione con i finanziamenti del naria destinata ai fari che stavano distanza. banco di San Giorgio. prendendo campo perché considera- C’è chi dice che oggi i fari non sono Un’altra truce leggenda narra che ti di grande ausilio alla navigazione a più necessari perché le navi moderne quando la Lanterna raggiunse la vela. Si trattava di speciali lenti con- sono dotate di mezzi e tecnologie di sua forma definitiva, l’architetto che centriche assemblate in modo da far ausilio alla navigazione che rendono l’aveva progettata fu gettato dalla convergere la luce in un punto e fare superato qualsiasi tipo di segnalazio- cima della torre perché non potesse uscire i raggi luminosi parallelamen- ne a vista, ma è bello pensare che an- mai più eguagliare una simile costru- te all’asse e aumentarne il potenzia- che i marinai di oggi, rientrando nel zione. È facile raccontare la storia le spingendoli lontano moltiplicati porto di Genova, sulle più moderne della Lanterna perché le sue “avven- e ingranditi. Queste lenti di Fresnel e sofisticate navi da crociera, veden- ture” sono state registrate dalle varie furono installate nel 1843 nel faro do brillare in lontananza la luce della autorità marittime che si sono succe- di Genova, che allora funzionava an- Lanterna sentano di tornare a casa, dute nei secoli: i “Consoli del Mare”, cora a olio, cambiandone definitiva- come accadeva ai loro antenati. i “Salvatori del Porto”, i “Padri del mente la fisionomia e aumentando- Oggi il faro è curato da Angelo De Comune e Salvatori del Porto” e i ne la portata a 15 miglia. Caro, da sei anni suo custode e ami- “Conservatori del Mare”. Dunque, Più tardi, nel 1881, la Lanterna ri- co. Come gli antichi turrexani Ange- nel 1543 la Lanterna ha finalmen- schiò di essere declassata perché era lo sale ogni giorno fino alla cupola te raggiunto la sua forma definitiva stato deciso di costruire un nuovo usando un piccolo montacarichi che e sulla sua sommità viene posta una faro sul promontorio di Portofino, vi è stato installato alcuni anni fa e si nuova cupola che subirà diverse mo- ma questo pericolo fu superato; fu prende cura delle lenti di Fresnel, te- difiche e riparazioni nel corso dei se- invece deciso di potenziarla e nel nendole lucide e brillanti, così come coli successivi anche per i danni subi- 1898 l’olio d’oliva fu sostituito dal della lampadina da 1000 Watt. ti a seguito di eventi bellici. gas di acetilene che, a sua volta, fu Angelo De Caro è rimasto solo sul- Un portolano manoscritto del XVI ancora sostituito nel 1904 con petro- la Lanterna, ormai automatizzata, e secolo riporta: a miglia 14 da Peggi lio pressurizzato, ma fu solo nel 1936 suo compito principale è solo con- (Pegli, pochi chilometri a ponente di che la Lanterna venne elettrificata. trollare che tutto funzioni a dovere, Genova), città con buonissimo porto Negli anni successivi, nella cupola ma Angelo è anche un personaggio. e alla parte di ponente, vi è una lan- avvengono altri cambiamenti dovuti La Lanterna è considerata un faro un terna altissima e dà segni alli vascelli all’avanzare della tecnologia: l’antico po’ “civettuolo” e “cittadino” sia per che vengono a piè di detta lanterna impianto di rotazione a orologeria la sua forma piuttosto insolita, sia la cui luce veniva già vista da molto che veniva manovrato a mano fu so- perché è il simbolo della città di Ge- lontano, anche perché era costruita stituito nel tempo con un impianto nova, e Angelo riceve spesso richieste con cristalli particolarmente lavorati di rotazione elettrico e il vecchio ap- di informazioni sulla “sua” Lanterna, e curati dai maestri vetrai di Altare. parato rotante a bagno di mercurio informazioni che lui fornisce di buon I custodi del faro, chiamati turrexani fu rimpiazzato con uno su cuscinetto grado raccontando di come si senta della torre, dovevano porre una cura a sfere e vi fu inoltre installato un faro tutt’uno con lei, di come ne sia gelo- particolare nella manutenzione e nel- elettrico indipendente di riserva. so e orgoglioso. 40 Anthia Arte

Postmodern Play Thomas Grünfeld a Villa Croce

di Anna Lovecchio Sessanta, basti pensare alle opere di Joseph Beuys e Robert Morris). Utilizzato come materia pittorica, il feltro non a scorsa primavera, il Museo di Arte contempora- consente, per sua stessa natura, alcuna modulazione cro- nea Villa Croce ha presentato “Homey” (“Domesti- matica, né i classici effetti di ombreggiatura e sfumatura. Lcoso”), la prima retrospettiva di Thomas Grünfeld Al contrario, produce campiture cromatiche piatte, la cui in un museo italiano, organizzata in collaborazione con il consistenza morbida al tatto trasmette una sensazione di Museum Morsbroich di Leverkusen, città natale dell’arti- “domesticosa” giocosità. Sagomati con tagli netti e sovrap- sta tedesco. Negli spazi, un tempo domestici, della villa tar- posti in giochi di piani che conferiscono alla rappresen- do-ottocentesca, che domina il porto di tazione iconica una profondità fisica, e Genova dalla sua posizione privilegiata non meramente illusionistica, i panni di sulla collina di Carignano, si dispiegano feltro si deformano leggermente sotto il l’ironico e inquietante universo dell’arti- peso della propria materia e vanno a po- sta che ha colto l’occasione espositiva per sizionarsi in bilico sul confine tra pittura sistematizzare un percorso di ricerca or- e scultura, la dimensione ottica e quella mai trentennale. Stanze popolate da stra- tattile, in quanto bassi rilievi cromatici, ne creature, atmosfere dal sapore retro, vere e proprie incisioni nel colore. interni domestici informati da un mo- Fra i lavori più significativi, si segnalano dernismo vagamente stantio, fotografie i misfits, dei “collages plastici” realizzati soffuse di erotismo, senz’altro ciò che più in maniera continuativa dalla fine degli colpisce è la straordinaria eterogeneità anni Ottanta, combinando parti di di- di una produzione artistica articolata in versi animali impagliati in modo tale da cicli di lavori profondamente diversi fra formare creature ibride. In inglese, mi- loro che oscillano fra pittura e scultura, fotografia e collage, sfit significa, letteralmente, “disadattato”, “male assortito” interior design e installazione. Questa continua contami- come, in effetti, appaiono queste chimere contemporanee nazione delle forme genera un microcosmo surreale in cui nell’epoca della sperimentazione genetica: un bulldog con le opere, composte da elementi di natura ordinaria, rivela- la testa di agnello, un cinghiale dal corpo di capra, un vi- no ad uno sguardo approfondito una identità mobile, in tello con la testa di un bullmastiff. Il rigoroso rispetto degli transito, che sfugge alle consuete categorie di codificazione equilibri formali e dei canoni delle proporzioni plastiche del fare artistico. rende la transizione fra le diverse parti anatomiche fluida Così, i quadri della serie dei Felts (Feltri) si rivelano, in re- e “naturale”, dando ai misfits un’apparenza armoniosa che, altà, composizioni di panni di feltro. La scelta del feltro all’inizio, trae in inganno e rivela tutta la incongruità, se risulta funzionale a risolvere quella che, per l’artista, è una non l’impossibilità, di ciò che si osserva solo in seconda personale urgenza estetica: la pulsione a fare pittura pur battuta. Familiari e alieni allo stesso tempo, i misfits esibi- non essendo in grado di dipingere, per cui composizioni di scono anatomie improbabili che alterano i consueti mec- grande forza icastica sono create impiegando forbici e tes- canismi di riconoscimento e di classificazione identitaria. suto in vece di pigmenti e pennelli (è bene ricordare che il Non riconducibili ad alcuna specie esistente, questi ibridi feltro comincia a fare incursioni nell’arte contemporanea, risultano attraenti e insieme ripugnanti ed evocano scenari seppure in modi radicalmente diversi, a partire dagli anni futuristici di mutazioni genetiche ed evoluzioni incontrol- 41 Anthia

late che, però, non hanno alcunché rate alle forme organiche e curvilinee (quasi tutti i lavori di Grünfeld am- di drammatico né di minaccioso. Al di Jean Arp, sono tracciate in maniera miccano alle opere iconiche di altri contrario, la ricerca di pose sommesse casuale dall’artista. Questi lavori sono artisti), e, dall’altro lato, un atteggia- e non spettacolari fa sì che l’identità composti da un’anima di poliuretano mento ironico nei confronti delle tra- paradossale dei misfits rimanga latente, espanso rivestita di gomma naturale, dizionali categorie di inquadramento quasi impercettibile ad uno sguardo l’unico materiale che, messo in ten- dell’opera d’arte, per cui il campo superficiale.È piuttosto la naturalezza sione, non dà luogo a pieghe ed è pittorico si trasforma in una superfi- dell’insieme, credibile sebbene malin- perciò in grado di conferire alle opere cie tattile mentre i materiali plastici conica, di queste anatomie dissonanti una parvenza di pura astrazione e, allo impiegati nella scultura si “ammorbi- a suscitare la sensazione che qualcosa, stesso tempo, una speciale consisten- discono”, tutto questo accompagnato a un certo punto, sia andato storto. za epidermica. Benché volti a “non da un generale disinteresse per la uni- Attraverso l’erosione delle apparen- richiamare alcunché”, i volumi gonfi cità e la manualità del gesto artistico. ze, Grünfeld giunge a disarticolare la e protuberanti dei Gummis evocano il In questi insoliti scivolamenti fra il dicotomia fra vero e falso ricercando, brulichio della vita cellulare al di sotto duro e il morbido, il visuale e il tattile, come lui stesso dichiara, “una reazio- della superficie delle cose e, nell’alle- l’artista orchestra inconsuete convi- ne pura, istintiva, quasi infantile; il stimento a Villa Croce, delineano un venze fra naturale e artificiale, funzio- mio lavoro produce sempre una rea- paesaggio cromatico surreale, quasi nale e assurdo, che sono proprie del zione si-no-si-no, di attrazione e insie- fossero colature di colore gocciolanti postmodernismo degli anni Ottanta. me di repulsione. Cerco di prolungare dalla volta affrescata della sala. Questi sofisticati processi di ibrida- questo momento di irritazione il più La mostra ha offerto un’importante zione vengono impiegati come meto- possibile, per evitare di disperderlo”. occasione per ripercorrere le diverse do conoscitivo per sovvertire schemi La decostruzione della scultura pro- fasi della ricerca artistica di Thomas consueti e aspettative convenzionali e, segue in chiave ironica con i Gummis Grünfeld e per rintracciare la sua ap- pur nella loro varietà formale e mate- che, cosparsi sul pavimento di una sala partenenza all’estetica della postmo- riale, le opere Thomas Grünfeld ten- interamente affrescata, si presentano dernità, laddove per postmodernismo dono tutte a collocarsi sulla soglia del come puri eventi visivi. I Gummis si intende, da un lato, un discorso perturbante freudiano, “quella sorta discendono dall’urgenza di produrre critico autoreferenziale in cui l’arte di spaventoso che risale a quanto ci è qualcosa che, come dichiara Grünfeld, contemporanea mette in gioco se stes- noto da lungo tempo, a ciò che ci è fa- “richieda la minore selezione estetica sa e la propria storia attraverso forme miliare”, spalancando nuovi orizzonti possibile”, per cui le loro sagome, ispi- di citazionismo più o meno esplicite di comprensione dell’arte. 42 Anthia Camogli e Ceriale, gemelli di padellone

Un gemellaggio di padelloni ha unito il Ponente e il Levante della Liguria: guidati dai maestri di Ca- mogli, i volontari della Pro loco di Ceriale hanno realizzato il loro pa- dellone, utilizzato per friggere gli ortaggi durante la manifestazione Ortoblu, che si è tenuta tra il 30 maggio e il primo giugno. Ma se per Ceriale è storia recente, una lunga tradizione può vantare Camogli, dove la sagra del pesce si svolge (in onore di san Fortu- nato, martire delle Catacombe, patrono dei pescatori di Camogli) dalla seconda domenica di maggio del 1952. In quell’occasione (era l’11 di maggio) a organizzarla fu l’azienda autonoma di soggiorno, guidata dal presidente Filippo De- gregori, che cercava un rilancio turistico della bella città rivierasca del golfo Paradiso. Degregori, con l’aiuto di un grup- po di giovani volenterosi pescatori (il “Napoli”, il “Cen”, il “Bona”, il “Ferra” e altri), riuscì a pubbliciz- zare in breve tempo a livello inter- nazionale la sagra del pesce di Ca- mogli, che suscitò grande interesse grazie al suo enorme padellone di quattro metri di diametro, un peso di undici quintali, la capacità di 1.200 litri d’olio. L’unità di intenti e la serena ed entusiastica collabo- razione di tutti gli operatori per- mise di raggiungere l’obiettivo pre- fissato. Quest’anno si è svolta con grande solennità la celebrazione del terzo centenario dal ricevimento delle spoglie di san Fortunato nel porto di Camogli, con un folto cor- teo di barche in processione. Il padellone cerialese ha rafforzato un rapporto di collaborazione tra i due Comuni, già realizzato e col- laudato anche a livello culturale. Gian Carlo Ascoli XXXIII rassegna LIBRI DI LIGURIA 2014

PROGRAMMA GENERALE

Venerdì 29 agosto, ore 21 - Teatro C. Vacca Anteprima Serata musicale con il gruppo folk Ragazze G.A.U. (Genova)

Domenica 31 agosto, ore 19,30 - Teatro C. Vacca Assegnazione Premio Anthia 2014 - Il Libro Ligure dell’anno Intervento di Ennio Fazio, sindaco di Ceriale Discorso introduttivo di Stefano Roascio, presidente dell’Associazione

Ore 20 - Casa Girardenghi Cerimonia di inaugurazione e presentazione della mostra libraria A seguire: rinfresco offerto dall’Associazione

Ore 21,30 - Teatro C. Vacca Spettacolo musicale con duo arpa e flauto

Da domenica 31 agosto a domenica 7 settembre - Casa Girardenghi Rassegna LIBRI DI LIGURIA Mostra delle pubblicazioni di argomento ligure edite nel 2014 e nei due anni precedenti Giorni feriali: dalle 17 alle 22 Giorni festivi: dalle 9 alle 11 e dalle 16 alle 23 Nei giorni 6 e 7 settembre la chiusura serale sarà alle 23

Da lunedì 1 a venerdì 5 settembre, ore 21 - Auditorium Serate culturali: Incontri del pubblico con gli autori

Lunedì 1 La ceramica dal Medio Evo a oggi Rita Lavagna, Carlo Varaldo, Antonio Licheri, Luca Bocchicchio, Giacomo Lusso. Conduce Stefano Roascio

Martedì 2 Cultura ed economia delle zone montane Giannino Balbis, Bruno Chiarlone, Angelo Carpignano, Celestino Lanteri. Conducono Stefano Roascio e Andrea Carpi

Mercoledì 3 Volevo fare del cinema Tatti Sanguineti, Cristiano Palozzi, Francangelo Scapolla, Guido Colla. Conduce Stefano Roascio

Giovedì 4 La scrittura in Liguria nel secondo Novecento Mauro Bico, Paolo Zublena, Simona Morando, Franco Vazzoler. Conducono Stefano Roascio e Gian Luca Picconi. Serata in collaborazione con gli Amici di Biamonti

Venerdì 5 Storie di uomini in guerra Francesco Patrone, Fabio Caffarena, Pier Paolo Cervone, Giacomo Tessarolo, Gian Carlo Ascoli. Conduce Stefano Roascio

In caso di maltempo, le manifestazioni previste in Auditorium si terranno in luogo riparato