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Studia theodisca X Thomas Mann • Friedrich Dürrenmatt • Longinus Friedrich Hölderlin • Heinrich Heine • Friedrich Schiller Friedrich Schlegel • Johann Gottfried Herder Johann Christian Günther • Claus Gatterer • Franz Kafka Edidit Fausto Cercignani Studia theodisca An international journal devoted to the study of German culture and literature Published annually in the autumn ISSN 1593-2478 Editor: Fausto Cercignani Electronic Edition (2011) of Vol. X (2003) Studia theodisca Founded in 1994 Published in print between 1994 and 2010 (vols. I-XVII) On line since 2011 under http://riviste.unimi.it Online volumes are licensed under a Creative Commons Attribution- NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License. The background image of the cover is elaborated from the original of Georg Büchner’s “Woyzeck” (F4-2v). Studia theodisca X Thomas Mann • Friedrich Dürrenmatt • Longinus Friedrich Hölderlin • Heinrich Heine • Friedrich Schiller Friedrich Schlegel • Johann Gottfried Herder Johann Christian Günther • Claus Gatterer • Franz Kafka edidit Fausto Cercignani Proprietà letteraria originaria dell’Università degli Studi di Milano Sezione di Germanistica del DI.LI.LE.FI Premessa Raccolgo in questo volume alcuni saggi di letteratura tedesca offerti da studiosi italiani e stranieri che hanno partecipato in vario modo agli scam- bi e alle iniziative culturali della Sezione di Germanistica del Dipartimento di Studi Linguistici, Letterari e Filologici (DI.LI.LE.FI) dell’Università degli Studi di Milano. F. C. _________________________________________________________ Indice dei saggi Stefano Beretta – Un nuovo umanesimo dalle tradizioni popolari? «Elementargeister» di Heinrich Heine p. 9 Isolde Schiffermüller – Das Grübeln der Tiere. Zur Zoopoetik Franz Kafkas p. 37 Fausto Cercignani – Rileggendo il «Tonio Kröger» p. 51 Moira Paleari – Friedrich Schlegel und die Rhetorik der deutschen Frühromantik p. 83 Marina Brambilla – La deformazione grottesca dei corpi nell’opera di Friedrich Dürrenmatt p. 105 Elena Polledri – Das schöne Erhabene in der Ästhetik des 18. Jahrhunderts p. 119 Nicola Bietolini – Günther tra tardo barocco ed anticipazioni illuministiche. Dal “Tugendideal” al “Treueideal” p. 143 Alessandro Costazza – Der Bildungsroman eines Historikers: Geschichte und Geschichten in Claus Gatterers «Schöne Welt, böse Leut» p. 165 _________________________________________________________ Studia theodisca X (2003), 9-35 Stefano Beretta (Trento) Un nuovo umanesimo dalle tradizioni popolari? «Elementargeister» di Heinrich Heine I L’aspra polemica che a partire dal suo definitivo trasferimento a Parigi1 Heinrich Heine conduce contro il romanticismo si presenta anche nelle forme di una critica, spesso commista ad astio e sarcasmo, dell’entusiasmo profuso da Germaine de Staël nel suo De l’Allemagne (1810; la prima tradu- zione tedesca è del 1814) nell’esaltazione della patria della poesia roman- tica. La lunga disamina heiniana del fenomeno romantico, esposta in Die Romantische Schule (1835), non manca tuttavia di confrontarsi con le conce- zioni estetiche di quella tradizione letteraria che il poeta avverte come esperienza decisiva per la formazione della propria personalità artistica2. 1 La decisione di Heine di lasciare Amburgo per Parigi, dove giunge il 19 maggio 1831, è senza dubbio dovuta a preoccupazioni economiche, anche se c’è da credere che i moti parigini del luglio 1830, culminati con l’ascesa al trono di Francia del “re borghese”, Luigi Filippo d’Orléans, abbiano contribuito ad accrescere l’ammirazione dell’autore per lo slancio rivoluzionario dei francesi. Così Ludolf Wienbarg testimonia l’importanza dei fatti del luglio 1830 per l’arte e il pensiero heiniano: «Der Ausbruch der Julirevolution warf Heine aus einer mißmüthigen unproductiven Stimmung in eine fieberhafte Aufre- gung; er fühlte, daß sie auch in seinem Leben einen bedeutenden Abschnitt bilden wür- de» (cit. in Christian Liedtke, Heinrich Heine, Reinbek b. Hamburg 1997, p. 87). Ma quasi ad anticipare la strutturazione simbolica della contraddittoria convivenza in Heine delle due culture, la tedesca e la francese, in una lettera a Karl August Varnhagen von Ense del 4 gennaio 1831 compare questa similitudine che non a caso richiama la geografia della Palestina biblica: «Paris ist das neue Jerusalem, und der Rhein ist der Jordan, der das ge- weihte Land der Freiheit trennt von dem Lande der Philister» (Heinriche Heine, Säkular- ausgabe. Werke, Briefwechsel, Lebenszeugnisse, Berlin-Paris 1970 sgg., vol. XX, p. 428; questa edizione delle opere di Heine verrà d’ora in poi indicata con la sigla HSA, seguita dal vo- lume in numero romano e dalla pagina in cifra araba). 2 Tra i Geständnisse del 1854 figura la riflessione che forse più di ogni altra definisce il singolare rapportarsi di Heine al romanticismo: «Trotz meiner exterminatorischen Feld- 10 Stefano Beretta Per valutare con precisione la portata del giudizio che Heine esprime sulla Germania romantica occorre pertanto tenere a mente che esso è rivolto a denunciare l’anacronismo reazionario della «neu-deutsch-religiös-patrioti- sche Kunst» (DHA VIII/1, 115), piuttosto che a screditare senza possibi- lità di appello un movimento cui l’autore è ben conscio di essere legato da confessati vincoli di appartenenza3. Per Heine, accettare l’esistenza di una scuola romantica significa a conti fatti risalire all’origine di una aberrazione storica nella cui prospettiva quella corrente appare «nichts anders als die Wiederentdeckung der Poesie des Mittelalters» (DHA VIII/1, 126). E tra tutti i poeti e i pensatori pas- sati in rassegna nel corso de Die Romantische Schule, compendio e insieme biasimo di tale operazione dai presupposti un po’ torbidi, è August Wil- helm Schlegel a vedersi impietosamente riservato il ruolo di maestro di questa cerimonia mistificante: Hinlänglich begriffen hat Herr Schlegel den Geist der Vergangen- heit, besonders des Mittelaters, und es gelingt ihm daher diesen Geist auch in den Kunstdenkmälern der Vergangenheit nachzuweisen, und ihre Schönheiten aus diesem Gesichtspunkt zu demonstrieren. Aber alles was Gegenwart ist, begreift er nicht; höchstens erlauscht er nur etwas von der Physiognomie, einige äußerliche Züge der Gegenwart, und das sind gewöhnlich die minder schönen Züge; indem er nicht den Geist begreift, der sie beliebt, so sieht er in unserm ganzen mo- dernen Leben nur eine prosaische Fratz (DHA VIII/1, 170).4 züge gegen die Romantik, blieb ich doch selbst immer ein Romantiker, und ich war es in einem höheren Grade, als ich selbst ahnte. Nachdem ich dem Sinne für romantische Poesie in Deutschland die tödlichsten Schläge beygebracht, beschlich mich selbst wieder eine unendliche Sehnsucht nach der blauen Blume der Romantik» (Heinrich Heine, Histo- risch-kritische Gesamtausgabe der Werke, Hamburg 1973-1997, vol. XV, p. 13; questa edizione delle opere di Heine verrà d’ora in poi indicata con la sigla DHA, seguita dal volume in numero romano e dalla pagina in cifra araba). Sulla posizione dei Geständnisse in seno alla produzione heiniana si veda Mazzino Montinari, Heines “Geständnisse” als politisches, philoso- phisches, religiöses und poetisches Testament, in Zu Heinrich Heine, a cura di Luciano Zagari e Paolo Chiarini, Stuttgart 1981, pp. 102-111. 3 Si veda a tale proposito un altro passaggio dei Geständnisse, in cui l’umorismo hei- niano non occulta del tutto una disposizione d’animo affine alla Sehnsucht romantica: «Ein geistreicher Franzose [...] nannte mich einst einen romantique défroqué. Ich lege eine Schwäche für alles was Geist ist, und so boßhaft die Benennung war, hat sie mich den- noch höchlich ergötzt. Sie ist treffend» (DHA XV, 13). L’epiteto riportato da Heine era stato coniato da Henri Blaze de Bury, Ecrivains et poètes de l’Allemagne, Paris 1826 (cit. nel- l’apparato critico in DHA XV, 469). 4 Ma se si tiene conto della malcelata simpatia di Heine per taluni spunti del romanti- cismo, che sfocia a volte in aperto consenso, anche la galleria dei poeti e dei pensatori vi- «Elementargeister» di Heinrich Heine 11 L’incapacità di comprendere appieno il presente è una imputazione as- sai grave, laddove si pensi che viene formulata nei confronti di uno dei più autorevoli evocatori della modernità romantica; dunque il j’accuse di Heine, se per un verso contribuisce a giustificare la nascente e deleteria «equa- zione tra estetica romantica e mero irrazionalismo»5, irrompe altresì con violenza iconoclastica in uno scenario segnato dal tradimento dello spirito “modernista” che ispira la Frühromantik. Certamente, così facendo Heine si serve per la propria analisi del romanticismo tedesco di alcuni canoni in- terpretativi alquanto riduttivi, concentrando l’essenza della teoria roman- tica sull’evoluzione spirituale dell’Occidente nella riproposizione pura e semplice dell’assioma fondamentale della querelle des Anciens et des Modernes. Nondimeno l’attacco sferrato all’infatuazione passatista di August Wil- helm Schlegel e della scuola romantica si inscrive nel più ampio disegno heiniano di un consuntivo della Kunstepoche appena tramontata, in un pro- getto che assai significativamente l’autore, già da alcuni anni parigino d’adozione, battezza come il proprio De l’Allemagne6. sitata in Die Romantische Schule, testo giustamente definito da Paolo Chiarini «tendenziosis- simo ma per tanti versi esemplare» (Alle origini dell’intellettuale moderno. Saggio su Heine, Roma 1987, p. X), varrà al tempo stesso da censura di certe aberrazioni ideologiche e da atto di ammirazione estetica, come argomenta Jeffrey L.