“SISTEMA MONTANTE” - RELAZIONE CONCLUSIVA - Relatore: Onorevole Claudio Fava Approvata Dalla Commissione Nella Seduta N

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“SISTEMA MONTANTE” - RELAZIONE CONCLUSIVA - Relatore: Onorevole Claudio Fava Approvata Dalla Commissione Nella Seduta N XVII LEGISLATURA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA E VIGILANZA SUL FENOMENO DELLA MAFIA E DELLA CORRUZIONE IN SICILIA Istituita con la legge regionale 14 gennaio 1991, n. 4 e s.m.i. On. Claudio Fava, Presidente On. Luisa Lantieri, Vice Presidente vicario On. Rossana Cannata, Vice Presidente On. Giuseppe Zitelli, Segretario On. Giorgio Assenza On. Nicola D’Agostino On. Antonino De Luca On. Gaetano Galvagno On. Margherita La Rocca Ruvolo On. Giuseppe Lupo On. Stefano Pellegrino On. Carmelo Pullara On. Roberta Schillaci ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ INCHIESTA SUL “SISTEMA MONTANTE” - RELAZIONE CONCLUSIVA - relatore: Onorevole Claudio Fava approvata dalla Commissione nella seduta n. 73 del 19 marzo 2019 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Commissione Antimafia ARS: Il “sistema Montante” 1 IL “SISTEMA MONTANTE” PREMESSA, PAG. 2 CAP. 1: LE ORIGINI DELL’INDAGINE “DOUBLE FACE” I - LE DICHIARAZIONI DEL COLLABORATORE DI FRANCESCO, PAG. 6 II - LE ANTICIPAZIONI DELLA STAMPA E LE DICHIARAZIONI DI VENTURI E CICERO, PAG. 6 III - LA PERQUISIZIONE DEL 22 GENNAIO 2016, PAG. 7 IV - IL FILE “EXCEL”, PAG. 7 V – IL NUOVO CORSO DELLE INDAGINI, PAG. 9 CAP. 2: IL “CERCHIO MAGICO” I – LA STAGIONE DELLA LEGALITÀ, PAG. 12 II - L’AGENZIA PER I BENI CONFISCATI, PAG. 17 III - LO SPARTIACQUE: 9 FEBBRAIO 2015, PAG. 20 IV - IL SENATORE DELLA PORTA ACCANTO, PAG. 29 V – I RAPPORTI CON LA MAGISTRATURA NISSENA, PAG. 43 CAP. 3: “LA TERZA GUERRA MONDIALE” I - L’ASSESSORATO DI CONFINDUSTRIA, PAG. 47 II – LE LISTE DI PROSCRIZIONE, PAG. 49 III - L’IRSAP, PAG. 58 IV - L’ASSALTO ALL’AST, PAG. 62 V - L’EXPÒ, PAG. 67 VI – L’IAS, PAG. 75 VII – LA BANCA NUOVA, PAG. 77 CAP. 4: I RAPPORTI CON L’INFORMAZIONE, PAG. 81 CAP. 5: LA FINE DEL “CERCHIO MAGICO”, PAG. 104 CAP. 6: PREVENIRE È POSSIBILE?, PAG. 109 CONCLUSIONI, PAG. 115 ALLEGATI, PAG. 118 1 Commissione Antimafia ARS: Il “sistema Montante” 2 Il “sistema Montante” PREMESSA L’inchiesta in oggetto è annoverabile tra le iniziative riservate alla Commissione ai sensi della riformata L. R. n. 4/1991, laddove questa le attribuisce il potere di “analizzare a livello regionale, le cause e i fattori dei comportamenti corruttivi e illegali e individuare gli interventi che ne garantiscano la prevenzione e il contrasto” (art. 3, lett. E della l.r. 28 febbraio 2018, n. 3). Lo spunto è stato offerto, lo scorso 14 maggio 2018, dal clamore suscitato dall’arresto di Antonio Calogero Montante, al secolo Antonello, fiore all’occhiello di Confindustria e celebrato paladino della legalità, nell’ambito dell’indagine Double Face condotta dalla DDA della Procura di Caltanissetta e dalla locale Squadra Mobile. Destinatari dell’ordinanza della misura di custodia cautelare, insieme all’imprenditore di Serradifalco, sono stati anche Giuseppe D’Agata (Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, nonché Capo Centro della DIA di Palermo e, poi, appartenente all’AISI), Marco De Angelis (sostituto commissario della Polizia di Stato presso la Questura di Palermo), Diego Di Simone Perricone (responsabile della sicurezza di Confindustria, ex poliziotto), Ettore Orfanello (Comandante del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta) e Massimo Romano (imprenditore). Sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio (per un anno), invece, per il vice sovrintendente della Polizia di Stato, Salvatore Graceffa. Le condotte contestate sono gravissime: secondo gli inquirenti, Antonello Montante sarebbe stato a capo di una rete di spionaggio dedita ad acquisire informazioni riservate (anche mediante accessi abusivi alla banca dati SDI delle forze di polizia), ivi comprese quelle riguardanti l’attività d’indagine che si stava svolgendo nei suoi confronti. Ma nel provvedimento1 a firma della dottoressa Maria Carmela Giannazzo, Gip del Tribunale di Caltanissetta, di nomi eccellenti, tra gli indagati, ce ne sono altri: l’ex Presidente del Senato, Renato Schifani; l’ex Direttore dell’AISI, generale Arturo Esposito; Gianfranco Ardizzone, già Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta e poi Capo Centro della DIA; il dirigente regionale della CISL Sicilia, Maurizio Bernava; il tributarista Angelo Cuva; il 1 Tribunale di Caltanissetta – Sezione dei Giudici per le indagini preliminari – Ordinanza di applicazione di misure cautelari del 19/04/2018 – N. 1699/2014 R.G. notizie di reato – N. 1160/2015 R.G.I.P. 2 Commissione Antimafia ARS: Il “sistema Montante” 3 direttore generale del Dipartimento delle Attività Produttive, l’architetto Alessandro Ferrara. Con loro, molti altri appartenenti alle Forze dell’Ordine, imprenditori e sodali vari. Tutti, secondo la Procura di Caltanissetta, avrebbero, a vario titolo, dato “una mano” a Montante. Sulla scia della vicenda giudiziaria – già nelle prime ore successive all’arresto – emergevano una serie di fatti e circostanze che, seppur privi di rilevanza penale, erano tali da destare forti preoccupazioni, imponendo da parte di questa Commissione l’avvio di un’indagine. La domanda, nella sua gravità ed essenzialità, è semplice: com’è stato possibile consolidare nel tempo e impunemente un sistema di governo parallelo che ha avocato a sé gli aspetti più strategici della governance della Regione? Qual è stata la sua capacità di persuasione e di controllo sui processi decisionali, amministrativi e di spesa? In che modo Montante e i suoi sodali si sono potuti sostituire, nella distrazione o nella compiacenza di tanti, al governo regionale assumendo determinazioni di indirizzo politico, definendo organigrammi, promuovendo o stroncando carriere interne all’amministrazione, nominando o rimuovendo assessori? E infine, qual è stato il prezzo pagato da Montante e dai suoi – alla politica, all’informazione, alle istituzioni tutte - per ottenere silenzio e assenso? Di questo sistema di potere parallelo, Montante rappresentava certamente la punta di diamante, l’indiscusso oracolo di una nuova stagione della legalità e, al tempo stesso, l’efficiente manovratore di interferenze, invasioni di campo e forzature istituzionali che hanno fortemente segnato un’intera stagione politica. Ma all’ombra e accanto ad Antonello Montante, nelle indagini dell’Autorità Giudiziaria di Caltanissetta, ha preso consistenza anche l’inner circle di Montante, una sorta di cerchio magico - chiuso, aggressivo e sinergico - che ha accompagnato il presidente di Confindustria Sicilia nella progressiva erosione di legittimità delle istituzioni regionali, accentrando su di sé i compiti di decidere, premiare o punire. Ecco come ne parla la sentenza della Corte di Cassazione che, annullando con rinvio al Riesame l’ordinanza del Tribunale di Caltanissetta “limitatamente al reato associativo”, scrive di Montante “Un uomo che ha creato dal nulla un’allarmante e pervasiva rete illecita, giunta a penetrare non solo nei vertici delle forze dell’ordine in ambito locale, ma anche a livelli apicali di organismi istituzionali operanti a livello centrale. (…) Finanziare le campagne elettorali di esponenti politici di diversi schieramenti per potere avere sempre un punto di riferimento in 3 Commissione Antimafia ARS: Il “sistema Montante” 4 soggetti chiamati a rivestire incarichi di governo, così ponendo le premesse per il dispiegarsi della propria azione corruttiva”. La Commissione ha ritenuto dunque di approfondire non solo – e non tanto – i comportamenti del Montante, quanto il ruolo e le responsabilità di coloro che, assieme al leader di Confindustria, hanno concorso (dentro e fuori dalla Regione) alla costruzione di questo governo parallelo e ne hanno garantito l’impunità di fronte alla pubblica opinione. Ne emerge, come vedremo, uno spaccato di reticenze e benevolenze che attraversa la Sicilia e l’intera nazione, e non risparmia nessun ambito istituzionale: dalla magistratura alla stampa, dal governo regionale a quello nazionale, dalla pubblica amministrazione all’impresa privata. Un’indagine necessaria non solo per accertare i danni subiti e valutarne i rimedi, ma anche per impedire nel futuro un simile furto di sovranità istituzionale e uno svilimento così metodico dei princìpi di rappresentanza e di buona amministrazione. Per dieci mesi la Commissione ha svolto le proprie audizioni, quarantanove complessivamente, ascoltando dirigenti politici nazionali, funzionari regionali, giornalisti, giudici, parlamentari, ex ministri. Hanno declinato l’invito (in alcuni casi perché imputati nel processo in corso a Caltanissetta, in altri casi offrendo altre, più generiche, motivazioni) l’ex presidente della regione Rosario Crocetta, l’ex vicepresidente di Confindustria nazionale Ivanohe Lo Bello, gli ex assessori Marco Venturi, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello e i magistrati (in servizio, all’epoca dei fatti, a Caltanissetta) Salvatore Cardinale, Lirio Conti, Claudio Dall’Acqua, Sergio Lari, Luigi Leghissa, Lucia Lotti, Antonio Porracciolo e Roberto Scarpinato. Nel complesso, gli atti e le testimonianze raccolte hanno consegnato a questa Commissione una fotografia impietosa delle istituzioni siciliane. Ma emerge anche (e per fortuna) una capacità di denunzia e di resistenza morale tanto più significativa quanto più si è trovata isolata e – in taluni casi – perseguitata. Lo confermano le vicende professionali di alcuni dirigenti della Regione Siciliana, rei di disobbedienza e per questo vittime di autentiche liste di proscrizione.
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