LA LOGGIA P2 E IL SISTEMA POLITICO ITALIANO Di ALBERTO GEMELLI*
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LA LOGGIA P2 E IL SISTEMA POLITICO ITALIANO di ALBERTO GEMELLI* PREMESSA FONTI E OBIETTIVI DELLA RICERCA A conclusione dei suoi lavori, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2 decise la pubblicazione, in allegato alle relazioni finali, dei documenti da essa acquisiti 1: il presente studio si baserà appunto su tale documentazione. Si tratta di 91.416 pagine che contengono, molto spesso, carte di non facile reperibilità: nondimeno è una fonte che attende ancora di essere vagliata a fondo. Tale operazione, a parte la mole dei documenti, si presenta problematica, in quanto è per lungo tempo mancata una guida alla consultazione. Non sempre, infatti, i documenti sono suddivisi per temi, anche perché l’eclettismo di interessi della loggia gelliana, ostacola una partizione del genere. Nel condurre questa ricerca, perciò, si è isolato un aspetto dell’azione della P2 e lo si è studiato ricercandone i riflessi appunto all’interno di tale documentazione. L’aspetto che si è isolato è stato quello dei rapporti tra la loggia P2 e la classe politica italiana. A tal fine ho ritenuto utile premettere alla vera e propria trattazione una prima parte in cui verranno delineati i tratti essenziali del sistema politico italiano degli anni Settanta, con un particolare accento sull’argomento dei “poteri occulti”. Seguiranno una breve biografia di Licio Gelli ed una altrettanto succinta storia della P2 da un punto di vista massonico: ciò per dare sostanza ad espressioni come “Gelli” e “P2” che spesso rischiano di apparire come una sorta di indeterminato deus ex machina che tutto spiega e a cui tutto si riconduce. Per quanto concerne il tema centrale di questo lavoro, si tratteggeranno dapprima le linee teoriche del piduismo e, in seguito, si vedrà se e in che modo tali idee informino, o abbiano informato, la prassi dell’azione gelliana; questo secondo aspetto sarà esaminato sia in riferimento al proselitismo del Venerabile tra gli uomini politici, sia in riferimento ai rapporti della P2 con i partiti, con le istituzioni e con gli apparati dello stato. Obiettivo finale sarà la discussione delle due griglie interpretative del fenomeno piduista che si fronteggiarono già all’interno della Commissione (e si riflessero nelle contrapposte relazioni Anselmi e Teodori) e che tuttora dividono il campo degli osservatori; schematizzando, si può dire che la Anselmi considera il fenomeno P2 come patologico 1 Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, Relazione , Camera dei Deputati-Senato della Repubblica, 1984 (si tratta della relazione di maggioranza della presidente Anselmi; d’ora in poi indicata appunto come Relazione Anselmi ); id., Relazione di minoranza dell’onorevole Massimo Teodori (d’ora in poi Relazione Teodori ); id., Relazione di minoranza del senatore Giorgio Pisanò (Relazione Pisanò ); id., Relazione di minoranza dell’onorevole Altero Matteoli , ( Relazione Matteoli); id., Relazione di minoranza dell’onorevole Alessandro Ghinami ; id., Relazione di minoranza del senatore Attilio Bastianini ; id., Allegati alla relazione , Camera dei Deputati-Senato della Repubblica, 1984 (d’ora in avanti saranno indicati sinteticamente come “Commissione P2, Allegati ”): gli allegati sono divisi in due serie, comprendenti, la prima i Resoconti stenografici della Commissione , la seconda i Documenti raccolti dalla Commissione . Quanto alle relazioni di minoranza ricordo che Teodori era commissario radicale, Pisanò e Matteoli missini, Ghinami socialdemocratico e Bastianini liberale. rispetto ad un sistema politico-economico sostanzialmente sano, Teodori, al contrario, lo considera come fisiologico di un sistema portato inevitabilmente alla corruzione dalle pratiche partitocratiche. 0.2 LIMITI DELLA RICERCA Da quanto si è esposto nel paragrafo precedente si può già arguire quali siano i limiti che caratterizzano il presente studio. Un primo limite riguarda la natura delle fonti. In taluni casi, infatti, la documentazione pubblicata dalla Commissione risulta manchevole: ciò può essere dovuto a uno scarso interesse dei commissari verso un dato tema che si è poi riflesso nella scarsità di carte acquisite (è il caso, ad esempio, della biografia di Licio Gelli); oppure può essere dato dal fatto che ormai molti documenti risultano superati dagli avvenimenti e necessitano perciò di ulteriori riscontri (si pensi agli atti istruttori di processi che, iniziati nel corso dei lavori della Commissione e da questa pubblicati, sono giunti al termine dopo il 1984). In questi e consimili casi si è ricorsi alla non vasta pubblicistica in merito e a fonti giornalistiche, quotidiani e settimanali: lo spoglio di tali fonti non è stato comunque sistematico. Un secondo limite viene imposto dalla vastità del tema trattato. L’obiettivo era quello di operare una sintesi delle sfaccettature politiche in senso stretto del fenomeno P2, enucleando a tal fine, all’interno della documentazione disponibile, le fonti a riguardo; al contempo, all’interno di tali fonti, si poneva il problema di un’analisi non dispersiva. Per assicurare un certo equilibrio ai due livelli, di sintesi e di analisi, si sono dovuti perciò tralasciare aspetti che, a rigore, perterrebbero alla definizione di sistema politico. Si troveranno quindi solo accenni ai rapporti della P2 con la magistratura o i corpi armati, mentre qualche informazione in più sarà presentata per la burocrazia statale: una parziale eccezione sarà fatta per i servizi segreti, per evidenti e impreteribili motivi 2. Si è poi solo accennato alle modalità violente di intervento nel sistema politico (caratteristiche della prima P2), soffermandosi in particolare sui coinvolgimenti gelliani nel golpe Borghese, ma tralasciando gli appoggi piduisti al terrorismo di destra. Per lo stesso motivo ricordato più sopra sono stati tralasciati due importantissimi aspetti dell’attività della P2, il versante finanziario e il versante dei mass-media, dando per acquisite le conclusioni a riguardo cui giunsero le relazioni della Commissione Ricordo infine che ci si occuperà prevalentemente delle attività italiane della P2, dando anche in questo per scontate le connessioni internazionali di Licio Gelli e della sua loggia. 2 A tal proposito credo sia opportuno, per assicurare una successiva miglior comprensione, premettere qui alcuni dati riguardo i servizi segreti italiani, data anche la gran varietà di sigle succedutesi dal dopoguerra a oggi. Tra il 1925 e il 1945 operò il SIM (Servizio Informazioni Militari); tra il 1948 e il 1966 il Sifar (Servizio Informazioni Forze Armate); tra il 1966 e il 1978 il SID (Servizio Informazioni Difesa); dal 1978 operano due servizi, uno militare, il Sismi (Servizio Informazioni Sicurezza Militare), e uno civile, il Sisde (Servizio Informazioni Sicurezza Democratica), coordinati dal CESIS (Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza). I direttori dei servizi militari nel periodo trattato in questa sede sono: 1966-1970 Eugenio Henke; 1970-1974 Vito Miceli; 1974-1978 Mario Casardi; 1978-1981 Giuseppe Santovito; 1981-1984 Ninetto Lugaresi. I direttori del Sisde sono: 1978-1981 Giulio Grassini; 1981-1984 Emanuele De Francesco. I segretari del CESIS: 1978 Gaetano Napoletano; 1978-1981 Walter Pelosi; 1981-1984 Orazio Sparano. Accanto ai servizi segreti si incontreranno altri reparti informativi e cioè i SIOS (Servizio Informazioni Operative e Situazione, o Servizio Informazioni e Operazioni Speciali) delle tre Armi e gli Uffici “I” della Guardia di Finanza. IL SISTEMA POLITICO ITALIANO NEGLI ANNI SETTANTA Se esiste un buon numero di studi che descrivono caratteristiche, funzionalità e rendimento del sistema politico italiano, altrettanto non può dirsi per studi che analizzino il versante oscuro, non visibile del sistema: tale lacuna, come già notava Norberto Bobbio 1, è tanto più «inspiegabile» quanto più il tema dei poteri occulti va emergendo via via maggiormente in tutta la sua centralità nella storia repubblicana. In questo primo capitolo si affiancherà dunque, a una prima parte volta alla succinta descrizione del sistema politico dell’Italia negli anni Settanta, una seconda in cui si cercherà di isolare gli aspetti qualificanti dei cosiddetti “poteri occulti”, dandone nel contempo una prima, sommaria definizione. IL SISTEMA POLITICO Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato? Negli anni Sessanta era ormai evidente, così allo studioso come al semplice osservatore, che la democrazia italiana aveva assunto peculiarità negative che la differenziavano non poco dalle altre democrazie occidentali: la prima, e la decisiva, di queste peculiarità veniva individuata nella mancanza non solo di un’alternativa a una coalizione governativa centrata sulla DC, ma anche della possibilità teorica di una tale alternativa. Era evidente perciò che la causa andava ricercata nelle caratteristiche con cui era venuto strutturandosi il sistema di partiti italiano. Tra gli studi in merito ebbe notevole successo quello di Giorgio Galli 2. Fin dal titolo del suo libro, Galli poneva l’accento sui due maggiori partiti, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, ma il suo scopo non era quello di una semplice ricerca su DC e PCI, bensì quello di porre in evidenza come le caratteristiche del sistema dei partiti si riflettessero negativamente sulle performance del nostro sistema politico complessivo: si chiedeva infatti il politologo milanese: «Perché il parlamento italiano legifera poco e legifera male? Perché non si occupa della “grande” legislazione […], mentre dedica quasi tutto il suo