Le Verita' Altre

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Le Verita' Altre CARLO PRIOLO LE VERITA’ ALTRE dedicato a Presidente Silvio Berlusconi Ministro Angelino Alfano Sindaco Gianni Alemanno Prefazione di Arturo Diaconale direttore responsabile quotidiano l’Opinione Introduzione Avv. Giovanni Quarzo Valerio Scambelluri Comunicazione S.r.l. INDICE Prefazione - pag 1 Introduzione - pag 3 Tanto per cominciare - pag 4 la compagnia dei fini - pag 20 Due traditori non fanno un premier - pag 32 Il ruggito del bocchino - pag 33 la missionaria radicale - pag 36 le verita’ inconfessabili di famiglia cristiana - pag 38 Nel regno di ballaro’ - pag 39 Anno zero, travaglio - pag 41 la signora dell’unita’ - pag 43 la biomagistratura - pag 46 De Magistris, il crociato del terzo millennio - pag 61 la busta paga degli avvocati - pag 63 Dedicato ad un vero amico - pag 64 Il governo che verra’ - pag 65 Il volto umano della giustizia - pag 67 Principi senza realtà, realtà senza principi - pag 76 PREFAZIONE Nell’introdurre alla lettura di questa raccolta di articoli di Carlo Priolo mi è estranea qualsiasi connotazione laudativa, anche perché il lettore avrà modo di apprezzare lo spessore documentato e colto degli scritti, anche in quelli dove più forte si palesa lo scontro pungente con i personaggi che occupano la scena politica italiana. Il quotidiano l’Opinione ha ospitato gli articoli di Carlo Priolo, senza alcuna benevolenza, selezionando con rigore professionale quelli ritenuti compatibili con i parametri giornalistici e peculiari di un giornale, appunto l’Opinione, che si colloca sul panorama della informazione per arricchire le conoscenze del lettore su aspetti spesso ignorati dalla stampa schierata politicamente. La mission del giornale che mi onoro di dirigere è improntata alla moderazione, a temperare la durezza, ad abbassare la superbia, a distruggere i semi della discordia, a rettificare i giudizi temerari. Vogliamo far trionfare la ragionevolezza, la saggezza e l’integrità nelle conoscenze ed azioni dei lettori. Moltiplicare gli appelli al conclamato bene comune, le denunce dei disagi, delle carenze ci sembra inutile quanto ovvio. Pensiamo invece di abiurare ad una diffusa omologazione partigiana, cercando di accrescere il peso e la forza di una informazione libera da pregiudizi, determinata a segnalare i fatti e gli accadimenti della realtà da leggere puntando alla soluzione dei problemi e non alla semplice descrizione, molto spesso parziale e fuorviante. Colgo questa occasione per segnalare che gli articoli di Carlo Priolo si collocano nell’ambito di un giornalismo, che ci appartiene, più scientifico e poco settario, estraneo a deboli interessi particolari, ad opportunismi politici, a posizioni cortigiane. Dobbiamo capire che occorre cambiare approccio alla soluzione dei problemi, una presa di coscienza generale sulla necessità di mettere in discussione le basi di un sistema che non funziona e difficilmente potrà essere corretto con interventi di dettaglio. Così come lo studio e la correzione dei fenomeni naturali, economici e psicologici ha il suo referente scientifico nelle scienze naturali, nella scienza economica e nelle discipline psicologiche, dobbiamo, pur nella limitatezza della notizia giornalistica, individuare un referente scientifico che possa orientarci nella prospettazione delle soluzioni possibili dei fenomeni sociali. Sovente la metodica costi-benefici mette in evidenza il divario profondo tra altissimi costi e minimi benefici. I costi non riguardano soltanto gli stanziamenti dei bilanci degli Enti pubblici, ma costi di tipo sociale tra cui il tempo, le energie dei singoli, gli impegni quotidiani, la delusione per i mancati risultati, la sfiducia nella risposta dello Stato ed altri effetti negativi che sarebbe lungo elencare. Lo scontro tutto politico tra coloro che da una parte e dall’altra vogliono ottenere la sconfitta dell’avversario deve essere archiviato. La soluzione dei problemi va affrontata con strumenti scientifici, come fenomeno sociale, le cui coordinate sono molteplici: organismi INTRODUZIONE La lunga amicizia ed appartenenza alla stessa professione, quella di avvocato, mi consentono di svolgere alcune osservazioni sugli articoli che Carlo Priolo ha raccolto in questo opuscolo. Gli scritti, ricchi di ironia e pungente sarcasmo, forniscono un succinto panorama dei personaggi politici e del mondo della comunicazione che, negli ultimi tempi, hanno destato maggiore visibilità sulla stampa e sulla televisione. Si tratta di una operazione filologica ai limiti del paradosso tra sacro e profano. Un viaggio borderline degli episodi politici più di richiamo che hanno occupato il dibattito pubblico, tra serio e faceto, che denunciano l’evidente dato negativo del confronto politico nazionale scaduto, come sostiene Priolo, per la pochezza di argomentazioni politiche da parte dei rappresentanti politici e degli opinions maker del popolo della sinistra, a livelli mai raggiunti nel passato. Gli articoli hanno il pregio di spiazzare gli incauti censori dei comportamenti altrui, i miopi difensori di una ben individuata parte politica, che per incerta ragione vorrebbe detenere il primato della intellighenzia del Paese. Gli scritti, che potremmo definire corsari, evidenziano come i detrattori dell’opera del Governo siano portatori sani di una assenza totale di capacità interpretative dei fenomeni politici, della mancanza di una analisi delle dinamiche connesse con la formazione delle strutture di potere oligarchiche all’interno della vita democratica, di un popolo, di una comunità: imprese, sindacati, enti finanziari. Il lettore può agevolmente comprendere come la conflittualità e la concorrenza tra èlites politiche rivali e le conclusioni che ne discendono non possano essere semplicemente estese a valutazioni sul sistema politico nel suo complesso. Certo, la polemica giornalistica delle vicende quotidiane non spinge il brillante autore a visitare le caratteristiche fondanti della società politica italiana quali: l’organizzazione amministrativa di tipo burocratico, il sistema giuridico di derivazione romana, l’organizzazione capitalistica della attività imprenditoriale, la struttura degli enti statali e locali, il sistema sanitario e scolastico, l’annoso problema delle infrastrutture. C’è in questi articoli qualche richiamo, qualche squillante epiteto, qualche breve indicazione che segnalano che queste conoscenze non gli sono estranee e che, solo per esigenze di suggestiva polemica, volontariamente non vengono affrontate. On. Avv. Giovanni Quarzo ELOGIO DEL TRADIMENTO Come tradiscono Berlusconi, tradiscono Fini. Come Fini tradisce Berlusconi, Fini è tradito da quelli che hanno tradito Berlusconi. Due, tre tradimenti a seguire lungo la catena degli interessi personali o per il bene del Paese(!) Traditori onesti e traditori disonesti lasciano da una parte per prendere dall’altra. Escono dal partito perché il leader del partito non ha saputo tenere unito il gruppo, collezionando errori, privilegiando alcuni a danno di altri, o escono perché coltivano interessi personali facendosi abbagliare da richiami allettanti. Scriveva Aldo Capitini, molti voltagabbana nostrani rivendicano il diritto di cambiare idea. In una delle tante risposte sarcastiche il divo Giulio alla domanda se si fosse spostato a sinistra rispose: io resto fermo, sono gli altri che muovendosi mi fanno trovare ora un po’ a sinistra ora un po’ a destra. Tradire, ripensare, spostarsi, muoversi politicamente, cambiare, non cambiare questo è il problema. Fini buoni, fini cattivi. Fatto per me. Fatto per gli altri. La coerenza è la virtù degli imbecilli, ma non può essere la virtù dei filosofi, diceva Oscar Wilde. Tradire per amore, tradire per la pancia. Tradire per i soldi, comunque tradire. Chi si indigna ha già tradito; ha tradito la sua tolleranza, la sua intelligenza, il suo equilibrio, volto a comprendere le ragioni degli altri; a favore degli amici, contro i nemici o contro i vecchi amici a favore dei nemici poi divenuti amici. Donne fedeli, donne infedeli; uomini pii, uomini mascalzoni. Chi può dirlo? Torti e ragioni sono ai limiti di un tenue confine. Minacce, sputi, offese, pugni, fuoco e fiamme. Forse non è bello, poco edificante, ma la colpa è sempre degli altri o di entità astratte: l’Italia, lo Stato, la Politica, il Governo, l’opposizione, le responsabilità, loro, quelli, alla fine gli altri. Vincere, perdere; perdere ma…. E sì, vincere ma…. Ma come doveva essere una clamorosa sconfitta? E come doveva essere una forte vittoria? Ma il rispetto per chi lavora, produce, mette in moto il Paese? Insomma il popolo. Altra entità astratta. Quale popolo? Una parte quella buona, democratica, progressista, pacifista. E di quella cattiva, antidemocratica, conservatrice, guerrafondaia cosa ne facciamo? La sopprimiamo, la convertiamo, la puniamo, la irreggimentiamo? Forse è meglio chiederlo a Montezemolo, visto che vuole fare qualcosa per il Paese. Carlo Priolo MENO MALE CHE CE N’E’ UNO NORMALE MENO MALE CHE CE N’E’ UNO NORMALE Parlano le voci autorevoli di Santa Madre Chiesa con i loro giornali, con interviste di ricchi prelati. Monsignori con amanti e garsoniere locate in posti riservati, lamentano il degrado morale della vita pubblica. Osservano un colpevole silenzio, quando non denunciano i pedofili e gli omosessuali che hanno preso i voti. Si scandalizzano marchettari giornalisti, pagati dal loro padrone per triturare il nemico Berlusconi. Tacciono quando i direttori assumono le loro amanti somare per occupare un posto che dovrebbe andare al canuto free lance. Condannano anche quelli del partito radicale, che non è proprio
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