NOBILTÀ E CHIESE NEL MEDIOEVO E Altri Saggi
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NOBILTÀ E CHIESE NEL MEDIOEVO e altri saggi Scritti in onore di GERD G. TELLENBACH a cura di C. VIOLANTE ]OUVENCE MARIO NOBILI FORMARSI E DEFINIRSI DEI NOMI DI FAMIGLIA NELLE STIRPI MARCHIONALI DELL'ITALIA CENTRO-SETTENTRIONALE: IL CASO DEGLI OBERTENGHI Il collettivo Obertenghi viene comunemente usato nella letteratura storio- grafica italiana per designare i dicendenti di Oberto I - marchese della marca cosiddetta della «Liguria orientale» e conte del Sacro Palazzo con Berengario II ed Ottone I, attestato come vivente fra il 945 ed il 972 -, considerato come capostipite, fino alla VII generazione (primo quarto del secolo XII) l. È opportuno subito notare che sfogliare i documenti del periodo alla ricerca del termine è fatica vana. Iltermine infatti è una creazione erudita dei genealogi- sti del secolo XIX 2. Probabilmente esso fu esemplato - in conformità e ad imitazione di collettivi designanti stirpi regie e nobiliari notissime (ad esempio, Merovingi, Carolingi ecc.) - sull'aggettivo obertingus: aggettivo ilcui uso è atte- stato nella documentazione del secolo XI per indicare luoghi o beni o complessi di beni della famiglia ubicati in Toscana (contee di Pisa, Lucca, Volterra e Arez- zo), o anche, nella espressione Terra abertinga, l'intero complesso dei beni posse- duti dalla famiglia nella regione 3. Non fu dunque in uso - o almeno la documentazione giunta fino a noi non ne ha lasciato traccia - un termine, trasmissibile di generazione in genera- zione, che valesse per tutti gli appartenenti alla fascia genealogica che siamo soli- ti definire come Obertenghi: vale a dire un cognome. 1 Cfr. la tavola genealogica. In essa compaiono tutti gli obertenghi maschi che al- lo stato attuale delle ricerche sono stati identificati. 2 U terrnine non si trova, ad esempio, in L.A. MURATORI,che nel primo volume delle sue Antichità estensi (Modena 1717), ha offerto la trattazione più sistematica ed esauriente dei discendenti di Oberto I.U termine Obertenghi è entrato nella letteratura storiografica nel corso dell'Ottocento; ed è stato imposto ed ufficializzato, per cosi dire, soprattutto dall'opera di C. Desimoni (Sulle marche d'Italia e sulla loro diramazione in marchesati, in «Alti della Società figure di Storia Patria», 28, 1891, pp. 1-338). Nella storio- grafia tedesca che, a partire da G.G. Leibniz, ha coltivato parallelamente a qùella italia- na lo studio sulla grande famiglia, il termine utilizzato per designare la discendenza di Oberto I, almeno fino alla V o VI generazione, è quello di Otbertiner. (Cfr., ad esempio, H. BRESSLAU,Das haus der Otbertiner oder Estenser, in Jahrbücher das Deutschen Reichs unter Konrad II, Berlin 1879, pp. 414-430). J Cfr. M. NOBILI,La tetra «ubertenga» aretina, in Arezzo ed il suo territorio nell'Al- . lo Medioevo, Calosci-Cortona 1986, pp. 118-119, nota 30. 77 Mario Nobili Solo a partire dalla settima generazione si afferma e si diffonde l'uso - di cui già nella generazione precedente si erano manifestati sparsi e timidi accen- ni - del soprannome: soprannome che si affianca al nome di ogni singola perso- ne e che ben presto, talvolta nel giro di una generazione, si fissa in cognome; giacché esso viene trasmesso, quasi per cosl dire in eredità, dal padre a tutti i suoi figli. Tale fenomeno si verificò a livello delle generazioni che vissero nella prima metà del secolo XII. Fu allora che i vari rami usciti dal gran ceppo obertengo, identificatisi del tutto gli uni di fronte agli altri, si organizzarono come casati autonomi (domus); ciascuno dotato di un proprio sistema di signorie, dislocate in zone di loro prevalente influenza, e ciascuno tendente a strutturarsi dinastica- mente: donde anche la fissazione del nome di famiglia o cognome: Malaspina, Estensi, Pelavicino, Marchesi di Gavi, Marchesi di Massa-Corsica, Marchesi di Parodi 4. 2. Già queste elementari constatazioni e rilevamenti possono introdurre tutta una serie di domande nella cui stessa formulazione e nelle strategie di ricer- ca cui possono dar luogo quasi si distilla il travaglio di sperimentazione più origi- nale di buona parte della medioevistica europea di questi ultimi decenni 5. Se infatti ci proviamo, ad esempio, a ricercare e descrivere i presupposti e le ragioni dei fenomeni che sopra abbiamo registrato: e cioè della assenza fino ad un certo momento di un nome di famiglia e da un certo momento in poi del suo fissarsi, e delle modalità del suo formarsi, ecco che noi non possiamo fare a meno di imbatterci nelle questioni della struttura della fàmiglia e della parente-- la, della coscienza che singoli e gruppi familiari e parentali hanno di loro stessi e del proprio passato, e della evoluzione e modificazione che tale coscienza e me- moria e strutture hanno subito nel periodo considerato: periodo da questo punto di vista estremamente significativo nella storia della aristocrazia europea, come da tempo hanno mostrato gli studi di Geni Tellenbach, Karl Schmid, Karl Ferdì- nand Werner, Georges Duby, l.eopold Genicot, Cinzio Violante, tanto per citare . gli storici più eminenti 6. 4 Su ciò vedi da ultimo M. NOBIU, L'evoluzione delle dominazioni marcbionali in relazione alla dissoluzione delle circoscrizioni marchionali e comitali ed allo sviluppo della politica territoriale dei comuni cittadini nell'Italia centro-settentrionale (secoli XI e XIl), in La Cristianità dei secoli XI e XII in Occidente: coscienza e strutture di una società, (Atti della ottava Settimana internazionale di studio Mendola, 30 giugno-5 luglio 1980), Mi- lano 1983, pp. 235-258. , Per un sintetico quadro d'insieme problematico e bibliografico si vedano, ad esempio, la rassegna di A. GUEIlREAU-JALABERr, Sur /es structures de parenti dans l'Euro- pe médiévale, in Anna/es E.S.C., (1981),2, pp. 1028-1049; ed iIlibro di J. GOODY, Fami- glia e matrimonio in Europa. (Origine e sviluppo dei modelli familiari dell'Occidente), Mi- lano 1984. 6 Numerosi sono ormai i contributi che i singoli autori sopracitati hanno dedicato all'argomento. Per una messa punto sintetica, metodologica e storiografica, si consideri i1libro Familie et parenti dans J'Occident médiéval. (ktes,du colloques de Paris - 6, 7, 8 Juin 1974 - organisé,par l'Ecole Pratique des Hautes Etudes en collaboration auec le Collège de France et l'Ecole Française de Rome), Rome 1977. 78 Übcrtengbi Ora è a proposito di tali questioni - la terminologia stessa ci avverte _ ehe, forse più che in altri settori, l'attuale medioevistica si pone a confronto con i metodi di altre scienze umane, come l'antropologia e la linguistica. Non è infatti azzardato dire che, per certi versi, i medievisti impegnati in tal genere di ricerche a quelle discipline si sono rivolti, se non proprio per mutua- re, certo per trarre ispirazione nel forgiare gli strumenti necessari a descrivere la realtà familiari e parentali della aristocrazia del periodo, a capirne la disloca- zione all'interno della società nel suo complesso e infine a coglierne il modo di essere e le trasformazioni all'interno della società stessa e nel nesso con le strut- ture economiche, sociali e politiche e culturali 7. All'interno di tali preoccupazioni metodologiche e storiografiche si muove - almeno nelle intenzioni - questa ricerca. La struttura della famiglia e della parentela, lo strutturarsi dinastico, la coscienza parentale e familiare di una delle maggiori stirpi marchionali della italia centro-settentrionale - quale è quella de- gli Obertenghi - sono infatti alcuni dei temi che cercherò di affrontare, magari soltanto sfiorandoli, nel trattare l'argomento che fornisce il titolo a questo ar- ticolo. 3. Come oggetto di base dell'indagine può essere assunto iltesto costituito dalla genealogia degli Obertenghi: vale a dire l'insieme dei nomi, doppi nomi, nomi più soprannomi portatidai dicendenti di Oberto Inel corso delle sette ge- nerazioni considerate. Si tratterà di individuare e .descrivere i criteri o le. regole in base Il cui nomi, doppi nomi, soprannomi si distribuiscono fra i membri delle varie generazioni, e in base a cui variano o meno da una generazione all'altra, e poi di cercare di cogliere ilsignificato di tale sistema di distribuzione, delle in- varianze, varianze ed innovazioni: di spiegare cioè il significato del testo rappor- tandone la superficie alle cosidette strutture profonde che presiedono alla suaco- stituzione 8. Ho parlato di testo: non a caso; ma forse, a prima vista, non propriamente. Si tratta infatti di un testo molto speciale, sulle cui peculiarità è opportuno spen- dere qualche parola. Georges Duby ha, da tempo, distinto opportunamente due tipi di genealo- gie: quelle ricostruite dagli eruditi e dagli storici, e quelle stilate dai contempora- nei, che sono il prodotto diretto dell'ambiente che noi vogliamo studiare 9. $010 a proposito delle genealogie di quest'ultimo tipo, che éi offrono l'immagine che all'interno dei gruppi aristocratici in un certo momento si aveva della parentela 1 Interessanti osservazioni metodoligiche ed anche spunti di 'ricerca appropriati al . periodo è all'argomentcrdi cui ci occupiamo in C. UVI-STRAUSS, Histoire et Ethnologie, in «Annales E.S.c.» 38 (1983), pp. 1217-1231. 8 L'eventuale lettore non particolarmente versato in semiotica non si infastidisca per l'uso di questa terminologia tecnicizzata. In effetti mi avvalgo, seppur in modo rudi- mentale, della nozione di «testo» quale è formulata dalla moderna semiotica, in partico- lare quella sovietica. (Cfr., ad esempio, V. IVANov,J.M. LorMAN,A.M. PJATIGORSKIJ, Topo. ROV, B.A. USPENSKIJ, Tesi sullo studio semiotico della cultura, Parma 1980). 9 G. DUBY, Structures de parenté et noblesse dans la France du Nord au Xltet XIIt siècles, in Hommes et structures du Moyen Age, Paris-Le Haye 1973, pp. 267-285. 79 J Mario Nobili e della ascendenza, è possibile parlare di testo genealogico: testo che è prodotto individuale o collettivo di un dato ambiente culturale, che ha proprie regole e criteri di costruzione, che ha scopi e funzioni, è destinato ad un certo pubblico ed ha una sua committenza.