L'unione Sovietica Alla Mostra Internazionale D'arte

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L'unione Sovietica Alla Mostra Internazionale D'arte UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI DIPARTIMENTO DI STUDI STORICI, GEOGRAFICI ED ARTISTICI Dottorato di Ricerca in Storia Moderna e Contemporanea XX ciclo L’Unione Sovietica alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (1932-1953) Coordinatore: Dottorando: Prof. Bruno Anatra Stefano Pisu Tutor: Prof.ssa Giannarita Mele UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI DIPARTIMENTO DI STUDI STORICI, GEOGRAFICI ED ARTISTICI Dottorato di Ricerca in Storia Moderna e Contemporanea XX ciclo L’Unione Sovietica alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (1932-1953) Coordinatore: Dottorando: Prof. Bruno Anatra Stefano Pisu Tutor: Prof.ssa Giannarita Mele INDICE Pag. Introduzione 6 Capitolo Primo Fra Mosca e Venezia: l’ICE, il VOKS e “Italia-URSS” 1.1 L’URSS e l’Istituto Internazionale per la Cinematografia Educativa 27 dal 1929 al 1934 1.2 L’URSS e l’Istituto Internazionale per la Cinematografia Educativa 55 dal 1934 al 1937 1.3 L’Associazione culturale “Italia-URSS” nel dopoguerra 61 Capitolo Secondo L’invito alla Mostra del cinema di Venezia: le risposte sovietiche 2.1 Le assenze dell’URSS negli anni trenta 82 2.2 Le assenze dell’URSS negli anni quaranta 98 2.3 L’iter burocratico verso la partecipazione 139 Capitolo Terzo La presenza sovietica a Venezia: dalla produzione interna alla proiezione esterna 3.1 I film sovietici presentati 161 3.2 La critica italiana e i film sovietici negli anni trenta 192 3.3 La critica italiana e i film sovietici negli anni quaranta 203 Capitolo Quarto Le strategie sovietiche: cinema e politica alla Mostra di Venezia 4.1 Le azioni preliminari in URSS e in Italia 226 4.2 I resoconti delle delegazioni 233 4.3 Le premiazioni delle giurie e le riflessioni sovietiche 256 Appendice Intervista a Gian Luigi Rondi 266 Immagini dell’ASAC di Venezia 273 Riproduzione dei documenti d’archivio 285 Fonti e Bibliografia 304 Introduzione Oggetto della presente tesi è l’analisi dell’esperienza dell’Unione Sovietica alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia fra il 1932 e il 1953. Il campo di indagine scelto è quello storico e interdisciplinare del rapporto fra storia e cinema: scopo del lavoro è esplicitare, nelle sue diverse declinazioni, una fra le modalità privilegiate dal potere sovietico – quella del cinema – per diffondere la cultura ed esportare l’immagine dell’URSS in occidente, in relazione alla posizione di Mosca sullo scenario internazionale. I termini cronologici di questo studio fanno riferimento a due eventi chiave rispettivamente per la storia del cinema e per la storia dell’Unione Sovietica e l’età contemporanea. Il 1932 infatti registrò la prima edizione della Biennale del cinema di Venezia, che da allora sarebbe diventata la massima istituzione festivaliera nella settima arte, anzi uno degli strumenti che per primi contribuirono a dare dignità artistica al grande schermo. Il 1953, con la morte di Stalin, chiuse una fase storico-politica tanto nella specifica situazione interna dell’URSS, quanto sul piano delle relazioni internazionali, e ne aprì un’altra, quella del disgelo e della coesistenza pacifica. In questo senso gli estremi temporali si caratterizzano per una nascita, quella di una delle più importanti e longeve istituzioni culturali del novecento esistenti, e per una morte, quella del leader comunista, la quale tuttavia sottintende l’inizio di un nuovo corso per Mosca. Il fatto che l’arco temporale della ricerca si dispieghi fra un evento in prima istanza culturale- artistico e un altro dalla valenza innanzitutto storico-politica testimonia la volontà di intraprendere un percorso in cui, attraverso la cinematografia (nelle sue varie declinazioni di arte, industria, spettacolo, fenomeno sociale e medium1), si vuole affrontare e interpretare la 1 Il filmologo Francesco Casetti, riprendendo il discorso di Walter Benjamin del 1936 in L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 1966, mette in evidenza la trasformazione del senso e della funzione del prodotto artistico a contatto con il processo tecnologico: “È chiaro però che nella modernità, tempo di quotidianità e di desacralizzazione, il comunicativo si sostituisce all’estetico; e l’estetico, se vuole 6 storia e tramite quest’ultima dare un senso al modo di concepire e gestire il mezzo cinematografico. D’altra parte è riduttivo pensare all’istituzione della Biennale del cinema come a un fatto puramente artistico, isolandolo dal contesto storico ben preciso in cui essa nacque e si sviluppò, così come il disgelo poststaliniano ebbe delle conseguenze decisive anche sulla politica culturale dell’URSS e sulla sua rinnovata volontà di cercare un confronto pacifico con l’esterno. Tale discorso è valido tanto più per una realtà come quella sovietica in cui il cinema, formalmente nazionalizzato dal 1919, ha sempre incarnato uno strumento non neutro di rappresentazione, “la più importante delle arti”, secondo la formula leniniana, legato come era alle istanze del potere seppure con intensità e modalità diverse a seconda del periodo. In questo senso il presente lavoro intende accostarsi a quel filone di studi storici su cinema e storia, che la scuola francese ha istituzionalizzato a partire dagli anni settanta con i contributi fondanti di storici quali Marc Ferro2 e Pierre Sorlin3, i quali hanno avuto il merito di conferire a tale corrente, via via ingrossatasi, la patente accademica di scientificità4. Va tuttavia precisato che in questo caso lo studio del rapporto fra storia e cinema non si concentra tanto, se non in alcuni momenti, sull’analisi del testo audiovisivo in sé, o solo sul suo fondamentale ruolo di testimone e/o produttore di Storia, di specchio dell’esistente e di agente attivo. Il presente lavoro si propone soprattutto di analizzare dal punto di vista storico sopravvivere, o si rifugia altrove […] oppure si piega a sua volta sul comunicativo, assumendone le attitudini e i modi, magari di apparente malavoglia ma in realtà in maniera consenziente (penso all’esibito rammarico di qualche artista quando la sua opera si fa merce di larga diffusione…). In questo quadro il ruolo del cinema diventa chiaro. Non più solo arte (e comunque non abbastanza arte), esso si scopre medium: ed è in quanto medium che esprime il meglio di sé. La sua azione infatti appare esemplare. Per le misure che esprime: il cinema offre appunto contenuti fortemente fruibili, costruisce legami largamente accessibili, usa una macchina in modo perfettamente funzionale”. F.Casetti, L’occhio del novecento. Cinema, esperienza, modernità, Bompiani, Milano 2005, pp.32-33 2 Cfr.M.Ferro, Analyse de film, analyse de sociétés, Hachette, Paris 1975; Id., Cinéma et histoire, Denoël- Gonthier, Paris 1977 (tr.it. Cinema e storia, Feltrinelli, Milano 1980). Marc Ferro ha poi proseguito la sua riflessione sui rapporti fra cinema e storia curando il volume Film et histoire, Éditions de l’EHESS, Paris 1984. L’ultimo suo studio sull’argomento è attualmente Le Cinéma, une vision de l’histoire, Le Chêne, Paris 2003. 3 Cfr.P.Sorlin, Sociologie du cinéma, Aubier-Montaigne (tr.it. Sociologia del cinema, Garzanti, Milano 1979). Sorlin si è successivamente occupato delle relazioni fra cinema e storia nei volumi The film in history. Restaging the past, Blackwell, Oxford 1980 (Ed.it. La storia nei film: interpretazioni del passato, La Nuova Italia, Firenze 1984); European Cinemas, European Societies, Routledge, Ney York-London, 1991 (Ed.it. Cinema e identità europea: percorsi nel secondo Novecento, La Nuova Italia, Scandicci 2001); L’immagine della resistenza in Europa: 1945-1960. Letteratura, cinema, arti figurative (a cura di L.Cicognetti, P.Sorlin e L.Servetti), Il Nove, Bologna 1996; L’immagine e l’evento: uso storico delle fonti audiovisive, Paravia, Torino 1999. 4 In Italia l’inizio dello studio del cinema come fonte storica nei primi anni ottanta è stato influenzato dalle ricerche dei “pionieri” francesi sopraccitati. A tal proposito si rimanda alla nota bibliografica presente all’edizione italiana di P.Sorlin, La storia nei film: interpretazioni del passato, op.cit., pp.199-200. Anche negli ultimi anni questo settore di ricerca è stato abbastanza esplorato, andando a investigare i campi più diversi. Si vedano fra gli altri: S.Brancato, La città delle luci. Itinerari per una storia sociale del cinema, Carocci, Roma 2002; R.Menarini, Gli alieni e il cinema: ossessioni americane, Falsopiano, Alessandria 1999; M.Cipolloni- G.Levi (a cura di), C’era una volta in America. Cinema, maccartismo e guerra fredda, Falsopiano, Alessandria 2004. 7 un festival cinematografico5 attraverso la partecipazione di un paese quale l’URSS, che è stato un protagonista fondamentale della storia del Novecento. Abbiamo così colto inconsapevolmente l’appello di Gian Piero Brunetta di una decina di anni or sono6, a studiare la Mostra del cinema di Venezia attraverso gli archivi, visti i pochi studi di natura storica a riguardo7. In quest’ottica la tesi si avvicina per impostazione anche ad altri contributi che intrecciano la complessa macchina cinematografica, coi suoi organismi di gestione, i suoi realizzatori, i suoi fruitori e il processo storico e politico, come accade per esempio negli studi, qui ampiamente considerati, di Gian Piero Brunetta sulla cinematografia in Italia in epoca fascista, di Natacha Laurent sulla censura nel cinema durante lo stalinismo o nel volume di Christel Taillibert sull’Istituto Internazionale del Cinema Educativo. È un approccio al medium cinematografico nel quale esso passa continuamente dall’essere soggetto a oggetto della materia;
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