MEMORIE di

di ADRIANA G. HOLLETT

Fosdinovo e il suo castello a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra.

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...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII

3 4 Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di , Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di ).

6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti.

7 An outline of the history of the Lunigiana Region

In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of . Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s

8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona- Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the . Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule.

10 Fosdinovo

Fosdinovo, in antico Fosdenovum, sembra che fosse nei primi tempi compreso nell'ambito di quella parte di Lunigiana che, indipendentemente dall'acquisto fattone dagli Estensi nel 1200, appartenne ai Malaspina e che costoro poco dopo lo cedessero in feudo con riservo dell'alto dominio a Cattanei o Vicedomini, che si chiamarono Nobili di Fosdinovo. Nell'anno 1202 Bernardino, Gaforino e Guglielmo figli di Atto dei Nobili di Fosdinovo, fecero costruire nel borgo una casa detta il Montale per uso dei Consoli e del Comune; contemporaneamente i Marchesi Alberto, Guglielmo e Corrado Malaspina consentirono la vendita della meta' delle terre ricevute dagli Estensi al Vescovo di Luni e fecero giurare l'osservana di questa promessa ai Nobili ( o Militi) ed ai Consoli di . Non si conosce l'anno in cui detti Nobili divennero subfeudatari dei Malaspina e neppure come governassero queste terre.

11 Esiste un documento del 1231 rogato nel castello di dal notaio Boncontro che regolamento' le questioni relative alle discordie circa il possesso del castello di Monte Giovanni. Si stabili' che questo castello fosse diviso a meta' tra il Vescovo e i Nobili di Erberia nella persona di Pietro fu Bernardino di Fosdinovo Saladino e il fratello Guglielmo assieme ai nipoti Rocchesano e Giovanni. Questi subfeudatari ebbero sempre da temere di tutte le circostanti nascenti Repubbliche che, assieme ai Malaspina tentavano di ingrandire i loro territori. Avvenne che a difesa dei loro possedimenti, Saladino, Gualtierotto, Farinata e Zuccano stipularono un atto, nel 1269, con i Marchesi Isnardo e Alberto di Opizone Malaspina di Villafranca con la promessa di vendere loro la casa del Montale chiamata anche "delle Torricelle" e che in definitiva era la Rocca di Fosdinovo. Malgrado cio' nel 1303 i Lucchesi occuparono la Rocca e la mantennero per molti anni sino a che Azone Malaspina, la recupero' con le armi. Di tutti questi Nobili detti di Fosdinovo che ebbero dominio sulla Rocca potremmo dividerli in tre famiglie: Nobili di Fosdinovo discendenti da Guferio, Nobili Bianchi d' Erberia e Nobili di Buttafava. Nel 1340 tutte queste famiglie, venute meno le ricchezze che possedevano vendettero le loro proprieta', nel nome di Fajtino e Bernochino, a Spinetta il grande al quale dovevano compensare un debito di 500 fiorini d'oro. Con Fosdinovo cedettero anche Tendola e Zuccano assieme alle terre, distretti e giurisdizione. Per parlare della figura di uno dei piu' importanti Malaspina legato a queste terre, occorre introdurre il personaggio di Spinetta detto il grande. Era figlio di Gabriele d'Isnardo della Verrucola; scelse Fosdinovo quale sua residenza, visse, vi fece il suo ultimo testamento e vi mori'nel 1352.Poiche' Spinetta non ebbe discendenti maschi legittimi, le sue prprieta' pervennero ai nipoti figli di Azolino,Galeotto, Gabriele e Guglielmo. Gabriele si dedico' alla carriera ecclesiastica, Guglielmo il secondogenito sposando Giovanna Nogarola di Verona lascio'tre figli legittimi Jacopo Antonio eTaddea; Galeotto il terzogenito, giudice illustre del Collegio della citta' di Verona, sposo' Argentina Grimaldi vedova del marchese Morello Malaspina di Giovagallo. Lascio' tre figli minori: Gabriele, Spinetta e Leonardo sotto la tutela della madre. Alla sua morte gli venne eretto un mausoleo marmoreo nella chiesa parrocchiale di San Remigio dove ancora oggi si puo' ammirare. Iscrizioni delle sue lodi lo qualificano quale uomo intelligente, il piu' savio, il piu' prudente, il piu' pio e il piu' giusto uomo del mondo. la chiusa dice:" Iustitia porto, chel modo rege; se Justitia non fosse, il mondo no' regerebbe" Alla morte del primogenito Gabriele, a Spinetta vennero assegnati:Fosdinovo, Zuccano, Pompilio, Tendola, Cella, Marciaso, Villa di Bardine Inferiore e Cecina, i diritti di Castelnuovo, Vallecchia, Gorasco e Bibola. A Leonardo Castel dell'Aquila, Viano, Tenerano, Isolano, Monzone, Vinca, Equi,

12 Ajola, Monte dei Bianchi, Ugliano, Montefiore, Argigliano. Codiponte di Cassano, Gragnola, Cortile,Prato Alebbio, Sercognano, Colognole, Migliarina e i beni posti nel territorio di Massa e Nel 1443, mancato Galeotto senza eredi maschi i suoi possedimenti si riunoirono con quelli del vecchio fratello Leonardo. E di secolo in secolo per generazioni si susseguirono i Malaspina al governo del feudo. Anticamente Fosdinovo ebbe uno Statuto o Costituzioni che in seguito andarono, non si sa bene come, perdute o per i variati bisogni o per costumi in disuso. Li fece compilare il Marchese Andrea nel 1577, li divise in quattro parti e in molti capitoli che contenevano disposizioni diverse sui Municipi, Polizia e Criminalita' ed erano applicati in tutto il feudo. Ogni Comune era autonomo e aveva un Console, Consiglieri e Camerlenghi.Questi erano eletti dal marchese ed essi eleggevano gli ufficiali subalterni. Questi ultimi erano ufficiali che riscuotevano le tasse.le quali erano imposte per due terzi sulle terre e uno sui Fuochi.L'aggregato dei Comuni del feudo costituiva il Parlamento Generale. Gli stimatori stimavano i danni e i terminatori stabilivano i confini. Tre Buoni Uomini rivedevano le differenze gia' giuducate. I soprastanti alle vie vegliavano che fossero mantenute e multavano i contravventori, i soprastanti alle vettovaglie in presenza del marchese,stabilivano i prezzi giusti dei grani, delle biade e del vino. Quando il pane non fosse stato di buona qualita' lo si doveva tagliare in pezzi e distribuire ai poveri. Era obbligatorio la sigillazione della botte e i marchi delle misure, cioe' il boccale e la mezzetta. I beccai venivano sorvegliati perche' tenessero i macelli provvisti di carni salubri e presentare le bestie prima di macellarle. I riveditori degli orti sorvegliavano affinche' ogni famiglia che aveva terra facesse orto con cavoli, porri e cipolle.C'erano poi i Consortieri, gli Spedalieri e gli Operai della Chiesa.Per la Magistratura vi erano nel feudo un Auditore e un Podesta'; il primo era consultore legale del marchese e giudice d'appello nelle cause civili, il secondo era eletto dal marchese, stava in carica un anno e doveva amministrare la giustizia a tutti, forestieri e giurisdizionali. Dipendenti del Podesta' erano un Notaro e due aattuari, un Cavallaro o Messo e un Bargello per applicare le pene. Per le disposizioni di polizia si dovevano pagare i debiti in tre giorni, un mese prima dar notizie di feste e avvisare i confinanti della vendita di beni immobili. Per i criminali il Podesta' riceveva la denuncia, le faceva verificare al Notaro e il Bargello applicava le pene che potevano essere pecuniarie o afflittive.La multa si estendeva da 5 a 10 soldi,da lire 5 a 200 fino a 25 scudi, il carcere da uno a cinque giorni, l'esilio temporaneo o perpetuo. La corda, la berlina e la frusta sino alla morte per via di forca, decapitazione o fuoco.

13 Le pene erano di diverso grado: la galera per uso di armi da fuoco, l'omicidio con la morte, l'assassinio con morte piu' crudele, il furto a mano armata lire cento di giorno, duecento di notte; l'ingiuria ai genitori, se verbali, il reo veniva chiuso in fondo alla torre del castello per 15 giorni a pane e acqua, se reali col bando perpetuo. Le bestemmie la terza volta si punivano con la berlina e la lingua inchiodata per tre ore, la quarta con sette anni di galera.. Lo stupro violento si puniva con la decapitazione e la confisca dei beni che andavano alla stuprata. Tutte queste leggi vennero applicate fino al tempo dell'ultimo marchese Carlo Emanuele nel 1787 anno in cui la famiglia marchionale cesso' dopo quattro secoli e mezzo .Per parlare di Fosdinovo, del suo borgo e del suo castello in particolare diremo che e' situato sulla sommita' di un monte che si affaccia sul mare non molto lontano dalle rovine di Luni. Dalla sua Rocca e dal suo terrapieno si domina la strada della valle che da' accesso a tutta la provincia. Dalla sommita' si gode una delle piu' pittoresche prospettive che si possano immaginare: il mare con le sue isole fino alla Corsica e a Livorno, il corso del fiume Magra, il golfo della Spezia e i colli che lo racchiudono, i monti che dalla Spolverina scendono verso Aulla e Santo Stefano. Questo vasto feudo comprendeva innumerevoli borghi e loclita' quali Luni, Sarzana, Massa, Albiano, la Versilia, dal torrente Bardine all'Aulella a nord, e assieme a questi ebbe anche il possesso di molti castelli borghi e ville.

14 FOSDINOVO

Panorama.

15 lL strada che raggiunge il borgo ci mostra subito antichi possenti edifici.

16 Tra il verde si intravvede la grande mole del castello

17 18 Improvvisamente le torri e le mura .

19 Poderosa struttura con merli ghibellini

20 Torri merlate.

21 Il grande portale di ingresso al borgo.

22 Per il portale entriamo nel borgo passando davanti alla rampa di accesso al castello.

23 Il borgo ci accoglie con i suoi portali dagli architravi marmorei scolpiti e...

24 ... e dove il nome dei MALASPINA e' stato scalpellinato.

THEATRUM HOC CAROLUS EMANUEL malaspina RESTAURAVIT EX ORNAVIT AN: DOM: MDCCLXX

25 Lungo il borgo incontriamo scale che scendono o salgono.

26 27 28 29 30 31 Portali semplici o riccamente decorati.

32 Sull'architrave della finestra:"HOC Opus P. Fecit .....

33 M.A.B. 1771 Madonna di Loreto

34 il simbolo della Padania

35 36 37 38 Lo stemma sopra e' lo stesso dei due fartelli Corona sul piazzale dell'Oratorio dei Bianchi,

39 D.O.M. CATHERINA .... DICAVIT.

40 Innumerevoli maesta' ci accompagnano lungo il borgo.

41 Madonna del Santo Rosario

42 Madonna con Bambino e angeli musicanti

L'Annunciazione con Sant'Antonio e San Srancesco.

Due semplici Madonne con Bambino

43 44 Madonne col Bambino segnate dal tempo.

45 Oratorio della Compagnia dei Rossi.

46 Portale dell'Oratorio

47 La chiesa della Compagnia dei Rossi a navata unica, con diversi altari

48 49 Altari ricchi di decorazioni e sculture in marmo.

50 51 52 Sulla facciata di un palazzo che si apre sul sagrato dell' Oratorio della Compagnia dei Bianchi alcuni marmi scolpiti ritraggono un' Annunciazione, un San Giorgio e lo stemma della Repubblica di Genova (forse il ricordo di un Banco di San Giorgio) . La lapide elenca i nomi dei Fratelli Corona.

53 L'Oratorio della Compagnia dei Bianchi

L' Oratorio dei disciplinati Bianchi di Fosdinovo e' noto come il Santuario della Santissima Annunziata. Edificato nei primi anni del 500 e' oggetto di una devozione popolare molto sentita. All'interno e' custodita una statua lignea policroma della Vergine Annunziata che un tempo faceva pendent con un angelo anch'esso ligneo e policromo distrutto dal fuoco nel 1501

assieme a tutto il complesso della chiesa di San Remigio. La sua collocazione nl coro risale al 1629. Il susseguirsi imprevisto di eventi prodigiosi che venivano attribuiti alla statua,, come riferito nei " Documenti circa la miracolosa immagine di Nostra Donna" redatti nel 1628 dal notaio Laudibio Benettini notaio e Priore dalla Compagnia, la fecero rimuovere dove era stata accantonata e fatta collocare dove oggi la vediamo previo consenso del Marchese Jacopo Malaspina, signore locale al quale competeva presumibilmente l'antica proprieta' del gruppo. Si colloco' dunque con il coronamento scenografico di un' imponente edicola marmorea. La statua, di altezza naturale ( 150-44-53), e' stata realizzata in un unico massello.

54 A DEVOTO FAMULO TUO PASCALI MALASPINA FOSDENOVI MARCHIONE MARMORATUM TIBIQUE DICATUM OPUS RESPICE PROTEGE AC IN MARMORE QUAESUMUS SCRIBE O CLEMENS O PIA VIRGO MARIA A D MDC LXVI

55 Tutto il sagrato della chiesa nonche' la balaustra e tutta la facciata sono state rivestite in marmo bianco.

56 MARIA GRATIA PLENA

A. D. MDC III

57 L'altare con la Vergine lignea.

58 59 Grandi tele poste sugli altari.

60 La Sacra Famiglia.

61 62 Postale dlla chiesa di San Remigio

La chiesa di San Remigio venne edificata nel 13° secolo dal Vescovo di Luni mons. Buttafava e costruita a breve distanza dal castello nel centro del borgo. Nel 1684 sotto Carlo Francesco Malaspina venne ampliata e ristrutturata nell'aspetto attuale. All'interno della chiesa troviamo una statua di San Remigio del XIII° secolo in abiti vescovili e il monumento sepolcrale del Marchese Galeotto Malaspina in marrmo bianco, eretto nel 1367. Il monumento e' composto da un sarcofago, una statua del Marchese dormiente, in armi a grandezza naturale, accanto a Maria, al Cristo e i Santi Giovanni Battista, Antonio e Jacopo Apostolo, ovvero i Santi dei principali ordini cavallereschi del medioevo. Il sepolcro e' sovrastato da un'edicola con rosone poggiante su colonnine. La chiesa e' arricchita da cappelle laterali contenenti gli altari delle Confraternite e dei benefici parrocchiali. Gli altari furono realizzati fra la fine del XVII° secolo e i primi decenni del XVIII°. Infine troviamo il coro ligneo del XVIII° secolo e l'organo del Serassi del XVII°.

63 L'altare maggiore con la statua di San Remigio, patrono di Fosdinovo.

64 L'organo del XVII° secolo del Serassi.

65 66 67 La sacra Famiglia.

68 Le anime salvate dal Purgatorio.

69 70 71 72 73 74 75 76 Sepolcro del Marchese Galeotto Malaspina eretto nel 1367. Il monumento funebre, in marmo bianco, rappresenta nel dormiente il Marchese in armi. In alto a destra e sinistra le immagini di Maria e il Cristo. Nella predella i Santi Remigio, Pietro e Paolo, Sant'Antonio Abate e San Giovanni Battista. Sotto la predella i quattro evengelisti e ancora piu' in basso gli stemmi dei Malaspina ( scalpellinati dai giacobini).In alto sull'edicola a gattoni rampanti, lo Spirito Santo. Nell'iscrizione: " JUSTITIA PORTO, CHEL MONDO REGE; SE JUSTITIA NON FOSSE,IL MONDO NO' REGEREBBE"

77 La scala di accesso al portale del castello; dopo il 1400 venne difesa da una troniera. In alto sopra gli spalti dell'ingresso vi era la chiesa del castello ( demolita dai cannoneggiamenti dell'ultimo conflitto mondiale.

78 L'arme di Gabriele Malaspina danneggiata venne ricomposta sul portale d'ingresso.

79 La troniera venne posta a difesa dell'ingresso dopo l'invenzione delle armi da fuoco

80 Lo spino fiorito. Insegna che definiva un possedimento malaspiniano alla sinistra della Magra. Collocato nel vano, tamponato, che serviva da osservatorio per orientare la troniera.

81 Ingresso e cortile del castello.

82 Nel 1866 il castello venne riacquistato dal Marchese Carlo Torquato e alla di lui morte passo' in eredita' al fratello Alfonso. Senza eredi quest'ultimo lo lascio' al nipote Alessandro figlio della sorella Cristina.

83 Ad Alessandro succedette il figlio Carlo Filippo Torrigiani Malaspina. ( ne acquisi' beni e nome) Il Marchese Vieri Torrigiani Malaspina attuale proprietario si adopero' con passione alla manutenzione del castello

84 Attualmente Vanni e Pietro Torrigiani Malaspina mantengono la tradizione di uno dei piu' interessanti castelli malaspiniani.

85 Stemma di Gabriele III Malaspina Marchese di Fosdinovo ( 1508) Murato all'esterno dell'ingresso.

86 Stemma di Lorenzo Malaspina Marchese di Fosdinovo ( 1535) Murato nel cortile interno del castello.

87 GABRIEL MALESPINA FOSDENOVI MARCHIO HANC ARCE PENE OB VETUSTATEM DIRU TAM - A - FUN

Arme dello spino fiorito

L'iscrizione in alto, intera, composta da molti pezzi, era murata nel cortile del castello (lo dice il Branchi nella sua - Storia della Lunigiana feudale-) Ovvero fino alla fine dell'ottocento. Oggi di questa iscrizione e' rimasta la parte terminale.

88 DAMENTIS EREXI T MCCCCLXVIII

Arme del Marchese Gabriele Malaspina del feudo di Fosdinovo ( affissa in un cortile)

Oltre le due lapidi, (riprodotte sopra e nella pagina accanto) ne esistono molte altre ( andate perdute ?) che dovevano precedere quella della pagina precedente per completare la frase. Ma quali emblemi vi dovevano essere raffigurati per completare la serie di cui vediamo solo la fine?

89 Vasca marmorea nel giardino. Sul muro lo stemma di Lorenzo Malaspina 1535

90 Stemma dei Malaspina sulla chiave di volta.

G B Gagriele Malspina Marchese di Fosdinovo

91 LAURentiuS MALaspina MArchio FOSdenovi L M 1539 I A

LAUREnTIUS MALASPINA MARCHIO ET DomiNUS FOSDENOVI COnSTRUXIT CoENACULuM et PORTICUm AC MARMORE ORNAVIT 1529

92 J A Jacopo Malaspina Marchese di Massa ( l'aquila e' dei Duchi d'Este)

93 94 L'imponente cortile del castello.

95 96 97 98 99 100 101 Vedute dell'appennino.

102 103 Il grande salone

Il grande salone era stato affrescato con dipinti di tipo quattrocentesco che in seguito vennero distrutti dal governo estense. Nel 1882 il pittore fiorentino Gaetano Bianchi illustra nella crociera del soffitto lo stemma dei Bianchi D'Erberia, al centro quello dei Malaspina e nella terza crociera l'arme degli Scaligeri di Verona (a ricordo dell'aiuto e ospitalita' concessi a Spinetta il grande).

104 sulla parete di fondo:

Spinetta I "il grande" a cavallo con il castello merlato di Fosdinovo nello sfondo. Ai lati lo stemma dei Malaspina dello "spino fiorito"

105 Il monumento funebre di Ppinetta Malaspina "il grande", databile al 1435, venne fatto erigere nella chiesa di San Giovanni in Sacco a Verona dai suoi successori a scopo celebrativo; dopo alcuni spostamenti in Verona, il mausoleo venne smontato e nell'ottocento collocato nel museo Victoria & Albert di Londra. Nell'immagine (ottenuta fotografandola nel museo stesso - nella pagina di destra) possiamo vedere il monumento, realizzato in marmo,pietra e terracotta. La statua equestre del Marchese emerge tra i panneggi scostati da due figure. Sulla predella la Vergine col Figlio affiancata da statue in marmo raffiguranti il Battista, primo a destra e altri tre non riconoscibili.Il mausoleo "...venne probabilmente realizzato da Giovanni figlio del maestro Bigino scultore di origine fiorentina ( autore del San Procolo del 1392 e della tomba di Spinetta in san Giovanni in Sacco." A. Carli - Istoria della citta' di Verona sino all'anno MDXVII)

106 In un piccolissimo rettangolo marmoreo al lato sinistro della predella ( poco leggibile e oggi mancante) era possibile vedere un arme inquartato in cui il I e il IV rappresentavano lo stemma malaspiniano dello spino fiorito, gli altri due identici non riconoscibili. ( vedi pagina di sinistra)

107 Le pareti del salone sono state affrescate nel 1882 dal pittore fiorentino Gaetano Bianchi e raffigurano episodi della famiglia Malaspina sia dello spino secco che fiorito. Una scena rappresenta il marchese Obizzo Malaspina che partecipa alla battaglia di Legnano e una seconda il Marchese Obizzo Malaspina alla Pace di Costanza riceve il perdono dall'imperatore Federico I detto il Barbarossa ,Un'altra ancora il Marchese Moroello Malaspina esorta Dante alla continuazione del suo Poema. .L'ultima raffigura Dante ambasciatore di pace dei Malaspina col Vescovo Antonio Nuvolone da Camilla.

108 Il Marchese Moroello esorta Dante a continuare il Poema

Moroello figlio di Beatrice e Manfredi Malaspina fu il capostipite del ramo di Giovagallo. Nacque intorno al 1268.Si sposo' con Alagia dei Fieschi dalla quale ebbe cinque figli: Manfredi, Luchino, Giovanni, Beatrice e Fiesca. Isuoi possedimenti furono i castelli di Giovagallo, della Verrucola, Madrignano,Lusuolo e Arcola. La sua figura ebbe una forte connotazione militare ma il suo valore fu anche economico. Il legame di Dante con Moroello e con altri membri del ramo dello spino secco e' testimoniato non solo dalle epistole ma anche esplicitato in tre punti della Commedia All'incoronazione di Arrigo VII Dante e Moroello si recarono assieme a Vercelli a rendergli omaggio.

109 La Pace di Castelnuovo

La Pace di Castelnuovo fu siglata nel castello vescovile di in Lunigiana nel 1306 tra i Marchesi Malaspina e il Vescovo Conte di Luni Antonio Nuvolone da Camilla. Rogati in Sarzana dal notaio ser Giovanni Di Stupio, gli atti della pace sono conservati nell'archivio di Stato della Spezia Nel trattato il nome di Dante viene citato piu' volte e questi sono gli unici documenti che testimoniano la sua presenza in Lunigiana. I documenti attestano che a Sarzana, nella piazza della Calcandola, una mattina del 1306 Dante ricevette da Franceschino Malaspina, Marchese di , la procura valida per concludere in nome e per conto dell'intero ramo ghibellino dei Malaspina, detto dello spino secco, la Pace con Antonio Nuvolone da Camilla, Vescovo di Luni. Questo accordo segno' la fine del potere temporale della chiesa in Luingiana.

110 Il Marchese Obizzo partecipa alla pace di Costanza

La Pace di Costanza. Fu un accordo stipulato nel 1183 nella citta' tedesca di Costanza da Federico Barbarossa con 17 citta' della Lega Lombarda, con la quale l'Imperatore conferma l'autonomia dei Comuni precisando le regalie e i diritti imperiali. Anche se molte formalita' previste dalla Pace di Costamza, quale l'investimento dei Consoli venne decadendo, tale Pace rimase fonte di diritto comune, vera e propria magna-carta delle liberta' comunali.

111 Il Marchese Obizzo partecipa alla battaglia di Legnano

La battaglia di Legnano. Fu uno scontro armato avvenuto nel 1176 tra l'esercito imperiale di Federico Barbarossa e le truppe della lega Lombarda. La battaglia fu cruciale e i Comuni dell'Italia settentrionale riunti nella lega Lombarda sconfissero l'imperatoore a Legnano. Fu grazie a questa vittoria che Federico I riconosceva la Lega e dava cocessioni ai Comuni che la componevano. Alla storica battaglia fa riferimento l'inno di Mameli-...dall'alpi a Sicilia dovunque e' Legnano...e la data del 29 maggio e' stata scelta come festa regionale della Lombardia.

112 Dalla finestra si puo' ammirare lo splendido panorama delle colline .

113 Nella torre di levante vi e' la stanza detta di "Dante Alighieri", dove la leggenda vuole fosse ospitato il Poeta durante il suo pellegrinaggio attraverso la Lunigiana. Nella nicchia della cameretta si trova un affresco del XIV° secolo raffigurante la Ressurrezione del Cristo con, ai piedi, Obizzo Malaspina inginocchiato. Per la cronaca diremo che il castello all'epoca era molto diverso e il Poeta venne ospitato dai Bianchi d'Erberia allora signori del borgo. Si narra che in questa stanza accadano cose misteriose: statue che si spostano da sole e misteriose ombre che ondeggiano nella notte visibili dall'esterno attrverso la finestra.

114 La stanza detta di Dante

115 sala delle armi

116 117 Stanza del museo.

Il museo del castello raccoglie numerosi cimeli appartenenti ai diversi secoli.Antiche armi, baionette e fucili ad avancarica, lance e alabarde, palle da cannone e armature. Una preziosa collezione di maioliche dei secoli passati, piatti, vassoi, boccali e contenitori in terracotta. La raccolta di numerose chiavi di diversa foggia e grandezza nonche' medaglie e monete del periodo in cui Fosdinovo godeva il privilegio di battere moneta.

118 Raccolta di ceramiche e maioliche

119 Nel museo del castello troviamo a nche una preziosa raccolta di vasi per farmacia.e nella pagina accanto ne vediamo alcuni esposti sul camino.

a destra - La sala da pranzo. Sull'architrave del camino si puo' ammirare al centro lo stemma dei Malaspina dello spino fiorito

120 121 Sala del trono

Agli angoli del soffitto sono riportati gli stemmi delle quattro famiglie Obertenghe discendenti do Oberto I (905-975), Conte del Sacro Palazzo di Luni; un leone rampante stemma degli antichi Marchesi di Massa - Corsica e Sardegna, la scacchiera in rosso e argento dei Marchesi Pallavicino, l'Aquila dei Duchi d'Este e lo spino fiorito dei Marchesi Malaspina.

122 Sala del trono e dell'albero genealogico dei Malaspina

123 Albero genealogico dei Malaspina

Malaspina e' il cognome di una nobile famiglia di origine longobarda discendente dal ceppo Obertengo dei marchesi diToscana. Il capostipite fu Oberto I che alla meta' del X° secolo fu Conte Palatino e dal 951 Marchese di Milano e Conte di Lun i, della cosidetta marca Obertenga La famiglia, attraverso i successivi discendenti giunge ad Adalberto (1140) detto Malaspina, capostipite della famiglia che da allora arrivera' sino alla fine del feudalesimo.

124 Al centro della volta e' affrescato lo scudo sormontato dall'elmo avente per cimiero un busto di leone alato con le iniziali M.M. del marchese Moroello Malaspina di Mulazzo.

125 Le vòlte a crociera del salone.

Particolare di un recente restauro.

126 Lo srtemma dei Bianchi d'Erberia. I Bianchi d'Erberia, "domini qui dicitur Blanci", dal soprannome di Bianco attribuito ad alcuni membri della famiglia. Essi discendono da Rodolfo di Casola, ricordato in un documento del 1055 il quale ebbe relazioni di vassallaggio col Vescovo di Luni e contemporaneamente con i Marchesi di Toscana della casa dgli Attoni, ossia Matilde di Canossa. Il suo antico castello di Casola prese il nome di terre dei Bianchi e pur diffondendosi anche in Emilia costoro conervarono il predicato d'Erberia su Monte dei Bianchi, Soliera e anche Carpena e Fosdinovo. Dagli Erberia Fodinovo passo' ai Malaspina.

127 Lo stemma dello spino fiorito dei Malaspina.

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Lo stemma degli Scaligeri

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Agli inizi del XIV secolo Spinetta il grande, signore dell'intera Lunigiana trasferi' la sede marchionale dalla Verrucola a Fosdinovo, amplio' e rinforzo' il castello, e pur mantenendo esternamente le severe forme militari, l'interno del castello divenne una delle piu' raffinate dimore signorili del tempo. Furono aggiunti in epoca ÈÑ [ ìy O ÈÒ U ìt [ ÈÄ ` ì• O ÈË Wì+W ÈË ìn ] ÈÑ f ìt Z ÈÄ ì+Z ÈÄ ì• ` ÈÎ ` ìt S ÈÑ Wì+^ ÈÄ d ì+W È•U ìl \ ÈÍ a ìy WÈ•Wì+d ÈÀ d ìt S È•X ìp ` ÈÈ f ìz WÈÄ ì{ S ÈÑ ìl ` ÈÌ [ ì+R ÈÀ ìq c ÈÎ U ìz È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È• ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È• ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+È•ì+

129 Il pavone esposto nel salone faceva parte di un'antica giostra.

130 Alcune stanze del castello

131 132 Stanza delle bifore

133 sopra - la stanza ducale

134 il letto che respira

il letto di morte del Marchese Ippolito

135 Luigini di Fosdinovo

Luigini d'oro coniati nel 1667 a nome di Maddalena Centurioni Malaspina moglie del marchese Pasquale Malaspina.di Fosdinovo

Inizialmente si ebbe un busto femminile anonimo, simile ad uno francese. Nel 1668 si conio' una moneta a nome di Pasquale Malaspina e successivamente tutte le altre a nome di Maddalena.

Busto femminile rivolto a destra Scudo con tre gigli e lambello-

Corona trigigliata

A/D=M.MAD.MAL.MAR.SOVV.DI.FOSD R = DNS. ADIUTOR (.A.) ET.REDEN.MEUS 16 67

136 Raccolta di monete coniate in Fosdinovo.

137 Nella torre di mezzogiorno, quella che guarda sul borgo, esisteva la stanza della tortura dove il condannato veniva alzato da terra per i piedi e appeso al soffitto. Le sue grida venivano riportate alle sue stesse orecchie a causa della forma circolre delle mura e del soffitto. Era anche usanza impiccare i condannati alla forca ad un gancio posto all'esterno del torrione, dove rimanevano appesi per vari giorni, affinche' fossero di monito, bene in vista da tutto il borgo.

138 139 140 141 142 143 All'interno del castello, in una delle stanze del pianterreno, un bell'affresco rappresenta un animale dipinto sul soffitto. Si tratta di una cerva che mostra il posteriore da qualunque parte la si guardi. Si racconta che l'autore dell'affresco, testimone di un avvenimento sgradevole, un fatto di sangue, venne condannato a morte per aver visto cose che non avrebbe dovuto. L'artista prima dell'esecuzione volle eseguire l'affresco commissionatogli e lo ritrasse pero' in quella posizione originale.

144 La culla del neonato Marchese Malaspina

Questa non e' una leggenda ma la tragica storia di due fratelli Malaspina, Ippolito e Ferdinando. Il primo, Marchese del feudo, sposo di Cristina Pallavicino, protagonista di una leggnda sui suoi amor proibiti, il quale succedette al padre nel dominio del feudo, ma il fratello lo fece sospett are della morte per avvelenamento del genitore. Nel 1671 Ippolito venne uciso ad archibugiate per ordine del fratello Ferdinando che voleva impossessarsi del feudo. ma asso' poco tempo che frdinando stesso venne ucciso dai seguaci del fratello. Il futuro del feudo venne cosi' a trobvarsi nel grembo di Cristina incinta del marito. Si dice che che per evitare il passaggio del feudo al marchesato di Pallerone, il figlio di una popolana venisse nascosto nel castello in caso di complicazioni del parto ma il figlio di Cristina nacque bene e si chiamo' Carlo Agostino assicurando la discendenza al feudo di Fosdinovo. La culla fotografata pare sia stata quella del neonato che doveva essere protetto da qualsiasi pericolo di rapimento.

145 STORIE E LEGGENDE

Numerosi sono i luoghi che l'immaginario collettivo vuole frequentati da presenze soprannaturali e inquietanti e vi sono zone della Lunigiana in cui gli abitanti sono guardati in malo modo da quelli dei paesi vicini e considerati dotati di poteri magici. Le storie di fantasmi, i racconti di personaggi fantastici fatti di misteri e di segreti trovano in Lunigiana un vasto numero di leggende che sono state tramandate di generazione in generazione. La sera le famiglie si raccoglievano attorno al fuoco e le persone piuj' anziane raccontano ai piu' piccoli storie di folletti, di lupi mannari e streghe che praticavano la magia In particolar modo ritroviamo leggende, raccontate in vari paesi, di defunti che si trasformano in spiriti e tornano a visitare i luoghi dove hanno trascorso la loro vita, alcune storie sono macabre e terrificanti, altre poetiche e malinconiche. Assai diffusa e' la leggenda da ballo dei morti, processione di fantasmi, di streghe, di riunioni di morti che si danno appuntamento in determinati luoghi. Sono chiamate menade o andade, ma sempre temute perche' considerate segnali di sventura. In alcuni luoghi nacque e si diffuse la leggenda del lupo mannaro che nelle notti di luna piena emette il suo ululato e corre per gli stretti vicoli del paese; in un'altra zona era piu' nota la storia del buffardel, folletto dispettoso dal comportamento strano che compiva azioni per mettere in difficoklta' gli esseri umani: si introduceva nelle stalle per legare assieme le code delle vacche o dei cavalli,altre volte faceva imbizzarrire le bestie che correvano disperate e sudate. Cera la storia del tesoro nascosto nelle pignatte sepolte nei sotterranei delle torri che si doveva cercare di nascosto perche' diversamnte dopo averne parlato sarebbe sparito e le tre campane piene d'oro che sparirono sotto terra. C'e' anche la leggenda della donna morta due volte (ma a Ugliancaldo accadde veramente ed e' certificata da un documento del 1600) Le leggnde raccontate a Fosdinovo trovano credito nella storia di personaggi veramente vissuti: nel XVII° secolo la marchesa Cristina Pallavicino incontrava i suoi numerosi amanti che faceva poi sparire attraverso una botola del pavimento e la Marchesina Bianca Maria Malaspina che innamorata dello stalliere, inviso al padre,venne murata viva assieme ad un cane, simbolo della fedelta' del suo amore per l'amato e un cinghiale simbolo di ribellione. Durante i recenti lavori di restauro nei sotterranei del castello sono state trovate ossa umane di giovane donna e di animali per cui anche questa leggenda potrebbe essere stata una realta'

146 Gli amori proibiti della bella marchesa

La Marchesa Cristina Pallavicino, vedova di Ippolito Malaspina ucciso dal fratello che voleve impadronirsi del feudo di Fosdinovo, viene ricordata come donna crudele e lussuriosa che nella sua stanza ospitava amanti di ogni razza che poi uccideva freddamente . In una stanza del castello si trova ancora il segno della botola attraverso la quale la marchesa faceva cadere i suoi amanti. che morivano trafitti da lance conficcate nelle segrete Questa e' leggenda ma in realta'la Marchesa, dopo la morte del marito ebbe una relazione con un ufficiale delle sue guardie di nome Francesco Precetti dal quale ebbe anche un figlio che, per non destar scandalo, ando' a partorirlo fuori del feudo.

147 Il fantasma di Caniparola

Nella frazione di Caniparola ai piedi della salita che porta a Fosdinovo ed al castello, si trova una villa Malaspina. Venne costruita dal Marchese Gabriele Malaspina nel 1724 nel luogo dove sorgeva un'antica torre edificata al tempo dei vescovi di Luni. Fu la casa di proprieta' dei Malaspina dove mori' Carlo Francesco Agostino Malaspina. figlio della Marchesa Cristina Pallavicino e di Ippolito Malaspina.. Carlo Agostino Malaspina, mori' a 50 anni, un anno prima della madre lasciando la moglie e sette figli. Due di essi, lo stesso anno della morte del padre, furono protagonisti di un avvenimento straordinario: I due fratelli mentre stavano recandosi alla loro villa di Caniparola, la stessa in cui era morto il loro padre, lo videro affacciato ad una finestra; i due fratelli si precipitarono verso l'ingresso e fattolo aprire dal fattore, salirono al piano superiore, visitarono ogni stanza ma non videro nessuno. (Nel 1758 la villa passo' a Carlo Emanuele, che venne pero' spoliato del feudo da Napoleone. I beni allodiali passarono al nipote Giuseppe Malaspina,quindi al marchese Alfonso e al nipote Alessandro Torrigiani Malaspina.)

148 Il fantasma della marchesina

Questo e' il fantasma piu' famoso nelle leggende della Lunigiana. Si racconta ch la Marchesina Maria Bianca Malaspina di Fosdinovo, nata albina e quindi tenuta nascosta e segregata, si fosse innamorata perdutamente di uno stalliere. Il padre dapprima la fece rinchiudere in un convento e successivamente la figlia ribelle venne imprigionata in una stanza con un cane e un cinghiale e condannata a morire di stenti.. Il cane simbolo di fedelta' all'amato e il cinghiale immagine di animo ribelle. Nelle notti di luna piena il fantasma della fanciulla biancovestita coi bellissimi capelli sparsi sulle spalle vaga per il casrtello.In recenti scavi si sono ritrovate ossa umane di donna assieme a quelle di animali e tutto cio' avvalora le nota leggenda.

149 Leggi e punizioni a Fosdinovo

I Marchesi Malaspina di Fosdinovo avevano molti privilegi e poteri conferitigli dalle leggi del feudo che essi stessi avevano formulato. Potevano condannare a morte per impiccagione gli assassini, i violentatori e i ladri. Le esecuzioni avvenivano alla torre di mezzogiorno e anche fuori delle mura nella localita' ancora conosciuta come Monte della forca. Ma oltre alla pena capitale i marchesi potevano punire coloro che appiccavano incendi e provocavano danni con una morte orrenda: venivano arsi vivi. I bestemmiatori erano messi alla berlina con la lingua inchiodata per tre ore a un pezzo di legno. Chi offendeva i genitori veniva rinchiuso nei sotterranei del castello e per la pena della berlina il reo veniva legato all'inferriata di una casa vicino alla chiesa di San Remiglio, con le mani legate dietro la schiena. I Malaspina potevano laureare dottori e legittimare bastardi.

150 Il cicco

Nei secoli scorsi era usanza a Giucano, paese nei pressi di Fosdinovo, portare un montone, un cicco, al Monte, otto giorni dopo la festa del Santi Fabiano e Sebastiano il 20 gennaio, giorno in cui si celebra questa festa. Il piu' bel montone, scelto dai vecchi del paese per bellezza e prestanza, veniva portato sul piazzale della chiesa e legato ad un palo per quindici minuti. I vecchi ne studiavano le mosse e pronosticavano il futuro per l'anno appena iniziato: se agitava la testa e rumoreggiava era segno di guerra in arrivo; se muoveva la coda era un anno di tempesta, se lasciava grandi escrementi era segnale di abbondanza nei campi; se questi erano liquidi significava buona annata di olio e vino. L'usanza delcicco al monte ci riporta ai riti romani con la premonizione del futuro fatta dagli augures osservando i fenomeni naturali. La vicina colonia romana di Pulica influi' probabilmente su queste usanze.

151 La zecca di Fosdinovo e i falsari

Al tempo della Marchesa Cristina Pallavicino e del marito Marchese Ippolito Malaspina, il feudo di Fosdinovo aveva ottenuto dall'imperatore il privilegio di battere moneta.. Le monete a somiglianza di quelle francesi venivano chiamate luigini e recavano impresse le effigi delle marchese da un lato e la corona marchionale dall'altro con la data di emissoine. Dalla zecca Malaspiniana, dopo la morte del Marchese Ippolito, uscirono pezzi legali e monete false per cui si sospetto' subito della Marchesa Cristina, di alcuni suoi parenti e degli operai della zecca stessa.

152 La casa di Napoleone a Marciaso.

Marciaso e' forse il pese dove ebbe origine la famiglia Buonaparte. Narra il Caselli nel suo " Lunigiana ignota" che nella strada del borgo, al numero 41, sorgesse ancora, era l'anno 1931, la casa degli antenati di Napoleone. La casa era ad un piano e non aveva niente di particolare salvo un bel portale di marmo ed uno stemma oggi scomparso. Il Caselli riporta che lo storico sarzanese Bonaventura De Rossi, vissuto nel 1710, affermasse la presenza della famiglia prima di emigrare in Corsica gia' dal XIII° secolo, da un documento del notaio Antonio Ivani. Detto atto non fu mai trovato.

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