SOMMARIO - PreText n. 9 – Novembre 2018

10 / Oliviero Ponte di Pino 50 / Andrea Palermitano Breve storia dell'eBook Tenere acceso il fuoco

18 / Maria Canella 56 / Vittorio Lingiardi Paolo Garimberti: «Vince solo la qualità» L'impronta di Raffaello

24 / Stefano Lucchini 62 / Ada Gigli Marchetti Alle origini della crisi Dalla parte dei bambini

30 / Carlo Alberto Brioschi 68 / Massimo Vitta Zelman L'ultimo reporter L'arte senza paragoni

38 / Andrea Kerbaker 74 / Maria Luisa Agnese Angelica, ma non solo Le volte che l'Oriana...

44 / Patrizia Caccia 80 / Marco Mocchetti Best seller in Galleria Mostri in prima pagina

8 � P reText 4

84 / Piergaetano Marchetti 112 / Alberto Toscano Se l'articolo inganna Parigi di piombo e carta

86 / Irene Piazzoni 120 / Sandro Gerbi Il Tg di Montanelli Il cronista di Bartali

90 / David Bidussa 126 / Nicoletta Vallorani Cronache del Sessantotto - Rivoluzione di carta Uomini o melanzane?

96 / Matteo Barzaghi 130 / Duccio Dogheria Cronache del Sessantotto - Il Giorno della protesta Via dall'editoria ufficiale

102 / Elia Rosati 136 / Giuseppina Manin Cronache del Sessantotto - Ce ne fu uno in nero? Dario Fo, ci voleva un Nobel

108 / Marco Vigevani 142 / Laura Lepri L'armonia delle parole Nel libro come nella vita

SOMMARIO - PreText n. 9 – Novembre 2018 PreText � 9 � INFORMAZIONE, TELEVISIONE E... POLITICA

L'ALLEANZA TRA NUOVO E TELE MONTECARLO IL TG DI MONTANELLI NEL 1976 IN ITALIA AVVENNE UNA RIVOLUZIONE: DOPO ANNI DI MONOPOLIO RAI SULLE NOTIZIE E SOPRATTUTTO SULLE COMUNICAZIONI DEI PARTITI, CON UN ESCAMOTAGE IL MURO FU ABBATTUTO di IRENE PIAZZONI

CONTRO IL SISTEMA Qui a fianco, che, abbandonato il , fondò il Giornale e, solo pochi anni dopo, s̓imbarcò anche nell̓impresa televisiva.

86 � P reText ilano, gennaio 1976. Chi, in pubblica del Canton Ticino, è un’impresa com- Piemonte, Liguria, Lombardia merciale, passibile, per giunta, visto che la neu- – ma presto anche nel centro tralità è una chimera, di condizionamenti politici. Italia – riesce a captare il segna- Il pasticcio però rimane: come garantire la liber- le di Tele Montecarlo può, alle tà d’espressione con qualsiasi mezzo in un siste- 20.50, scegliere di seguire il notiziario confezio- ma di comunicazioni virtuoso, di pesi e contrap- Mnato dalla redazione de il Giornale nuovo, segui- pesi, di convivenza tra soggetti pubblici e to dal commento del suo direttore Indro Monta- privati? Anziché definite prima le regole, come nelli o dalle firme di punta Enzo Bettiza, Mario nella società giusta di John Rawls, i partiti si Cervi, Egidio Sterpa, Livio Caputo, Cesare Zap- muovono seguendo il proprio tornaconto, vestito pulli e altri. A maggio si aggiunge un notiziario di grandi principi, e qualcuno navigando a vista. regionale per Lombardia, Lazio e Liguria, pre- Così, su Tele Montecarlo, inizia in Parlamento e sentato come una sorta di “diario” serale per le sulle pagine della stampa una battaglia senza famiglie italiane, mentre per le elezioni politiche esclusione di colpi, strettamente legata ai termi- imminenti si inaugura Faccia a faccia, un con- nali dei partiti. Da una parte ci sono i fautori del- fronto tra un autorevole rappresentante dei par- la televisione privata, commerciale, “libera”: non titi – si succederanno Fanfani, Quercioli, Craxi, tanto quella locale, un po’ cialtrona e casereccia, Saragat, La Malfa, Zanone, Pannella e Almiran- ma quella vera, nazionale, all’americana, e, se te – e un editorialista. possibile, politicamente moderata o destrorsa, al Tele Montecarlo è la costola italiana di Télé Mon- contrario della Rai, come si dice, che dalla Rifor- te Carlo, promossa e gestita da una società pri- ma del 1975 è governata (anche) dai comunisti. vata a capitale in maggioranza franco-monegasco E sono gli ambienti del centro-destra, i liberali, i ma a cui partecipa anche l’agenzia pubblicitaria repubblicani e parte della Dc – a Milano ne sono milanese Opus Proclama. In teoria l’operazione esponenti di spicco il ministro delle Poste Vitto- sarebbe proibita dalla legge, che ha inferto un rino Colombo e Massimo De Carolis capogruppo colpo al monopolio della Rai ma non consente la del partito in Comune. Non il Psi, per il momen- trasmissione in Italia di programmi esteri che to. Dall’altra ci sono i comunisti, una parte della contengano pubblicità. E Tele Montecarlo ne tra- Dc, i socialisti e qualche autorevole voce della smette tanta di pubblicità, insieme ai film, ai te- stampa che conta, in prima fila Eugenio Scalfari lefilm, alla musica leggera, ai programmi d’eva- e la sua neonata . sione. Certo, due anni prima, quando il ministro Il Giornale si trasforma in un paladino della li- Giuseppe Togni aveva ordinato con un decreto la bertà d’antenna, intesa come libertà d’espressio- disattivazione dei ripetitori delle tv estere dislo- ne e di circolazione delle idee, contro il «coro cate sul territorio nazionale, tutti erano insorti, liberticida», come lo chiama Montanelli, impe- compresi i partiti di sinistra. Ma le cose ora sono gnandosi in una strenua battaglia che non si li- cambiate: la Rai è passata al controllo del Parla- mita al dibattito interno ma contatta gli ambienti mento, e Tele Montecarlo non è la televisione europei, come attestano la lettera aperta agli in-

INFORMAZIONE, TELEVISIONE E... POLITICA PreText � 87 � CONTRO IL PCI Montanelli mentre prepara il suo intervento in TV. INFORMAZIONE, TELEVISIONE E... POLITICA tellettuali francesi di Bettiza pubblicata sul Quo- i democristiani mettevano le mutandine alle bal- tidien de Paris e la solidarietà incassata da Jean- lerine e spesso anche alle notizie, evitavano di François Revel su L’Express, da Raymond Aron applicare le tecniche vietnamite della rieducazio- su Le Figaro, da Claude Harmel su Est et Ouest, ne, attraverso i mass media». E comunque, «pro- da François Bondy su Die Weltwoche, e poi dal- paganda bolsa e ossessiva» a parte, i telegiornali la tedesca Die Welt e dalla inglese Encounter. Rai sono «controproducenti per noia e tetraggine» Il nemico principale è, naturalmente, il Pci. Scri- a furia di preoccuparsi solo dei minutaggi riserva- ve Francesco Damato il 1 febbraio 1977: «Impe- ti ai congressi dei partiti, come sottolinea Carlo gnato com’è nel perseguire il suo progetto di Mazzarella in Falce e martello nel nostro televi- conquista del potere», cerca di far tacere «le vo- sore del 5 marzo 1978. Ma è la Rai nel suo com- ci e le idee sgradite che vengono dall’estero per- plesso a essere demolita: le si rimprovera un indi- ché quelle della Rai-Tv sono state quasi tutte rizzo monoculturale, l’emarginazione della cloroformizzate proprio dal Pci». Ma più ancora cultura laica, il conformismo. Di più: un anti-oc- è, tuona Mario Cervi, «l’omertà delle lottizzazio- cidentalismo di maniera, l’antiamericanismo, il ni», «la complicità dei silenzi e delle distorsioni», terzomondismo, il filo-arabismo, il populismo, e in definitiva il riassetto dell’informazione nel tutti elementi che rischiano – si insiste – di far segno del compromesso storico che si intende smarrire l’identità culturale italiana, che ha le sue scardinare. Non si risparmiano colpi, anche bas- radici più profonde nell’Europa, minando le pos- si, alla volta dei telegiornali nazionali. Nel suo sibilità di ripresa in un momento di gravissima corsivo dello stesso giorno, Controcorrente, crisi. E ogni occasione è buona per attaccare la Montanelli scrive: «In un’intervista a Playboy, televisione pubblica: persino l’inaugurazione del- Andrea Barbato, direttore del Tg2, ha dichiarato le trasmissioni a colori è commentata il 3 febbraio che il suo telegiornale evita di riprendere le ri- 1977 da un intervento (Televisione a colori: evi- volte nelle carceri perché “ci si può anche invo- tare il rosso di regime) di Geno Pampaloni per- lontariamente prestare a un’opera di delazione plesso e un po’ nostalgico per il bianco e nero, che filmando il gesto di un ribelle che sarebbe poi però si conclude con l’augurio «che la nostra Rai riconoscibile e perseguibile”. Eppoi dicono che perda i colori faziosi, lividi, vendicativi, che ha in Italia manca ogni senso di solidarietà. Per i assunto da qualche tempo». delinquenti, non c’è Paese che ne trabocchi come Non c’è aspetto della televisione privata, d’altro il nostro». Il Tg2 è «lugubre e goebbelsiano», canto, che non susciti simpatia o indulgenza. La incalza Lucio Lami in un articolo del 6 luglio pubblicità? È una modalità di comunicazione e 1978: «Non ha mandato un solo uomo in Africa, una forma di espressione di esigenze tipiche del- durante le guerre coloniali dell’Urss; ha ignorato la società dei consumi: senza contare che in Italia il dissenso sovietico; ha presentato la letteratura, la spesa pubblicitaria pro capite è la più bassa di l’arte, l’economia esclusivamente in chiave mar- tutto il mondo occidentale. E se è troppa? Il mer- xista ed extraparlamentare». E via dicendo. Mol- cato – vale a dire lo spettatore – farà giustizia, to meglio la Rai democristiana di una volta: «Se cambiando canale. I film porno? La Rai non è

88 � P reText senza peccato, e comunque è giusto riconoscere con Radio Torino International e Genova Sound. allo spettatore un margine di maturità, mentre In tutto, si calcola, sono circa 500 mila ascolti «con censura e sequestri – scrive Pietro Radius quotidiani nel triangolo industriale del Nord. il 2 agosto 1978 – si sa come si comincia, non Insomma, l’offensiva si dispiega per un paio di come si finisce». E che dire del particolare non anni. E poi si stempera. I destini del compromes- trascurabile che la televisione privata è, ricorda so storico, il pur lieve modificarsi degli equilibri Giuseppe Prisco, «l’unico servizio gratuito per il politici, la necessità da parte di Tele Montecarlo cittadino italiano, in tempi di “stangate” fiscali stessa di guadagnare un più largo consenso tra i su ogni bene e prestazione»? partiti aprendo le porte ad altri soggetti in vista E poi c’è il non trascurabile aspetto dei “linguag- di una nuova legge sulle televisioni, che invece gi” comunicativi, contenuti e stili. Il notiziario del non arriverà mai, contribuiscono a smorzare la Giornale è, a detta di Giorgio Torelli, «con i pun- polemica e a inaugurare la politica di “assorbi- tini sulle i di obiettività», «una ventata di fatti mento” della televisione, ormai più italiana che croccanti dopo l’afa dei telegiornali [Rai]», per monegasca. Ma, come è chiaro, intanto la vicen- cui «la mela sa di mela», e stringato «poche car- da ha fatto scuola, quanto a intreccio tra stampa, telle pelle e ossa che sul video guadagnano in linea imprenditoria e politica, e soprattutto ha aperto e peso». Il momento clou è il commento: un com- una breccia non tanto nel sistema dell’informa- mento orientato ovviamente, che per Paese Sera zione televisiva – solo dopo la legge Mammì del è una istigazione continua al golpe mentre per il 1990 le televisioni private inaugureranno i tele- Giornale è franco, anticonformista e spregiudica- giornali – quanto nell’opinione pubblica, aggre- to. Né ci si ferma a Tele Montecarlo. Dal novem- gando e irrobustendo il favore per la televisione bre 1976 la redazione del Giornale, e in partico- commerciale. Non sarà poi un caso che proprio lare Roberto Gelmini, si occupa dei servizi su il Giornale punti il radar , giornalistici della milanese Radio Montestella, in che nell’aprile 1977 entra nella See, la società un canovaccio che prevede, oltre ai notiziari na- che controlla il quotidiano, con una quota del 12 zionali locali e regionali, un momento in cui gli per cento, e in ottobre porta la propria quota nel- editorialisti del quotidiano rispondono alle tele- la See al 37,5 per cento, diventando l’azionista fonate degli ascoltatori, la rubrica La notizia, un di riferimento. La scalata si concluderà nel 1987, approfondimento sul fatto del giorno e ampio quando il Cavaliere sarà già diventato il re della spazio ai servizi sportivi curati dal capo della pa- televisione privata. gina Carlo Grandini. Seguono accordi analoghi Irene Piazzoni

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