I LUOGHI, LE PAROLE E IL MITO

Rocche e castelli nella Valle del LA ROCCA DI DOVADOLA di Marco Viroli *

isalendo la Valle del Montone, a circa otto in zona Badia, costruito nel 1925 quando venne rea- chilometri da Castrocaro, sulla Strada Sta- lizzata l’attuale viale Zauli. tale 67 Tosco Romagnola troviamo Dova- I rinvenimenti archeologici confermano che que- R dola e la sua imponente rocca. sta zona fu abitata sin dal Neolitico. Anche se a tut- Sull’origine del nome di questa amena località posta t’oggi non esiste una precisa documentazione a ri- alle pendici dell’Appennino, molti storici concorda- guardo, si ritiene che nel corso dei secoli vi si alter- no nell’affermare che il toponimo deriverebbe da Duo narono insediamenti etruschi, galli, fino all’arrivo dei Vadora (plurale del latino vadum), che in latino me- Romani. dievale significava due guadi e che rimanda alla par- Solo di otto delle undici rocche che vi furono edifi- ticolare collocazione del centro abitato, collocato al- cate sono rintracciabili tracce più o meno rilevanti. l’interno di un ansa del Montone. Dovadola presen- Certo è che, a causa della posizione strategica in cui ta ancora oggi due attraversamenti sul fiume: uno venne eretta la fortezza, passaggio obbligato a metà dove si trova il Ponte della Badia, il secondo dove è strada tra la Romagna e la Toscana, Dovadola subì posto il Ponte dell’Annunziata. In tempi più recenti ripetuti attacchi, vide passaggi di eserciti e venne più a questi due ponti se ne è aggiunto un terzo, sempre volte messa a ferro e fuoco.

Marco Viroli, operatore culturale, scrittore e giornalista pubblicista, è nato nel 1961 a Forlì. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di , appassionato di sport, storia, musica e poesia, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperien- za di direttore artistico e organizzatore di eventi. Dal 2006 al 2008 è stato direttore artistico di Mega Forlì-Libreria Mondadori per cui ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle”. Nel 2009-2010 ha seguito le pubbliche relazioni della Galleria di Arte Contemporanea della Fondazione Dino Zoli di Forlì. Dal 2009 collabora con “Cervia la spiaggia ama il libro” e dal 2010 con “Forlì nel Cuore”. Ha pubblicato varie raccolte di versi:Se incontrassi oggi l’amore (2003), Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (2007) e la seconda edizione di Se incontrassi oggi l’amore (2009). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio» 2005, 2007, 2009, 2011), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005), Senza Fiato, Senza Fiato 2 e Senza Fiato 3 (Fara, 2008, 2010, 2012). Le sue opere più famose sono i saggi storici pubblicati per «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Alla fine del 2012 ha dato alle stampe Forlì.Guida alla città (Diogene Books), scritta con Gabriele Zelli. Suoi articoli sono apparsi sulle riviste «Tratti», «Graphie», «La Piè» e «Confini». Collabora con la Newsletter Etica del Club Unesco di Forlì e ha un proprio blog sul sito www.romagnapost.it. Da settembre 2010 cura per «Diogene News» la rubrica settimanale mentelocale in cui si occupa di arte, storia, cultura e costume locali. Il suo sitot è: www.marcoviroli.com.

CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea 25 Alcuni documenti attestano che, nel 1116, rientrava nelle proprietà dei monaci cistercensi dell’Abbazia di Sant’Andrea, i quali, successiva- mente, lo affidarono in feudo alla famiglia Traversari di Ravenna. Nel XII secolo se ne impossessa- rono i Guidi che, tuttavia, quando Guido Guerra III di venne sconfitto dai Faentini, furo- no costretti a restituirlo ai Traver- sari, in seguito agli accordi di pace stipulati il 15 dicembre 1192. Non trascorsero molti anni che i Dovadola in una foto d’epoca dopo il nuovo tracciato della strada provinciale. Guidi se ne riappropriarono anche se poi la lotta per il suo dominio si protrasse per altri tre decenni, fino a che, il 9 febbraio 1225, i Traversa- ri non rinunciarono definitivamen- te ad accampare ogni diritto. Per via della fedeltà dimostrata alla causa imperiale, il 29 novem- bre 1220, a Monterosi di Sutri, i Guidi ricevettero da Federico II di Svevia un diploma in cui si attesta- va la potenza della famiglia che aveva nella propria piena disponi- bilità circa duecento castelli. Come anno di nascita della dina- stia dei Guidi gli studiosi assumo- no il 1225. Funse da atto di fonda- zione la divisione dei beni di Mar- covaldo da quelli dei fratelli Gui- do (che fu messo a capo del ramo Dovadola in una cartolina d’epoca, quando la cittadina faceva ancora parte della provincia di Firenze. di Bagno), Tegrimo (ramo di Mo- digliana), Aghinolfo (ramo di Ro- mena) e Ruggero. Marcovaldo ben presto abbando- nò la parte ghibellina per sposare la causa guelfa, dando avvio a una tradizione che manterrà i Conti Guidi di Dovadola al potere in que- ste terre, distinguendoli fra tutti gli altri rami del casato sia per l’appar- tenenza, come si è detto, al partito guelfo, sia per le cariche che rico- prirono presso le Repubbliche di Firenze e di Siena. La scelta politi- ca compiuta da Marcovaldo si ri- velò particolarmente lungimirante e permise ai Guidi di mantenere per oltre due secoli il controllo del feudo. Per difendere i territori, fu lo stes- so capostipite del casato a ordinare la costruzione di un importante si- Storia della Rocca dei Conti gobardo, risalgono al 1021, anno in stema di fortificazioni tra loro col- Guidi cui Dovadola, insieme ad altre ter- legate, proteggendo Dovadola con Le prime notizie certe sulla pre- re e castelli circostanti, risultava mura di cinta e bastioni. senza della rocca, che in molti ri- sotto il controllo della Chiesa di Marcovaldo morì nel 1229, quan- tengono costruita sulle fondamen- Ravenna. do era ancora in giovane età. Gli ta di un preesistente fortilizio lon- successero i figli Guido Guerra e

26 CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea il 1314 e il 1316, appena prima che il Sommo Poeta si ritirasse a Raven- na, Guido Selvatico gli diede ospi- talità presso la propria corte. Ciò è testimoniato anche dalla precisio- ne con cui, in particolare nei Canti V e XVI dell’Inferno, l’Alighieri descrisse dettagliatamente questi luoghi della Romagna. Guido Selvatico si spense nel 1316 lasciando quattro figli. Di que- sti fu Ruggero, anch’esso amico di Dante, a mettere le mani sopra l’eredità paterna. Già nel 1304 Ruggero era stato eletto podestà di Firenze e come capitano supremo della Repubbli- ca si era scontrato con Castruccio Castracani. Nel corso del suo governo, però, si incrinarono i rapporti con Firen- ze a cui i Guidi di Dovadola ave- Dovadola in una mappa del catasto toscano. vano da sempre offerto i propri ser- vigi. Ruggero, i quali furono tra i massi- Guerra ebbe nome, e in sua vita / Dopo la morte di Ruggero, nel mi difensori della parte guelfa in fece col senno assai e con la spada». settembre del 1332, tre dei suoi un- Romagna e in Toscana. Nel 1248 Guido Guerra lasciò la vita terrena dici figli si avvicendarono alla gui- papa Innocenzo IV conferì a Gui- nell’ottobre del 1272, senza aver ge- da di Dovadola: Marcovaldo, Car- do Guerra la carica di Capitano nerato figli maschi. Gli subentrò lo e Francesco. generale dello Stato Pontificio, ti- così al comando di Dovadola il ni- Nel 1340 Marcovaldo si unì alla tolo col quale pare egli abbia par- pote Guido Selvatico, figlio del fra- rivolta dei «magnati» e per questo tecipato alla poco significativa Set- tello Ruggero, morto nel 1268. fu dichiarato ribelle. A seguito del- tima Crociata, voluta da Luigi IX di Per favorire il rientro dei Guelfi la sentenza che lo condannò alla Francia, che si svolse tra il 1249 e il a Forlì, nel 1276 Guido Selvatico confisca e alla distruzione di tutti i 1250. venne incaricato dai Fiorentini di suoi beni, Portico fu conquistata dai Guido Guerra fu uno dei più combattere Guglielmo Ordelaffi e Fiorentini che occuparono tutte le grandi capitani del suo secolo e si Paganino Orgogliosi. Fu poi pode- proprietà dei Guidi in Toscana e in distinse nella battaglia di Mon- stà a Siena e a Prato. Romagna. taperti, combattuta il 4 settembre L’11 giugno 1289, con i suoi 3.000 Dopo che Marcovaldo implorò la 1260 tra le truppe ghibelline capeg- fanti e le sue 400 lance, combatté riconciliazione, venne inviata pres- giate da Siena e quelle guelfe gui- nella battaglia di Campaldino al so di lui una commissione che sta- date da Firenze. fianco della compagine guelfa, for- bilì che molti dei possedimenti con- Nel 1265 divenne vicario reale mata prevalentemente da Fiorenti- fiscati gli fossero restituiti, in ricor- della Toscana. Scriveva di lui lo sto- ni e Senesi, a cui era contrapposta do di quanto fedelmente i suoi an- rico fiorentino trecentesco Filippo la fazione dei Ghibellini (Aretini) e tenati avevano servito la Repubbli- Villani: «fu uomo di grande animo dei Guelfi bianchi, sotto le cui in- ca fiorentina. che sempre desiderava e pensava segne lo stesso Dante Alighieri pre- Marcovaldo morì nel 1348, colpi- cose grandi; gagliardo e bellicoso; se parte a quel memorabile scontro. to dalla Peste nera che stava flagel- di fatti d’arme prontissimo; sprez- Dieci anni dopo, il 19 ottobre lando l’intera Europa, riducendo- zatore dei pericoli e quasi troppo 1299, Guido Selvatico cedette alcu- ne di oltre un terzo la popolazione. sollecito…». ni diritti sulle rocche di Dovadola, Una volta subentrato al potere, Dante Alighieri, avversario poli- Montacuto, Demisigliolo, Castel Carlo si fece capo dei Guelfi di Ro- tico di Guido Guerra, lo collocò Ruggeri, Rovedola, e altre, per ri- magna, divenendo così nemico nu- all’Inferno nel Canto XVI che si svol- cevere in contropartita la metà dei mero uno degli Ordelaffi. Le scara- ge nel terzo girone del settimo cer- castelli di , Collina, Mon- mucce tra i due casati si sussegui- chio, ove, sotto una pioggia di fuo- te Bovaro, oltre che il Monastero di rono fino a quando, il 10 maggio co, sono puniti i violenti contro Dio, San Benedetto in Alpe. 1351, Ludovico Ordelaffi cinse d’as- la natura e l’arte: «Questi, l’orme di Nel 1300 scelse di parteggiare per sedio il castello di Dovadola. La cui pestar mi vedi, / tutto che nudo i Guelfi neri e per sei anni si batté a strenua difesa dei Guidi portò Lu- e dipelato vada, / fu di grado mag- favore della loro causa. Giovanni dovico a richiedere rinforzi, che gior che tu non credi: / nepote fu Boccaccio nel suo “Trattatello in furono guidati da sua madre, Mar- de la buona Gualdrada; /Guido laude di Dante” narra di come, tra zia degli Ubaldini, detta Cia. Gra-

CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea 27 zie all’intervento di questa donna Nel 1467 fu cinta d’assedio da straordinaria, nipote di Maghinar- Bartolomeo Colleoni, che era al sol- do Pagani da Susinana, gli Orde- do dei Veneziani nella guerra con- laffi ebbero ragione della resisten- tro la Repubblica fiorentina. La cit- za e, il 26 maggio, espugnarono la tà e il castello caddero e vennero di fortezza. nuovo saccheggiati e dati alle fiam- Carlo venne fatto prigioniero e me. Nell’incendio finì distrutto l’ar- trasferito a Forlì, dove, di lì a bre- chivio delle memorie e dei docu- ve, fu liberato dietro intercessione menti che erano depositati nella della Repubblica fiorentina. Morì in Rocca e nel Comune. battaglia a Savignano, il 18 agosto Machiavelli nelle sue Istorie fio- 1355, combattendo contro gli Orde- rentine (lib. VII) descrisse così bre- laffi al fianco del cardinale Egidio vemente quell’avvenimento: “(…) Albornoz, inviato in Romagna per non sendo ancora i Fiorentini a or- riconquistare al papato il controllo dine, arsero il borgo di Dovadola”. delle terre ribelli dell’Italia centrale. Da allora in poi la decadenza del- Dopo che l’Albornoz ebbe la me- la rocca avanzò inesorabilmente. Il glio su Francesco Ordelaffi, nel Dovadola. Stemma dei Blanc Tassinari. 22 marzo 1661, il terremoto che 1358 il castello di Dovadola tornò scosse l’intera Romagna danneggiò in possesso dei Guidi, sotto il co- narla ai Fiorentini insieme agli al- in modo grave la fortezza, facendo mando di Francesco, fratello di tri suoi possedimenti. Dopo aver cadere parte delle mura e delle Carlo e Marcovaldo II. ceduto piena giurisdizione su tutti torri. Il successivo censimento dei beni i territori, si ritirò nel feudo di Tre- Dovadola restò sotto il Grandu- della Chiesa, redatto nel 1371 dal dozio. La sua morte, nel 1407, se- cato di Firenze, governato prima cardinale Anglico de Grimoard, ri- gnò la fine del dominio bicentena- dai Medici poi dagli Asburgo Lo- porta che Dovadola faceva parte rio dei Guidi. rena, fino al 1859. Nella pausa, do- dei possedimenti del conte France- Il tramonto del glorioso casato vuta all’occupazione napoleonica, sco ed era dotata di 120 focolari e segnava il passo dall’epoca feuda- conobbe lo stesso destino degli al- di una possente rocca. le a quella signorile. I figli Carlo e tri territori conquistati dai France- Nel 1378 Francesco accolse nel Guelfo tentarono inutilmente di ri- si, pur continuando a far parte del castello il novelliere Giovanni Fio- prendersi Dovadola che, nel 1424, Granducato. rentino, in accordo alla tradizione fu conquistata dall’esercito dei Vi- Nel maggio del 1811, con un ap- inaugurata dai suoi avi che aveva- sconti, capitanato da Angelo della posito decreto venne istituito il Di- no dato rifugio niente meno che a Pergola. I Signori di Milano offri- partimento dell’Arno che aggrega- Dante Alighieri. rono il castello alla Chiesa che lo va Dovadola a Bagno, , Grazie all’appoggio del legato tenne fino a che, nel 1433, fu con- , Santa Sofia, , pontificio, Francesco istigò Portico quistato nuovamente dagli Orde- Portico, , Ca- e i vecchi possedimenti del Valdar- laffi, i quali lo cedettero a Guelfo strocaro, Terra del Sole e al circon- no superiore alla ribellione contro Guidi. dario di Modigliana. Questo rag- Firenze. Per questo, in tre tempi Nel 1434 Dovadola fu saccheg- gruppamento ebbe tuttavia una diversi, dalla Toscana furono invia- giata dalle truppe comandate da durata breve in quanto la caduta di te truppe armate per dissuadere i Baldaccio di Citerna, capitano del- Bonaparte e il Congresso di Vien- Guidi dai loro intenti ostili. La pace la Repubblica di Firenze, in guerra na favorirono la restaurazione del- raggiunta tra lo Stato della Chiesa contro gli Ordelaffi. l’assetto prenapoleonico. e Firenze convinse poi Francesco a Nel 1438 i Fiorentini tornarono ad Dalle cronache del 1814 veniamo rinunciare definitivamente al pos- assediare Dovadola e in aiuto di a conoscenza di un episodio che sesso di quelle terre. Guelfo corse allora da Faenza Gui- ebbe protagonista una masnada di Dopo la sua morte, avvenuta nel dantonio Manfredi con il suo eser- briganti faentini armati fino ai denti 1386, il castello passò nelle mani del cito. che entrarono in paese compiendo figlio Malatesta, detto il Tiranno: L’anno successivo Carlo venne ogni sorta di nefandezza. “Uomo corrotto e crudele, codardo ucciso e Guelfo fu cacciato in esi- Nel 1855 Dovadola fu colpita da ed imbelle tentò di riprendere Por- lio. “Dopo oltre due secoli tramon- una epidemia di colera che, qui più tico; ma i Fiorentini con arti infami tava la stella de’ Guidi in Dovado- che altrove, causò numerosissime lo costrinsero a ceder loro anche la, e quasi contemporaneamente vittime. Dovadola” (Don Pompeo Nadiani, anche de’ loro parenti negli altri Dal 1861, anno della proclama- 1912). castelli di Romagna e di Toscana” zione del Regno d’Italia, Dovadola E da sempre Dovadola rientrava (Don Pompeo Nadiani, 1912). entrò a far parte della Provincia di tra gli obiettivi delle mire espansio- Dovadola entrò a far parte dei Firenze fino al 1923, anno in cui nistiche della repubblica gigliata, domini di Firenze e venne gover- passò sotto la giurisdizione della così, nel 1405, Malatesta, stanco e nata da un podestà, mentre la dife- Provincia di Forlì. indebitato dai continui attacchi a sa della rocca fu affidata a un ca- cui veniva sottoposto, decise di do- stellano.

28 CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea Dovadola nel XVIII secolo. Disegno di Antonio Froli.

Architettura e struttura della modificandone fatalmente la strut- Il fortilizio si compone di tre pia- Rocca di Dovadola tura. ni, o meglio di tre blocchi sovrap- Il piccolo agglomerato di edifici, posti e concatenati da passaggi ob- detto “Murata”, fu il primo a esse- La Rocca di Dovadola, pregevo- bligati che collegano l’ingresso re realizzato, racchiuso da una cin- le esempio di architettura militare principale, che era munito di pon- ta di mura e difeso dalla rocca nel medievale, sorge su uno sperone di te levatoio di cui, alla sommità del lato del monte. Tuttora se ne con- roccia puddinga che domina il cen- mastio, sono ancora evidenti le cor- serva la porta d’accesso sormonta- tro del paese. Originariamente co- sie delle travi meccaniche di solle- ta dall’ottocentesca Torre dell’Oro- stituita da una torre isolata, fu tra- vamento. I collegamenti dovevano logio che, nella sua parte inferiore, sformata successivamente dai Gui- consentire, in caso di assedio e di con ogni probabilità, fu adattata di in palazzo fortificato. Rappresen- perdita di posizioni, l’evacuazione sull’originale torre di difesa all’uni- ta il nucleo fortificato di un vasto delle parti non più sotto controllo ca porta di accesso al castello, an- sistema difensivo che comprende- e permettere la ritirata all’interno che se fu poi ripetutamente modi- va tutta una serie di altre fortifica- del mastio. ficata nel corso dei secoli. zioni tra cui: Castel Ruggero, Mon- L’ingresso, a cui si accede trami- Agli inizi della dominazione fio- tacuto, San Rufillo, San Martino in te il ponte, è sormontato dallo stem- rentina la cinta muraria fu amplia- Avello, Montemaggiore, Domigio- ma Blanc Tassinari. Conduce al cor- ta per inglobare le case che erano lo, Colmano, Rovedola e Casole. Ne tile interno, circondato dalle corti- state edificate in prossimità del for- facevano inoltre parte la Torre del- ne difensive che culminano nell’an- tilizio. le Colombaie e la Torre delle Casac- golo nord ovest in un bastione ro- La forma del perimetro restò ce che fungevano da punti di avvi- tondo di due piani, uno dei quali pressoché immutato sino al 27 mar- stamento. sotterraneo. zo 1838, giorno in cui alcune costru- Come già scritto riguardo alla Sul lato dell’ingresso e nella cor- zioni furono abbattute per realizza- Fortezza di Castrocaro, anche la tina nord vi erano due cannoniere. re l’attuale via Matteotti che dove- Rocca di Dovadola appare all’os- Sulla destra vi è l’accesso al terraz- va fungere da strada provinciale. servatore perfettamente inserita zamento, delimitato dalla cortina A causa dell’aumentare delle esi- nella fisionomia della roccia sulla meridionale alle cui estremità si tro- genze del traffico crescente, nel quale fu costruita, portando a con- vano due bastioni poligonali e sul 1925 la parte rocciosa alla base del- siderarla come elemento fermo e cui architrave è tuttora visibile una la rocca venne tagliata per creare integrante del paesaggio, convin- frase in latino di ardua leggibilità. l’attuale viale Zauli da Montepao- zione che viene rafforzata dalla ric- All’interno del mastio, alto 30 lo. Questa operazione disgiunse la ca vegetazione che la circonda. metri, vi sono sei stanze sovrappo- rocca dal resto del borgo abitato, ste, due delle quali sotterranee. La quarta e la quinta stanza a partire

CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea 29 dal basso fungevano da residenza dale, si gode di un’ampia visuale un’epoca passata, lontana nei seco- del castellano ed erano dotate di un sulla vallata del Montone. li, ma da cui discendiamo e a cui monumentale camino sormontato siamo debitori perché parte della da una cornice, di un lavabo rica- Sebbene l’incuria dei secoli pas- nostra storia, della nostra cultura, vato da un unico blocco di arena- sati abbia danneggiato la rocca in dell’evoluzione della nostra civiltà. ria e di una nicchia, contornata da numerosi punti, essa rimane, tra lastre di pietra serena. Tre delle pa- tutte le fortificazioni appartenute ai I lavori di restauro in corso sul- reti sono dotate di finestre mentre Conti Guidi, quella in miglior sta- l’edificio al momento hanno inte- sul lato sud si apre un portale a tut- to di conservazione, intatta per ressato le parti più importanti del to sesto in conci modellati che ri- quanto riguarda alcune strutture complesso, compresa l’alta torre di porta tracce di uno stemma e alla quali le cortine, i bastioni e il ma- avvistamento. Attualmente l’inter- sua base caratteri gotici non deci- stio. vento è sospeso perché sono in cor- frabili, recanti la data 1339. Già all’inizio del XX secolo lo stu- so le procedure per il perfeziona- All’ultimo piano del mastio una dioso don Pompeo Nadiani richie- mento dell’ottenimento di un fi- scaletta porta alla sommità della deva a gran voce il recupero e la nanziamento di oltre 700mila euro torre, originariamente provvista di valorizzazione della Rocca dei Con- che consenta il proseguimento del- merlatura, ora sostituita da un ti Guidi. È dovere comune non le opere di ripristino della parte muretto di protezione sotto il qua- ignorare il progressivo degrado e della rocca rivolta verso il paese, le sono tuttora presenti gli antichi prodigarsi per salvare antiche co- quella sovrastante la Strada Stata- beccatelli. Dall’alto della torre, che struzioni come questa, in quanto si le 67. si eleva di 47 metri sul livello stra- tratta di testimonianze uniche di

Bibliografia Alighieri Dante, Divina Commedia, Nadiani Pompeo, Dovadola (Cenni Meridiani Mondadori, 1991. Storici), Tipografia Moderna, Castroca- Le Rocche dei Conti Guidi, della Rom- Bonoli Paolo, Storia di Forlì, voll. I e ro, 1912. gana Toscana: salvaguardia, restauro, va- II, Luigi Bordandini Editore, Forlì, Perogalli Carlo, Castelli e rocche di lorizzazione, Modigliana 23 giugno 2011, 1826. Emilia e Romagna, De Agostini, Nova- Atti del convegno, a cura di Antonio Cobelli Leone, Cronache forlivesi dal- ra, 1981. Ravaglioli. la fondazione della città al 1498, Tip. Re- Viroli Marco, Caterina Sforza, leones- Rocche e Castelli di Romagna, II, Edi- gia, Bologna 1874. sa di Romagna, Società Editrice «Il Pon- zioni Alfa, Bologna, 1971. Cortesi Paolo, I castelli dell’Emilia te Vecchio», , 2008. Rocche e Castelli nel forlivese, Cassa Romagna, Newton Compton, Milano, Viroli Marco, La Rocca di Ravaldino in Rurale ed Artigiana di Forlì, Litogra- 2007. Forlì, Società Editrice «Il Ponte Vec- fia C.I.T.N. srl, Forlì, 1987. Giannelli Carlo e Lamberto, La Roc- chio», Cesena, 2012. Valle del Montone. Insediamento stori- ca dei Conti Guidi di Dovadola. Un mo- Warren Odoardo, Raccolta di piante co e beni culturali, a cura di Patrizia Tam- numento da salvare, Pro Loco Dovado- delle principali città e fortezze del Gran- burini e Renzo Tani, Società Editrice «Il la, 1981. ducato di Toscana, 1745. Ponte Vecchio», Cesena, 1998.

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