24-40 Nero Confini 46

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I LUOGHI, LE PAROLE E IL MITO Rocche e castelli nella Valle del Montone LA ROCCA DI DOVADOLA di Marco Viroli * isalendo la Valle del Montone, a circa otto in zona Badia, costruito nel 1925 quando venne rea- chilometri da Castrocaro, sulla Strada Sta- lizzata l’attuale viale Zauli. tale 67 Tosco Romagnola troviamo Dova- I rinvenimenti archeologici confermano che que- R dola e la sua imponente rocca. sta zona fu abitata sin dal Neolitico. Anche se a tut- Sull’origine del nome di questa amena località posta t’oggi non esiste una precisa documentazione a ri- alle pendici dell’Appennino, molti storici concorda- guardo, si ritiene che nel corso dei secoli vi si alter- no nell’affermare che il toponimo deriverebbe da Duo narono insediamenti etruschi, galli, fino all’arrivo dei Vadora (plurale del latino vadum), che in latino me- Romani. dievale significava due guadi e che rimanda alla par- Solo di otto delle undici rocche che vi furono edifi- ticolare collocazione del centro abitato, collocato al- cate sono rintracciabili tracce più o meno rilevanti. l’interno di un ansa del Montone. Dovadola presen- Certo è che, a causa della posizione strategica in cui ta ancora oggi due attraversamenti sul fiume: uno venne eretta la fortezza, passaggio obbligato a metà dove si trova il Ponte della Badia, il secondo dove è strada tra la Romagna e la Toscana, Dovadola subì posto il Ponte dell’Annunziata. In tempi più recenti ripetuti attacchi, vide passaggi di eserciti e venne più a questi due ponti se ne è aggiunto un terzo, sempre volte messa a ferro e fuoco. Marco Viroli, operatore culturale, scrittore e giornalista pubblicista, è nato nel 1961 a Forlì. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Bologna, appassionato di sport, storia, musica e poesia, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperien- za di direttore artistico e organizzatore di eventi. Dal 2006 al 2008 è stato direttore artistico di Mega Forlì-Libreria Mondadori per cui ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle”. Nel 2009-2010 ha seguito le pubbliche relazioni della Galleria di Arte Contemporanea della Fondazione Dino Zoli di Forlì. Dal 2009 collabora con “Cervia la spiaggia ama il libro” e dal 2010 con “Forlì nel Cuore”. Ha pubblicato varie raccolte di versi:Se incontrassi oggi l’amore (2003), Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (2007) e la seconda edizione di Se incontrassi oggi l’amore (2009). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio» 2005, 2007, 2009, 2011), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005), Senza Fiato, Senza Fiato 2 e Senza Fiato 3 (Fara, 2008, 2010, 2012). Le sue opere più famose sono i saggi storici pubblicati per «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Alla fine del 2012 ha dato alle stampe Forlì.Guida alla città (Diogene Books), scritta con Gabriele Zelli. Suoi articoli sono apparsi sulle riviste «Tratti», «Graphie», «La Piè» e «Confini». Collabora con la Newsletter Etica del Club Unesco di Forlì e ha un proprio blog sul sito www.romagnapost.it. Da settembre 2010 cura per «Diogene News» la rubrica settimanale mentelocale in cui si occupa di arte, storia, cultura e costume locali. Il suo sitot è: www.marcoviroli.com. CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea 25 Alcuni documenti attestano che, nel 1116, rientrava nelle proprietà dei monaci cistercensi dell’Abbazia di Sant’Andrea, i quali, successiva- mente, lo affidarono in feudo alla famiglia Traversari di Ravenna. Nel XII secolo se ne impossessa- rono i Guidi che, tuttavia, quando Guido Guerra III di Modigliana venne sconfitto dai Faentini, furo- no costretti a restituirlo ai Traver- sari, in seguito agli accordi di pace stipulati il 15 dicembre 1192. Non trascorsero molti anni che i Dovadola in una foto d’epoca dopo il nuovo tracciato della strada provinciale. Guidi se ne riappropriarono anche se poi la lotta per il suo dominio si protrasse per altri tre decenni, fino a che, il 9 febbraio 1225, i Traversa- ri non rinunciarono definitivamen- te ad accampare ogni diritto. Per via della fedeltà dimostrata alla causa imperiale, il 29 novem- bre 1220, a Monterosi di Sutri, i Guidi ricevettero da Federico II di Svevia un diploma in cui si attesta- va la potenza della famiglia che aveva nella propria piena disponi- bilità circa duecento castelli. Come anno di nascita della dina- stia dei Guidi gli studiosi assumo- no il 1225. Funse da atto di fonda- zione la divisione dei beni di Mar- covaldo da quelli dei fratelli Gui- do (che fu messo a capo del ramo Dovadola in una cartolina d’epoca, quando la cittadina faceva ancora parte della provincia di Firenze. di Bagno), Tegrimo (ramo di Mo- digliana), Aghinolfo (ramo di Ro- mena) e Ruggero. Marcovaldo ben presto abbando- nò la parte ghibellina per sposare la causa guelfa, dando avvio a una tradizione che manterrà i Conti Guidi di Dovadola al potere in que- ste terre, distinguendoli fra tutti gli altri rami del casato sia per l’appar- tenenza, come si è detto, al partito guelfo, sia per le cariche che rico- prirono presso le Repubbliche di Firenze e di Siena. La scelta politi- ca compiuta da Marcovaldo si ri- velò particolarmente lungimirante e permise ai Guidi di mantenere per oltre due secoli il controllo del feudo. Per difendere i territori, fu lo stes- so capostipite del casato a ordinare la costruzione di un importante si- Storia della Rocca dei Conti gobardo, risalgono al 1021, anno in stema di fortificazioni tra loro col- Guidi cui Dovadola, insieme ad altre ter- legate, proteggendo Dovadola con Le prime notizie certe sulla pre- re e castelli circostanti, risultava mura di cinta e bastioni. senza della rocca, che in molti ri- sotto il controllo della Chiesa di Marcovaldo morì nel 1229, quan- tengono costruita sulle fondamen- Ravenna. do era ancora in giovane età. Gli ta di un preesistente fortilizio lon- successero i figli Guido Guerra e 26 CONFINI - Arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea il 1314 e il 1316, appena prima che il Sommo Poeta si ritirasse a Raven- na, Guido Selvatico gli diede ospi- talità presso la propria corte. Ciò è testimoniato anche dalla precisio- ne con cui, in particolare nei Canti V e XVI dell’Inferno, l’Alighieri descrisse dettagliatamente questi luoghi della Romagna. Guido Selvatico si spense nel 1316 lasciando quattro figli. Di que- sti fu Ruggero, anch’esso amico di Dante, a mettere le mani sopra l’eredità paterna. Già nel 1304 Ruggero era stato eletto podestà di Firenze e come capitano supremo della Repubbli- ca si era scontrato con Castruccio Castracani. Nel corso del suo governo, però, si incrinarono i rapporti con Firen- ze a cui i Guidi di Dovadola ave- Dovadola in una mappa del catasto toscano. vano da sempre offerto i propri ser- vigi. Ruggero, i quali furono tra i massi- Guerra ebbe nome, e in sua vita / Dopo la morte di Ruggero, nel mi difensori della parte guelfa in fece col senno assai e con la spada». settembre del 1332, tre dei suoi un- Romagna e in Toscana. Nel 1248 Guido Guerra lasciò la vita terrena dici figli si avvicendarono alla gui- papa Innocenzo IV conferì a Gui- nell’ottobre del 1272, senza aver ge- da di Dovadola: Marcovaldo, Car- do Guerra la carica di Capitano nerato figli maschi. Gli subentrò lo e Francesco. generale dello Stato Pontificio, ti- così al comando di Dovadola il ni- Nel 1340 Marcovaldo si unì alla tolo col quale pare egli abbia par- pote Guido Selvatico, figlio del fra- rivolta dei «magnati» e per questo tecipato alla poco significativa Set- tello Ruggero, morto nel 1268. fu dichiarato ribelle. A seguito del- tima Crociata, voluta da Luigi IX di Per favorire il rientro dei Guelfi la sentenza che lo condannò alla Francia, che si svolse tra il 1249 e il a Forlì, nel 1276 Guido Selvatico confisca e alla distruzione di tutti i 1250. venne incaricato dai Fiorentini di suoi beni, Portico fu conquistata dai Guido Guerra fu uno dei più combattere Guglielmo Ordelaffi e Fiorentini che occuparono tutte le grandi capitani del suo secolo e si Paganino Orgogliosi. Fu poi pode- proprietà dei Guidi in Toscana e in distinse nella battaglia di Mon- stà a Siena e a Prato. Romagna. taperti, combattuta il 4 settembre L’11 giugno 1289, con i suoi 3.000 Dopo che Marcovaldo implorò la 1260 tra le truppe ghibelline capeg- fanti e le sue 400 lance, combatté riconciliazione, venne inviata pres- giate da Siena e quelle guelfe gui- nella battaglia di Campaldino al so di lui una commissione che sta- date da Firenze. fianco della compagine guelfa, for- bilì che molti dei possedimenti con- Nel 1265 divenne vicario reale mata prevalentemente da Fiorenti- fiscati gli fossero restituiti, in ricor- della Toscana. Scriveva di lui lo sto- ni e Senesi, a cui era contrapposta do di quanto fedelmente i suoi an- rico fiorentino trecentesco Filippo la fazione dei Ghibellini (Aretini) e tenati avevano servito la Repubbli- Villani: «fu uomo di grande animo dei Guelfi bianchi, sotto le cui in- ca fiorentina. che sempre desiderava e pensava segne lo stesso Dante Alighieri pre- Marcovaldo morì nel 1348, colpi- cose grandi; gagliardo e bellicoso; se parte a quel memorabile scontro. to dalla Peste nera che stava flagel- di fatti d’arme prontissimo; sprez- Dieci anni dopo, il 19 ottobre lando l’intera Europa, riducendo- zatore dei pericoli e quasi troppo 1299, Guido Selvatico cedette alcu- ne di oltre un terzo la popolazione.

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