MEMORIE di

di ADRIANA G. HOLLETT

Filattiera e la sua Pieve Fotografie di A. G. Hollett©

2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra.

3 ...Se novella vera di Valdimagra, o di parte vicina sai, dilla a me, che gia' grande la' era. Dante - Purg. VIII

4 Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di , Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della , mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di ).

6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti.

7 An outline of the history of the Lunigiana Region

In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of . Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto I, the one of greater interest to Lunigiana’s

8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona- Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the . Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule.

10 FILATTIERA e la sua Pieve

Il gastaldato longobardo di Sorano ( Filattiera) comprendeva la valle superiore della Magra, estendendosi forse anche in Val di Taro, continuo’, come unita’ territoriale e circoscrizione amministrativa anche nel periodo carolingico, come attestano i “fines Surianense” ricordati nell’atto di fondazione dell’Abbazia di Aulla del 884. E’ noto che nel periodo carolingico i comitati, le marche e le grandi cariche dello stato furono assunti in gran parte dall’aristocrazia d’origine franca mentre gli uffici minori continuarono ad essere tenuti dalle vecchie famiglie longobarde, che conservarono il predominio nelle circoscrizioni minori e nelle pievi. Dopo la caduta dell’impero carolingico tali famiglie poterono assurgere alle dignita’comitali e marchionali. Dal ceppo degli Adalberti, che continuarono a predominare nell’ambito dell’antico gastaldato suranense, usci’ con tutta probabilita’, Oberto, figlio di Adalberto che fu il capostipite degli Obertenghi. Dall’ufficio comitale di Luni nel 950 sali’ al fastigio della Marca di Genova, istituita quell’anno, ingrandita coi territori degli antichi gastaldati “ Surianense” e “ Garfaniense”. Con lo scioglimento della Marca di Genova e la riscossa in Lunigiana del ramo obertengo dei Malaspina, che nel secolo XII si accinsero a rivendicare i loro vecchi diritti ereditari, si ebbe la trasformazione dei benefici in feudi e la formazione di una feudalita’ minore che si rese indipendente dai maggiori feudatari. Cosi’ gli Adalberti svincolatisi dall’autorita’ degli Obertenghi e gia moltiplicati in piu’ gruppi costituirono una rete di piccole signorie feudali che nel periodo premalaspiniano si estesero in vari luoghi compresi nell’ambito territoriale dell’antico gastaldato surianense.

11 Li’ vi fu il principale centro delle loro terre “ quae appellantur de Adalbertis” (da un documento del 1275). Queste Terre degli Adalberti comprendevano il territorio dei successivi feudi malaspiniani di Malgrate e Treschietto. Il primo centro castellano adalbertengo, nel primo periodo feudale, sorse a Gragnana, castello ormai scomparso, ma attestato recentemente dalla tradizione e dalla toponomastica, situato sopra l’attuale Malgrate, quando al piano era gia’ decaduto il centro romano di Sorano, che dette il nome alla Pieve e poi al gastaldato, ancora non era cresciuta intorno al filacterion bizantino, sul colle soprastante, la nuova formazione feudale di Filattiera. Quel ramo degli Adalberti di Filattiera assunse il predicato di “ de Brolo” e si disse dei Nobili del Brolo; nella seconda meta’ del sec. XII venne a una pacifica soluzione coi Malaspina. Trattando dell’origine e dell’importanza di Sorano, ossia dell’antica Filattiera, troviamo che sorse nel piano e proprio sulla strada Luni-Monte Bardone e pertanto si puo’ dire che sorse in tempi di relativa tranquillita’ e sicurezza, prima delle invasioni barbariche e quando il territorio lunense era ancora sotto il dominio bizantino. Si puo’ ritenere che la Pieve di Sorano dopo Luni ( che si fa risalire al V o IV sec.) fosse tra le piu’ antiche della Lunigiana o poco posteriore alla erezione della Diocesi Lunense. Un altro argomento dell’antichita’ della Pieve di Filattiera puo’ aversi anche dalla sua intitolazione a santo Stefano, il primo martire cristiano, dal quale ebbe grande diffusione dopo il rinvenimento delle sue reliquie avvenuto nel 445. E come “ Plebs de Sorano” si trova ricordata nei piu’ antichi elenchi delle Pievi della Diocesi di Luni, contenuti nelle bolle di Eugenio III del 1140, di Anastasio IV del 1154, di Innocenzo III del 1203. In questa data era apparso gia’ il nome di Filattiera, il nuovo villaggio che aveva sostituito l’antico centro di Sorano. Si trova ricordata con Luni nel 710 tra i territori ancora bizantini della Marittima anche dopo l’invasione di Rotari (636). Fu solo dopo il regno di Liutprando ( 712-743) che il territorio lunigianese passo’ sotto il dominio dei Longobardi. Del quale dominio longobardo a Filattiera si ha ricordo nel piu’ antico documento epigrafico lunigianese dell’eta’ barbarica e cioe’ dell’epitaffio del vescovo di Luni Leodegario, forse egli stesso longobardo, morto a Sorano nel 752, nel quarto anno del regno di Astolfo; documento importantissimo che attesta tra l’altro la presenza in quel luogo di di culti idolatrici. A Sorano il vescovo Leodegario risiedette per dieci anni dal 742 al 752, trasferendovi anche la cattedra vescovile. Vi e’ una relazione tra il temporaneo abbandono di Luni da parte del suo vescovo e la circostanza che, verso la meta’ del sec.VIII, le coste della Toscana e Liguria, sprovviste di ogni difesa dopo la caduta del dominio bizantino, erano gia’ infestate dalle incursioni saracene. In seguito, quando i Saraceni spinsero le loro scorrerie nell’interno della Lunigiana anche Sorano dovette subire la sorte dei paesi invasi; dimostrazione la costruzione di due poderose torri quadrate tutt’ora

12 fiancheggianti le antiche chiese della Pieve e di San Giorgio, di chiara origine preromanica e che non hanno l’aspetto di torri campanarie ne’ di torri feudali. L’estensione dell’antica giurisdizione della Pieve di Sorano ne mostra l’importanza nel territorio; infatti in un “Estimo” diocesiano del 1470-71, contenente il piu’ antico catalogo delle chiese lunensi, sono attribuite all’antica Pieve di Filattiera, ossia Sorano, la cappella di Filattiera, attualmente parrocchiale, l’ospedale di Caprio, l’ospedale di Selvadonnica o di santa Lucia, la chiese di Scorcetoli, di Dobbiana, della Rocca Sigillina, di Cavallana, di Gigliana, di Irola e Biglio, di Mocrone e di Filetto, di Gragnana ( Malgrate), di Orturano, di Corlaga, Vico e Treschietto sulla sinistra della Magra; la cura di e le chiese di Groppoli, di Pozzo e di Torpiana sulla destra, e l’ultima in Val di Vara. In seguito alcune parrocchie sulla sinistra della Magra furono staccate dalla Pieve di Filattiera, alla quale ancora alla fine del secolo XVIII erano soggette le chiese di Filetto,Mocrone, Gragnana (Malgrate), Orturano, Corlaga, Vico, Treschietto, Irola, Gigliana, Lusignana, Cavallana, Rocca Sigillina, Serravalle, Caprio, Scorcetoli, Dobbiana, delle quali solo le ultima nove appartengono ora alla Vicaria di Filattiera. L’antica Pieve, tra l’altro, venne eretta probabilmente su una via di transito di antiche tribu’presso un mercato o luoghi di culto preistorico; indurrebbe a pensarlo il ritrovamento in un recente scavo eseguito nell’interno di essa in corrispondenza della navata destra, di frammenti di statue-menhirs, curiosi e ancora misteriosi monumenti preistorici dell’eta’ del bronzo e del ferro. Il nome Sorano dato alla Pieve di Filattiera e’ probabile che provenisse da un abitato sopraelevato delle sue vicinanze; probabilmente dall’antico pianoro che conserva ancora il nome di Castelvecchio, un abitato preistorico costruito alla base di un antico “castellaro” di cui vennero ritrovati i segni in seguito a scavi per l’allargamento della stazione ferroviaria nel 1921. Il primitivo abitato ai piedi del “castellaro” di Castelvecchio dovette essere assorbito dal nuovo impianto romano che ne conservo’ l’antico nome; in epoca romana, sull’altura soprastante, sul poggio meridionale nel periodo longobardo venne eretta la chiesa di san Giorgio ( probabilmente su un tempio pagano:” gentilium varia hic idola fregit” dice l’epitaffio di Leodegario) e un castello protetto da mura e dotato di torre centrale a protezione della . Questo castello conserva solo un’antica torre in pietra posta all’estremita’ sud-ovest del borgo murato presso la chiesa omonima risalente al XII secolo. Il luogo divenne probabile residenza del “ magister militum” del periodo bizantino prima e in seguito dei presidii longobardi e franchi e venne pressoche’ distrutto dal terremoto del 1490. Il nome Filattiera, in dialetto Faltera, deriva e' originato dal toponimo bizantino " Fulacterion", cioe' Torre di guardia".

13 Verso la fine del secolo X l’abitato al piano doveva gia’ essere stato abbandonato o, almeno, aver perduta ogni importanza, dato che di Sorano non si trova piu’ memoria nell’Itinerario di Sigerico del 990, che e’ il piu’ antico itinerario medioevale relativo alla Lunigiana. Quanto al nuovo borgo di Filattiera, il primo ricordo documentario che ci sia pervenuto e’ un atto di vendita del 1029, stipulato nel Monastero di Vicolo nel piacentino e nel 1033 da un documento di donazione di beni donati al Monastero di Castiglione dal marchese Alberto II sono ricordati “ in Comitatu lunense” anche “Filiteria” e “Suprano” ossia Sorano; segno che nel secolo XIII coesistevano i due borghi che vennero poi riuniti sotto l’unico nome di Fileteriae o Fileteriae Castrum. Il castello probabilmente fu eretto dagli Este, quando in Lunigiana avevano signoria promiscua coi Malaspina e gli abitatori dell’antica terra costruirono le loro case attorno al castello del feudatario. Dal patrimonio dei quattro rami derivati dallo stipite del Marchese Oberto, Conte di Palazzo dell’imperatore Ottone, Filattiera pervenne agli Estensi e questi prima del 1202 la vendettero con tutti gli altri possedimanti di Lunigiana ai Marchesi Malaspina, loro consorti. Fondatore o stipite della vasta diramazione dei Marchesi Malaspina fu Opizone, conosciuto piu’ comunemente col nome di Opizino che scelse per stemma lo Spino Fiorito. Opizino (1221) ebbe sette figlioli: Franceschino, Bernabo’,Isnardo, Alberto, Azone, Manfredi e Tancia. Gli successe Alberto (1275)che ebbe otto figli: Manfredi, Niccolo’ I, Gherardino, Bernabo’, Aldoardo, Francesco, Ottobono, Manfredina. Da Niccolo’I (1339) si ebbero: Riccardino, Giovanna, Opizino, Giovanni, Franceschino, Bernabo’, Antonio. Opizino (1331 prima del padre) ebbe Riccardino (1351) e da questi Niccolo’ II e Bernabo’ I. Bernabo I (1468) ebbe Arrigo, Manfredi II, Aragone, Godiliasso, Silvestro. Da Manfredi II (1493) nacquero Niccolo’. Bernabo’ II, Giovan Lorenzo. Bernabo’ II (1512) ebbe Francesca, Riccardo, Manfredi III, Cammillo, Giovanmaria. Manfredi III (1554) fu padre di Bernabo’ III e Marzia. Da Bernabo’III (1616) discese Manfredi IV (1642) e da questi Bernabo’ IV (1663) e Ottavia Maria. Bernabo’ IV (1663) ebbe Giovanna, Elena, Manfredi V, Ippolito, Cassandra, Costanza. Manfredi V (1708) ebbe Matilde, Scipione, Bernabo’ V, Giovan Lorenzo, Morello. Da Bernabo’ V (1761) si ebbero Cosimo, Giulia, Manfredi, Margherita.

14 Manfredi (1787) ebbe Vittoria Luigia (1825). Nella seconda meta’ del secolo XIV i Malaspina proposero la costruzione di un altro castello che si trova attualmente all’ingressso del borgo; e’ circondato da un vasto giardino un tempo circondato a sua volta da un fossato e da mura. All’interno il castello presenta tre saloni di grande dimensione, quello superiore, usato a rappresentanza mostra un soffitto a cassettoni ; quelli al piano inferiore mostrano soffitti con volte a crociera. Attualmente il castello appartiene alla famiglia di Cesare Buglia, conte e duca degli Attendoli Sforza di Milano.

15 FILATTIERA and its Pieve

The Pieve of Sorano is very ancient. It was erected on the Via Francigena (Pilgrims Way), and known that its first inhabitants belonged to the iron age and the village was established on a plateau, called Castellaro di Castelvecchio, on the border with the Selva di Filetto, in ancient times called Selvadonnica. The Pieve was situated in the upper valley of the Magra river; it was administrated first by the Longobards and successively, in the Carolingian period, the higher administrative responsibilities were undertaken by the Franks, while the lesser were distributed amongst the ancient Longobard families. After the fall of the Carolingian empire, these families rose to assume the rank of counts and from one of them, the line of the Adalberti family, in the ancient gastaldato (stewardship), surianense, emerged Oberto, son of Adalberto, who became the founder of the Obertenghi family. The Adalberti family became the lords of the lands of Sorano, Malgrate and Treschietto. Their estates, from a documented dated 1275, were nominated ‘quae appellantur de Adalbertis’ (‘of the Adalberti family’). Their first family seat was at Gragnana, a castle now no longer in existence, constructed on a hill top above Malgrate when the Roman centre of Sorano was by then in decline. In fact, gradually with the passage of time, the inhabited centre of Sorano shifted from the plane to the summit of the hill top. In the new location a castle was constructed of which it is still possible to see the remains of its walls, including a large tower for defense and sighting, similar to that erected near to the Pieve of Sorano. This castle was erected probably by the Este family, who in the Lunigiana region held domination in common with the Malaspina. After construction of the castle, the church of San Giorgio was built, probably on a preexisting pagan temple: ‘gentilium varia hic idola fregit’ is to be seen in the epitaph of the Longobard bishop Leodegario, who lived for ten years and died in 752 a Filattiera; this name derived from faltera, in dialect, the place of ferns. The stone bearing the epitaph is exhibited inside the church of San Giogio.

16 The new village centre is nominated for the first time in a bill of sale dated 1029 and in 1033 from a document citing a donation of possessions given to the Monastery of Castiglione by the Marquis Alberto II. Towards the middle of the XIV century, the Malaspina proposed the construction of another castle which is to be found at the entrance of the present-day village centre; surrounded by a beautiful garden and by a mote, all of which closed inside high walls. In the interior, the castle exhibits three ample reception rooms; the upper room used for representation and the lower rooms used by the family. At present, the castle belongs to the family of Cesare Buglia, duke and count of the Attendoli Sforza of . The family tree of the Malaspina family of Filattiera: The founder or family head of the vast ramification of the Marquis Malaspina was Opizione, more commonly known by the name of Opizino, who chose as the family blazon the ‘Spino Fiorito’ (the ‘blossomed thorn bush’) Opizino (1221) had seven offspring: Franceschino, Bernabo’,Isnardo, Alberto, Azone, Manfredi e Tancia. Succeeded by Alberto (1275) who had eight offspring: Manfredi, Niccolo’ I, Gherardino, Bernabo’, Aldoardo, Francesco, Ottobono, Manfredina. From Niccolo’I (1339) were born: Riccardino, Giovanna, Opizino, Giovanni, Franceschino, Bernabo’, Antonio. Opizino (1331 deceased before his father) fathered: Riccardino (1351) who in turn fathered Niccolo’ II e Bernabo’ I. Bernabo I (1468) generated: Arrigo, Manfredi II, Aragone, Godiliasso, Silvestro. From Manfredi II (1493) were born: Niccolo’, Bernabo’ II, Giovan Lorenzo. Bernabo’ II (1512) fathered: Francesca, Riccardo, Manfredi III, Cammillo, Giovanmaria. Manfredi III (1554) was the father of Bernabo’ III and Marzia. From Bernabo’III (1616) decended Manfredi IV (1642) and from him: Bernabo’ IV (1663) and Ottavia Maria. Bernabo’ IV (1663) fathered: Giovanna, Elena, Manfredi V, Ippolito, Cassandra, Costanza. Manfredi V (1708) was the father of: Matilde, Scipione, Bernabo’ V, Giovan Lorenzo, Morello. From Bernabo’ V (1761) were born: Cosimo, Giulia, Manfredi, Margherita. Manfredi (1787) was the father of Vittoria Luigia (1825).

17 La Porta di Sotto vista dall'esterno E' visibile a destra il foro di avvistamento sulla strada

18 La Porta di Sotto vista dall'interno

19 Foro di avvistamento all'interno della porta di sotto

20 Di considervole ampiezza la porta e' ancora praticabilealle auto.

21 La poderosa torre di avvistamento che era stata eretta all'interno delle mura, vicino all'antico castello, quasi completamente scomparso, e vicina alla chiesa di san Giorgio.

22 L'ingresso della chiesa di SanGiorgio.

23 Interno della chiesa di San Giorgio.

24 Ingresso della chiesa

25 Lapide di Leodegar nella chiesa di san Giorgio

26 NON CURANDOSI DELLE SICUREZZE DELLA VITA QUI SPEZZO' I VARI IDOLI PAGANI MUTO' CON LA FEDE I RITI DI CHI ERA IN ERRORE DONANDO AI PELLEGRINI BISOGNOSI IL SUO CIBO OGNI ANNO TIRANDO A SORTE DISTRIBUI' LE DECIME FONDO' L'OSPIZIO DI SAN BENEDETTO PROTETTORE CRISTO COSTRUI' LA CHIESA DI SAN MARTINO CON ANIMO PIO VOLLE QUI ESSER SEPOLTO OFFRI' LE RISORSE DI TUTTE LE SUE MESSE IL SUO CORPO E' DATO ALLA TERRA L'ANIMA PENETRA NEI CIELI DODICI OLIMPIADI E UN PRIMO E UN SECONDO LUSTRO AGGIUNSE AI DUE CHE VISSE QUI

Secondo lo studioso Ubaldo Mazzini il personaggio sarebbe il vescovo Leodegar il cui nome sarebbe stato inciso piu' tardi nella parte alta dell'epigrafe e ora non e' piu' presente. Il personaggio era stato sepolto nella Pieve di Sorano e l'epigrafe tombale poi trasportata in questa chiesa romanica di San Giorgio di Filattiera. L'epitaffio ha uno svolgimento ternario: evidenzia l'impegno del personaggio nella religione della carita', nell'edificazione di luoghi di culto e di ospitalita', nei sentimenti che lo indussero a scegliere la Pieve di Sorano come luogo della sua sepoltura. L'Ospizio di San Benedetto e' forse quello di Montelungo e la chiesa di San Martino e' forse quella di Mulazzo. Mori' nel 752 a 68 anni (12 olimpiadi + lustri) nel quarto anno di Astolfo re longobardo: la datazione per olimpiadi autorizza l'ipotesi di una persona di origine greco-bizantina(forse un militare) e il riferimento a quattro lustri potrebbe indicare varie fasi di vita cristiana e missionaria di cui gli ultimi due lustri vissuti a Filattiera.

L'epitaffio e' il piu' antico reperto cristiano noto della Lunigiana

27 Sul lato nord della chiesa di San Giorgio si trovano i resti di una navata piu' stretta a cielo aperto, del secolo XV, demolita in un restauro dell'inizio del 1900.

28 Pare che questa chiesa fosse stata eretta dai Malaspina per le loro sepolture ed in seguito abbandonata. Caduta in forte degrado venne demolita. Al centro dell'abside la figura di un frate potrebbe rappresentare San Francesco che all'epoca era molto venerato in Lunigiana.

29 Casa sulla Sdrucciolo Carra'

30 Fine del Borgo di Santa Maria - Vecchia casa Zampetti

31 Portale della vecchia casa Zampetti

32 Particolare del portale

33 Borgo di Co' - Ca di Colleci

34 Borgo di Mezzo - Ca' di Cantinon

35 Borgo di Co' - Ca' di Colleci

36 Il Monte di Pieta' A Filattiera esisteva una pia istituzione e cioe' il Monte di Pieta', o Monte Frumentario, fondato da Marco Antonio Capizucca, mediante suo testamento del 16 maggio 1558 rogato da ser Luca di Antonio Malaspina pure di Filattiera, la cui amministrazione era affidata ai priori delle compagnie del S.S. Sacramento e della Beata vergine, i quali dovevano ogni anno, rendere i conti al padre Guardiano dei Frati di San Francesco di Villafranca; il Monte Frumentario venne soppresso nel 1784.

37 Ospitale di San Giacomo ( Ca' d'l Caplan) Sulla parete la croce dei Templari

38 La Via Francigena, la strada piu' importante per i pellegrini e mercanti che portava a Roma, attraversava interamente la Lunigiana. Conseguenza fu la nascita di numerosi edifici per l'accoglienza ai viandanti: ospedali, spedali o ospitali. A Filattiera sorse l'ospedale di San Giacomo. Si parla anche della costruzione dello xenodochio di San Benedetto di Montelungo fondato, pare, dal vescovo Leodegar. Un bel marmo sopra la chiave di volta dell' ospdale rappresenta San Giacomo da Compostela in veste di pellegrino con la conchiglia appesa al collo.

39 Borgo di Mezzo - Ca' di Luchin

40 41 Borgo di Mezzo- Ca' d' Letino

42 La Casa Torre

43 Scorcio d'l Sorchet d' Barcel

44 Borgo Santa Maria - La porta murata di una bottega

45 L' sorchet d'la Richeta

46 Ca' di Barcei

47 Borgo di Santa Maria

48 Giardino di Casa Zampetti

49 Borgo di Co' - Ca' d'l' Stagnin

50 Portale sullo Sdrucciolo Carra'

51 52 Borgo di Santa Maria - La Canonga

53 54 55 Borgo di Santa Maria -Sorchet d' Barcel

56 Borgo di Santa Maria - Ca' di Pasquai

57 Casa dei Giuliani - Il vecchio asilo

58 Borgo Santa Maria - Portale dei Giuliani

59 Borgo di Santa Maria - Palazzo dei Giuliani

60 Casa natale di Pietro Francesco Ferrari. Nato a Filattiera il 28 maggio1874 morto il 1 febbraio 1945. Laureato in medicina si arruolo' volontario nella guerra italo-austriaca. Ritornato a Filattiera vi svolse la professione di medico condotto.Fu medico, agricoltore, storico e novelliere.

61 Un tipico Sorchet

62 Ingresso di Palazzo Ferrari

63 Borgo Santa Maria - Ingresso palazzo Giuliani

64 Borgo Santa Maria - Ingresso palazzo Quattrone, detto anche dei pattona

65 Gia' palazzo Malaspina ora casa Coleci

66 Bargo Santa Maria

67 La chiesa di Santa Maria nel borgo. Dapprima cappella gentilizia dei Malaspina, in seguito divenne la parrocchiale di Filattiera.

68 La navata centrale della chiesa.

69 La volta affrescata

70 Gli splendidi lampadari di Murano del primo settecento

71 Una Via Crucis in terracotta

72 L'elegante acquasantiera pare sia provenuta dall'antica Pieve di Sorano

73 Madonna del S. Rosartio, secentesca, e' molto venerata dai parrocchiani.

74 Questo affresco dei primi del 1400 era affisso nella parete destra della chiesa di San Giorgio.

75 Un bel marmo del XV secolo rappresenta la Madonna Immacolata

76 San Giacomo Apostolo, coevo dell'Immacolata, e' rappresentato con eleganti panneggi marmorei.

77 Fonte battesimale datato 1605

78 L'antica campana coeva del fonte battesimale

79 Poetale di palazzo Zampetti

80 Santo Stefano, il primo martire della cristianita'.

81 Androne di palazzo Zampetti; la famiglia molto antica e molto ricca, possedeva sedici poderi e molti contadini a mezzadria.

82 83 L'immacolata

84 Figura apparentemente diabolica posta sopra ad una fontana

85 Questo in nuovo ingresso del paese di Filattiera dopo che i Malaspina edificarono il secondo castello dalla parte opposta di quello chiamato anche " di san Giorgio". Circondato da mura a da un fossato, munito di due piccole torri merlate, divenne la nuova residenza della famiglia marchionale dalla quale discesero buona parte dei Malspina dello " Spino Fiorito".

86 Torre campanaria e paese visto dalla pianura

87 La piazza principale del paese e l'ingresso principale del castello.

88 Il giardino del castello

89 Portale esterno del castello...

90 ...e torri merlate.

91 92 Lo stemma dei Malaspina dello SPINO FIORITO

93 La torre d'ingresso

94 Il cancello della corte d'ingresso

95 Stemmi affissi nella corte

96 97 Portale nord del castello

98 Portale nord e vista sul giardino

99 Mura esterne del castello

100 Cancello del giardino

101 Cancello verso il borgo Santa Maria

102 Stemma malaspiniano

103 Il castello dal lato del giardino

104 105 106 Il torrione centrale del castello

107 Elegante bifora verso il borgo di Santa Maria

108 Stemma malaspiniano dello Spino Fiorito. Nella divisione dei feudi malaspiniani posseduti nella Lunigiana propriamente detta, il territorio venne diviso in due ben distinte zone d'influenza; vennero cosi' a distinguersi altrettanti rami della casata Malaspina, i quali avevano scelto come limite di demarcazione dei loro possedimenti il letto del fiume Magra.Dopo la spartizione, i beni malaspiniani alla destra vennero divisi in Spino Secco e alla sinistra Spino Fiorito. Il simbolo dei Malaspina, riportato nella figura tradizionale e' rappresentato daun tronco centrale da cui si dipartono in modo alternato due rami a destra e tre a sinistra. Lo scudo soprastante vede inserito il leone bianco rampante concesso, come dice il Branchi in "Storia della Lunigiana Feudale", da Luigi IX a Corrado, capostipite del casato Malaspina dello spino secco quale riconoscimento degli aiuti da quest'ultimo prestati al re di Francia nella spedizione in terra d'Egitto al tempo delle Crociate (1248-54).

109 Altra bifora del salone superiore

110 Lo stemma soprastante apparteneva in antico ai Visconti. D'argento alla biscia ondeggiante in palo e coronata d'oro, ingoiante un moro. ( nel 1395 Milano adotto' in proprio lo stemma visconteo). Quando l'ultima dei Visconti, Bianca Maria sposo' il givane Francesco Sforza, la prima casata trasmise alla seconda il diritto di successione sul ducato, e la nuova dinastia adotto' lo stesso stemma dell'inquartato ducale visconteo. Il biscione dei Visconti non era semplicemente un vezzo araldico ma un vanto di antica signoria.

111 Il fossato del castello

112 113 114 Stemma gentilizio sopra e dello Spino Fiorito sotto

115 116 117 118 119 120 121 Ampie sale voltate nei sotterranei del castello

122 123 Armi e torce ci ricordano il passato

124 125 126 Complicati ed oscuri meandri...

127 128 ...saloni voltati e porte chiodate...

129 130 ...oscure segrete e ferrigne armature...

131 ...infine il portonedi accesso alla parte privata del castello.

132 La terrazza del torrione.

133 La Pieve si trova su una antica area di culto nella valle superione della Magra e lungo l'antico percorso della via Francigena. Qui si sviluppo' nel primo secolo a.C. una fattoria romana, un antico edificio da difesa oggi scomparso, il Kastron Soreon. La pieve venne citata dall'Arcivescovo Sigerico di Canterbury nel suo viaggio verso Roma alla fine del X secolo All'interno si conservava la lapide di Leodegar, vescovo e fautore della cristianizzazione della Lunigiana, oggi conservata nella chiesa di San Giorgio all'interno del paese. La poderosa torre che l'affianca non e' una torre campanaria, infatti quella, a vela, e' visibile sulla parte posteriore della Pieve.Il torrione che sovrasta la torre, di chiara origine romanica, e' stata eretta a difesa e avvistamente in un periodo posteriore alla costruzione della Pieve. Nelle pagine successive alla Pieve di Sorano sono riportate le fotografie delle chiese che furono succedanee di questa. Il loro numero testimonia l'importanza di questa splendida basilica.

134 La Pieve di Sorano e le sue absidi

135 La Pieve, in grave degrado e a cielo scoperto, venne restaurata in occasione del grande giubileo del 2000. La facciata mostra i segni del degrado e del rifacimento.

136 L'interno a tre navate mostra ripetuti rifacimenti e restauri.

137 La Pieve di Sorano e' dedicata a Santo Stefano il primo martire della cristianita'

138 139 La luce del tramonto illumina la paretecol piccolo demone

140 Ignoto il significato di questo piccolo demone che espone i genitali

141 142 Le absidi e il campanile a vela

143 144 Una testina apotropaica si sporge a guardia dei morti

145 Pieve di San Lorenzo di Gragnana E' stata eretta poco distante da Malgrate dove un tempo sorgeva l'antico castello di Gragnana oggi totalmente distrutto.

146 E' un piccolo edificio in stile romanico circondato dal cimitero. Ha una sola navata, un portale in arenaria ed e' costruito con bozze bianche di calcare.

147 Chiesa di San Pietro Apostolo di Corlaga. La chiesa di San Pietro Apostolo si trova al centro del paese e la sua costruzione risaleal XVI secolo.

148 L'attuale chiesa venne costruita sulle fondamenta di una primitiva. Nel XIII secolo era succedanea della Pieve di Sorano di Filattiera. Nel 1450 passo' sotto la chiesa di Bagnone.

149 Pieve di San Martino di Mulazzo. La prima menzione di questa chiesa che apparteneva all'antica Pieve di Sorano - Filattiera risale al 1296 ma alcuni elementi architettonici inducono a ritenere che sia stata fondata assai prima.

150 La facciata e' frutto di rimaneggiamenti cinquecenteschi, mentre la zona absidale appare meglio conservata. Ebbe funzioni parrocchiali fino agli inizi del XVII secolo.

151 L'Oratorio di San Giacomo Maggiore di Biglio

152 153 Chiesa di San Martino di Cavallana

154 Il campanile della chiesa sembra non essere stato rimaneggiato per cui mostra la sua antica bellezza sul borgo..

155 Chiesa di San Michele di Gigliana. Pare che un frammento di statua stele di stile arcaico sia stata murata nel 1779 nel campanile della chiesa.

156 Epigrafe alla base della torre A D-- TURRI --TEMPLO-- POPULO IN --PT-- HOC ANNO 1779 RECTOR RICCI REGENS PAPIBUS IN-----PARENS

157 Chiesa di San Lorenzo di Malgrate. Attorno al 1641 il marchese Giovan Battista Ariberti fece erigere la chiesa.

158 All'interno della chiesa si trova il sarcfago del marchese Bartolomeo Arberti di Cremona signore di Malgrate e Filetto.

159 Chiesa parrocchiale di San Gimignano di Irola.

160 La chiesa si trova a Irola di Sopra alla sommita' del borgo.

161 Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Filetto. Da notare il campanile costruito all'interno della vecchia chiesa.

162 Campanile della vecchia chiesa di Filetto

163 Chiesa di San Pancrazio di Vignola sotto: particolare dell'ingresso laterale della chiesa ( ingresso per gli uomini) Alle due estremita' l'i ncisione di una S ( San ) e di una P ( Pancrazio)

164 Nella chiesa si conserva una collezione di Pipin.

165 Pieve di San Cassiano di Urceola o di Saliceto

166 Questa Pieve affonda le sue radici nel primo millennio. Citata per la prima volta in un editto del 981, nel quale l'imperatore Ottone ordinava la fine delle oppressioni contro la chiesa di Luni. La Pieve esercitava un'ampia giurisdizione sull'alta valle del Gordana e della Magra.L'impianto originario e' stato devastato da molteplici ristrutturazioni.

167 Pieve di San Maurizio di Mocrone. di stile romanico, la chiesa si trova su una collina a poca distanza dal borgo di Mocrone. La copertura muraria esterna e' a bozze di colombino, l'interno e' a una navata. Si trova documentata dal 1296-97 nelle decime bonifaciane come dipendente dalla Pieve di Sorano.

168 Questa epigrafe, murata sul fianco destro della Pieve riporta il nome di Bonaventura Pistophilus. (morto e sepolto a Ferrara nel 1533 in San Paolo)

169 170 Chiesa di San Giorgio della Rocca Sigillina

171 Antica foto della Pieve di San Martino di Castevoli. La Pieve di San Martino di Castevoli si presenta con un bel campanile a vela in pietra arenaria, rinforzato da un grosso arco a sperone, a pochi metri da una maesta' che raffigura il Santo nell'atto di tagliare il suo mantello. Oggi la chiesa ci appare comedopo la ristrutturazione del XV secolo ma le sue origini sono piu' lontane; pare sia stata fondata nell'VIII secolo da Leodegar, vescovo longobardo la cui lapide e' conservata nella chiesa di San Giorgio a Filattiera. La sua prima documentazione scritta risale all'anno 998.

172 HOSPITALE DE CAPRIA

Vicino alla stazione di Scorcetoli, sulla strada nazionale, in un suggestivo bosco di castagni tra la strada e la Magra, sorge una umile e solitaria chiesa abbandonata: santa Maddalena. Dimenticata dagli uomini ha la sua storia, anzi e' importante poiche' e' l'unica chiesa della zona intitolata a Santa Maddalena. ( culto della quale, portato dalla Provenza, si diffuse in Liguria nel secolo XII) L'attuale chiesa non e'pero' la primitiva; l'altra invece sorgeva un po' piu' lontano, sulla riva destra della Capria, vicino al ponte dell'antica strada romana, la quale, nel tratto tra Scorcetoli e Migliarina, segiuva un percorso piu' a monte dell'attuale strada nazionale, attraversando i due abitati. E' pero' da notare che nel tratto fraSanta Giustina e Scorcetoli, e prima di toccare questo luogo, la strada romana doveva seguire in antico un percorso piu' vicino alla Magra di quello attualedella strada nazionale. Viceversa tra Magra e Sorcetoli e fino alla Capria, il percorso venne avvicinato (come attualmente) alla Magra in modo da lasciare sulla sinistra Scorcetoli e da attraversare direttamente la localita' detta Zago, con interruzione della strada come si verifico' anche nel 1519, secodo quanto si rileva dai Libri dei Consigli di . Alla chiesa era annesso un ospedale per pellegrini, " HOSPITALE DE CAPRIA" ancora ricordato nell'estimo delle chiese dalla Diocesi di Luni del 1470-71. Ma a causa delle scarse rendite, gia' nel 1453, la chiesa con l'ospedale veniva unita alla chiesa di Sant'Andrea di Scorcetoli; di entrambe fu investito Matteo da Pontremoli, vescovo di Tane. La chiesa e l'ospedale di Santa Maddalena, insieme col ponte sulla Capria, vennero asportati da una piena nel 1517. La chiesa venne ricostruita nel 1600 e il vecchio ponte fu rifatto nel 1765 su otto grandi arcate. Gravemente danneggiato nel 1852 venne ricostruito un po' piu' a valle ed e' quello ora a sua volta abbandonato che sta a monte del ponte della ferrovia.

173 L'autrice ringrazia per la sua cortesia Liliana Leoncini. Un sentito ringraziamento al signor Nando Quattrone per la sua importante e fattiva collaborazione alla stesura delle notizie del Borgo di Virgoletta.

174 Note dell’autrice

La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all’autrice che, originaria di quella terra, ha conservato nel cuore e nella memoria i luoghi e le semplici storie delle persone che l’hanno abitata;. alcune di queste conosciute di persona ed in altri casi rivissute nei racconti della nonna o dei vecchi del paese. Le vecchie filastrocche ascoltate nell’infanzia, le antiche storie di folletti e diavoli, di cui il piu’ curioso era il Buffardel, sono rimaste in lei come immagini di un tempo ormai scomparso. Sente quindi la necessita’ di ricreare in parte quel mondo e farne rivivere il ricordo per coloro che non l’hanno conosciuto e perche’ non se ne perda la memoria. I racconti e le fotografie le hanno consentito di descrivere quel tempo e ricrearlo con le immagini dei piccoli borghi disabitati e spesso abbandonati, degli sperduti agglomerati di casolari non ancora raggiunti dal progresso. Queste migliaia di fotografie, accuratamente classificate e divise in un ordinato archivio, sono state riprese e ripulite, con tecniche moderne, per poter illustrare, divise paese per paese, tutta la Lunigiana a cominciare dalla destra della Magra. Le immagini ci mostrano una terra verde di boschi e sullo sfondo le rovine di grandi costruzioni spesso dirute da intemperie e rovi; pendii sui quali ruderi di antichi monasteri sembrano riecheggiare solitudini di silenzi e preghiera; colline e dorsi selvosi dove un rosario di solitarie pievi testimonia ancora la devozione della gente di Lunigiana; stretti borghi dai vicoli anulari, spesso bui e ventosi; piccole case costruite con pesanti pietre cementate dall’umile sudore dell’uomo. L’autrice vuol anche ricordare che le centinaia tra castelli, torri e castellari che ancora allungano la loro ombra con la fierezza della loro origine e del loro passato sono un segno tangibile di una terra povera di mezzi ma ricca di storia.

175 Bibliografia

E. Branchi - Storia della Lunigiana Feudale G. Pellegrinetti -Cronaca e Storia della Val di Magra. L.A.Antiga" Studi e ricerche sull'alta Lunigiana. Pietro Ferrari- Studi e ricerche di Storia Lunigianese.

176 Stemma lapideo malspiniano - Verona

177 178