Ascesa E Declino Del Bipolarismo in Italia
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Ascesa e declino del bipolarismo in Italia Italianieuropei con il sostegno di A cura di Fiorella Favino Per Italianieuropei: Virginia Cavaliere Per Magna Carta: Valentina Scarpa Bonazza Buora Grafica: Emanuele Ragnisco per Mekkanografici Associati ISBN 978-88-89988-72-5 © 2018 Edizioni Solaris S.r.l. Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma INDICE 7 Introduzione 9 1994-2011: la lunga coda della prima Repubblica di Giovanni Orsina 14 L’Italia nell’epoca del disancoraggio dai partiti di Michele Prospero Interviste 23 Il lento scivolamento verso l’antipolitica. Intervista a Giuliano Amato a cura di Andrea Spiri 42 Un bipolarismo strampalato in cui sono mancate le condivisioni. Intervista a Rosy Bindi a cura di Francesco Marchianò 59 Il tradimento della politica nella transumanza del singolo. Intervista a Roberto Calderoli a cura di Francesco Marchianò 68 La fine del bipolarismo. Intervista a Massimo D’Alema a cura di Michele Prospero 84 Dentro e fuori le istituzioni. Intervista a Irene Pivetti a cura di Francesco Marchianò 5 101 Una storia di occasioni perse. Intervista a Gaetano Quagliariello a cura di Lorenzo Castellani 109 Luci e ombre dell’alternatività dei programmi e delle visioni. Intervista a Livia Turco a cura di Francesco Marchianò Appendice 131 Intervista ad Antonio Bassolino 135 Intervista a Fausto Bertinotti 139 Intervista a Fabrizio Cicchitto 148 Intervista a Lamberto Dini 153 Intervista a Guglielmo Epifani 162 Nota di Domenico Fisichella 165 Intervista a Raffaele Fitto 168 Intervista a Marco Follini 176 Nota di Luciano Violante 177 Intervista a Vincenzo Visco 6 Introduzione Le elezioni del febbraio 2013 sono state uno spartiacque nell’e- voluzione del sistema partitico e politico italiano, facendo emer- gere tratti che, pur con differenti pesi ed esiti, sono stati con- fermati dal voto del 4 marzo 2018. Si è affermato, dopo quella data, un assetto politico tripolare, che ha di fatto segnato la dis- soluzione del vecchio impianto partitico e il superamento della fase del bipolarismo che, pur con molti limiti, aveva segnato il ventennio precedente. Gli anni che vanno dal 1992-94 al 2011-13 assumono così i tratti di un ciclo storico-politico compiuto, che si propone, agli occhi dell’analista, con caratteri, culture, attori, processi sociali e isti- tuzionali ben definiti e che possono diventare oggi oggetto di una prima valutazione in prospettiva, al fine soprattutto di chia- rire se si sia davvero dispiegata una reale dinamica bipolare, con due contrapposti schieramenti e punti di vista antitetici sul futuro del paese. Per approfondire le ragioni della genesi e del declino dell’età bipolare in Italia, le sue caratteristiche e le dinamiche tra gli opposti schieramenti e all’interno di questi, la Fondazione Ita- lianieuropei e la Fondazione Magna Carta, con il sostegno della Fondazione Cariplo, hanno condotto uno studio, coordinato da Michele Prospero e Giovanni Orsina, i cui esiti sono contenuti nella pagine di questo volume. La ricerca si è articolata in seminari di discussione dei presup- posti e delle linee possibili di sviluppo dell’indagine con la par- tecipazione dei membri del comitato scientifico del progetto: Sergio Belardinelli, Tommaso Frosini, Umberto Gentiloni, Ma- ria Cecilia Guerra, Paolo Guerrieri, Massimo Luciani, Salvato- re Rebecchini. Attraverso questo lavoro preliminare sono stati definiti tre ambiti di approfondimento, dedicati rispettivamente alle tematiche istituzionali, a quelle legate alle trasformazioni 7 che hanno interessato le culture politiche, alle questioni dell’e- conomia e delle politiche pubbliche. Seguendo questa, neces- sariamente arbitraria suddivisione, sono stati individuati i temi più rilevanti da approfondire nei singoli ambiti, dai quali sono stati tratti i quesiti successivamente sottoposti agli interlocutori politici coinvolti. Nelle pagine che seguono si succedono due blocchi. Il primo raccoglie riflessioni più ampie e articolate, frutto di interviste condotte vis-à-vis grazie al lavoro dei ricercatori coinvolti: Lo- renzo Castellani, Francesco Marchianò, Andrea Spiri. Nella sezione Appendice sono invece raccolti i contributi esito di ri- flessioni più sintetiche e sviluppate in forma scritta. Pur se incentrata su blocchi omogenei di temi e domande, l’in- terlocuzione con i protagonisti del ventennio di bipolarismo che hanno accolto l’invito a contribuire al progetto ha restituito un quadro di analisi quanto mai variegato e un insieme di riflessio- ni e valutazioni puntuali su una fase della storia repubblicana che forse troppo semplicisticamente è stata definita “di transi- zione”, e che invece meriterebbe una riflessione più approfon- dita e circostanziata che ne definisca i caratteri peculiari. Que- sto volume rappresenta solo il primo passo di un percorso di conoscenza e riflessione che ci auguriamo possa proseguire. Fondazione Italianieuropei Fondazione Magna Carta 8 1994-2011: la lunga coda della prima Repubblica Non è ancora possibile dare agli anni compresi fra il 1994 e il 2011 piena collocazione nella vicenda italiana. Non siamo d’accordo nemmeno sul nome di quella fase storica. La si è chiamata spesso seconda Repubblica, ma i puristi si sono ribellati a una definizione che ritengono scorretta, la Costituzione del 1948 essendo ancora in vigore e, in fin dei conti, non essendo stata rimaneggiata nemmeno troppo. Anche in una prospettiva di storia politica e non istituzionale, a ogni modo, quella formula desta più di qualche perplessità. È piuttosto evidente ormai che con il 2011 – la crisi del debito sovrano, la caduta del quarto gabinetto Berlusconi, il governo Monti – la fase storico-politica apertasi col 1994 si è avviata a chiusura. Quel che a sette anni di distanza non riusciamo a capire, però, è che cosa sia venuto dopo. La stagione di Renzi è durata lo spazio d’un mattino. Quella dei “sovranisti” s’è appena aperta, e Dio solo sa quanto potrà durare, se riuscirà a modificare in profondità il paese, e in quale direzione. Bisognerà quindi attendere ancora: a seconda di quel che avverrà da qui ai prossimi tempi, potremo (forse) capire se gli anni compresi fra il 1994 e il 2011 debbano esser considerati un’appendice della stagione precedente – e annoverati quindi senz’altro nella “prima” Repubblica – oppure una prolungata fase di transizione fra una stagione e l’altra – nel qual caso “età berlusconiana” potrebbe forse risultare la definizione più appropriata – oppure, infine, una breve stagione storica a sé stante. Mentre aspettiamo, tuttavia, possiamo per lo meno cominciare ad avviare una riflessione, a metter giù qualche domanda, Giovanni Orsina, docente di Storia comparata dei sistemi politici europei all’Università di Roma LUISS “Guido Carli”. 9 ad ascoltare i testimoni. I contributi che la Fondazione Italianieuropei e la Fondazione Magna Carta hanno raccolto in questo volume devono servire soprattutto a questo. A leggerli tutti insieme, e in attesa di ricevere lumi ulteriori dal futuro, si ha la sensazione robusta che gli anni compresi fra il 1994 e il 2011 non siano altro, in realtà, che una lunga coda della “prima” Repubblica, collegata con gli anni Settanta e Ottanta più ancora – forse – di quanto quei due decenni non lo siano con i Cinquanta e i primi Sessanta. O, per essere più precisi, l’impressione è che dopo Tangentopoli le domande alle quali l’Italia si è trovata a dare risposta siano state le stesse del quarto di secolo precedente, che le risposte siano state almeno in parte differenti e che però non abbiano funzionato, a motivo fra l’altro di difetti antichi. Il problema principale che l’Italia ha dovuto affrontare con urgenza crescente a partire per lo meno dai primi anni Settanta è stato quello della sua eccentricità storico-politica – e, di conseguenza, della sua difficoltà a inserirsi dentro meccanismi europei e internazionali sempre più complessi e integrati. Le interviste raccolte in questo libro evidenziano con chiarezza i due “corni” di quel problema, collegati strettamente l’uno con l’altro: uno economico-finanziario, l’altro istituzionale. Il periodo compreso fra il 1994 e il 2011 si apre con la crisi della lira e si chiude con quella del debito sovrano. Per quanto il collasso dei partiti di governo nel 1992-93 non possa esser ricondotto esclusivamente alle tensioni cui la convergenza prima, e l’unificazione poi, delle valute europee sottopongono la penisola, è ben evidente che nella stagione di Tangentopoli gli italiani accusano il ceto politico – fra l’altro – anche di non aver saputo preparare l’Italia per l’integrazione del continente. Ma non si tratta certo di un problema apparso in quell’istante: è emerso almeno vent’anni prima, ed è già passato per fondamentali iniziative sia sovranazionali (la nascita del Sistema monetario nel 1979), sia domestiche (il “divorzio” fra Tesoro e 10 Banca d’Italia nel 1981). Rispetto all’obiettivo della convergenza europea, insomma, il 1994 non rappresenta uno spartiacque – anche se a valle di quella data i governi di centrosinistra lo perseguono senz’altro con maggiore convinzione di quelli di centrodestra. Nel 1998 l’Italia riesce anzi a essere inclusa fra i partecipanti all’euro. Quel che almeno in parte cambia, all’indomani di Tangentopoli, sono gli strumenti con i quali quell’obiettivo viene perseguito: lo sforzo reale di modernizzare il sistema politico italiano, così da adeguarlo alle nuove sfide internazionali. Il versante economico-finanziario del rapporto fra l’Italia e l’Europa intercetta così il versante istituzionale. Come sia possibile rappresentare nelle istituzioni pubbliche una società