23 martedì 5 settembre 2006

ORIZZONTI EX LIBRIS Critico: LA POLEMICA Un libro met- persona che si vanta te sul «banco dei cattivi» alcuni di essere di difficile degli autori italiani più noti. Ma contentatura davvero demolire un’opera let- Io, stroncatore pentito perché nessuno teraria serve a qualcosa? Ecco si preoccupa che cosa ne pensa chi di que- di contentarlo st’esercizio critico è stato un convinto interprete ■ Ma non troppo Ambrose Bierce di Roberto Cotroneo «Il dizionario del diavolo»

ludibrio pubblico investe tutta l’attività lette- ventata una vera industria e lo scrivere e il del genere di chiunque si dia alla narrativa ve- va che di autori italiani. I libri italiani erano raria e creativa. pubblicare non era più il frutto di un percor- nendo da un altro mestiere? comprati, spesso, blind, alla cieca, usando un Ma se ci si fermasse a questo, l’articolo che so intellettuale. Era un modo per mostrarsi, È cambiato il mondo. Mamurio Lancillotto termine tipico del mercato editoriale. Ma du- sto scrivendo apparirebbe soltanto come un per parlare in televisione, per essere ammira- nasceva da lì. Era vero che ci si trovava di rò poco. In poco tempo ci si accorse che di pentimento o un mea culpa. In realtà ci sono ti. Da allora essere scrittori cominciò a signifi- fronte a grandi capolavori? Era vero che la so- Eco o di Magris non ce ne erano molti in gi- alcuni aspetti che vanno presi in esame. Il care tutto meno quello che davvero doveva cietà letteraria italiana sembrava prossima a ro. E le delusioni fioccavano. Bisognava scri- mondo letterario italiano è sempre stato mol- essere. Da allora, cominciò un meccanismo un nuovo Rinascimento? In quegli anni edi- vere la verità. Soprattutto su certi capolavori anzi, era tra le più sbagliateA che ci fossero. to debole e fragile. Fino alla seconda metà de- abbastanza perverso, per cui si pubblicava e toria e pagine culturali sembravano aver pre- o certi scrittori immensamente sopravvaluta- Però avevo dalla mia una sola scusante, l’uni- gli anni Ottanta ha avuto una sua identità, ci si faceva recensire dagli amici, che a loro so nuova linfa. Tuttolibri diventava un inser- ti. Ecco il perché delle stroncature di quegli ca possibile: stroncavo potenti veri, gente ha avuto i suoi critici, e aveva il suo peso. Es- volta pubblicavano e venivano recensiti da- to importante letto in tutta Italia, Repubblica anni. che contava. E proprio per questo negli anni sere scrittori o critici dava prestigio, forse da- gli scrittori che a quel punto diventavano cri- varava Mercurio il suo primo supplemento di Ma la storia si capovolse ancora. I giornali co- mi è stato presentato un conto assai salato. va una certa fama negli anni, ma non visibili- tici. Tutti i libri erano capolavori, tutti gli au- libri, e il raddoppiava le pa- minciarono a pensare che la cultura era una Per intenderci. Nonostante abbia scritto cin- tà, successo effimero e altro ancora. Gli scrit- tori erano una scoperta, tutti romanzi erano gine dedicate alla letteratura. Per non dire cosa noiosa e poco vendibile. I critici degli que romanzi e un numero imprecisato di sag- tori facevano gli scrittori, e poco più. I critici belli per forza. Quando all’inizio del 1980 del quotidiano di economia e finanza per ec- oscuri signori dalla prosa improbabile e de- gi, e sia tradotto in una dozzina di lingue si occupavano prevalentemente dei libri. E finì di scrivere Il nome della ro- cellenza, Il Sole 24 Ore, che la domenica usci- sueta, da limitare il più possibile e confinare non ho mai vinto un premio letterario italia- tutti gli altri, soprattutto se uomini pubblici, sa, lo mandò a una decina di amici in mano- va con un supplemento coltissimo e pieno da qualche parte. Gli scrittori e gli editori sol- no. Nonostante abbia scritto migliaia di arti- si guardavano bene dal mandare in libreria scritto con una domanda preoccupata: «un di recensioni. tanto dei questuanti che cercavano di rifilar- coli giornalistici in vent’anni di mestiere, romanzi, o altro. romanzo potrebbe danneggiare la mia im- Il successo del Nome della Rosa nel mondo ti sciocchezze per narcisismi e gloria persona- non ho mai vinto un premio giornalistico. Ma dalla seconda metà degli anni Ottanta le magine di rigoroso docente universitario?». aveva innescato un meccanismo a catena. A le. E se la televisione era diventata il primo ve- Forse non meritavo e non merito né gli uni e cose sono cambiate, l’industria culturale è di- Ve la immaginate oggi una preoccupazione Francoforte, tra il 1985 e il 1990 non si parla- icolo di circolazione e promozione dei libri, né gli altri. Ma sappiamo bene che i premi obbedendo alle nuove regole dell’Auditel sta- non vanno ai meriti ma sanciscono un’ap- va scacciando dai suoi programmi libri e co- partenenza a un establishment. E chi stronca pertine come delle calamità più pericolose rompe un equilibrio di elogi incrociati e non dell’uragano Kathrina. Se appare uno scritto- è più establishment. re in qualunque telegiornale o in qualunque Non so ancora se accadrà anche agli autori contenitore perdi cinque punti dell’Auditel, dell’imminente Sul banco dei cattivi, edito da si diceva. Donzelli, ma le polemiche non mancheran- Così già nella seconda metà degli anni No- no. Gli autori sono quattro critici famosi: vanta il disastro era compiuto. Ora non si Giulio Ferroni, Massimo Onofri, Filippo La trattava più di stroncare, e dunque togliere Porta e Alfonso Berardinelli. Ferroni stronca linfa ad autori sopravvalutati, ma semmai di Baricco, Onofri, Isabella Santacroce, La Por- cercare tra le macerie qualche pezzo di valore ta, Carlo Lucarelli e Berardinelli, Tiziano Scar- che potesse far sì che si ricominciasse da ca- pa. Eccetto Baricco che è una star della lettera- po. Non aveva nessun senso sottolineare che tura e può anche ignorare la stroncatura, per in Italia la letteratura arrancava sempre di gli altri autori non sarà per niente un piacere. più, e produceva risultati spesso al di sotto Il lettore di stroncature Ma bisogna essere cauti è come il pubblico perché la stroncatura che assiste all’esecuzione non delegittima solo pubblica di un condannato un autore ma rischia alla ghigliottina di delegittimare la cultura e applaude nella sua totalità

Anzi. della media culturale europea. Si doveva spe- Perché stroncare non fa bene a chi stronca. E rare che quella media si potesse alzare un non fa bene a chi è stroncato. Perché biso- po’. Non si trattava di avere spazio anche per gna intendersi sul significato della parola le stroncature su giornali, periodici e media stroncatura. La stroncatura non è un parere in generale, ma di avere quel poco di spazio negativo su un libro o un film. La stroncatu- rimasto per dare voce a critici intelligenti e re- ra è un parere estremo, radicale, che tende il censori «costruttivi». Non si trattava, infine, più delle volte a ridicolizzare e a schernire il di ridicolizzare i vecchi e stantii premi lettera- lavoro di uno scrittore, di un regista o di un ri italiani, con le giurie over 70, si trattava di poeta. La stroncatore è amato, troppo spes- provare a sperare che almeno i premi potesse- so, da quelli che non riescono a pubblicare, ro far vendere qualche copia in più a dei libri da quelli che vorrebbero scrivere dei libri e buoni (se venivano premiati dei libri buoni). non hanno il coraggio di farlo, da quelli che Poi, accanto a questi drammi letterari c’era- ritengono il mondo delle lettere, o del cine- no gli autori che vendevano e vendono. ma, o di quello che volete, un mondo chiu- Non sta a me dire se per moda o per qualità so, sostanzialmente mafioso, dove non si letterarie, se per motivi che con la letteratura può entrare se non per cooptazione. E dove avevano assai poco a che fare, o per altro. Ne non ci sono meriti ma soltanto privilegi. Il abbiamo visti alcuni in questi anni. Alessan- lettore di stroncature, l’entusiasta delle stron- dro Baricco, certo, , Su- cature, è di solito un frustrato che manda sanna Tamaro. E recentemente Tiziano Ter- avanti i critici più radicali in vece sua, che si zani, , e da pochissimo il ro- sente vendicato e rappresentato da qualcu- manzo di esordio di Walter Veltroni. Ma per no che, coltello tra i denti, entra nella citta- il resto? Come muoversi, e che cosa fare? della fortificata degli intellettuali e del mon- Disegno di Guido Scarabottolo Quando nel marzo scorso Baricco ha pubbli- do culturale, e comincia a tagliare gole, e a se- cato sulla prima pagina di Repubblica il grido minare distruzione. Il lettore di stroncature è di dolore di non riuscire a farsi recensire dal il pubblico che assiste all’esecuzione pubbli- LIBRI Due volumi raccolgono i giudizi velenosi di alcuni tra i più noti critici italiani critico o da Giulio Ferroni si è ca di un condannato alla ghigliottina, e ap- chiuso un cerchio davvero sorprendente. plaude. Uno dei cinque scrittori italiani più famosi Non va bene. E soprattutto non è così che Come ti faccio a pezzi «gli scrittori alla moda» del mondo, si lamenta dalla prima pagina funziona. Che quattro critici abbiano scritto del secondo quotidiano italiano in termini un libro su quattro autori che non meritereb- di copie vendute, di non riuscire a essere nep- bero attenzione è già una contraddizione. ■ di Marco Innocente Furina versità La Sapienza di Roma. Massimo Onofri, taigne metropolitano e scalfariano». E via su pure stroncato dai critici militanti, se non in Non si scrivono libri su autori che si ritengo- il più giovane del gruppo, insegna Critica let- questo tono contro la «retorica del sublime qualche parentesi di passaggio. no di poca importanza. A meno che questi rendete quattro critici senza peli sulla teraria e Letteratura italiana all’Università di basso» o l’«estetismo operaio» di Erri De Luca. , che è stato un grande autori non abbiano una rilevanza gigante- lingua, riunite le loro recensioni (stron- Sassari. Infine Filippo la Porta collabora come Un po’ più costruttivo è invece il saggio di An- scrittore, forse tra i più grandi di questo se- sca. Si può stroncare la Rowling, o l’ultimo ro- Pcature) su altrettanti autori di successo critico letterario con diverse testate nazionali. drea Carraro, Botte agli amici (Alberto Gaffi). condo Novecento ripeteva sempre una frase manzo di Marquez, o i romanzi di Günter del panorama letterario italiano, fatene un li- Ognuno di loro ha preso in consegna uno Anche Carraro, disegnando il panorama degli paradossale: «Non l’ho letto e non mi piace». Grass alla luce del suo passato recentemente bro e l’interesse è assicurato. È quanto ha fatto scrittore: Ferroni stronca Baricco, Onofri se la ultimi quindici anni di narrativa italiana, me- Era la provocazione di uno che i libri li legge- emerso. Ma gli altri? la casa editrice Donzelli con Sul banco dei catti- prende con Isabella Santacroce, La Porta con na una serie di colpi, diretti e ganci, a chi è vit- va e spesso gli piacevano davvero. E stare sul Con gli altri bisogna essere cauti. Perché in vi. Cattivi, malvagi, sadici i critici, e si sapeva, Carlo Lucarelli e Berardinelli con Tiziano Scar- tima della sua penna affilata. Ma, in questa «banco dei cattivi» è una cosa alla Franti del fondo la stroncatura non delegittima soltan- cattivi (scadenti) però anche gli scrittori se so- pa. raccolta di oltre centoventi opere censite, sa ri- libro Cuore. «E quell'infame rise», scrisse di to l’autore. Ma delegittima la cultura nella no finiti su quel banco esposti al pubblico ludi- Sono quattro signori che non vanno per il sot- servare all’occorrenza anche carezze e appro- lui Edmondo De Amicis. Ma sono quelli co- sua totalità. In fondo è il sintomo di una ma- brio. Non si puo dire poi che «gli stroncatori» tile. Fare a pezzi «gli scrittori alla moda» - così vazioni. me Franti che ti fanno capire il mondo. An- lattia profonda, che passa inevitabilmente siano gli ultimi arrivati: Alfonso Berardinelli è recita il sottotitolo del libro - è il loro obietti- A questo punto si impone una considerazio- che se ridono, e sono infami. Se stare «sul dal disprezzo per le opere creative e per la cul- stato per più di un decennio docente di lettera- vo. Ecco cosa scrive Ferroni su Baricco, uno de- ne, quasi un consiglio per tutti coloro che do- banco dei cattivi» è un modo per risollevarci tura. Un disprezzo mascherato da altro. In re- tura contemporanea all’Università di Venezia gli autori italiani più letti nel mondo, dopo vessero cader vittima del feroce agguato di un dal deserto tremendo della letteratura italia- altà il critico non fa altro che dire: io faccio a e, nel 2002, ha vinto il premio Viareggio con aver letto tredici delle ventidue puntate del qualunque critico. Ricordate quello che dice- na (e anche del nostro cinema), mi può an- pezzi gli scrittori, li invito a non pubblicare La forma del saggio (Marsilio). Giulio Ferroni è racconto «i barbari» pubblicato da Repubblica: va dei suoi fustigatori Aristotele (che di libri di che stare bene. Ma pur stimando molto Fer- mai più, li espongo al ludibrio dei lettori per- autore di una storia della letteratura italiana «folgarante esempio di neosaggistica metapo- successo ne ha scritto qualcuno): «In mia as- roni e Berardinelli, La Porta e Onofri, ho dav- ché vorrei soltanto capolavori. Ma in realtà il (Einaudi), materia di cui è professore all’Uni- stmoderna, ambizioso gioco da piccolo Mon- senza mi possono anche bastonare». vero i miei dubbi... [email protected]