Già Palazzo Marc'aurelio Rebuffo
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Palazzo Serra (già Palazzo Marc’Aurelio Rebuffo) fu ristrutturato nel 1782 per il marchese Stefano Serra da Giovan Battista Pellegrini. Edificato agli inizi del Cinquecento incorporando parte della cinta muraria del 1155, nel 1664 fu ampliato e restaurato da Francesco Rebuffo, ottenendo il benestare per l’inclusione nell’elenco degli “alloggiamenti pubblici”. Palazzo Serra è sede del Dipartimento di Lingue e culture moderne dell’Università degli Studi di Genova. Palazzo Serra (formerly Palazzo Marc’Aurelio Rebuffo, 1509) was renovated in 1782 for marchese Stefano Serra by Giovan Battista Pellegrini, with frescos by Carlo G. Ratti. It incorporates the North tower of one of Genoa’s medieval gates, Porta dei Vacca (1155). Opening on Piazza Santa Sabina, it houses the Department of Modern Languages and Cultures of the University of Genoa. Immagine copertina: Allegoria dei conflitti nazionali in Europa alla vigilia della guerra. Manifesto della Kriegssammlung. Si ringrazia la Österreichische Nationalbibliothek Wien per aver messo a disposizione l'immagine. Dipartimento di Lingue e Culture Moderne QUADERNI DI PALAZZO SERRA 28 L’indicibile: Grande Guerra e letteratura Ideazione, progetto scientifico, cura di Michaela Bürger-Koftis Cura redazionale e composizione grafica di Davide Finco Con il patrocinio di Università degli Studi di Genova Dipartimento di Lingue e culture moderne Piazza S. Sabina, 2 16124 Genova www.lcm.unige.it (Quaderni di Palazzo Serra, 28) Comitato editoriale Massimo Bacigalupo, Chiara Benati, Elisa Bricco, Pier Luigi Crovetto, Roberto De Pol, Roberto Francavilla, Sergio Poli, Laura Quercioli Mincer, Ilaria Rizzato, Laura Salmon, Laura Sanfelici, Giuseppe Sertoli, Serena Spazzarini. Criteri di valutazione e Referee I saggi inclusi nei Quaderni di Palazzo Serra sono sottoposti a Revisione Anonima di Pari (Blind Peer Review) secondo una linea editoriale che si impegna ad affidare il ruolo di Valutatore, di volta in volta, a due studiosi indipendenti – italiani e non – che, per il ruolo svolto nella comunità scientifica e accademica internazionale, sono in grado di garantire la qualità della pubblicazione. Il testo degli articoli presentati non dovrà includere il nome dell’autore. Nome e indirizzo vanno indicati su una pagina separata. Submissions Articles submitted for publication will be evaluated by two anonymous referees. Please provide full contact information on a separate title page. Do not include your name anywhere on the manuscript itself. © 2015 Copyright by Massimo Bacigalupo, Michaela Bürger-Koftis, Maria Rita Cifarelli, Nicoletta Dacrema, Marco Damonte, Francesco De Nicola, Roberto De Pol, Sara Dickinson, Hermann Dorowin, Silvia Ferrari, Davide Finco, Stefania Michelucci, Giorgetta Revelli, Marco Salotti, Serena Spazzarini, Stefano Vicari. Cura redazionale e composizione grafica di Davide Finco Università degli Studi di Genova Dipartimento di Lingue e culture moderne Piazza S. Sabina, 2 – 16124 Genova www.lcm.unige.it Tutti i diritti riservati ISSN 1970-0571 ISBN 978-88-88626-61-1 INDICE ROBERTO DE POL E MICHAELA BÜRGER-KOFTIS Mostrare l’indicibile, alludere all’indicibile, raccontare l’indicibile .............................. 3 Mostrare l’indicibile MICHAELA BÜRGER-KOFTIS AUSTRIA E ITALIA NELLA GRANDE GUERRA. Immagini della propaganda bellica. Presentazione della mostra ................ 13 MICHAELA BÜRGER-KOFTIS Guerra di parole. Critica del linguaggio e critica della guerra nel dramma monumentale di Karl Kraus Die letzten Tage der Menschheit ................................................. 23 MARCO SALOTTI Pellicole infiammabili: la Grande Guerra e il cinema (1916-1970) .................................. 63 Alludere all’indicibile FRANCESCO DE NICOLA Lettura di Soldato e San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti .................................................................. 85 SERENA SPAZZARINI Le parole dei poeti (A. Ehrenstein, W. Hasenclever, W. Klemm, F. Werfel) ..................................... 93 SILVIA FERRARI E MICHAELA BÜRGER-KOFTIS Traduzione di Die Menschheit di August Stramm (1874-1915) .. 109 MICHAELA BÜRGER-KOFTIS Affrontare l’indicibile. Strategie poetiche in Die Menschheit e Feuertaufe di August Stramm (1874-1915), Menschheit e Grodek di Georg Trakl (1887-1914) ...................... 129 SARA DICKINSON “La scimmia” di Vladislav Chodasevič come commento sulla Grande Guerra ......................................... 151 GIORGETTA REVELLI “In ricordo del 19 luglio 1914” di Anna Achmatova .................. 169 MARIA RITA CIFARELLI “The Poet in Pain”: sulla difficoltà di scrivere poesie di guerra ... 175 MASSIMO BACIGALUPO La “pace separata” del poeta americano ...................................... 193 Raccontare l’indicibile DAVIDE FINCO La Grande Guerra dall’antica Grecia alla Danimarca: Spartanerne (1919) di Emil Bønnelycke ..................................... 211 HERMANN DOROWIN “Tra follia e disperazione”. Alfred Polgar e la Prima Guerra Mondiale .................................. 231 ROBERTO DE POL Libri contro: autori e romanzi contro Remarque ......................... 245 NICOLETTA DACREMA Egon Friedell e la Grande Guerra: una questione aperta ............. 259 MARCO DAMONTE Gli scritti di Wittgenstein durante la Grande Guerra ................... 281 STEFANIA MICHELUCCI Una guerra di macchine: “With the Guns” di D. H. Lawrence. Testo, traduzione e commento ..................................................... 297 STEFANO VICARI Lettres des poilus et autorité militaire : écrire pour se révolter ... 313 Contatti e curricula ................................................................... 337 Numeri monografici dei Quaderni (1987-2015) ...................... 347 Mostrare l’indicibile, alludere all’indicibile, raccontare l’indicibile Roberto De Pol e Michaela Bürger-Koftis La guerra c’è sempre stata, una qualche guerra è sempre stata combattuta, è sempre stata raccontata e mostrata: da combattenti e reduci, da storici e giornalisti, da artisti, poeti e scrittori. Per quanto spesso deprecata, la guerra è sempre stata presentata, accettata, talvolta glorificata come un evento ineliminabile dalle vicende umane. Ciò che fa della Prima Guerra Mondiale una guerra ‘altra’ dalle precedenti, e forse anche dalle successive, è in primo luogo la grande quantità di individui coinvolti: prima di questo conflitto, quella militare era una professione come le altre, con le sue prerogative, i suoi vantaggi e svantaggi; la Grande Guerra porta però alla coscrizione, cioè alla militarizzazione, di fatto coatta e perdurante, di intere generazioni di cittadini che diventano soldati, devono cioè, come denuncia Remarque, disimparare tutto quello che dovrebbe servire a una vita ‘normale’ per apprendere soltanto a sopravvivere, ma soprattutto a uccidere.1 Questi milioni di giovani vanno al fronte lasciando famiglie, 1 “In dieci settimane ci formammo alla vita militare, e in questo periodo ci trasformarono più profondamente che non in dieci anni di scuola. Imparammo che un bottone lucido è più importante che non quattro volumi di Schopenhauer […] dovemmo riconoscere che ciò che conta non è tanto lo spirito, quanto la spazzola del lucido, non il pensiero, ma il sistema, non la libertà, ma lo ‘scattare’. Dopo tre settimane riuscivamo già a concepire come un portalettere, divenuto per caso un superiore gallonato, potesse esercitare su di noi un potere maggiore di quello che prima non avessero i nostri genitori, i nostri educatori e tutti gli spiriti magni della civiltà – da Platone a Goethe – messi insieme.” (E. M. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale. Traduzione di S. Jacini, Milano, Mondadori 1971, pp. 33-34). © Quaderni di Palazzo Serra 28 (2015), 3-11 ISSN: 1970-0571 Roberto De Pol e Michaela Bürger-Koftis amici e conoscenti che riconoscono eguali a loro, ma dai quali di colpo diventano irrimediabilmente diversi, mentre l’esperienza bellica li accomuna ad altri giovani provenienti dalle classi e dalle regioni più disparate, che mai altrimenti avrebbero incontrato e che mai avrebbero riconosciuto come compagni e come fratelli. Questa fratellanza consiste però non solo nel condividere gli stessi pericoli, fatiche e paure, ma anche nel portare la stessa divisa, perché, se la divisa è diversa, il fratello diventa per forza un nemico da uccidere. Tutto questo provoca un trauma, costituisce comunque per milioni di individui un’esperienza che urge di essere elaborata e quindi comunicata, raccontata. La lingua, i consueti schemi percettivi, comunicativi e letterari, spesso le capacità stesse degli autori (che talvolta sono dei letterati di professione, talvolta diventano o aspirano a diventare narratori) si rivelano tuttavia inadeguati, sicché questa guerra suscita, a parte la propaganda, la storiografia e la memorialistica ufficiali che in fondo non si discostano da quelle che accompagnarono le guerre precedenti, una vastissima letteratura che si presenta sotto il segno dell’ineffabilità. Una ineffabilità che diventa tanto più scomoda quando il racconto si fa rappresentazione, allusione e narrazione, quando l’esperienza individuale del testimone aspira a sublimarsi in forma artistica e letteraria, ad assurgere dunque a un significato generale, se non addirittura universale. Michaela Bürger-Koftis e Marco Salotti si sono proposti di seguire le tracce di questa tensione tra ineffabilità dell’esperienza bellica e urgenza di mostrare, alludere, raccontare, in una serie di iniziative volte a ricordare a giovani e meno giovani non solo cosa fosse stata la “guerra dei nostri nonni”, ma cosa