PIANO DI CLASSIFICA degli Immobili per il riparto degli Oneri Consortili anno 2015

CONSORZIO DELLA BONIFICA BURANA C.so Vittorio Emanule II, 107, 41121 www.consorzioburana.it Commissione Consorziale per il Piano di Classifica: Francesco Vincenzi - Presidente Antonio Modena, Luigi Maccaferri - Coordinatori Luisa Funi, Maurizio Gianaroli, Francesco Romano, Mauro Laffi - Consiglieri Sauro Borghi, Romano Canovi, Renato Mazzuca - Consiglieri rappresentanti dei Sindaci.

Coordinamento generale: Cinalberto Bertozzi - Direttore Generale.

Coordinamento redazionale: Stefania Grata, Dora Anna Barelli, Gianluca Mascellani.

Testi a cura di: Capitolo 1: Michele De Fina. Capitolo 2: Settore attività tecniche generali, Segreteria legale affari generali, Area Territorio Comunicazione. Capitolo 3: Settore attività tecniche generali, Segreteria legale affari generali, Settore tecnologico, Area Territorio Comunicazione. Capitolo 4: Davide Viaggi, Settore attività tecniche generali, Segreteria legale affari generali. Capitolo 5: Area Amministrativa. Capitolo 6: Edisoft s.r.l., Settore attività tecniche generali, Area Territorio Comunicazione, Settore tributi gestione banca dati catastale. Capitolo 7: Edisoft s.r.l., Settore attività tecniche generali, Area Territorio Comunicazione, Area Amministrativa - Settore tributi gestione banca dati catastale. Capitolo 8: Michele De Fina. Capitolo 9: Area Amministrativa - Settore tributi gestione banca dati catastale. Fonti e bibliografia: Settore attività tecniche generali, Segreteria legale affari generali.

Cartografia ed allegati: Area Territorio Comunicazione.

Consulenze tecniche esterne: Edisoft s.r.l., Modena; Prof. Davide Viaggi - Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di .

Consulenze amministrative esterne: Avv. Michele De Fina, Bologna.

Fotografie: Consorzio della Bonifica Burana.

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Sommario 1. PREMESSE ...... 5

1.1. NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI CLASSIFICA ...... 8

1.1.1. Il contributo di bonifica e i presupposti della sua imposizione ...... 9

1.1.2. I costi di funzionamento o di base...... 11

1.1.3. La spesa annua e la sua ripartizione ...... 12

1.1.4. I criteri adottati ...... 13

1.2. LA FUNZIONE DI BONIFICA ...... 14

1.2.1. Lineamenti evolutivi: dalla bonifica idraulica al suo intreccio con le linee funzionali di difesa del suolo, tutela dell'ambiente e governo delle acque...... 15

1.3. LA RIFORMA DELLA BONIFICA IN EMILIA-ROMAGNA ...... 18

1.4. IL BENEFICIO DI BONIFICA ...... 19

2. ANALISI DEL COMPRENSORIO E DELLE SUE PRINCIPALI PROBLEMATICHE ...... 21

2.1. CARATTERISTICHE GENERALI ...... 21

2.2. INQUADRAMENTO SOTTO IL PROFILO IDROGEOLOGICO ...... 54

2.3. LE PROBLEMATICHE IN TEMA DI ASSETTO IDROGEOLOGICO ...... 65

3. ATTIVITÀ DEL CONSORZIO ...... 75

3.1. BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA ...... 78

3.2. IRRIGAZIONE ...... 100

3.3. PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E MONTAGNA ...... 120

3.4. INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA ...... 123

3.5. RIFLESSI DELL’ATTIVITÀ DI BONIFICA SULLA QUALITÀ DELL’AMBIENTE ...... 128

4. LA VALUTAZIONE COMPLESSIVA DEL BENEFICIO DELLE ATTIVITÀ CONSORTILI SUL COMPRENSORIO ...... 137

4.1. IL VALORE GLOBALE DELL’ATTIVITÀ DI BONIFICA IN PIANURA E MONTAGNA SOTTO IL PROFILO ECONOMICO E SOCIALE ...... 137

4.1.1. Importanza economica ...... 137

4.1.2. Importanza sociale ...... 138

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4.2. L’IMPORTANZA ECONOMICA, SOCIALE ED AMBIENTALE DELL’ATTIVITÀ DI GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA ...... 138

4.2.1. Importanza economica ...... 138

4.2.2. Importanza sociale ...... 139

4.2.3. Importanza ambientale ...... 139

4.3. LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO ...... 140

5. COSTI DA RIPARTIRE ...... 141

5.1. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELL’ATTIVITÀ DI PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E IN MONTAGNA ...... 141

5.2. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELLA BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA ...... 141

5.3. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELL’IRRIGAZIONE ...... 142

6. INDICE PER IL CALCOLO DEL BENEFICIO ...... 147

6.1. BENEFICIO DI PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E MONTAGNA ...... 147

6.1.1. Valutazione dell’indice tecnico ...... 149

6.1.2. Valutazione dell’indice economico ...... 149

6.2. BENEFICIO DI BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA ...... 152

6.2.1. Beneficio Idraulico ...... 153

6.2.1.1. Beneficio di scolo ...... 154

6.2.1.2. Beneficio di difesa ...... 164

6.2.1.3. Valutazione degli indici del beneficio di difesa idraulica interna ...... 166

6.2.1.4. Valutazione degli indici del beneficio di difesa idraulica dei bacini da monte o circostanti ...... 169

6.2.1.5. Calcolo degli indici sulle zone omogenee ...... 173

6.3. BENEFICIO DI DISPONIBILITÀ E REGOLAZIONE IDRICA ...... 174

6.3.1. Area di Bassa Pianura Sinistra ...... 176

6.3.1.1. Quota fissa ...... 176

6.3.1.2. Quota variabile ...... 179

6.3.1.3. Impianti pluvirrigui: quota fissa ...... 182

6.3.1.4. Impianti pluvirrigui: quota variabile ...... 183

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6.3.2. Area in Destra Panaro (Comuni Modenesi di e ) ...... 184

6.3.2.1. Quota fissa ...... 184

6.3.2.2. Quota variabile ...... 185

6.3.3. Area in Sinistra Samoggia ...... 186

6.3.3.1. Quota fissa ...... 186

6.3.3.2. Quota variabile ...... 189

6.3.4. Area posta a Sud della Città di Modena ...... 192

6.3.4.1. Quota fissa ...... 192

6.3.4.2. Quota variabile ...... 194

6.3.5. Formule per il calcolo del beneficio ...... 194

6.3.5.1. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5a) ...... 194

6.3.5.2. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5b) ...... 194

6.3.5.3. Area Destra Panaro – Sottocentro di costo (5c)...... 194

6.3.5.4. Area Sinistra Samoggia – Sottocentro di costo (5d) ...... 195

6.3.5.5. Area Modena Sud Destra – Sottocentro di costo (5e) ...... 196

6.3.5.6. Area Modena Sud Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5f) ...... 196

6.3.6. Considerazioni ...... 196

7. PROCEDURE OPERATIVE PER IL RIPARTO DEGLI ONERI CONSORTILI ...... 197

7.1. CONTENUTO DEL BILANCIO PREVENTIVO ...... 197

7.2. FORMAZIONE DEI CENTRI DI COSTO ...... 197

7.3. APPROVAZIONE DEL PIANO DI RIPARTO ...... 199

7.4. CALCOLO DEL CONTRIBUTO ...... 199

7.4.1. Ripartizione dei costi per attività di base e funzionamento in montagna ...... 199

7.4.1.1. Calcolo del contributo di presidio idrogeologico ...... 200

7.4.1.2. Immobili non ordinari (strade e linee di comunicazione) ...... 202

7.4.2. Costi per attività di base e funzionamento in pianura ...... 203

7.4.3. Calcolo del contributo idraulico in pianura ...... 206

7.4.3.1. Immobili non ordinari (strade e linee di comunicazione) ...... 208

7.4.4. Calcolo del contributo di beneficio di disponibilità e regolazione idrica ...... 209 3

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

7.4.4.1. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5a) ...... 209

7.4.4.2. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5b) ...... 210

7.4.4.3. Area Destra Panaro – Sottocentro di costo (5c)...... 210

7.4.4.4. Area Sinistra Samoggia – Sottocentro di costo (5d) ...... 211

7.4.4.5. Area Modena Sud Destra Secchia – Sottocentro di costo (5e) ...... 212

7.4.4.6. Area Modena Sud Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5f) ...... 213

8. FASE TRANSITORIA E AGGIORNAMENTI DEL PIANO DI CLASSIFICA ...... 215

8.1. FASE TRANSITORIA DI APPLICAZIONE DEL NUOVO PIANO DI CLASSIFICA ...... 215

8.2. DISPOSIZIONI ATTUATIVE ...... 215

8.3. AGGIORNAMENTI DEL PIANO DI CLASSIFICA ...... 215

9. ELEMENTI DI APPLICAZIONE (ULTERIORI NORME APPLICATIVE) ...... 217

9.1. AGGIORNAMENTO DEL CATASTO CONSORTILE ...... 217

9.2. DISPOSIZIONI PARTICOLARI ...... 217

9.3. NORME APPLICATIVE ...... 218

FONTI E BIBLIOGRAFIA ...... 219

ALLEGATI

• Allegato 1: Opere di bonifica in gestione in Pianura • Allegato 2: Elenco degli interventi di bonifica in montagna e collina • Allegato 3: Documentazione a comprova della significatività delle interconnessioni tra le reti fognarie e di bonifica • Allegato 4: Opere di bonifica con valenza ambientale • Allegato 5: Perimetro di contribuenza • Allegato 6: Cartografia • Allegato 7: Tabelle indici tecnici • Documentazione fotografica

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1. PREMESSE Dimensioni

Il Consorzio della Bonifica Burana, costituito in seguito al riordino territoriale dei Consorzi di Bonifica disposto dalla L.R. Emilia-Romagna n. 5 del 24/04/2009, esercita le proprie funzioni nel comprensorio “C4”, di cui alla delibera della Giunta Regionale n. 778 del 03/06/2009. Il Consorzio, ente di diritto pubblico ai sensi dell’art. 12 della L.R. Emilia-Romagna n. 42 del 02/08/1984, dell’art. 59 del R.D. n. 215 del 13/02/1933, e dell’art. 862 codice civile, ha sede a Modena, corso Vittorio Emanuele II, n. 107. L'individuazione e la ridelimitazione del comprensorio consortile, approvate con la sopra citata legge regionale pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 74 del 24/04/2009, costituiscono determinazione del perimetro di contribuenza, ai sensi degli artt. 3 e 10 del R.D. 215/1933. La superficie comprensoriale complessiva è pari a 242.521 ha, di cui 156.471 ha all’interno del territorio di pianura e 86.050 ha ricadenti all’interno del territorio di montagna. Il territorio consortile, con caratteristiche d'interregionalità, ricade all’interno delle province di Modena, Bologna, Ferrara, Mantova e Pistoia, in forza delle intese interregionali approvate con le deliberazioni n. 499 del 20/12/1988 del Consiglio Regionale della Regione Toscana, n. 50074 del 22/12/1989 della Giunta Regionale della Regione Lombardia e nn. 2150 e 2151 del 26/07/1988 del Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna, in attuazione di quanto previsto dall'art. 73 del D.P.R n. 616 del 24/07/1977. Nel comprensorio di pianura il Consorzio svolge le attività di cui agli artt. 3, comma 2, e 14 della L.R. 42/1984 e quelle previste dall’art. 2 dello statuto vigente dirette alla regolazione idraulica, alla protezione dalle acque di monte ed allo scolo delle acque in eccesso, al fine di ridurre il rischio idraulico per gli immobili e salvaguardare l'integrità del territorio attraverso il reticolo e le altre opere di bonifica. Svolge, altresì, le attività dirette alla provvista, alla distribuzione e all'uso razionale delle risorse idriche a prevalente uso irriguo, nonché ad altri fini produttivi e civili che comportino la restituzione della risorsa e siano compatibili con le successive utilizzazioni secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento. Nel comprensorio collinare-montano il Consorzio svolge le funzioni pubbliche di bonifica previste dagli artt. 3, comma 1, e 14 della L.R. 42/1984 e dall’art. 2 dello Statuto vigente, atte a difendere il territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico e a regimare i deflussi collinari e montani nel reticolo idrografico minore.

Collocamento geografico

Il comprensorio consortile si colloca nell’area centrale della Regione Emilia-Romagna (Figura 1 e Figura 2) e comprende un territorio che, seguendo a sud lo spartiacque appenninico tosco- emiliano che delimita il Bacino del Fiume Panaro in montagna, si sviluppa a nord attraverso la pianura padana fino al Fiume Po, delimitato dalla Fossa di Spezzano e dal Fiume Secchia ad ovest, dal Torrente Samoggia e dal Fiume Panaro ad est.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Figura 1 – Inquadramento territoriale del comprensorio consortile.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Figura 2 – Carta amministrativa del comprensorio consortile. 7

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1.1. NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI CLASSIFICA

Il Piano di Classifica degli immobili per il riparto della contribuenza consortile (d’ora in avanti, per brevità, Piano di Classifica) è lo strumento tecnico-amministrativo – contemplato dall'art. 11 del R.D. n. 215 del 13/02/1933, dall'art. 13 della L.R. Emilia-Romagna n. 42 del 2/08/1984, e dall'art. 4 della L.R. Emilia-Romagna n. 7 del 6/07/2012 – mediante il quale il Consorzio accerta la sussistenza dei presupposti per l'assoggettamento all'onere contributivo degli immobili ricadenti nel comprensorio consortile e determina, sulla base degli indici e dei parametri ivi contenuti, il grado di beneficio a cui è commisurato il contributo di bonifica. La legge determina direttamente i requisiti per l’esercizio del potere impositivo e l'assoggettamento ad esso delle proprietà consorziate; l’individuazione dei criteri per la quantificazione dei singoli contributi è rimessa, viceversa, alle valutazioni discrezionali del Consorzio, tenuto ad applicare al caso concreto il principio della corrispondenza o proporzionalità del contributo rispetto al beneficio conseguito o conseguibile dalle opere e dalle attività consortili. L'elaborazione di un nuovo Piano di Classifica si è resa necessaria a seguito della ridelimitazione dei comprensori consortili operata dalla Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'art. 1 della L.R. n. 5 del 24/04/2009, e del connesso processo di fusione ed incorporazione dei preesistenti Consorzi disposto con le deliberazioni della Giunta Regionale n. 778 del 03/06/2009 e n. 1141 del 27/07/2009. Per effetto della citata normativa la Regione Emilia-Romagna ha delimitato il territorio regionale in otto comprensori, individuati sulla base del criterio dell'unità omogenea sotto il profilo idrografico ed idraulico, funzionali alle esigenze di programmazione, esecuzione e gestione. Tale criterio - già contenuto nella L.R. Emilia-Romagna n. 42/1984, agli artt. 5 e 11 - si impernia su due elementi, costituiti dall'omogeneità idrografica o idraulica (art. 1, comma 1, L.R. n. 5/2009 ed art. 5 L.R. n. 42/1984) e dalla funzionalità riferita, oltre che alla realizzazione degli interventi, all'ampiezza territoriale e all'operatività dell'ente (art. 1, comma 1, L.R. n. 5/2009 ed artt. 5, 11 e 12 L.R. n. 42/1984). Vengono in tal modo prese in considerazione le esigenze di carattere idrografico o idraulico a fianco di quelle che si riferiscono alla funzionalità tecnica ed amministrativa richiesta dalla gestione delle opere e degli interventi di bonifica. La delimitazione dei comprensori consortili costituisce determinazione del perimetro di contribuenza ex artt. 3 e 17 del R.D. n. 215/1933, come chiarito nella delibera della Giunta Regionale n. 778 del 03/06/2009. Il perimetro è stato reso pubblico mediante pubblicazione della delibera su indicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 74 del 24/04/2009. Il nuovo Piano di Classifica è stato elaborato sulla base delle Linee Guida regionali per la redazione dei piani di classifica, adottate con deliberazione della Giunta Regionale n. 385 del 24/03/2014. Esso è stato preceduto da un attento esame degli aspetti amministrativi e fisici del territorio consortile. Nella sua elaborazione sono state verificate l'efficacia e la rispondenza delle opere e degli interventi di bonifica idraulici, irrigui e montani ai compiti che il Consorzio deve istituzionalmente assolvere, assumendo quali parametri la densità e la tipologia delle opere, le caratteristiche del territorio e l'operatività dell'Ente. Da questi processi di analisi funzionale sono stati tratti i criteri per la ripartizione delle spese necessarie all'attività del Consorzio e al suo funzionamento.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Un'analisi socio-economica ha permesso, poi, di affermare che la bonifica (intesa come complesso di opere e attività consortili) ha consentito prima, e mantenuto successivamente, un assetto economico, industriale e agricolo estremamente sviluppato. Lo stesso si può dire del territorio montano, i cui immobili hanno visto crescere notevolmente il proprio valore economico grazie alla stabilità dei versanti ottenuta mediante un capillare sistema di opere di presidio che hanno il pregio di inserirsi perfettamente nell'ambiente circostante. Il beneficio tratto dagli immobili è stato quantificato in proporzione al loro valore ed alla superficie come meglio specificato nei capitoli successivi. Il territorio è stato suddiviso in zone omogenee sotto il profilo idraulico/funzionale in cui gli immobili in esse ricompresi ricavano un beneficio per effetto della presenza di una o più opere di bonifica e in ragione della connessa attività di esercizio, manutenzione e vigilanza delle medesime; per ognuna di esse sono stati calcolati diversi indici che, combinati tra loro, danno luogo all'indice complessivo di beneficio.

1.1.1. Il contributo di bonifica e i presupposti della sua imposizione

Per far fronte ai propri compiti istituzionali e per garantire il funzionamento dell'apparato consortile, il Consorzio ha il potere (art. 10 del R.D. n. 215 del 13/02/1933; art. 860 del codice civile; art. 13 della L.R. Emilia-Romagna n. 42 del 2/08/1984) di imporre contributi ai proprietari degli immobili siti nel comprensorio che traggono benefici dalla bonifica. I contributi hanno natura di oneri reali (art. 21 R.D. n. 215/1933) e costituiscono prestazioni patrimoniali imposte di natura pubblicistica rientranti nella categoria generale dei tributi. Il credito del Consorzio nei confronti del proprietario è garantito da privilegio speciale sull'immobile ex art. 2775 codice civile. Ai fini della legittimazione del potere impositivo del Consorzio è necessario che ricorrano due presupposti: 1) la qualità di proprietario di immobili siti nel perimetro del comprensorio; 2) la configurabilità di un beneficio ai beni medesimi come conseguenza delle opere di bonifica, ossia in derivazione causale con esse. Per quanto concerne il primo presupposto, occorre precisare che il soggetto passivo dell'onere contributivo è esclusivamente il titolare del diritto di proprietà. Sia le norme sulla bonifica del codice civile (artt. 860 - 864) sia il R.D. n. 215/1933 (artt. 10-11-17- 21-59) individuano, infatti, esclusivamente nel proprietario del bene, ricompreso nel comprensorio consortile e che tragga beneficio, il soggetto tenuto a corrispondere il contributo di bonifica. Tuttavia, secondo la consolidata giurisprudenza di merito, è tenuto al pagamento del contributo di bonifica l’enfiteuta in considerazione del fatto che l’ambito dei suoi diritti e delle sue facoltà è molto simile a quello del proprietario e che il codice civile, proprio in ragione di tale assimilazione, prevede espressamente (art. 964) che le imposte e gli altri pesi gravanti sul fondo siano a carico dell’enfiteuta. Sono, inoltre, stati ritenuti soggetti passivi del rapporto contributivo di bonifica i titolari del diritto di superficie (artt. 952-965 cod. civ.) per la prevalenza che, una volta costituito, assume tale diritto reale minore sul diritto di proprietà - tanto da sospendere per la sua durata lo specifico istituto

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dell'accessione - e i titolari di servitù (art. 1027 codice civile) su fondi ricompresi nel comprensorio, quando essi siano proprietari di impianti e installazioni su detti fondi. Viceversa, nel caso di usufrutto il soggetto passivo del rapporto di bonifica rimane il nudo proprietario perché egli subisce esclusivamente una perdita temporanea del godimento del bene durante la quale deve essere rispettata dall’usufruttuario la destinazione economica del bene. Conclusione fondata anche sulle disposizioni del codice civile (artt. 1008 –1009) che pongono a carico dell’usufruttuario le imposte, i canoni, le rendite e gli altri pesi che gravano sul reddito ed a carico del proprietario le imposte e gli altri oneri che gravano sulla proprietà. Per quanto concerne il secondo presupposto del potere impositivo, cioè il beneficio, esso consiste nel vantaggio, anche solo potenziale, di tipo fondiario (ossia direttamente incidente sull'immobile) che il bene trae in derivazione causale con l'opera di bonifica. Il vantaggio deve, quindi, tradursi in un incremento o nel mantenimento del valore dell'immobile. Il carattere conservativo del valore dell'immobile proprio del beneficio di bonifica, già contenuto nel R.D. n. 215/1933, è stato da tempo riconosciuto dalla Corte Costituzionale (sent. n. 66/1992), dal Consiglio di Stato (sent. n. 7346/2006) e dalle numerose pronunce della magistratura di legittimità e di merito. Esso è stato esplicitamente indicato nella deliberazione del 18 settembre 2008 della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Le qualificazioni del beneficio che giuridicamente vengono in rilievo e che costituiscono, come detto, presupposto legittimante la contribuenza, sono: 1) il beneficio attuale, ossia il beneficio effettivamente conseguito dagli immobili; 2) il beneficio generale, ossia quello che una o più opere arrecano ad una pluralità di immobili; 3) il beneficio specifico, ossia quello che una o più opere arrecano al singolo immobile; 4) il beneficio potenziale, ossia quello derivante dall'attività propedeutica (studio, programmazione, progettazione, finanziamento) necessaria all'esecuzione di opere di bonifica. Il beneficio attuale, sia di carattere generale come di carattere specifico, deve essere diretto e, cioè, ricollegabile direttamente alla funzione specifica e primaria dell'opera di bonifica. Per quanto riguarda gli immobili classificati in relazione ai vantaggi tratti dalle opere di bonifica, essi sono i beni indicati dal primo comma dell'art. 812 codice civile, censiti o meno, agricoli ed extra-agricoli, presenti all'interno del comprensorio consortile, ivi inclusi strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, impianti industriali e a rete, parcheggi interrati o altre superfici. Ai sensi dell’art. 10 del R.D. n. 215/1933 e dell’interpretazione ad esso data dalla giurisprudenza di legittimità sono soggetti alla contribuzione anche gli immobili del pubblico demanio. Non sono assoggettabili all'onere contributivo, invece, le infrastrutture e gli edifici pubblici che, accanto alle opere consortili, concorrono al conseguimento delle finalità di bonifica e, quindi, alla realizzazione del beneficio. Nessuna esenzione è, viceversa, ammessa per gli immobili che adempiono a compiti di servizio pubblico e che possano concorrere alla "civilizzazione del territorio"; rispetto a tali beni, tuttavia, proprio in considerazione dell'uso e dell'utilità collettiva, appare giustificata una diversa 10

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana graduazione del contributo di bonifica. Del pari, potrà essere valutata una diversa modulazione del contributo di bonifica per gli immobili aventi carattere di ruralità; ciò al fine di escludere per dette categorie di edifici il rischio di una doppia imposizione contributiva. Per quanto attiene, infine, al problema dell'assoggettabilità a contributo degli immobili serviti dalla pubblica fognatura, la giurisprudenza, sia di merito che di legittimità, può dirsi oramai univoca nel ritenere che la presenza di un sistema fognario comunale e il pagamento del relativo canone non escludono affatto la configurabilità di un beneficio tratto dalle opere di bonifica e dall'attività di vigilanza, esercizio e manutenzione effettuata dai Consorzi. La funzione di bonifica ed il servizio di fognatura non sono, infatti, fra loro assimilabili. Ciò in quanto la rete fognaria, sia mista che separata, non è dimensionata né finalizzata alla raccolta e all’allontanamento delle acque meteoriche di esubero - le quali, di norma, attraverso sfioratori di piena posti nei condotti fognari, sono immesse nella rete di bonifica e condotte al ricettore finale -, bensì delle acque reflue urbane, dovendo per esse intendersi le acque nere domestiche, il miscuglio di acque di rifiuto industriale e le acque meteoriche di dilavamento, cioè quelle di prima pioggia che abbisognano, al pari delle altre, di essere veicolate fino al depuratore dato il loro forte carico inquinante. Le canalizzazioni di bonifica, viceversa, sono preposte allo scolo e all'allontanamento delle acque meteoriche in eccesso e, quindi, alla salvaguardia idraulica del territorio e degli insediamenti ivi esistenti per il cui presidio esse sono state realizzate, nonché alla corretta regimazione delle acque. Diversi sono, quindi, i compiti e i soggetti che vi provvedono, attraverso l'esercizio e la manutenzione di opere anch'esse distinte. La questione, peraltro, in Emilia-Romagna ha perso interesse a seguito dell'emanazione della L.R. n. 7 del 06/07/2012, e dell'adozione da parte della Giunta Regionale delle Linee guida per la predisposizione dei piani di classifica, che hanno confermato la sussistenza del beneficio di bonifica per gli immobili siti in aree urbane le cui acque meteoriche confluiscono nella rete di canalizzazioni consortili e, quindi, al ricettore finale, anche se per un tratto esse sono raccolte in condotti fognari.

1.1.2. I costi di funzionamento o di base

Attraverso la contribuenza sono ripartiti tra i proprietari degli immobili situati all'interno del comprensorio consortile, in ragione del beneficio che tali beni traggono dalle opere e dall'attività di bonifica, i costi annualmente sostenuti dal Consorzio per provvedere alla manutenzione, all'esercizio e alla vigilanza di tutte le opere e agli interventi di bonifica sia in territorio di pianura che di montagna (art. 860 codice civile, artt. 10 e 17 del R.D. 215/1933, art. 27, lett. d), L. n. 991 del 25/07/1952, art. 13 della L.R. 42/84 ed art. 3 della L.R. 7/2012). Gli articoli 59 del R.D. n. 215/1933 e 14 della L.R. 42/84 conferiscono, inoltre, ai Consorzi il potere di imporre contributi alle proprietà consorziate per l'adempimento dei loro fini istituzionali, nonché per la copertura dei costi di funzionamento dell’Ente. Rientrano in tale previsione le seguenti attività: 1) elaborazione delle proposte di piano di unità idrografica;

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

2) redazione dei programmi poliennali di intervento per le opere di bonifica e di irrigazione; 3) progettazione ed esecuzione delle opere pubbliche previste nei programmi poliennali di bonifica e di irrigazione; 4) studi, sorveglianza, monitoraggio del territorio; 5) le altre attività specificamente previste dagli Statuti consortili. Trattasi di attività prodromiche al concreto svolgimento dei compiti e degli interventi di bonifica idraulica e montana, in quanto intese a costituire la base indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico del comprensorio e a mantenerne in efficienza l'assetto raggiunto. I costi di queste attività di base, così come quelli di funzionamento ad esse riferiti, sono comuni alla pluralità di immobili appartenenti alle individuate aree omogenee e sono ripartiti fra i proprietari dei medesimi beni in ragione del beneficio conseguito o conseguibile. In particolare, per la ripartizione di detti costi, sono stati individuati, nelle aree omogenee considerate, gli indici tecnici ed economici di beneficio ricavato da ciascun bene ricadente in esse. Per determinare i rapporti di beneficio tra i diversi immobili ivi presenti sono stati, quindi, adottati dei parametri di equilibrio considerati per tipologia e classe di bene. La combinazione dell'indice tecnico con gli indici economici fornisce l'indice di beneficio specifico utilizzato per la suddivisione delle spese sostenute dal Consorzio per le predette attività e per quelle di funzionamento ad esse riferite.

1.1.3. La spesa annua e la sua ripartizione

La legge, come detto supra, determina direttamente i requisiti per la spettanza del potere impositivo e l'assoggettamento ad esso dei proprietari o dei titolari dei diritti reali minori sopra indicati; la determinazione degli indici per la quantificazione dei singoli contributi è rimessa, invece, dalla legge alla discrezionalità tecnica dei Consorzi. Il Consorzio è, pertanto, investito di funzioni e compiti perequativi che si sostanziano nella valutazione comparativa dei rispettivi vantaggi, attuali o futuri e della conseguente ripartizione parcellare fra i soggetti chiamati alla contribuenza. Nessuna discrezionalità è, viceversa, riconosciuta al Consorzio in ordine alla determinazione dell'entità delle spese da ripartire: esse devono corrispondere all'effettivo onere sostenuto così come indicato dalle risultanze della contabilità. Ciò implica l'obbligo di ripartire annualmente i contributi consortili, prendendo a base, a seconda della tipologia di spesa e della sua afferenza a specifici centri di costo (macro-centri) le risultanze della contabilità, ossia le previsioni di bilancio, e applicando i criteri fissati per la determinazione del beneficio L'art. 11 del R.D. n. 215/1933 prevede, peraltro, un duplice criterio di riparto, provvisorio e definitivo, delle spese inerenti alla bonifica: in via definitiva la ripartizione della spesa deve essere effettuata in proporzione ai benefici effettivamente conseguiti; in via provvisoria, sulla base di indici approssimativi e presuntivi del beneficio conseguibile. Per quanto riguarda in particolare le spese di funzionamento ex art. 59 del R.D. n. 215/1933, l'art. 8 del D.P.R. n. 647 del 23/06/1962, impone che esse corrispondano a quelle risultanti dal bilancio

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana di previsione dell'anno cui si riferisce il riparto. Secondo la giurisprudenza amministrativa anche la determinazione dei contributi per la manutenzione e l'esercizio deve ispirarsi ad analogo criterio. Quindi, ai fini della determinazione dei contributi, se è, da un lato, sufficiente l'individuazione, sulla base di indici approssimativi e presuntivi, del beneficio conseguibile, dall'altro, la spesa da ripartire deve essere riferita al bilancio di previsione.

1.1.4. I criteri adottati

Salvo che per le opere private obbligatorie, i costi per l'esecuzione delle opere pubbliche di bonifica sono oggi a totale carico pubblico. Conseguentemente, il vantaggio economico che le proprietà consorziate ritraggono dalle opere e dall'attività di bonifica si traduce ordinariamente nella tutela dei valori o dei redditi degli stessi. L'incremento di reddito o di valore fondiario è più propriamente riferibile al momento dell'esecuzione di opere che determinano una radicale trasformazione del territorio (ad esempio, da acquitrinoso a produttivo, da scarsa vocazione agricola ad agricoltura ad alta specializzazione; da agricolo ad urbanizzato) e al fine di fare concorrere il proprietario nelle spese di esecuzione delle medesime. II riparto, pertanto, dovrà effettuarsi non in funzione del confronto e, quindi, dei rapporti situazione ante e post bonifica, come avveniva nella fase iniziale/primordiale della medesima, bensì in funzione della condizione di sicurezza idraulica del comprensorio che dall'attività consortile viene assicurata, nonché dell’azione di adeguamento/ammodernamento delle opere esistenti. Ne consegue che il beneficio da considerare corrisponde, da un lato, alla diversa misura del danno che viene evitato con l'attività di bonifica o, meglio, del diverso "rischio idraulico" cui sono soggetti gli immobili e, dall'altro, ai valori fondiari o ai redditi che vengono preservati. Tenendo conto che la legge ha stabilito che in fase esecutiva della bonifica il riparto della spesa avvenga in via provvisoria sulla base di indici approssimativi e presuntivi, si procede valutando i benefici che dalla bonifica derivano ai singoli beni ricadenti nelle varie zone omogenee del comprensorio, adottando per ciascuna di esse l'indice di beneficio determinato sulla base della combinazione di un parametro principale (indice di comportamento idraulico per il beneficio di scolo e di difesa interna; indice di portata unitaria per il beneficio di difesa da monte; indice relativo al punto di consegna della risorsa idrica ed indice relativo alla classe di idroesigenza per il beneficio di disponibilità e regolazione idrica) con gli altri fattori accessori indicati nel presente piano (densità della rete di bonifica, pendenza media di deflusso, operatività del Consorzio, ecc.). Con l'adozione di tale sistema viene rispettata l'esigenza di procedure applicative semplici e funzionali. Prima di passare all’analisi dei criteri adottati per la determinazione del beneficio tratto dagli immobili per effetto dell’esistenza di opere e attività di bonifica, nonché del loro adeguamento, si ritiene opportuno premettere brevi cenni in merito al concetto di bonifica e all’evoluzione dello stesso tanto nella legislazione nazionale quanto in quella regionale.

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1.2. LA FUNZIONE DI BONIFICA

La bonifica (regimazione idraulica, scolo delle acque, irrigazione, sistemazione delle pendici e dei versanti, ecc.) costituisce una funzione pubblica di rilevanza costituzionale (art. 44 Cost.) – già di competenza dello Stato ed ora materia ripartita fra Stato e Regioni ex art. 117 Cost. – che lo Stato può esercitare direttamente dotandosi di una propria organizzazione interna o, come avviene nella normalità dei casi, attraverso i Consorzi di bonifica, i quali sono enti ad appartenenza obbligatoria costituiti direttamente dalla pubblica amministrazione o, sempre dalla pubblica amministrazione, su proposta degli interessati (artt. 55 e 56 del R.D. n. 215/1933). Il fine della bonifica viene individuato dalla normativa statale e regionale (R.D. n. 215/1933, L.R. 42/1984) nella difesa del suolo, nell’equilibrato sviluppo del territorio, nella tutela e nella valorizzazione della produzione agricola e dei beni naturali, con particolare riferimento alle risorse idriche. La sua azione si concreta nella regimazione idraulica, nello scolo delle acque meteoriche di esubero, nell’assicurare stabilità ai terreni declivi, nel contenimento e recupero delle zone franose, nella sistemazione delle pendici e dei versanti dei territori collinari e montani al fine di prevenire e contenere le situazioni di rischio idrogeologico e di degrado progressivo del territorio tipico delle aree appenniniche e di favorire la sicurezza degli insediamenti civili e produttivi e delle infrastrutture essenziali, nella tutela e valorizzazione dei beni naturali con particolare riferimento alle risorse idriche sia ad uso agricolo che extragricolo. In considerazione del carattere e dei fini della bonifica sopra indicati, essa era ed è tuttora considerata attività composita, in quanto afferente a diverse funzioni, finalizzata all’interazione di diversi interessi pubblici (cfr. Corte Costituzionale sent. n. 282/2004). In proposito è sufficiente richiamare l’art. 1 del R.D. n. 215/1933 (testo fondamentale e tuttora vigente in materia) che inquadra (fin da allora) la bonifica come una serie di attività coordinate e programmate in vista del raggiungimento di finalità di pubblico interesse. Secondo detto articolo, infatti, si attribuisce alla bonifica, oltre all’azione di risanamento idraulico ed igienico, qualsiasi opera o attività che, attraverso una radicale trasformazione dell’ordinamento produttivo, possa implicare rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici e sociali. In questo modo il concetto di bonifica è esteso a qualunque attività di trasformazione del suolo atto a consentirne una migliore e più efficiente utilizzazione. Ciò avviene attraverso la programmazione, la progettazione, l’esecuzione, la manutenzione e l’esercizio delle opere e degli impianti di bonifica e di irrigazione, nonché mediante l’attività di vigilanza e di monitoraggio del territorio e delle sue criticità, posti in essere dai Consorzi, a cui la norma ha affidato detti compiti quali propri fini istituzionali. La bonifica è, comunque, funzione autonoma rispetto alle altre funzioni pubbliche con le quali è interconnessa (cfr. Corte Costituzionale, sent. n. 326/98 e sent. n. 66/92). È in tale prospettiva che si chiarisce il significato delle previsioni contenute nel D.Lgs. n. 152/2006 (Norme in materia ambientale) che individuano i soggetti che operano, secondo le rispettive competenze, per la realizzazione degli scopi indicati nel comma 1, dell’art. 53 del D.Lgs. in questione, ossia delle azioni volte ad assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione: “Tali soggetti sono lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane ed, appunto, i consorzi di bonifica e di irrigazione”. Tra i compiti previsti dall’art. 56, comma 1, lett. a) D.Lgs. n. 152/2006, rientrano certamente nella competenza istituzionale dei Consorzi di bonifica, la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, così come vi rientrano altre attività indicate nell’articolo in commento, quali la moderazione delle piene mediante invasi, casse di espansione, scolmatori, nonché, il contenimento della subsidenza, l’utilizzazione delle risorse idriche per l’irrigazione, la polizia idraulica, la manutenzione delle opere e degli impianti, l’attività di prevenzione e di vigilanza e altro. Sicché le attività consortili sopra descritte mediante le quali si attua la bonifica, pur se collegate con quelle di competenza di altri enti, pertengono direttamente ai Consorzi. Dette attività, chiarisce il comma secondo dell’art. 56 del D.Lgs. n. 152/2006, debbono essere svolte secondo criteri e modalità di coordinamento e collaborazione fra i soggetti pubblici comunque competenti, al fine di garantire l’omogeneità nella salvaguardia del territorio, nell’utilizzazione delle risorse, dei beni e dei servizi connessi. Emerge, dunque, dalla normativa sopra richiamata, una rideterminazione delle finalità della bonifica nel più ampio concetto della difesa del suolo e dei beni naturali e della tutela e valorizzazione delle risorse idriche, con conseguente ridefinizione delle funzioni affidate ai consorzi. Per comprendere appieno la portata dell'attuale concetto di bonifica non si può prescindere, però, dalla considerazione del graduale sviluppo dello stesso. Occorre, pertanto, un richiamo alle diverse fasi della bonifica, dal risanamento di zone malsane ed igienicamente carenti, alla valorizzazione delle potenzialità produttive dell'agricoltura, alla soluzione di problemi di tipo idraulico, alla sua caratterizzazione come strumento per soluzioni insediative, fino alla inclusione nella programmazione del territorio, della difesa e della valorizzazione del suolo e della tutela delle risorse idriche.

1.2.1. Lineamenti evolutivi: dalla bonifica idraulica al suo intreccio con le linee funzionali di difesa del suolo, tutela dell'ambiente e governo delle acque.

In una prima fase, aperta dalla legge n. 869 del 25/06/1882— nota come la legge Baccarini, dal nome del ministro che ne aveva presentato il progetto — e culminante nell'elaborazione del testo unico n. 3256 del 31/12/1923, il concetto di bonifica si esauriva, sostanzialmente, in quello di bonifica idraulica. La legge Baccarini, concepita in relazione all'esigenza di debellare la malaria, assegnava alla bonifica il compito di provvedere al prosciugamento ed al risanamento di laghi, stagni, paludi e terre paludose, affidando al governo la suprema tutela e la ispezione sulle opere di bonifica. Con l'emanazione del R.D. n. 215 del 13/02/1933 si apre una fase diversa nella quale obiettivo della bonifica non era più soltanto un'azione da svolgere in zone lacustri e paludose, ma un'attività da estendere a tutto il territorio in modo da accentuarne la produttività, sia attraverso

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana trasformazioni, sia attraverso il mantenimento dell'assetto territoriale mediante l'esecuzione di opere di interesse generale. Si delinea, cioè, una nuova concezione della bonifica, nella quale concorrono armonicamente attività pubblica e privata per scopi di pubblico interesse mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario (art. 1, comma 1, R.D. n. 215 del 13/02/1933), in un assetto organizzativo comprendente la bonifica idraulica, le opere di sistemazione fondiaria - e la conseguente trasformazione fondiaria -, fino alle opere di irrigazione e alle altre opere strumentali (Masi). Nasce la bonifica integrale, che, secondo la felice definizione del Bagnulo, dev’essere intesa come redenzione mediante l'esecuzione di opere volte a conseguire rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici o sociali, di quelle parti del territorio nazionale che, per dissesto idrogeologico o per altre cause fisiche o sociali, si trovassero in condizioni arretrate di coltura ed apparissero suscettibili di notevoli miglioramenti. Con l'entrata in vigore della Costituzione, la Repubblica assume il compito di promuovere ed imporre la bonifica delle terre (art. 44 Cost.) e, pertanto, tale attività acquisisce una precisa rilevanza costituzionale nell'ambito della più generale disciplina tesa a conseguire il razionale sfruttamento del suolo, a stabilire equi rapporti sociali, a trasformare il latifondo, a promuovere la piccola e media proprietà contadina, ad agevolare le zone montane. Il sistema di opere di regimazione idraulica - e specificatamente di scolo - diventa centrale per la difesa dalle inondazioni, non solo dei terreni agricoli, ma di tutto il territorio a qualunque uso adibito; si mostra importante al fine dell'abbattimento dei carichi inquinanti nei corsi d'acqua naturali; costituisce spesso lo strumento per il trasporto di grandi quantità di acque reflue dei centri urbani e degli stabilimenti industriali. L'originario principale, anche se come si è visto non esclusivo, scopo agricolo della bonifica permane, ma essa comincia ad assumere un ruolo di più ampio respiro e di interesse generale. La bonifica viene, cioè, assumendo compiti di difesa del suolo e delle sue risorse per fini d'interesse pubblico. Tale processo di mutamento si accentua temporalmente in concomitanza con il trasferimento, a seguito del D.P.R. n. 11 del 15/01/1972, delle funzioni statali in materia di bonifica alla competenza delle Regioni a statuto ordinario. Questo primo trasferimento, peraltro, dà luogo ad una frammentazione di competenze fra Stato e Regioni, superata solo con l'emanazione del D.P.R. n. 616 del 24/07/1977, con il quale viene attuato e completato il decentramento funzionale anche in materia di agricoltura e foreste. II quadro emerso a seguito di tale secondo trasferimento vede la bonifica collocata in un’intelaiatura di funzioni ricca ed articolata, ricomprendente, oltre ad essa, le funzioni di difesa, assetto ed utilizzazione del suolo, la protezione della natura, la tutela dell'ambiente, la salvaguardia e l'uso delle risorse idriche. Si imponeva, pertanto, l'esigenza di una riforma della complessa materia da parte delle Regioni, essendo chiaro che l’area di incidenza dell’attività di bonifica si andava ad affiancare e talvolta a sovrapporre ad altre forme di pianificazione e di intervento sul territorio, con obiettivi in parte coincidenti con quelli tipici della bonifica. In questo senso, la legislazione regionale dell’Emilia-Romagna ha colto e, per certi aspetti anticipato, assetti ed orientamenti sviluppati e precisati nella successiva legislazione statale in tema di suolo e di acque. Si pensi, ad esempio, alla formulazione dell'art. 1 della legge regionale 16

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42/1984 che, recitando testualmente: La regione Emilia-Romagna riconosce, promuove ed organizza l'attività di bonifica come funzione essenzialmente pubblica ai fini della difesa del suolo e di un equilibrato sviluppo del proprio territorio, della tutela e della valorizzazione della produzione agricola e dei beni naturali, con particolare riferimento alle risorse idriche, ben rende il senso dell'evoluzione intervenuta. Alle normative regionali di riforma si affiancarono le leggi statali incidenti sul settore della bonifica, in tema di acque, suolo, ambiente, paesaggi, aree protette (L. 431/1985, L. 349/1986, L. 183/1989, L. 305/1989, L. 394/1991, D. Lgs. 275/1993, L. 36/1994). Due fondamentali leggi statali, rispettivamente in materia di difesa del suolo e di gestione e tutela delle risorse idriche, hanno contribuito ad allargare e specificare ancora una volta il concetto di bonifica, confermando o attribuendo ulteriori compiti ai relativi Consorzi ed inserendoli in un quadro funzionale mutato ed arricchito. A ciò va aggiunta una linea di legislazione che attribuisce specificamente ai Consorzi di bonifica azioni ed interventi in campo ambientale e con riguardo sia delle specialità tecniche dei Consorzi sia del profilo dell'emergenza. In particolare con l'emanazione della L. 183/1989 (oggi trasfusa nel D.Lgs. n. 152/2006) sono state introdotte novità di rilievo circa il ruolo assegnato ai Consorzi quali soggetti realizzatori delle finalità della legge sia sul piano programmatorio sia su quello attuativo degli interventi. I Consorzi vengono, infatti, configurati come una delle istituzioni principali per la realizzazione degli scopi della difesa del suolo, del risanamento delle acque, di fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, di tutela degli interessi ambientali ad essi connessi. Un’ulteriore rilevante novità è costituita dall'approvazione della L. n. 36 del 5/01/1994, c.d. Legge Galli che riforma radicalmente la disciplina sulle risorse idriche contenuta nel testo unico n. 1775 del 1933 (anch'essa oggi trasfusa nel D.Lgs. n. 152/2006). Con detto provvedimento si opera la totale pubblicizzazione delle acque superficiali e sotterranee (con ciò superando l'ancor ritenuta vigente distinzione fra acque private ed acque pubbliche) sottolineando il valore strategico di detta risorsa, che deve essere tutelata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà e con modalità tali da garantire le aspettative delle generazioni future. Viene introdotto l'uso prioritario dell'acqua ai fini del consumo umano, un sistema di pianificazione tale da garantire l'equilibrio fra disponibilità delle risorse e fabbisogni, forme di tutela nelle utilizzazioni tali da non pregiudicare la risorsa stessa e la vivibilità complessiva dell'ambiente, criteri per il risparmio idrico, per il riutilizzo delle acque, e viene definito un sistema di governo e di gestione delle acque, nonché modalità di partecipazione degli utenti e forme di controllo. II capo quarto della legge dettava poi importanti disposizioni in tema di usi produttivi delle risorse idriche, di grande significato soprattutto per i Consorzi di bonifica (oggi art. 166 del D.Lgs. n. 152/2006). Infatti tale legge quadro sulle acque, nel confermare le primarie funzioni dei Consorzi nella gestione delle risorse ad usi prevalentemente irrigui, affida ai medesimi funzioni in tema di usi plurimi, con riguardo sia alla realizzazione e gestione di impianti per l'utilizzazione delle acque reflue in agricoltura, sia alla possibile utilizzazione delle medesime per altri usi (approvvigionamento di impianti industriali, produzione di energia elettrica, ecc...) all'unica 17

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana condizione che l'acqua sia restituita ai canali dopo l’utilizzazione in condizioni compatibili con le successive utilizzazioni. In conclusione, a partire dalla legislazione degli anni '20 e '30, fino a quella degli anni '70 del secolo scorso, la bonifica aveva per oggetto principale la progettazione, l'esecuzione, l'esercizio e la manutenzione di opere e di interventi pubblici di varia natura, il coordinamento di questi con quelli da effettuarsi a carico dei privati ed il controllo sulla loro effettiva realizzazione, la vigilanza sulle opere e sul territorio comprensoriale, nonché l'assistenza a favore dei consorziati. L'azione assegnata alla bonifica, pur avendo una rilevante incidenza sull'assetto complessivo del territorio e sulla sua infrastrutturazione, era, quindi, sostanzialmente tesa alla conservazione e alla valorizzazione del suolo a scopi produttivi. Oggi essa ricopre uno spettro di interventi tesi alla tutela complessiva del territorio e dei diversi usi a cui è destinato. Ciò in conseguenza del processo di trasformazione intervenuto sopra delineato. Con l'espandersi dell'uso urbano, industriale ed infrastrutturale del territorio e con la trasformazione di quello agricolo, gli equilibri raggiunti, in particolare circa il contenimento dei fenomeni fisici naturali e nelle destinazioni d'uso del territorio extraurbano, iniziano ad incrinarsi. Infatti, il superamento della tradizionale distinzione fra territorio urbano e territorio rurale e la crescente interdipendenza fra i due, nonché la moltiplicazione degli effetti negativi dello sviluppo industriale (inquinamento, degrado ambientale, ecc.) conducono, da un lato, all'abbandono di alcuni interventi tradizionali della bonifica riconducibili all'attività agricolo-forestale ed alla “civilizzazione dei territori rurali”; dall' altro, al progressivo intensificarsi di interventi finalizzati alla salvaguardia generalizzata del territorio. I Consorzi si trovano, pertanto, oggi ad operare non solo in una realtà giuridico-istituzionale profondamente diversa rispetto a quella del passato, ma anche in presenza di un mutamento della nozione stessa di bonifica, essendo la medesima attualmente configurata, sia nella legislazione statale sia in quella regionale, come uno strumento ordinario di gestione del territorio. Sul piano operativo ciò si traduce nella necessità di perseguire, oltre al tradizionale scopo di sviluppo delle potenzialità agricole del suolo, ma nel nuovo contesto di protezione dello spazio rurale, di salvaguardia del paesaggio e dell'ecosistema agrario, anche fini di sicurezza idraulica dell'intero territorio, di tutela della quantità e qualità delle acque, di uso multiplo delle medesime.

1.3. LA RIFORMA DELLA BONIFICA IN EMILIA-ROMAGNA

Così individuato in termini generali il quadro di riferimento passiamo a dar conto delle peculiarità della bonifica contenute nella legislazione regionale. Si fa riferimento, in primo luogo, alla definizione stessa della bonifica e delle sue finalità contenute nell'art. 1 della L.R. 42/84, alla classificazione pressoché completa del territorio regionale sancita dall’art. 3 della L.R. 16/87, alla ridelimitazione, con riferimento ai principali bacini idrografici, dei comprensori di bonifica di cui agli articoli 5 e 11 della L.R. 42/84 e all'art. 3 della L.R. 16/87, alla soppressione dei Consorzi idraulici, di difesa, di scolo e di irrigazione, nonché di ogni altra forma non consortile di gestione della bonifica operata con l'art. 4 della L.R. 16/87, ai comprensori ed ai

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Consorzi interregionali, per i quali sono state definite delle intese, di cui agli articoli 73 e 8 del D.P.R. 616/1977 e della L.R. 16/87, con le Regioni Toscana e Lombardia. Negli anni più recenti il legislatore regionale è intervenuto più volte, seppure non apportando modifiche sostanziali alla disciplina dell’attività di bonifica. In particolare, con la L.R. n. 5 del 24/04/2009 sulla ridelimitazione dei comprensori di bonifica e sul riordino dei Consorzi, la Regione ha suddiviso il territorio regionale in otto comprensori, delimitati in modo da costituire unità omogenee sotto il profilo idrografico ed idraulico, funzionali alle esigenze di programmazione, esecuzione e gestione. Ha, inoltre, previsto, come già detto in premessa, per ogni comprensorio così risultante l’istituzione di un Consorzio di Bonifica, mediante fusione ed eventuale scorporo dei Consorzi di Bonifica già esistenti alla data di entrata in vigore della predetta legge regionale. Successivamente, con la L.R. n. 7 del 06/07/2012, di modifica alla L.R. n. 42 del 02/08/1984, il legislatore regionale ha riconosciuto l’assoggettabilità al contributo di bonifica dovuto per lo scolo e l'allontanamento delle acque meteoriche, degli immobili siti in aree urbane dove il gestore del servizio idrico integrato svolga anche l’attività di allontanamento delle acque, salvo il caso di interconnessioni non significative con la rete di bonifica. È rimasto fermo, inoltre, l'obbligo della corresponsione del contributo in relazione al beneficio di difesa idraulica ove presente.

1.4. IL BENEFICIO DI BONIFICA

Il mutato ruolo della bonifica, l’ampiezza dei suoi fini e, correlativamente, delle competenze assegnate ai Consorzi, non si sono, tuttavia, ancora tradotti in provvedimenti legislativi di adeguamento delle tipologie di beneficio legittimanti la contribuenza. Cosicché, le tipologie di beneficio assunte nel presente Piano di Classifica, ai fini dell’imposizione contributiva, riflettono una concezione “tradizionale” di bonifica (regimazione idraulica, scolo, difesa dalle acque esterne, irrigazione, ecc.). In base all’Intesa della Conferenza Stato Regioni di data 18/09/2008 il beneficio di bonifica può manifestarsi innanzitutto nei seguenti tre diversi profili:

1. beneficio di presidio idrogeologico in collina e montagna;

2. beneficio di natura idraulica in pianura;

3. beneficio di disponibilità e regolazione idrica.

L’Intesa Stato – Regioni prevede poi che le singole Regioni possano definire ulteriori tipologie di benefici. La Regione Emilia-Romagna non ha, come detto, ancora legiferato sul punto. Nelle Linee Guida per la predisposizione dei nuovi Piani di Classifica approvate, ai sensi dell’art. 4, commi 4 e 5, della L.R. n. 7/2012, con deliberazione di Giunta Regionale n. 385/2014 del 24/03/2014, la Regione Emilia – Romagna ha definito il beneficio idraulico, nelle sue componenti dello scolo e della difesa idraulica, il beneficio di disponibilità e regolazione idrica ed infine quello di presidio idrogeologico dei territori collinari e montani come segue:

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Il Beneficio Idraulico è il vantaggio diretto, specifico, generale e potenziale assicurato dall’attività di bonifica sul singolo immobile o su una pluralità di immobili situati nelle aree di collina e di pianura del comprensorio consortile per effetto della riduzione del rischio idraulico cui gli immobili sarebbero soggetti in assenza delle opere e dell’attività di bonifica. Esso dunque corrisponde al mantenimento o all’incremento del valore dell’immobile, anche in relazione alla diversa misura del danno che viene evitato all’immobile medesimo, determinato dall’esercizio e dalla manutenzione delle opere nonché dagli altri interventi di bonifica idraulica, ossia dall’attività svolta dal Consorzio per assicurare la funzione pubblica di bonifica. Il Beneficio Idraulico è costituito da due componenti: il Beneficio di Scolo delle acque di pioggia provenienti dagli immobili; il Beneficio di Difesa Idraulica dalle acque esterne agli immobili medesimi. L’immobile ha beneficio di scolo quando le proprie acque di origine meteorica sono allontanate e condotte (direttamente o indirettamente) fino al ricettore finale attraverso il sistema di bonifica, anche al fine di preservare la proprietà da fenomeni dannosi che il mancato o carente scolo delle acque provocherebbe e/o ridurne il rischio idraulico. L’immobile ha beneficio di difesa idraulica quando le acque meteoriche provenienti dalle aree poste a monte o circostanti l’immobile sono regimate e regolate dal sistema di bonifica nonché quando lo stesso sistema difende l’immobile dai livelli dei fiumi e/o del mare e/o di falda riducendone il rischio idraulico. Il Beneficio di disponibilità e regolazione idrica è il vantaggio diretto, specifico, generale e potenziale assicurato agli immobili dalle opere e dall’attività di accumulo, derivazione, adduzione, circolazione e distribuzione delle acque fluenti nella rete di bonifica. Per tale beneficio, poiché i costi di gestione sostenuti dal Consorzio sono articolati in costi fissi e in costi variabili e poiché i costi variabili dipendono dall’utilizzo della risorsa idrica, la formulazione del contributo sarà di tipo binomio. Il Beneficio di presidio idrogeologico è il vantaggio diretto, specifico, generale e potenziale assicurato agli immobili situati nelle aree collinari e montane dalle opere e dall’attività pubblica di bonifica di cui all’art. 3 della L.R. 42/1984 atte a difendere il territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico e a regimare i deflussi collinari e montani del reticolo idrografico minore attraverso le opere pubbliche di bonifica o private obbligatorie. L’individuazione dei benefici deve fare riferimento alle funzioni/attività che la legislazione attribuisce ai Consorzi e che da questi sono effettivamente esplicate.

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2. ANALISI DEL COMPRENSORIO E DELLE SUE PRINCIPALI PROBLEMATICHE

2.1. CARATTERISTICHE GENERALI Inserimento nell’ambito del territorio di Regioni, Province e Comuni

Come evidenziato in premessa, il comprensorio consortile – avente superficie complessiva di 242.521 ha - ricade all’interno di tre Regioni (Figura 3) secondo le seguenti distribuzioni territoriali:

• Emilia-Romagna 223.836 ha (pianura e montagna) • Lombardia 17.711 ha (pianura) • Toscana 974 ha (montagna)

TOSCANA LOMBARDIA 974 ha 17 711 ha

EMILIA- ROMAGNA 223 836 ha

Figura 3 – Distribuzione regionale della superficie comprensoriale.

A livello provinciale, i 55 Comuni che ricadono parzialmente o totalmente all’interno del comprensorio sono così suddivisi (Figura 4):

• Provincia di Modena superficie complessiva di 180.248 ha - 37 comuni • Provincia di Bologna superficie complessiva di 31.999 ha - 7 comuni • Provincia di Mantova superficie complessiva di 17.711 ha - 9 comuni • Provincia di Ferrara una superficie complessiva di 11.589 ha - 1 • Provincia di Pistoia una superficie complessiva di 974 ha - 1 comune

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MANTOVA PISTOIA PISTOIA FERRARA 17 711 ha 974 ha 1 11 589 ha

FERRARA MANTOVA 1 9

BOLOGNA 31 999 ha BOLOGNA 7 MODENA MODENA 37 180 248 ha

Figura 4 – Distribuzione della superficie comprensoriale e dei Comuni per Provincia.

A livello comunale, dei 55 comuni che caratterizzano il Consorzio della Bonifica Burana: • 30 hanno il territorio completamente all’interno del perimetro consortile; • 25 sono solo parzialmente inclusi all’interno del perimetro consortile.

Dei 25 comuni parzialmente inclusi: • 14 hanno una percentuale di territorio ricompresa nel perimetro consortile superiore al 50%; • 11 hanno una percentuale di territorio ricompresa inferiore al 50%.

A livello di unione di comuni la suddivisione del territorio è così rappresentata:

• Unione Comuni Alto Ferrarese - superficie: 11.589 ha - provincia: Ferrara - n°1 comune: Bondeno. • Unione Comuni Modenesi Area Nord - superficie: 44.621 ha - provincia: Modena - n°9 comuni: , , , , , , , , . • Unione Comuni del Sorbara - superficie: 13.349 ha - provincia: Modena - n°4 comuni: , , Nonantola, Ravarino. • Unione di Comuni Terre d’Acqua - superficie: 24.633 ha

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

- provincia: Bologna - n°4 comuni: Anzola dell’Emilia, , San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese. • Unione di Comuni Terre di Castelli - superficie: 31.140 ha - provincia: Modena - n°8 comuni: Castelvetro, , , , , , , . • Unione Comuni Distretto Ceramico - superficie: 3.939 ha - provincia: Modena - n°2 comuni: , . • Unione dei Comuni Valli del Reno Lavino e Samoggia - superficie: 1.802 ha - provincia: Bologna - n°1 comune: (istituito il 01/01/2014 con L.R. Emilia-Romagna N.1 del 07/02/2013, comprendente i comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno, quest’ultimo non ricompreso all’interno del comprensorio). • Unione dei Comuni del Frignano - superficie: 51.461 ha - provincia: Modena - n°9 comuni: , , , , , , , , . • Unione Comuni Appennino Bolognese - superficie: 1.427 ha - Provincia: Bologna - n°1 comune: Castel d’Aiano. • Unione di Comuni dell’Alto Reno - superficie: 4.137 ha - provincia: Bologna - n°1 comune: Lizzano in Belvedere. • Unione dei Comuni Appennino Pistoiese - superficie: 974 ha - provincia: Pistoia - n°1 comune: . • Comuni non facenti parte di Unioni di Comuni n°14 per 53 449 ha: Modena, , , , , Borgofranco sul Po, Carbonara di Po, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, , San Giacomo delle Segnate, , Sermide.

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Figura 5 – Distribuzione della superficie comprensoriale per Unione dei Comuni.

Si riportano di seguito in tabella i dati relativi alle superfici dei comuni che ricadono all’interno del comprensorio consorziale:

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Superficie nel Pianura Dx Superficie Bassa Pianura Alta Pianura Sx Prov. Comuni comprensorio Panaro - Sx Montagna (ha) comunale (ha) Sx Panaro (ha) Panaro (ha) consortile (ha) Samoggia (ha) BASTIGLIA 1 052 1 052 192 - 860 - BOMPORTO 3 912 3 912 3 242 - 670 - CAMPOSANTO 2 265 2 265 2 265 - - - CASTELFRANCO EMILIA 10 246 10 124 - 10 124 - - CASTELNUOVO RANGONE 2 237 2 237 - - 2 237 - 4 971 4 971 - - 791 4 180 CAVEZZO 2 683 2 683 2 683 - - - CONCORDIA SULLA SECCHIA 4 119 3 283 3 283 - - - FANANO 8 984 8 984 - - - 8 984 FINALE EMILIA 10 474 9 696 8 205 1 491 - - FIORANO MODENESE 2 639 667 - - 482 185 FIUMALBO 3 930 3 930 - - - 3 930 FORMIGINE 4 703 4 660 - - 4 660 - GUIGLIA 4 897 3 680 - - - 3 680 LAMA MOCOGNO 6 372 2 318 - - - 2 318 MARANELLO 3 272 3 272 - - 611 2 661 MARANO SUL PANARO 4 515 4 515 - - 123 4 392

MEDOLLA 2 680 2 680 2 680 - - - MIRANDOLA 13 705 13 705 13 705 - - - MO MODENA 18 344 15 982 - - 15 982 - MONTECRETO 3 115 3 115 - - - 3 115 MONTESE 8 074 7 577 - - - 7 577 NONANTOLA 5 536 5 536 - 5 536 - - PAVULLO NEL FRIGNANO 14 404 10 014 - - - 10 014 PIEVEPELAGO 7 636 7 636 - - - 7 636 RAVARINO 2 849 2 849 - 2 849 - - RIOLUNATO 4 515 4 515 - - - 4 515 SAN CESARIO SUL PANARO 2 735 2 735 - 2 735 - - SAN FELICE SUL PANARO 5 157 5 157 5 157 - - - SAN POSSIDONIO 1 704 1 704 1 704 - - - SAN PROSPERO 3 448 3 448 3 448 - - - SAVIGNANO SUL PANARO 2 544 2 544 - 1 355 - 1 189 SERRAMAZZONI 9 333 5 706 - - - 5 706 SESTOLA 5 243 5 243 - - - 5 243 SPILAMBERTO 2 967 2 967 - - 2 783 184 VIGNOLA 2 282 2 282 - - 1 421 861 ZOCCA 6 914 2 604 - - - 2 604

TOTALI (MO) 180 248 46 564 24 090 30 620 78 974

ANZOLA DELL`EMILIA 3 658 377 - 377 - - CASTEL D`AIANO 4 524 1 427 - - - 1 427 CREVALCORE 10 267 10 267 - 10 267 - -

BO LIZZANO IN BELVEDERE 8 552 4 137 - - - 4 137 SAN GIOVANNI IN PERSICETO 11 440 10 512 - 10 512 - - SANT`AGATA BOLOGNESE 3 477 3 477 - 3 477 - - VALSAMOGGIA 12 323 1 802 - 1 264 - 538

TOTALI (BO) 31 999 - 25 897 - 6 102 BORGOFRANCO SUL PO 1 420 253 253 - - - CARBONARA DI PO 1 573 1 573 1 573 - - - FELONICA 2 246 2 246 2 246 - - - MAGNACAVALLO 2 830 1 959 1 959 - - - POGGIO RUSCO 4 229 4 217 4 217 - - - MN QUISTELLO 4 553 166 166 - - - SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 1 642 726 726 - - - SAN GIOVANNI DEL DOSSO 1 509 879 879 - - - SERMIDE 5 692 5 692 5 692 - - -

TOTALI (MN) 17 711 17 711 - - -

FE BONDENO 17 520 11 589 11 589 - - -

TOTALI (FE) 11 589 11 589 - - -

PT ABETONE 3 112 974 - - - 974 TOTALI (PT) 974 - - - 974 TOTALI 242 521 75 864 49 987 30 620 86 050 Tabella 1 – Superfici dei comuni ricadenti all’interno del comprensorio consortile.

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Principali infrastrutture viarie

Il comprensorio consortile è attraversato da due importanti corridoi a valenza europea: la direttrice pedeappenninica-adriatica Milano-Bologna-Ancona-Bari, costituita dai tratti autostradali A1-A14, dalla ferrovia Milano-Bologna e dall’Alta Velocità; la dorsale centrale Brennero-Verona- Bologna-Firenze-Napoli, anch’essa composta da tratti autostradali A22-A1 e dalla ferrovia. Il reticolo stradale portante che interessa il comprensorio consortile si orienta secondo due direttrici principali, che vanno a formare una maglia ortogonale, all’interno della quale si inseriscono le principali infrastrutture di seguito descritte. Partendo da nord, le direttrici est-ovest sono le seguenti: • Ex SS n. 496 ora SP n. 69: da Quistello (MN), attraversando il comprensorio, arriva fino alle porte della città di Ferrara; • Ex SS n. 468 e SP8: la prima attraversa rispettivamente i centri di Cavezzo, Medolla, San Felice sul Panaro e Finale Emilia, dove si innesta la seconda, che attraversa i comuni di Concordia sulla Secchia e Mirandola in provincia di Modena; • “Cispadana”: si qualifica come elemento di connessione tra i principali itinerari stradali e autostradali nord-sud, collegandosi con le direttrici A1-A22, A13, E55 e SS16 Adriatica nell'area ferrarese e quindi con la E45 e A14. Il nuovo tratto di Cispadana previsto attraverserà il comprensorio consortile nei comuni di Concordia sulla Secchia, San Possidonio, Mirandola, Medolla, San Felice sul Panaro e Finale Emilia in provincia di Modena. • SP n. 1: attraversa i comuni di Bomporto e Ravarino, in provincia di Modena, e si collega alla Trasversale di Pianura, che interessa nel comprensorio il comune di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, tramite la SP n. 568; • Via Emilia: attraversa il comune di Modena e quello di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, fino al Comune di Anzola Emilia in provincia di Bologna; • Pedemontana SP n. 569 (Ex SS n. 569): collega i comuni di Maranello, Vignola, in provincia di Modena, e Bazzano, in provincia di Bologna; • Trasversale Alta di Montagna, SS n. 324: attraversa i comuni di Pievepelago, Riolunato, Montecreto, Sestola, Fanano in provincia di Modena e Lizzano in Belvedere in provincia di Bologna; • Autostrada A1: dal confine con la provincia di Reggio Emilia alla provincia di Bologna attraversando il comune di Modena, in una porzione di territorio che non ricade nel presente Piano, e dei comuni di San Cesario sul Panaro e Castelfranco Emilia in provincia di Modena.

Le direttrici nord-sud sono: • SS 12 Abetone – Brennero: ha origine in provincia di Pistoia ed attraversando l’Appennino tosco-emiliano collega i comuni di Abetone, Fiumalbo, Pievepelago, Lama Mocogno, Pavullo, Modena, Bastiglia, San Prospero, Medolla, Mirandola, in provincia Modena ed il comune di Poggio Rusco in comune di Mantova;

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• Sp n. 2 Panaria Bassa: collega Modena, Bomporto, Camposanto e Finale Emilia, in provincia di Modena; • SP n. 3 Giardini: attraversa i comuni di Serramazzoni, Maranello, Formigine e Modena, in provincia di Modena; • SP n. 4 Fondovalle Panaro: attraversa i comuni di Fanano, Marano sul Panaro, Vignola, in provincia di Modena; • SS n. 623 Passo Brasa: attraversa i comuni di Castel d’Aiano in provincia di Bologna, Zocca, Guiglia, Vignola, Spilamberto e Modena, in provincia di Modena; • SS n. 568 Persicetana: collega Bologna con San Giovanni in Persiceto e Crevalcore, in provincia di Bologna, proseguendo a nord verso Camposanto e San Felice sul Panaro in provincia di Modena; • SP n. 255 di San Matteo della Decima: collega Cento (FE) a Modena passando per San Giovanni in Persiceto (BO), Sant’Agata Bolognese (BO) e Nonantola (MO); • SP n. 41: collega San Giovanni in Persiceto (BO) a Castelfranco Emilia (MO); • SP n. 16 “Via Lunga”: collega Crevalcore (BO), Sant’Agata Bolognese (BO) e Castelfranco Emilia (MO); • SP n. 9 “Crevalcore - Galeazza”: collega Crevalcore alla località Galeazza, in provincia di Bologna; • SP n. 1 “Palata”: collega Crevalcore alla SP n. 55 nel territorio di Decima, in provincia di Bologna; • SP n. 2 “Via delle Budrie”: collega San Giovanni in Persiceto alla Via Emilia in comune di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna; • SP n. 45 “Scortichino-Finale Emilia”: collega Bondeno (FE) a Finale Emilia (MO) passando per Scortichino (FE).

La rete ferroviaria a servizio del comprensorio è caratterizzata dalle linee Milano-Bologna, recentemente affiancata dall’Alta Velocità, dalla linea Bologna-Verona, dalla linea Suzzara-Ferrara e dalla linea Vignola-Bologna. Il territorio comprensoriale è anche attraversato da numerosi percorsi ciclo-pedonali, fra quelli latistanti i principali canali di bonifica si possono annoverare la pista ciclopedonale provinciale tra Bondeno e Ferrara sul canale Emissario di Burana, itinerario ciclopedonale FE101-Burana; il percorso ciclo-pedonale Chico Mendez tra Mirandola e Medolla sul canale Diversivo di Cavezzo e sul Diversivo di Burana; il percorso Medolla-Finale Emilia che per alcuni tratti corre parallelo al canale Diversivo di Burana ed il percorso Natura, che si sviluppa lungo il Fiume Panaro, alla cui costruzione ha partecipato il Consorzio.

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Figura 6 – Principali infrastrutture viarie.

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Economia in generale

Per compiere un’analisi dell’assetto economico dei 242.521 ettari del Consorzio della Bonifica Burana, è opportuno specificare che la suddivisione idrografica del comprensorio in bacini idraulici non trova corrispondenza con l’assetto politico-amministrativo costituito da regioni, province e comuni. Tuttavia la maggior parte delle statistiche economiche, urbanistiche e demografiche disponibili sono elaborate su tali basi. Pertanto si è deciso di prendere in considerazione i seguenti ambiti amministrativi: la regione Emilia-Romagna, ove ricade il 92,3% della superficie del comprensorio suddiviso nelle province di Modena, Bologna e Ferrara, la regione Lombardia ove ricade il 7,3% della superficie del comprensorio (nello specifico la provincia di Mantova) e la regione Toscana (nello specifico la provincia di Pistoia), dove la superficie comprensoriale è dello 0,4%. Da un punto di vista della suddivisione provinciale, il 74,3% del comprensorio ricade nella provincia di Modena, il 13,2% in provincia di Bologna (principalmente nei comuni dell’Unione Comuni Terre d’Acqua), il 4,8% in provincia di Ferrara (coincidente con parte del territorio del comune di Bondeno), il 7,3% in provincia di Mantova (speficamente parte del solo territorio dell’Oltrepò mantovano), e lo 0,4% in provincia di Pistoia (coincidente con il singolo comune di Abetone). I dati considerati nella presente analisi fanno riferimento principalmente all’anno 2011, corrispondente all’ultimo Censimento effettuato. Tale riferimento temporale assume un’ulteriore valenza poiché, a seguito degli eventi sismici del Maggio 2012 e della rotta del Fiume Secchia del 19 Gennaio 2014, dati più recenti mostrerebbero gli aspetti di un territorio in “emergenza”, mentre si è ritenuto opportuno dare un quadro del comprensorio consortile rivisto in una condizione di “normalità”. I dati più significativi relativi all’economia delle regioni ricadenti all’interno del comprensorio, rivisti negli aspetti generali, riguardano il valore del Prodotto Interno Lordo che per l’anno di riferimento 2011, risulta superiore a 142 miliardi di euro per l’Emilia-Romagna, di circa 334 miliardi di euro per la regione Lombardia e di circa 106 miliardi di euro per la Toscana. I tassi di occupazione regionale sono stimati pari al 68% per la regione Emilia-Romagna, che risulta tra i più elevati in Italia, 64,5% per la regione Lombardia e 63,5% per la regione Toscana. Comune e peculiare alle province ricadenti nella regione Emilia-Romagna, di seguito descritte, è il sistema cooperativo presente che agisce in tutti i principali settori dell'economia, in particolare: costruzioni, trasporti e magazzinaggio, servizi alle imprese (pulizia edifici e cura del paesaggio), assistenza sociale (residenziale e non residenziale).

Provincia di Modena

Il tessuto produttivo è caratterizzato da numerose piccole imprese e dalla presenza di importanti distretti industriali. Relativamente alle imprese attive al 2011, dai dati forniti dall’Unioncamere della Regione Emilia- Romagna, nella provincia di Modena il numero risulta pari a 68.296, in aumento, rispetto al 2001, di circa il 5,5%. Il settore caratterizzato dal numero di imprese maggiori è risultato essere quello del commercio, con 15.028 imprese (22% del totale), seguito dalle costruzioni (16,6%), da attività 29

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (15,5%), industria (15,4%) ed altri servizi pubblici, sociali e personali (4%). Il tasso di occupazione della provincia di Modena, per l’anno 2011, è del 67,6%; mentre il tasso di disoccupazione risulta pari al 5% circa. Dal punto di vista del valore aggiunto a livello provinciale per i settori di attività (agricoltura, costruzioni, manifatturiero), Modena è la seconda provincia dopo Bologna a livello regionale. Rispetto agli anni precedenti aumentano i settori dei servizi e del manifatturiero (che insieme costituiscono il 92,7% del valore aggiunto provinciale totale nel 2011), mentre diminuiscono i settori delle costruzioni (5,7%) e dell’agricoltura (1,6%).

Nello specifico vengono illustrati i distretti produttivi così come identificati a livello provinciale dai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (di seguito PTCP), ricadenti all’interno del comprensorio consortile in riferimento alla distinzione dei bacini idraulici descritti al paragrafo 3.1 del presente Piano di Classifica. Da tale disamina viene esclusa l’Area 1, Distretto Tessile- Abbigliamento, relativa ai Comuni di , Carpi, Novi e , che non rientrano nel comprensorio consortile. Al Bacino di scolo di Bassa Pianura Sinistra Panaro Acque Alte corrisponde in massima parte l’Area 2, Area Nord, formata dai comuni di Camposanto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero. In tale Area, la più estesa tra quelle individuate, trova la propria localizzazione un importante sistema produttivo incentrato sulle apparecchiature biomedicali. Per il periodo di riferimento del PTCP vanno evidenziate la crescita dei servizi finanziari e del settore delle costruzioni. Si attesta la diminuzione delle strutture del commercio al dettaglio in rapporto all’aumento delle strutture dell’ingrosso a partire dal 1991. L’industria manifatturiera, complessivamente in crescita nelle unità locali e negli addetti, subisce una flessione nei settori alimentare, tessile-abbigliamento e legno, che presentano una tecnologia più matura. Il comparto alimentare subisce una riduzione considerevole a partire dal 1991. Nel comparto biomedicale, in cui rientrano i settori della meccanica di precisione e delle apparecchiature medicali, cresce complessivamente il numero degli addetti. A fronte di una perdita del peso percentuale del tessile-abbigliamento all’interno del manifatturiero, cresce invece l’importanza della meccanica e delle apparecchiature medicali, proiettate verso una specializzazione produttiva in crescita, i cui connotati derivano sempre più dal distretto biomedicale e dagli importanti insediamenti dell’industria alimentare.

L’Area 3, Area Metropolitana di Modena, comprende i comuni di Bastiglia, Campogalliano (non ricadente nel comprensorio consortile), Castelfranco Emilia, Castelnuovo, Formigine, Modena, Nonantola, San Cesario sul Panaro, Soliera (non ricadente nel comprensorio consortile), e Spilamberto. Tale area, circondando la città di Modena, è ricompresa nei diversi bacini di scolo del comprensorio: Alta Pianura Modena Sud Destra Secchia e Sinistra Panaro, Bassa Pianura Sinistra Samoggia Acque Alte, Bassa Pianura Sinistra Panaro Acque Alte. L’area Metropolitana, nel periodo 1997-2007, gravitando intorno alla città di Modena, ha avuto maggiori opportunità di sviluppo delle proprie attitudini industriali. I settori più dinamici sono 30

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana rappresentati dalle costruzioni e dai servizi finanziari. Tale andamento è giustificato da forti dinamiche del mercato immobiliare, nonché da un ulteriore impulso verso attività di specializzazione e di rango elevato. Il settore dei trasporti registra un aumento sensibile delle unità locali, in linea con l’andamento complessivo dell’economia di questo ambito territoriale, mentre il commercio si limita ad un modesto incremento. I vari settori dell’industria manifatturiera mostrano una flessione consistente nel comparto tessile-abbigliamento, mentre la componente meccanica e meccatronica mostra la tendenza alla specializzazione. Sostanzialmente stabili sono i comparti della lavorazione del legno e della chimica. Cresce anche la presenza così pure il biomedicale.

Al bacino di Alta Pianura Modena Sud corrisponde l’Area 4 del Distretto ceramico; ricade nel comprensorio il comune di Maranello, solo in parte quelli di Fiorano Modenese e Formigine, mentre il comune di non rientra nel comprensorio. L’area ha mostrato una sensibile evoluzione in quasi tutti i settori, fatta eccezione per il commercio al dettaglio, le cui dinamiche rappresentano i processi di ristrutturazione e riqualificazione che caratterizzano in generale l’intera provincia. I settori in cui si sono registrati sensibili aumenti, soprattutto relativamente alle unità locali, sono quelli delle costruzioni, dell’area finanziaria, del commercio e anche degli alberghi e pubblici esercizi; mentre per gli addetti la crescita risulta meno intensa, fatta eccezione per il settore dei trasporti, con processi di concentrazione e aumento delle dimensioni medie delle aziende operanti nel settore. Il noto polo ceramico connota produttivamente l’area ricompresa tra i comuni di Sassuolo-Fiorano Modenese. Il comparto ceramico detiene una quota di addetti sul totale del settore manifatturiero stimato circa al 50%, mantenendo le ‘posizioni’ conquistate già nei decenni passati, con un indice di specializzazione ben al di sopra della media provinciale. Gli altri comparti detengono un’importanza minore, benché tra questi si elevi il segmento meccano-ceramico ed il suo indotto locale. Si segnala l’eccellenza nel settore meccanico dovuto alla presenza della “Casa automobilistica Ferrari”.

L’Area 5 definita, Media valle del Panaro, comprende i comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Spilamberto, Vignola, ricadenti nella zona comprensoriale di Alta Pianura Modena Sud in Sinistra Panaro, cui si aggiunge il comune di Savignano sul Panaro, facente parte del bacino delle Acque Alte Sinistra Samoggia. Anche in questo ambito territoriale si evidenziano andamenti positivi che interessano soprattutto il settore terziario nel suo complesso oltre che i singoli comparti: si sono dimostrati più dinamici i servizi finanziari, l’ospitalità alberghiera ed i pubblici esercizi; mentre risultano più contenuti gli aumenti del settore commerciale, il cui sviluppo segue la dinamica provinciale, e dell’industria manifatturiera. Da un’analisi dei dati sugli addetti si possono notare aumenti diffusi e generalizzati nella quasi totalità dei settori esaminati. Nel decennio 1991-2001 si conferma la specializzazione dell’area nell’alimentare e nella meccanica misurata attraverso gli addetti. In particolare il comparto meccanico rappresenta il settore con la percentuale di addetti più elevata, nonostante l’alimentare in termini di specializzazione risulti essere il settore con la concentrazione maggiore. 31

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Anche in questa Area, nel periodo 1997-2007, si è registrata la perdita di posizioni del settore tessile e la crescita del meccanico, oltre che l’aumento di unità locali del comparto ceramico.

L’Area 6 Cintura Nord-Est del capoluogo, comprendente i comuni di Bastiglia, Bomporto, Castelfranco Emilia, Nonantola, Ravarino, San Cesario sul Panaro ricade all’interno dei bacini di Bassa Pianura Sinistra Panaro Acque Alte e Bassa Pianura Sinistra Samoggia Acque Alte. L’area mostra ulteriori aumenti nei settori connessi alla finanza ed alle costruzioni, mentre gli altri settori comportano una crescita di unità locali più contenuta seppur al di sopra della media provinciale. In questo ambito territoriale, l’aumento delle strutture commerciali assume un’intensità di molto superiore alla media della provincia, proseguendo un andamento positivo iniziato nella prima metà degli anni ’90, che aveva interessato anche il settore del commercio al dettaglio, per poi uniformarsi alle dinamiche provinciali rispetto al commercio all’ingrosso. La collocazione dell’area nella cintura attorno al capoluogo determina una forte prevalenza di unità locali della meccanica, dove sono impiegati quasi oltre la metà degli addetti. Mentre, il comparto tessile-abbigliamento subisce una perdita di unità locali ed addetti. É presente inoltre il comparto chimico in una quota superiore rispetto alla media provinciale. Anche in tale area si assiste alla riduzione del comparto tessile-abbigliamento ed alla constestuale crescita del settore meccanico, oltre che di quelli della ceramica, laterizi e chimica.

L’Area 7, Montagna, comprendente i comuni di Fanano, Fiumalbo, , Guiglia, Lama Mocogno, Marano sul Panaro, Montecreto, , Montese, , Pavullo nel Frignano, Pievepelago, , , Riolunato, Serramazzoni, Sestola e Zocca, corrisponde alla zona montana del comprensorio consorziale, da cui devono essere esclusi i comuni di Frassinoro, Montefiorino, Palagano, Polinago e Prignano. Nell’intero ambito della montagna l’aumento in valore assoluto di attività insediate sul territorio riguarda principalmente gli esercizi commerciali, l’edilizia e l’industria manifatturiera. I valori più alti in termini percentuali della crescita numerica di unità si rilevano invece nei servizi finanziari. L’industria manifatturiera mostra una diffusa flessione del comparto tessile che interessa sia unità locali che addetti. Mentre, la trasformazione agroalimentare non subisce forti variazioni in termini di attività insediate, facendo registrare un aumento nel versante Est. Si ha inoltre una riduzione relativa all’attività della lavorazione del legno, che rappresenta uno dei comparti manifatturieri su cui l’intera area è specializzata.

Provincia di Bologna

Lo sviluppo dell'industria nella provincia bolognese, nella prima metà del secolo scorso, si è manifestato secondo modalità di strutture proprie ed originali, che ne costituiscono ad un tempo il limite e la forza. Nella struttura industriale della provincia risultano presenti tutti i settori produttivi. In particolare, il settore maggiormente caratterizzante l'attività manifatturiera del bolognese è quello delle lavorazioni meccaniche: carpenteria, macchine utensili, macchine operatrici per l'agricoltura e

32

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana l'industria, apparecchi, strumenti elettrici ed elettronici e macchine automatiche per il confezionamento; per la concentrazione di aziende leader in campo europeo in questo campo, la provincia bolognese è stata definita la “packaging valley italiana”. Nell’industria meccanica bolognese si annovera inoltre la presenza di due prestigiose aziende di cui una automobilistica, Automobili Lamborghini, ed una motociclistica, Ducati. Da un’analisi dei dati forniti da Unioncamere è emerso che le imprese attive al 2011 presenti sul territorio della provincia di Bologna, erano 87.890, in aumento, rispetto al 2001, di circa il 2,5%. Il settore caratterizzato dal numero di imprese maggiori è risultato essere quello del commercio, con 21.419 imprese (24,4% del totale), seguito da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (18%), dalle costruzioni (15,7%), dall’industria (10,8%) ed altri servizi pubblici, sociali e personali (4,1%). Il tasso di occupazione della provincia di Bologna, per l’anno 2011, è stato rilevato complessivamente pari al 69,5%, così distribuito nei principali settori: nel settore altri servizi pubblici, sociali e personali (49,4%), seguito da industria (22%), commercio (20%) e costruzioni (5,1%). Il tasso di disoccupazione risulta pari a circa 4,7%. La parte della provincia bolognese ricadente all’interno del comprensorio consortile coincide in massima parte con l’Unione dei Comuni Terre d’Acqua, e precisamente comprende i comuni di Anzola dell’Emilia, Crevalcore, San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese. Per i comuni sopraccitati dai dati disponibili (fonte Unioncamere) è emerso un aumento del numero delle imprese attive di circa il 5% dal 2001 al 2011, con un numero complessivo di 5552 imprese. Il settore del commercio, in accordo con la dinamica provinciale, presenta il numero di imprese maggiore, pari a 1.217 (21,9%). Seguono i settori delle costruzioni con 1.069 imprese attive (19,3%), l’industria con 769 imprese (13,9%), le attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori, con 614 imprese (11,1%) ed infine gli altri servizi pubblici, sociali e personali con 197 imprese (3,5%).

Provincia di Ferrara (Comune di Bondeno)

Il sistema economico ferrarese ha seguito, dal dopoguerra ad oggi, periodi di sviluppo differenti al pari dell’evoluzione nazionale. Da un’analisi dei dati disponibili (fonte Unioncamere) è emerso che le imprese attive al 2011 presenti sul territorio della provincia di Ferrara erano 34.242, in diminuzione, rispetto al 2001, di circa il 3%. Il settore caratterizzato dal numero di imprese maggiori è risultato essere quello del commercio, con 7.262 imprese (21,2% del totale), seguito dalle costruzioni (15%), da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (11,3%), industria (8,4%) ed altri servizi pubblici, sociali e personali (4,8%). Il tasso di occupazione della provincia di Ferrara, per l’anno 2011, si attestava al 68% circa; mentre il tasso di disoccupazione risultava pari al 6,1%. Per quanto concerne il comune di Bondeno, il cui territorio ricade in larga parte all’interno del comprensorio consortile, è emersa una diminuzione delle imprese attive di circa il 13% dal 2001 al 2011. Anche nel comune di Bondeno, come nella provincia di Ferrara, è il settore del commercio ad avere il numero di imprese maggiore, pari a 270 (17,8%) nonostante abbia subito una riduzione 33

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dal 2001 del 15,6%. Seguono l’industria con 225 imprese (14,8%), le costruzioni con 166 imprese (10,9%), le attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori, con 100 imprese (6,6%) ed infine gli altri servizi pubblici, sociali e personali con 60 imprese (4%). Il verificarsi di variazioni in positivo od in negativo nel numero di unità locali è indicativo dell’“attrattività” che un territorio esercita nei confronti di nuovi insediamenti, per quanto riguarda l’industria, il commercio e le altre attività a carattere privato (un forte calo nel numero di unità commerciali denota una scarsa redditività dell’attività), o a fenomeni di riorganizzazione del settore per quanto riguarda la pubblica amministrazione e la sanità. Il dato relativo alle unità locali, però, seppur indicativo, non tenendo conto delle dimensioni aziendali, non è sufficiente a fornire un’immagine precisa della situazione economica e produttiva. Va sottolineato che i settori più numerosi sono quelli in cui le dimensioni aziendali sono più ridotte; nel commercio e nell’intermediazione immobiliare la maggior parte delle unità locali è costituita da un solo addetto.

Provincia di Mantova (Oltrepò mantovano)

Per uniformità con i temi trattati nelle province della regione Emilia-Romagna, ricadenti nel comprensorio, si procede comunque ad un’analisi dei vari settori economici presenti, specificando che i dati per la provincia di Mantova riguardano le unità locali1 attive anziché il numero di imprese attive. Da un’analisi dei dati forniti dalla Camera di Commercio di Mantova, basati sul censimento dell’industria e servizi 2011, è emerso che il numero di unità locali attive erano 32.518, in diminuzione, rispetto al 2001, di circa il 2%. Il settore caratterizzato dal numero di unità locali attive maggiori è risultato essere quello del commercio, con 4.230 unità (25,4% del totale), seguito da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (22,5%), dalle costruzioni (14,9%), dall’industria (13%) ed altri servizi pubblici, sociali e personali (4,7%). Il tasso di occupazione della provincia di Mantova, per l’anno 2011, è del 65,6% circa; mentre il tasso di disoccupazione risulta pari al 5,8% circa. Il valore aggiunto per la provincia di Mantova, pari a 11,64 miliardi di euro per il 2011, è così ripartito: settore dei servizi 60%, industria 30%, costruzioni 6% e agricoltura 4%. L’Oltrepò mantovano, ricadente nel comprensorio del Consorzio, comprende i comuni di Borgofranco Po, Carbonara Po, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, Quistello, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso e Sermide. Per tale aggregato di comuni, i dati forniti dalla Camera di Commercio di Mantova evidenziano che il numero di unità locali attive al 2011 era pari a 1.554, in diminuzione, rispetto al 2001, di circa il 30%. Il settore caratterizzato dal numero di unità locali attive maggiori è risultato essere quello del commercio, con 384 unità (25% del totale), seguito dall’industria (21%), da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (14,5%), dalle costruzioni (13%), ed altri servizi pubblici, sociali e personali (5%).

1 Per unità locale si intende il luogo fisico nel quale un’impresa attiva esercita una o più attività economiche situato in una località topograficamente identificata da un indirizzo e da un numero civico. 34

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L'economia dell’area dell’Oltrepò mantovano si basa prevalentemente sull’agricoltura, tuttavia già dagli anni Settanta, anche per la posizione geografica del territorio (confinante con sei diverse province -Modena, Brescia, Verona, Rovigo, Mantova, Ferrara- appartenenti a tre diverse regioni amministrative -Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna-) è iniziato un processo di crescente industrializzazione, creato da imprese esterne che hanno qui collocato impianti produttivi. Accanto a tali attività ecomomiche è successivamente sorto un tessuto di piccole e medie imprese locali, resesi indipendenti dal punto di vista imprenditoriale. Tale dinamica ha tuttavia generato un ridotto potere commerciale, con gran parte della produzione locale direttamente controllata da committenti ed imprese esterni, il che si è tradotto in una posizione di debolezza sul mercato per le imprese locali. Le piccole e medie imprese ricadono all’interno dei settori tessile-abbigliamento, legno e mobilio, materie plastiche, prefabbricati e manufatti in cemento, settori che tuttavia si presentano sottodimendionati rispetto ai valori medi regionali. Le altre attività industriali sono strettamente connesse al complesso Edilpower, centrale di produzione Energia Elettrica turbogas, localizzata nel comune di Sermide. Sempre in Sermide è da segnalare il gruppo locale produttore di carte abrasive, leader in tale produzione. L’alta specializzazione della produzione orticola ha favorito inoltre lo sviluppo di settori connessi all’agricoltura: il settore meccanico e della meccanica agricola, delle componenistiche meccaniche, oleodinamiche e termodinamiche.

Provincia di Pistoia (Comune di Abetone)

L’economia del comune di Abetone è un’economia basata prevalentemente, se non esclusivamente, sul turismo, sia invernale che estivo. Per uniformità con i temi trattati nelle altre province ricadenti nel comprensorio si procede comunque ad un’analisi dei vari settori economici presenti, specificando che i dati per tale provincia riguardano le unità locali attive anziché il numero di imprese attive. Da un’analisi dei dati forniti dalla provincia di Pistoia, basati sul censimento dell’industria e servizi 2011, è emerso che il numero di unità locali attive erano 27.614, in diminuzione, rispetto al 2001, di circa il 7%. Il settore caratterizzato dal numero di unità locali attive maggiori è risultato essere quello del commercio, con 6.913 unità (25% del totale), seguito da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori (24,4%), dalle costruzioni (14,63%), dall’industria (13,2%) ed altri servizi pubblici, sociali e personali (4,7%). Il tasso di occupazione della provincia di Pistoia, per l’anno 2011, è del 64% circa; mentre il tasso di disoccupazione risulta pari al 6,3% circa. Per quanto riguarda il comune di Abetone, il cui territorio ricade in parte all’interno del comprensorio consortile, è emersa una diminuzione delle unità locali attive di circa il 17% dal 2001 al 2011. Nel comune di Abetone, come già anticipato data la sua vocazione turistica, il settore con il numero maggiore di unità locali è quello relativo alle attività di servizi di alloggio e ristorazione (27%). Seguono il settore del commercio con 35 unità locali (24%), le attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, professionisti ed imprenditori, con 28 unità locali (19%), le costruzioni con 11

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana unità locali (7%), l’industria con 7 unità locali (5%), ed infine gli altri servizi pubblici, sociali e personali con 5 unità locali (3%). Abetone è sicuramente la stazione sciistica più importante dell’Italia centrale e le prospettive di ammodernamento, rifacimento e sviluppo degli impianti, le previsioni di ampliamenti e riqualificazioni di complessi turistici e sviluppi urbanistici, contribuiscono alla conferma di Abetone come stazione sciistica di rilevante qualificazione assieme anche alla sua sempre maggiore connotazione di stazione climatica estiva. Sia le attività di carattere industriale sia quelle del commercio e dei servizi presenti sono strettamente collegate al turismo. Le strutture extralberghiere hanno accresciuto la propria capacità di accoglienza, contestualmente all’aumento di campeggi, agriturismi e alloggi privati in affitto, tra i quali assumono particolare importanza i “Bed & Breakfast”.

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Effetti degli eventi sismici del Maggio 2012 sull’economia generale

Il territorio interessato dagli eventi sismici del Maggio 2012 ricade in larga parte all’interno del comprensorio consortile. Dei 54 comuni colpiti dall’evento ed individuati dal Decreto del Ministero dell'Economia del 01/06/2012, 33 sono stati considerati rientranti nel cosiddetto “cratere”. La popolazione interessata dal sisma del Maggio 2012 è stata di circa 550 mila abitanti. Oltre al danno tangibile, quantificabile, le ricadute del terremoto hanno avuto pesanti ripercussioni sull’intera economia del comprensorio. Quella colpita è una delle aree produttive più importanti del paese: si ricorda infatti che questa zona presenta una elevatissima concentrazione di unità produttive agricole, agroalimentari, industriali ed artigianali, con la presenza di distretti produttivi (come il biomedicale) di rilevanza internazionale. In particolare nell’area del “cratere” erano presenti circa 48 mila imprese (11,3% a livello regionale) e 187 mila addetti (11% a livello regionale). Pertanto l’area terremotata ha subito in maniera più pesante gli effetti della crisi economica rispetto alla media della regione Emilia-Romagna ed, in qualche caso, anche rispetto a quella nazionale. Il numero delle imprese è diminuito del 5% nel “cratere” e del 4% nell’area terremotata, rispetto ad una flessione più moderata in Emilia-Romagna (-2,5%) ed alla sostanziale stabilità riscontrata a livello nazionale (-0,4%). Nonostante il numero di addetti sia complessivamente aumentato nel periodo osservato, sia nel “cratere” (+7%) sia nei comuni terremotati (+9,5%), la variazione è comunque più contenuta rispetto al dato medio della regione Emilia-Romagna (+15,8%), ma più elevata di quella nazionale (crescita pari a zero). Anche la provincia di Mantova, ed in particolare l’Oltrepò mantovano, è stata duramente colpita dal sisma di maggio 2012. Il comparto industriale è risultato meno colpito rispetto a quello emiliano ed i danni maggiori si sono avuti nei comuni del comprensorio di Quistello e Poggio Rusco. A seguito di tali eventi si sono verificati danni ad impianti di rilevanza strategica per lo scolo delle acque, a manufatti idraulici, a fabbricati di servizio e ad opere di difesa idraulica, tra cui alcuni tratti di arginature, sia sul reticolo artificiale di bonifica sia sul reticolo naturale principale. Gli eventi sismici hanno, in particolare, reso inagibili o gravemente danneggiato gli edifici nei quali sono collocati alcuni importanti impianti idrovori, causandone la mancata o ridotta funzionalità e pertanto compromettendo l’efficacia dello scolo delle acque con conseguente rischio di allagamento dei territori di pianura interessati. Le infrastrutture consortili hanno subito danni per un importo di € 41.090.000,00 complessivi. I danni stimati dal Consorzio per la parte di comprensorio ricadente nella provincia di Ferrara ammontano ad € 16.420.000, per la provincia di Modena ad € 17.970.000, per la provincia di Mantova € 6.000.000 ed infine per la provincia di Bologna € 700.

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Economia agricola

L’economia agricola delle aziende ricadenti all’interno del comprensorio consortile è fortemente connessa alle infrastrutture deputate all’attività irrigua. Il Consorzio, come descritto nel par. 3.2, è suddiviso in quattro principali distretti irrigui: Bassa Pianura Sinistra Panaro, Bassa Pianura Destra Panaro (Nonantola e Ravarino), Bassa Pianura Sinistra Samoggia, Alta Pianura Modena Sud. Nel distretto Bassa Pianura Sinistra Panaro ricadono inoltre i cinque principali impianti pluvirrigui, che consentono la distribuzione capillare della risorsa irrigua, ottimizzandone il relativo consumo; altri impianti pluvirrigui ricadono nel distretto Bassa Pianura Sinistra Samoggia ed Alta Pianura Modena Sud. Si procede di seguito all’analisi delle colture prevalenti praticate in tali distretti. All’interno del comprensorio, le colture di tipo estensivo, quali i seminativi rappresentano il 56% del totale delle superficie coltivata per i distretti Bassa Pianura Sinistra Panaro e Bassa Pianura Sinistra Samoggia, mentre per i distretti Bassa Pianura Destra Panaro ed Alta Pianura Modena Sud occupano rispettivamente il 38 ed il 45% della superficie coltivata. I frutteti interessano il 5% del totale della superficie coltivata: di questi, il 38% è nella zona di Bassa Pianura Sinistra Panaro, il 29% nella Bassa Pianura Sinistra Samoggia, il 4% nel distretto di Alta Pianura Modena Sud, il 13% nei territori serviti dagli impianti pluvirrigui e la restante percentuale nel distretto Bassa Pianura Destra Panaro. I vigneti destinati alla produzione vinicola sono diffusi per il 3%, di cui il 31% rientra nel reparto di Bassa Pianura Sinistra Panaro ed il 25% nella zona di Alta Pianura Modena Sud. Infine, le orticole ricoprono il 2% del totale della superficie coltivata, di cui il 71% appartiene alle zone di Bassa Pianura Sinistra Panaro ed il 19% alla Bassa Pianura Sinistra Samoggia. La rimanente quota comprende: piantumazioni arboree, siepi, fiori, vivai ed extra-colture, per una media complessiva pari al 36% della superficie, con una quota maggiore ricadente nei distretti di Bassa Pianura Destra Panaro (Nonantola e Ravarino) ed Alta Pianura Modena Sud (rispettivamente del 50 e 47%), ed una minore nel distretto Bassa Pianura Sinistra Panaro e nel territorio servito dagli impianti pluvirrigui (pari a 29% e 23%). In generale le tendenze evolutive dell’agricoltura vanno verso una riduzione del numero di aziende di piccole dimensioni ed un aumento del numero di quelle di medie dimensioni. Contestualmente, stanno aumentando le quote di superficie coltivata in locazione. I principali prodotti coltivati nei terreni in locazione sono il mais per la produzione di biomassa, il melone ed il pomodoro da industria. Il ricorso all’istituto di locazione per queste ultime due colture consente agli agricoltori di evitare rotazioni, ma, al contempo, di non incorrere in fenomeni di impoverimento del terreno, minimizzando le perdite produttive. Pertanto, il Consorzio si trova a dover gestire una richiesta di risorsa idrica sempre più eterogenea nello spazio e nel tempo, attribuibile sia alla variazione colturale sopra descritta sia all’aumento della coltivazione delle orticole da serra. Nell’intero comprensorio si registra una riduzione delle superfici frutticole a favore di seminativi ed ortaggi. Tale tendenza è particolarmente significativa nel distretto irriguo di Bassa Pianura Destra Panaro (Nonantola e Ravarino), areale a vocazione frutticola in cui si evidenzia una riduzione delle superfici coltivate a pero per il perdurare di condizioni di mercato avverse.

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A questo andamento generale fanno eccezione una porzione dell’areale del distretto Alta Pianura Modena Sud ed i terreni serviti dagli impianti pluvirrigui, per i quali al contrario si verifica una riduzione dei seminativi a favore di colture frutticole ed ortive. Nel distretto di Bassa Pianura Sinistra Panaro si assiste ad una diminuzione delle piccole aziende, ad un concomitante aumento delle aziende di grandi dimensioni ed ad un aumento delle locazioni dei terreni da coltivare. Tra le variazioni più significative del tipo di coltivazioni praticate in tale distretto, sono aumentate le superfici destinate alle coltivazioni di pomodori e meloni, a scapito delle colture frutticole in particolare delle pere. Si assiste anche alla diminuzione delle piccole aziende zootecniche, mentre rimangono gli allevamenti di maggiori dimensioni, che si concentrano prevalentemente nel territorio mantovano. Sono aumentate le colture da biomassa, come mais e sorgo, a seguito di incentivi europei. Negli ultimi anni, tuttavia, tali incentivi sono andati a diminuire, creando il presupposto per un’ulteriore prossima modifica del riparto di tali superfici. In tale distretto, e più precisamente nel basso mantovano e modenese, si ha la maggiore vocazione per la coltivazione di orticole, tra cui cocomero, melone e cipolla; i seminativi tendono a prevalere nella zona bassa del mantovano fino ad interessare l’intera parte centrale del distretto irriguo. Alla variazione del tipo di coltivazioni praticate nell’area si è parallelamente manifestato un cambiamento delle tecniche irrigue: in particolare si è registrato il passaggio dall’irrigazione per aspersione all’irrigazione a goccia (o manichetta) su pomodoro ed, in parte, su mais ed il passaggio da irrigazione per aspersione e scorrimento ad irrigazione con ala gocciolante sopra e sotto chioma sulle frutticole. Nelle zone di confine tra i comuni di Mirandola (MO), Sermide (MN) e Bondeno (FE), con particolare riferimento alle frazioni di Gavello Mirandolese, Gavello Bondenese e Santa Croce di Sermide, diversi imprenditori agricoli si sono specializzati nella produzione di meloni e cocomeri (cucurbitacee) in coltura forzata e semiforzata nonchè a pieno campo: la pratica irrigua si attua principalmente mediante manichette a bassa pressione ed, in alternativa, con impianti a pioggia semoventi. Nel Distretto di Bassa Pianura Sinistra Samoggia si è verificata la riduzione del numero di piccole aziende ed un aumento delle superfici dei terreni in locazione. Rispetto alle coltivazioni praticate sono aumentati i medicai e le foraggere per soddisfare la richiesta degli allevamenti, anche essi in crescita; un aumento delle colture da biomassa ed un aumento delle superfici a pomodoro a scapito dei frutteti. I frutticoltori hanno affinato la loro formazione e la tecnica agricola. Ai fini della ottimizzazione della risorsa irrigua, sui frutteti l'irrigazione per scorrimento è stata sostituita con altre tecniche irrigue, in particolare nelle zone di Savignano sul Panaro e San Cesario sul Panaro. Nel distretto di Alta Pianura Modena Sud non si evince invece una variazione significativa dell’agricoltura locale. Nella fascia collinare del comprensorio si collocano principalmente aziende frutticole di piccole e medie dimensione. Negli anni si è assistito ad una diminuzione degli ettari a susine e pere a favore di un aumento degli ettari coltivati a ciliege. Nella fascia pedecollinare, si coltivano uva per produzione vinicola, kiwi e seminativi, fra i quali mais, barbabietola, frumento ed erba medica. 39

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Nel Distretto di Bassa Pianura Destra Panaro prevale la coltivazione di pere, dove negli ultimi anni si sta comunque verificando una riduzione delle superfici coltivate a frutteto. Nei terreni serviti da Impianti pluvirrigui, le tendenze evolutive dell’agricoltura sono opposte rispetto a quanto è stato rilevato per gli altri distretti irrigui. In particolare, nel corso del tempo si è assistito ad un passaggio dalla coltivazione estensiva di seminativi alla coltivazione intensiva di orticole e di frutticole. Anche per le coltivazioni asservite da tali impianti si è verificata la tendenza ad ottimizzare l’uso della risorsa irrigua sostituendo l’irrigazione per aspersione con la micro-irrigazione. I distretti irrigui sopra descritti dal punto di vista politico-amministrativo sono parzialmente ricompresi all’interno delle regioni Emilia-Romagna (92,3%) e Lombardia (7,3%). Tali distretti, a livello provinciale, risultano inoltre così suddivisi: • Distretto Bassa Pianura Sinistra Panaro: province di Modena, Mantova e Ferrara. • Distretto Bassa Pianura Destra Panaro (Nonantola e Ravarino): provincia di Modena. • Distretto Bassa Pianura Sinistra Samoggia: province di Bologna e Modena. • Distretto Alta Pianura Modena Sud: provincia di Modena. • Impianti Pluvirrigui: provincia di Modena.

Oltre a tali distretti va inoltre considerata la zona montana ricadente nelle province di Bologna, Modena e Pistoia. Sulla base di tale schematizzazione si provvede all’analisi degli aspetti relativi all’economia agricola a livello provinciale.

Provincia di Modena

In base ai dati disponibili al 31/12/2012, le attività agricole presenti in provincia di Modena (comprendente tutti i distretti sopra descritti oltre alla zona montana) ammontano a circa 9.100 aziende. Tali attività agricole si articolano principalmente in due settori: aziende di coltivazione per il 73,2% e aziende di allevamento per il 18,2%. La produzione lorda vendibile (PLV) complessiva della provincia di Modena ammonta ad oltre 500 milioni di euro nel 2012, in diminuzione del 4,7% rispetto all’anno precedente. Nell’anno 2012 le produzioni vegetali rappresentavano il 52,3% della PLV complessiva (di cui il 63,4% riguarda le coltivazioni arboree, il 29,0% le coltivazioni cerealicole ed il restante 7,6% è ripartito tra le coltivazioni industriali ed orticole), mentre il restante 47,7% andava al settore zootecnico. Tra le produzioni zootecniche la parte più rilevante è costituita dal latte vaccino, che con 157 milioni di euro, detiene il 65,7% del valore totale zootecnico; secondo per importanza è l’allevamento dei suini (21,6%), seguito dai bovini (10,4%). La somma di queste tre produzioni ammonta al 97,7% della PLV derivante dalla zootecnia. La superficie coltivata in provincia di Modena è caratterizzata dalle seguenti composizioni: 49,9% foraggere, 32,2% cereali, 13,4% arboree, 1,5% orticole e 2,9% industriali (Fonte: Servizio provinciale Agricoltura e Alimentazione Modena, 2012).

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Dalle stime sulla consistenza del bestiame allevato in provincia di Modena al 1° dicembre 2012, si ricava che la stragrande maggioranza dei capi modenesi sono suini (73,6%). Essi tuttavia sono in calo ormai da un decennio: si stima che dal 2006 si siano persi più di 100.000 capi, soprattutto a causa dell’importazione di suini dall’estero a prezzi inferiori. I bovini, altra specie animale prevalente a Modena, sono pressoché stabili (-0,3%) e per più del 50% sono costituiti da vacche da latte. Ovini e caprini sono in calo anch’essi (-4,7%), mentre riprende l’andamento positivo degli equini (+21,8%). L’industria alimentare della provincia di Modena conta 874 imprese al 31 dicembre 2012, in aumento dello 0,3% rispetto al 2011. Tra di esse vi sono imprese molto differenti, sia per dimensioni che per importanza economica. La maggioranza numerica è costituita da prodotti da forno e farinacei, che rappresentano il 44,5% del settore. Tuttavia esse sono prevalentemente imprese artigiane che producono pane (fornai), quindi di dimensioni ridotte. Invece, economicamente molto più rilevante sia per fatturato che per occupazione (molte sono grandi aziende esportatrici) è la lavorazione di carne che è pari al 27,3% del totale delle imprese alimentari. A tal proposito sono prodotti D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) il Prosciutto di Modena ed i Salamini italiani alla cacciatora, mentre sono prodotti I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) il Cotechino e lo Zampone di Modena. Rientrano tra i prodotti D.O.P. il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro ed il Lambrusco di Modena. Mentre nel 2011 la produzione totale dei quattro lambruschi D.O.P. della provincia aveva riportato un considerevole incremento, grazie anche al particolare successo riscontrato presso i consumatori esteri, l’anno 2012 vede una leggera flessione degli ettolitri prodotti (-3,07%), in particolare, la produzione del Sorbara (- 25,78%) rispetto all’annata precedente, mentre il Salamino di Santa Croce aumenta del 7,40%, rimane costante l’andamento del Lambrusco di Modena (+1,93%) e del Grasparossa di Castelvetro (+0,19%). Tra i prodotti D.O.P. si annoverano inoltre l’Aceto Balsamico tradizionale di Modena (mentre si configura prodotto I.G.P. l’Aceto balsamico di Modena) ed il Parmigiano Reggiano. Nel 2012 la produzione di quest’ultimo all’interno del relativo comprensorio ha raggiunto le 3.307.221 forme, mostrando un incremento del 2,3% rispetto al 2011. Anche nella provincia di Modena la produzione è in aumento dell’1,3%. Tuttavia il processo di ristrutturazione del settore ha portato ad un dimezzamento dei caseifici del comprensorio dal 1993 al 2012, che si sono concentrati aumentando di dimensione e raddoppiando la quantità di latte lavorato. Gli altri prodotti I.G.P. coltivati nella provincia modenese sono la Pera dell’Emilia-Romagna, l’Amarena brusca di Modena, la Ciliegia di Vignola. Benchè ancora privi certificazione sono da menzionare alcuni prodotti tipici dell’Appennino modenese, quali il Marone di Zocca e la Patata di Montese.

Provincia di Bologna

Nella provincia di Bologna, dal confronto dei risultati emersi negli ultimi Censimenti dell’agricoltura (2000 e 2010), il numero delle aziende agricole è diminuito di circa il 35%; nella zona montana sono diminuite del 58% circa, nella zona collinare del 36% ed in pianura del 27%.

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Sempre dai dati relativi all’ultimo Censimento soltanto il 29% delle aziende agricole bolognesi censite nel 1961 era ancora in attività: 10.728 unità su 37.358. Il valore della produzione lorda vendibile (PLV) dell’agricoltura della provincia di Bologna per il 2010 è valutata in 783 milioni di euro, con un aumento rispetto al 2009 dell’8,2%: sono aumentate soprattutto le coltivazioni (+12,2%), sia quelle erbacee (+13,4%) che quelle legnose (+10,0%). Nella zona di pianura esiste un'attività agricola assai avanzata, ai primissimi posti a livello nazionale per la gamma dei prodotti e per l'entità della produzione. Frumento, prodotti ortofrutticoli, zootecnici e derivati, barbabietole, caratterizzano e qualificano l'esercizio agricolo del bolognese. Le zone collinare e montana presentano aree forse non altrettanto sviluppate, non prive però di realtà aziendali notevolmente produttive per la ortofrutta e le attività di trasformazione lattiero-casearia. Nel territorio bolognese molti sono i prodotti agricoli tipici che la rendono una delle zone più certificate d’Europa: sono presenti 5 produzioni D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) e 10 produzioni I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta). In particolare, i prodotti D.O.P. presenti nel comprensorio consortile sono: Patata di Bologna, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Modena, Salamini Italiani alla Cacciatora; mentre tra i prodotti I.G.P. si possono annoverare: Mortadella di Bologna e Pera dell’Emilia- Romagna. Invece la produzione vinicola è caratterizzata dai vini D.O.P. quali Reno, Colli Bolognesi, Colli Bolognesi Classico Pignoletto; e dal vino Bianco di Castelfranco Emilia, prodotto I.G.P.

Provincia di Ferrara (Comune di Bondeno)

Della provincia di Ferrara a ricadere nel comprensorio consortile è la maggior parte del territorio del comune di Bondeno. Dal punto di vista dell’economia agricola, le coltivazioni più diffuse nel territorio intercomunale sono in ordine di utilizzo della superficie destinata all’agricoltura i seminativi, le colture arboree - tra le quali la coltivazione delle pere ha ottenuto la certificazione I.G.P. dal 1998, i pioppeti ed i boschi. Sempre a livello intercomunale, tra i seminativi prevalgono i cereali ed a seguire il mais, il frumento tenero ed il frumento duro. Sono inoltre presenti le colture, tra le quali un ruolo molto importante viene svolto dai semi oleosi e dalla barbabietola, che ha rappresentato una fonte di reddito significativa. Tuttavia, la recente riorganizzazione del settore saccarifero a livello Comunitario ha dimezzato le quote di produzione italiane con effetti negativi anche nel ferrarese. Sono presenti anche se in misura minore le coltivazioni orticole. Negli ultimi decenni si è assistito ad una riduzione di alcuni seminativi quali le colture industriali, oltre alle ortive ed ai frutteti; a differenza di quanto verificatosi per i cereali. La crisi del comparto zootecnico ha inoltre comportato una riduzione delle foraggere. La produzione lorda vendibile (PLV) complessiva della provincia di Ferrara ammonta a attorno ai 410 milioni di euro al 2014, con una riduzione del 10% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il comune di Bondeno, i dati disponibili relativi al settore agricolo evidenziano una diminuzione sia del numero di aziende che degli addetti di circa il 10% tra gli anni 2007 e 2012.

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Nel comune di Bondeno, come per l’Oltrepò mantovano, si ha la presenza di aziende specializzate nella produzione delle cucurbitacee (cocomeri e meloni).

Provincia di Mantova (Area Oltrepò mantovano)

Nell’area dell’Oltrepò mantovano ricadente nel comprensorio consortile, il comparto agricolo può essere suddiviso nei settori comprendenti aziende di coltivazione ed aziende di allevamento. Complessivamente le aziende agricole presenti sono pari a 3.537 corrispondenti al 35% delle aziende agricole della provincia di Mantova. Tale area si caratterizza per un’agricoltura ricca e specializzata, favorita da condizioni geoclimatiche favorevoli e dai terreni molto fertili e condotta con mezzi meccanici avanzati. Anche per quanto riguarda questa parte del comprensorio, il fenomeno più rappresentativo è la dimuinuzione delle aziende agricole e zootecniche attive contestualmente all’aumento della loro dimensione media. Ciò a causa di un pluriennale processo di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero sensibilmente ridotto di aziende. L’effetto delle politiche comunitarie e dell’andamento dei mercati ha determinato l’uscita di piccole aziende dal settore, favorendo la concentrazione dell’attività agricola e zootecnica in attività di maggiori dimensioni. La superficie agricola, prevalentemente destinata alla produzione di cereali e di foraggio per gli allevamenti, presenta anche produzioni orticole di pregio. Emergono infatti numerose aziende agricole produttrici di eccellenze del territorio come melone ed angurie, tanto da essere esportatrici a livello nazionale. Nell’area, infine, è molto rilevante anche la viticoltura, che si caratterizza per la produzione del Lambrusco mantovano. L’Oltrepò Mantovano, inoltre, ha un indiscutibile punto di forza nelle produzioni agro-alimentari tipiche, rinomate anche a livello internazionale. Fra i prodotti D.O.P. ed I.G.P. si annoverano il Grana Padano ed il Parmiggiano Reggiano, il Vino Lambrusco mantovano, la Pera tipica mantovana, il Melone e la Cipolla.

Provincia di Pistoia (Comune di Abetone)

Il comune di Abetone presenta gli ordinamenti produttivi e colturali tipici dell’area omogenea montana della provincia di Pistoia. In tale zona predomina il bosco, in una vasta gamma di essenze, che prevale su ogni altra destinazione colturale; i terreni meno acclivi, più fertili, più vicini ai centri abitati, sono interessati dalle colture agrarie tradizionali (cereali, patate da seme, ecc.), collegate ad una zootecnia "estensiva" imperniata sull'utilizzazione stagionale dei pascoli montani e sulle limitate risorse delle foraggere coltivate. La parte di territorio ricadente all’interno del comprensorio consortile presenta tratti agricoli assimilabili a quelli dell’Appennino modenese. In particolare si ha la presenza monocolture foraggere associate all’allevamento zootecnico. Dal 1970 al 2000 nel territorio comunale si è verificato un progressivo aumento delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata (SAU): la superficie totale delle aziende agricole aumenta da 1.123,30 ettari nel 1970 a 2.765,80 ettari nel 2000 con un incremento del 146,22%, di cui circa il 14 % utilizzata a SAU, a seminativo, a legnose agrarie ed a prati, contro l’82 % utilizzata

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana a boschi e circa lo 0,3% di superficie agricola non più utilizzata: patate e foraggere avvicendate sono le colture prevalenti.

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Andamento demografico

Provincia di Modena

Negli ultimi quarant’anni, in provincia di Modena, si è assistito ad un aumento della densità abitativa ed un conseguente incremento della superficie urbanizzata. Secondo i dati del Censimento italiano della popolazione, vi è stato un incremento percentuale circa pari al 22%, a fronte di una variazione media positiva del 12% registrata in Emilia-Romagna e del 10% sull’intero suolo nazionale. Soltanto nel decennio 2001-2011, tale incremento è stato pari al 8.2%, così suddiviso tra i comuni modenesi ricadenti nel comprensorio, che hanno registrato un incremento significativo: San Prospero (+ 31,3%), Bomporto (+28,7%), Marano (+27,7%), Castelfranco Emilia (+26,1%), Nonantola (+21,1%), Bastiglia (+18,6%), Castelnuovo Rangone (+16,7%), Serramazzoni (+16,4%), Ravarino (+16%), San Cesario sul Panaro (+15,4%), seguiti in ordine decrescente da Vignola, Castelvetro di Modena, Soliera, Pavullo nel Frignano, Medolla, Savignano sul Panaro, Spilamberto, San Felice sul Panaro, Mirandola, Montecreto, Concordia sulla Secchia, Cavezzo, Guiglia, Zocca, Pievepelago, Montese. Al contrario, tra quelli che registrano una maggiore decrescita nel medesimo decennio si annoverano alcuni comuni dell’Appennino modenese, ed in particolare quelli che maggiormente distano dal capoluogo: Lama Mocogno (-6,2%), Fiumalbo (-4,8%), Sestola (-2,5%), confermando una tendenza generale all’abbandono del territorio montano a favore dei paesi più a ridosso del capoluogo modenese. L’andamento demografico della bassa pianura modenese ha subito una controtendenza a seguito degli eventi sismici del maggio 2012. Al 1° gennaio 2014 risulta evidente il calo della popolazione complessiva, in particolare è significativa la diminuzione della popolazione in tutti i comuni della bassa pianura modenese, in quanto collocata al centro del cosidetto “cratere”: a Mirandola si è registrata una diminuzione di 564 abitanti, a San Felice sul Panaro di 345, a Cavezzo e Finale Emilia di 280, a Concordia sulla Secchia di 181, a San Prospero di 164, a San Possidonio di 126, a Medolla di 70 e a Camposanto di 56.

Provincia di Bologna

Anche in provincia di Bologna, negli ultimi quarant’anni, si è verificato un aumento della densità abitativa connesso ad un incremento della superficie urbanizzata. Secondo i dati del Censimento italiano della popolazione, vi è stato un incremento percentuale circa pari al 6.3%, a fronte di una variazione media positiva del 12% registrata in Emilia-Romagna e del 10% sull’intero suolo nazionale. Nella provincia di Bologna la popolazione subisce un calo a partire dal 1982 che è continuato fino al 1996, per poi lasciar posto ad un aumento demografico. I comuni di Terre d’Acqua, al contrario, hanno registrato un aumento demografico continuo dal 1982 fino ai giorni nostri. Nel decennio 2001-2011, tale incremento è stato pari al 6.7%, così suddiviso tra i comuni bolognesi ricadenti nel comprensorio: Sant’Agata Bolognese (19,5%), Valsamoggia (18,2%), Anzola

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dell’Emilia (14,2%), San Giovanni in Persiceto (12,4%), Crevalcore (13,7%), Castel d’Aiano (7,1%) e Lizzano in Belvedere (2,5%).

Provincia di Ferrara (Comune di Bondeno)

Per quanto concerne invece la provincia di Ferrara, negli ultimi quarant’anni, si è verificato un calo della popolazione circa pari al 7,9% (sulla base dei dati forniti dal Censimento italiano della popolazione), a fronte di una variazione media positiva del 12% registrata in Emilia-Romagna e del 10% sull’intero suolo nazionale. Parallelamente il comune di Bondeno si è caratterizzato anch’esso per un costante calo della popolazione che a partire dal 1971 al 2011 è risultato pari al 22,7%, stimato pari al 4% nell’ultimo decennio.

Provincia di Mantova (Area Oltrepò mantovano)

Nella provincia di Mantova, per quanto concerne gli ultimi quarant’anni, si è verificata una ripresa demografica pari al 8,4% (sulla base dei dati forniti dal Censimento italiano della popolazione), a fronte di una variazione media positiva del 13,1% registrata in Lombardia e del 10% sull’intero suolo nazionale. Nel decennio 2001-2011, tale incremento è stato pari al 8,1%. Nell’Oltrepò mantovano, che ricade in parte nel comprensorio consortile, il grado di densità della popolazione è risultato il più basso nella provincia di Mantova ed in regione Lombardia. Il regresso demografico ha assunto in questi anni la connotazione di progressivo invecchiamento della popolazione, con un saldo naturale fortemente negativo. Anche se il dettaglio dei singoli comuni registra dati decisamente divergenti: accanto ad un netto calo, nel decennio 2001-2011, della popolazione di Borgofranco Po (-11,8%), Felonica Po (-11,2%), Magnacavallo (-6,3%), Sermide (-3,5%) e Quistello (parte) -2,5%, vi è una sostanziale stabilità per il comune di Carbonara Po (+0,1%), a fronte di una crescita nei comuni di Poggio Rusco (+3,6%), San Giacomo Segnate (+4,4%) e San Giovanni del Dosso (+10%).

Provincia di Pistoia (Comune di Abetone)

Per quanto concerne infine la provincia di Pistoia, negli ultimi quarant’anni, si è verificato un incremento demografico pari al 12,8% (sulla base dei dati forniti dal Censimento italiano della popolazione), a fronte di una variazione media positiva del 5,8% registrata in regione Toscana e del 10% sull’intero suolo nazionale. Contestualmente il comune di Abetone si è contrapposto per un costante calo della popolazione che a partire dal 1971 al 2011 è risultato pari al 18,7%, stimato pari al 2,6% nell’ultimo decennio.

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Un’elaborazione ottenuta dal numero di ettari per comune ci restituisce la stima della percentuale di popolazione che ricade nel territorio del Consorzio della Bonifica Burana: aggregando i dati per macroaree geografiche (pianura, bassa e alta montagna), facendone la media e ponendo i dati nel confronto temporale tra gli ultimi cinque dati censuari, emergono i risultati riportati nel seguente grafico:

Figura 7 – Popolazione media nelle principali macroaree del comprensorio della Bonifica Burana relativa agli anni 1971-2011.

Si evince che tra il 1971 ed il 2011 la media della popolazione residente è risultata sostanzialmente stabile in Alta montagna, mentre è in deciso aumento in Pianura e Bassa montagna. Analizzando i grafici di seguito riportati, emerge il dettaglio delle variazioni percentuali per comune a chiarire le differenze tra i diversi comuni che ricadono nel comprensorio consortile. Per quanto riguarda il territorio di pianura, è evidente come i comuni attorno al capoluogo modenese registrino i maggiori incrementi (Bastiglia +136%, Castelnuovo Rangone +124%, Formigine +106%, a seguire gli altri), mentre sia nell’area di Bondeno (-21%) che nel Basso mantovano si assiste ad un generale spopolamento. Fa eccezione Poggio Rusco, probabilmente grazie ad una dotazione di infrastrutture di mobilità più favorevole.

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Figura 8 – Variazioni percentuali tra il 1971-2011 del numero di abitanti nel comprensorio di pianura del Consorzio della Bonifica Burana.

La situazione in montagna è altrettanto dicotomica: se la Bassa montagna registra ovunque incrementi nella popolazione, nei quaranta anni di Censimento (Maranello all’apice con un +85%), l’Alta montagna presenta un generale spopolamento, sintomatico del progressivo avvicinamento della popolazione ai capoluoghi, ad esclusione di Pavullo che aumenta (+38%) essendo interessato da parte dei trasferimenti da altitudini superiori.

Figura 9 – Variazioni percentuali tra il 1971-2011 del numero di abitanti nel comprensorio di montagna del Consorzio della Bonifica Burana. 48

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Urbanizzazione

L’attività di bonifica nasce originariamente per lo scolo dei terreni agricoli. Attualmente anche le aree urbane traggono vantaggio da tale attività; la realizzazione di aree urbanizzate prevede infatti la valutazione da parte del Consorzio dell’impatto che queste possono avere sulla rete scolante e la relativa pianificazione delle opere necessarie per contrastare il rischio idraulico conseguente all’impermeabilizzazione. Si analizzano di seguito l’evoluzione di tale fenomeno a livello comprensoriale e le sue ripercussioni sulla rete di bonifica.

Emilia-Romagna

Dall’analisi della consistenza del patrimonio edilizio e della sua evoluzione tra gli anni ’20 del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio emerge come il territorio regionale sia stato interessato da una significativa crescita. Gli incrementi assoluti più consistenti si verificarono tra il 1962 ed il 1981: in tutte le province vennero edificati non meno di 1.000 nuovi fabbricati residenziali nell’arco dei due decenni, con valori massimi nelle province di Modena (oltre 2.000 a decennio) e Bologna (più di 1.700). Nei decenni successivi, dal 1981 al 2001, la crescita del patrimonio edilizio apparve ovunque meno accentuata, ma nelle province di Bologna e di Modena, il fenomeno rimase in proporzione più intenso. Negli ultimi decenni del XX secolo, rispetto alle dinamiche insediative che hanno visto la migrazione della popolazione dalle zone rurali e da quelle montane verso i centri urbani, in Emilia- Romagna i territori urbanizzati sono aumentati del 60%; mentre le aree occupate da insediamenti produttivi, commerciali, servizi pubblici e privati, reti ed aree infrastrutturali sono cresciute circa del 55%. Tale fenomeno è stato generato da un lato da una domanda effettiva, dall’altro è stato pilotato da dinamiche di carattere essenzialmente speculativo. A livello regionale gli obiettivi primari di pianificazione urbanistica contemplano il contenimento della crescita del territorio urbanizzato e la riqualificazione dell’esistente. L'Emilia-Romagna risulta essere una di quelle regioni che hanno subito la maggiore pressione insediativa ed infrastrutturale, con un tasso di incremento annuo del 5,12% e con un dato rilevante di 9 ettari al giorno di suolo consumato. Relativamente all’uso del suolo, a partire dalla fase post-unitaria (1861-1954), nella regione Emilia- Romagna, in concomitanza con un apprezzabile incremento demografico (pari a circa il 70%), si è registrata una rilevante espansione delle terre coltivate a spese delle aree forestali e pascolative. In particolare: la superficie delle aree agricole in regime arativo aumentò del 55%, la superficie forestale e pascolativa diminuì del 45%. La seconda fase evolutiva del territorio regionale (1954-1976) ha assistito al rapido passaggio dall’assetto territoriale tradizionale a quello urbano-industriale moderno. Contestualmente si è verificata una riduzione delle aree agricole pari a circa il 6%. Il comparto degli ecosistemi semi- naturali è rimasto sostanzialmente stabile, come risultato dell’opposto andamento delle superfici forestali, che aumentarono di circa il 17%, e della contrazione degli ecosistemi umidi di circa il 62%.

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La terza fase evolutiva (1976-2003) è caratterizzata dal sostanziale consolidamento dei processi descritti per la fase precedente. Le superfici agricole hanno subito una contrazione del 9,5%. Il comparto degli ecosistemi seminaturali è aumentato nel suo complesso dell’11%. La quarta fase evolutiva, tuttora in corso, appare caratterizzata da un’ulteriore lieve diminuzione del tasso annuo di incremento delle superfici urbanizzate regionali, dal 2,12% del trentennio precedente, all’attuale 1,79%. Le dinamiche di uso dei suoli agiscono in modo estremamente differenziato nei diversi contesti geografici della regione. Nelle zone montane domina la forestazione: i boschi appenninici hanno visto la loro superficie aumentare del 60% in poco più di cinquant’anni. Si descrivono di seguito le specificità del comprensorio consortile.

Provincia di Modena

Dal punto di vista qualitativo, per la porzione della provincia di Modena ricadente all’interno del comprensorio consortile, emerge con evidenza il fenomeno della espansione del territorio urbanizzato, della crescita delle direttrici insediative, dello sviluppo degli abitati contigui in aggregati disposti nella prima fascia circondanti i centri maggiori, della dispersione insediativa di modelli urbani nel territorio rurale. Dal punto di vista quantitativo il territorio insediato di tipo urbano è passato dagli 85,7 km² del 1976, ai 149,07 km² del 1986 - con una crescita in un decennio pari al 75% con profonde modificazioni relativamente ai caratteri paesaggistici, ambientali ed insediativi preesistenti -, fino ai 196,94 km² del 2003, corrispondente ad un incremento in valore assoluto di quasi 48 km² di territorio urbanizzato. Per quanto concerne gli ambiti territoriali sub-provinciali, nel decennio 1976-1986 la maggiore intensità di crescita, superiore alla media provinciale sopra citata, si è verificata nelle aree di Modena ovest, nel Frignano, nelle aree di Castelfranco Emilia e Mirandola, mentre i valori relativamente più bassi di percentuali di crescita del territorio insediato si sono registrati nelle aree di Vignola e Modena. Nel periodo successivo (1986-2003) gli incrementi si sono distribuiti in modo più omogeneo. Gli ambiti in crescita più significativa sono stati quello del comune di Castelfranco Emilia, mentre altre aree, quali ad esempio Mirandola, hanno registrato valori pari o inferiori alla media provinciale. Dal 2003 al 2006, rispetto ai valori medi provinciali di crescita della popolazione e della superficie territoriale insediata, le dinamiche più intense si sono registrate a Castelfranco Emilia e nell’ambito dell’Unione Comuni Terre di Castelli. Per quanto riguarda invece il comune di Vignola, l’andamento di crescita del relativo territorio urbanizzato è stato più lento rispetto alla media provinciale. Per quanto riguarda la zona montana, considerato il calo della popolazione residente, il territorio insediativo ha invece mostrato una crescita sostenuta, attribuibile all’incremento di abitazioni ed attività connesse al turismo.

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Provincia di Bologna

Anche la parte della provincia di Bologna ricadente nel comprensorio è caratterizzata dall’estendersi di una urbanizzazione diffusa e dalla contiguità degli insediamenti residenziali e produttivi. Nel tempo l’area urbana si è estesa lungo le principali linee di comunicazione stradale, quali la via Emilia, in una concatenazione pressoché continua di aree residenziali e produttive. Negli anni 1960-1980, la fascia dei comuni della prima cintura attorno alla città di Bologna è stata interessata dal fenomeno di crescita urbanistica, con incrementi complessivi del patrimonio abitativo in cinquant’anni anni del 300% ed oltre, come ad esempio si è verificato in particolare nel comune di Anzola Emilia. Invece negli ultimi decenni sono stati soprattutto i comuni di dimensione inferiori, di seconda e terza cintura, a registrare gli incrementi di urbanizzazione più elevati, così come si è verificato a Sant’Agata Bolognese, anche se gli incrementi dei comuni di prima cintura restano comunque piuttosto consistenti rispetto a questi ultimi. L’intero territorio dell’Unione dei Comuni Terre d’Acqua ha registrato incrementi urbanistici significativi sia negli anni ’80 che negli anni ’90, rispetto a quelli della media provinciale. Dei comuni dell’Unione ricadenti nel comprensorio, quelli che hanno registrato una crescita maggiore risultano essere rispettivamente Anzola Emilia negli anni ’80 e San Giovanni in Persiceto negli anni ’90. Negli anni successivi ed a tutt’oggi si è assistito ad una crescita significativa anche nei comuni minori dell’Unione, come ad esempio per Sant’Agata Bolognese.

Provincia di Ferrara (Comune di Bondeno)

La provincia di Ferrara, che è l’unica provincia dell’Emilia-Romagna costituita da territori di pianura, presenta una densità territoriale media assai contenuta. Propriamente in tale provincia è possibile seguire le trasformazioni del territorio in stretta connessione alle epoche storiche della bonifica che si sono succedute dal Medioevo al XX secolo e che hanno connotato all’interno del territorio provinciale tre zone omogenee. L’Alto Ferrarese - di cui fa parte il comune di Bondeno - in cui i maggiori centri urbani hanno caratteristiche significative per quanto concerne le funzioni direzionali e la capacità d’attrazione; qui l’attività di bonifica trova le proprie radici storiche dal Medioevo nella Grande Bonificazione Estense. Il capoluogo Ferrara, sviluppatasi sui paleoalvei del Po, può essere definita come città senza territorio, poiché non è stata in grado di diffondere un effetto urbano sull’intorno provinciale. Il Basso Ferrarese può essere definito, al contrario, un territorio senza città, dati i diversi percorsi di formazione delle gerarchie tra i centri, nonché della stessa formazione fisica del territorio che, al pari dell’Olanda, è stato sottratto al mare dalla bonifica ferrarese. Pertanto le linee evolutive degli insediamenti urbani hanno avuto percorsi assolutamente differenziati, dando luogo a sistemi territoriali diversi. Nell’ultimo decennio la tendenza insediativa provinciale evidenzia uno spostamento verso le frazioni intorno a Ferrara o nei comuni della provincia entro i 10-15 km. La tendenza insediativa non appare guidata da fattori legati all’insicurezza sociale o all’inadeguatezza dell’ambiente

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana cittadino. Sono invece i fattori legati all’esigenza di un contesto abitativo di qualità superiore ad aver notevole rilevanza. Lo sviluppo del centro abitato di Bondeno, strettamente vincolato alla fine dell’800 ai lavori di ultimazione della Botte Napoleonica ed alla costruzione del nuovo tracciato del canale collettore di Burana, ebbe il maggiore impulso tra il 1935 ed il 1977 negli spazi compresi tra il Collettore di Burana e la Ferrovia, nonché verso Ferrara, nel tratto compreso tra Panaro ed il Cavo Napoleonico. Lo sviluppo più recente, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, coincide con una pianificazione urbanistica finalizzata alla valorizzazione ed alla salvaguardia dei tessuti storici e del territorio agricolo e dotazione di servizi per i residenti, non ultima la realizzazione della nuova stazione ferroviaria presso il polo industriale. Lo sviluppo urbano ha interessato gli spazi residui tra gli insediamenti consolidati ed a sud del canale Collettore di Burana.

Provincia di Mantova (Area Oltrepò mantovano)

Per quanto riguarda la parte della provincia di Mantova ricadente nel comprensorio, i risultati ottenuti relativamente all’evoluzione insediativa nel periodo coincidente al XX secolo hanno messo in collegamento i primi processi migratori, prevalentemente dalla campagna verso la città - in conseguenza della crisi del settore agricolo che ha caratterizzato questo periodo – con l’aumento complessivo della superficie urbanizzata. Tale accrescimento è stato assorbito in gran parte dalla superficie antropizzata dei principali centri urbani, la cui dimensione è aumentata in modo rilevante nel periodo osservato. In base alle considerazioni delle trasformazioni edilizie del territorio del 1980 e del 1994, si può affermare che sia per i comuni che per i nuclei edificati si è verificata un’espansione valutabile mediamente nell’ordine del 20%; tale fenomeno si è riscontrato anche nelle aree non particolarmente dinamiche. La provincia di Mantova risulta la provincia lombarda che ha subito il maggiore incremento di urbanizzazione tra il 1999 e il 2007, in particolare i comuni dell’Oltrepò mantovano ricadenti all’interno del comprensorio si è stimata una crescita dell’ordine del 13,5%, a cui fa eccezione il comune di Magnacavallo la cui crescita è stata stimata soltanto del 4,1%.

Provincia di Pistoia (Comune di Abetone)

Analogamente alla parte montana della provincia modenese, anche per il comune di Abetone si è registrato un aumento insediativo giustificato dalla attività turistica del comune stesso, attribuibile in particolar modo alla realizzazione di edifici di tipo residenziale, quali seconde case. Il tessuto urbano di Abetone si è sviluppato lungo una direttrice principale, la Strada Statale n°12 (Abetone-Brennero), pur in presenza di nuclei urbani distaccati dall’asse viario, ampliatisi a servizio del sistema di impianti e piste sciistiche. Soltanto una percentuale molto bassa del territorio comunale di Abetone è utilizzata per scopi produttivi o urbani.

L’evoluzione urbanistica ha comportato l’aumento significativo del fenomeno di impermeabilizzazione del suolo, vale a dire la copertura di una superficie e del relativo suolo con materiale impermeabile artificiale, come edifici, infrastrutture per il trasporto, capannoni, cortili, 52

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana piazzali e altre aree pavimentate, discariche, serre e altre coperture permanenti, aree e campi sportivi impermeabili e pannelli fotovoltaici, anche in aree non urbane. Contestualmente il fenomeno del consumo di suolo, inteso come trasformazione in aree artificiali (insediamenti, infrastrutture e loro pertinenze) dei terreni agricoli, seminaturali e naturali, ha avuto infatti negli ultimi anni un andamento sempre crescente e solo inizialmente giustificato da un incremento demografico e dal miglioramento delle condizioni economiche. Le dinamiche di uso dei suoli e delle terre influenzano in modo determinante la qualità di vita della popolazione sotto molteplici profili. In particolare, le profonde trasformazioni del territorio operate dalla massiccia urbanizzazione hanno sortito, molto spesso, un influsso negativo che si avverte non solo dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ma anche nella gravità della risposta che il territorio dà nei confronti dei fenomeni naturali, come le alluvioni. Infatti in zone fortemente urbanizzate gli effetti del fenomeno alluvionale vengono accentuati, sia in termini di aumento della velocità di scorrimento delle acque superficiali (incidenza sui tempi di corrivazione) sia sui volumi di acqua (portate di massima piena), sia in termini di gravità dei danni sociali e ambientali, provocando forti criticità connesse alla sicurezza ed alla difesa idraulica del territorio stesso, da cui la necessità di costanti e tempestivi interventi di manutenzione, sulle infrastrutture consorziali, al fine di garantirne l’ottimale officiosità idraulica. Mentre alcuni di questi cambiamenti possono essere ritenuti nel medio-lungo periodo reversibili o transitori, altri sono caratterizzati da una sostanziale irreversibilità dovuta ad una domanda significativa di consumo di territorio fertile, con conseguente erosione dei suoli, siccità, declino della biodiversità e cambiamenti climatici.

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2.2. INQUADRAMENTO SOTTO IL PROFILO IDROGEOLOGICO Sistema idrografico

Il comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana si inserisce principalmente all’interno del Bacino del Fiume Panaro, nel quale si immettono le acque dei corsi d’acqua naturali minori nella parte montana e collinare, e nella zona di Alta e Bassa Pianura le acque raccolte dal reticolo artificiale costituito dai canali di bonifica, gestiti per la maggior parte dal Consorzio. Il Fiume Panaro, che trae le sue origini nell’alto Appennino, tra le province di Modena, Bologna e Pistoia, è affluente di destra del Fiume Po, ed è il terzo Fiume per una lunghezza pari a 115 km e per estensione areale del relativo bacino di 178.500 ha. Tale Fiume, a carattere torrentizio, nasce dalla confluenza di corsi d’acqua naturali, che hanno origine dallo spartiacque compreso tra il massiccio del Corno alle Scale nel bolognese (1945 m s.l.m.) e del Monte Specchio nel modenese (1599 m s.l.m.). Tra i principali affluenti montani del Fiume Panaro vi sono: i Torrenti Leo e Scoltenna ed i relativi immissari quali i Torrenti Dardagna, Vesale e Perticara; nella parte intermedia del Bacino i Torrenti Lerna, San Martino, Rivella, Torto, Benedello e Missano e nella zona pedemontana i Torrenti Guerro e Tiepido, che confluiscono in sinistra idraulica rispettivamente a valle degli abitati di San Vito (in comune di Spilamberto) e San Damaso (in comune di Modena), oltre ad altri corsi d’acqua minori quali il Rio Secco, il Torrente Nizzola, il Torrente Gherbella ed il Torrente Grizzaga. Nell’area di pianura i principali affluenti del Fiume Panaro in sinistra idraulica sono: il Canale Naviglio, gestito dal Servizio Tecnico di Bacino degli Affluenti del Po, che raccoglie le acque che confluiscono nel centro urbano di Modena, e si immette nel Fiume stesso nei pressi di Bomporto; ed il Canale Diversivo di Burana - gestito dal Consorzio - che raccoglie le acque alte della pianura modenese tra i Fiumi Secchia e Panaro e si immette in località Santa Bianca di Bondeno (FE) tramite l’omonimo impianto idrovoro. In destra idraulica le immissioni gestite dal Consorzio sono: il Canale Collettore delle Acque Alte, che si immette tramite la Chiavica Foscaglia nei pressi dell’abitato di Finale Emilia ed il Canale Emissario delle Acque Basse, che si immette all’interno del Fiume Panaro nei pressi di Bondeno tramite l’omonimo impianto idrovoro. Entrambi i collettori raccolgono le acque dei terreni compresi fra il Torrente Samoggia ed il Fiume Panaro posti rispettivamente a quote altimetriche superiori ed inferiori. Il restante comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana tra i Fiumi Secchia e Panaro è ricompreso all’interno del Bacino Burana-Po di Volano. In tale Bacino ricade la porzione territoriale consortile del Bacino delle Acque Basse delle province di Modena, Mantova e Ferrara. Le infrastrutture idrauliche principali del sistema scolante sono rappresentate dal Canale Collettore di Burana e dalla Botte Napoleonica, la quale permette alle acque di sottopassare il Fiume Panaro e confluire nel Fiume Po di Volano attraverso il Canale Emissario di Burana presso Ferrara. Nel Bacino delle Acque Basse tra i Fiumi Secchia e Panaro, in località Stellata di Bondeno, è ubicato l’Impianto Idrovoro Pilastresi; in fase di scolo, tale impianto permette di scaricare direttemente nel Fiume Po parte delle acque meteoriche, provenienti dalla parte occidentale del Bacino Burana-Po di Volano, in eccesso rispetto alla capacità scolante massima della Botte Napoleonica.

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Figura 10 – Inquadramento del Bacino Burana – Po di Volano.

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Figura 11 – Bacino idrografico del Fiume Panaro ricadente nel comprensorio consortile. 56

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La geologia della parte montana e la litologia della pianura

Il Consorzio della Bonifica di Burana si colloca dal punto di vista geologico all’interno di quel territorio che è strettamente connesso all’origine della catena appenninica e dove la collisione tra la Placca Europea e la Microplacca Adria ha causato la chiusura del piccolo Bacino oceanico “ligure-piemontese” del mar della Tetide, con conseguente deformazione e impilamento dei sedimenti che ne costituivano il fondale; qui infatti si trovano grandi insiemi strutturali corrispondenti ciascuno ad originari domini paleogeografici distinti, in particolare:

• Le Unità Tosco-umbro-romagnole, originatesi in seguito alla deformazione del margine continentale della placca Adria e di cui troviamo nel Bacino del Panaro solo i termini superiori più recenti (Oligocene sup.- Miocene inf. / da 35 a 15 milioni di ani fa) sono caratterizzati da formazioni torbiditiche prevalentemente arenacee (Macigno, Arenarie di Monte Modino, Arenarie di Monte Cervarola). • Le Unità Subliguri sono unità calcareo-argillose di mare profondo, molto deformate, costituite dall’alternanza di argille grigio-scure e strati calcarei, marne e calcareniti risedimentate del Plaeocene-Eocene medio (70-50 milioni di anni fa), costituiscono una falda tettonica compresa tra le Unità Toscane e le sovrastanti Unità Liguri. • Le Unità Liguri (o Liguridi) sono le più diffuse formazioni geologiche affiornanti nel Bacino del Fiume Panaro e corrispondono alle successioni sedimentarie depositatesi nell’antico oceano ligure-piemontese dal Giurassico sup. all’Eocene medio ed ai frammenti della originaria crosta oceanica; queste unità sono sovrascorse sulle Unità Subliguri e su quelle Tosco-umbro- romagnole (Argille a Palombini, Argille Varicolori, Arenarie di Scabiazza, Formazione di Monte Venere, formazione di Monghidoro, Flysch di Monte Cassio e Monte Caio) • Le unità Epiliguri sono costituite alla base da brecce sedimentarie alle quali si sovrappongono le formazioni argillose e marnose di mare profondo e corrispondono alla fase di definitiva chiusura del Bacino oceanico ed alla costruzione del cuneo orogenetico appenninico sviluppatasi nell’ Eocene inf-medio (Marne di Monte Piano, Formazione di Ranzano, Formazione di Antognola, Formazione di Pantano, Formazione di Cigarello). • Successione neogenico-quaternaria del margine appenninico-padano depositatesi tra il Miocene Superiore e il Pleistocene, comprende tutti i terreni affioranti lungo il margine appenninico, nelle aree intravallive e nell’antistante pianura; è caratterizzata da depositi marini costituiti da argille siltose e debolmente marnose ricche di macrofossili, soprattutto molluschi (Formazione delle Argille Azzurre) e depositi tipicamente transizionali costituiti da sabbie medie e fini con intercalazioni ghiaiose color giallo ocra (Formazione delle Sabbie Gialle). • Le unità quaternarie continentali, sono le formazioni geologiche più recenti (Pleistocene medio – Olocene) depositatesi in ambiente continentale; esse sono caratterizzate da depositi di fondo valle costituiti da ghiaie, depositi eluvio-colluviali o di versante corrispondenti a corpi di frana, depositi di tipo palustre o fluvio-lacustre e depositi morenici leagti all’azione erosiva degli antichi ghiacciai.

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La litologia che contraddistingue la Pianura Padana, si è originata in seguito al riempimento da parte di sedimenti marini e continentali di un grande bacino subsidente ancora attivo con un ritmo di circa 2 mm/anno. Il colmamento di tale bacino è avvenuto in due fasi distinte: una prima fase tra Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore è caratterizzata dalla deposizione di sedimenti marini con alternanze di sabbie e peliti sia di origine torbiditica che di ambiente poco profondo tipico di delta progradanti; una seconda fase dal Pleistocene medio ad oggi, contraddistinta da sedimenti di tipo continentale con spessori tra i 10 e 350 m, provenienti dai corsi d’acqua che divagavano, in queste aree pianeggianti come dimostrato dai numerosi paleoalvei rinvenuti. Qui si ritrovano depositi prossimali di canali e argini caratterizzati da alternanze di sabbie fluviali medie e fini con sabbie finissime limose, limi argillosi e argille limose oltre a sabbie medie o grossolane, depositi di argine distale caratterizzati da sedimenti più fini quali limi sabbiosi e argille limose, oppure locali concentrazioni di sostanze organiche corrispondenti ad ambienti di sedimentazione palustre o interfluviale.

Alla base della sedimentazione marina Pliopleistocenica vi sono strutture profonde e deformate che rappresentano il proseguimento nel sottosuolo della catena appenninica; in particolare nella zona tra Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Concordia sulla Secchia si trova una di queste culminazioni superficiali costituita da una anticlinale sepolta, nota con il nome di “Pieghe Ferraresi”, posizionata a sole alcune centinaia di metri di profondità e che è stata epicentro nelle sue numerose faglie degli eventi sismici del maggio 2012.

Caratteristiche geomorfologiche

Nel territorio di operatività del Consorzio, che si snoda a partire dallo spartiacque appenninico (1945 m s.l.m.) fino alle zone altimetricamente più depresse della Bassa Pianura (6 m s.l.m.), come descritto in precedenza, il profilo determinato da tali quote estreme fa rinvenire nella parte montana del comprensorio rocce prevalentemente marnose, alternate a rocce arenacee, con presenze calcaree, gessose, magmatiche e metamorfiche. Le principali forme morfologiche che contraddistinguono il paesaggio montano sono legate alla litologia - composizione, coesione e fragilità delle rocce affioranti - ed alla tettonica - processi di innalzamento, piegamento, rottura e sovrapposizione di grandi corpi geologici -, cioè a quelle forme che vengono definite strutturali dove si evidenziano paesaggi con crinali e scarpate ripide, che insistono su litologie tipicamente arenacee resistenti agli agenti atmosferici, e versanti meno acclivi e dai profili più addolciti con terreni argillosi più erodibili. Altre forme diffuse nel territorio montano del Bacino del Fiume Panaro sono sia le forme gravitative degli accumuli di frana, che sono l’effetto dalla combinazione delle caratteristiche litologiche e delle precipitazioni piovose concentrate in primavera ed in autunno; sia i calanchi, dove la mancanza di copertura vegetale mette a nudo i terreni erodibili sottostanti con profonde incisioni, causate dalle acque di ruscellamento superficiale.

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Per quanto sopra, la prevalenza di pendenze tra il 10% ed il 40% nell'area montana giustifica l'imponenza dei processi erosivi e l'entità dei trasporti solidi nonchè l’alta presenza di fenomeni franosi. Anche per la diffusione dei suddetti fenomeni, l'area montana è caratterizzata da suoli con limitazioni d'uso elevate o molto elevate che la rendono in prevalenza inadatta alle coltivazioni.

Per quanto riguarda l’area pedemontana di Alta Pianura, quest’ultima risulta caratterizzata da conoidi con depositi di ghiaie e sabbie. Le deposizioni dei corsi d’acqua naturali sono infatti da monte a valle caratterizzate da sedimenti di maggiori dimensioni a quelli più fini. Laddove i Fiumi formano le conoidi alluvionali, il materiale è costituito prevalentemente da ghiaia e ciottoli nella parte medio bassa della pianura, da sabbia e limo nei pressi della foce e da argilla nelle zone altimetricamente depresse dove i Fiumi esondano.

Per quanto riguarda la bassa pianura a nord della via Emilia, le forme caratteristiche che si trovano sono sia i ventagli di esondazione; sia i paleoalvei, cioè antichi alvei abbandonati dal Fiume in seguito ad un cambio di percorso causato da un’esondazione e che attualmente caratterizzano alcuni dossi morfologici (es: dosso di Gavello).

Pedologia

Nella zona montana del comprensorio si rinvengono, sotto l'aspetto pedologico, alle quote più alte, regosuoli con rocce affioranti, suoli bruni, suoli rossi mediterranei, bruni calcarei, bruni acidi più o meno lisciviati. Si pone inoltre in evidenza la presenza di terreni generalmente argillosi ed alquanto ricchi di scheletro; poco permeabili e capillari; screpolabili con il secco estivo e smottabili con l’idratazione. Le caratteristiche fisiche e meccaniche sono quindi alquanto sfavorevoli, ma altamente migliorabili con le normali operazioni colturali. D’altro lato, le caratteristiche chimiche dei terreni sono quasi sempre favorevoli per l’alto contenuto di fosforo, azoto e potassio e la limitata carenza calcica.

Per l’analisi dei suoli presenti nella zona di pianura del comprensorio, sono state consultate le Carte elaborate dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Regione Lombardia. Dalle suddette cartografie si evidenziano principalmente tre gruppi di suoli con caratteristiche similari (Figura 12):

• Gruppo 1: Risaia del Duca-Risaia del Duca, Case Ponte-Medicina, Cataldi Il Gruppo 1 è caratterizzato da suoli tipici di aree morfologicamente depresse della pianura alluvionale, con tessitura fine, basse pendenze (da 0.05 a 0.3%), molto profondi, calcarei e moderatamente alcalini. Tali suoli, predominanti sul territorio di pianura, sono presenti nel Bacino Acque Basse in sinistra Panaro da Bondeno a Mirandola, in alcune aree tra Camposanto, San Felice sul Panaro e Finale Emilia, e più a sud tra Modena e Bomporto; nell’area centrale del Bacino in destra Panaro tra Castelfranco Emilia, Nonantola, San Giovanni in Persiceto e Cento.

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• Gruppo 2: Sant’Omobono Secchia-Sant’Omobono Pradoni-Bellaria Il Gruppo 2 è caratterizzato da suoli tipici delle aree morfologicamente rilevate della pianura alluvionale e pendenza comunque bassa (da 0.08 a 0.3%), tessitura media, molto profondi, moderatamente alcalini e con buona presenza di ossigeno. Questi suoli caratterizzano una grande parte di tale territorio, trattandosi di corpi sedimentari che corrispondono a depositi dei Fiumi Secchia e Panaro, del Torrente Samoggia e dei relativi argini prossimali; si distribuiscono principalmente in sinistra Panaro a partire da Mirandola e Bondeno fino alla zona a sud di Modena, delimitata dall’autostrada A1, mentre in destra Panaro si sviluppano nella zona tra Crevalcore e Bomporto ed in sinistra idraulica del Torrente Samoggia da Bazzano a San Matteo della Decima. • Gruppo 3: Cataldi, San Giorgio-Cataldi, San Giorgio, Borghetto-Cataldi, Centora, San Giorgio- Tegagna, Calabrina-Confine Il Gruppo 3 è caratterizzato da suoli tipici delle aree morfologicamente rilevate della pianura alluvionale con pendenza variabile tra lo 0.1 e 1%, molto profondi, con tessitura media e subordinatamente fine, buona disponibilità di ossigeno, calcarei e moderatamente alcalini. Questi ultimi sono il terzo tipo di suolo per importanza, e si distribuiscono principalmente nella fascia pedecollinare che si affaccia sulla Alta Pianura tra gli abitati di Formigine e Spilamberto in sinistra Panaro e tra quelli di Bazzano e Castelfranco Emilia in destra Panaro, oltre ad essere presenti in minore entità nei territori di Bassa Pianura lungo il paleoalveo del dosso di Gavello, nei terreni di gronda lungo il margine mantovano che costeggia l’alveo del Fiume Po ed in parte nei pressi degli abitati di San Giacomo delle Segnate e Poggio Rusco.

Di minore rilevanza, ma comunque presenti sul territorio si ricordano inoltre:

• Ruina, Stradazza: suoli della pianura deltizia presenti nella zona di Bondeno, caratterizzati da basse pendenze, tessitura media, molto profondi e calcarei. • Ghiardo, Barco-Terra del Sole, Dogheria, Sant’Antonio-Terra del Sole, Solignano-Montefalcone: suoli del margine appenninico, con tipiche pendenze elevate (15-30%) e tessitura da media a fine, presenti nella parte più meridionale nel passaggio tra collina e pianura. Tali suoli si sviluppano in sinistra Panaro tra i comuni di Marano sul Panaro, Vignola, Maranello e Castelvetro; in destra Panaro nel comune di Savignano sul Panaro.

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Figura 12 – Carta dei suoli della porzione di comprensorio ricadente in Regione Emilia-Romagna.

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Dagli studi fatti dalla Regione Emilia-Romagna sui suoli ricadenti all’interno del comprensorio si evidenziano altre peculiarità che consentono di fare valutazioni sulla genesi, sull’evoluzione temporale e sul rapporto esistente con i processi di antropizzazione: la salinità dei suoli profondi (50-100 cm), la presenza della sostenza organica e la distribuzione dei metalli potenzialmente tossici. Nei suoli emiliano-romagnoli la salinità è legata principalmente ai luoghi in cui in passato vi erano aree paludose e valli salmastre. Nel territorio del Consorzio della Bonifica Burana le concentrazioni maggiori si hanno nella zona delle Valli mirandolesi laddove i valori si attestano sul moderatamente-fortemente salino, mentre per il resto del territorio si abbinano suoli non salini e solo qualche rara eccezione di debole salinità. Una eccessiva salinità sfavorisce la crescita delle piante mentre valori di salinità ridotti vanno ad incidere sulla resa produttiva. Nel processo di regolazione della salinità dei suoli fondamentale è stato il contributo del Consorzio sia attraverso le opere di bonifica delle aree paludose sia attraverso l’eliminazione della salsedine presente tramite una irrigazione dilavante dei terreni stessi. Tali attività hanno pertanto permesso lo sviluppo delle colture agricole su territori prima inospitali favorendone la produttività con lo sviluppo delle pratiche irrigue. La presenza della sostanza organica svolge una duplice funzione: nutrizionale, attraverso la messa a disposizione alle piante degli elementi nutritivi necessari, e strutturale, attraverso il miglioramento della fertilità fisica dei terreni, mentre una scarsa presenza comporta un degrado progressivo dei suoli. La distribuzione della concentrazione organica è legata alla composizione granulometrica, ossia al contenuto di argilla, limo e sabbia, ed è fortemente influenzata dalle pratiche agricole di fertilizzazione. Nel territorio comprensoriale, dove i terreni sono di medio impasto o argillosi, pertanto capaci di trattenere la sostanza organica, le concentrazioni riscontrate si attestano tra valori medi ed elevati (concentrazione maggiore di 1,9% per il valore medio e maggiore di 2.5% per il valore elevato). La distribuzione dei metalli potenzialmente tossici riguarda la presenza di cromo, nichel, rame, zinco, piombo e stagno. I fattori che determinano il contenuto naturale o antropico dei metalli nei suoli dipendono dalla provenienza del materiale che costituisce il suolo, dalla tessitura, dal grado evolutivo e dal suo uso. La presenza di cromo e nichel è influenzata dalla provenienza del materiale in origine e dal relativo grado di alterazione. Essi sono maggiormente concentrati nei suoli grossolani. La loro concentrazione nell’area comprensoriale risulta inferiore rispetto a quella riscontrata in altre zone. I fattori determinanti la presenza di rame e zinco sono riconducibili alle attività lavorative ed in particolare relativi alla gestione del suolo. Tali metalli si concentrano maggiormente nei suoli a tessitura fine. La loro concentrazione nell’area comprensoriale risulta tendenzialmente elevata. La presenza di piombo allo stato naturale risulta relativamente limitata, pertanto i valori di concentrazione riscontrati sono da attribuire prevalentemente all’inquinamento atmosferico. La sua concentrazione nell’area comprensoriale non segue un andamento omogeneo, analogamente a quanto si verifica a livello regionale. I fattori che determinano la presenza di stagno sono prevalentemente antropici e legati all’uso di prodotti chimici in agricoltura. 62

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La componente naturale è influenzata soprattutto dal contenuto di sostanza organica ed in parte dalla tessitura del terreno. La sua concentrazione nell’area comprensoriale presenta alti valori laddove si effettuava la lavorazione della barbabietola da zucchero e la pratica dello spandimento dei prodotti risultanti dai lavaggi; tuttavia le concentrazioni sono tendenzialmente disomogenee con valori limitati.

Clima, piovosità media, idrologia

Il comprensorio consorziale si inserisce nella regione climatica della Pianura Padana. Da settembre aprile-maggio, per l’abbassamento del fronte polare, si verificano precipitazioni estese e persistenti, cui si alternano periodi siccitosi, per la presenza dell’anticiclone dell’Europa centrale o quello delle Azzorre. Durante l’estate, l’influenza dell’anticiclone delle Azzorre o di quello subtropicale dovrebbe favorire la presenza di numerose giornate soleggiate, tuttavia la particolare morfologia della Pianura Padana, racchiusa dalle catene alpine ed appenniniche ad aperta sul mare Adriatico, consente l’incremento dell’umidità relativa e caldo afoso. Se le condizioni caldo umide protrattesi per alcuni giorni si incrociano per il transito di fronti freddi, il contrasto tra le masse d’aria produce intense linee temporalesche e fenomeni vistosi quali piogge torrenziali, intense raffiche di vento, consistente attività elettrica e addirittura trombe d’aria. Le situazioni potenzialmente alluvionali riguardano essenzialmente il periodo autunnale e primaverile, tuttavia sono testimoniati eventi fuori stagione quali l’ingrossamento dei fiumi anche nei mesi invernali a causa di abbondanti precipitazioni piovose o nevicate, ovvero piene fluviali anche nei primi mesi estivi. Le situazioni a rischio a causa delle precipitazioni possono essere distinte nelle seguenti casistiche: situazione a rischio alluvionale per i Fiumi Secchia, Panaro, Po e Torrente Samoggia (piene esterne al comprensorio); situazioni a rischio per allagamenti in zone di pianura (piene interne al comprensorio); concomitanza di entrambe le situazioni. Da diversi anni si reputa che i gas “serra” modifichino il bilancio radioattivo con conseguenze climatiche a carattere globale, determinando una tendenza alla tropicalizzazione climatica. A causa di ciò, il regime delle precipitazioni piovose presenta una diminuzione delle precipatazioni stesse in inverno ed un aumento di queste ultime nelle altre stagioni. Il maggior contributo estivo è attribuibile all’incremento in frequenza ed in intensità della attività temporalesca. Le analisi della Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente (ARPA) della Regione Emilia- Romagna a livello regionale da un lato quantificano la riduzione delle precipitazioni medie annue con un 20% nell’ultimo trentennio, dall’altro rilevano una diminuzione complessiva degli eventi e, parallelamente, un significativo aumento degli eventi intensi. Il calo delle precipitazioni individuato risulterebbe del 50% per il periodo primavera/estate, mentre sarebbe molto meno marcato nel periodo autunnale. Le precipitazioni nevose invernali risultano anch’esse in calo, così come il volume dei ghiacciai e delle coperture nevose, conseguenza della minor durata della stagione di accumulo (inizio accumulo ritardato e fusione anticipata). Le analisi ARPA prevedono una

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana prosecuzione dell’attuale andamento di diminuizione, con un aumento della variabilità interannuale e interregionale. Nel comprensorio consortile, oltre alle criticità irdauliche determinate dalle precipitazioni maggiormente significative, hanno assunto sempre maggiore rilievo i fenomeni siccitosi estivi, in particolare si annoverano quelli verificatisi negli anni 2003, 2007 e 2012.

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2.3. LE PROBLEMATICHE IN TEMA DI ASSETTO IDROGEOLOGICO Dissesto in montagna

Il comprensorio di montagna del Consorzio della Bonifica Burana è caratterizzato come tutto l’Appennino emiliano-romagnolo da fenomeni di dissesto che interessano in maniera più o meno uniforme tutta l’area collinare e montana; di particolare interesse, in quest’ottica, risulta essere l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI) sviluppato dalle Regioni in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), dove sono stati inventariati su scale di dettaglio tutti i fenomeni franosi presenti. Nelle tre province censite su cui opera il Consorzio in montagna, la parte dominante è legata alla provincia di Modena che copre il 90% dell’intero territorio consortile e dove sono state rilevate più di 7.000 frane, mentre le restanti due province Bologna (9%) e Pistoia (con meno dell’1%), pur avendo valori rilevanti, hanno sicuramente una incidenza minore a seguito dell’esigua superficie coinvolta. Tra i vari indici calcolati, la franosità comunale (IF, indice di franosità), che rappresenta il rapporto tra l’area in frana e la superficie comunale, ha una incidenza maggiore nella parte dell’alto Appennino modenese e bolognese rispetto alla zona collinare e di Bassa Montagna dove le percentuali variano tra lo 0 ed il 20% (Figura 13).

Figura 13 – Carta della franosità comunale - Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI).

Da elaborazioni degli indici di franosità comunali precedentemente illustrati, relativamente alle aree individuate all’interno del piano di classifica, si rileva una marcata differenza tra Alta e Bassa Montagna come si evince nella tabella di seguito riportata:

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Bassa Montagna Alta Montagna IF medio 8.73 % 24.63 % Altezza media <600 m >600 m

Le tipologie di movimenti franosi presenti nel comprensorio possono essere identificati con scivolamenti, colamenti, frane complesse e crolli. Gli scivolamenti sono i movimenti predominanti che, in accordo con le caratteristiche litologiche e litotecniche, si localizzano nel medio e alto Appennino in corrispondenza delle alternanze tra rocce lapidee (arenarie e calcareniti) e le peliti. I colamenti si impostano sulle litologie prevalentemente argillose affioranti nella parte medio- bassa dell’Appennino. Le frane complesse sono frequenti nel medio Appennino dove ci sono frane profonde impostate su alternanze arenitico-pelitiche fortemente fratturate. I crolli non sono molto frequenti vista la rarità di forti pendenze e di rocce lapidee.

Equilibrio idrogeologico in pianura

Il comprensorio di pianura, racchiuso tra i Fiumi Secchia, Panaro, Po e Torrente Samoggia, è sottoposto a differenti rischi idraulici: • piene esterne, che si verificano quando le precipitazioni sul territorio montano provocano un innalzamento dei livelli all’interno dei Fiumi in pianura, che possono determinare anche eventi alluvionali; • piene interne, che si verificano quando le acque meteoriche nel territorio di pianura vengono raccolte dai canali, per essere recapitate nei Fiumi riceventi, e che possono determinare anche eventi alluvionali; • concomitanza di piene esterne ed interne. Nei secoli scorsi proprio per il verificarsi di situazioni analoghe, le più disastrose delle quali furono le rotte del Fiume Po, lo Stato Italiano inserì i lavori di bonifica tra gli interventi di valenza pubblica, atti a garantire lo svolgimento delle attività umane, nei diversi risvolti economico-sociali.

Eventi alluvionali del Fiume Po

• Evento del 16 novembre 1839, interessante 47.000 ha ricadenti nei territori dei Comuni di Mirandola (MO), Bondeno (FE), Sermide (MN), Felonica Po (MN), Magnacavallo (MN), Carbonara Po (MN), Borgofranco Po (MN) e Revere (MN); • Evento del 23 novembre 1872, interessante 58.000 ha ricadenti nei territori dei Comuni di Mirandola (MO), Bondeno (FE), Sermide (MN), Felonica Po (MN), Magnacavallo (MN), Carbonara Po (MN), Borgofranco Po (MN) e Revere (MN); • Evento del 4 giugno 1879, interessante 40.511 ha ricadenti nei territori dei Comuni di Mirandola (MO), Bondeno (FE), Sermide (MN), Felonica Po (MN), Magnacavallo (MN), Carbonara Po (MN), Borgofranco Po (MN) e Revere (MN).

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Nel secolo scorso tali eventi non hanno interessato il comprensorio consortile di Bassa Pianura, che ha però dovuto subire le conseguenze prodotte dal verificarsi di alluvioni dei Fiumi Secchia, Panaro e Torrente Samoggia, con superfici di territorio invase dall’acqua limitatamente a zone circoscritte. Tali eventi sono da ascriversi a fenomeni atmosferici eccezionali di forte intensità, che hanno provocato un improvviso e repentino ingrossamento dei Fiumi, causando fenomeni di esondazione o di rottura arginale.

Eventi alluvionali dei Fiumi Panaro e Secchia

• Evento del 19 -20 novembre 1952 (Fiume Panaro): superficie allagata 3.000 ha che ha interessato i Comuni di Camposanto (MO), Finale Emilia (MO) e San Felice sul Panaro (MO). • Evento del 20 aprile 1960 (Fiume Secchia): superficie allagata in destra del Fiume 8.900 ha che ha interessato i Comuni di Camposanto (MO), Cavezzo (MO), Medolla (MO), San Felice sul Panaro (MO), San Prospero sulla Secchia (MO). • Evento del 4-5 novembre 1966: superficie allagata dalla rotta del Fiume Secchia 7.000 ha ricadenti fuori comprensorio; superficie allagata dal Fiume Panaro 9.400 ha nei comuni di Modena, San Cesario sul Panaro, Castelfranco Emilia, Nonantola, Bastiglia, Finale Emilia in provincia di Modena; • Evento del 10-16 settembre 1972: superficie allagata dallee tracimazioni del Fiume Secchia 1.320 ha ricadenti fuori comprensorio; superficie allagata dalla rotta del Fiume Panaro 2.540 ha nei comuni di Modena, Bomporto e Bastiglia, in provincia di Modena; • Evento del 25-26 settembre 1973: tracimazioni del Fiume Panaro e rottura arginale in destra e sinistra, che hannno interessato una superficie di circa 5.700 nei comuni di Modena, Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Castelfranco Emilia e San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena; • Evento del 10-14 novembre 1982 (Fiume Panaro): superficie allagata 2.300 ha che ha interessato i Comuni di Finale Emilia (MO) e Camposanto (MO). • Evento del 19 gennaio 2014: rotta del Fiume Secchia: superficie allagata di circa 9.200 ha che ha interessato i Comuni di Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice sul Panaro, San Prospero e Modena, in provincia di Modena.

Eventi alluvionali del Torrente Samoggia

• Evento 30 aprile-1 maggio 1956: l’alluvione ha interessato il Comune di San Giovanni in Persiceto (BO); • Evento del 4 novembre e del 4-5 dicembre 1966: superficie allagata 4.000 ha in Comune di San Giovanni in Persiceto. • Evento del 9 ottobre 1996: sormonti e sifonamenti erosivi tra le località di Forcelli e Lorenzatico, in Comune di San Giovanni in Persiceto.

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Eventi alluvionali interni al comprensorio consorziale

• Evento del 11-13 maggio 1996: allagamenti diffusi per una superficie di circa 180 ha nei comuni di Bondeno (FE), Carbonara Po, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, Quistello, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso e Sermide, in provincia di Mantova, Bomporto, Camposanto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Prospero in provincia di Modena, a fronte di tempi di ritorno pari a 40 anni.

Nell’ultimo trentennio, in particolare il comprensorio ha assistito alle rotte del Fiume Panaro (Novembre 1982), alla rotta del Torrente Samoggia (Ottobre 1996) ed alla rotta del Fiume Secchia (Gennaio 2014) con allagamenti che hanno comportato danni ingenti e diffusi sul territorio. Lo smaltimento di tali volumi d’acqua è stato assicurato con efficacia dai canali consortili e dagli impianti idrovori di scolo. Nella rotta del Fiume Secchia del 19 Gennaio 2014, il Canale Diversivo di Burana e l’impianto idrovoro di Santa Bianca hanno scaricato in Fiume Panaro complessivamente circa 17 milioni di metri cubi d’acqua provenienti dal Fiume Secchia, scongiurando ulteriori potenziali gravi danni che tale massa di acqua avrebbe potuto arrecare al territorio. Nel novembre dell’anno 1982, si verificò un evento analogo a quello occorso nel 2014 per effetto del sifonamento dell’argine sinistro del Fiume Panaro in località Ca’ Bianca. Il volume di acqua fuoriuscito pari a circa 40 milioni di metri cubi, venne completamente smaltito dalle infrastrutture di bonifica. Pertanto la superficie allagata di circa 2.300 ha ed i tempi di permanenza delle acque in campagna risultarono ridotti. Per quel che riguarda la rotta del Torrente Samoggia del 1996, i volumi d’acqua fuoriusciti - stimati in circa 25 milioni di metri cubi d’acqua - vennero intercettati dal Canale Collettore delle Acque Alte in prossimità dell’abitato di San Giovanni in Persiceto e furono successivamente veicolati nel Fiume Panaro, in parte a Finale Emilia - attraverso la Chiavica Foscaglia - ed in parte a Bondeno: le acque in eccesso raccolte dal Canale Collettore Acque Alte, attraverso il nodo idraulico Borga furono scaricate nel Emissario Acque Basse e di qui collettate nel Fiume Panaro tramite l’Impianto idrovoro Bondeno-Palata.

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Approvvigionamento risorsa idrica

La derivazione idrica consortile avviene mediante prelievo, regolato da concessioni rilasciate dalle Regioni, dai seguenti corsi d’acqua naturali: • Fiume Panaro: 6 punti di derivazione (2 a gravità e 4 con impianto di sollevamento) • Fiume Po: 4 punti di derivazione (1 a gravità e 3 con impianto di sollevamento) • Fiume Secchia: 3 punti di derivazione (1 a gravità e 2 con impianto di sollevamento) • Torrente Samoggia: 1 punto di derivazione (a gravità) Complessivamente delle derivazioni, di cui si riportano i relativi dati in Tabella 2, 5 avvengono a gravità, 9 mediante sollevamento meccanico. La derivazione idrica consortile viene generalmente effettuata a partire dal mese di marzo e solitamente si protrae fino ai mesi di settembre/ottobre. Essendo i Fiumi Panaro, Secchia ed il Torrente Samoggia corsi d’acqua a regime torrentizio risulta evidente la difficoltà ad effettuare prelievi di acqua nel periodo estivo. Relativamente alla derivazione dal Fiume Po, a causa del fenomeno di subsidenza con conseguente abbassamento dell’alveo fluviale, le difficoltà di prelievo sono state superate mediante la realizzazione di due Impianti Sussidiari, presso il Polo Pilastresi in località Stellata di Bondeno (FE), in grado di derivare la risorsa idrica anche a fronte di basse quote del Fiume Po (fino a quota 1,5 m s.l.m.). Anche presso l’Impianto Sabbioncello, ubicato in comune di Quingentole (MN), sono state eseguiti negli ultimi anni diversi lavori di adeguamento alle nuove quote delle tubazioni di aspirazione e mandata al fine di ottimizzare il prelievo idrico dal Fiume Po. Per quanto attiene la disponibilità idrica dei Fiumi che circondano o attraversano il comprensorio consortile, possiamo rilevare i seguenti valori delle portate medie mensili ed annue:

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FIUME/TORRENTE PUNTO PRELIEVO MODALITÀ DI PRELIEVO NOTE Derivazione a gravità Incile Fiume PANARO Vignola (MO) Portata totale concessa = 2,7 m³/sec Canale San Pietro Derivazione a gravità Fiume PANARO Vignola (MO) Portata totale concessa = 0,3 m³/sec Canale Diamante Savignano sul Panaro Derivazione a gravità Incile Fiume PANARO Portata totale concessa = 1,65 m³/sec (MO) Canal Torbido

Località Bagazzano di Derivazione con impianto Fiume PANARO Portata totale concessa = 0,2 m³/s Nonantola (MO) idrovoro Bagazzano

Località Campazzo di Derivazione con impianto Fiume PANARO Portata totale concessa = 0,2 m³/s Nonantola (MO) idrovoro Campazzo Località Casoni di Derivazione con impianto Portata totale concessa = 0,09 m³/sec Fiume PANARO Ravarino (MO) idrovoro Casoni Località Picozza- Derivazione con impianto Portata totale concessa = 0,06 m³/sec Fiume PANARO Madonna della Neve di idrovoro Picozza Ravarino (MO) Portata a favore del Consorzio della Traversa di Derivazione a gravità Bonifica Burana 2,079 m³/sec Fiume SECCHIA Castellarano/San Michele mediante Canale Maestro (Convenzione Traversa di dei Mucchietti o di Modena Castellarano) Località Froldo Terribile a Fiume SECCHIA Derivazione con impianto Sorbara di Bomporto Portata totale concessa = 0,25 m³/sec idrovoro Chiavica Secchia (MO) Località Canalazzo (Froldo Chiavica) di San Derivazione con impianto Fiume SECCHIA Portata totale concessa = 0,30 m³/sec Prospero sulla Secchia idrovoro Bozzala Secchia (MO) Località Sabbioncello in Derivazione con impianto Fiume PO Comune di Quingentole Portata totale concessa: 20 m³/sec idrovoro Sabbioncello (MN) Derivazione a gravità con Chiavica (Chiavica Località Moglia di Fiume PO in gestione al Consorzio di Portata totale concessa = 2,25 m³/sec Sermide (MN) Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po) Portata totale complessiva 47 m³/sec Derivazione con impianto di cui 3/47 a favore del Consorzio Località Stellata in idrovoro Pilastresi, Fiume PO della Bonifica Burana, la rimanente Comune di Bondeno (FE) Sussidiario 1 e 2 (Sistema quota di 44/47 a favore del Consorzio Pilastresi) di Bonifica Pianura di Ferrara Derivazione del Canale Emiliano Romagnolo, in Località Palantone in gestione all’omonimo Portata totale concessa = 1,3 m³/sec Fiume PO Comune di Bondeno (FE) Consorzio di II° grado, e

rilancio tramite Impianto di Cento nella Canaletta CER Torrente Località Finaletto di Derivazione a gravità con Portata totale concessa = 0,1 m³/sec SAMOGGIA Valsamoggia (BO) presa Scolo Finaletto Tabella 2 – Concessioni consorziali di derivazione dai Fiumi Panaro, Secchia, Po e Torrente Samoggia.

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Precipitazioni Portate medie mensili (m³/s) Portata Portate regionalizzate (m³/s) Corso d'acqua (mm) Sup. media CODICE (BM = bacino (Km²) annua 1991 19951 Media montano) Media Mese Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic (m³/s) - - 1951 annua Max Min 2001 1980 1980 012000000000F Secchia 2.189 33,59 25,91 26,44 42,79 22,07 16,14 3,66 2,45 10,29 32,88 43,30 37,47 24,7 897 1.010 24,3 47,1 1,91 28,3 012200000000A Panaro (BM) 702 17,13 13,35 13,48 19,31 11,41 9,29 3,50 2,24 8,65 22,38 26,57 18,71 13,8 1.069 1.398 14,5 25,9 1,57 20,5 012200000000D Panaro 1.788 22,61 18,48 16,98 27,04 15,88 11,05 2,15 1,41 8,35 24,26 29,73 25,32 16,9 828 1.022 16,7 33,1 1,17 22,0 061500000000DC Samoggia 372 3,60 2,61 1,77 2,75 2,03 2,10 0,34 0,23 0,66 2,14 4,64 4,62 2,3 796 879 2,6 5,8 0,14 3,0 Tabella 3 – Estratto tabella “Modelli afflussi deflussi sul reticolo idrografico naturale principale del territorio regionale” - Relazione Quadro Conoscitivo Maggio 2003 – ARPA Regione Emilia-Romagna. I dati della tabella sopra riportati evidenziano che nei mesi di luglio ed agosto, le portate dei Fiumi Secchia, Panaro e Torrente Samoggia raggiungono valori minimi annuali. In tali mesi risulta peraltro necessario sospendere o ridurre la derivazione consortile dai suddetti Fiumi al fine di salvaguardarne il Deflusso Minimo Vitale (DMV), ovvero il minimo quantitativo di risorsa idrica atta a garantire la sopravvivenza dell’ecosistema fluviale. Nel Fiume Panaro il DMV in corrispondenza della sezione di Marano sul Panaro (MO) è pari a 0,972 m3/s, mentre nella sezione localizzata all’immissione del Canale Naviglio è pari a 0,898 m3/s. I suddetti valori molto spesso nei mesi estivi vengono raggiunti o sono prossimi ad essi, pertanto le derivazioni consorziali dal Fiume Panaro devono procedere con prelievi assai ridotti od interrotte. Nel Fiume Secchia nella sezione in corrispondenza di Case Guidetti di Modena il DMV è pari a 1,195 m3/s; analogamente a quanto indicato per il Fiume Panaro, spesso le derivazioni consorziali sul Fiume Secchia devono essere drasticamente limitate nei mesi critici estivi. Allo scopo di ottimizzare la risorsa idrica, il Consorzio della Bonifica Burana ha messo in atto una politica di efficentamento dell’utilizzo di quest’ultima per fini irrigui, che spazia da nuove tecniche irrigue ad impianti pluvirrigui mediante l’utilizzo di strumenti di gestione di dati che consentono il risparmio dell’acqua.

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Subsidenza

Il territorio del Consorzio di Bonifica Burana è soggetto ad un fenomeno di subsidenza generale che interessa la Pianura Padana. Nelle province di Modena e Bologna, da studi effettuati dalla Regione Emilia-Romagna negli ultimi decenni tramite l’ARPA regionale ed il Dipartimento Ingegneria Strutture Trasporti Acqua Rilevamento Territorio dell’Università di Bologna, sono state evidenziate le fasi del progressivo abbassamento dei terreni in un periodo storico compreso tra gli anni ʼ70 ed oggi. Tra le cause naturali che portano all’evolversi di questo processo sono da annoverare sicuramente quelle dovute alla costipazione dei sedimenti ed alla tettonica, le quali però contribuiscono solamente per una piccola parte, circa 2 mm all’anno; per il resto il fenomeno è aggravato da cause antropiche che incidono in maniera molto più accentuata. Tra le varie cause antropiche che possono essere individuate all’origine di tale fenomeno, il prelievo di acqua dal sottosuolo appare attualmente quella predominante, determinando abbassamenti rilevanti dell’ordine di alcuni cm/anno, che in alcune aree hanno portato a picchi di oltre due metri negli ultimi 40 anni. In questa ottica, l’azione di ristoro della falda effettuata dal reticolo di canali consortili può essere un importante fattore di contrasto al fenomeno subsidente su tutta la pianura. Non deve comunque essere sottovalutata la subsidenza indotta dall’estrazione di idrocarburi in formazioni geologiche profonde. Le principali valutazioni di tale fenomeno sono state fatte in periodi diversi e con accuratezze differenti, in particolare le prime analisi dei dati condotte negli anni 1970-1999, eseguite con misurazione di capisaldi di livellazione ed alcuni punti della rete GPS allora esistente, hanno fornito un valore indicativo in quanto fortemente disomogenee sia per copertura spaziale che temporale; mentre le successive campagne di indagine eseguite tra il 2002 ed il 2006 e tra il 2006 ed il 2011, hanno dato un quadro più esauriente della situazione in quanto basate su valutazioni fatte con analisi interferometriche raffittite da punti GPS sul territorio. Il quadro definitivo delle analisi effettuate nei vari periodi ha permesso di valutare alcune situazioni e di definirne soprattutto l’evoluzione; in particolare nell’ambito del territorio consortile negli ultimi 15 anni si è notato che in provincia di Modena gran parte del territorio non ha presentato variazioni rispetto al recente passato, con valori registrati coerenti con il naturale abbassamento del terreno (0-2,5 mm/anno), ad eccezione della media pianura modenese tra Bomporto e Ravarino e della zona ad ovest della città di Modena a ridosso della via Emilia, in cui si sono evidenziati rispettivamente abbassamenti dell’ordine di 5-15 mm/anno e di 5 mm/anno. In provincia di Bologna, dove il problema persiste ed è il più rilevante di tutta la regione, nel periodo 2006-2011 si sono registrati valori medi di abbassamento attorno ai 15 mm/anno con una tendenza alla diminuzione degli abbassamenti nel 30% del territorio, contro un 60% di continuità ed un 7% di aumento del fenomeno, a differenza del periodo precedente (1999-2006) in cui il fenomeno è stato molto accentuato con sprofondamenti massimi nell’ordine dei 30-40 mm/anno, concentrati all’interno del comprensorio consortile tra aree di San Giovanni in Persiceto, San Matteo della Decima ed Anzola Emilia. In provincia di Ferrara si è registrata una diminuzione generale della subsidenza su gran parte del territorio, tale da essere considerata esente da

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana abbassamenti significativi o comunque rientranti nel range di un normale abbassamento naturale (0-2.5mm/anno).

Figura 14 – Carta della velocità di movimento verticale del suolo nel periodo più recente 2006-2011 (fonte ARPA).

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3. ATTIVITÀ DEL CONSORZIO

Il Consorzio della Bonifica Burana, mediante il proprio operato sul reticolo idraulico artificiale e le infrastrutture connesse che insistono su di esso, assicura la corretta gestione e distribuzione delle acque superficiali per la salvaguardia, la tutela e lo sviluppo del territorio. In pianura, le opere del Consorzio garantiscono il corretto deflusso delle acque meteoriche tramite la loro raccolta, allontanamento e smaltimento e provvedono inoltre alla difesa dalle acque provenienti dai territori situati più a monte. Anche a causa della sempre maggiore urbanizzazione del territorio e dei cambiamenti climatici in atto, tale attività risulta indispensabile per preservare da possibili allagamenti gli immobili (terreni e fabbricati) posti nel comprensorio di bonifica. Lo stesso sistema idraulico, in considerazione della propria natura promiscua, permette inoltre l’approvvigionamento e la distribuzione della risorsa idrica con finalità irrigue. In montagna, dove i corsi d’acqua “naturali” sono in gestione alle Regioni, il Consorzio svolge, in sinergia con altri Enti, compiti e funzioni che gli sono attribuiti dalle norme vigenti: sorveglianza del territorio, esecuzione e manutenzione di opere di bonifica montana, di sistemazione ambientale e difesa del suolo. Nello svolgimento dei compiti istituzionali citati, il Consorzio si trova ad interagire con soggetti pubblici ugualmente preposti al governo del territorio per i propri fini, nonché con soggetti privati ivi operanti. Tali interazioni hanno luogo per la pianificazione degli interventi sul territorio e coinvolgono il Consorzio negli aspetti idraulici di sua competenza. Ciò avviene sia in fase di programmazione circa lo sviluppo territoriale, e si esplica attraverso studi, pareri e prescrizioni rilasciate, sia nella successiva fase realizzativa da parte dei succitati soggetti terzi (pubblici e privati) e si esplica attraverso il previo rilascio di autorizzazioni, nulla osta, concessioni e successivo monitoraggio delle opere così realizzate. Quanto sopra risulta prioritario tra le attività consortili in considerazione del divario tra l’evoluzione del territorio da un lato, accompagnata da mutamenti meteorologici di maggiore intensità pluviometrica, e dall’altro l’impellente necessità di adeguare le infrastrutture di bonifica. A ciò si aggiunge sempre più spesso l’impossibilità ad intervenire su un tessuto urbano consolidato, all’interno del quale risulta difficoltoso ormai intervenire, nonché ai costi che tali interventi straordinari richiederebbero a fronte di fondi utilizzabili tuttavia deputati esclusivamente alla manutenzione ordinaria.

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Figura 15 – Carta generale del comprensorio consortile.

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PRINCIPALI OPERE CONSORTILI DI SCOLO E IRRIGAZIONE Lunghezze complessive dei canali (Km) 2 146 TIPOLOGIA NUMERO Impianti di scolo 7 Impianti irrigui 44 Impianti di scolo e irrigazione 1 TOTALE IMPIANTI 52 Chiaviche di scolo 21 Chiaviche irrigue 7 TOTALE CHIAVICHE 28 Sostegni di scolo 2 Sostegni irrigui 46 TOTALE SOSTEGNI 48 Prese d’acqua 3 Prese d'acqua irrigue 16 TOTALE PRESE D'ACQUA 19 Botti per lo scolo 15 Botti per l'irrigazione 2 TOTALE BOTTI 17 Sifoni per lo scolo 13 Sifoni per l'irrigazione 2 TOTALE SIFONI 15 Scolmatori di scolo 28 Paratoie di scolo 7 Porte vinciane 4 Partitore per l'irrigazione 1 Ponte canale per l'irrigazione 9 Casse espansione 1

Tabella 4 – Principali opere consortili di scolo ed irrigazione.

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3.1. BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA

La parte di pianura ricadente all’interno del comprensorio presenta un andamento altimetrico via via più depresso da quote superiori a quote inferiori, secondo la direttrice sud-ovest e nord-est. A tal proposito, il reticolo idraulico che segue la naturale pendenza attraversa terreni posti a differenti quote altimetriche. Al fine di evitare che le acque si raccogliessero naturalmente nella parte maggiormente depressa del territorio, venne attuato dai pionieri della bonifica nel XIX secolo, il principio della separazione tra le acque provenienti dai terreni “alti” e le acque provenienti dai terreni posti a quote inferiori. Il territorio consortile di pianura, naturalmente ripartito in due grandi comprensori posti rispettivamente in destra ed in sinistra idraulica del Fiume Panaro, è stato pertanto regolamentato con sistemi di scolo delle Acque Alte e delle Acque Basse facenti capo ai relativi canali collettori principali. I sistemi di scolo di pianura ricompresi nell’attuale comprensorio consortile sono così suddivisi: le Acque Alte di Bassa Pianura Sinistra Panaro; le Acque Basse di Bassa Pianura Sinistra Panaro; le Acque Alte di Bassa Pianura Sinistra Samoggia (all’interno delle quali ricadono anche i territori dei comuni di Nonantola e Ravarino – Acque Basse Destra Panaro); le Acque Basse di Bassa Pianura Sinistra Samoggia; l’Area di Alta Pianura a sud di Modena. Si descrivono di seguito i sistemi idraulici di scolo del comprensorio consortile:

Impianti Superficie Lunghezza Area Bacini di scolo idrovori Manufatti principali (ha) canali (km) di scolo ACQUE ALTE 19 300 350 2 2 sostegni CANALE DIVERSIVO DI BURANA 2 sostegni ACQUE BASSE 16 chiaviche

PANARO 54 200 978 5 SINISTRA CANALE COLLETTORE DI BURANA 14 botti sifone

BASSA PIANURA BASSA 3 prese acqua (per motivi di scolo) 7 paratoie ACQUE ALTE 1 chiavica 28 400 555 - CANALE COLLETTORE ACQUE ALTE 1 sifone 6 scolmatori ACQUE ALTE 3 050 13 -- DIVERSIVO MUZZA ACQUE ALTE 280 2 - 2 chiaviche

BASSA PIANURA BASSA FOSSO CALORI - BOTTAZZO

SINISTRA SAMOGGIA ACQUE BASSE 1 porta vinciana 15 800 180 1 CANALE EMISSARIO ACQUE BASSE 1 chiavica 3 ponti canale

15 scaricatori di piena CANALE SAN PIETRO 2 890 40 -

PANARO PANARO CANALE DIAMANTE SINISTRA 8 sifoni

1 partitore CANALE DI CORLO CANALE DI FORMIGINE 920 28 - 4 sifoni DESTRA SECCHIA CANALE DI MARZAGLIA 4 scaricatori di piena ALTA PIANURA MODENA SUD MODENA PIANURA ALTA 1 ponte canale Tabella 5 – Sistemi idraulici di scolo del comprensorio consortile. 78

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SISTEMA IDRAULICO DI SCOLO IN SINISTRA PANARO

IL SISTEMA IDRAULICO DELLE ACQUE ALTE IN SINISTRA PANARO Con circa 350 km di canali, che hanno come recapito il Canale Diversivo di Burana, questo sistema gestisce circa 19.300 ha di territorio di alta pianura a nord di Modena, per una densità di rete pari a circa 1,8 km/km². I comuni interessati sono: San Prospero, Cavezzo, Medolla, Bastiglia, Bomporto, San Possidonio, Mirandola, San Felice sul Panaro, Camposanto e Finale Emilia, in provincia di Modena. Il Canale Diversivo di Burana, che da San Possidonio si dirige verso est e percorre nel tratto finale del proprio corso l’ex ramo del Fiume Panaro detto “della Lunga”, delinea il limite nord del Bacino delle Acque Alte in sinistra Panaro; raccoglie le acque di due corsi d'acqua suoi affluenti in destra idraulica, corrispondenti ad altrettanti sottobacini di scolo: Cavo Vallicella, Diversivo di Cavezzo, Dugale Smirra, Dugale Delfini, Cavo Canalino e Dugale dell’Oca. Attraverso il Canale Diversivo di Burana, le acque meteoriche di questo territorio a quota media 20 m s.l.m., recapitano nel Fiume Panaro a quota 10 m s.l.m. mediante l’Impianto Santa Bianca di Bondeno (FE). Originariamente lo scolo del Diversivo di Burana nel Fiume Panaro avveniva per gravità attraverso la Chiavica dei Leoni; il succedersi di piene interne al Bacino di pianura, in concomitanza con le piene esterne del Fiume Panaro, resero necessario, nel 1928, la costruzione dell’Impianto Idrovoro Santa Bianca, che permette di smaltire fino a 29 m³/s.

Impianto Idrovoro di scolo Santa Bianca (località Santa Bianca – Comune di Bondeno – FE) Le acque provenienti dal Bacino delle Acque Alte giungono, attraverso il Canale Diversivo di Burana, all'impianto Santa Bianca e da qui vengono riversate nel Fiume Panaro per gravità o per sollevamento meccanico - fino ad una portata massima di 29 m3/s - a seconda dei dislivelli idrometrici. Tale impianto, costruito nel 1928, era provvisto di 4 gruppi idrovori per lo scolo a sollevamento meccanico funzionanti grazie all’installazione di quattro motori diesel. Il manufatto idraulico venne collegato alla più antica chiavica preesistente con recapito a caduta naturale in Panaro. Nel 1984 è stato attuato il primo ammodernamento dei macchinari con la sostituzione di due propulsori diesel con due motori elettrici. Nel 1991 vennero sostituiti anche gli altri due motori diesel e venne installato un gruppo elettrogeno di soccorso a copertura del 50% della potenzialità elettrica. L’impianto Santa Bianca entra in funzione quando il livello idrico del Fiume Panaro, in occasione di precipitazioni intense anche sul territorio montano ovvero per “risalita” delle acque di piena del Fiume Po, non consente lo scolo a gravità. A piena esaurita del Fiume, con il ripristino delle condizioni di scolo per gravità, le paratoie dell’impianto vengono alzate per consentire nuovamente il deflusso delle acque del Canale Diversivo di Burana nel Fiume Panaro. Le stesse paratoie consentono, nel periodo primaverile-estivo, di interrompere il deflusso in Panaro e di utilizzare il Canale Diversivo di Burana ed i suoi affluenti, come riserve d’acqua per l’agricoltura e l’ambiente.

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A seguito degli eventi sismici del Maggio 2012, l’Impianto Santa Bianca ha riportato rilevanti e diffuse lesioni che però non ne hanno compromesso la funzionalità grazie agli interventi messi in atto dal Consorzio per il ripristino dei danni subiti. L’impianto idrovoro di Santa Bianca è uno dei principali impianti di scolo del comprensorio, ed insieme al Canale Diversivo di Burana ha avuto un ruolo fondamentale nel far defluire nel Fiume Panaro le acque provenienti dalle rotte del Fiume Secchia nell’Aprile del 1960 e nel Gennaio 2014.

Tipologia Impianto idrovoro con funzione di scolo Portata max di scolo 29 m3/s Caratteristiche pompe 4 gruppi ad asse orizzontale Caratteristiche motori 4 elettrici Potenza nominale totale 1.766 kW Riserva termica da gruppo elettrogeno 660 kW Prevalenza 4,5 m Bacino di scolo 19.300 ha del Bacino Acque Alte di Bassa Pianura Caratteristiche di funzionamento per scolo a gravità o per sollevamento dal Canale Diversivo di scolo Burana al Fiume Panaro

Contestualmento alla progettazione dell’impianto Santa Bianca, per superare le problematiche di un’area di circa 1700 ha a giacitura particolarmente depressa - compresa fra il Cavo Vallicella ed il Fiume Panaro nei comuni di San Felice sul Panaro e Camposanto - fu assicurato un ulteriore sollevamento meccanico di 3,80 m3/s, mediante la costruzione dell’Impianto Idrovoro Dogaro che solleva le acque del sottobacino omonimo, scaricandole nel Cavo Vallicella.

SISTEMA IDRAULICO DELLE ACQUE BASSE IN SINISTRA PANARO

Con circa 978 km di canali, che hanno come recapito il Canale Collettore di Burana, questo sistema gestisce circa 54.200 ha di territorio di bassa pianura modenese, mantovana e ferrarese, per una densità di rete pari a circa 1,8 km/km². I comuni interessati sono: Mirandola, San Possidonio, Concordia sul Secchia, Camposanto, Finale Emilia, San Felice sul Panaro (ricadenti in provincia di Modena), Borgofranco Po, Carbonara Po, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, Quistello, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso, Sermide (ricadenti in provincia di Mantova) e Bondeno (FE). Il Canale Collettore di Burana inizia il suo percorso al confine fra la Lombardia e l’Emilia-Romagna, in corrispondenza delle Chiaviche Mantovane in loc. Confine di Pilastri (FE) e raccoglie le acque di corsi d'acqua suoi affluenti, corrispondenti ad altrettanti bacini di scolo: Canale di Quarantoli, Cavo Rusco I, Canale di Sermide, Canale delle Pilastresi, Cavo Poretto, Cavo Dogaro Uguzzone e Cavo Cavalletta. Le acque raccolte dal Canale Collettore di Burana, avente una capacità di circa 90 m³/s, scorrono verso sud est per circa 14,5 km in territorio bondenese, sottopassando il Fiume Panaro attraverso la Botte Napoleonica, che consente il transito di una portata massima di 40 m3/s. Tali acque si immettono nel Mare Adriatico dopo circa 85 km, scorrendo per caduta naturale attraverso dapprima il Canale Emissario di Burana e successivamente il Fiume Po di Volano. 80

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Botte Napoleonica (Comune Bondeno - FE) La costruzione di una "Botte" sotto il Fiume Panaro per bonificare l'agro di Burana, nel Comune di Bondeno, fu concepita nel XVII secolo con lo scopo di convogliare le acque sotto il Fiume Panaro per raggiungere direttamente il Mare Adriatico. Il progetto fu affrontato con determinazione dal Governo Napoleonico del Regno d'Italia, solo nel 1800, ma la caduta di Napoleone nel 1815, e la conseguente Restaurazione dei precedenti Stati, fermarono l'esecuzione delle opere complementari quali lo scavo dei canali Collettore ed Emissario e pertanto il manufatto rimase inutilizzato. Solo dopo l'Unità d'Italia, con l’istituzione del Consorzio Interprovinciale per la Bonifica di Burana (1892), furono compiute le varie canalizzazioni di raccolta delle acque del Bacino buranese. Infine, con la deviazione sulla Botte di un breve tratto del Fiume Panaro, l'opera venne ufficialmente inaugurata il 25 Febbraio 1899. La Botte è costituita da due canne, o gallerie a sifone, lunghe 99 m con pendenza dello 0,35 %, fondo e calotta arcuati e spalle verticali alte 2,85 m e larghe 4,20 m, per una sezione di 9,60 m². Nel 1988 il Consorzio ha curato il restauro dell’infrastruttura idraulica che ha portato le dimensioni delle canne rispettivamente a 2,20 m di altezza e 3,60 m di larghezza. I due “caselli” posti a monte e a valle, ospitano le paratoie che controllano il flusso delle acque del Canale Collettore di Burana in entrata e del Canale Emissario di Burana in uscita. A seguito del sisma del Maggio 2012, la Botte ha riportato varie lesioni che però non ne hanno compromesso la funzionalità. Con l’attivazione nel 1949 dell'Impianto Pilastresi, si ottenne il raddoppio della capacità scolante del Bacino delle Acque Basse (54.200 ha). Allo scolo naturale dei 40 m3/s della Botte Napoleonica, vennero sommati pertanto altri 40 m3/s, che possono essere riversati nel Fiume Po in località Stellata di Bondeno.

Impianto Idrovoro di scolo e derivazione idrica Pilastresi (Località Stellata - Comune Bondeno - FE) L'impianto idrovoro Pilastresi è ubicato in località Stellata di Bondeno sul Fiume Po. Tale impianto fu inizialmente concepito per lo scolo delle acque del Bacino delle Acque Basse (54.200 ha) per una portata pari a circa di 40 m3/s, al fine di raddoppiare la capacità di scolo del Bacino stesso. Successivamente il progetto fu rivisto per consentire anche la derivazione dal Fiume Po per servire, sia una porzione del territorio di Burana, sia un ampio comprensorio ferrarese, a valle della Botte Napoleonica, nonchè per consentire la navigazione lungo l’asta del Fiume Po di Volano. L'Impianto Pilastresi, costruito tra gli anni 1928-37, venne attivato solo nel 1949 a causa degli eventi bellici e dei lavori necessari per rimediarne ai danni. All'epoca, per la duplicità delle funzioni di scolo e derivazione, venne definito il più importante impianto d'Europa. L’impianto è dotato di quattro gruppi di pompe, ognuno azionato da due differenti motori che sollevano l’acqua dal Canale delle Pilastresi al Fiume Po e viceversa, qualunque sia il loro livello idrometrico, attraverso un sistema sottostante l’impianto, costituito da canalizzazioni e paratoie. Questa stessa operazione può essere eseguita a gravità. L’impianto entra in funzione quando il livello idrico del Fiume Po è tale da non consentire lo scolo a gravità.

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A protezione delle piene del Fiume Po venne costruita la Controchiavica Pilastresi: il tratto di canale compreso tra il Fiume Po e la controchiavica è denominato mandracchio; tra la controchiavica e l’impianto è posto un bacino di carico che consente il bilanciamento della pressione esercitata dal Fiume Po a protezione dell’impianto stesso. Analogamente l’intero tratto del Canale delle Pilastresi può essere invasato per controbilanciare la sopraccitata spinta tramite la chiusura della Chiavica Follo, che ne consente il raccordo con il Canale Collettore di Burana. L’impianto principale è stato danneggiato dagli eventi sismici del Maggio 2012. Il Consorzio si è adoperato con opere provvisionali per non limitarne la funzionalità.

Tipologia Impianto idrovoro a funzione mista: scolo/derivazione Portata max di scolo 40 m3/s Portata max per derivazione 47 m3/s Caratteristiche pompe 4 gruppi composti ognuno da 2 pompe accoppiate ad asse orizzontale Caratteristiche motori per scolo 4 elettrici sincroni fino a prevalenze di 2,5 m – 2 elettrici asincroni e 2 diesel per prevalenze superiori Caratteristiche motori per derivazione 4 elettrici sincroni Potenza nominale totale 7.400 kW Riserva termica da gruppo elettrogeno 2.600 kW Prevalenza per scolo 10,6 m Prevalenza per derivazione 2,6 m Bacino di scolo 54.200 ha del Bacino Acque Basse ricadenti nelle province di Modena, Mantova e Ferrara Bacino di irrigazione 150.000 ha nella parte ferrarese extra-comprensoriale; 4.200 ha nel comprensorio consortile Caratteristiche di funzionamento per scolo a gravità o per sollevamento dal Canale delle Pilastresi scolo al Fiume Po Caratteristiche di funzionamento per derivazione a gravità o per sollevamento dal Fiume Po al derivazione Canale delle Pilastresi

Per risolvere le criticità riguardanti aree particolarmente depresse poste in sinistra ed in destra idraulica del Canale Collettore di Burana, sono stati realizzati due ulteriori sollevamenti: Impianto Cipollette in sinistra per circa 5.800 ha e Impianto Moretta in destra per circa 300 ha.

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Figura 16 – Area Bassa Pianura Sinistra Panaro.

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SISTEMA IDRAULICO DI SCOLO IN SINISTRA SAMOGGIA

IL SISTEMA IDRAULICO DELLE ACQUE ALTE IN SINISTRA SAMOGGIA

Con circa 570 km di canali, che hanno come recapito il Canale Collettore Acque Alte, questo sistema gestisce circa 28.400 ha di territorio di alta pianura bolognese e modenese, per una densità di rete pari a circa 2 km/km². I comuni interessati sono: Castelfranco Emilia, San Cesario sul Panaro, Savignano sul Panaro, Finale Emilia, Nonantola, Ravarino, in provincia di Modena; San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese e Crevalcore, in provincia di Bologna. All’interno di tale territorio ricadono in parte anche i comuni di Valsamoggia ed Anzola dell’Emilia (BO). Realizzato a partire dal 1487, il Canale Collettore delle Acque Alte è una delle principali arterie fra i canali fluenti nella pianura bolognese e modenese; caratterizza l’assetto di questo territorio che raggiunse l’equilibrio idraulico nel 1925, con la conclusione delle grandi opere tese a separare le acque dei terreni alti dalle acque dei terreni bassi. L’attuale sviluppo del Canale Collettore delle Acque Alte, che ha origine in località Lorenzatico in comune di San Giovanni in Persiceto, deriva dalla costruzione ex novo del primo segmento (direzione est-ovest) e, per l’ulteriore e più lungo tratto (direzione sud-nord), dalla sistemazione della Fossa Signora e del Cavamento Foscaglia di antica origine; la rete capillare dei “canali alti” affluenti nel Canale Collettore delle Acque Alte, risulta in gran parte dalla sistemazione di canali esistenti e realizzati nel corso dei secoli precedenti. Il Canale Collettore delle Acque Alte raccoglie le acque dei seguenti vettori idrici, corrispondenti ad altrettanti bacini di scolo: Mascellaro, Romita Superiore, San Giovanni, Grassello, Cavamento- Amola Superiore, Allacciante Bergnana-Piolino, Allacciante Gallego-Fiumazzo, Zena e Rangona. Tale Collettore allontana dal territorio di competenza a quota media 32 m s.l.m., le acque meteoriche riversandole, dopo 27 km a quota 12 m s.l.m., nel Fiume Panaro attraverso la Chiavica Foscaglia nel comune di Finale Emilia (MO). In destra ed in sinistra idraulica di tale Collettore, sono presenti i due Canali Collettori delle Acque Basse che raccolgono le acque di scolo dei territori più depressi situati fra il Torrente Samoggia ed il Fiume Panaro. Questi Collettori, in corrispondenza del Nodo Idraulico “Borga” in comune di Crevalcore, si uniscono per originare il Canale Emissario delle Acque Basse che defluisce nel Fiume Panaro attraverso lo Stabilimento Idrovoro Bondeno Palata, in comune di Bondeno(FE). Nel caso in cui si verifichino in concomitanza una piena interna del Canale Collettore Acque Alte ed una piena esterna del Fiume Panaro, attraverso un manufatto scaricatore presso il Nodo idraulico "Borga" , parte della portata di piena del Canale Collettore delle Acque Alte viene deviata nel Canale Emissario delle Acqua Basse per essere sollevata meccanicamente all’interno del Fiume Panaro attraverso l'Impianto Idrovoro Bondeno - Palata.

Chiavica Foscaglia (Comune di Finale Emilia – Mo) Costruita ed attivata nel 1926, la Chiavica Foscaglia consente lo scolo delle acque provenienti dai “terreni alti” raccolte dal Canale Collettore delle Acque Alte nel Fiume Panaro mediante tre canne di deflusso a gravità in cemento armato, intercettate da tre paratoie e tre porte vinciane. Tali

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana organi idraulici consentono lo scarico a gravità delle acque nel Fiume Panaro ed impediscono l’ingresso delle acque del Fiume in piena all’interno del vettore consortile.

Canale di San Giovanni – Cassa di Espansione del Canale di San Giovanni (località Manzolino, Comune di Castelfranco Emilia - Mo) Il Canale di San Giovanni, importante vettore idrico che nasce in comune di Castelfranco Emilia (MO) raccogliendo acque e risorgive, attraversa il comune di San Giovanni in Persiceto (BO) e con il nome di Canale di Cento immette le proprie acque all’interno del Po di Volano alle porte della città di Ferrara. Successivamente venute meno le sue funzioni di veicolatore di risorsa idrica per l’azionamento di mulini e per uso irriguo, il Canale di San Giovanni ha assunto e conserva tutt’ora prevalentemente funzione di “canale di scolo”. Per quel che riguarda l’odierna funzionalità idraulica, il Canale di San Giovanni è stato attribuito al Bacino delle Acque Alte in Sinistra Samoggia, poiché la maggior parte della sua portata può essere deviata all’interno del Canale Collettore delle Acque Alte tramite uno scolmatore, costruito negli anni ‘80, in località Accatà in comune di San Giovanni in Persiceto. Precedentemente, a causa dell’aumento della portata di scolo del canale stesso, era stata realizzata nel 1967 una cassa di espansione in località Manzolino in comune di Castelfranco Emilia, allo scopo di laminarne le piene. La cassa di espansione è divisa da due argini interni che delimitano tre vasche, poste in successione dal punto di immissione dell'acqua, angolo sud-ovest, al punto di uscita collocato sull'argine nord. L'ingresso, l'uscita e la regolazione dei livelli idrici sono garantiti da importanti manufatti, da un sistema di telecontrollo ed automazione. La cassa di espansione ha un’estensione di circa 35 ettari ed una capacità di invaso di 800.000 m³ di acqua.

Condotto Muzza, Cavo Bottazzo e Cavo Calori Fanno parte del sistema idraulico delle Acque Alte in Sinistra Samoggia anche i bacini minori del Condotto Muzza, del Cavo Bottazzo e del Cavo Calori che si immettono autonomamente nel Fiume Panaro; il primo direttamente, subito a valle delle casse di espansione sul Fiume Panaro in località Sant’Anna in comune di San Cesario sul Panaro, il secondo ed il terzo tramite le omonime Chiaviche poste in comune di Castelfranco Emilia. Nel Condotto Muzza vengono recapitate le acque di un bacino di circa 3.000 ha ricadenti nei comuni di Savignano sul Panaro, Valsamoggia, San Cesario sul Panaro e Castelfranco Emilia. Il Cavo Bottazzo convoglia in Panaro le acque di un piccolo bacino agricolo della superficie di circa 94 ha, situato in frazione di Gaggio in Piano nel comune di Castelfranco Emilia, mediante una chiavica di sbocco dotata di doppio organo di intercettazione; in caso di piena del Fiume, viene precluso lo scarico a gravità e le acque scorrono verso nord e confluiscono nel contiguo bacino del Cavo Calori.

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Il Cavo Calori scola le acque di una zona in prevalenza agricola, della superficie di circa 182 ha, posta in frazione di Gaggio in Piano in comune di Castelfranco Emilia e le recapita nel Fiume Panaro mediante l’omonima chiavica di sbocco sottopassante l’argine destro del Fiume.

IL SISTEMA IDRAULICO DELLE ACQUE BASSE IN SINISTRA SAMOGGIA

Con oltre 180 km di canali, che hanno come recapito il Canale Emissario delle Acque Basse, questo sistema gestisce circa 15.800 ha di territorio di bassa pianura bolognese, nei comuni di Crevalcore, San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese, per una densità di rete pari a circa 1,14 km/km². Il territorio interessato è suddiviso in due sottobacini dal tratto pensile del Canale Collettore delle Acque Alte, a cui fa capo il Canale Collettore delle Acque Basse in sinistra ed il Canale Collettore delle Acque Basse in destra. Tali collettori in corrispondenza del nodo idraulico “Borga”, si uniscono dando origine al Canale Emissario delle Acque Basse. I Collettori e l’Emissario, realizzati nel contesto delle grandi bonifiche dell’inizio del XX secolo, seguono la direzione di scolo sud ovest – nord est. L’Emissario, ricevente finale del sistema delle Acque Basse, preserva dagli allagamenti un vasto territorio a quota media 17 m s.l.m., ne allontana le acque in eccesso e, dopo un percorso di 21 km (di cui circa 11 km fuori dal comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana), si immette nel Fiume Panaro a quota 8 m s.l.m., attraverso lo Stabilimento Idrovoro Bondeno – Palata, in comune di Bondeno (FE).

Stabilimento idrovoro di scolo Bondeno - Palata (località Santa Bianca – Comune di Bondeno – FE) Costruito intorno al 1925 con lo scopo di immettere nel Fiume Panaro le acque del Canale Emissario delle Acque Basse, provenienti dai terreni depressi compresi fra il Fiume Panaro ed il Torrente Samoggia, l’Impianto Idrovoro Bondeno - Palata fu il compimento di un lungo processo, avviato fin dal 1899 quando il Parlamento iscrisse la bonifica di Crevalcore tra le opere di prima categoria, finanziate per la loro esecuzione. È dotato di sei gruppi idrovori con portata di 7,5 m3/s ciascuno, per complessivi 45 m3/s, che permettono di sollevare le acque raccolte dal Canale Emissario delle Acque Basse quando il livello idrico del Fiume Panaro in concomitanza di una piena esterna, non ne consente l´immissione a gravità. Alla confluenza nel Fiume Panaro è presente una chiavica di sbocco dotata di tre paratoie e tre porte vinciane che difendono il territorio dall’eventuale risalita di acqua dal Fiume Panaro.

A seguito degli eventi sismici del 2012, lo Stabilimento ha riportato rilevanti e diffuse lesioni che però non ne hanno compromesso la funzionalità grazie agli interventi provvisionali messi in atto dal Consorzio.

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Tipologia Impianto idrovoro con funzione di scolo Portata max di scolo 45 m3/s Caratteristiche pompe 6 gruppi composti ognuno da 2 pompe accoppiate ad asse orizzontale Caratteristiche motori 8 elettrici (di cui 2 di riserva) Potenza nominale totale 1.800 kW Prevalenza 4,0 m Bacino di scolo 15.800 ha del Bacino Acque Basse ricadenti nel bolognese Caratteristiche di funzionamento per scolo a gravità o per sollevamento dal Canale Emissario delle scolo Acque Basse al Fiume Panaro

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Figura 17 – Area Bassa Pianura Sinistra Samoggia.

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IL SISTEMA IDRAULICO DI SCOLO DELL’ALTA PIANURA A SUD DI MODENA

Nella zona di Alta Pianura a sud della via Emilia, compresa fra il Fiume Secchia, il Fiume Panaro e la fascia pedecollinare, parte della rete dei canali artificiali che da circa dieci secoli segnano il territorio è oggi gestita dal Consorzio della Bonifica Burana. Su un’area complessiva di circa 30.661 ha ricadenti nei comuni di Modena, Formigine, Castelnuovo Rangone, Spilamberto e Vignola, il Consorzio ha in gestione lo scolo di un territorio di circa 3.807 ha, attraverso circa 80 km di canali, per una densità di rete pari a circa 2,1 km/ km². In attuazione della Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 42/84 e successive modifiche, in seguito alla stipula di una convenzione con l’allora Consorzio della Bonifica Burana – Leo – Scoltenna – Panaro, nel 1996 è avvenuto il passaggio di competenze nella gestione idraulica dei canali tra il Comune di Modena ed il Consorzio della Bonifica Burana, succeduto nel 2009 al sopraccitato Consorzio a seguito della L.R. n. 5/2009. Questo sistema idraulico venne originariamente realizzato per derivare acqua in modo “controllato”, cioè a portata continua e costante, dai Fiumi Secchia e Panaro, per le esigenze del territorio di Modena. L’acqua derivata veniva impiegata come forza motrice per opifici quali mulini, segherie, cartiere, ecc.; per fini commerciali, trasporto di merci via acqua così da garantire la navigabilità annuale nel Canale Naviglio per la via d’acqua commerciale tra Modena-Ferrara- Venezia; per necessità igieniche e alimentari della popolazione, lavatoi, pescherie, ecc., nonché per l’irrigazione delle colture agricole. A partire dagli inizi del secolo scorso si è verificata una radicale trasformazione delle attività antropiche in vaste zone del territorio modenese; ciò è avvenuto in seguito al rapido passaggio da attività secolari tradizionalmente agricole a quelle industriali, artigianali e di servizio. Tra gli effetti di questa rapida trasformazione, che ha interessato in modo più evidente gran parte del territorio a Sud di Modena, vi è l’incremento delle zone urbanizzate con la creazione di vaste superfici impermeabilizzate, la conseguente riduzione delle superfici agricole e quindi anche la perdita di ampie superfici che possono svolgere naturalmente funzioni drenanti. Attualmente la rete idraulica gestita dal Consorzio della Bonifica Burana svolge anche funzioni di scolo - strettamente connesse al sistema delle pubbliche fognature - e di difesa idraulica oltre che irrigue, ed è costituita dai seguenti corsi d’acqua: il Canale San Pietro, il Canale Diamante, il Canale di Modena, il Canale di Corlo ed il Canale di Marzaglia. Tali canali, gestiti dal Consorzio, sono caratterizzati da elevate pendenze e sono i ricettori di acque pluviali provenienti da importanti centri urbani, che si sviluppano a sud della città di Modena.

Canale San Pietro Costruito in epoca medievale, ha origine in sinistra del Fiume Panaro, ai piedi della “Rocca” di Vignola. Il suo percorso attraversa il territorio delle “Basse inferiori” a Vignola, tocca i centri di Spilamberto, San Vito, Vaciglio e Modena dove termina alla confluenza con il Canale Naviglio in prossimità del Palazzo Ducale di Modena, sviluppandosi per un tratto di circa 23 km. Le principali opere idrauliche che ne caratterizzano il corso sono i sifoni “a botte” che consentono di sottopassare i torrenti naturali che il canale intercetta nel suo percorso da Vignola verso 89

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Modena. Tra i sifoni “a botte” più importanti si segnalano quelli del Torrente Rio Secco, della Fossetta Càmatta e del Torrente Guerro, in comune di Spilamberto; quelli dei Torrenti Tiepido, Grizzaga e Gherbella in comune di Modena. In comune di Castelnuovo Rangone il Canale San Pietro sovrappassa con un ponte canale il Torrente Nizzola. La sicurezza e la difesa idraulica vengono assicurate dalla gestione degli scolmatori di piena realizzati in corrispondenza delle intersezioni idrauliche con i vari torrenti naturali e dagli scaricatori di piena realizzati in località Brodano (Vignola) e in località San Pellegrino (Spilamberto). Il Canale San Pietro raccoglie ed allontana le acque meteoriche che provengono in massima parte dai sistemi fognari di numerose aree urbane, residenziali e produttive, presenti nei territori comunali di Vignola, Spilamberto, Castelnuovo Rangone e della zona periurbana di Modena.

Canale Diamante Costruito in epoca medievale, il Canale Diamante ha inizio dal Fiume Panaro in comune di Vignola, e lo costeggia fino a Spilamberto; fiancheggia la S.P. 623 del Passo Brasa attraversa il territorio di Spilamberto, San Donnino - San Damaso e Collegarola. Confluisce nella città di Modena nel Canale Naviglio, dopo un percorso di oltre 22 km. I principali manufatti idraulici sono due sifoni “a botte” sottopassanti i torrenti che interseca, Torrenti Rio Secco e Tiepido, ed i relativi scaricatori di piena; due ponti-canale, Torrenti Guerro e Nizzola. La sicurezza e la difesa idraulica vengono assicurate dalla gestione degli scaricatori di piena realizzati in corrispondenza delle intersezioni idrauliche con i vari torrenti naturali. A partire dalla fine del secolo scorso svolge nel tratto tombinato che attraversa il centro urbano di Spilamberto anche le funzioni di collettore fognario. Raccoglie e allontana le acque di scolo provenienti da zone residenziali e produttive di parte dei territori comunali di Spilamberto e Modena.

Canale Maestro o di Modena Fu costruito nel X secolo per azionare 11 opifici e per alimentare fosse a scopo di difesa militare presso Sassuolo. Oggi si origina in destra idraulica del Fiume Secchia, in corrispondenza della Traversa di Castellarano (RE) - San Michele dei Mucchietti (Sassuolo, MO). Dopo aver attraversato il territorio di Sassuolo fino al Torrente Fossa di Spezzano, per circa 10 km, si divide – tramite il manufatto partitore, in due rami originando i canali di Corlo e Formigine. Nel breve tratto che attraversa il comprensorio consortile sono presenti opere di rilevante importanza idraulica: in corrispondenza del Torrente Fossa di Spezzano, sono presenti gli scaricatori di piena per lo scolo delle acque dell’area urbana e produttiva di Sassuolo; il sifone “a botte” che consente l’approvvigionamento idrico dei territori dei Comuni di Formigine, Modena e parte di Castelnuovo Rangone. La sicurezza e la difesa idraulica vengono assicurate dalla gestione degli scaricatori di piena realizzati in corrispondenza delle intersezioni idrauliche con il Torrente Fossa di Spezzano.

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Canale di Corlo Il Canale di Corlo si origina alla biforcazione del Canale di Modena in corrispondenza del partitore di via Rodello a Formigine, con un percorso di circa 14 km, fiancheggia la via Radici fino a Casinalbo, poi in direzione nord raggiunge Baggiovara e quindi lungo la via Formigina alla periferia sud-ovest della città di Modena confluisce nella rete fognaria urbana afferente al bacino del Canale Naviglio. La sicurezza e la difesa idraulica vengono assicurate dalla gestione dallo scaricatore di piena realizzato in corrispondenza del Diversivo Martiniana.

Canale di Formigine Il Canale di Formigine, che si origina alla biforcazione del Canale Maestro, si sviluppa per un percorso di circa 14 km deviando il suo corso verso est in direzione del centro abitato di Formigine. Dopo aver attraversato il territorio urbano, mantenendosi a lato della via Giardini in direzione nord, passa per Casinalbo e prosegue verso Modena; in prossimità dell’autostrada devia verso la frazione di Saliceta San Giuliano e poco più a nord si immette nel Cavo Cerca (Bacino Canale Naviglio). La sicurezza e la difesa idraulica vengono assicurate dalla gestione dallo scaricatore di piena realizzato in corrispondenza del Torrente Cerca e del Diversivo Martiniana.

Canale di Marzaglia Il Canale di Marzaglia, risalente al XII secolo, ha origine dal Fiume Secchia in località Magreta all’altezza dell’attuale Oasi naturalistica del Colombarone, da qui segue la via Marzaglia – Sassuolo fino alla località Marzaglia dove attraversa l’abitato e prosegue poi a lato della via Emilia in direzione della città di Modena, per immettersi nel Canale di Freto, dopo un percorso di circa 9 km.

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Figura 18 – Area Alta Pianura Modena Sud. 92

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Gestione delle emergenze di piena

L’esperienza del personale consorziale nella gestione delle piene interne, esterne o concomitanti, unitamente a procedure tecnico-operative ormai consolidate nel tempo, consentono di affrontare con efficacia le situazioni di criticità idraulica che si vengono a creare nel comprensorio. Le piene quali quelle interne del Maggio 1996 e del Febbraio 2015, le numerose piene esterne dei Fiumi Po, Secchia e Panaro e le rotte dei due affluenti sopraccitati e del Torrente Samoggia verificatesi negli ultimi decenni sono state gestite attraverso le infrastrutture idrauliche consortili esistenti. Come evidenziato precedentemente, il Consorzio gestisce numerosi impianti di scolo distribuiti nel proprio comprensorio volti a garantire, unitamente al reticolo di canali di scolo e promiscui, la raccolta ed il convogliamento delle acque di scolo verso i recettori finali (Fiumi Po, Panaro e Bacino Burana-Po di Volano). Gli impianti idrovori di scolo, originariamente azionati esclusivamente attraverso motori diesel, che ne garantivano il continuo funzionamento anche in assenza di energia elettrica, sono stati successivamente sostituiti da moderni motori elettrici e contestualmente dotati di riserve termiche autonome, che ne garantiscono comunque il funzionamento, anche in concomitanza di blackout elettrici. Già a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso il Consorzio, consapevole dell’importanza di dover controllare e monitorare in tempo reale i livelli idrometrici transitanti nella propria rete idraulica, si è dotato di una rete di telecontrollo dei dati idrometrici e pluviometrici - costituita attualmente da 67 stazioni dislocate nei punti idraulicamente nevralgici del proprio comprensorio - per controllare e gestire le piene interne. Agli idrometri presenti in tali stazioni, prevalentemente ad ultrasuoni, nei punti nevralgici rimangono affiancati gli originali idrometri in marmo facenti parte della infrastruttura idraulica, non rinunciando pertanto all’apporto imprescindibile del personale consortile dislocato sul territorio, che può controllare visivamente tali idrometri e di conseguenza effettuare le manovre di regolazione idraulica. A causa di assestamenti naturali del terreno, della subsidenza e degli effetti degli eventi sisma risulta necessario periodicamente ricalibrare, attraverso campagne di rilievo topografico, al fine di garantire l’attendibilità del dato fornito da detti idrometri in marmo. Le centrali di elaborazione e controllo del sistema di telecontrollo sono ubicate nella sede centrale consortile di Modena ed in quelle periferiche di Mirandola, Bondeno e San Giovanni Persiceto. Il sistema informatico consente sia di “comandare” in remoto il funzionamento degli impianti sia di verificare le quote idrometriche e pluviometriche anche mediante l’utilizzo di smartphone e tablet (tramite sistemi WEB). Il sistema di telecontrollo, che garantisce anche la possibilità di controllare la movimentazione di paratoie in alcuni manufatti idraulici ed il funzionamento delle pompe di alcuni impianti di scolo ed irrigui, ha la fondamentale funzione di coadiuvare il personale consorziale nella celerità delle scelte delle operazioni da eseguirsi durante l’attività quotidiana legata al deflusso delle acque di scolo ed a quella legata alla movimentazione irrigua. In caso di superamento dei valori idrometrici di riferimento di ogni stazione di telecontrollo, il personale consorziale attua una procedura operativa codificata volta a gestire nel modo più

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana corretto una situazione che potrebbe nel corso del tempo, in concomitanza con il verificarsi di eventi meteorici particolarmente intensi, rilevarsi potenzialmente critica. A tale scopo il Consorzio ha anche adottato una procedura di presidio idraulico costituita da una reperibilità continua del personale tecnico di ciascun reparto, al fine di garantire la possibilità di un tempestivo intervento qualora le circostanze lo richiedano. Il Consorzio ha sottoscritto nel 2001 il “Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile - Protocollo di rischio idraulico” – aggiornato nel Maggio 2014 - con la Protezione Civile della Provincia di Modena, la Prefettura, i Comuni, le Multiutility, i vari enti territoriali deputati al controllo delle acque, i Vigili del Fuoco, l’ARPA regionale, il Corpo Forestale dello Stato, il 118, la Consulta Provinciale della Protezione Civile, ecc. al fine di condividere un’unità di azioni e di procedure in caso di emergenze legate al rischio idraulico. Tale protocollo è risultato di fondamentale importanza durante gli avvenimenti verificatisi durante la rotta del Fiume Secchia del 19 Gennaio 2014. Considerata inoltre la valenza del comprensorio consortile di Bassa Pianura nell’ambito del Bacino Burana – Po di Volano, il Consorzio aderisce anche al Protocollo d’intesa per la gestione dell’emergenza idrica del sostegno Valpagliaro (ubicato in località Valpagliaro, sul Po di Volano, ad est dell’abitato di Ferrara) “Protocollo d’intesa per la gestione dell’emergenza Sostegno Valpagliaro”, rinnovato annualmente tra il Servizio Tecnico Bacino Po di Volano e della Costa della Regione Emillia – Romagna, il Consorzio Bonifica Pianura di Ferrara, il Consorzio Bonifica di Burana, il Consorzio Bonifica Terra dei Gonzaga in Destra Po, AIPO settore Navigazione Interna (Ex ARNI) ed HERA. Venuta meno, nel dicembre del 2009, la funzionalità idraulica di tale infrastruttura sotto il coordinamento del Servizio Tecnico Po di Volano è stato varato il piano d’emergenza di cui sopra, al fine di coordinare, in caso di emergenza idraulica, l’operato di tutti gli Enti preposti, in diverse forme, al governo idraulico del territorio. Allo scopo di dare attuazione alla Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di alluvioni, recepita nell’ordinamento italiano con il D. Lgs. n. 49 del 23 febbraio 2010, il Consorzio ha sottoscritto l’accordo con l’Autorità di Bacino del Fiume Po, la Regione Emilia- Romagna, la Provincia di Reggio Emilia, la Provincia di Modena ed il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, come Bacino Pilota per la redazione della metodologia di mappatura della pericolosità e del rischio di alluvioni per quanto concerne il reticolo secondario di pianura. A seguito degli eventi sismici del maggio 2012, il Consorzio ha partecipato alla redazione del “Piano Interregionale di emergenza del rischio idraulico del territorio interessato dagli eventi sismici del 20 e 29 Maggio 2012”. Tale piano, considerato che lo scenario coinvolge territori dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, ha assunto valenza di Piano di emergenza interregionale e costituisce indirizzi per il necessario adeguamento della pianificazione di emergenza provinciale e locale. Da menzionare inoltre protocolli di gestione e “pratiche gestionali consolidate” per la gestione, in casi di emergenza, dell’acqua in ingresso nel territorio di bassa pianura – acque basse dai limitrofi territori mantovani in gestione al Consorzio Terre dei Gonzaga in Destra Po.

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Figura 19 – Stazioni di telerilevamento presenti nel comprensorio consortile al 2015.

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Si riporta di seguito l’elenco delle stazioni di telerilevamento presenti nel comprensorio consortile al 2015:

N° STAZ. NOME STAZIONE IDROMETRI PLUVIOMETRI

BASSA PIANURA SINISTRA PANARO (zona modenese) - 26 stazioni 1-4 PILASTRESI Idrometri = 3 Pluviometri = 1 - PILASTRESI SUSSIDIARIO Idrometri = 2 5-7 CIPOLLETTE Idrometri = 2 Pluviometri = 1 8-10 SANTA BIANCA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 11-13 MORETTA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 14-17 BOTTE NAPOLEONICA Idrometri = 3 Pluviometri = 1 18 RUSCO Idrometri = 1 19-21 PASSO ROSSI Idrometri = 2 Pluviometri = 1 22-24 FOSSA MOZZA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 25-27 VALLAZZA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 28-30 DOGARO Idrometri = 2 Pluviometri = 1 31-34 SABBIONCELLO Idrometri = 3 Pluviometri = 1 35-37 UBERTOSA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 39-40 CAMURANA Idrometri = 2 41-43 MONTALBANO Idrometri = 2 Pluviometri = 1 44-46 PICCA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 47-48 IMPERIALE Idrometri = 2 49-50 VILLANOVA Idrometri = 2 51-53 VIA GRANDE Idrometri = 2 Pluviometri =1 54-55 GHINE Idrometri = 2 56-58 CANALETTO Idrometri = 2 Pluviometri = 1 59 BOZZALA Idrometri = 1 60-61 CHIAVICA SECCHIA Idrometri = 1 Pluviometri = 1 - BASSONI Idrometri = 1 - REGINA Idrometri = 2 - MARGOTTA Idrometri = 1 BASSA PIANURA SINISTRA PANARO (zona mantovana) - 22 stazioni 1-2 SOSTEGNO STROZZA Idrometri = 2 3 SOSTEGNO SBOCCO FOSSETTA PIETRE Idrometri = 1 4-5 DOPPIO SOSTEGNO NUOVO ALLACCIANTE Idrometri = 2 6-7 PRESA FOSSO FORCELLO Idrometri = 2 8-9 SOSTEGNO STRADA GUAGNELLINA Idrometri = 2 10-12 SOSTEGNO QUATTRO STRADE Idrometri = 2 Pluviometri = 1 13-14 SOSTEGNO STRADA PANCALDO Idrometri = 2 15 SBOCCO FOSSA NASINA Idrometri = 1 16 SOSTEGNO SBOCCO CANALE PANDAINA Idrometri = 1 17-18 PRESA RAME Idrometri = 2 19-20 DOPPIO SOSTEGNO ALLACCIANTE POGGIO PIETRE Idrometri = 1 Pluviometri = 1 21-22 SBOCCO ANGURANO CASELLE Idrometri = 2

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23-25 FOSSO PALAZZETTO Idrometri = 3 26-28 STREGGE Idrometri = 2 Pluviometri = 1 N° STAZ. NOME STAZIONE IDROMETRI PLUVIOMETRI

29 DOSSO INFERNO Idrometri = 1 30 DUGALE PANDAINA Idrometri = 1 31 PRESA GAVELLO Idrometri = 1 32-35 FOSSETTA PIETRE – PIVA e SOSTEGNO FOSSETTA Idrometri = 3 Pluviometri = 1 PIETRE 36-37 FOSSETTA PIETRE SU NASINA Idrometri = 2 38-39 DUGALE PIETRE Idrometri = 2 40-41 DUGALE PIVA RAMO SEGONDA Idrometri = 2 42 POGGIO RUSCO Idrometri = 1 SINISTRA SAMOGGIA - 19 stazioni - BONDENO Idrometri = 3 - FOSCAGLIA Idrometri = 2 - SAVIGNANO Idrometri = 2 - MANZOLINO MONTE Idrometri = 2 - MANZOLINO VALLE Idrometri = 3 - CANALE DI SAN GIOVANNI Idrometri = 2 - VIAZZOLA Idrometri = 2 - PONTE LOSCO Idrometri = 2 - CASE EMILIA Idrometri = 2 - SONARA Idrometri = 2 - TORRAZZUOLO Idrometri = 3 - MASCELLARO Idrometri = 1 Pluviometri = 1 - SAN MATTEO DELLA DECIMA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 - CREVALCORE Idrometri = 1 - GUAZZALOCA Idrometri = 3 Pluviometri = 1 - SBOCCO ZENA Idrometri = 2 Pluviometri = 1 - ACCATA’ Idrometri = 4 - VALBONA Idrometri = 4 - MOLINO DEL SECCO Idrometri = 4

Tabella 6 – Elenco delle stazioni di telerilevamento presenti nel comprensorio consortile al 2015.

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Interferenze della rete di bonifica idraulica con la rete fognaria

La L.R. n. 7/2012 della Regione Emilia-Romagna sancisce agli art. 2 comma 1 e 2 quanto segue:

- Gli immobili siti in aree urbane ove il gestore del servizio idrico integrato (…) svolga anche l’attività di allontanamento delle acque senza significative interconnessioni con la rete di bonifica (…), non possono essere soggetti al contributo di bonifica per lo scolo e l’allontanamento delle acque meteoriche, fermo restando l’obbligo della corresponsione del contributo di bonifica in relazione al beneficio di difesa idraulica ove presente. - Fermo restando il rispetto della disciplina sulla qualità delle acque degli scarichi, chiunque, non associato ai Consorzi di bonifica, utilizza canali consortili come recapito di scarichi, anche se depurati e compatibili con l’uso irriguo, provenienti da insediamenti di qualsiasi natura, deve contribuire alle spese sostenute dal Consorzio tenendo conto della portata di acqua scaricata. Tale contribuzione è dovuta anche dal gestore del servizio idrico integrato, sia per gli scarichi diretti di fognatura nei canali consortili, sia per quelli che avvengono tramite le opere funzionali al sistema di fognatura, quali gli scolmatori di piena, sia per il vantaggio derivante al complessivo sistema fognario urbano dalle opere di bonifica del comprensorio con specifico riferimento alla funzione di allontanamento delle acque.

A tal proposito, per le aree urbane che recapitano le acque nella rete di bonifica e per le quali è dunque previsto un beneficio di scolo si è provveduto a verificare la significatività dell’interconnessione tra le reti gestite dal Servizio Idrico Integrato e la rete di bonifica stessa. Da tali presupposti è stata eseguita sul territorio una analisi delle principali interconnessioni rappresentate da scarichi di depuratori o sistemi di depurazione affini, scolmatori di piena e scarichi vari della rete fognaria recapitanti nei canali di bonifica. Pertanto, in base ai dati forniti da Urber (Unione Regionale Bonifiche ed irrigazione Emilia- Romagna), sul comprensorio sono stati rilevati, 40 depuratori ed 82 sistemi di depurazione minori; in base a dati verificati direttamente dal Consorzio della Bonifica Burana, 47 scolmatori di piena recapitanti nei canali consortili e 58 scarichi principali della rete fognaria recapitanti nei canali. Per l’effettuazione di tali analisi, secondo quanto previsto dalle linee guida di cui all’art. 4 della legge regionale sopra richiamata, era stato richiesto ad ATERSIR (Agenzia Territoriale dell'Emilia- Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti) – con nota Prot. Cons. n. 6615 del 13/05/2014 – i dati necessari ad individuare le interconnessioni considerate significative. Tuttavia tali informazioni saranno disponibili solo a seguito del completamento del sistema informativo territoriale regionale previsto per l’anno 2018, secondo quanto comunicato da ATERSIR con nota Prot. Cons. n. 9272 del 04/07/2014. Essendo il comprensorio consortile di pianura sostanzialmente ricompreso tra fiumi arginati, il recapito delle acque raccolte nel sistema fognario avviene tramite il reticolo di bonifica. Si ritiene pertanto vi siano interconnessioni significative poichè - anche in assenza di esercizio di impianti di sollevamento, manufatti, organi di regolazione o opere di accumulo gestiti dal Consorzio a servizio delle aree che recapitano in canali di bonifica - lo scolo a gravità delle acque fino al punto di recapito finale avviene comunque interessando un tratto della rete di bonifica di lunghezza uguale o superiore a 350 m.

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È importante, per quanto riguarda le interconnessioni esistenti all’interno del comprensorio, evidenziare la ricaduta che gli scarichi del sistema fognario e depurativo hanno sulla rete promiscua consortile a livello sia quantitativo che qualitativo. Nel periodo irriguo - con rete consortile invasata - ed in concomitanza di eventi meteorici intensi, tali apporti, che provengono da aree urbanizzate con elevato grado di impermeabilizzazione, possono determinare sovraccarico nei canali di bonifica con conseguente rischio di locali allagamenti. Altra criticità, comune a tutto il comprensorio, riguarda l’aspetto qualitativo legato sia alla qualità dell’acqua scaricata, sia alla ricaduta della stessa sulle caratteristiche dei sedimenti/fanghi di dragaggio. La tematica è alquanto complessa per i riflessi ambientali, produttivi ed economici che si determinano sul territorio nel suo insieme ed in particolare sul settore agricolo.

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3.2. IRRIGAZIONE

Le prime leggi istitutive dei Consorzi di Bonifica escludevano distintamente che tali enti potessero anche occuparsi di irrigazione, attività per la quale lo Stato avrebbe dovuto istituire enti specifici. Tuttavia con l’avvento della bonifica integrale, tale funzione venne affidata ai Consorzi di Bonifica, per la loro conoscenza della rete idraulica che gestivano. Per l’esercizio dell’irrigazione i Consorzi iniziarono ad adeguare il loro reticolo idraulico, realizzato precipuamente per lo scolo, anche in funzione irrigua, trasformandolo in un reticolo promiscuo. Oltre alla costruzione di nuovi impianti di derivazione e canali di carattere esclusivamente irriguo, i Consorzi, per rendere promiscui quei canali di scolo utilizzabili anche per l’irrigazione, progettarono manufatti, quali sostegni, sbarramenti e paratoie, al fine di consentire ai canali di trattenere la risorsa idrica invasata. Per soddisfare le esigenze del territorio, l’acqua meteorica trattenuta dai canali e da invasi ad uso plurimo, che realizzati per laminare le piene servono anche come bacini irrigui, viene integrata dalla risorsa idrica prelevata, quando disponibile, dai Fiumi Po, Secchia, Panaro e dal Torrente Samoggia. L'approvvigionamento idrico del comprensorio consortile è garantito da impianti e chiaviche di derivazione che prelevano l'acqua dai fiumi e attraverso impianti di sollevamento, canali irrigui e promiscui, canalette irrigue ed impianti pluvirrigui, distribuendola capillarmente sul territorio consortile.

Superficie Area Derivazione Distretti Irrigui Impianti irrigui Manufatti principali (ha) 6 prese acqua 1 chiaviche FIUME PO SABBIONCELLO 23 (comprensivo dei 5 impianti pluvirrigui) 1 ponte canale 31 sostegni 73.502 FIUME BOZZALA SECCHIA 1 - SECCHIA CHIAVICA SECCHIA 1 1 chiavica BASSA PIANURA BASSA

SINISTRA PANARO SINISTRA 1 chiavica FIUME PO POLO PILASTRESI 4 1 botte

FIUME NONANTOLA E RAVARINO 8.284 6 2 sostegni PANARO DESTRA PANARO 13 sostegni FIUME PO C.E.R. 20.031 8 2 sifoni 1 presa acqua 1 opera di presa FIUME CANALE TORBIDO 6.450 - 2 sostegni PANARO BASSA PIANURA BASSA 2 ponti canale 1 presa acqua TORRENTE FINALETTO – CASSA DI ESPANSIONE SINISTRA SAMOGGIA 3.234 - 1 ponte canale SAMOGGIA DEL CANALE DI SAN GIOVANNI 1 cassa espansione 1 opera di presa FIUME 68 sostegni CANALE SAN PIETRO 2.734 1 PANARO PANARO PANARO

SINISTRA CANALE DIAMANTE 1 microbacino

SUD CANALE DI MODENA 1 opera di presa FIUME CANALE DI CORLO 1 partitore a prisma 5.737 - SECCHIA CANALE DI FORMIGINE DESTRA SECCHIA 35 sostegni ALTA PIANURA MODENA MODENA PIANURA ALTA CANALE DI MARZAGLIA Tabella 7 – Sistemi irrigui del comprensorio consortile.

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Figura 20 – Distretti irrigui.

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SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA SABBIONCELLO CON DERIVAZIONE DAL FIUME PO

Nel mantovano l’Impianto ed il Canale Sabbioncello portano l’acqua derivata dal Fiume Po e sollevata da numerosi altri impianti ai vasti terreni modenesi posti in sinistra del Fiume Panaro. Il sistema serve una superficie di circa 70.000 ha ed interessa in massima parte la Bassa Pianura modenese e mantovana. La fonte di approvvigionamento è l’Impianto Sabbioncello, costruito fra gli anni 1950 e 1960 in argine del Fiume Po a Quingentole (MN), in grado di derivare fino a 20 m3/s di acqua, di cui circa 7 m3/s sono destinati ai territori mantovani del Burana e del Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po ed i rimanenti 13 m3/s ai territori modenesi. Le acque sollevate vengono convogliate nel canale di adduzione principale, denominato Canale Sabbioncello, e distribuite tramite un sistema di canalizzazioni in terra con direzione prevalente nord-sud fino a pochi chilometri dal centro urbano di Modena. Il Canale Sabbioncello è in gran parte pensile e si snoda per 20 km dal Fiume Po al Canale Diversivo di Burana a San Possidonio (MO). Nel primo tratto, attraversando il comprensorio del Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po viene interessato da alcuni scambi d’acqua tra i due Consorzi: tramite il Canale Gronda Nord e la Canaletta di Santa Lucia viene sottratta al Canale Sabbioncello una portata massima di 2 m3/s, che viene poi restituita al Consorzio in località Corte Romana tramite le prese consorziali sul Canale Gronda Sud. Con tali scambi d’acqua è possibile servire alcune zone a nord-est del comprensorio difficilmente raggiungibili dalle arterie irrigue principali. Una volta all’interno del comprensorio di Burana, il Canale Sabbioncello dà origine prima al Canale di Poggio Rusco, struttura preposta all’adduzione di acqua irrigua per la parte occidentale del territorio mantovano ricadente nel comprensorio consortile esteso per circa 10.000 ha, e poi al Canale di Gavello che serve tutta la zona del mirandolese fino ai centri di Gavello e San Martino Spino, in provincia di Modena. Infine, nei pressi dell’abitato di San Possidonio, confluisce nel Canale Diversivo di Burana che attraversa da ovest ad est tutto il comprensorio di Bassa Pianura fino a scolare nel Fiume Panaro per mezzo della chiavica annessa all’Impianto idrovoro Santa Bianca. Le acque trasportate dal Canale Sabbioncello, oltre ad irrigare terreni agricoli della Bassa Pianura in sinistra Panaro, attraverso una catena di otto impianti di sollevamento, arrivano a servire i terreni posti in prossimità delle porte di Modena. Il primo impianto di sollevamento presente lungo l’asta del Canale Sabbioncello è l’impianto Ubertosa, posto in Comune di Concordia sulla Secchia, completamente automatizzato e manovrato con comandi dall’impianto Sabbioncello. Essendo il Canale Sabbioncello realizzato in contropendenza rispetto all’andamento altimetrico dei terreni che attraversa, l’impianto Ubertosa è detto di “rilancio” in quanto solleva l’acqua veicolata dallo stesso canale per rilasciarla a caduta naturale fino all’innesto con il Canale Diversivo di Burana. Gli altri impianti di sollevamento, preposti al rilancio, sono posti su canali promiscui ubicati a valle del Canale Sabbioncello nelle zone dell’area del bacino delle Acque Alte. Si tratta degli impianti Camurana, ubicato in comune di Mirandola, e Montalbano, ubicato in comune Medolla; l’Impianto Camurana (4 m3/s) preleva l’acqua dal Canale Diversivo di Burana e la solleva nel Canale Diversivo di Cavezzo, dove viene ulteriormente sollevata dall’Impianto Montalbano (4 102

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana m3/s). Gli ulteriori impianti di sollevamento Moscardina, (1,8 m3/s) Barbieri (0,9 m3/s), Badia (0,9 m3/s), Rovere (0,9 m3/s), San Lorenzo (0,9 m3/s) e Zoccolo (0,45 m3/s), ubicati in comune di San Prospero, consentono di rilanciare l’acqua dal Diversivo di Cavezzo fino alle porte di Modena. La risorsa idrica del sistema Sabbioncello alimenta inoltre 5 impianti pluvirrigui: Concordia Sud in comune di Mirandola, Bozzala-Secchia in comune di San Prospero, Bosco della Saliceta in comune di Camposanto, Bottegone del Bosco in comune di Bomporto e Castello in comune di Finale Emilia, che forniscono acqua in pressione tramite tubazioni interrate direttamente alle aziende agricole della zona.

Impianto idrovoro di derivazione idrica Sabbioncello (Comune di Quingentole – MN) L’impianto Sabbioncello, inaugurato nel 1958, è stato costruito nella golena del Fiume Po, in comune di Quingentole (MN) al di fuori del comprensorio consortile, ubicato in una posizione tale da minimizzare il numero di risollevamenti dell’acqua derivata lungo l’asta del Canale Sabbioncello. Tale impianto venne progettato nel 1936, ma a causa degli eventi bellici la proposta venne ripresentata nel 1947; Sabbioncello risulta il principale impianto di derivazione per approvvigionamento idrico del comprensorio di pianura. L’acqua viene prelevata da 6 tubazioni aspiranti direttamente dal corso naturale del Fiume Po ed immessa attraverso 6 tubazioni di mandata nel bacino di calma da cui, mediante le paratoie poste in controchiavica, si immette nel Canale Sabbioncello. Il bacino di calma svolge la duplice funzione di consentire la sedimentazione dei solidi sospesi nell’acqua derivata e la misurazione della portata da esso effluente nel canale. Il Canale Sabbioncello è lungo 20 km e confluisce nel Canale Diversivo di Burana a San Possidonio (MO); pertanto le acque derivate dal Canale Sabbioncello irrigano sia il Bacino delle Acque Alte che il Bacino delle Acque Basse. Per l’irrigazione del Bacino delle Acque Alte, il sistema è potenziato da impianti di risollevamento. Lungo l’asta del Canale Sabbioncello, l’acqua subisce un primo sollevamento dall’impianto Ubertosa, ubicato in comune di Concordia sulla Secchia, successivamente immettendosi nel Canale Diversivo di Burana approvvigiona l’impianto pluvirriguo di Concordia Sud. All’impianto Camurana l’acqua subisce una ripartizione, parte viene immessa per sollevamento nel canale Diversivo di Cavezzo e viene successivamente sollevata, come già indicato in precedenza, tramite gli impianti Montalbano, Moscardina, Barbieri, Badia, Rovere, San Lorenzo e Zoccolo, permettendo l’irrigazione del Bacino delle Acque Alte e alimentando gli impianti pluvirrigui del Bottegone del Bosco e del Bosco della Saliceta; parte della risorsa idrica invece continua nel Diversivo di Burana e va ad alimentare l’impianto pluvirriguo Castello, permettendo inoltre l’irrigazione del Bacino delle Acque Basse fino all’impianto idrovoro Santa Bianca, località Santa Bianca in comune di Bondeno (FE).

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Tipologia Impianto di derivazione Portata max per derivazione 20 m3/s Caratteristiche pompe 6 gruppi ad asse verticale Caratteristiche motori per derivazione 6 elettrici sincroni Potenza nominale totale 1.854 kW Prevalenza di esercizio media per 7 m derivazione Bacino di irrigazione 70.000 ha ricadenti nelle province di Mantova e Modena Caratteristiche di funzionamento per derivazione a sollevamento dal Fiume Po al Canale derivazione Sabbioncello

Impianti pluvirrigui Negli anni ’60 ed ’80 il Consorzio ha provveduto alla realizzazione di alcuni impianti per la distribuzione di acqua ad uso irriguo in pressione, attraverso un sistema acquedottistico costituito da tubazioni interrate. Da dette tubazioni l’acqua viene erogata a mezzo di colonne verticali terminanti con appositi idranti, che rappresentano il punto di consegna agli utenti della risorsa idrica. Tale tipologia di impianti si presta all’irrigazione di colture agricole sia con metodi ad aspersione sia a microirrigazione. Nell’ambito del distretto irriguo del Sabbioncello, sono in esercizio i seguenti impianti pluvirrigui per una superficie complessiva servita di 4.345 ha: • Impianto Bottegone del Bosco; • Impianto Bosco della Saliceta; • Impianto Bozzala; • Impianto Castello; • Impianto Concordia Sud. L’approvvigionamento idrico dei sopra elencati impianti avviene con prelievo da canali serviti dal sistema di distribuzione Sabbioncello - Canale Diversivo di Burana – Canale Diversivo di Cavezzo, ad esclusione del Bozzala, la cui rete acquedottistica può essere approvvigionata con risorsa idrica dal Fiume Secchia a mezzo della stazione di pompaggio Bozzala Vecchio, o dal Fiume Po a mezzo della stazione di pompaggio Bozzala Nuovo, ubicato sull’asta Canale Sabbioncello - Diversivo di Cavezzo.

Impianto pluvirriguo Bottegone del Bosco, Località Solara, Comune di Bomporto (MO) L’impianto preleva acqua dal Cavo Fiumicello per la distribuzione capillare alle aziende agricole nei comuni di Camposanto e Bomporto per una superficie totale di 600 ha. Iniziato nel 1963, è stato inaugurato nel 1967.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 0,36 m3/s Caratteristiche pompe 4 pompe, 3 centrifughe ad asse orizzontale ed 1 elicoidale ad asse verticale

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Caratteristiche motori 4 elettrici Potenza nominale totale 260 kW Pressione di esercizio 2,8 bar Lunghezza condotte circa 42 km Numero idranti circa 300 Areale servito 600 ha

Impianto pluvirriguo Bosco della Saliceta, Comune di Camposanto (MO) L’impianto preleva l’acqua dal Cavo Fiumicello per la distribuzione capillare alle aziende agricole nel comune di Camposanto per una superficie totale di 437 ha. Iniziato nel 1964, entra in funzione nel 1968.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 0,25 m3/s Caratteristiche pompe 5 pompe, 4 centrifughe ad asse orizzontale ed 1 elicoidale ad asse verticale Caratteristiche motori 5 elettrici Potenza nominale totale 204 kW Pressione di esercizio 3,4 bar Lunghezza condotte circa 21 km Numero idranti circa 150 Areale servito 437 ha

Impianto pluvirriguo Bozzala, Comune di San Prospero (MO) L’impianto Bozzala Nuovo, costruito nel 1994, preleva l’acqua dal Canale Diversivo di Cavezzo, proveniente dal sistema Canale Sabbioncello – Canale Diversivo di Burana, in località Bozzala, attraverso il Canale di Gronda per la distribuzione capillare alle aziende agricole nel comune di San Prospero, per una superficie totale di 358 ha.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 0,32 m3/s Caratteristiche pompe 4 centrifughe ad asse orizzontale Caratteristiche motori 4 elettrici Potenza nominale totale 307 kW Pressione di esercizio 6 bar Lunghezza condotte circa 30 km Numero idranti circa 200 Areale servito 358 ha

L’impianto Bozzala Vecchio, costruito nel 1965, distribuisce l’acqua proveniente dal sistema del Fiume Secchia in località Bozzala - per l’approvvigionamento capillare alle aziende agricole nel comune di San Prospero, per una superficie totale di 358 ha.

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Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 0,20 m3/s Caratteristiche pompe 5 centrifughe ad asse orizzontale Caratteristiche motori 5 elettrici Potenza nominale totale 166 kW Pressione di esercizio 5,5 bar Lunghezza condotte circa 30 km Numero idranti circa 200 Areale servito 358 ha

Impianto pluvirriguo Castello, Località Massa Finalese, Comune di Finale Emilia (MO) L’impianto preleva l’acqua dal Canale Diversivo di Burana per la distribuzione capillare alle aziende agricole nel comune di Finale Emilia per una superficie totale di 334 ha. Iniziato nel 1966, è stato inaugurato nel 1967.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 0,15 m3/s Caratteristiche pompe 5 centrifughe ad asse verticale Caratteristiche motori 5 elettrici Potenza nominale totale 131kW Pressione di esercizio 4,2 bar Lunghezza condotte circa 25 km Numero idranti circa 350 Areale servito 334 ha

Impianto pluvirriguo Concordia Sud, Località San Giacomo Roncole, Comune di Mirandola (MO) L’impianto preleva l’acqua dal Canale Diversivo di Burana per la distribuzione capillare alle aziende agricole nei comuni di Mirandola, Cavezzo e San Possidonio per una superficie totale di 2.616 ha. Iniziato nel 1979, l’impianto è stato inaugurato nel 1983 a completamento del sistema di irrigazione iniziato con l’impianto Sabbioncello.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata max 1,80 m3/s Caratteristiche pompe 8 centrifughe ad asse verticale Caratteristiche motori 8 elettrici Potenza nominale totale 1541 kW Pressione di esercizio 5,4 bar Lunghezza condotte circa 166 km Numero idranti circa 2.400 Areale servito 2.616 ha

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Annesso all’impianto pluvirriguo descritto, fu contestualmente realizzato anche un magazzino/officina al fine di provvedere allo svolgimento delle ordinarie attività consortili, fra le quali principalmente le riparazioni attinenti gli impianti pluvirrigui e le manutenzioni alle macchine operatrici consortili adibite ai diserbi, espurghi e ripresa di frane. Gli eventi sismici registrati in Emilia - Romagna nel Maggio 2012, che hanno fortemente lesionato le suddette infrastrutture costituenti il polo idraulico dell’impianto Concordia Sud, hanno comportato la realizzazione di una nuova officina e di un impianto by-pass a sussidio dell’impianto storico.

SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA POLO PILASTRESI CON DERIVAZIONE DAL FIUME PO

Gli impianti Pilastresi, Sussidiario 1 Pilastresi e Sussidiario 2 Pilastresi derivano acqua dal Fiume Po a Stellata di Bondeno che, tramite il reticolo di bonifica, viene distribuita nel territorio consortile e in gran parte nel territorio ferrarese a valle della Botte Napoleonica. I Consorzi di Bonifica Burana e Pianura di Ferrara risultano concessionari della derivazione dal Fiume Po, presso il Polo Pilastresi, per una portata massima di 47 m3/s. Di questi, 3 m3/s vengono distribuiti all’interno del comprensorio di Burana, a beneficio di un areale di circa 2.800 ha, mentre i restanti 44 m3/s sono destinati al territorio ferrarese, per l’irrigazione di circa 150.000 ha. Il sistema si avvale della gestione integrata di tre impianti di derivazione dal Fiume Po che tengono conto delle variazioni del regime fluviale. Gli impianti Sussidiari 1 e 2 Pilastresi, di portata rispettivamente pari a 17,5 e 15,0 m3/s, rispondono ad una esigenza di captazione della risorsa idrica per livelli idrometrici del Fiume Po in progressiva diminuzione negli ultimi decenni, a causa del mutato assetto fluviale e di mutate condizioni meteorologiche in particolare nelle stagioni estive. I principali vettori irrigui del sistema sono il Canale delle Pilastresi, che raccoglie le acque derivate a gravità o sollevate dagli impianti dell’omonimo sistema, ed il Canale Collettore di Burana, che attraversando il distretto distribuiscono acqua su una superficie di circa 2.800 ha. Dai suddetti canali, a mezzo della Botte Napoleonica si garantisce l’approvvigionamento del territorio ferrarese extra-comprensoriale, ricadente nel Bacino Burana-Po di Volano. Il sistema Polo Pilastresi è interconnesso con il sistema Chiavica Moglia: in caso di insufficiente approvvigionamento del primo sistema, con l’ausilio di un’elettropompa da 0,3 m³/s, posizionata presso la chiavica di sbocco del Canale Diversivo di Fossalta, è possibile mantenere nel canale anzidetto quote d’acqua idonee all’alimentazione irrigua della zona a compresa tra i due distretti irrigui.

Impianto Idrovoro di scolo e derivazione idrica Pilastresi, Località Stellata, Comune di Bondeno (FE) L'impianto idrovoro Pilastresi è ubicato in località Stellata di Bondeno sul Fiume Po. Tale impianto, già precedentemente illustrato per le sue funzioni di scolo, considerata la sua natura promiscua, svolge inoltre la funzione di derivazione irrigua. La derivazione può avvenire sia a gravità sia per sollevamento meccanico. La derivazione a gravità è attuabile qualora i livelli idrometrici di Po siano 107

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana prevalenti sul livello idrometrico irriguo imposto per l’attività irrigua stessa; in tale fattispecie l’impianto idrovoro gestisce le quote attraverso le paratoie (della controchiavica e dell’impianto stesso) mentre i gruppi di pompaggio risultano disattivati. La derivazione per sollevamento meccanico, garantita fino a quote del Fiume Po di 3,5 m s.l.m.m., prevede l’attivazione dei gruppi idrovori. Considerata la natura elettromeccanica di questi ultimi, che li vincola ad un unico verso di rotazione funzionale allo scolo, la derivazione è ottenuta per mezzo di opportune regolazioni di paratoie poste all’interno dei cunicoli sottostanti l’impianto che veicolano la risorsa idrica nel verso opposto.

Tipologia Impianto idrovoro a funzione mista: scolo/derivazione Portata max di scolo 40 m3/s Portata max per derivazione 47 m3/s Caratteristiche pompe 4 gruppi composti ognuno da 2 pompe accoppiate ad asse orizzontale Caratteristiche motori per scolo 4 elettrici sincroni fino a prevalenze di 2,5 m – 2 elettrici asincroni e 2 diesel per prevalenze superiori Caratteristiche motori per derivazione 4 elettrici sincroni Potenza nominale totale 7.400 kW Riserva termica da gruppo elettrogeno 2.600 kW Prevalenza per scolo 10,6 m Prevalenza per derivazione 2,6 m Bacino di scolo 54.200 ha del Bacino Acque Basse ricadenti nelle province di Modena, Mantova e Ferrara Bacino di irrigazione 150.000 ha nella parte ferrarese extra-comprensoriale; 2.800 ha nel comprensorio consortile Caratteristiche di funzionamento per scolo a gravità o per sollevamento dal Canale delle Pilastresi scolo al Fiume Po Caratteristiche di funzionamento per derivazione a gravità o per sollevamento dal Fiume Po al derivazione Canale delle Pilastresi

Impianto Idrovoro Sussidiario 1 Pilastresi, Località Stellata, Comune di Bondeno (FE) L’impianto Sussidiario 1 Pilastresi, ubicato lungo l’asta del Fiume Po nel nodo idraulico strategico delle Pilastresi, è stato progettato per affiancare l’impianto principale al fine di assicurare l’approvvigionamento idrico con quote del Fiume Po fino a 2,5 m s.l.m.m. L’impianto, inaugurato nel 2004, deriva acqua dal Fiume Po grazie a cinque elettropompe sommergibili; in particolare, attraverso le Antiche Chiaviche Pilastresi, l’acqua così sollevata percorre il vecchio Canale di derivazione e, dopo la Chiavica Quattrocase, si immette direttamente nel Canale delle Pilastresi, il quale raccorda l’impianto omonimo con il Canale Collettore di Burana. Tramite il Collettore e la Botte Napoleonica, l’acqua viene poi veicolata e distribuita nei territori ferraresi.

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Tipologia Impianto idrovoro sommergibile di derivazione Portata max 17,5 m3/s Caratteristiche pompe 5 elettropompe sommergibili Potenza nominale totale 1.000 kW Prevalenza 3,7 m Bacino di irrigazione 150.000 ha nella parte ferrarese extra-comprensoriale; 2.800 ha nel comprensorio consortile Caratteristiche di funzionamento sollevamento delle acque dal Po al Canale di Derivazione e al Canale delle Pilastresi

Impianto Idrovoro Sussidiario 2 Pilastresi, Località Stellata, Comune di Bondeno (FE) Anche l’impianto Sussidiario 2 è ubicato lungo l’asta del Fiume Po, nel nodo idraulico strategico delle Pilastresi, sulla sponda destra del mandracchio alla conflunza con il Fiume. Tale impianto è stato progettato per assicurare il sollevamento della risorsa idrica, anche in caso di livelli ulteriormente bassi del Fiume Po fino a quote pari a circa 1,5 m s.l.m.m. L’acqua, derivata dal Fiume mediante quattro elettropompe sommergibili, viene immessa in una canaletta che si sviluppa per tutta la lunghezza del mandracchio e che la conduce nei pressi della controchiavica dell’impianto principale Pilastresi, dove, attraverso la regolazione della porta vinciana e paratoie della controchiavica stessa, si immette nel bacino di calma dell’impianto principale e quindi nel Canale delle Pilastresi per dirigersi verso il ferrarese attraverso il Canale Collettore di Burana.

Tipologia Impianto idrovoro sommergibile di derivazione Portata max 15 m3/s Caratteristiche pompe 4 elettropompe ad asse verticale Potenza nominale totale 1160 kW Prevalenza max 5,5 m Bacino di irrigazione 150.000 ha nella parte ferrarese extra-comprensoriale; 2.800 ha nel comprensorio consortile Caratteristiche di funzionamento derivazione per gravità o per sollevamento meccanico dal Fiume Po al bacino delle Pilastresi fino al canale delle Pilastresi.

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SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA CHIAVICA SECCHIA CON DERIVAZIONE DAL FIUME SECCHIA

Impianto di pompaggio mobile Chiavica Secchia, Località Sorbara, Comune di Bomporto (MO) La Chiavica Secchia è ubicata sull’argine destro del Fiume Secchia in località Sorbara in Comune di Bomporto (MO). L’edificio in muratura fu costruito nel 1929 per fornire acqua ai terreni alti modenesi, nei comuni di Bastiglia, Bomporto e San Prospero, attraverso paratoie che permettevano di derivare acqua per gravità dal Fiume stesso. Con il progressivo abbassamento dell’alveo del Fiume, non essendo più possibile la derivazione a gravità, fu costruito nel 1951 un impianto mobile di sollevamento, che fu ammodernato successivamente negli anni ’80. L’impianto è dotato di due sistemi di pompaggio, uno mobile posizionato in corrispondenza della Chiavica Secchia, l’altro minore fisso più a valle. Durante la stagione irrigua le tre pompe sommergibili poste su una piattaforma galleggiante permettono di derivare acqua dal Fiume Secchia e distribuirla ai terreni posti alle quote più alte della bassa pianura modenese per un’estensione pari a circa 2.326 ha, attraverso il Canale Gronda ed i vettori principali Fossa San Pietro e Cavo Fiumicello. Al termine della stagione irrigua le apparecchiature elettromeccaniche vengono rimosse e portate in luoghi di deposito.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,30 m3/s Caratteristiche pompe 3 elettropompe sommergibili Caratteristiche motori 3 elettrici Potenza nominale totale 69 kW Prevalenza di esercizio 10 m Areale servito 2.326 ha

Impianto di pompaggio Bozzala Secchia, Comune di San Prospero (MO) L’impianto serve una superficie di 402 ha, la maggior parte della quale è interessata dall’impianto pluvirriguo Bozzala. Il canale di distribuzione è il Canale di Gronda che si sviluppa in fregio al Fiume Secchia e collega idraulicamente gli impianti Chiavica Secchia e Bozzala Secchia. Costruito nel 1965, è dotato di 2 elettropompe sommergibili.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,25 m3/s Caratteristiche pompe 2 elettropompe sommergibili Caratteristiche motori 2 elettrici Potenza nominale totale 51 kW Prevalenza di esercizio 12 m Areale servito 402 ha

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A causa della natura torrentizia del Fiume Secchia, durante il periodo estivo, i terreni serviti dai suddetti impianti vengono approvvigionati dalla risorsa prelevata tramite il sistema di distribuzione del Canale Sabbioncello.

SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA DESTRA PANARO CON DERIVAZIONE DAL FIUME PANARO

Attraverso sistemi di pompaggio mobili posizionati in sponda destra del Fiume Panaro, tale sistema consente di derivare e distribuire acqua nei territori modenesi di Nonantola e Ravarino. Gli impianti Campazzo, Bagazzano (realizzati negli anni ’50), Casoni e Picozza (realizzati negli anni ’30), sono posizionati sull’argine destro del Fiume Panaro, nel tratto modenese compreso tra i Comuni di Nonantola e Ravarino (MO). Sono impianti di pompaggio mobili, del tutto similari tra loro, realizzati su “carrello” scorrevole su binari che collegano la sommità dell’argine destro del Fiume Panaro al piede arginale. In primavera il carrello su cui sono collocate le elettropompe, viene fatto scendere in posizione favorevole al prelievo idrico; da qui viene pompata l’acqua che attraverso la tubazione di mandata, superato il corpo arginale, sbocca nel canale ricevente. Durante il periodo irriguo, in occasione di repentine piene del Fiume Panaro, detti impianti possono essere traslati in testa d’argine ai fini della loro salvaguardia. La distribuzione irrigua su una superficie complessiva di 8.284 ha avviene tramite un complesso sistema di canali e canalette irrigue che ricoprono l’intera zona. Nell’area servita dagli impianti Campazzo e Bagazzano, l’acqua viene ulteriormente sollevata mediante gli impianti Zanetti e Farini.

Impianto di pompaggio mobile Bagazzano, Località Navicello, Comune di Nonantola (MO) L’impianto Bagazzano, con prelievo dal Fiume Panaro, è dotato di 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,30 m3/s Caratteristiche pompe 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale. Caratteristiche motori 2 elettrici Potenza nominale totale 85 kW Prevalenza di esercizio 24 m

Impianto di pompaggio mobile Campazzo, Località Campazzo, Comune di Nonantola (MO) L’impianto Campazzo, con prelievo dal Fiume Panaro, è dotato di 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,30 m3/s Caratteristiche pompe 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale. Caratteristiche motori 2 elettrici 111

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Potenza nominale totale 85 kW Prevalenza di esercizio 24 m

Impianto di pompaggio mobile Casoni, Località Casoni, Comune di Ravarino (MO) L’impianto Casoni, con prelievo dal Fiume Panaro, è dotato di 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,30 m3/s Caratteristiche pompe 2 elettropompe centrifughe ad asse orizzontale. Caratteristiche motori 2 elettrici Potenza nominale totale 85 kW Prevalenza di esercizio 24 m

Impianto di pompaggio mobile Picozza, Località Madonna della Neve, Comune di Ravarino (MO) L’impianto Picozza, con prelievo dal Fiume Panaro, è dotato di 1 elettropompa centrifuga ad asse orizzontale.

Tipologia Impianto di derivazione irrigua Portata max 0,10 m3/s Caratteristiche pompe 1 elettropompa centrifuga ad asse orizzontale. Caratteristiche motori 1 elettrico Potenza nominale totale 44 kW Prevalenza di esercizio 24 m

SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA C.E.R. CON DERIVAZIONE DAL FIUME PO

Il Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) è una delle più importanti opere idrauliche italiane, che si sviluppa attraverso un percorso di 150 km, da Bondeno a Rimini. Assicura, mediante una derivazione di 68 m3/s dal Fiume Po - località Palantone in Comune di Bondeno (FE) -, l’approvvigionamento idrico di un’area di oltre 300.000 ha, caratterizzata da un intensa attività agricola e da diffusi insediamenti urbani ed industriali. L’acqua del C.E.R. integra la riserva idrica del Canale Collettore delle Acque Alte, attraverso una Canaletta che si sviluppa a partire dall’abitato di Sant’Agostino (FE) fino al Collettore stesso in località Guazzaloca a Crevalcore (BO). L’impianto di sollevamento di Cento (FE) consente l’ingresso della risorsa idrica all’interno del comprensorio. L’acqua si immette nel Canale Collettore delle Acque Alte e viene trattenuta più a valle dallo Sbarramento Guazzaloca, in Comune di Crevalcore (BO), che garantisce così i livelli idrometrici nel canale stesso propedeutici all’irrigazione. Su tale asta idraulica insistono gli impianti “Sbocco Zena” e “Valbona”, fra i comuni di Crevalcore e Sant’Agata Bolognese (BO), atti al rilancio della risorsa idrica a beneficio di territori a giacitura più elevata. 112

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L’impianto Valbona, posto presso l’omonimo sbarramento, risolleva la risorsa fino all’impianto Accatà, ubicato in Comune di San Giovanni Persiceto (BO), dal quale si garantiscono quote idrometriche propedeutiche all’irrigazione fino all’origine del Canale Collettore delle Acque Alte stesso. L’impianto Sbocco Zena solleva la risorsa idrica dal Collettore delle Acque Alte al Colatore Zena, la quale risale fino al nodo idraulico del Torrazzuolo e di qui, tramite il riutilizzo dello scolo Muzza Abbandonata e gli ulteriori sollevamenti del Ponte Losco e di Case Emila, risale fra il comune di Sant’Agata Bolognese ed il comune di Nonantola, sino al confine con il comune di Castelfranco Emilia. Sono presenti inoltre altre infrastrutture quali il Molino del Secco e la condotta di via Imperiale in comune di Crevalcore che, localmente, consentono una capillare distribuzione irrigua. L’acqua, così portata in zone dominanti, viene distribuita a valle per “caduta naturale” nella rete di canali secondari, da cui può essere prelevata a fini irrigui.

SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA FINALETTO – CASSA DI ESPANSIONE CON DERIVAZIONE DAL FIUME PANARO E DAL TORRENTE SAMOGGIA

Lo Scolo Finaletto viene alimentato dal Torrente Samoggia tramite un’opera di presa, costituita in passato da un’antica “soglia” costruita nell’alveo del Torrente stesso in località Finaletto in comune di Bazzano (BO), ora dotata di due organi di intercettazione con paratoie. Lo Scolo Finaletto viene alimentato anche dal Fiume Panaro tramite il Canal Torbido ed il vettore irriguo Ghiarate, sempre in comune di Bazzano (BO). Con la disponibilità idrica così acquisita lo Scolo Finaletto, lungo il suo percorso sud-nord di circa 11,2 km, consente il prelievo diretto da parte delle aziende agricole circostanti ed infine recapita le acque raccolte nel Canale di San Giovanni, immediatamente a monte dell’omonima cassa di espansione. Tale sistema, alimentato anche dagli apporti meteorici primaverili gravanti sui bacini di scolo del Canale di San Giovanni e dello Scolo Finaletto, permette di convogliare la risorsa idrica all’interno della cassa di espansione del Canale di San Giovanni - località Manzolino in comune di Castelfranco Emilia (MO) - che, nel periodo primaverile-estivo, svolge la funzione di riserva idrica per l’agricoltura e l’ambiente. Infatti, la cassa di espansione, che ricopre un'estensione di 35 ettari e possiede una capacità di invaso di 800.000 mᴲ d'acqua, ha assunto fin dall'inizio, oltre al preminente compito di laminare le piene del Canale di San Giovanni, anche l'importante ruolo irriguo per le aziende agricole circostanti. A tale scopo l'acqua, durante la stagione irrigua, viene ridistribuita nel reticolo dei canali di valle per consentirne il prelievo da parte delle aziende agricole.

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SISTEMA DI DISTRIBUZIONE IDRICA TORBIDO CON DERIVAZIONE DAL FIUME PANARO IN DESTRA IDRAULICA

Attraverso manufatti che consentono la derivazione dal Fiume Panaro per gravità, l’acqua viene veicolata e distribuita tramite il Canal Torbido, all’Alta Pianura modenese e bolognese in destra del Fiume Panaro. Tale area denominata “Sistema del Canale Torbido” ha una superficie di circa 6.400 ha. Il Canale Torbido ha origine dalla sponda destra del Fiume Panaro, in località “Doccia” in comune di Savignano sul Panaro (MO), ed è alimentato dalle acque derivate dal Fiume Panaro stesso attraverso un’opera di presa posta immediatamente a monte della “Traversa di Vignola” a valle del ponte Muratori. Il Canale scorre sempre in destra idraulica del Fiume e, nel suo percorso di circa 47 km, attraversa i territori di Savignano sul Panaro (MO), Bazzano (BO), San Cesario sul Panaro (MO), Castelfranco Emilia (MO), Nonantola (MO), Ravarino (MO) ed in ultimo Crevalcore (BO), dove si immette nello Scolo Rangona contribuendo ad alimentare il Canale Collettore delle Acque Alte, il cui recapito ultimo è nuovamente il Fiume Panaro, attraverso la Chiavica Foscaglia a Finale Emilia (MO). L’acqua del canale, costruito durante l’Alto Medioevo, è stata utilizzata quale forza motrice da numerosi mulini che sorgevano lungo il suo corso e per l’irrigazione. Per l’irrigazione, a servizio delle diverse aziende, è presente una capillare opera di distribuzione idrica, caratterizzata da numerose canalette (realizzate in terra o cemento), regolate da bocchette di derivazione munite di appossita paratoia. La sistemazione del terreno ne consente poi il passaggio ai fossi di testata degli appezzamenti; da qui, all’occorrenza, si attua l’inondazione per tracimazione o attraverso solchi esistenti lungo i filari. Nonostante i consumi assai elevati, dovuti a tale tradizionale pratica irrigua, la disponibilità di acqua, garantita anche nel periodo estivo dalle portate del Fiume Panaro, ha fatto sì che per molti decenni il sistema non entrasse in crisi. Sul finire degli anni ʽ60, il Canal Torbido ha iniziato a svolgere, oltre alla funzione di canale irriguo, anche quella di canale di scolo, quale recapito e collettore di scarichi di varia natura, perdendo progressivamente l’attività legata ai mulini.

Al fine di aumentare l’incisività e la capillarità del servizio irriguo presso i medesimi territori si sono realizzate e sono in corso di realizzazione le seguenti opere che hanno la caratteristica di essere gestite direttamente dagli utenti in base a specifiche convenzioni.

Impianto pluvirriguo Bocchirolo, Località Bocchirolo, Comune di Savignano sul Panaro (MO) L’impianto di distribuzione irrigua interaziendale in pressione denominato “Bocchirolo” è ubicato in comune di Savignano sul Panaro (MO). L’approvvigionamento idrico avviene con prelievo tramite bocchetta dal Canal Torbido in località Bocchirolo in comune di Savignano sul Panaro (MO). L’acqua viene convogliata tramite una condotta sotterranea, avente uno sviluppo di circa 90 metri, fino alla stazione di pompaggio, costituita, oltre che dal sistema di condotte in distribuzione, da una vasca di accumulo e da due gruppi di sollevamento. La caratteristica principale dell’impianto Bocchirolo è la distribuzione di acqua in pressione per la microirrigazione di un’area di complessivi 30 ha. 114

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Le aziende servite sono 11 e la gestione dell’acqua avviene mediante turnazione. L’impianto, terminato nell’anno 2006, è gestito a partire dal luglio 2009 direttamente dalle aziende agricole servite in base ad una convenzione.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata complessiva 0,03 m³/s Caratteristiche pompe 2 elettropompe ad asse verticale Caratteristiche motori 2 elettrici Potenza nominale totale 30 kW Pressione di esercizio 10 bar Lunghezza condotte circa 1,3 km Numero idranti 13 Areale servito 30 ha

Impianto pluvirriguo di San Cesario, Comune di San Cesario sul Panaro (MO) Attraverso il recupero della ex “Cava Misley”, ubicata in comune di San Cesario sul Panaro (MO), mediante la realizzazione di un bacino di accumulo capace di immagazzinare circa un milione di metri cubi di acqua veicolata dal Canal Torbido, è possibile alimentare l’impianto pluvirriguo di San Cesario. Tale impianto, ad oggi in fase di completamento, verrà sottoposto durante le stagioni irrigue 2015 e 2016 a prove sperimentali di funzionamento e di taratura. Si riportano di seguito i dati relativi al funzionamento dell’impianto sia relativi allo stato di fatto che a regime.

Stato di fatto: Tipologia Impianto pluvirriguo Portata complessiva 125 l/sec Caratteristiche pompe Sommergibili ad asse verticale Caratteristiche motori 45 KW (pompe da 50 l/sec) – 22 KW (pompe da 25 l/sec) Potenza nominale totale 200 KW Pressione di esercizio 5 bar Lunghezza condotte 12 Km Numero idranti 36 Areale servito irrigabile 705 Ha

A regime: Tipologia Impianto pluvirriguo Portata complessiva 425 l/sec Caratteristiche pompe Sommergibili ad asse verticale Caratteristiche motori 45 KW (pompe da 50 l/sec) – 22 KW (pompe da 25 l/sec) – 100 KW (pompe da 100 l/sec) Potenza nominale totale 420 KW Pressione di esercizio 8 bar 115

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Lunghezza condotte 12 Km Numero idranti irrigabile 170 Areale servito irrigabile 705 Ha

SISTEMI DI DISTRIBUZIONE IDRICA A SUD DI MODENA: SAN PIETRO/DIAMANTE E TRAVERSA DI CASTELLARANO (RE) - SAN MICHELE DEI MUCCHIETTI (MO)

La porzione di comprensorio consortile posto a sud della città di Modena rappresentato dall’alta pianura modenese e dall’areale pedecollinare, ai fini dell’approviggionamento irriguo, si avvale dei due corsi idrici naturali che lambiscono detto territorio: il Fiume Panaro ed il Fiume Secchia. La distribuzione delle acque irrigue è stata oggetto, nel tempo, di estese regolamentazioni, necessarie per stabilire diritti e doveri degli utenti e consentire lo svolgimento del servizio secondo criteri di equità, in dipendenza dalle disponibilità idriche dei Fiumi Secchia e Panaro, i quali in ragione del loro regime torrentizio di natura appenninica sono, nel periodo estivo di massima idroesigenza irrigua, soggetti a portate di magra estremamente ridotte.

Principali sistemi di distribuzione idrica a cui corrispondono i rispettivi distretti irrigui L’approvvigionamento idrico del sistema di distribuzione Alta Pianura Modena Sud - Sinistra Panaro avviene a gravità attraverso le opere di presa in sinistra del Fiume Panaro. L’acqua viene veicolata e distribuita attraverso il Canale San Pietro ed il Canale Diamante. Per mezzo di manufatti di sostegno,la risorsa viene distribuita a gravità attraverso una complessa e capillare rete irrigua superficiale minore. La tipologia di irrigazione è di “soccorso a domanda” con modulo idrico a bocchetta tarata pari a circa 35- 40 l/s. L’approvvigionamento idrico del sistema di distribuzione idrica Alta Pianura Modena Sud - Destra Secchia avviene a gravità attraverso le opere di presa in destra del Fiume Secchia in corrispondenza della Traversa di Castellarano – San Michele dei Mucchietti ed in località Magreta presso Oasi naturalistica del Colombarone. L’acqua viene veicolata attraverso i Canali di Modena, di Corlo, di Formigine e di Marzaglia e in corrispondenza dei manufatti di sostegno presenti distribuita a gravità attraverso una complessa e capillare rete irrigua superficiale minore. Un importante contributo di soccorso per l’approvvigionamento idrico irriguo può essere disponibile attraverso la derivazione di acque chiarificate dall’acquedotto ad usi plurimi. La tipologia di irrigazione è di “soccorso a domanda” con modulo idrico a bocchetta tarata pari a circa 35- 40 l/s.

Impianto pluvirriguo Diamante, Località Brodano, Comune di Vignola (MO)

L’approvvigionamento idrico avviene con prelievo dal Canale San Pietro in località Brodano in comune di Vignola (MO); da lì l’acqua viene successivamente convogliata nel Canale Diamante fino alla stazione di pompaggio, costituito, oltre che dal sistema di condotte di distribuzione, da una vasca di accumulo e n. 3 gruppi di sollevamento. La caratteristica principale dell’impianto Diamante è la distribuzione di acqua in pressione per la microirrigazione di una porzione di territorio del comparto “Basse Inferiori di Vignola”.

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La turnazione tra gli idranti e la pressione costante sono garantite e gestite automaticamente da una apposita centralina elettronica. L’impianto, che è stato terminato nel 2009, è attualmente gestito in convenzione con gli utenti direttamente interessati.

Tipologia Impianto pluvirriguo Portata 0,02 m3/s (per ciascun gruppo di pompaggio) Caratteristiche pompe 3 elettropompe ad asse verticale Caratteristiche motori 3 elettrici Potenza nominale totale 45 kW Pressione di esercizio 3,9 bar Lunghezza condotte circa 6 km Numero idranti 21 Areale servito 35 ha

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Volumi di acqua movimentata e distribuita

A fronte dei quantitativi di acqua derivata dai punti di prelievo tramite gli impianti di derivazione descritti in precedenza, va preciasato che tali volumi idrici, per poter raggiungere le aziende agricole, vengono risollevati internamente al comprensorio e veicolati attraverso i vari sistemi di distribuzione.

Si riportano nella Tabella 8 i valori dei volumi derivati per sollevamento meccanico mediante gli impianti consortili dai Fiumi Po, Secchia e Panaro relativamente al periodo 2004-2013.

Mediamente le derivazioni annuali per sollevamento meccanico sono:

- derivazioni Fiume Po: 234.434.040,08 m3 - derivazioni Secchia (Bassa Pianura): 1.850.564,00 m3 - derivazioni Panaro (Bassa Pianura): 3.414.042,00 m3

A tali volumi va aggiunta inoltre una quota parte di risorsa derivata a gravità dai medesimi corsi idrici naturali, che si riporta sinteticamente di seguito.

Mediamente le derivazioni annuali per gravità sono:

- derivazioni Fiume Po: 26.039.733,73 m3 - derivazioni Secchia (Alta Pianura): 2.325.222,00 m3 - derivazioni Panaro (Alta Pianura): 7.313.052,00 m3

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana (m³) PICOZZA IMPIANTO IMPIANTO (m³) IMPIANTO IMPIANTO BAGAZZANO (m³) IMPIANTO IMPIANTO CAMPAZZO (m³) CASONI IMPIANTO IMPIANTO (m³) BOZZALA IMPIANTO IMPIANTO (m³) SECCHIA CHIAVICA (m³) SISTEMA SISTEMA PILASTRESI (m³) IMPIANTO IMPIANTO CENTO - CER (m³) IMPIANTO IMPIANTO 76.427.624,00 4.746.170,00 166.012.580,70 455.760,00 276.322,00 648.360,00 1.042.920,00 715.320,00 281.520,00 74.455.158,00 2.875.131,00 103.514.762,70 1.234.440,00 244.443,00 810.000,00 1.094.220,00 901.656,00 328.176,00 97.295.970,00 2.655.470,00 120.487.236,48 1.383.840,00 448.201,00 861.480,00 1.122.840,00 1.356.480,00 345.240,00 75.024.524,00 1.283.375,00 88.639.898,40 808.560,00 441.178,00 541.764,00 609.336,00 790.920,00 177.948,00 109.285.857,00 5.450.314,00 164.514.253,50 1.489.320,00 332.600,00 984.600,00 1.182.600,00 1.449.720,00 382.320,00 103.121.617,00 2.744.398,00 138.428.697,60 1.237.320,00 497.250,00 235.080,00 645.840,00 947.880,00 153.000,00 106.067.335,00 3.423.790,00 108.929.889,00 1.537.200,00 598.535,00 894.240,00 1.088.640,00 1.559.880,00 284.400,00 120.412.818,00 5.602.078,00 208.432.231,20 1.787.040,00 920.005,00 1.051.560,00 1.053.360,00 1.564.200,00 259.200,00 130.378.701,00 9.809.434,00 147.862.522,80 1.179.000,00 1.373.535,00 1.563.120,00 1.240.200,00 1.580.040,00 484.200,00 102.065.288,00 5.136.947,00 59.256.329,40 1.288.080,00 973.015,00 1.094.760,00 1.054.800,00 1.434.240,00 324.360,00 99.453.489,20 4.372.710,70 130.607.840,18 1.240.056,00 610.508,40 868.496,40 1.013.475,60 1.230.033,60 302.036,40 SABBIONCELLO 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 ANNO MEDIO VOLUME

Tabella 8 – Volumi derivati per sollevamento meccanico mediante gli impianti consortili dai Fiumi Po, Secchia e Panaro relativamente al periodo 2004-2013.

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3.3. PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E MONTAGNA

Il comprensorio di montagna del Consorzio della Bonifica Burana si colloca all’interno del bacino montano del Fiume Panaro ed interessa un territorio di 86.050 ha, ricadente in 23 comuni appartenenti alle province di Modena (19), Bologna (3) e Pistoia (1). Il territorio è caratterizzato da una altitudine che parte dai circa 100 m s.l.m. nella tratto pedemontano al confine con la pianura in corrispondenza dei comuni che caratterizzano queste zone come Fiorano, Maranello, Castelvetro, Vignola, Savignano s/P e Spilamberto, fino ad arrivare alle vette più importanti nella zona sud-ovest del comprensorio dove l’altitudine supera i 1500 m s.l.m. in corrispondenza dei comuni di Pievepelago, Fiumalbo e Abetone. I principali bacini idrografici che ricadono all’interno del territorio montano del comprensorio consortile sono rappresentati nella parte di alta montagna dai due affluenti che danno vita al Fiume Panaro e cioè il Torrente Leo, per la parte in destra idraulica, ed il Torrente Scoltenna, per la parte in sinistra idraulica. Il tratto intermendio del comprensorio montano è caratterizzato dal bacino idrografico del Fiume Panaro, a cui afferiscono sottobacini di dimensioni ridotte; mentre il tratto terminale è caratterizzato da sottobacini che nascono in collina e confluiscono in sinistra idraulica nel Fiume Panaro, dopo aver attraversato parte della Alta Pianura. Il reticolo idrografico minore, che non fa tradizionalmente parte della rete di bonifica, è di competenza per presidio del territorio montano delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana (Provincia di Pistoia), titolari del reticolo idraulico naturale, con compiti di polizia idraulica, di gestione dei corsi d’acqua e delle aree che costituiscono il demanio idrico, di programmazione, progettazione e realizzazione di interventi per la tutela idraulica ed idrogeologica, di pronto intervento in situazioni di emergenza anche con il coinvolgimento della Protezione Civile. Tuttavia i Consorzi di Bonifica, con le Unioni Montane dei Comuni, risultano tra gli Enti che in sinergia con le Regioni, operano per la prevenzione del dissesto idrogeologico.

Presidio idrogeologico in collina e montagna: modalità di programmazione e di realizzazione degli interventi

Le problematiche del territorio montano sono legate a fenomeni di dissesto idrogeologico ed all’aggravarsi di fenomeni di erosione attribuibili, oltre che a fattori di natura geologica, alle modificazioni nello spazio e nel tempo della distribuzione della popolazione. Tali fenomeni sono stati ulteriormente aggravati dai disboscamenti e messa a coltura dei versanti, dalla realizzazione di opere edilizie infrastrutturali, dall’apertura di cave. L’esodo della popolazione verso i centri urbani ed il conseguente abbandono delle costanti pratiche manutentorie del territorio ha aggravato tali fenomeni. Sulla base di quanto disposto dalla L.R. n. 42/84, l’attività di bonifica ha riguardato nel passato innumerevoli interventi di sistemazione e difesa del suolo, di viabilità, di approvvigionamento idrico, di bacini di ritenuta d’acqua: opere variamente localizzate che hanno permesso di conseguire condizioni di stabilità essenziali per molti insediamenti urbani e di permettere, almeno in talune aree, un consolidamento delle emergenti attività turistico-residenziali ed agro-turistiche.

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Per garantire la difesa del territorio montano, il Consorzio, in base alle segnalazioni degli Enti locali e dei privati, provvede all'individuazione, alla progettazione ed alla realizzazione degli interventi programmati. L’elenco di tali interventi viene formulato a seguito di sopralluoghi e verifiche tecniche condivise con le autorità competenti, per valutare le criticità idrogeologiche ed individuare le opere di sistemazione idraulica ed idrogeologica più idonee a contrastare e ripristinare i dissesti verificatisi. La L.R. dell’Emilia-Romagna n. 7/2012 è stata emanata allo scopo di eliminare le disomogeneità di attuazione degli interventi in montagna da parte dei Consorzi di Bonifica, nonché per la suddivisione delle risorse finanziarie destinate a tali attività. Tale legge ha pertanto introdotto novità in materia di programmazione degli interventi, esecuzione e manutenzione delle opere, disciplinando l’attività consortile in montagna, definendo i rapporti tra i Consorzi di Bonifica e le Unioni dei Comuni montani nella programmazione di tali interventi. In questo quadro normativo il Consorzio della Bonifica Burana agisce, programmando e realizzando sul proprio territorio, interventi e lavori di manutenzione di opere, secondo alcune tipologie principali: interventi di sistemazione idraulica ed idrogeologica in alveo (briglie, soglie, rampe di massi, difese di sponda, ecc); interventi relativi alla stabilizzazione delle pendici (drenaggi sotterranei, regimazioni superficiali, opere di sostegno, ecc); interventi che riguardano la viabilità; interventi relativi alla fruibilità del territorio ed interventi per la valorizzazione ambientale. Tali interventi vengono realizzati oltre che con fondi propri del Consorzio anche con finanziamenti pubblici di Regioni, Province, Comuni ed altri Enti locali.

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Figura 21 – Comprensorio montano. 122

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3.4. INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA In pianura

Con l’ausilio del personale preposto, il Consorzio della Bonifica Burana esegue gli interventi di manutenzione ordinaria ed in taluni casi straordinaria sulle opere di propria competenza. Per opere di bonifica si intendono sia le strutture di difesa idraulica, il cui regolare funzionamento garantisce la sicurezza idraulica del territorio, preservando le zone agricole, urbane ed industriali da allagamenti dovuti ad eventi meteorologici sfavorevoli, sia le infrastrutture irrigue connesse alla captazione ed alla distribuzione delle acque presenti nei canali consorziali a sostegno delle attività agricole. Per la realizzazione di nuove opere vengono impiegati finanziamenti pubblici ministeriali e regionali. A seguito della loro realizzazione, rimane in capo al Consorzio il compito di provvedere alla relativa manutenzione ordinaria al fine di garantirne la specifica officiosità; tale attività risulta finanziata invece principalmente con fondi consortili. Inoltre, il Consorzio collabora con gli altri Enti preposti alla gestione ed al controllo del territorio, svolgendo una fondamentale attività di vigilanza. Le strutture di difesa idraulica dalle quali dipende la sicurezza del territorio consortile sono in sintesi: • canali di bonifica, che costituiscono il vettore primario delle acque meteoriche, la cui efficienza dipende dal grado di manutenzione che il Consorzio assicura annualmente; • manufatti idraulici (chiaviche, scolmatori, paratoie, ecc.) che consentono l’esecuzione di manovre idrauliche idonee a distribuire in maniera ottimale, sulla rete di bonifica, le portate idrauliche da collettare verso i Fiumi riceventi; • impianti idrovori che garantiscono il deflusso delle acque meteoriche nei canali e Fiumi riceventi qualora questi ultimi siano in regime di piena; • casse di espansione che consentono di trattenere una parte dell’acqua in modo tale da laminare la piena, creando contestualmente un bacino di accumulo idrico da utilizzare nel periodo irriguo. L’officiosità idraulica dei canali di bonifica richiede periodici interventi di manutenzione tramite il controllo/monitoraggio della presenza della vegetazione e meno frequenti, ma comunque fondamentali, interventi di rimozione dei sedimenti (espurghi) e sistemazione delle sponde franate. Le strutture irrigue dalle quali dipende la corretta distribuzione delle acque a sostegno delle attività agricole, nel periodo maggio/settembre di ogni anno, sono in sintesi: • canali irrigui e canali di bonifica deputati alla sicurezza idraulica con funzione promiscua, attraverso i quali la risorsa idrica, grazie ad opportune manovre ai manufatti preposti, viene veicolata e distribuita a tutto il comprensorio di pianura; • paratoie che formano gli invasi irrigui all’interno dei canali; • derivazioni irrigue per gravità, munite di organi di intercettazione e distribuzione;

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• impianti idrovori irrigui che, al fine di superare i dislivelli della rete (realizzata per favorire i deflussi verso valle), sollevano meccanicamente la risorsa idrica prelevata dai Fiumi e dai canali, per trasportarla verso le zone più alte della pianura.

Le attività di manutenzione svolte dal personale consorziale sulla rete idraulica di bonifica riguardano: - diserbo meccanico nei canali di bonifica per il controllo della vegetazione al fine di garantire l’ottimale deflusso idrico; - espurgo, risezionamento e ripresa frane nei canali di bonifica; - controllo e sistemazione dei manufatti idraulici di regolazione (chiaviche, paratoie, ecc); - verifica e messa a punto degli impianti consortili (impianti di scolo, di irrigazione e pluvirrigui). Oltre agli interventi di manutenzione ordinaria sono stati avviati sull’intero comprensorio, secondo una politica di potenziamento delle opere di scolo e di difesa idraulica del territorio in accordo con il loro ruolo di approvvigionamento irriguo, diversi interventi di adeguamento alle mutate condizioni territoriali, quali il potenziamento degli scaricatori di piena, il ridimensionamento della rete idraulica di scolo e gli interventi di manutenzione straordinaria dei canali.

Diserbo meccanico nei canali di bonifica Le operazioni di diserbo meccanico dei canali e cavi di bonifica consistono nel taglio e nella rimozione della vegetazione (erbacea, arbustiva ed arborea) sviluppatasi nell’intera sezione del corso d’acqua e nelle relative pertinenze idrauliche. Le motivazioni che impongono l’esecuzione di tali operazioni sono riconducibili fondamentalmente alla necessità di un efficiente funzionamento idraulico dei canali consortili; la presenza della vegetazione nell’alveo del canale e nelle scarpate, qualora non opportunamente contenuta, riduce nel tempo la sezione del canale stesso e determina una diminuzione della portata veicolabile sia ai fini della distribuzione irrigua sia ai fini della difesa idraulica. Tali interventi di manutenzione ordinaria sono di fondamentale importanza in quanto contribuiscono alla conservazione del grado di officiosità idraulica progettuale risalente tuttavia ai primi decenni del secolo scorso; inoltre risultano indispensabili poiché consentono di attenuare l’inadeguatezza strutturale generatasi a seguito delle trasformazioni territoriali. Il programma annuale di manutenzione prevede pertanto la necessità di eseguire le operazioni di diserbo meccanico nei canali consorziali con una tempistica e con una serie di interventi ben definiti, canale per canale. Tali interventi, ripetuti anche più volte ogni anno per una lunghezza complessiva di circa 4.000 km, vengono realizzati con finanziamenti consorziali. Le operazioni di diserbo vengono eseguite nel periodo che va dalla primavera all’autunno inoltrato, con un numero di interventi che generalmente varia da uno a tre/quattro, a seconda delle diverse caratteristiche idrauliche dei canali e delle peculiarità dei bacini di scolo ed irrigui. Le macchine operatrici utilizzate per tali operazioni sono gli escavatori cingolati e gommati e i trattori gommati. Gli escavatori dispongono di attrezzature quali la benna falciante o il rototrituratore. La benna falciante viene utilizzata per il diserbo dell’intera sezione del canale

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(fondo e scarpate), potendo operare anche in presenza di acqua nello stesso. Il rototrituratore viene invece usato per le sole sponde del canale e le eventuali pertinenze idrauliche di terreno latistanti i corsi d’acqua consortili, potendo operare solo in assenza di acqua.

Espurgo, risezionamento e ripresa di frane nei canali di bonifica Le operazioni di espurgo dei canali consortili vengono eseguite allo scopo di rimuovere i sedimenti terrosi che si depositano all’interno dell’alveo del corso d’acqua. Queste operazioni vengono eseguite mediamente nei canali consortili ogni 5-6 anni ed è pertanto da considerarsi una manutenzione straordinaria. Non sono però infrequenti casi in cui, visto il particolare quantitativo di trasporto del materiale solido delle acque, occorre intervenire con frequenze maggiori. Analogamente i principali collettori idraulici del comprensorio, che presentano sezioni particolarmente significative, necessitano di interventi di espurgo meno frequenti rispetto alla media. Per la realizzazione di tali operazioni vengono utilizzate delle macchine che effettuano il dragaggio raccogliendo i sedimenti terrosi. Tali sedimenti vengono collocati in appositi bacini di colmata ai fini della loro essicazione. Le macchine operatrici utilizzate per le operazioni di espurgo sono gli escavatori cingolati e gommati. Le operazioni di risezionamento dei canali, talora eseguite contestualmente a quelle di espurgo, consentono di riportare la sezione del canale a quella originale di progetto. Le operazioni di ripresa di frane, invece, consistono nello stabilizzare le scarpate dei canali interessate dai fenomeni franosi. Tali fenomeni possono essere causati da vari fattori. La maggior parte dei canali consorziali non è dotata di rivestimenti impermeabili, pertanto la stabilità delle scarpate, prevalentemente di natura argillosa, risulta sensibile agli svasi più o meno rapidi ed ai moti di filtrazione. Si rileva infatti che il naturale oscillamento stagionale del livello dell’acqua all’interno dei canali provoca una variazione delle pressioni dell’acqua interstiziale nei terreni costituenti l’argine che, a causa della loro natura litologica, risentono fortemente dei fenomeni di rigonfiamento e di ritiro. La rapidità dell’invaso e del successivo svaso ed il forte potenziale erosivo dei materiali trasportati dalla corrente acuiscono le criticità già presenti sul territorio, innescando pericolosi fenomeni di dissesto arginale. Laddove i canali sono latistanti a vie di comunicazione stradale, le frane possono essere determinate dalle sensibili modifiche avvenute nel tempo, sia qualitative sia quantitative, del traffico veicolare. Le sollecitazioni indotte da tale traffico sul corpo arginale determinano il distacco di fronti spondali. Per quanto riguarda i vettori idraulici, i fenomeni franosi possono essere anche causati dall’azione erosiva effettuata da animali durante la realizzazione delle loro tane e gallerie all’interno del corpo arginale; di particolare criticità allorchè riguardino canali a carattere pensile. Al fine di stabilizzare le scarpate dei canali interessate da fenomeni franosi, vengono realizzate le seguenti tipologie di difesa spondale: consolidamento e difesa spondale tramite posa di pietrame o consolidamento e difesa spondale tramite l’infissione di pali in legno.

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La difesa spondale tramite palificata in legno consente una buona tenuta idraulica per un medio- lungo periodo a fronte di un perfetto inserimento ambientale. Tale intervento consiste in un preventivo sbancamento fino a rimuovere il terreno in frana per raggiungere un piano di posa stabile e nella successiva infissione a mezzo meccanico di palafitte in legno, a singola o doppia fila in funzione dell’altezza delle sponde. Successivamente si procede alla ricostruzione della sponda arginale ed al rinterro della zona di intervento con il terreno precedentemente rimosso ed adeguatamente compattato per strati, al fine di ripristinare il profilo originario. Il consolidamento spondale tramite posa di pietrame è previsto laddove le condizioni di dissesto arginale risultano maggiormente critiche e specialmente nei casi in cui il rilevato arginale in frana è sormontato da strade o vie carrabili. Tale tipologia di difesa limita infatti la sensibilità arginale alle fluttuazioni del livello idrico, garantendo quindi ampia sicurezza nei canali promiscui.

Controllo e sistemazione dei manufatti idraulici di regolazione (chiaviche, paratoie, ecc) Le operazioni di manutenzione dei manufatti idraulici di regolazione consistono nel controllo, pulizia, regolazione ed eventuale sostituzione degli organismi di manovra, delle paratoie e delle griglie. Vengono inoltre effettuati controlli ed eventuali interventi sulle opere murarie all’interno delle quali alloggiano i manufatti idraulici di manovra.

Verifica e messa a punto degli impianti consortili (impianti di scolo, di derivazione e pluvirrigui) Per garantire il funzionamento di impianti idrovori di scolo e di sollevamento irriguo si eseguono verifiche ed interventi strutturali, nonché interventi elettromeccanici sui macchinari e sugli apparati di regolazione idraulica. Le attività di manutenzione degli impianti consortili sono eseguite principalmente nel periodo autunno-invernale (per gli impianti di sollevamento irriguo e pluvirriguo) e durante il corso di tutto l’anno per gli impianti idrovori di scolo. In particolare devono essere mantenuti in perfetta efficienza tutti gli apparati pompanti, i motori elettrici e diesel presenti, i pannelli di comando e la strumentazione elettrica, elettromeccanica ed elettronica, gli apparati di riserva termica, le tubazioni di aspirazione e mandata, ecc. Per quanto riguarda i principali impianti di scolo e derivazione, sono inoltre necessari interventi di manutenzione alle opere di presidio quali mandracchio, controchiavica, bacino di calma, canale di arrivo/derivazione. Risultano altresì necessari interventi di rimozione del materiali litoidi che si depositano davanti alle tubazioni di aspirazione degli impianti di derivazione. Una specificità è rappresentata dalla manutenzione alla rete di distribuzione in pressione degli impianti pluvirrigui. Detti impianti presentano una rete sotterranea che si sviluppa complessivamente per migliaia di chilometri all’interno del terreno e che quindi, dal terreno stesso subisce quotidianamente stati tensionali indotti dal suo rigonfiamento e dal suo ritiro. Il fenomeno, unito alla vetustà della rete stessa, comporta nei mesi di esercizio diversi interventi di riparazione. Tale impegno, che di principio risulterebbe di carattere straordinario, ha assunto una ricorrente frequenza tanto che risulta annoverato fra le attività di manutenzione di tipo ordinario; ciò sia in termini di impegno di ore/uomo sia di tipo economico per la fornitura delle tubazioni e delle parti speciali di raccordo delle stesse.

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Per quanto riguarda le attività di manutenzione delle casse di espansione, si può fare riferimento a quelle sopra descritte ed in particolare alle operazioni di diserbo meccanico nei canali di bonifica per il controllo della vegetazione e di controllo e sistemazione dei manufatti idraulici di regolazione di presa e di scarico.

In collina e montagna

Le infrastrutture di bonifica montana, per le quali il Consorzio della Bonifica Burana ha provveduto ad eseguire la progettazione e la direzione lavori, si possono distinguere in quelle realizzate in alveo per la sistemazione idraulica ed idrogeologica e quelle relative alla stabilizzazione delle pendici in frana. Su tali opere il Consorzio provvede alla loro manutenzione. I manufatti realizzati per la sistemazione idraulica ed idrogeologica in alveo dalle quali dipende la sicurezza del territorio consortile sono in sintesi: • Briglie (o traverse), che, poste trasversalmente rispetto alla sezione di un corso d’acqua, dissipando l’energia della corrente da un lato, favoriscono il deposito/accumulo del materiale solido trasportato ripristinando il corretto andamento plano-altimetrico di quest’ultimo, dall’altro riducono l’effetto di erosione nelle pendici. In particolare le tipologie di briglie adottate sono: le briglie a traversone, che possono essere realizzate in conglomerato cementizio a vista, in conglomerato cementizio rivestito in muratura di pietrame, in muratura di pietrame, in muratura di pietrame e gabbioni metallici ed in legno; le briglie a scatola, che possono essere realizzate in conglomerato cementizio a vista, in conglomerato cementizio rivestito in muratura di pietrame, in muratura di pietrame e in muratura di pietrame e gabbioni metallici. • Soglie fermafondo e rampe in massi, realizzate trasversalmente ai corsi d’acqua, hanno la funzione di contrastare l’approfondimento del fondo alveo e la conseguente instabilità delle pendici, mantenendo costante l’andamento plano-altimetrico degli stessi. Le soglie fermafondo e le rampe possono essere realizzate in conglomerato cementizio, in conglomerato cementizio ciclopico ed in massi. • Difese di sponda, realizzate longitudinalmente ai corsi d’acqua, impediscono l’erosione delle sponde causate dalla corrente. Le difese di sponda possono essere realizzate in conglomerato cementizio a vista, in conglomerato cementizio rivestito in muratura di pietrame, in muratura di pietrame, in muratura di pietrame e gabbioni metallici ed in legno.

Le opere relative alla stabilizzazione delle pendici in frana riguardano: la raccolta e la regimazione delle acque superficiali per mezzo di fossi aperti di scolo; la raccolta e la regimazione delle acque sotterranee per mezzo di drenaggi, condotte sigillate, ecc; i manufatti di sostegno delle terre, quali muri di contenimento, terre rinforzate, gradoni in terra. Gli interventi di manutenzione realizzati in ambito montano sono: la sistemazione e pulizia dell’alveo e delle sponde, che prevedono la movimentazione del materiale inerte all’interno dell’alveo ed il taglio della vegetazione infestante che andrebbe a pregiudicare il regolare deflusso delle acque; il ripristino ed il consolidamento delle opere idrauliche (briglie, soglie e difese di sponda), che consistono nel ripristino e consolidamento strutturale delle opere esistenti. 127

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3.5. RIFLESSI DELL’ATTIVITÀ DI BONIFICA SULLA QUALITÀ DELL’AMBIENTE Esternalità positive legate alla veicolazione e movimentazione idrica nella rete idraulica consortile di pianura

Nel territorio consortile di pianura, una particolare sinergia di fattori consente ai terreni - ricompresi tra i Fiumi Secchia e Panaro a nord dell’abitato di Modena - di usufruire di un maggiore quantitativo idrico, rispetto agli altri distretti consortili, a totale beneficio della collettività, quindi generale. Detti fattori sono rappresentati dalla possibilità di derivazione dal Fiume Po, che risulta di per sè la maggiore fonte di adacquamento sul territorio nazionale ed una rete di canali non rivestiti con materiali impermeabili, che consentono una capillare veicolazione di tali volumi idrici.

Nei mesi primaverile-estivi, l’impegno consortile non attiene esclusivamente all’approvvigionamento della risorsa a fini irrigui ma, in assonanza ai medesimi principi e fini perseguiti a mezzo dello scolo, anche alla tutela del territorio in termini di qualità della vita e di fruibilità dello stesso anche a scopi produttivi. In quest’ottica, trova collocazione l’approvvigionamento idrico e pertanto l’invaso dell’intera rete consortile. Va da sé che l’aliquota prioritaria di tale approvvigionamento risulta a beneficio delle attività produttive di tipo agricolo; pur tuttavia una cospicua parte della medesima risorsa approvvigionata contribuisce a garantire una maggiore vivibilità e fruibilità di tutto il comprensorio. Nello specifico i fattori determinanti tale beneficio risultano essere il non depauperamento delle falde superficiali, il forte contrasto del fenomeno della subsidenza, l’esistenza ed il mantenimento di un habitat favorevole alle biodiversità, tutti fattori con indubbie ripercussioni positive sulla qualità della vita umana e sullo sviluppo degli aspetti produttivi.

La veicolazione di ingenti quantitativi di acque derivate dai Fiumi Po, Panaro e Secchia - nel territorio di Bassa Pianura Sinistra Panaro - ed immessi nel “circuito” idraulico consortile determina un abbattimento dei carichi inquinanti ivi presenti provenienti dalle attività residenziali e produttive. Tale attività rappresenta un effetto benefico da cui ne traggono giovamento gli immobili ricadenti in tale porzione di comprensorio.

La sopravvivenza dei giardini, delle bordure verdi, il generale aspetto delle campagne, risultano elementi essenziali per la qualità del paesaggio tipico di pianura, non conseguibile in assenza di importanti dotazioni d’acqua. Un territorio arido renderebbe infatti molto meno appetibile la residenza nel territorio stesso, inducendo minori opportunità di lavoro e di fruizione del tempo libero, con immediato decadimento dei valori di mercato di tutti gli immobili.

All’interno della rete consortile ricadente nella Bassa Pianura Sinistra Panaro vengono immessi mediamente ogni anno circa 110 milioni di metri cubi d’acqua, con una movimentazione idrica annuale di circa 400 milione di metri cubi.

Le principali funzioni ecosistemiche conseguenti alla veicolazione ed alla movimentazione della risorsa idrica nel comprensorio, che si traducono in corrispondenti benefici a vantaggio di tutti gli immobili in esso ricadenti, sono le seguenti:

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- Contrasto alla subsidenza - Contrasto alla desertificazione - Salvaguardia della qualità dell’acqua

Contrasto alla subsidenza

La subsidenza è la più grave emergenza ambientale in atto nel territorio emiliano romagnolo; essa provoca forti riflessi di carattere economico e sulla difesa idrogeologica dell’intero contesto regionale. Il gravissimo fenomeno di abbassamento del suolo ha cause naturali legate a processi geologici, ma, negli ultimi decenni, l’eccessiva estrazione di fluidi (acqua, gas, etc.) ha provocato la depressurizzazione dell’acquifero e degli orizzonti sotterranei aggravando decisamente il problema. Il monitoraggio del fenomeno effettuato da ARPA negli anni 2011-12 ha sostanzialmente evidenziato che la velocità dello sprofondamento è in atto in tutto il territorio regionale con particolare gravità nel modenese e bolognese ed in Romagna, con valori anche di 20-30 mm/anno. Il fenomeno ha particolare importanza sia nell’entroterra e sia lungo la linea di costa. Nel primo ambito il danno più evidente è quello ai fabbricati in conseguenza dell’abbassamento non uniforme del suolo, con frequenti lesioni ai fabbricati stessi ed alle infrastrutture sotterranee come fognature, acquedotti e reti tecnologiche in genere. Lungo la costa l’abbassamento del suolo provoca l’assottigliamento delle spiagge (con vistosissimi danni al turismo) e rende decisamente più fragile la zona costiera, lungo la quale la perdita di quota altimetrica, provoca sempre più difficoltà per la difesa dalle inondazioni e dalle mareggiate. La sostituzione dei prelievi di acqua di falda con quella di superficie, resa disponibile dalla gestione idrica del Consorzio, accompagnata dalla consistente ricarica delle falde quale effetto delle dispersioni idriche in falda, sta determinando una riduzione della velocità di abbassamento del suolo, con riduzione dei problemi di stabilità dei fabbricati e salvaguardia del valore economico degli stessi.

Contrasto alla desertificazione

In ampi territori sottesi alla distribuzione idrica da parte del Consorzio, si rileva una naturale “freschezza dei suoli” ed innalzamento delle falde superficiali verso gli apparati radicali delle colture e della vegetazione arborea naturale (boschi e boschetti, giardini pubblici e privati, ecc.), con un benefico effetto di miglioramento del paesaggio e di riduzione della moria delle alberature per il contrasto alla siccità dei terreni, con effetti positivi quali la produzione di ossigeno a scapito di anidride carbonica attraverso i processi di fotosintesi clorofiliana, favorendo la salubrità dell’aria e pertanto il mantenimento del valore immobiliare di tutta la collettività.

Salvaguardia della qualità dell’acqua.

Gran parte delle azioni di protezione ambientale poste in essere dalla legislazione Comunitaria riguardano la protezione della qualità dell’acqua dall’inquinamento e dall’eccessivo sfruttamento.

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L’azione di trasferimento delle risorse idriche dalla fonte all’utilizzatore determina un flusso permanente di acque di buona o discreta qualità nel complesso reticolo consortile.

I Consorzi di Bonifica dell’Emilia-Romagna hanno in atto progetti di studio e ricerca finalizzati ad evidenziare ed a documentare il valore economico dei servizi ecosistemici sinteticamente descritti.

Qualità delle acque

La normativa italiana, che in parte recepisce le direttive europee, ha previsto da tempo che venga tutelata la qualità dei corpi idrici e, di riflesso, quella della popolazione, attraverso l’imposizione di una serie di standard di qualità e limiti che hanno già prodotto un primo miglioramento qualitativo delle acque e che si prefiggono di raggiungere risultati ancora più ambiziosi in pochi anni, fino a raggiungere lo stato di qualità “buono”. Il Consorzio, da parte sua, pur non avendo competenze specifiche sul controllo della qualità delle acque che vengono veicolate dai canali consortili e che provengono in gran parte dai corsi d’acqua naturali, è da tempo impegnato in azioni di vigilanza e monitoraggio allo scopo di limitare l’apporto di acque di scarsa qualità all’interno del reticolo di bonifica. Attenzione particolare viene posta per quelle situazioni dove la stretta interconnessione con i carichi provenienti dai comparti civile e produttivo in genere, potrebbe determinare, in specifiche situazioni, lo scadimento del livello qualitativo della risorsa idrica. Peraltro, i prelievi dai corsi d’acqua naturali, la loro veicolazione e movimentazione all’interno dei canali consortili, creano condizioni favorevoli, soprattutto nel periodo primaverile estivo, alla depurazione spontanea della risorsa idrica, favorita da grandi quantità di acqua di buona qualità che vengono intercettate dal fiume Po sia dall’impianto Sabbioncello, sia dal Polo Pilastresi sia infine dall’Impianto Palantone che alimenta il Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) dell’omonimo Consorzio di 2° grado, di cui il Consorzio della Bonifica Burana è consorzio elementare. Condizione avvallata dai report periodici degli Enti competenti e del Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo da cui emerge, tra l’altro, che la qualità delle acque risente in maniera diretta della stagionalità, con valori di concentrazione inferiori nel periodo primaverile estivo, in cui è massimo l’approvvigionamento idrico da parte dell’agricoltura, e superiori nel periodo autunno‐ invernale. Tale andamento è direttamente imputabile alla veicolazione di notevoli quantitativi di risorsa idrica – provenienti dai Fiumi Po, Panaro e Secchia e dal Torrente Samoggia – durante la stagione irrigua (marzo‐settembre), che consente in maniera significativa di ridurre la concentrazione degli eventuali carichi inquinanti presenti. La risorsa idrica veicolata all’interno dei canali è infatti sottoposta agli effetti benefici degli agenti naturali depuranti, tramite processi di fitodepurazione ed ossigenazione, determinati dalla presenza della vegetazione di sponda e dalla circolazione delle acque all’interno del reticolo idraulico consortile. Si precisa che pur non esistendo riferimenti normativi italiani ed europei riguardanti la caratterizzazione dell’acqua per usi irrigui, da diversi anni, il Consorzio per il C.E.R. sta monitorando la qualità dell’acqua campionata in diversi punti fra cui anche al “Palantone”, dove il

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C.E.R. stesso attua la derivazione da Po (posizione a valle di alcuni chilometri rispetto alle derivazioni del Burana). Ciò considerato si ritiene, per analogia, di poter prendere a riferimento, per la buona parte del Comprensorio Burana che viene approvvigionato dal Fiume Po, i valori determinati analiticamente dal C.E.R. di alcuni parametri chimico-fisico-biologici di interesse per l’agricoltura. Si segnalano quindi le analisi condotte dal C.E.R., dal 1999 ad oggi; si tratta di medie poliennali che consentono di collocare tutti i parametri significativi della risorsa, all’interno dei valori guida internazionali per l'uso irriguo secondo criteri di igiene, di sicurezza degli alimenti e degli operatori e della salvaguardia dei suoli e delle acque freatiche e superficiali.

I parametri determinati e i relativi valori sono i seguenti: BOD5: 1,595 ppm COD: 9,633 mg/l Ossigeno disciolto: 5,181 ppm Durezza: 8,475 °dH (15,0855 °fH) Ecw: 376,619 uS/cm N tot: 2,619 mg/l NH4-N: 0,052 mg/l NO3-N: 1,531 mg/l pH: 7,783 PO4-P: 0,061 mg/l PO4-P tot: 0,105 mg/l E. coli: 20,508 MPN

Tutela della biodiversità, valorizzazione del paesaggio e fruizione del paesaggio

All’attività di bonifica in senso stretto già da anni sono collegati aspetti di carattere ambientale di più ampio respiro, che hanno coinvolto il Consorzio della Bonifica Burana nella realizzazione di opere finalizzate a fornire anche benefici di valenza ambientale. Più precisamente all’attenzione che si presta per garantire la sicurezza idraulica del territorio si unisce la sensibilità a migliorare aspetti paesaggistici e favorire la biodiversità. Favorire la biodiversità significa favorire la variabilità tra gli organismi viventi all’interno di una singola specie (diversità genetica), fra specie diverse e tra ecosistemi. La diversità biologica è di fondamentale importanza per la continuità della vita; essa consente agli ecosistemi, alle specie e alle popolazioni di adattarsi, superando i cambiamenti che gli eventi impongono. Originariamente i terreni, che oggi ricadono all’interno del comprensorio di pianura, erano naturalmente allagati ed allagabili pertanto caratterizzati da aree incolte occupate da ampie zone umide ed aree boschive, all’interno delle quali si era sviluppata una specifica biodiversità facente parte dell’ecosistema. La necessità di coltivare nuovi terreni, al fine di mantenere una popolazione in crescita, ha determinato le prime attività di bonifica. Tali attività, oltre a contrastrare l’insalubrità congenita di

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana questi territori, hanno reso possibile la fruibilità dei suoli per gli insediamenti urbani e produttivi, garantendo al contempo anche la possibilità di realizzare le infrastrutture utili a ciò. Raggiunto tale obiettivo, il Consorzio ha voluto e dovuto garantire il mantenimento dell’ecosistema naturale, sebbene ciò sia stato possibile su superfici più ristrette rispetto all’estensione originaria. Come conseguenza della capacità gestionale nella veicolazione della risorsa idrica, il Consorzio ha potuto quindi individuare le aree che meglio si prestavano al recupero di tali habitat, individuandole nelle zone latistanti i canali ed altre superfici propedeutiche per l’appunto alla loro ricostruzione e valorizzazione. A tali aree umide, naturali o ricreate, il Consorzio è in grado di garantire l’approvvigionamento d’acqua nonché il continuo ricambio, per evitare fenomeni di ristagno. Sono state inoltre normate all’interno del territorio comprensoriale ulteriori aree ambientali finalizzate al medesimo scopo, come quelle ricadenti all’interno della Rete Natura 2000. La Rete Natura 2000 è infatti il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. È una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. Tale rete risulta costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva “Habitat”, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Ne è un esempio la cassa di espansione del Canale di San Giovanni ubicata in località Manzolino nel comune di Castelfranco Emilia (MO), riconosciuta all'interno della Rete Natura 2000, come Zona SIC e ZPS, con l'attribuzione del codice IT4040009 – Manzolino. La cassa stessa, unitamente alle aree di pertinenza, rappresenta uno degli specchi d'acqua dolce interni più importante della regione Emilia-Romagna, in quanto la presenza di una zona umida così estesa ha richiamato una fauna di grande interesse naturalistico, grazie agli habitat naturali idonei a favorire la sosta, il rifugio, l'alimentazione e la riproduzione di numerose specie animali. Inoltre la cassa di espansione rappresenta un vasto campo d’azione dove la progettualità ambientale ha individuato gli spazi idonei per creare delle importanti aree di riqualificazione ambientale. Si riportano di seguito l’elenco ( Tabella 9) e la mappa (Figura 22) delle zone SIC e ZPS ricadenti all’interno del comprensorio consorziale. In un territorio, che ormai non presenta un’elevata naturalità quale è oggi la Pianura Padana, gli interventi sopra descritti rappresentano un’occasione per valorizzare gli aspetti di naturalità della rete idraulica consortile e la sua funzione di collegamento di nodi ecologici attualmente presenti. La fitta rete di canali consorziali si pone da sempre come un habitat continuo e privilegiato che solca la pianura. Infatti lungo i corsi d’acqua consorziali dimorano biodiversità importanti che contribuiscono a caratterizzare e a salvaguardare il territorio. È dalla fine degli anni Ottanta che il Consorzio opera anche in tal senso, sia per quanto concerne le proprie pertinenze sia per garantire l’approvvigionamento idrico a progetti privati, in attuazione 132

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dei primi programmi di “forestazione naturalistica” approvati dalla Regione Emilia-Romagna, di progetti di piantumazione delle “fasce tampone boscate” in Regione Lombardia e dei regolamenti Comunitari nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale che si sono succeduti. Nel territorio di pianura le realizzazioni più significative hanno interessato terreni di pertinenza del Consorzio ed in diretta gestione, ubicati in adiacenza ai canali di bonifica o in prossimità di importanti manufatti idraulici e della cassa di espansione in località Manzolino. Oltre agli scopi precedentemente descritti, tali attività consentono la ricostituzione di aree o zone ricoperte di essenze vegetali, arbustive ed arboree che fungono da corridoi ecologici; la combinazione infatti della presenza di acqua nei canali consortili e la componente vegetazionale consentono alla fauna locale di trovare rifugio e sostentamento. I corridoi ecologici sono uno dei quattro fondamentali elementi che costituiscono la rete ecologica. Nello specifico per corridoi ecologici si intendono fasce di connessione, ovvero strutture lineari e continue del paesaggio, di varie forme e dimensioni, che connettono tra loro le aree ad alta naturalità e rappresentano l'elemento chiave delle reti ecologiche poiché consentono la mobilità delle specie e l'interscambio genetico, fenomeno indispensabile al mantenimento della biodiversità. Per quanto riguarda il comprensorio consortile, in Emilia-Romagna le aree di intervento hanno raggiunto la superficie complessiva di 45,34 ha di cui 35,86 ha nella provincia di Bologna (comuni di San Giovanni in Persiceto e Crevalcore) e 9,48 ha nei territori delle province di Ferrara (comune di Bondeno) e Modena (comuni di Castelfranco Emilia e Finale Emilia). In Lombardia gli interventi hanno raggiunto la superficie di 18,70 ha e sono localizzati nei comuni mantovani di Sermide e Felonica. Si riporta in Tabella 10 l’elenco degli interventi realizzati in regione Emilia-Romagna e Lombardia.

Quanto sopra espresso all’interno del presente paragrafo unitamente al concetto di veicolazione della risorsa idrica all'interno della rete consortile (cfr. par. 3.2), rappresentano l’indotto derivante dallo svolgimento delle principali attività istituzionali dell’Ente, vale a dire l’allontanamento delle acque in eccesso (scolo) e l’approvvigionamento e veicolazione della risorsa idrica per scopi irrigui. Tutto ciò rappresenta infatti un elemento di elevata fruibilità del territorio da parte della collettività, in termini di benefici più generali quali ad esempio la tutela del paesaggio o più specifici nella loro fruibilità come tutte quelle aree volutamente realizzate anche a scopo ricreativo e didattico. Accanto a ciò permane l’indubbio valore aggiunto che l’attività idraulica consortile conferisce al territorio nella sua accezione produttiva, garantendo le condizioni di base primarie perché questa possa radicarsi ed ampliarsi. Va segnalato l’impegno dell’Ente nella divulgazione delle attività svolte allo scopo di sensibilizzare ed istruire la collettività stessa sul valore intrinseco dell’acqua e del valore della stessa sul territorio.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

CODICE SIC ZPS TIPO NOME ETTARI PROVINCE SIC- CASSE DI ESPANSIONE REGGIO EMILIA (167 ettari) - IT4030011 IT4030011 IT4030011 ZPS DEL SECCHIA 277,6190 MODENA (110 ettari) , IT4040001- SIC- LIBRO APERTO, LAGO parte IT4040001 IT4040001 ZPS DI PRATIGNANO 5173,4803 MODENA (5173 ettari) MONTE CIMONE, IT4040001- LIBRO APERTO, LAGO parte IT4040001 SIC DI PRATIGNANO 47,7391 MODENA (48 ettari) SIC- MONTE RONDINAIO, IT4040002 IT4040002 IT4040002 ZPS MONTE GIOVO 4849,2931 MODENA (4849 ettari) SASSI DI SIC- ROCCAMALATINA E DI IT4040003 IT4040003 IT4040003 ZPS SANT' ANDREA 1198,0775 MODENA (1198 ettari) SIC- SASSOGUIDANO, IT4040004 IT4040004 IT4040004 ZPS GAIATO 2413,1428 MODENA (2413 ettari) ALPESIGOLA, SASSO SIC- TIGNOSO E MONTE IT4040005 IT4040005 IT4040005 ZPS CANTIERE 3761,0817 MODENA (3761 ettari) SIC- BOLOGNA (153 ettari) - IT4040009 IT4040009 IT4040009 ZPS MANZOLINO 255,5601 MODENA (103 ettari) SIC- IT4040010 IT4040010 IT4040010 ZPS TORRAZZUOLO 115,4107 MODENA (115 ettari) SIC- CASSA DI ESPANSIONE IT4040011 IT4040011 IT4040011 ZPS DEL FIUME PANARO 275,4591 MODENA (275 ettari) IT4040012 IT4040012 SIC COLOMBARONE 50,0750 MODENA (50 ettari) IT4040014 IT4040014 ZPS VALLI MIRANDOLESI 2727,2393 MODENA (2727 ettari) IT4040018 IT4040018 ZPS LE MELEGHINE 327,0217 MODENA (327 ettari) IT4050002- SIC- parte IT4050002 IT4050002 ZPS CORNO ALLE SCALE 4581,9494 BOLOGNA (4582 ettari) IT4050002- parte IT4050002 SIC CORNO ALLE SCALE 10,5333 BOLOGNA (11 ettari) SIC- IT4050019 IT4050019 IT4050019 ZPS LA BORA 39,7732 BOLOGNA (40 ettari) BIOTOPI E RIPRISTINI AMBIENTALI DI IT4050025 IT4050025 ZPS CREVALCORE 710,1482 BOLOGNA (710 ettari) FIUME PO DA SIC- STELLATA A MESOLA E IT4060016 IT4060016 IT4060016 ZPS CAVO NAPOLEONICO 3139,6445 FERRARA (3140 ettari)

Tabella 9 - Elenco delle zone SIC e ZPS ricadenti all’interno del comprensorio consorziale.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Figura 22 – Mappa delle zone SIC e ZPS ricadenti all’interno del comprensorio consorziale.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Tabella 10 - Elenco interventi realizzati dal Consorzio nelle Regioni Emilia-Romagna e Lombardia.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

4. LA VALUTAZIONE COMPLESSIVA DEL BENEFICIO DELLE ATTIVITÀ CONSORTILI SUL COMPRENSORIO

Di seguito si identificano i vantaggi prodotti dall’attività di bonifica sul tessuto economico, sociale ed ambientale del comprensorio consortile. Nello specifico, tutte le attività del Consorzio descritte nel capitolo precedente, in una certa misura collegate tra di loro, concorrono a generare benefici economici, sociali ed ambientali. L’attività di bonifica rappresenta la condizione prima per l’affermarsi di importanti insediamenti urbani e produttivi, i cui effetti diretti ed indiretti sono certamente ampi ed articolati e si riflettono, in ultima analisi, sulla vivibilità, vitalità e sviluppo del territorio considerato nel suo complesso. In particolare, si prendono in esame i benefici più direttamente attribuibili ai due principali ambiti di attività del Consorzio, scolo ed irrigazione, ai quali si uniscono ulteriori effetti complessivi sul piano paesaggistico e territoriale.

4.1. IL VALORE GLOBALE DELL’ATTIVITÀ DI BONIFICA IN PIANURA E MONTAGNA SOTTO IL PROFILO ECONOMICO E SOCIALE

4.1.1. Importanza economica

Dal punto di vista economico, le attività consortili tendono ad avere un effetto articolato sul territorio in relazione alle diverse peculiarità di quest’ultimo, generando diversi tipi di benefici specifici. Le attività legate alla protezione ed alla difesa del suolo dal dissesto idrogeologico sono più rilevanti nelle zone montane; gli interventi relativi alla gestione ed alla manutenzione dei corsi d’acqua artificiali, nonché la gestione delle piene, sono più rilevanti nelle zone di pianura. L’acuirsi di eventi meteorici estremi ha determinato un incremento di tali attività sia nelle zone di montagna che di pianura, dove inoltre la progressiva urbanizzazione del territorio causa ulteriori criticità. Il potenziale peso economico delle attività svolte dal Consorzio è direttamente proporzionale alla presenza di realtà economiche presenti sul territorio, rese possibili in pianura dalle operazioni di allontanamento delle acque meteoriche in eccesso e dall’approvvigionamento di risorsa idrica, soprattutto durante i periodi con carenza di piogge. Le aziende presenti nei soli territori delle province di Modena e Bologna corrispondono al 38% del totale della regione Emilia-Romagna; tali attività classificate in base al Codice ATECO (ATtività ECOnomiche) come aziende agricole e zootecniche, corrispondono rispettivamente al 18 e 17% circa del totale regionale delle aziende in queste categorie. Gli interventi di gestione e manutenzione ordinaria attuati dal Consorzio, in pianura, favoriscono, inoltre, lo sviluppo residenziale ed industriale del territorio garantendo il regolare deflusso delle acque evitando il rischio di incorrere in eventuali danni da esondazione causati da piene interne. Le infrastrutture idrauliche preposte allo scolo risultano altrettanto fondamentali nella gestione di eventi calamitosi relativi ai corsi d’acqua naturali. In occasione degli eventi alluvionali che hanno interessato il comprensorio, la maggior parte delle acque fuoriuscite è stata collettata ed

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana allontanata attraverso tali infrastrutture, riducendo notevolmente l’entità dei danni che si sarebbero verificati a seguito di una perdurante presenza di acqua sul territorio. Nell’area montana, per quanto riguarda la difesa del suolo, l’indice della franosità comunale (IF) potrebbe essere considerato come indicatore rilevante per l’attribuzione dei benefici generati. Agli immobili, collocati nel territorio montano soggetto a fenomeni di dissesto, è assicurato un vantaggio economico, derivante dall’attività consortile, dato dalla possibilità di essere inseriti in un territorio fruibile.

4.1.2. Importanza sociale

Oltre a permettere lo sviluppo di insediamenti civili e produttivi, le infrastrutture e l’operato consortile determinano una maggiore fruibilità del territorio intesa nella sua accezione più ampia, con ricadute dirette sul piano sociale, offrendo la possibilità di svolgere attività sportive e ludico- ricreative (escursionismo, ciclismo, birdwatching, pesca sportiva, ecc.). La presenza e per contro l’assenza di attività agrituristiche ed alberghiere, in prossimità di infrastrutture consortili di elevato pregio storico-artistico, rappresentano un risvolto delle funzioni istituzionali esercitate dal Consorzio dal punto di vista sociale.

4.2. L’IMPORTANZA ECONOMICA, SOCIALE ED AMBIENTALE DELL’ATTIVITÀ DI GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA

4.2.1. Importanza economica

Nella gestione della risorsa idrica a scopo irriguo, l’acqua è da considerarsi un fattore produttivo; in tal senso, il valore dell’acqua è legato a quello della produzione agricola cui contribuisce, incidendo inoltre nella definizione del valore del terreno. L’utilizzo dell’acqua in agricoltura varia a seconda della stagione, del tipo di coltura, del terreno e della qualità dell’acqua utilizzata. L’utilizzo dell’acqua sarà tanto più profittevole, tanto più alto è il valore del raccolto, e tanto maggiore è la produttività marginale dell’acqua. A livello produttivo, pertanto, il riscontro economico più immediato è determinabile in base alla diversa redditività dei terreni irrigui rispetto a quelli non irrigui. Tale stima può essere effettuata sia ricorrendo alle differenze nel valore di locazione dei terreni irrigui e non irrigui che ai differenziali in valore aggiunto tra colture irrigue e colture non irrigue. Dall’analisi del Valori Agricoli Medi (VAM) della provincia di Modena, si desume che il valore dei terreni irrigui è superiore di circa il 20% rispetto a quello dei terreni non irrigui. Questa valutazione si limita esclusivamente alla sola componente di reddito dell'irrigazione che afferisce al valore del terreno. Dal punto di vista dell'economia complessiva, è più corretto stimare il differenziale di valore aggiunto per ettaro tra colture irrigue e non, considerando i riparti più redditizi nei due casi; nonché l’indotto a monte e a valle del settore agricolo, che assorbe circa il 15% della forza lavoro disponibile in un’area maggiormente servita da infrastrutture irrigue.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

4.2.2. Importanza sociale

Relativamente all'importanza sociale della gestione della risorsa idrica a scopo irriguo, il parametro di riferimento può essere considerato valutando la creazione/mantenimento di posti di lavoro. Nel settore agricolo, le colture irrigue sono di norma associate all’utilizzo di maggiori quantitativi di manodopera; ad esempio lo svolgimento delle operazioni di raccolta e potatura porta ad effetti occupazionali sostanziali rispetto al totale del settore agricolo. Le attività irrigue sono, pertanto, tra quelle che maggiormente contribuiscono a generare un indotto economico ad alta potenzialità di occupazione.

4.2.3. Importanza ambientale

L'importanza ambientale dell’attività irrigua è attribuibile alla presenza di acqua all’interno dei vettori idrici, distribuita capillarmente su tutto il comprensorio consortile, che concorre alla determinazione dei seguenti effetti positivi oltre a quelli specificamente irrigui:

• Contrasto della subsidenza. Il fenomeno di subsidenza è ascrivibile solo in parte a cause di tipo naturale. Il prelievo di acqua da sottosuolo appare attualmente la causa predominante. Non deve essere comunque sottovalutata la subsidenza indotta dall’estrazione di idrocarburi in formazioni geologiche profonde. • In questa ottica, l’azione di ristoro della falda effettuata dal reticolo di canali consortili può essere un importante fattore di contrasto al fenomeno subsidente su tutta la pianura. L’operato del Consorzio a supporto all’attività irrigua implica il mantenimento di canali impinguati durante la stagione estiva che hanno l’effetto di ricaricare la falda acquifera e di limitare l’impiego di fonti alternative per l’irrigazione, quali i pozzi privati allo scopo di evitare l’emungimento diretto dalla falda. • Ristoro delle falde. A partire dalla realizzazione dei primi progetti irrigui, venne attribuito all’irrigazione tramite invaso dei canali, l’effetto positivo del ristoro delle falde superficiali, al fine di evitare fenomeni di inaridimento connessi alla natura fortemente argillosa dei terreni. • Miglioramento qualitativo delle acque presenti nei canali gestiti dal Consorzio. L’attività di regolazione delle acque ad opera del reticolo di canali, che favorisce il contatto e gli scambi acqua/suolo/vegetazione, consente una depurazione naturale della risorsa idrica con ripercussioni positive sulla qualità della vita della popolazione nell’intero territorio e con ricadute positive anche sul valore dei fabbricati ad uso residenziale. • Salvaguardia dell’avifauna e ittiofauna locale. Il mantenimento del minimo flusso vitale nei canali, laddove non comprometta la corretta officiosità idraulica di scolo, e la creazione di fasce tampone vegetali/fasce boscate/aree rinaturalizzate, consentono di salvaguardare la fauna locale e favoriscono un rafforzamento dei corridoi ecologici primari e secondari.

Studi basati su metodi per la stima dei valori economici di ecosistemi o “servizi ambientali” che influenzano direttamente i prezzi di mercato mettono normalmente in evidenza una maggiore

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana disponibilità a pagare per fabbricati ad uso residenziale situati presso corsi d'acqua di migliore qualità. Altri studi mettono in evidenza la disponibilità a pagare per la salvaguardia e il mantenimento di aree ad interesse ricreativo e ad interesse naturalistico.

4.3. LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO

Il paesaggio si definisce come un aggregato di ecosistemi in interazione con le attività dell'uomo. Nell'ottica della classificazione dei servizi ecosistemici, intesi come benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano, il Consorzio interviene direttamente sulla produzione di servizi di regolazione, in particolare quelli legati alla regimazione delle acque per la difesa del suolo, e di approvvigionamento della risorsa idrica. Tali servizi ecosistemici, che hanno un’importanza variabile a seconda delle condizioni idrogeologiche delle diverse aree, tendono ad essere poco conosciuti e spesso sottovalutati, in quanto manifestandosi sotto forma di esternalità o servizi pubblici, non presentano un diretto riscontro nei prezzi di mercato. Come conseguenza, il valore effettivo risulta superiore a quello normalmente percepito. Dal punto di vista della valutazione economica, i valori di carattere territoriale e paesaggistico tendono complessivamente a sovrapporsi e ad incorporare quelli illustrati nei precedenti paragrafi. In aggiunta, tuttavia, esistono in letteratura valutazioni legate alla disponibilità a pagare aggiuntiva delle famiglie per i servizi di gestione del territorio e per il mantenimento dell'attività agricola. Si sta evidenziando come la qualità visiva del paesaggio abbia effetti sul valore di locazione degli immobili ad uso residenziale. Gli incrementi di valore sono tuttavia variabili e possono dipendere da specifiche caratteristiche delle diverse aree. Diversi studi hanno messo in evidenza la connessione tra l’agricoltura che usufruisce della attività irrigua ed il valore del paesaggio agrario, il che permette di attribuire a tale attività consortile un ruolo rilevante nella generazione di valori paesaggistici.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

5. COSTI DA RIPARTIRE

5.1. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELL’ATTIVITÀ DI PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E IN MONTAGNA

Costi fissi

Costi variabili

In considerazione di quanto delineato dalle Linee guida, occorrerà innanzitutto distinguere all’interno del Centro di Costo Montagna, la parte afferente i “Costi Fissi” (ossia quelli che il Consorzio deve sostenere a prescindere dall’attività che viene svolta sul territorio) e la parte afferente i “Costi Variabili” (ossia quelli che sono invece direttamente correlati agli interventi realizzati).

Rientrano ordinariamente tra i Costi Fissi che vanno a formare il (1) Macro Centro di Costo Costi Fissi Montagna i costi relativi a:

- personale operativo addetto in via continuativa all’ area in parola; - personale addetto al Settore Tributi Gestione Banche Dati Catastali sulla base del numero delle ditte a ruolo; - riscossione in base al numero delle ditte a ruolo; - spese fisse generali amministrative ordinariamente nella percentuale del 10.

Rientrano ordinariamente tra i Costi Variabili che vanno a determinare il (2) Macro Centro di Costo Costi Variabili Montagna i costi relativi a :

- personale di supporto in base agli interventi da eseguire; - personale addetto all’istruttoria amministrativa; - interventi nell’area; - spese variabili generali amministrative ordinariamente nella percentuale del 20.

5.2. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELLA BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA

Il Consorzio è tenuto a svolgere una serie di attività di cui beneficiano tutti gli immobili in maniera indistinta, anche se con differenti possibilità di graduazione su aree omogenee.

Si rinvia per l’individuazione di tali tipologie di attività al capitolo 1.1.2.

Questi costi, definiti “costi di base” sono da individuarsi all’interno del (3) Macro Centro di Costo della Bonifica Idraulica – Costi Attività di Base e Funzionamento (Centro di Costo Base).

I costi che vanno a formare il Centro di Costo Base sono da individuarsi nei costi del personale addetto ad:

- attività di sorveglianza; 141

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

- attività di progettazione; - attività tecnica a supporto della gestione delle opere; - attività di presidio; - attività di gestione, raccolta e mantenimento di dati; - attività di manutenzione di attrezzature di emergenza; - attività di manutenzione e gestione delle sedi operative presenti nell’area omogenea.

Il Macro Centro di Costo della Bonifica Idraulica (4) si suddive nei sottoelencati:

(4a) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Sinistra Panaro.

(4b) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Modena Sud.

(4c) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Destra Panaro.

(4d) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Sinistra Samoggia.

In essi rientrano ordinariamente i costi relativi a:

- Manutenzione dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Energia elettrica per gli impianti/manufatti di scolo. - Manutenzione degli impianti/manufatti di scolo. - Personale addetto al Settore Tributi Gestione Banca Dati Catastale sulla base del numero delle ditte a ruolo. - Personale di officina e coordinamento tecnico esterno di diretta imputazione in quota parte. - Personale del Settore Segreteria Tecnica e addetto alla progettazione, in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

5.3. LE SPESE CHE FORMANO IL CENTRO DI COSTO DELL’IRRIGAZIONE

Spese fisse

Spese variabili

Sulla base delle considerazioni che verranno svolte più esaustivamente al Cap. 6.3 i Centri di Costo relativi al computo del Beneficio di disponibilità e regolazione idrica sono da individuarsi come segue:

(5) Macro Centro di Costo Irrigazione

(5a) Sottocentro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Canali, che si riparte nel (5a1) Costi Fissi e (5a2) Costi variabili.

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(5b) Sottocentro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Impianti Pluvirrigui che si riparte in (5b1) Costi fissi e (5b2) Costi variabili.

(5c) Sottocentro di Costo Area di Destra Panaro (Nonantola e Ravarino) che si riparte in (5c1) Costi fissi e (5c2) Costi variabili.

(5d) Sottocentro di Costo Area compresa in Sinistra Samoggia che si riparte in (5d1) Costi fissi e (5d2) Costi variabili.

(5e) Sottocentro di Costo Area a sud Città di Modena in Destra Secchia che si riparte in (5e1) Costi fissi e (5e2) Costi variabili.

(5f) Sottocentro di Costo Area a sud Città di Modena in Sinistra Panaro che si riparte in (5f1) Costi fissi e (5f2) Costi variabili.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5a1) Sotto Centro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Canali Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione degli impianti irrigui e dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Energia elettrica per gli impianti irrigui, in modo particolare Pilastresi e Sabbioncello. - Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione e dragaggio sistema Pilastresi con relativo accantonamento in quota parte. - Manutenzione degli alloggi demaniali. - Concessioni di derivazione passive. - Personale addetto agli impianti irrigui (Sabbioncello e Pilastresi in quota parte). - Personale tecnico e di coordinamento dell’area in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

E i ricavi relativi a:

- Attività di derivazione a favore del Consorzio di Bonifica di Pianura di Ferrara dal sistema Pilastresi.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5a2) Sotto Centro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Canali Costi variabili i costi relativi a:

- Manutenzione degli impianti irrigui e dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione e dragaggio sistema Pilastresi con relativo accantonamenti in quota parte.

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- Personale addetto agli impianti irrigui (Sabbioncello e Pilastresi in quota parte). - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5b1) Sotto Centro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Impianti Pluvirrigui Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione degli impianti pluvirrigui. - Energia elettrica per gli impianti pluvirrigui in quota parte. - Personale addetto agli impianti pluvirrigui in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5b2) Sotto Centro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Impianti Pluvirrigui i Costi variabili i costi relativi a:

- Energia elettrica degli impianti pluvirrigui in quota parte. - Personale addetto agli impianti pluvirrigui in quota parte.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5c1) Sotto Centro di Costo Area di Destra Panaro (Nonantola e Ravarino) Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) e dei manufatti in quota parte. - Concessioni di derivazione passive. - Personale addetto all’area e all’attività di derivazione in quota parte. - Energia elettrica per gli impianti/pompe dell’area. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5c2) Sotto Centro di Costo Area di Destra Panaro (Nonantola e Ravarino) Costi variabili i costi relativi a:

- Manutenzione dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) e dei manufatti in quota parte. - Personale addetto all’area e all’attività di derivazione in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5d1) Sotto Centro di Costo Area in Sinistra Samoggia Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione degli impianti irrigui in particolare del sistema CER e dei canali con macchine operatrici consorziali ( e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Energia elettrica per gli impianti irrigui in particolare del sistema CER. 144

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

- Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione in quota parte. - Personale addetto alla derivazione in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5d2) Sotto Centro di Costo Area in Sinistra Samoggia Costi variabili i costi relativi a:

- Manutenzione degli impianti irrigui in particolare del sistema CER e dei canali con macchine operatrici consorziali ( e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione in quota parte. - Personale addetto alla derivazione in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5e1) Sotto Centro di Costo Area a sud Città di Modena Destra Secchia Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione in quota parte. - Personale addetto alla derivazione in quota parte. - Derivazione dalla Traversa di San Michele - Castellarano. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5e2) Sotto Centro di Costo Area a sud Città di Modena Destra Secchia Costi variabili i costi relativi a:

- Personale addetto alla derivazione in quota parte.

Rientrano ordinariamente tra i Costi (5f1) Sotto Centro di Costo Area a sud Città di Modena Sinistra Panaro Costi fissi i costi relativi a:

- Manutenzione dei canali con macchine operatrici consorziali (e conseguente esercizio e manutenzione) in quota parte. - Manutenzione dei canali in appalto in quota parte. - Manutenzione dei manufatti utilizzati per l’irrigazione in quota parte. - Personale addetto alla derivazione in quota parte. - Costi promiscui secondo la regola generale esplicata più avanti.

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Rientrano ordinariamente tra i Costi (5f2) Sotto Centro di Costo Area a sud Città di Modena Sinistra Panaro Costi variabili i costi relativi a:

- Personale addetto alla derivazione in quota parte.

I Costi promiscui – quali quelli relativi al personale amministrativo e dirigenziale, di comunicazione, di funzionamento degli uffici, di ammortamenti, di assicurazione, di imposte e tasse vengono imputati ad ogni centro di costo, ad eccezione del (1), (2), (5b2), (5e2), (5f2) in proporzione al valore di ciascuno di essi.

I Costi per mancata riscossione vengono imputati ai Centri di Costo (1), (4a), (4b), (4c), (4d).

In ordine ai Costi variabili dei Sottocentri di costo (5c2), (5d2), (5e2), (5f2) si chiarisce che essi sono determinati sulla base dei Costi del bilancio dell’anno successivo.

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6. INDICE PER IL CALCOLO DEL BENEFICIO

Il criterio di equità impositiva, che si persegue nel riparto degli oneri consortili, rende necessario definire il valore del beneficio di cui godono i singoli immobili.

In funzione dell’areale in cui ricade ciascun immobile e delle attività di bonifica dirette e specifche di cui esso gode, tale beneficio viene diversificato in: • beneficio di presidio idrogeologico (in collina e montagna); • beneficio di bonifica idraulica (in pianura); • beneficio di disponibilità e regolazione idrica (in pianura).

Ogni beneficio viene individuato attraverso due indici: un indice tecnico ed un indice economico, che rappresentano rispettivamente quanto l’immobile è servito dal sistema di bonifica e quanto l’immobile trae vantaggio economico dall’attività di bonifica. L’indice tecnico è ottenuto dalla combinazione di un fattore principale con uno o più fattori accessori che consentono di graduare il beneficio al fine di rappresentare la grande varietà di situazioni tecnico-territoriali. La classificazione degli immobili consiste quindi nell’attribuire a ciascun immobile e per ciascun beneficio, nell’ambito territoriale omogeneo a cui appartiene, i due indici sopra indicati (tecnico ed economico) che, moltiplicati fra di loro, indicheranno il beneficio goduto. All’interno del comprensorio consorziale sono state individuate: • 4 macroaree nell’ambito di pianura; • 1 macroarea (Unità Territoriale Omogenea – UTO) per l’ambito collinare e montano.

All’interno delle sopracitate macroaree sono state successivamente individuate delle zone omogenee. La definizione di tali ambiti territoriali viene approfondita nei paragrafi seguenti.

6.1. BENEFICIO DI PRESIDIO IDROGEOLOGICO IN COLLINA E MONTAGNA

Nell’ambito montano e collinare, concomitanti cause di dissesto hanno dato luogo ad una progressiva incisione degli alvei ed al deterioramento delle opere idrauliche esistenti. Il dissesto idrogeologico, caratterizzato da una diffusa erosione sul territorio, da frane di scivolamento, di crollo ed altri fenomeni, trova causa prima nella scomparsa delle pratiche di manutenzione del suolo conseguenti all’esodo della popolazione dalla montagna ai centri urbani. L’attività consortile, che si svolge in sinergia con gli altri Enti preposti alla difesa del suolo, consiste nella realizzazione di opere di sistemazione idrogeologica e di importanti interventi manutentori delle opere esistenti sia in alveo che a protezione delle pendici. In montagna l’attività del Consorzio risponde inoltre alla necessità di una attenta sorveglianza ai fini della difesa idraulica del territorio e delle infrastrutture, con particolare riferimento alle aree di insediamento. Al fine di rappresentare l’operatività del Consorzio sopra descritta in rapporto alla propensione al dissesto del terriotrio montano, i parametri tecnici di riferimento su cui calcolare il beneficio di

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana presidio idrogeologico sono legati all’altitudine media territoriale ed all’entità degli interventi realizzati.

Il beneficio di presidio idrogeologico è il vantaggio diretto, specifico, generale, attuale o potenziale assicurato agli immobili ubicati nelle Unità Territoriali Omogenee (di seguito UTO) dalle opere e dall’attività pubblica di bonifica di cui all’art. 3 della L.R. Emilia-Romagna n. 42/1984 atte a difendere il territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico ed a regimare i deflussi collinari e montani del reticolo idrografico minore.

Zone omogenee

Al fine del calcolo del beneficio di presidio idrogeologico, l’UTO individuata nel territorio del Consorzio della Bonifica Burana è stata suddivisa, in funzione dell’altimetria media, in due zone omogenee così definite:

1. Bassa Montagna a. 10 comuni: Spilamberto (p.), Vignola (p.), Savignano sul Panaro (p.), Castelvetro (p.), Fiorano (p.), Maranello (p.), Marano sul Panaro (p.), Guiglia, Serramazzoni, in provincia di Modena, Valsamoggia (p.) in provincia di Bologna. b. altitudine media inferiore ai 600 m; c. intensità degli interventi nel periodo 1988-2013: 120 €/ha.

2. Alta Montagna a. 13 comuni: Zocca (p.) (2), Montese (p.), Pavullo (p.), Montecreto, Sestola, Lama Mocogno (p.), Fanano, Riolunato, Pievepelago, Fiumalbo, in provincia di Modena; Lizzano in Belvedere (p.) e Castel d’Aiano (p.), in provincia di Bologna; Abetone (p.) in provincia di Pistoia; b. altitudine media superiore ai 600 m; c. intensità degli interventi nel periodo 1988-2013: 233 €/ha.

Il beneficio di presidio idrogeologico goduto da ciascun immobile è determinato dalla seguente formula: B( ) = IT( ) × IE( )

Dove: i i i

B(i): beneficio dell'immobile i-esimo;

IT(i): indice tecnico dell’i-esimo immobile;

IE(i): indice economico dell’i-esimo immobile.

2 Con (p) si intende che il territorio comunale ricade solo in parte all’interno del comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana. 148

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6.1.1. Valutazione dell’indice tecnico

Attraverso l’indice tecnico (IT) si determina il beneficio goduto dall’immobile, misurato in relazione al grado di protezione al medesimo, assicurato dall’attività svolta dal Consorzio in ciascuna zona omogenea caratterizzata da una diversa propensione al dissesto. Esso è composto da due indici: l’indice altimetrico e l’indice di intensità degli interventi.

Indice Altimetrico

Detto indice misura il grado di protezione assicurato agli immobili dalle opere e dagli interventi di bonfica realizzati nelle due zone omogenee, in considerazione dell’altimetria del territorio e delle caratteristiche fisico-morfologiche del medesimo predisponenti al dissesto idrogeologico. Per la determinazione dell’indice legato al fattore altimetrico, è stato valutato il database regionale delle quote puntuali sia per la parte della Regione Emilia-Romagna che per la parte della Regione Toscana. In particolare, da questa elaborazione si è costruito un modello digitale del terreno e successivamente calcolata una quota media riferita ad ogni territorio comunale. Come ultima fase è stato eseguito un accorpamento dei comuni con quote e caratteristiche fisico- morfologiche similari, definendo le due aree che caratterizzano il territorio collinare e montano: la zona di Bassa Montagna, che identifica i comuni con una altitudine media inferiore ai 600 m; la zona di Alta Montagna, che identifica i comuni con una altitudine media superiore ai 600 m. All’interno delle due zone è stato valutato il grado di protezione per gli immobili assicurato dalle opere di bonifica presenti attribuendo i seguenti valori: - Bassa Montagna = 1,00; - Alta Montagna = 0,60.

Indice di intensità degli interventi

Detto indice misura l’operatività del Consorzio in funzione della media dei costi sostenuti per l’esecuzione di opere ed interventi di bonifica in ciascuna zona omogenea nel periodo complessivo di 25 anni dal 1988 al 2013. Tale indice è stato determinato quale rapporto normalizzato tra la media dei costi sostenuti nella singola zona omogenea e la superficie della medesima: - Bassa Montagna = 0,55; - Alta Montagna = 1,00.

6.1.2. Valutazione dell’indice economico

L’indice economico misura l’incremento o il mantenimento del valore economico degli immobili derivante dall’attività di presidio idrogeologico svolta dal Consorzio.

R( ) = p( ) × v( ) × E( )

i i i i

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dove:

R(i): rischio dell’immobile i-esimo;

p(i): propensione al dissesto dell’immobile i-esimo;

v(i): vulnerabilità dell’immobile i-esimo;

E(i): valore economico esposto a rischio dell’immobile i-esimo.

L’indice economico determina, pertanto, il vantaggio assicurato all’immobile dall’azione consortile tenuto conto dell’esposizione al rischio di dissesto della zona in cui il medesimo è collocato e dalla sua vulnerabilità.

Vulnerabilità e propensione al dissesto

In considerazione del fatto che la vulnerabilità dell’immobile è dipendente dalle caratteristiche intrinseche del medesimo, le quali non condizionano l’azione di bonifica, che la stessa non ha alcuna influenza sulla vulnerabilità e tenuto conto che la propensione al dissesto è già stata determinata attraverso gli indici tecnici, i valori di v(i) e p(i) degli immobili ricompresi nelle due zone omogenee si sono ricondotti all’unità.

Valore economico esposto

Per valore economico esposto si intende il massimo danno che l’immobile può subire a seguito di eventi di dissesto idrogeologico e costituisce una percentuale del valore del bene. Tale danno varia a seconda di come il fenomeno di dissesto investe l’immobile: massimo se esso ne è travolto; minimo se detto fenomeno ne impedisce l’accesso o la fruibilità in genere. Movendo da tali premesse, ne consegue che il vantaggio assicurato all’immobile dall’attività di bonifica sia almeno pari alla componente legata alla fruibilità del bene, incidente sul valore economico del medesimo desunto dai dati catastali.

Per i fabbricati:

IE( ) = RC( ) × Criv × k × dove: i i α

IE(i): valore dell’immobile i-esimo;

RC(i): rendita catastale dell’immobile i-esimo; Criv: Coefficiente di rivalutazione pari a 1,05; k: Parametro calcolato come coefficiente moltiplicativo della rendita catastale x β (3); α: coefficiente di riduzione percentuale del danno esposto pari a 0,15; β: coefficiente di compensazione per rivalutazione rendite/redditi.

3 I valori applicati tengono conto delle valutazioni medie rilevate dall'Osservatorio dei Valori Immobiliari dell'Agenzia dell'entrate che comportano una parziale compensazione dei coefficienti moltiplicativi delle rendite catastali della tabella originale valida per il calcolo dell'imposta di Registro. 150

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Per i terreni: IE( ) = RD( ) × CLuso × Criv × k × dove: i i α

IE(i): valore dell’immobile i-esimo;

RD(i): reddito dominicale dell’immobile i-esimo, con riferimento al terreno seminativo; Criv: Coefficiente di rivalutazione pari a 1,25; k: Parametro calcolato come coefficiente moltiplicativo del reddito dominicale catastale x β (3); α: coefficiente di riduzione percentuale del danno esposto pari ad 1; CLuso: coefficiente di limitazione d’uso; β: coefficiente di compensazione per rivalutazione rendite/redditi.

I parametri adottati per la definizione dell’indice economico (IE) sono riassunti nella seguente tabella:

Gruppo Coeff. Coeff. (K) α β Note categoria rivalutazione

A, C 1.05 120 0.15 1,000 Eccetto C/1, A/10 C/1 1,05 81,6 0.15 2,000 A/10 1,05 80 0.15 1,333 B 1.05 80 0.15 0,571 D 1.05 70 0.15 0,857 E 1.05 40,8 0.15 1,000 Terreni 1.25 90 1.00 1,000 Tabella 11: Parametri adottati per il calcolo di IE.

Per i terreni si adotta un coefficiente di limitazione d’uso che tiene conto del forte disallineamento colturale presente nel dato reddituale catastale nelle zone di montagna; per rendere più prossimi i valori dei redditi dominicali alle reali destinazioni dei suoli si adotta un coefficiente di limitazione d’uso pari a 0.80.

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6.2. BENEFICIO DI BONIFICA IDRAULICA IN PIANURA

Nell’ambito di pianura il Consorzio provvede alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idraulica preposta alla regimazione e regolazione idraulica ed allo scolo delle acque meteoriche, eseguendo diserbi, espurghi, risagomature, riprese di frane spondali, nonché progettando ed eseguendo gli interventi di ammodernamento e potenziamento che si rendono necessari a tutela della sicurezza idraulica, anche con riferimento alle modificazioni dell’assetto e dell’utilizzo del territorio (espansione urbana, impermeabilizzazioni, nuove infrastrutture, ecc.). Per effetto dei canali e degli altri manufatti conosortili gli immobili presenti nelle diverse zone omogee del comprensorio sono salvaguardati da ristagni, infiltrazioni ed altri fenomeni dannosi e sono posti in grado di scolare le acque meteoriche su di essi ricadenti.

In particolare, per la definizione degli indici sono state individuate 4 macroaree (Cfr. Cartografia allegata):

2. Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro (area a nord di Modena racchiusa tra i Fiumi Secchia, Panaro e Po) - Bacino Acque Alte - Canale Diversivo di Burana: scola le acque dei territori comunali di Cavezzo, Medolla, San Prospero e in parte di Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Finale Emila, Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro; ha una superficie complessiva di circa 19.300 ha ed all’interno di questo è presente il sottobacino Dogaro, avente una superficie di circa 1700 ha. - Bacino Acque Basse - Canale Collettore di Burana: scola le acque dei territori comunali di Bondeno, Carbonara di Po, Concordia sulla Secchia, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso, Sermide, Quistello e in parte di Finale Emilia, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Possidonio; ha una superficie complessiva di circa 54.200 ha ed all’interno di questo sono presenti i sottobacini Cipollette (5800 ha circa) e Moretta (300 ha circa).

3. Area in Destra Panaro (area comprendente i territori comunali di Nonantola e Ravarino in destra idraulica del Fiume Panaro) - Bacino Acque Alte - Canale Collettore Acque Alte: scola le acque alte nei territori comunali di Nonantola e Ravarino; ha una superficie complessiva di circa 8.000 ha.

4. Area in Sinistra Samoggia (area racchiusa tra il Fiume Panaro ed il Torrente Samoggia ad esclusione dei territori comunali di Nonantola e Ravarino) - Bacino Acque Alte - Canale Collettore Acque Alte: scola le acque alte di parte dei territori comunali di Anzola, di Castelfranco Emilia, Sant’ Agata Bolognese, San Cesario sul Panaro, San Giovanni in Persiceto, Savignano sul Panaro e Valsamoggia; ha una superficie complessiva di circa 28.400 ha. - Bacino Acque Alte - Diverisivo Muzza: è un bacino ubicato a sud della via Emilia che scola le acque di parte dei territori comunali di Castelfranco Emilia, San Cesario sul

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Panaro, Savignano sul Panaro e Valsamoggia; ha una superficie complessiva di circa 3.050 ha. - Bacino Acque Alte - Fossi Calori e Bottazzo: è un bacino che scola le acque di parte dei territori comunali di Castelfranco Emilia e San Cesario sul Panaro in località Gaggio di Piano; ha una superficie complessiva di circa 280 ha. - Bacino Acque Basse - Canale Emissario Acque Basse: scola le acque di parte dei territori comunali di Crevalcore, Finale Emilia, Sant’Agata Bolognese e San Giovanni in Persiceto; ha una superficie complessiva di circa 15.800 ha. 5. Area di Alta Pianura Modena Sud (area racchiusa tra i Fiumi Secchia e Panaro a sud di Modena) - Bacino Sinistra Panaro (canali San Pietro e Diamante): scola le acque dell’alta pianura modenese di parte dei territori comunali di Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Marano sul Panaro, Modena, Spilamberto e Vignola; ha una superficie complessiva di circa 2.900 ha. - Bacino Destra Secchia (canali Corlo, Formigine, Marzaglia): scola le acque dell’alta pianura modenese di parte dei territori comunali di Formigine e Modena; ha una superficie complessiva di circa 920 ha.

Le 4 macroaree individuate sopra descritte presentano caratteristiche di omogeneità idrografica e territoriale, coincidendo sostanzialmente con bacini, sottobacini idraulici o loro insiemi.

Successivamente, il territorio comprensoriale è stato suddiviso in 16 zone in funzione delle caratteristiche di omogeneità sotto profilo della gestione e della suddivisione in reparti operativi in cui è strutturata l’attività del Consorzio (cfr. Cartografia allegata).

6.2.1. Beneficio Idraulico

Il Beneficio Idraulico è il vantaggio, diretto, specifico, attuale o potenziale assicurato dalla attività di bonifica sul singolo immobile o su una pluralità di immobili situati nelle aree di collina e di pianura del comprensorio consortile per effetto della riduzione del rischio idraulico cui gli immobili sarebbero soggetti in assenza delle opere e del loro costante ammodernamento/potenziamento e dell’attività di bonifica. il Beneficio Idraulico è costituito dalla somma di due componenti:

1. beneficio di scolo delle acque di poggia provenienti dagli immobili; 2. beneficio di difesa idraulica dalle acque esterne agli immobili medesimi.

BENEFICIO IDRAULICO = BENEFICIO DI SCOLO + BENEFICIO DI DIFESA IDRAULICA

Si procede di seguito con l’illustrazione della procedura di calcolo per le singole componenti di beneficio elaborata in conformità agli indirizzi contenuti nelle Linee guida per la predisposizione dei Piani di Classifica adottate dalla Regione Emilia-Romagna con delibera di Giunta n. 385/2014.

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6.2.1.1. Beneficio di scolo

Un immobile gode del beneficio di scolo quando le proprie acque di origine meteorica sono allontanate e condotte (direttamente o indirettamente) fino al ricettore finale attraverso il sistema di bonifica, anche al fine di preservare la proprietà da fenomeni dannosi che il mancato o carente scolo delle acque provocherebbe, e/o ridurne il rischio idraulico.

La quantificazione analitica del beneficio di scolo è determinata mediante la seguente formula:

B( )scolo = IT( )scolo × IE( )scolo × Ss( ) dove: i i i i

B(i)scolo: beneficio di scolo dell’immobile i-esimo;

IT(i)scolo: indice tecnico di scolo dell’immobile i-esimo;

IE(i)scolo: indice economico dell’immobile i-esimo;

Ss(i): superficie di sedime dell’immobile i-esimo.

Al fine di procedere con la definizione di tale beneficio ed in particolare con il calcolo dell’indice tecnico di scolo di ciascun immobile si è provveduto all’individuazione dei bacini e dei sottobacini di scolo relativi alle 4 macroaree del comprensorio consortile di pianura.

Calcolo dell’indice tecnico del beneficio di scolo: IT scolo

Per determinare il grado di beneficio di scolo tratto dagli immobili ricadenti nelle varie zone omogenee del comprensorio per effetto dell’esistenza di opere in esercizio e dell’attività di bonifica, si individua un indice tecnico, frutto della combinazione del fattore principale (comportamento idraulico) con altri fattori accessori (la densità della rete scolante, la pendenza media di scolo, la prevalenza degli impianti) opportunamente valutati in relazione all’efficacia dell’azione di bonifica relativa allo scolo. L’indice tecnico di scolo per ciascun immobile deriva dallo sviluppo della seguente formula di base:

c( ) 1 + dr( ) + p( ) + h ( ) IT( )scolo = × × Eff ( ) c( i ) i 4 i imp i i �� � � �� sco i Si chiarisce che, qualora la sommamax dei fattori accessori sia pari a 0, il beneficio di scolo si considererà insussistente.

Fattore principale

• Comportamento idraulico di scolo (c)

Il comportamento idraulico costituisce il parametro principale per la definizione dell’indice di scolo e rappresenta il rapporto tra la portata meteorica scolata da una superficie unitaria di un immobile

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana rispetto alla portata scolata da un terreno agricolo di medio impasto e di pari superficie, a parità di evento meteorico. c(i): comportamento idraulico della superficie al suolo dell’i-esimo immobile. Preso come riferimento il terreno agricolo di medio impasto (30% di sabbia, 20% di argilla, 50% di limo), tale valore rappresenta la portata meteorica derivante dalla superficie unitaria al suolo dell’immobile; c(max): massimo valore di comportamento idraulico assegnato nel comprensorio.

I valori di comportamento idraulico sono stati desunti dall’analisi dalle carte pedologiche per i terreni e da quelle dell’uso del suolo per i fabbricati. I valori ricavati dalle carte sopra citate ed adottati nella definizione di c(i) sono riconducibili ai parametri presenti nella tabella redatta dall’Università di Pavia indicata nelle Linee guida della Regione Emilia-Romagna e sono altresì conformi alla letteratura tecnica. Per quanto riguarda i terreni, una volta identificato il coefficiente di deflusso in funzione della composizione del terreno, è stato definito il valore dell’indice di comportamento idraulico normalizzato in riferimento al terreno agricolo di medio impasto secondo la seguente tabella:

Indice di comportamento Psi Descrizione (coeff. di deflusso) idraulico c(i)

0,80 - 0,99 terreno agricolo sabbioso 0,18 terreno agricolo medio impasto 1,00 (30% di sabbia, 20% di argilla, 50% 0,20 di limo) 1,01 - 1,99 terreno agricolo argilloso 0,22 Tabella 12: Parametri adottati per il calcolo del comportamento idraulico.

Con riferimento ai range di riferimento sopra indicati, i valori effettivamente rilevati sono riportati nella tabella seguente:

valore c(i) % territorio

1.00 32% 1.10 17% 1.50 23% 1.60 27%

Tabella 13: Percentuali di terreni aventi prefissati valori di c(i).

I valori residuali di 0.8, 1.3 e 1.65 sono stati rilevati per una percentuale pari all’ 1% del territorio. Per la aree non urbanizzate (terreni) sono stati quindi determinati i valori di riferimento per il calcolo dell’indice tecnico attribuendo a ciascuna tipologia di suolo considerata i valori medi ponderati della zona omogenea di riferimento. 155

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Per quanto riguarda le aree urbanizzate (fabbricati) i valori applicati a tale indice vengono determinati in ragione della maggiorazione del deflusso indotto da un terreno impermeabilizzato rispetto ad uno permeabile. La maggiorazione, valutata per ciascuna macroarea, viene rappresentata dalla seguente formulazione:

( ) ( ) = 20 ( ) per le zone omogenee della macroarea Sx Panaro; IT(i)scolo F IT i scolo(T) ( ) = 22 ( ) per le altre zone omogenee delle rimanenti macroaree. IT(i)scolo F IT i scolo T Dove:

IT(i)scolo(F): indice tecnico di scolo del fabbricato i-esimo.

IT(i)scolo(T): indice tecnico di scolo del terreno i-esimo;

In sostanza, tale assunzione esprime tecnicamente il fatto che la risposta di un’area urbanizzata - in termini di deflusso - risulta dalle 20 alle 22 volte maggiore rispetto al contributo di un terreno agricolo. La differenza di comportamento tra le 4 macroaree deriva dalla condizione generale di minore urbanizzazione presente nel territorio di Bassa Pianura in Sinistra Panaro rispetto ai restanti bacini di scolo del comprensorio consorziale. Nel calcolo del comportamento idraulico degli edifici sparsi non rilevati nella carta dell’uso del suolo è stato attribuito un valore analogo a quello adottato per gli altri fabbricati del comprensorio.

Fattori accessori

Per quanto riguarda la determinazione degli indici accessori utilizzati nella definizione dell’indice tecnico di scolo, il calcolo fa riferimento alle caratteristiche dei canali principali che caratterizzano la rete scolante. I valori calcolati degli indici accessori per i bacini di ciascuna macroarea sono riportati in apposita tabella allegata.

• Densità della rete scolante (dr)

La densità della rete di bonifica (dr) misura l’estensione del reticolo di canali presenti all’interno della zona omogenea di appartenenza dell’immobile in rapporto all’estensione complessiva della rete nel comprensorio consortile. A parità degli altri indici, gli immobili ricompresi all’interno di un’area maggiormente servita dalla rete di bonifica ricevono maggiore beneficio. Tale indice è calcolato come di seguito riportato:

dr( ) = Dr( ) Dr( ) dove: i i ⁄ max Dr(i): rapporto tra la lunghezza dei canali ricadenti nel bacino di appartenenza dell’immobile i- esimo e l’area del bacino di scolo di appartenenza dell’immobile i-esimo; 156

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Dr(max): valore massimo tra i valori di Dr(i) all’interno della zona omogenea del comprensorio.

Le densità Dr(i) e Dr(max) sono espresse in km/km², mentre dr(i) è adimensionale.

• Pendenza media dello scolo (p)

La pendenza dello scolo (p) misura l’attività del Consorzio di regolazione delle acque fluenti nei canali di bonifica (pendenza motrice) in rapporto alla pendenza naturale del terreno. Essa rappresenta il rapporto fra la differenza di quota idraulica esistente fra la sorgente e la sezione di chiusura del bacino del canale principale e la lunghezza di quest’ultimo. La pendenza media dello scolo è calcolata come di seguito riportato:

p( ) = Pb( ) P( )

i i ⁄ max dove:

Pb(i): pendenza del bacino entro cui ricade l’immobile i-esimo;

P(max): valore massimo tra i valori di Pb(i) all’interno della zona omogenea del comprensorio.

Tale pendenza può essere:

- naturale se coincide con la pendenza naturale del terreno; in questo caso p(i) è sempre uguale a 0; - artificiale se la pendenza dei canali non coincide con la pendenza del terreno e lo scolo è, pertanto, assicurato attraverso l’attività di regolazione delle acque fluenti nei medesimi; in

questo caso p(i) è sempre maggiore di 0.

Questo indice è assunto globalmente uguale a 0 in quanto le pendenze dei canali consortili sono tali da consentire comunque lo scolo a gravità. Gli impianti di sollevamento per lo scolo risultano necessari solo in particolari condizioni e pertanto rientrano nel calcolo del beneficio mediante un indice specifico (himp), di seguito esplicitato.

• Prevalenza geodetica degli impianti (himp)

Tale fattore individua il beneficio goduto dall’immobile sulla base della prevalenza degli impianti idrovori a servizio della zona omogenea di appartenenza. Per prevalenza si intende la capacità di un impianto di sollevare un certo volume d’acqua ad una determinata altezza necessaria per poterla adeguatamente scolare nel recapito finale. In particolare, a parità degli altri indici, riceve maggior beneficio l’immobile che appartiene ad una zona omogenea avente a disposizione un impianto idrovoro con maggiore prevalenza. Tale fattore caratterizza, pertanto, il beneficio arrecato all’immobile dalla presenza degli impianti di sollevamento qualora essi siano necessari per lo scolo delle acque della zona di appartenenza dell’immobile. 157

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Alla luce di tale considerazione si è provveduto ad individuare per quali zone lo scolo avviene esclusivamente a gravità e per quali anche mediante sollevamento meccanico. La prevalenza geodetica degli impianti (himp) è stata calcolata, come di seguito riportato:

h ( ) = Somma H ( ) MaxSomma H dove: imp i imp i ⁄ imp

Somma Himp(i): somma delle prevalenze geodetiche massime degli impianti che si trovano sul percorso dell’acqua nella rete di bonifica dell’immobile i-esimo;

MaxSomma Himp : è il valore massimo tra i valori Somma Himp(i) calcolati all’interno della zona omogenena del comprensorio.

Per i bacini il cui scolo avviene esclusivamente a gravità Somma Himp(i) = 0; pertanto anche il parametro himp(i) è conseguentemente pari a 0.

• Efficacia dello scolo (Effsco)

Nel calcolo dell’indice tecnico viene introdotto un coefficiente teorico, legato all’attività di bonifica, allo scopo di caratterizzare l’efficacia dello scolo secondo i seguenti parametri:

Effsco1(i): efficacia dell’attività di bonifica in relazione all’uso promiscuo della rete;

Effsco2(i): efficacia dell’attività di bonifica in relazione alla frequenza di manutenzione di sfalcio dei canali;

Effsco3(i): efficacia dell’attività di bonifica in relazione alle modalità di sfalcio (naturale, meccanico, perenne o intermittente);

Effsco4(i): efficacia dell’attività di bonifica in relazione ad eventuali ristagni di acque.

Nel caso specifico del presente Piano di Classifica, tali coefficienti non sono stati calcolati singolarmente per ciascun immobile, ma definiti complessivamente con un unico valore per ogni zona omogenea e normalizzati facendo riferimento a ciascuna macroarea. In sostanza, posto pari all’unità il coefficiente specifico di una zona omogenea (massima efficacia applicabile in una zona specifica di una macroarea), i coefficienti delle altre zone omogenee ricadenti all’interno della stessa macorarea vengono calcolati e consegeuentemente normalizzati ad esso. Ciascuna delle 4 macroaree presenta quindi almeno una zona omogenea a massima efficacia. I valori calcolati degli indici di efficacia per le zone omogenee di ciascuna macroarea sono riportati in apposita tabella allegata.

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Calcolo dell’indice economico del beneficio di scolo: IE scolo

Il beneficio conseguito per effetto dell’esistenza delle opere pubbliche di bonifica è di carattere economico. Nella fase storica iniziale della bonifica (nel momento della realizzazione delle grandi opere di bonifica integrale) il beneficio era commisurato direttamente all'incremento di valore fondiario o di reddito degli immobili che risultavano di fatto recuperati all’uso agricolo, abitativo e per le varie attività economiche. La quota di spesa posta a carico della proprietà era ripartita in rapporto alla differenza tra i valori o i redditi ante bonifica e quelli post bonifica di ciascun immobile o di ciascuna zona omogenea del comprensorio. La esecuzione di opere di bonifica idraulica è oggi a carico dagli Enti pubblici preposti per legge e questo ha comportato che la destinazione della spesa a carico dei consorziati si sia spostata dalla realizzazione di opere di bonifica alla loro manutenzione ed esercizio attività fondamentali per conservare e difendere l’assetto idraulico raggiunto adeguandolo, con nuove progettazioni e interventi mirati, alle mutate condizioni climatiche e territoriali. Si è passati nel tempo da un beneficio economico che si esprimeva principalmente in incrementi di reddito/valore fondiario ad un beneficio che trova il suo fondamento nella tutela e conservazione dei redditi/valori fondiari in relazione al minore “rischio idraulico” a cui sono esposti gli immobili del comprensorio per merito dell’azione dell’attività di bonifica.

Rischio che si esprime in generale con la seguente formula:

R = p × v × E dove: R: rischio idraulico; p: probabilità dell’evento dannoso; v: vulnerabilità dell’immobile i-esimo (danno esposto); E: valore economico dell’immobile i-esimo.

Tenuto conto che il massimo rischio a cui sarebbero soggetti gli immobili del comprensorio di pianura in assenza di opere di bonifica si manifesta in concomitanza con un evento metereologico con tempo di ritorno pari a quello medio di progettazione delle medesime (tr = 25 anni) e che dunque in tale circostanza la vulnerabilità degli immobili è per tutti comune, si attribuiscono i seguenti valori: p = 0,25 v = 1

Parlare di “minor rischio idraulico” equivale in certa misura a considerare che l’attività di bonifica comporta una “riduzione” del danno al quale gli immobili sono esposti rispetto a quello che si avrebbe in assenza di tale attività: il beneficio corrispondente viene pertanto misurato da un lato tramite gli indici tecnici che misurano il minor effetto fisico sugli immobili, eventualmente con efficacia diversa da zona a zona omogenea, in caso di evento avverso e dall’altro dall’entità dei

159

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana valori fondiari che vengono preservati. Quest’ultima parte del beneficio è quella che viene espressa dai parametri che vengono illustrati nel seguito

Stante la difficoltà di disporre di un catasto attendibile dei valori fondiari (Riforma del Catasto prevista entro 5 anni), la valenza economica degli immobili viene rilevata attraverso un valore convenzionale inteso come valore catastale derivato da una delle tabelle di moltiplicatori utilizzate per il calcolo dell'imposta di Registro. Si adottano dei coefficienti compensativi per tenere conto di valutazioni specifiche rilevate dall'Osservatorio dei Valori Immobiliari dell' Agenzia delle Entrate che comportano una parziale ridefinizione dei coefficienti moltiplicativi delle rendite della tabella originale valida per l'imposta di registro. Al momento i valori convenzionali degli immobili sono calcolati con riferimento ai seguenti criteri:

Fabbricati

E( ) = RC( ) × Criv × k × dove: i i α

E(i): valore dell’immobile i-esimo;

RC(i): rendita catastale dell’immobile i-esimo; Criv: Coefficiente di rivalutazione pari a 1,05; k: Parametro calcolato come coefficiente moltiplicativo della rendita catastale x β (4); α: coefficiente di riduzione percentuale del danno esposto pari a 0,25; β: coefficiente di compensazione per rivalutazione rendite/redditi.

Coeff. Gruppo Coeff. rivalutaz Macroarea α β Note Categoria (K) ione

A,B,C 1.05 Sx Panaro, Dx Panaro e MO 120 0,25 1,000 Eccetto A/10 e SUD C/1 C/1 1.05 Sx Panaro, Dx Panaro e MO 90 0,25 2,20 SUD A/10 1.05 Sx Panaro, Dx Panaro e MO 90 0,25 1,500 SUD D,E 1.05 Sx Panaro, Dx Panaro e MO 80 0,25 1,5 (D) SUD 2,2 (E)

A,B,C 1.05 Sx Samoggia 120 0,25 1.000 Eccetto A/10 e C/1

4 I valori applicati tengono conto delle valutazioni medie rilevate dall'Osservatorio dei Valori Immobiliari dell'Agenzia delle Entrate che comportano una parziale compensazione dei coefficienti moltiplicativi delle rendite catastali della tabella originale valida per il calcolo dell'imposta di Registro. 160

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

C/1 1.05 Sx Samoggia 70 0,25 1,715

A/10 1.05 Sx Samoggia 70 0,25 1,166

D,E 1.05 Sx Samoggia 60 0,25 1.471

Tabella 14 - Tabella riepilogativa dei valori relativi alle diverse macroaree I Valori OMI risultano diversi per le Province di Modena e Bologna.

Terreni

E( ) = RD( ) × Criv × k × dove: i i α

E(i): valore dell’immobile i-esimo;

RD(i) = Reddito dominicale dell’immobile i-esimo, con riferimento alla media del terreno di qualità seminativo asciutto, assunta come base di calcolo del reddito imponibile degli immobili agricoli; Criv: Coefficiente di rivalutazione pari a 1,25; k: coefficiente moltiplicativo della rendita catastale pari a 90; α: coeff di riduzione percentuale del danno esposto pari a 1.

Con riferimento alla formula di calcolo del beneficio di scolo (vedi pag. 154) si osserva che, per non combinare due volte l'effetto della superficie dell'immobile (una volta come superficie di sedime e una volta come dato base per il calcolo della rendita e conseguentemente del valore preso a riferimento dell'indice economico) si rende necessario realizzare un vero e proprio “indice” economico utilizzando il seguente procedimento.

Si rende adimensionale l'indice economico IE(i) mediante la formula sotto indicata; in questo contesto l'indice economico viene valutato con riferimento alla media dei valori economici del comprensorio espresso in euro/m² e cioè:

E( ) Sc( ) IE( ) = E(i) Sci ( ) i ⁄ con : ∑ i ⁄∑ i

E( ) Sc( ) valore specifico (euro/m²) dell'immobile i-esimo;

i i E(⁄) Sc( ) valore specifico medio (euro/m²) per gli immobili del comprensorio.

i i Sc∑ i: superficie⁄∑ “convenzionale” attribuita all'immobile (unità immobiliare); nel caso dei terreni, la superficie convenzionale coincide con la superficie catastale effettiva; nel caso dei fabbricati viene utilizzato il metodo esposto nell'allegato II delle Linee guida al punto 2.3:

1. Gruppo “A”: la consistenza catastale (numero dei vani) moltiplicata per il valore di 16

161

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

m²/vano. 2. Gruppo “B”: il valore della consistenza catastale (metri cubi) diviso x 3,5/m³. 3. Gruppo “C”: il valore diretto della consistenza catastale (m²). 4. Gruppi “D” ed “E”: determinato con una funzione di regressione calcolata sul valore della rendita catastale (descritto in seguito); il catasto non fornisce il valore della consistenza metrica di queste unità immobiliari urbane (di seguito uiu). 5. Categorie “F/1”,“F/2” e “F/3”: coincide con la superficie di sedime del lotto.

L' indice economico come sopra definito viene calcolato separatamente tra fabbricati e terreni. Per la definizione della superficie convenzionale delle unità immobiliari censite nel gruppo catastale “D” ed “E” si sono individuate 2 zone omogenee di pianura per la costruzione di un campione tipo, dal quale derivare una formula di regressione non lineare che fornisca un valore di superficie convenzionale in funzione di un determinato valore di rendita. Per ogni zona abbiamo i seguenti dati disponibili come campione per la definizione della funzione di regressione (mappali non subalternati) per un totale di 4.995 uiu:

Ambito Denominazione Numero uiu individuate 1 Sx Panaro, Dx-Panaro e Mo-Sud 3,838 2 SX Samoggia 1,157 Totale (pianura) 4,995 Tabella 15 - UIU per le diverse macroaree.

Il numero complessivo delle uiu dei gruppi “D” o “E” nelle zone di pianura è 12.369; pertanto le uiu appartenenti a mappali pluri-subalternati ammontano a 7.374 e per queste si dovrà applicare la formula di regressione per ottenere la superficie convenzionale. Si fa presente inoltre che di queste 7.374 uiu solo il 20% hanno proprietà (intestazioni) diverse nel lotto (in condominio).

In sintesi quindi le 2 funzioni di regressione per la determinazione delle superfici delle uiu dei gruppi D e E sono:

Ambito Formula di regressione

1 superficieconvenzion =ale 0.8998⋅ rendita0.793

2 superficieconvenzion =ale 0.8496 ⋅ rendita0.74 6 Tabella 16 – Formule per il calcolo delle superifici convenzionali nelle diverse macroaree.

162

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Si riporta un tabella riassuntiva dei parametri economici posti a riferimento del calcolo dell'indice:

Sx Panaro Dx Panaro Mo Sud Sx Samoggia Reddito medio Terreni (euro/ha) 104,17 98,31 131,77 95,83 Valore medio (euro/m²) per formazione 400,00 450,00 490,00 510,00 indice economico dei fabbricati Valore medio (euro/m²) per formazione 1,3 1,3 1,6 1,1 indice economico terreni Tabella 17 – Parametri economici per il calcolo dell’indice relativo nelle diverse macroaree.

Calcolo della superficie di sedime Ss

Al fine di rappresentare correttamente la superficie di scolo, l’indice di beneficio è calcolato con riferimento alla corrispondente superficie al suolo o di sedime di pertinenza del bene immobiliare i- esimo Ss(i). Per i terreni la superficie di sedime coincide con la superficie catastale.

Per gli immobili urbani, la Ss(i) viene determinata proporzionalmente alla superficie propria “convenzionale” di ciascuna unità immobiliare definita come al paragrafo precedente. La procedura per il calcolo della Superficie di sedime di pertinenza del bene immobiliare segue le indicazioni riportate nell’Allegato I delle Linee guida per la predisposiozione dei Piani di Classifica adottate dalla Regione Emilia-Romagna con delibera di Giunta n. 385/2014. In particolare si adotta l'indicazione di riferirsi all'intera superficie di sedime delle macroaree e di associare una quota di questa alle unità immobiliari in base alla loro superficie convenzionale. Alle unità immobiliari viene attribuita una quota della superficie di sedime scolante complessiva in funzione della loro superficie effettiva in accordo con la tabella che segue:

Macroarea Gruppo categ. D - E Gruppo categ. A-B-C-F SX PANARO 3,70 2,75 DX PANARO 3,38 2,45 MO SUD 2,42 1,72 SX SAMOGGIA 3,80 2,8 Tabella 18 – Parametri per la definizione della superficie di sedime nelle diverse macroaree.

I valori sono espressi in m² di sedime urbano complessivo della macroarea su m² di superficie della unità immobiliare; la diversità della quota da attribuire ai gruppi D e E nasce dalla considerazione che i lotti di pertinenza di dette categorie presentano un maggiore rapporto con la superficie effettiva delle uiu di appartenenza. I dati riportati nascono dall'esame di 82.000 lotti circa del comprensorio del Consorzio.

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6.2.1.2. Beneficio di difesa

L’immobile gode del beneficio di difesa idraulica quando le acque meteoriche provenienti da aree poste a monte o circostanti sono regimate e regolate dal sistema di bonifica nonché per l’azione di difesa che lo stesso sistema esercita nei confronti dei livelli dei fiumi, del mare e della falda riducendone il rischio idraulico.

Nello specifico il beneficio di difesa idraulica è caratterizzato da 4 componenti:

1. Beneficio di difesa idraulica interna legato alla regimazione ed alla regolazione delle acque di pioggia all’interno del bacino in cui ricade l’immobile; 2. Beneficio di difesa dei bacini a monte o circostanti legato alla regimazione ed alla regolazione delle acque di pioggia che interessano bacini di monte o circostanti all’area difesa a cui appartiene l’immobile; 3. Beneficio di difesa idraulica esterna legato alla regolazione effettuata per proteggere il bene immobile dalle acque dei fiumi o del mare (acque esterne ai comprensori di bonifica) attraverso opere gestite dal Consorzio (canali, chiaviche o impianti idrovori di bonifica): 4. Beneficio di difesa delle acque di falda legato alla regolazione delle acque di falda che possono interessare l’immobile.

Per determinare il grado di beneficio di difesa idraulica tratto dagli immobili ricadenti nelle varie zone omogenee del comprensorio per effetto dell’esistenza di opere in esercizio e dell’attività di bonifica, si individuano indici tecnici, frutto della combinazione di un fattore principale con altri fattori accessori.

Per il beneficio di difesa dalle acque interne il fattore principale è costituito dal comportamento idraulico medio del bacino di appartenenza dell’immobile, mentre i fattori accessori sono l’estensione delle opere, l’intensità della potenza degli impianti, il volume di accumulo del bacino e la presenza di scolmatori verso altri bacini di bonifica. Per il beneficio di difesa dalle acque di monte o bacini circostanti, il fattore principale è costituito dalla portata di acqua regimata e regolata dal sistema di bonifica, mentre i fattori accessori sono rappresentati dalla soggiacenza dell’immobile al massimo livello della bonifica e la lunghezza delle opere di difesa di monte o circostanti.

La quantificazione analitica del beneficio di difesa idraulica è determinata mediante la seguente formula:

B( )difesa = IT( )difesa × IE( )difesa × Ss( )

dove: i i i i

B(i)difesa: beneficio di difesa dell’immobile i-esimo;

IT(i)difesa: indice tecnico di difesa dell’immobile i-esimo;

IE(i)difesa: indice economico di difesa dell’immobile i-esimo;

Ss(i): superficie di sedime dell’immobile i-esimo.

164

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Per ciascuna componente sopra definita corrisponderà il relativo indice tecnico, pertanto:

1. Beneficio di difesa idraulica interna:

B( )dif_bi = IT( )dif_bi × IE( )dif_bi × Ss( )

2. Beneficio di difesa dei bacinii a monte o icircostanti: i i B( )dif_bmc = IT( )dif_bmc × IE( )dif_bmc × Ss( )

3. Beneficio di difesa idraulicai esterna i i i B( )dif_e = IT( )dif_e × IE( )dif_e × Ss( )

4. Beneficio di difesa delle acquei di falda i i i B( )dif_f = IT( )dif_f × IE( )dif_f × Ss( )

Il beneficio di difesa complessivo èi pertanto definitoi dalla sommatoriai deii singoli benefici di difesa ed in particolare:

B( )difesa = p1 × B( )dif_bi + p2 × B( )dif_bmc + p3 × B( )dif_e + p4 × B( )dif_f dove p è il pesoi da attribuire alle isingole voci di difesa.i i i

Nella definizione del beneficio di difesa idraulica per gli immobili ricadenti all’interno del comprensorio del Consorzio della Bonifica di Burana, si considerano soltanto le componenti rilevanti per la definizione di un beneficio diretto e specifico per gli immobili, cioè:

1. Beneficio di difesa idraulica interna: B( )dif_bi = IT( )dif_bi × IE( )dif_bi × Ss( )

2. Beneficio di difesa dei bacinii a monte o icircostanti: i i B( )dif_bmc = IT( )dif_bmc × IE( )dif_bmc × Ss( )

i i i i

Il beneficio di difesa idraulica risulta pertanto calcolato come segue:

B( )difesa = p1 × B( )dif_bi + p2 × B( )dif_bmc

In considerazione delle caratteristichei territoriali deii bacini racchiusii nel comprensorio consortile - caratterizzati prevalentemente da cavi in trincea privi di arginature - e tenendo conto della eccezionalità degli eventi che attivano la difesa dalle acque dai bacini di monte, la componente di difesa interna risulta, di fatto, la componente preponderante della difesa idraulica. Per quanto sopra, quindi, sono stati adottati i seguenti pesi alle componenti di difesa:

p1 = 0.95

p2 = 0.05

165

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

6.2.1.3. Valutazione degli indici del beneficio di difesa idraulica interna

Al fine di procedere con la definizione di tale beneficio ed in particolare con il calcolo dell’indice tecnico di difesa idraulica interna di ciascun immobile si è provveduto all’individuazione dei bacini e dei sottobacini relativi al comprensorio consortile di pianura delle 4 macroaree precedentemente definite:

Bacini di Difesa Interna:

1) Area Bassa Pianura Sinistra Panaro (area racchiusa tra i Fiumi Secchia, Panaro, Po): - Bacino Acque Alte - Canale Diversivo di Burana: bacino di difesa comprendente i territori comunali di Cavezzo, Medolla, San Prospero e in parte di Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Finale Emila, Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro; ha una superficie complessiva di circa 19.300 ha. - Bacino Acque Basse - Canale Collettore di Burana: bacino di difesa comprendente i territori comunali di Bondeno, Carbonara di Po, Concordia sulla Secchia, Felonica, Magnacavallo, PoggioRusco, San Giacomo delle Segnate, San Giovanni del Dosso, Sermide, Quistello e in parte di Finale Emilia, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Possidonio; ha superficie complessiva di circa 54.200 ha.

2) Area in Destra Panaro (area comprendente i territori comunali di Nonantola e Ravarino in destra idraulica del Fiume Panaro): - Bacino Acque Alte - Canale Collettore Acque Alte: scola le acque alte nei territori comunali di Nonantola e Ravarino; ha una superficie complessiva di circa 8.000 ha.

3) Area in Sinistra Samoggia (area racchiusa tra il Fiume Panaro ed il Torrente Samoggia ad esclusione dei territori comunali di Nonantola e Ravarino): - Bacino Acque Alte - Canale Collettore Acque Alte: scola le acque alte di parte dei territori comunali di Anzola, di Castelfranco Emilia, Sant’ Agata Bolognese, San Cesario sul Panaro, San Giovanni in Persiceto, Savignano sul Panaro e Valsamoggia; ha una superficie complessiva di circa 28.400 ha. - Bacino Acque Alte - Diverisivo Muzza: è un bacino ubicato a sud della via Emilia che scola le acque di parte dei territori comunali di Castelfranco Emilia, San Cesario sul Panaro, Savignano sul Panaro e Valsamoggia; ha una superficie complessiva di circa 3.050 ha. - Bacino Acque Alte - Fossi Calori e Bottazzo: è un bacino che scola le acque di parte dei territori comunali di Castelfranco Emilia e San Cesario sul Panaro in località Gaggio di Piano; ha una superficie complessiva di circa 280 ha. - Bacino Acque Basse - Canale Emissario Acque Basse: scola le acque di parte dei territori comunali di Crevalcore, Finale Emilia, Sant’Agata Bolognese e San Giovanni in Persiceto; ha una superficie complessiva di circa 15.800 ha.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

4) Area Alta Pianura Modena sud (area racchiusa tra i Fiumi Secchia e Panaro a sud di Modena): - Bacino Sinistra Panaro (Canali San Pietro e Diamante): bacino di difesa ubicato nell’alta pianura modenese e comprendente parte dei territori comunali di Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Marano sul Panaro, Modena, Spilamberto e Vignola; ha una superficie complessiva di circa 2.900 ha. - Bacino Destra Secchia (Canali Corlo, Formigine, Marzaglia): bacino di difesa ubicato nell’alta pianura modenese e comprendente parte dei territori comunali di Formigine e Modena; ha una superficie complessiva di circa 920 ha.

L’indice tecnico di difesa interna relativo al bacino di appartenenza dell’immobile misura l’azione delle opere di bonifica atte a difendere l’immobile dalle acque meteoriche provenienti dagli immobili ricadenti nella medesima zona. Esso si compone di un fattore principale (comportamento idraulico medio del bacino di appartenenza dell’immobile) combinato con più fattori accessori (estensione delle opere, intensità della potenza degli impianti, volume di accumulo del bacino e presenza di scolmatori verso altri bacini di bonifica) valutati in relazione all’efficacia dell’attività di bonifica relativa alla difesa interna.

Tale indice viene calcolato attraverso l’utilizzo della seguente formula:

c ( ) 1 + sr( ) + i ( ) + v( ) + sc( ) IT( )dif_bi = × × Eff _ ( ) c mbac i i imp5i i i i �� � � �� dif bi i mbacmax

Si chiarisce che, qualora la somma dei fattori accessori sia pari a 0, il beneficio di difesa si considererà insussistente.

I valori calcolati degli indici accessori per i bacini di ciascuna macroarea sono riportati in apposita tabella allegata.

Fattore principale

• Comportamento idraulico di difesa interna (Cmbac) cmbac(i): comportamento idraulico medio del bacino di appartenenza dell’immobile i-esimo. Tale parametro risulta essere il fattore principale dell’indice di difesa interna. cmbacmax: massimo valore di cmbac calcolato per ciascun bacino del comprensorio.

In particolare il valore del comportamento idraulico medio del bacino è stato calcolato come segue:

c (c( ) × Ss( )) Ss( )

mbac � i i �� i 167

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

Il valore del comportamento medio del bacino i-esimo cmbac(i) è calcolato in maniera diversificata e specifica per terreni e fabbricati; la relativa normalizzazione è stata successivamente effettuata sul massimo del valore medio del comprensorio. Il comportamento medio è pesato rispetto alle relative superfici di sedime.

Fattori accessori

Per quanto riguarda invece la determinazione degli indici accessori utilizzati nella definizione dell’indice tecnico di difesa, il calcolo fa riferimento alle caratteristiche dei canali principali che caratterizzano la rete scolante di ogni bacino ed in particolare:

• Estensione delle opere (sr)

Tale fattore individua il grado di difesa interna di ciascun immobile appartente alla zona omogenea di riferimento, in funzione dell’estensione della superficie dei canali. Esso rappresenta il rapporto tra la superficie dei canali presenti nel bacino di appartenenza dell’immobile i-esimo e quella massima presente nell’intero comprensorio.

L’indice di estensione delle opere è definito nel seguente modo:

sr( ) = SR( ) SR

i i bmax dove: ⁄

SR(i): superficie dei canali (in km²) nel bacino in cui ricade l’immobile i-esimo, intesa come sviluppo della sezione del canale per la relativa lunghezza;

SRbmax: massimo valore assunto da SR(i) all’interno del comprensorio.

• Intensità di potenza impianti (Iimp)

Il parametro iimp rappresenta l’intensità di potenza degli impianti idrovori sui singoli bacini di riferimento. Infatti, all’aumentare della potenza installata aumenta la portata sollevata a garanzia di un contenimento dei livelli idrici all’interno dei canali. Tale parametro viene calcolato come di seguito indicato:

i ( ) = I ( ) I dove: imp i impbac i ⁄ impbacmax

IImpbac(i): calcolato come rapporto tra la somma delle potenze nominali installate sui singoli impianti idrovori appartenenti al bacino i-esimo rispetto alla sua superficie, ed è espresso quindi in kW/km²;

IImpbacmax: valore massimo di IImpbac(i) all’interno del comprensorio di bonifica analizzato.

In corrispondenza dei bacini in cui non sono presenti impianti di scolo il valore dell’indice è pari a 0.

168

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

• Volume di accumulo del bacino (v)

Il volume di invaso specifico è un indice definito sui volumi d’acqua accumulabili nelle casse di espansione e nei canali che svolgono anche questa funzione in rapporto alla superficie del bacino corrispondente.

La disponibilità di tali volumi all’interno di una zona determina un maggior grado si sicurezza rispetto alle zone che ne sono sprovviste, in quanto permette di contenere i volumi di acqua in eccesso in occasione di eventi di piena. Esso è calcolato come segue:

v( ) = V( ) V dove: i i ⁄ max

V(i): volume di invaso del bacino in cui ricade l’immobile i-esimo rispetto alla superficie del bacino (espresso in m³/km²).

Come volume di invaso si considera la somma dei volumi dati dai canali e dalle eventuali casse di espansione presenti che svolgono tale funzione.

Vmax: massimo valore di V(i) calcolato per i bacini di difesa interna del comprensorio.

• Scolmatori verso altri bacini di bonifica o altri recapiti naturali (sc)

L’indice sc rappresenta la presenza di scolmatori verso altri bacini di bonifica o altri recapiti naturali:

sc( ) = Sc( ) Sc dove: i i ⁄ bmax

Sc(i): massima portata scaricabile dallo scolmatore rispetto alla massima portata del bacino;

Scbmax: massimo valore di Sc(i) tra i valori calcolati per ciascun bacino del comprensorio.

Sc(i) risulta pari ad 1 in presenza di scaricatori che riescono a deviare tutta la portata del bacino, mentre assume valore 0 in assenza di scaricatori.

• Efficacia della difesa interna (Effdif_bi)

Nel calcolo dell’indice tecnico della difesa interna viene introdotto da un punto di vista teorico un coefficiente legato all’efficacia Effdif_bi analogamente a quanto definito per l’indice tecnico di scolo. Tali valori sono già stati ricompresi nell’indice definito al par. 6.2.1.1.

6.2.1.4. Valutazione degli indici del beneficio di difesa idraulica dei bacini da monte o circostanti

L’indice tecnico di difesa dalle acque di monte o bacini circostanti, misura il beneficio arrecato all’immobile grazie alla presenza e all’esercizio delle opere di bonifica atte a difendere il medesimo dalle acque meteoriche provenienti dalle zone poste a monte o circostanti quelle di appartenenza

169

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana dell’immobile stesso. Detto indice si compone di un fattore principale (portata di acqua regimata e regolata dal sistema di bonifica) e di più fattori accessori (soggiacenza dell’immobile al massimo livello della bonifica, lunghezza delle opere di difesa di monte o circostanti) valutati in relazione all’efficacia dell’attività di bonifica riferita alla difesa delle acque provenienti da monte o dai bacini circostanti.

Al fine di procedere con la definizione di tale beneficio ed in particolare con il calcolo dell’indice tecnico di difesa idraulica da monte di ciascun immobile si è provveduto all’individuazione dei bacini e dei sottobacini relativi al comprensorio consortile di pianura delle 4 macroaree precedentemente definite:

Bacini di Difesa da monte:

1) Area Bassa Pianura Sinistra Panaro (area racchiusa tra i Fiumi Secchia, Panaro, Po e Canale Naviglio) - Bacino Fiumicello-Dogaro-Vallicella: bacino di difesa ubicato sia nelle Acque Alte che nelle Acque Basse a monte del Canale Diversivo di Burana tra la SS n°12 Canaletto e i canali Fiumicello, Dogaro e Vallicella e comprendente parte dei territori comunali di Bomporto, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Prospero; ha una superficie complessiva di circa 11.400 ha. - Bacino Sabbioncello-Diversivo di Burana: bacino di difesa ubicato nelle Acque Basse a valle dei canali Sabbioncello e Diversivo di Burana e comprendente i territori comunali di Bondeno, Carbonara di Po, Felonica, Magnacavallo, Poggio Rusco, San Giovanni del Dosso, Sermide e in parte di Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Possidonio; ha una superficie complessiva di circa 47.400 ha.

2) Area in Destra Panaro (area racchiusa tra i Fiumi Panaro e Torrente Samoggia) - Bacino Nonantola: bacino di difesa ubicato nelle acque alte sottese al Colatore Zena e ricadenti all’interno del territorio comunale di Nonantola; ha una superficie complessiva di circa 5.500 ha. - Bacino Ravarino: bacino di difesa ubicato nelle acque alte sottese allo scolo Rangona e ricadenti all’interno del territorio comunale di Ravarino e in parte di Crevalcore; ha una superficie complessiva di circa 3.900 ha.

3) Area in Sinistra Samoggia (area racchiusa tra i Fiumi Panaro e Torrente Samoggia) - Bacino Collettore Acque Alte-Rangona: bacino di difesa ubicato sia nelle acque alte che nelle acque basse a valle del Canale Collettore Acque Alte e dello scolo Rangona e comprendente i territori comunali di Finale Emilia e in parte di Crevalcore, Sant’Agata Bolognese e San Giovanni in Persiceto; ha una superficie complessiva di circa 10.400 ha. - Bacino Acque Basse in sinistra: bacino di difesa ubicato nelle acque basse in un’area compresa tra lo scolo Rangona, il bacino delle acque alte della zona di Nonantola- Ravarino, il Canale Collettore Acque Alte e il Canal Chiaro di Valbona e comprendente

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

parte dei territori comunali di Crevalcore e Sant’Agata Bolognese; ha una superficie complessiva di circa 6.200 ha.

4) Area Alta Pianura Modena sud (area racchiusa tra Secchia e Panaro a sud di Modena) - Bacini Basse Inferiori Vignola, San Pellegrino e Spilamberto: sono tre bacini ubicati nelle acque dell’alta pianura modenese che difendono piccole aree tra i canali San Pietro e Diamante ricadenti all’interno di parte dei territori comunali di Vignola e Spilamberto; hanno complessivamente una superficie di circa 270 ha. - Bacino Corlo: bacino ubicato nelle acque dell’alta pianura modenese che difende una piccola area compresa tra i canali di Corlo e di Formigine in comune di Formigine a monte dell’abitato stesso; ha una superficie complessiva di circa 50 ha.

L’indice tecnico di difesa dei bacini da monte per ciascun immobile viene calcolato attraverso l’utilizzo della seguente formula:

q( ) 1 + sg( ) + i ( ) IT( )dif_bmc = × × Eff _ ( ) q i i3 dif i i �� � � �� dif bmc i max

Si chiarisce che, qualora la somma dei fattori accessori sia pari a 0, il beneficio di difesa dalle acque di monte o bacini circostanti si considererà insussistente.

All’interno di ciascun bacino individuato vengono definiti i seguenti indici, i cui valori calcolati sono riportati in apposita tabella allegata.

Fattore principale

• Portata unitaria difesa (q)

La portata unitaria difesa q(i), misura le portate di acqua provenienti da aree esterne a quelle di appartenenza dell’immobile a cui il medesimo è esposto che sono intercettate e deviate dal sistema di bonfica.

Detto indice rappresenta il rapporto tra la massima portata gestita all’interno del bacino e la sua superficie misurata alla sezione di chiusura del medesimo.

q( ) = Q( ) Sup. area difesa dove: i i ⁄

Q(i): portata massima trattenuta, deviata, regolata e gestita all’interno delle opere di difesa.

Tale parametro viene normalizzato rispetto al massimo valore di q(i) assunto all’interno del comprensorio.

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Fattori accessori

• Soggiacenza dell’immobile al massimo livello idrometrico di bonifica (sg)

L’indice prende in considerazione il dislivello esistente tra la quota idrometrica massima nell’opera di bonifica di difesa e la quota del singolo immobile calcolato su un valore medio per foglio catastale. Detto parametro indica, dunque, la differenza di quota (soggiacenza) del terreno su cui insiste l’immobile difeso rispetto alla quota dell’opera di difesa presente. Il risultato viene poi normalizzato in riferimento al massimo valore assunto dallo stesso parametro all’interno del comprensorio;

In particolare:

sg( ) = Sg( ) Sg dove: i i ⁄ max

Sg(i): dislivello tra quota idrometrica massima opera difesa e quota dell’immobile;

Sgmax: massimo valore di Sg(i) nel comprensorio.

• Lunghezza delle opere di difesa (ldif )

Il parametro ldif (i) è un indice che considera le lunghezze delle opere di difesa (reticolo idraulico) dai bacini di monte o circostanti:

l ( ) = L ( ) L dove: dif i dif i ⁄ difmax

Ldif(i): lunghezza dell’opera di difesa divisa per l’area del bacino di difesa corrispondente;

Ldifmax: massimo valore di Ldif(i) nel comprensorio.

• Efficacia della difesa dai bacini di monte o circostanti (Effdif_bmc)

Nel calcolo dell’indice tecnico della difesa dai bacini di monte o circostanti viene introdotto un coefficiente teorico legato all’efficacia dell’uso promiscuo della rete, del franco di sicurezza all’interno dell’opera di difesa e ai sistemi di emergenza presenti sul territorio secondo i seguenti parametri:

Effdif_bmc1(i): efficacia dell’uso promiscuo della rete;

Effdif_bmc2(i): efficacia del franco di sicurezza all’interno dell’opera di difesa;

Effdif_bmc3(i): efficacia dei sistemi di emergenza.

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Analogamente a quanto definito per l’indice tecnico di difesa interna, tali parametri sono già stati ricompresi nell’indice definito al par. 6.2.1.1.

Calcolo dell’indice economico del beneficio di difesa: IE difesa

Il valore economico degli immobili viene calcolato in modalità identica a quella utilizzata per il beneficio di scolo.

Calcolo della superficie di sedime Ss

Il valore della superficie di sedime degli immobili viene calcolato in modalità identica a quella utilizzata per il beneficio di scolo.

6.2.1.5. Calcolo degli indici sulle zone omogenee

Il procedimento illustrato nei paragrafi precedenti porta alla definizione dei valori per gli indici tecnici puntuali di scolo e di difesa. Successivamente, ciascun indice tecnico (scolo, difesa interna, difesa da monte) relativo agli immobili agricoli (terreni) viene pesato sulla rispettiva superficie dell’immobile all’interno della zona omogenea di appartenenza. L’indice pesato così ottenuto viene attribuito a tutti gli immobili della stessa zona omogenea. Per gli immobili extra agricoli (fabbricati) si applica il medesimo procedimento utilizzato nel par. 6.2.1.1 per la definizione del comportamento idraulico. Gli indici così ottenuti vengono normalizzati (scolo e difesa interna) all’interno di ciascuna macroarea mentre l’indice di difesa da monte viene normalizzato rispetto all’intero comprensorio. I valori così calcolati degli indici sopra descritti sulle zone omogenee di ciascuna macroarea sono riportati in apposita tabella allegata.

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6.3. BENEFICIO DI DISPONIBILITÀ E REGOLAZIONE IDRICA

Al fine di agevolare la lettura del presente paragrafo si premettono le seguenti definizioni:

DISTRETTO IRRIGUO: Il distretto irriguo è un’area territoriale idraulicamente omogenea, con la medesima fonte di approvvigionamento idrico, servita da canali irrigui e/o promiscui o in alternativa da impianti pluvirrigui.

ONERI DI MANUTENZIONE PER IRRIGAZIONE: gli oneri di manutenzione per l’irrigazione derivano da tutte le attività consortili che vengono effettuate durante il corso dell’anno per garantire la piena officiosità idraulica dei canali consortili, dei manufatti di manovra e regolazione irrigua nonchè il pieno funzionamento di tutti gli impianti irrigui di derivazione e sollevamento.

ONERI DI ESERCIZIO PER L’IRRIGAZIONE: gli oneri di esercizio per l’irrigazione derivano da tutte le attività consortili che vengono effettuate durante il corso dell’anno per garantire la veicolazione del carico idrico nei canali consortili di ogni ordine e grado mediante le operazioni sui manufatti di manovra e regolazione irrigua nonchè sul funzionamento di tutti gli impianti irrigui di derivazione e sollevamento.

Il beneficio di disponibilità e regolazione idrica è il vantaggio diretto, specifico, generale, attuale o potenziale assicurato agli immobili dalle opere e dalle attività del Consorzio di accumulo, derivazione, adduzione, circolazione e distribuzione delle acque fluenti nella rete di bonifica. Sono pertanto soggetti a contributo tutti i terreni agricoli che risultano irrigabili attraverso opere esercite e manutenute dal Consorzio. Il beneficio goduto da ciascun immobile è quantificato sulla base di un indice di beneficio derivante dal prodotto dell’indice tecnico (IT) per l’indice economico (IE), secondo la seguente formula: B = IT × IE

Dal punto di vista della disponibilità e della regolazione idrica a fini irrigui, il Consorzio della Bonifica Burana presenta quattro aree omogenee dal punto di vista idraulico, discendenti storicamente dai precedenti Enti consorziali di bonifica e di miglioramento fondiario. Dette aree a loro volta sono suddivise in quattro sottoaree omogenee sotto il profilo funzionale. Tali aree sono: 1) Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro (area racchiusa tra i Fiumi Secchia, Po, Panaro e Canale Naviglio) della superficie complessiva di 73.502 ha, di cui 68.695 ha serviti tramite attingimento da canali e 4.345 ha5 da tubazioni sotterranee ed idranti mediante impianti pluvirrigui. Quest’area viene alimentata dalle derivazioni dal Fiume Po tramite l’Impianto Sabbioncello ed il Sistema Pilastresi nonché da quelle dal Fiume Secchia tramite gli Impianti della Chiavica Secchia e Bozzala;

5 Superficie servita. 174

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2) Area in Destra Panaro (comuni modenesi di Nonantola e Ravarino) della superficie complessiva di 8.284 ha. Quest’area viene alimentata mediante quattro derivazioni dal Fiume Panaro tramite gli impianti di Bagazzano, Campazzo, Casoni e Picozza; 3) Area in Sinistra Samoggia (area racchiusa tra il Fiume Panaro ed il Torrente Samoggia) della superficie complessiva di 29.620 ha, suddivisa nelle sottoaree CER (20.031 ha), Finaletto – Cassa di espansione del Canale San Giovanni (3.234 ha) e Canal Torbido (6.355 ha). La sottoarea CER è alimentata tramite l’Impianto di Cento sfruttando la derivazione dal Fiume Po del Canale Emiliano-Romagnolo. La sottoarea Finaletto – Cassa di espansione del Canale San Giovanni è alimentata dalle derivazioni a gravità dal Torrente Samoggia e dal Fiume Panaro. La sottoarea Canal Torbido è alimentata dalla derivazione a gravità dal Fiume Panaro a Savignano sul Panaro. 4) Area posta a sud della città di Modena (area racchiusa tra i Fiumi Secchia e Panaro) della superficie complessiva di 8.471 ha, con due sottoaree così distinte: Destra Secchia con superficie di 5.737 ha e Sinistra Panaro con superficie di 2.734 ha. La sottoarea di Destra Secchia è alimentata dalla derivazione della Traversa di Castellarano a San Michele dei Mucchietti nel sassolese. La sottoarea di Sinistra Panaro è alimentata dalla derivazione a gravità dal Fiume Panaro a Vignola (MO).

Le caratteristiche notevolmente diversificate delle suddette aree impongono di operare con riferimento a sei sottocentri di costo rispetto al centro di costo “Irrigazione” (cfr. Cap. 5.3): - Sottocentro di costo (5a): Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro con attingimento da canali della superficie complessiva di 68.695 ha; - Sottocentro di costo (5b): Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro con attingimento da cinque impianti pluvirrigui della superficie complessiva di 4.345 ha; - Sottocentro di costo (5c): Area in Destra Panaro (Comuni modenesi di Nonantola e Ravarino) della superficie complessiva di 8.284 ha; - Sottocentro di costo (5d): Area in Sinistra Samoggia della superficie complessiva di 29.620 ha; - Sottocentro di costo (5e): Area posta a sud della città di Modena in Destra Secchia con superficie di 5.737 ha; - Sottocentro di costo (5f): Area posta a sud della città di Modena in Sinistra Panaro con superficie di 2.734 ha. Nell’ambito di tali sottocentri di costo sono tenute distinte le spese fisse da quelle variabili (per maggiori ragguagli si rimanda ai capitoli 5 e 7 del presente Piano). I costi specificatamente connessi all’attività irrigua costituiscono oggetto di riparto con i seguenti criteri: - il perimetro di contribuenza coincide con l’area irrigabile; - la misura del beneficio è definita mediante un contributo binomio, suddiviso in “quota fissa” e “quota variabile”.

175

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6.3.1. Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro

All’interno dell’Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro sono stati individuati quattro distretti irrigui alimentati da canali e cavi consorziali che presentano caratteristiche idrauliche omogenee (Distretto Sabbioncello, Distretto Canale di Gavello, Distretto Canale di Poggio Rusco e Distretto Sistema Pilastresi), a cui vanno aggiunti i distretti degli Impianti Pluvirrigui: Bottegone, Bosco, Bozzala, Castello e Concordia Sud. Le opere irrigue presenti in questa area sono rappresentate da due gruppi funzionali: - opere di approvvigionamento ed adduzione dell’acqua (impianti e chiaviche di derivazione, impianti di sollevamento, canali adduttori, distributori principali); - opere di distribuzione (impianti pluvirrigui). Le prime sono concepite in funzione delle esigenze dell’intera area da servire, mentre le seconde sono opere specifiche per il servizio rivolto ai singoli utilizzatori. Le opere di distribuzione degli impianti pluvirrigui sono di esclusivo interesse dei terreni direttamente serviti e per i quali è pertanto possibile considerare un unico sottocentro di costo (sottocentro 5b).

Per l’area in esame i costi di manutenzione ed esercizio vengono così ripartiti: - Sollevamenti, derivazioni, adduttori e distributori sono considerati un unico complesso a prescindere dai distretti, atteso che sussistono scambi di acque tra le medesime; - Le reti di distribuzione pluvirrigua sono considerate globalmente per l’intera area servita. Tenuto conto del particolare tipo di sistema di adduzione e trasporto di acqua nell’area, gli oneri di manutenzione e parte degli oneri di esercizio non sono proporzionali alle superfici effettivamente irrigate. Il sistema infatti richiede l’invaso dei canali indipendentemente dalle superfici irrigate e tale quantità d’invaso va periodicamente ripristinata per effetto delle riduzioni di risorsa idrica causate dai fenomeni di infiltrazione ed evapotraspirazione.

6.3.1.1. Quota fissa

I costi fissi sono attribuiti alla totalità della superficie irrigabile (catastalmente individuata), tenuto conto dei seguenti indicatori: A) DOTAZIONE IRRIGUA DEL DISTRETTO La dotazione irrigua è il quantitativo medio di acqua derivata dai Fiumi Po e Secchia (periodo 2004-2013) per ogni superficie del distretto irriguo opportunamente parametrata con riferimento all’unità. B) SISTEMA DI APPROVVIGIONAMENTO E ADDUZIONE DEL DISTRETTO Il sistema di approvvigionamento e adduzione del distretto, che può essere a gravità, mediante sollevamento o misto (gravità e sollevamento) è stato parametrato con riferimento all’unità. C) DISPONIBILITA’ DELLA RISORSA IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE IRRIGUE DEL DISTRETTO Poiché i quattro distretti (Distretto Sabbioncello, Distretto Canale di Gavello, Distretto Canale di Poggio Rusco e Distretto Sistema Pilastresi) presentano aree con disponibilità di volumi irrigui alla fonte sufficienti durante tutta la stagione irrigua, l’ indice è pari all’unità. D) MODALITA’ DELLA CONSEGNA ALL’UTENZA 176

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La modalità di consegna all’utenza può essere a gravità, mediante canali a cielo aperto irrigui e/o promiscui o in pressione. E) MODALITA’ DI PRELIEVO DA PARTE DELL’UTENZA Poiché i quattro distretti (Distretto Sabbioncello, Distretto Canale di Gavello, Distretto Canale di Poggio Rusco e Distretto Sistema Pilastresi) presentano un’unica modalità di prelievo (alla domanda), l’ indice è pari all’unità. F) PUNTO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il punto di consegna della risorsa idrica, con riferimento al singolo mappale catastale, opportunamente parametrato con riferimento all’unità, è: A0: terreni oltre 500 metri dal canale consorziale; B1: terreni compresi nella fascia tra 301 e 500 metri dal canale consorziale; BX: terreni compresi nella fascia tra 21 e 300 metri dal canale consorziale; B0: terreni compresi nella fascia tra 0 e 20 metri dal canale consorziale; C: terreni serviti da impianti pluvirrigui.

Nello specifico verranno inseriti: - nella classe A0: tutti i mappali distanti, nel punto più vicino, più di 500 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo e quei mappali che pur trovandosi a distanze inferiori non possano prelevare acqua a causa di ostacoli (strade, argini, ecc.) non superabili attraverso la predisposizione di opportuni manufatti che consentano l’utilizzo dell’acqua pur con qualche difficoltà. - nella classe B1: tutti i mappali distanti più di 300 metri e fino a 500 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo a meno che non esistano ostacoli geografici quali strade, argini, ecc. sprovvisti di adeguati manufatti che consentano ugualmente l’utilizzo dell’acqua: in tal caso il mappale o i mappali con aggravio per la derivazione d’acqua potranno passare alla classe A0. Verranno altresì inseriti in tale classe mappali posti a distanza di oltre 20 metri fino a 300 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo che però siano separati dal canale da un ostacolo geografico (strade, argine, ecc.) che comporta un aggravio degli oneri aziendali per il prelievo dell’acqua (sifoni privati o altri manufatti privati particolari) e quei mappali confinanti o distanti fino a 300 metri da canali nei quali il Consorzio possa addurre acqua in quantità limitata rispetto ai fabbisogni. - nella classe BX: tutti i mappali distanti più di 20 metri e fino a 300 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo, a meno che non esistano ostacoli quali strade, argini, ecc. sprovvisti di adeguati manufatti che consentano ugualmente l’utilizzo dell’acqua. In tal caso il mappale o i mappali con aggravi per la derivazione potranno passare alla classe B1 o addirittura alla classe A0. Verranno altresì inseriti in tale classe mappali posti a distanza fino a 20 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo che però siano separati dal canale da un ostacolo (strade, argine, ecc.) che comporti un aggravio degli oneri aziendali per il prelievo dell’acqua (sifoni ed altri manufatti privati particolari) e/o con sofferenza per ridotto franco di coltivazione estivo. 177

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

- nella classe B0: tutti i mappali confinanti o distaccati fino a 20 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo in quantità rispondente ai fabbisogni, a meno che non esistano ostacoli geografici, quali strade, argini, ecc. sprovvisti di manufatti che consentano ugualmente un agevole utilizzo dell’acqua. A seconda dell’entità della difficoltà ad addurre le acque si potrà quindi passare alla classe BX, alla classe B1 o addirittura alla classe A0. - nella classe C: tutti i mappali appartenenti ad unità poderali servite da impianti pluvirrigui (con il numero che contraddistingue ciascun impianto). Più precisamente saranno inseriti nella classe C anche i mappali sui quali non ricade il pozzetto di presa dell’idrante ma che appartengono ad un fondo servito dall’impianto; nel caso in cui un fondo sia diviso in due da un ostacolo geografico quale una strada od un canale, non verrà assoggettata alla contribuenza dell’impianto pluvirriguo la parte di fondo nella quale non ricadono pozzetti di presa. In ogni caso verranno inseriti nella contribuenza degli impianti tutti i mappali attualmente già classificati C.

Le distanze considerate si intendono rilevate su foglio di mappa catastale con le approssimazioni geografiche relative. Nella declaratoria dei vari casi considerati si è volutamente tenuto conto solo di eventuali ostacoli (strade, argini, ecc.) dal momento che, per eventuali impedimenti dovuti a situazioni di rapporti tra proprietari, il Consorzio, a norma di legge, non è competente. Si precisa che, al fine di rispettare i criteri legati al beneficio, come unità di classificazione è stata adottata il mappale anziché l’unità poderale.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti, riferiti alle seguenti zone: Zona 1: Distretto Sabbioncello Zona 2: Distretto Canale di Gavello Zona 3: Distretto Canale di Poggio Rusco Zona 4: Distretto Sistema Pilastresi

Tipologia Indice Zona 1 Zona 2 Zona 3 Zona 4 Impianti Pluvirrigui

A Dotazione irrigua dei 0.80 0.92 0.88 1 1 distretti/impianti

B Sistema di approvvigionamento e 1 1 1 0.83 1 adduzione del distretto/impianto

C Disponibilità della risorsa in relazione alle esigenze irrigue del 1 1 1 1 1 distretto/impianto

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D Modalità della consegna all’utenza 0.96 1 1 1 1

E Modalità di prelievo da parte 1 1 1 1 1 dell’utenza

0.15 (A0) 0.15 (A0) 0.15 (A0) 0.15 (A0)

Punto di consegna della risorsa 0.50 (B1) 0.50 (B1) 0.50 (B1) 0.5 (B1) F 1 (C) idrica 0.80 (BX) 0.80 (BX) 0.80 (BX) 0.8 (BX)

1 (B0) 1 (B0) 1 (B0) 1 (B0)

Tabella 19 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (fissi) nelle diverse zone.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITfisso) relativo alla quota fissa:

IT IT + E N IT = IT i=B i A ∑2 fisso F N: numero di indici considerati nella sommatoria∗ (B, C, D, E). Nel caso specifico N=4.

ITA: indice di dotazione irrigua (A).

ITF: indice relativo al punto di consegna della risorsa idrica (F).

L’indice economico (IEfisso) è stato commisurato all’unità poiché tutti i terreni traggono pari beneficio economico dalla disponibilità della risorsa idrica.

6.3.1.2. Quota variabile

I costi variabili sono commisurati al volume idrico standardizzato sulla base delle diverse dotazioni irrigue dei distretti, del periodo di consegna all’utenza, nonché dei diversi livelli di fabbisogno idrico in rapporto alle diverse destinazioni dei suoli (classi di idroesigenza). Pertanto vengono introdotti i seguenti parametri tecnici:

A) DOTAZIONE IRRIGUA DEI DISTRETTI La dotazione irrigua è il quantitativo medio di acqua derivata dai Fiumi Po e Secchia (periodo 2004-2013) per ogni superficie del distretto irriguo opportunamente parametrata con riferimento all’unità. B) PERIODO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il periodo di consegna della risorsa idrica è parametrato con riferimento all’unità in due periodi: periodo irriguo (1 maggio - 30 settembre) e periodo anticipo/posticipo (antecedente 1 maggio e successivo 30 settembre). C) CLASSI DI IDROESIGENZA Per le classi di idroesigenza (Zone 1, 2, 3, 4 ed Impianti Pluvirrigui) si rimanda alla tabella di seguito riportata.

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CLASSI TIPOLOGIA DI COLTURE INDICE

ZERO COLZA, FAVA, ARBOREE (RIMBOSCHIMENTI) 0.10

PRIMA CEREALI AUTUNNO VERNINI, SORGO, GIRASOLE, 0.50 COLTURE DA SEME, ERBA MEDICA, CILIEGIO, ALBICOCCO, SOIA 1° raccolto, AGLIO, ASPARAGO, FAGIOLINO, FRUTTETI MISTI, KAKI, OLIVO, SIEPI, PICCOLI FRUTTI, FIORI.

SECONDA SUSINO, VITE, BIETOLA, PATATA, PESCO E NETTARINA, 0.70 COCOMERO, MAIS DA GRANELLA, VIVAIO, SOIA 2° raccolto.

TERZA PERO, MELO, FRAGOLA, PRATI DI FORAGGERE, PRATI 0.85 POLIFITI, ORTIVE, CIPOLLA, MELONE, POMODORO DA INDUSTRIA, MAIS DA BIOMASSA.

QUARTA ACTINIDIA 1

QUINTA ZONE UMIDE A VALENZA AMBIENTALE 1.5

SESTA RISO, MACERI (INVASI AZIENDALI AD USI PLURIMI) 4

SETTIMA ALLEVAMENTI ITTICI 15

OTTAVA GIOCHI CACCIA 25

Tabella 20 – Classi di idroesigenza e relativi indici.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti riferiti alle seguenti zone: Zona 1: Distretto Sabbioncello Zona 2: Distretto Canale di Gavello Zona 3: Distretto Canale di Poggio Rusco Zona 4: Distretto Sistema Pilastresi

Tipologia Indice Zona 1 Zona 2 Zona 3 Zona 4 Pluvirrigui

A Dotazione irrigua del distretto 0.8 0.92 0.88 1 1

Periodo irriguo (1 Maggio – 30 Settembre) 1 1 1 1 1 B Anticipo/Posticipo 1.2 1.2 1.2 1.2 1.2

C Classi idroesigenza Vedi tabella di seguito riportata valida per tutte le zone

Tabella 21 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (variabili) nelle diverse zone.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITvar) relativo alla quota variabile:

IT IT = IT BN ∑i=A i var C ∗ 180

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N: numero indici considerati nella sommatoria (A, B). Nel caso specifico N=2

ITC: indice relativo alla classe di idroesigenza (C).

L’indice economico (IEvar) è stato commisurato all’unità poiché si ritiene che lo stesso rappresenti una componente già inclusa nel volume idrico standardizzato.

Per l’individuazione delle diverse destinazioni dei suoli di ogni singolo mappale catastale si provvederà a consultare le banche dati colturali delle singole aziende agricole integrate con rilievi satellitari, aerofotogrammetrici e rilievi sul campo effettuati dal personale consorziale. I costi variabili all’interno di ogni zona verranno pertanto espressi in euro per ettaro irrigabile in funzione delle diverse colture agricole presenti.

IMPIANTI PLUVIRRIGUI

Per gli impianti pluvirrigui il criterio di riparto prevede uno specifico sottocentro di costo con la determinazione di un beneficio irriguo che deriva da diversi indicatori delle prestazioni dei singoli impianti. La determinazione dell’indice tecnico per il calcolo del beneficio di ciascun impianto è stata effettuata considerando, per ognuno, i seguenti elementi caratteristici, opportunamente pesati: - Pressione - intesa come valore medio tra la pressione di partenza alla centrale e quella disponibile all’idrante più svantaggiato - per rappresentare il beneficio legato alla possibilità di utilizzo della pressione (peso del 30%); - Numero idranti di presa per ettaro, per rappresentare l’entità delle strutture a servizio dell’utenza e delle conseguenti spese di manutenzione (peso del 10%); - Diametro terminale delle condotte, per rappresentare le limitazioni all’utilizzo pratico dell’impianto con le attrezzature irrigue aziendali (peso 10%); - Energia elettrica per ettaro, parametro generale di esercizio dell’impianto (peso 40%); - Quantità d’acqua media erogata annualmente - ricavata dal prodotto delle ore effettuate da ciascuna pompa per la rispettiva portata nominale rapportata ad ettaro - per rappresentare il grado di fruizione dell’acqua (peso 10%).

Si riportano nelle seguenti tabelle rispettivamente gli indici comparativi delle caratteristiche degli impianti pluvirrigui ed i relativi indici pesati:

NUMERO DIAMETRO IMPIEGO IMPIANTO SUPERFICIE PRESSIONE IDRANTI/ EROGAZIONE TERMINALE ENERGIA PLUVIRRIGUO (ha) MEDIA SUPERFICIE D’ACQUA CONDOTTE ELETTRICA (HA) BOTTEGONE 600 1.125 3.103 1.143 1.272 1.944 BOSCO 437 1.0 1.0 1.571 1.0 1.521 BOZZALA 358 1.429 3.241 1.0 1.334 1.0 CASTELLO 334 1.339 2.793 1.143 1.824 1.528 CONCORDIA 2616 1.5 3.172 1.571 1.405 1.613 SUD Tabella 22 – Indici comparativi delle caratteristiche degli impianti pluvirrigui. 181

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

NUMERO DIAMETRO IMPIEGO IMPIANTO SUPERFICIE PRESSIONE IDRANTI/ EROGAZIONE INDICE TERMINALE ENERGIA PLUVIRRIGUO (ha) MEDIA SUPERFICIE D’ACQUA BENEFICIO CONDOTTE ELETTRICA (HA) PESI 30% 10% 10% 40% 10% BOTTEGONE 600 0.338 0.310 0.114 0.509 0.194 1.465 BOSCO 437 0.300 0.100 0.157 0.400 0.152 1.109 BOZZALA 358 0.429 0.324 0.100 0.534 0.100 1.487 CASTELLO 334 0.402 0.279 0.114 0.730 0.153 1.678 CONCORDIA 2616 0.450 0.317 0.157 0.562 0.161 1.647 SUD Tabella 23 – Pesi ed indici di beneficio degli impianti pluvirrigui.

6.3.1.3. Impianti pluvirrigui: quota fissa

I costi fissi sono attribuiti alla totalità della superficie irrigabile (catastalmente individuata), tenuto conto degli indicatori descritti in precedenza.

Per la definizione dell’indice tecnico (ITfisso), facendo riferimento agli indici di cui al Par. 6.3.1.1, si utilizza la seguente formulazione:

ITi IT + F N IT = i=B ITb = 1 ITb A ∑2 fisso ITb: indice di beneficio calcolato considerando indici comparativi∗ relativi∗ alle caratteristiche tecniche degli impianti pluvirrigui.

DENOMINAZIONE INDICE DI SUPERFICIE PESO DEI SINGOLI IMPIANTI IMPIANTO SUPERFICIE (ha) BENEFICIO VIRTUALE SUL COMPLESSO (%) PLUVIRRIGUO

Bottegone 600 1,465 879 13

Bosco 437 1,109 485 7

Bozzala 358 1,487 532 8

Castello 334 1,678 560 8

Concordia Sud 2.616 1,647 4.309 64

Totale 4.345 6.765 100

Tabella 24 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (fissi) per gli impianti pluvirrigui.

L’indice economico (IEfisso) è stato commisurato all’unità poiché tutti i terreni traggono pari beneficio economico dalla disponibilità della risorsa idrica.

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Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

6.3.1.4. Impianti pluvirrigui: quota variabile

I costi variabili sono commisurati al volume idrico standardizzato sulla base delle diverse dotazioni irrigue dei distretti, del periodo di consegna all’utenza nonché dei diversi livelli di fabbisogno idrico in rapporto alle diverse destinazioni dei suoli (classi di idroesigenza). Pertanto vengono introdotti i seguenti parametri tecnici:

A) DOTAZIONE IRRIGUA DEGLI IMPIANTI Si è assunto che la dotazione di ogni singolo impianto pluvirriguo sia pari all’unità.

B) PERIODO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il periodo di consegna della risorsa idrica è parametrato con riferimento all’unità in due periodi: periodo irriguo (1 maggio - 30 settembre) e periodo anticipo/posticipo (antecedente 1 maggio e successivo 30 settembre).

C) CLASSI DI IDROESIGENZA Per le classi di idroesigenza si rimanda alla tabella di cui al Par. 6.3.1.2.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti:

Tipologia Indice Impianti Pluvirrigui

A Dotazione irrigua 1

Periodo irriguo (1 Maggio – 30 Settembre) 1

B Anticipo/Posticipo 1.2

C Classi idroesigenza Vedi tabella di cui al Par. 6.3.1.2

Tabella 25 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (variabili) per gli impianti pluvirrigui.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITvar) relativo alla quota variabile:

IT IT = IT BN ∑i=A i var C ∗ L’indice economico (IEvar) è stato commisurato all’unità poiché si ritiene che lo stesso rappresenti una componente già inclusa nel volume idrico standardizzato.

Per l’individuazione delle diverse destinazioni dei suoli di ogni singolo mappale catastale si provvederà a consultare le banche dati colturali delle singole aziende agricole integrate con rilievi satellitari, aerofotogrammetrici e rilievi sul campo effettuati dal personale consorziale.

I costi variabili all’interno degli areali sottesi agli impianti pluvirrigui verranno pertanto espressi in euro per ettaro irrigabile in funzione delle diverse colture agricole presenti.

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6.3.2. Area in Destra Panaro (Comuni Modenesi di Nonantola e Ravarino)

Le infrastrutture irrigue presenti in questa area sono rappresentate dalle opere di approvvigionamento dal Fiume Panaro (impianti di Bagazzano, Campazzo, Casoni e Picozza) ed adduzione e distribuzione dell’acqua (canali adduttori e distributori principali). I costi fissi sono riferiti alla superfice catastale aziendale secondo gli indicatori individuati nel successivo paragrafo. Poiché tale area è caratterizzata da una limitata disponibilità idrica che non consente di mantenere costantemente invasati i canali consorziali durante la stagione irrigua, i costi variabili sono attribuiti in rapporto alle ore d’acqua effettivamente derivata dagli utenti.

6.3.2.1. Quota fissa

I costi fissi sono attribuiti alla totalità della superficie irrigabile (catastalmente individuata). Analogamente a quanto riportato nel Par. 6.3.1.1, sono stati valutati i seguenti indicatori al fine di definire il diverso grado di beneficio: Poiché si ritiene che nell’ambito del distretto irriguo gli indicatori: A) DOTAZIONE IRRIGUA DEL DISTRETTO B) SISTEMA DI APPROVVIGIONAMENTO E ADDUZIONE DEL DISTRETTO C) DISPONIBILITA’ DELLA RISORSA IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE IRRIGUE DEL DISTRETTO D) MODALITA’ DELLA CONSEGNA ALL’UTENZA E) MODALITA’ DI PRELIEVO DA PARTE DELL’UTENZA possono essere considerati omogenei, vengono posti pari all’unità.

F) PUNTO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il punto di consegna della risorsa idrica, con riferimento al singolo mappale catastale, opportunamente parametrato con riferimento all’unità, è: 6: terreno non irriguo; 6A0: terreno irriguo ma limitatamente al ristoro di falda; 6B0: terreno irriguo. Le particelle ricadenti in classifica “6” non pagano il contributo irriguo in quanto prive di beneficio specifico.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti, riferiti alla zona “Area in Destra Panaro (Nonantola e Ravarino)”.

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Area in Destra Tipologia Indice Panaro

A Dotazione irrigua 1

B Sistema di approvvigionamento e 1 adduzione della zona

C Disponibilità della risorsa in relazione alle esigenze irrigue della 1 zona

D Modalità della consegna all’utenza 1

E Modalità di prelievo da parte 1 dell’utenza

Cls. 6 (0) Punto di consegna della risorsa F Cls. 6A0 (0.15) idrica Cls. 6B0 (1)

Tabella 26 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (fissi).

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITfisso) relativo alla quota fissa:

IT IT + E N IT = IT i=B i A ∑2 fisso F N: numero indici considerati nella sommatoria (B, C, ∗D, E). Nel caso specifico N=4.

ITA: indice di dotazione irrigua (A).

ITF: indice relativo al punto di consegna della risorsa idrica (F).

L’indice economico (IEfisso) è stato commisurato all’unità poiché tutti i terreni traggono pari beneficio economico dalla disponibilità della risorsa idrica.

6.3.2.2. Quota variabile

Il costo variabile per questa zona è espresso in ora di irrigazione, con parametro di riferimento al metodo di approvvigionamento della “bocchetta modenese”, che prevede una portata media irrigua di 40 l/s, un’ora di irrigazione equivale a 144 m3 di acqua effettivamente distribuita all’utenza.

L’indice economico (IEvar) è stato commisurato all’unità poiché si ritiene che lo stesso rappresenti una componente già inclusa nel volume idrico utilizzato dalla singola coltura.

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6.3.3. Area in Sinistra Samoggia

All’interno dell’area compresa tra il Fiume Panaro ed il Torrente Samoggia sono stati individuati tre distretti irrigui alimentati da canali consorziali che presentano caratteristiche idrauliche omogenee: Distretto CER, Distretto Canal Torbido e Distretto Finaletto-Cassa di espansione del Canale di San Giovanni. Le opere irrigue presenti in questa area sono fondamentalmente rappresentate da due gruppi funzionali: - Opere di approvvigionamento ed adduzione dell’acqua (impianti e chiaviche di derivazione, impianti di sollevamento, canali adduttori, distributori principali). - Opere di distribuzione. Le prime sono concepite in funzione delle esigenze dell’intera area da servire, mentre le seconde sono opere specifiche per il servizio rivolto ai singoli utilizzatori.

Per l’area in esame i costi di manutenzione ed esercizio vengono così ripartiti: - Sollevamenti, derivazioni, adduttori e distributori sono considerati un unico complesso a prescindere dai distretti, atteso che sussistono scambi di acque tra le medesime; - Le reti di distribuzione pluvirrigua sono considerate globalmente per l’intera area servita.

Tenuto conto del particolare tipo di sistema di adduzione e trasporto di acqua nell’area, gli oneri di manutenzione e parte degli oneri di esercizio non sono proporzionali alle superfici effettivamente irrigate. Il sistema infatti richiede l’invaso dei canali indipendentemente dalle superfici irrigate e tale quantità d’invaso va periodicamente ripristinata per effetto delle riduzioni di risorsa idrica causate dai fenomeni di infiltrazione ed evapotraspirazione.

6.3.3.1. Quota fissa

I costi fissi sono attribuiti alla totalità della superficie irrigabile (catastale aziendale), tenuto conto dei seguenti indicatori del diverso grado di beneficio: A) DOTAZIONE IRRIGUA DEL DISTRETTO La dotazione irrigua è il quantitativo medio di acqua derivata dai Fiumi Panaro, Po e Torrente Samoggia (periodo 2004-2013) per ogni distretto irriguo opportunamente parametrata con riferimento all’unità. B) SISTEMA DI APPROVVIGIONAMENTO E ADDUZIONE DEL DISTRETTO Il sistema di approvvigionamento e adduzione del distretto, che può essere a gravità, mediante sollevamento o misto (gravità e sollevamento) è stato parametrato con riferimento all’unità. Poiché i tre distretti sono di fatto omogenei dal punto di vista del sistema di approvvigionamento e adduzione, si è assunto che il loro indice corrisponda all’unità. C) DISPONIBILITA’ DELLA RISORSA IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE IRRIGUE DEL DISTRETTO La disponibilità della risorsa idrica in relazione alle esigenze irrigue del distretto sono state parametrate con riferimento all’unità in:

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- aree con disponibilità di volumi irrigui alla fonte sufficienti durante tutta la stagione irrigua; - aree saltuariamente soggette a carenza di risorsa idrica; - aree con ricorrenti situazioni di carenza idrica, dotazioni inferiori a quelle necessarie; - aree alimentate solo da falda, sostenuta da invaso di canali consorziali. D) MODALITA’ DELLA CONSEGNA ALL’UTENZA La modalità di consegna all’utenza può essere a gravità, mediante canali a cielo aperto irrigui e/o promiscui o in pressione. Poiché i tre distretti sono di fatto omogenei dal punto di vista della modalità di consegna all’utenza, si è assunto che il loro indice corrisponda all’unità. E) MODALITA’ DI PRELIEVO DA PARTE DELL’UTENZA La modalità di prelievo da parte dell’utenza è stata parametrata con riferimento all’unità in: - alla domanda; - turnata con turni inferiori a una settimana; - con turni compresi tra 7 e 15 giorni; - con turni oltre 15 giorni. F) PUNTO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il punto di consegna della risorsa idrica, con riferimento al singolo mappale catastale, opportunamente parametrato con riferimento all’unità, è: Per le Zone 1 e 2: A0: terreni oltre 500 metri dal canale consorziale; B1: terreni compresi nella fascia tra 301 e 500 metri dal canale consorziale; BX: terreni compresi nella fascia tra 21 e 300 metri dal canale consorziale; B0: terreni compresi nella fascia tra 0 e 20 metri dal canale consorziale. Per la Zona 3: C: terreni compresi nella fascia tra 0 e 500 metri.

Nello specifico verranno inseriti: - nella classe A0: tutti i mappali distanti, nel punto più vicino, più di 500 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo e quei mappali che pur trovandosi a distanze inferiori non possano prelevare acqua a causa di ostacoli ostacolii (strade, argini, ecc.) non superabili attraverso la predisposizione di opportuni manufatti che consentano l’utilizzo dell’acqua pur con qualche difficoltà. - nella classe B1: tutti i mappali distanti più di 300 metri e fino a 500 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo a meno che non esistano ostacoli geografici quali strade, argini, ecc. sprovvisti di adeguati manufatti che consentano ugualmente l’utilizzo dell’acqua: in tal caso il mappale o i mappali con aggravio per la derivazione d’acqua potranno passare alla classe A0. Verranno altresì inseriti in tale classe mappali posti a distanza di oltre 20 metri fino a 300 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo che però siano separati dal canale da un ostacolo geografico (strade, argine, ecc.) che comporta un aggravio degli oneri aziendali per il prelievo dell’acqua (sifoni privati o altri manufatti privati particolari) e quei 187

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mappali confinanti o distanti fino a 300 metri da canali nei quali il Consorzio possa addurre acqua in quantità limitata rispetto ai fabbisogni; - nella classe BX: tutti i mappali distanti più di 20 metri e fino a 300 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo, a meno che non esistano ostacoli geografici quali strade, argini, ecc. sprovvisti di adeguati manufatti che consentano ugualmente l’utilizzo dell’acqua. In tal caso il mappale o i mappali con aggravi per la derivazione potranno passare alla classe B1 o addirittura alla classe A0. Verranno altresì inseriti in tale classe mappali posti a distanza fino a 20 metri da un canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo che però siano separati dal canale da un ostacolo geografico (strade, argine, ecc.) che comporti un aggravio degli oneri aziendali per il prelievo dell’acqua (sifoni ed altri manufatti privati particolari) e/o con sofferenza per ridotto franco di coltivazione estivo; - nella classe B0: tutti i mappali confinanti o distaccati fino a 20 metri, misurando tale distanza dal punto più vicino del mappale al canale nel quale il Consorzio possa addurre acqua ad uso irriguo in quantità rispondente ai fabbisogni, a meno che non esistano ostacoli geografici, quali strade, argini, ecc. sprovvisti di manufatti che consentano ugualmente un agevole utilizzo dell’acqua. A seconda dell’entità della difficoltà ad addurre le acque si potrà quindi passare alla classe BX, alla classe B1 o addirittura alla classe A0; - nella classe C: tutti i mappali distanti, nel punto più vicino, da 0 a 500 metri dal Canal Torbido e dai canali da esso alimentati. Le distanze considerate si intendono rilevate su foglio di mappa catastale con le approssimazioni geografiche relative. Nella declaratoria dei vari casi considerati si è volutamente tenuto conto solo di eventuali ostacoli fisici (strade, argini, ecc.) dal momento che, per eventuali impedimenti dovuti a situazioni di rapporti tra proprietari, il Consorzio, a norma di legge, non è competente. Si precisa che, al fine di rispettare i criteri legati al beneficio, come unità di classificazione è stata adottata il mappale anziché l’unità poderale.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti, riferiti alle seguenti zone: Zona 1: Distretto CER; Zona 2: Distretto Finaletto – Cassa di espansione del Canale di San Giovanni; Zona 3: Distretto Canal Torbido.

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Tipologia Indice Zona 1 Zona 2 Zona 3

A Dotazione irrigua del Distretto 1 0.40 0.50

Sistema di approvvigionamento e B 1 1 1 adduzione del distretto

Disponibilità della risorsa in C relazione alle esigenze irrigue del 1 0.60 0.80 distretto

D Modalità della consegna all’utenza 1 1 1

Modalità di prelievo da parte E 1 0.60 0.80 dell’utenza

0.15 (A0) Beneficio 0 (A0) potenziale di posizione Punto di consegna della risorsa F 1 (C) idrica 0.50 (B1) 0.50 (B1) 0.8 0(BX) 0.80 (BX)

1 (B0) 1 (B0)

Tabella 27 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (fissi) nelle diverse zone.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITfisso) relativo alla quota fissa:

IT IT + E N IT = IT i=B i A ∑2 fisso F N: numero indici considerati nella sommatoria (B,∗ C, D, E). Nel caso specifico N=4.

ITA: indice di dotazione irrigua (A).

ITF: indice relativo al punto di consegna della risorsa idrica (F).

L’indice economico (IEfisso) è stato commisurato all’unità poiché tutti i terreni traggono pari beneficio economico dalla disponibilità della risorsa idrica.

6.3.3.2. Quota variabile

I costi variabili sono commisurati al volume idrico effettivamente consegnato all’utenza e standardizzato sulla base delle diverse dotazioni irrigue delle aree, del periodo di consegna all’utenza nonché dei diversi livelli di fabbisogno idrico in rapporto alle diverse destinazioni dei suoli (classi di idroesigenza). Pertanto vengono introdotti i seguenti parametri tecnici idonei:

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A) DOTAZIONE IRRIGUA DEI DISTRETTI La dotazione irrigua è il quantitativo medio di acqua derivata dai Fiumi Panaro, Po e Torrente Samoggia (periodo 2004-2013) per ogni superficie del distretto irriguo opportunamente parametrata. B) PERIODO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA Il periodo di consegna della risorsa idrica è parametrato con riferimento all’unità in due periodi: periodo irriguo (1 maggio - 30 settembre) e periodo anticipo/posticipo (antecedente al 1 maggio e successivo al 30 settembre). C) CLASSI DI IDROESIGENZA Per le classi di idroesigenza dell’Area in Sinistra Samoggia si rimanda alla tabella di seguito riportata.

CLASSI TIPOLOGIA DI COLTURE INDICE

ZERO COLZA, FAVA, ARBOREE (RIMBOSCHIMENTI) 0.10

CEREALI AUTUNNO VERNINI, SORGO, GIRASOLE, COLTURE DA SEME, ERBA MEDICA, PRIMA CILIEGIO, ALBICOCCO, SOIA 1° raccolto, AGLIO, 0.50 ASPARAGO, FAGIOLINO, FRUTTETI MISTI, KAKI, OLIVO, SIEPI, PICCOLI FRUTTI, FIORI.

SUSINO, VITE, BIETOLA, PATATA, PESCO E SECONDA NETTARINA, COCOMERO, MAIS DA GRANELLA, 0.70 VIVAIO, SOIA 2° raccolto.

PERO, MELO, FRAGOLA, PRATI DI FORAGGERE, PRATI POLIFITI, ORTIVE, CIPOLLA, MELONE, TERZA 0.85 POMODORO DA INDUSTRIA, MAIS DA BIOMASSA.

QUARTA ACTINIDIA 1

QUINTA ZONE UMIDE A VALENZA AMBIENTALE 1.5

RISO, MACERI (INVASI AZIENDALI AD USI SESTA 4 PLURIMI)

SETTIMA ALLEVAMENTI ITTICI 15

OTTAVA GIOCHI CACCIA 25

Tabella 28 – Classi di idroesigenza e relativi indici.

D) METODO IRRIGUO UTENZA Il metodo irriguo di utilizzo della risorsa idrica da parte dell’utenza è parametrato, con riferimento all’unità, secondo le tipologie riportate in tabella.

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METODO INDICE Aspersione 1 Microirrigazione 0.93 Scorrimento 1.3

Tabella 29 – Metodologie irrigue e relativi indici.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti riferiti alle seguenti zone: Zona 1: Zona CER Zona 2: Zona Finaletto – Cassa di espansione del Canale di San Giovanni Zona 3: Zona Canal Torbido

Tipologia Indice Zona 1 Zona 2 Zona 3 A Dotazione irrigua 1 0.4 0.5 Periodo irriguo (1 Maggio – 30 Settembre) 1 1 1 B Anticipo/Posticipo 1.2 1.2 1.2 C Classi idroesigenza Vedi tabella D Tipologia metodo irriguo utenza Vedi tabella

Tabella 30 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (variabili) nelle diverse zone.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITvar) relativo alla quota variabile:

IT IT = IT IT BN i=A i var C D ∑ N: numero indici considerati nella sommatoria (A,∗ B). ∗Nel caso specifico N=2

ITC: indice relativo alla classe di idroesigenza (C).

ITD: indice relativo al metodo irriguo dell’utenza (D).

I costi variabili all’interno di ogni zona verranno pertanto espressi in euro per ettaro irrigato in funzione delle diverse colture agricole e dei diversi metodi irrigui adottati. Per la sola zona del Canal Torbido il costo variabile del beneficio irriguo potrà essere espresso in ora di irrigazione per gli utenti che alla data di approvazione del presente piano contribuivano con tale metodologia; con riferimento al metodo di approvvigionamento della bocchetta, che prevede una portata media irrigua di 80 l/s, un’ora di irrigazione equivale a 288 m3 di acqua effettivamente distribuita all’utenza.

L’indice economico (IEvar) è stato commisurato all’unità poiché si ritiene che lo stesso rappresenti una componente già inclusa nel volume idrico standardizzato.

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6.3.4. Area posta a Sud della Città di Modena

Le risorse idriche della zona risultano limitate e presentano una variabilità stagionale in relazione al carattere torrentizio che presentano il Fiume Panaro ed il Fiume Secchia. I distretti interessati, al fine di meglio rappresentare le singole realtà, per le loro peculiari caratteristiche fanno pertanto parte di specifici sottocentri di costo (Sottocentri 5 e 6). In tale area la ripartizione dei costi risulta articolata in: - Quota fissa, ripartita tra le superfici delle aziende effettivamente beneficiate dall’apporto irriguo; - Quota variabile, attribuita in rapporto ai volumi d’acqua consegnata e misurata in termini di ore di prelievo di risorsa idrica dai canali consorziali.

6.3.4.1. Quota fissa

I costi fissi sono attribuiti alla totalità della superficie irrigabile (catastalmente individuata), tenuto conto dei seguenti indicatori del diverso grado di beneficio: A) DOTAZIONE IRRIGUA DEL DISTRETTO La dotazione irrigua è il quantitativo medio di acqua derivata dai Fiumi Panaro e Secchia (periodo 2004-2013) per ogni superficie del distretto irriguo. Poiché si ritiene che, nell’ambito del singolo distretto, la dotazione irrigua può essere considerata omogenea, questa viene posta pari all’unità. B) SISTEMA DI APPROVVIGIONAMENTO E ADDUZIONE DEL DISTRETTO Il sistema di approvvigionamento e adduzione del distretto, che avviene a gravità è stato parametrato con riferimento all’unità. C) DISPONIBILITA’ DELLA RISORSA IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE IRRIGUE DEL DISTRETTO La disponibilità della risorsa idrica in relazione alle esigenze irrigue del distretto sono state parametrate con riferimento all’unità in: - aree con disponibilità di volumi irrigui alla fonte sufficienti durante tutta la stagione irrigua; - aree saltuariamente soggette a carenza di risorsa idrica; - aree con ricorrenti situazioni di carenza idrica, dotazioni inferiori a quelle necessarie; - aree alimentate solo da falda, sostenuta da invaso di canali consorziali. D) MODALITA’ DELLA CONSEGNA ALL’UTENZA La modalità di consegna all’utenza può essere a gravità, mediante canali a cielo aperto irrigui e/o promiscui o in pressione. Poiché i due distretti sono di fatto omogenei dal punto di vista della modalità di consegna all’utenza, si è assunto che il loro indice corrisponda all’unità. E) MODALITA’ DI PRELIEVO DA PARTE DELL’UTENZA Poiché i due distretti (Distretto in Destra Secchia posto a sud della città di Modena e Distretto in Sinistra Panaro posto a sud della città di Modena) presentano un’unica modalità di prelievo (alla domanda), l’ indice è pari all’unità.

F) PUNTO DI CONSEGNA DELLA RISORSA IDRICA

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Il punto di consegna della risorsa idrica, con riferimento al singolo mappale catastale, opportunamente parametrato con riferimento all’unità, è: A: terreni non irrigui; B: terreni irrigui.

Si riportano di seguito la tabella e la formula di calcolo che riassumono gli indici tecnici sopra descritti, riferiti alle seguenti zone: Zona 1: Distretto in Destra Secchia posto a sud della città di Modena; Zona 2: Distretto in Sinistra Panaro posto a sud della città di Modena.

Tipologia Indice Zona 1 Zona 2

A Dotazione irrigua del Distretto 1 1

B Sistema di approvvigionamento e 0.9 0.9 adduzione del Distretto

C Disponibilità della risorsa in relazione alle esigenze irrigue del 0.9 0.9 Distretto

D Modalità della consegna all’utenza 1 1

E Modalità di prelievo da parte 0.8 0.8 dell’utenza

Punto di consegna della risorsa Cls. A): 0 Cls. A): 0 F idrica Cls. B): 1 Cls. B): 1

Tabella 31 – Parametri per la definizione degli indici tecnici (fissi) nelle diverse zone.

Si riporta di seguito la formula per il calcolo dell’Indice tecnico (ITfisso) relativo alla quota fissa:

IT IT + E N IT = IT i=B i A ∑2 fisso F N: numero indici considerati (B, C, D, E, F). ∗

ITA: indice di dotazione irrigua (A).

L’indice economico (IEfisso) è stato commisurato all’unità poiché tutti i terreni traggono pari beneficio economico dalla disponibilità della risorsa idrica.

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6.3.4.2. Quota variabile

Il costo variabile per questa zona è espresso in ora di irrigazione. Con riferimento al metodo di approvvigionamento storico della “bocchetta modenese”, che prevede una portata media irrigua di 40 l/s, un’ora di irrigazione equivale a 144 m3 di acqua effettivamente distribuita all’utenza.

L’indice economico (IEvar) è stato commisurato all’unità poiché si ritiene che lo stesso rappresenti una componente già inclusa nel volume idrico utilizzato dalla singola coltura.

6.3.5. Formule per il calcolo del beneficio

6.3.5.1. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5a) Parte fissa:

B ( ) = S ( ) x IT ( ) x IE( ) dove: fisso i S i fisso i i

SS(i): superficie servita dell’immobile i-esimo, coincidente con la superficie catastale;

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITfisso(i): indice tecnico per la quota fissa dell’immobile i-esimo.

Parte variabile

B ( ) = nci S ( ) × IT ( ) × IE( )

var i � IDR j var j i dove 1=j SIDR(J): superficie della j-esima coltura della particella (classe di idroesigenza);

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITvar(j): indice tecnico per la quota variabile della j-esima coltura della particella; nci: numero delle diverse colture della particella (corrispondenti a classi di idroesigenza diverse).

6.3.5.2. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5b)

A questo sottocentro appartengono immobili dell’Area Sinistra Panaro serviti da impianti pluvirrigui; le formule del calcolo del beneficio sono le stesse del sottocentro di costo (5a), con i valori degli indici tecnici da reperire nelle specifiche tabelle di cui al par. 6.3.1.3 e 6.3.1.4.

6.3.5.3. Area Destra Panaro – Sottocentro di costo (5c)

Parte fissa

B ( ) = S ( ) x IT ( ) x IE( ) dove: fisso i S i fisso i i 194

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SS(i): superficie servita dell’immobile i-esimo, coincidente con la superficie catastale;

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITfisso(i): indice tecnico per la quota fissa dell’immobile i-esimo.

Parte variabile La parte variabile viene espressa in consumo orario per “bocchetta modenese”. m3 B = 144 ( ) ora var i Naturalmente il dato viene riferito alla ditta irrigua consorziata.

6.3.5.4. Area Sinistra Samoggia – Sottocentro di costo (5d)

Parte fissa

B ( ) = S ( ) x IT ( ) x IE( ) dove: fisso i S i fisso i i

SS(i): superficie servita dell’immobile i-esimo, coincidente con la superficie catastale;

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITfisso(i): indice tecnico per la quota fissa dell’immobile i-esimo.

Parte variabile

B ( ) = nci S ( ) × IT ( ) × IE( )

var i � IDR j var j i dove 1=j SIDR(J): superficie della j-esima coltura della particella (classe di idroesigenza);

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITvar(j): indice tecnico per la quota variabile della j-esima coltura della particella; nci: numero delle diverse colture della particella (corrispondenti a classi di idroesigenza diverse).

Per la sola zona del Canal Torbido la parte variabile potrà essere espressa in consumo orario per “bocchetta” (vedi par. 6.3.3.2): m³ B = 288 ( ) ora var i Naturalmente il dato viene riferito alla ditta irrigua consorziata.

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6.3.5.5. Area Modena Sud Destra Secchia – Sottocentro di costo (5e)

Parte fissa

B ( ) = S ( ) x IT ( ) x IE( )

Dove: fisso i S i fisso i i

SS(i): superficie servita dell’immobile i-esimo, coincidente con la superficie catastale;

IE(i): indice economico dell’immobile i-esimo, posto pari ad 1;

ITfisso(i): indice tecnico per la quota fissa dell’immobile i-esimo.

Parte variabile La parte variabile viene espressa in consumo orario per “bocchetta modenese”. m3 B = 144 ( ) ora var i Naturalmente il dato viene riferito e collegato alla ditta irrigua consorziata.

6.3.5.6. Area Modena Sud Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5f)

Per questo sottocentro si applicano le stesse le formule del calcolo del beneficio e del sottocentro di costo (5e) con i valori degli indici tecnici da reperire nelle specifiche tabelle di cui al par. 6.3.4.2.

6.3.6. Considerazioni

Nei cinque impianti pluvirrigui ricadenti all’interno del Distretto irriguo Bassa Pianura Sinistra Panaro (Concordia Sud, Bozzala, Bosco della Saliceta, Castello e Bottegone), potranno essere installati gruppi di consegna dotati di misuratori di portata nelle singole aziende agricole. Pertanto nel qual caso, la quota variabile dei costi irrigui verrà rapportata al consumo effettivo di acqua irrigua distribuita ad ogni singolo utilizzatore, indipendentemente dalla classe di idroesigenza colturale.

Qualora il Consorzio acquisisca la gestione di nuove infrastrutture idrauliche nel proprio comprensorio, verrà realizzato uno specifico centro di costo dedicato ed il riparto degli oneri consortili avverrà in maniera analoga a quanto già effettuato per situazioni assimilabili. Ad esempio, nel caso di acquisizione della gestione completa dell’impianto pluvirriguo di San Cesario sul Panaro (MO), attualmente di proprietà comunale, verrà realizzato uno specifico centro di costo dedicato ed il riparto degli oneri avverrà in maniera analoga a quanto previsto per i cinque impianti pluvirrigui ricadenti all’interno del Distretto irriguo Bassa Pianura Sinistra Panaro.

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7. PROCEDURE OPERATIVE PER IL RIPARTO DEGLI ONERI CONSORTILI

7.1. CONTENUTO DEL BILANCIO PREVENTIVO

La gestione contabile del Consorzio è di tipo economico-patrimoniale ed è improntata ai principi della trasparenza, dell’efficacia gestionale e dell’analiticità.

L’esercizio finanziario del Consorzio coincide con l’anno solare.

Il bilancio di previsione viene approvato entro il mese di novembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce ed è formulato, come richiede l’art. 49 dello Statuto consortile, in termini economici di competenza (budget) sulla base delle indicazioni obbligatorie fornite dalla Regione Emilia- Romagna , sostanziatesi negli atti deliberativi della Giunta n. 1388 del 20 Settembre 2010 e n. 42 del 17 Gennaio 2011, modificate dalle determinazioni del Direttore Generale Ambiente e Difesa del Suolo n. 15423 del 25 novembre 2011, n. 4427 del 29 aprile 2013 e n. 11262 del 18 agosto 2014 di approvazione dello schema tipo di Piano dei conti sia per il Conto Economico generale che per lo Stato patrimoniale.

Il bilancio consuntivo è composto dal Conto economico, dalla Situazione patrimoniale e dalla Nota Integrativa ed è approvato entro il semestre successivo alla chiusura dell’esercizio finanziario.

7.2. FORMAZIONE DEI CENTRI DI COSTO

I Centri di Responsabilità - le unità organizzative formalmente definite che utilizzano le risorse messe a loro disposizione e rispondono della corretta gestione di queste e del raggiungimento degli obiettivi programmati (budget) - sono ordinariamente individuati nei Capi Settore e nei Dirigenti per quanto di competenza. I Centri di Responsabilità coordinati dalla Direzione, d’intesa con la Presidenza, provvedono ad esaminare le esigenze del loro Settore e a formulare le conseguenti Commesse di costo e Ricavo di competenza, che trovano poi espressione nel Conto Economico riclassificato.

Il Piano delle Commesse viene approvato dal Consiglio di Amministrazione, in via ordinaria unitamente al bilancio di previsione, dando atto che durante l’esercizio sarà possibile con provvedimento del Direttore Generale, apportare modifiche compensative al Piano stesso, tra diverse commesse, come previsto e nel rispetto dei Principi contabili.

Per una corretta determinazione degli oneri da porre a contribuenza il presente Piano di Classifica individua i Centri di costo per l’attribuzione delle spese in relazione ai diversi servizi erogati (bonifica, irrigazione, presidio idrogeologico) e agli ambiti/unità territoriali in cui tali servizi vengono svolti ed erogati in forma omogenea.

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Elenco riassuntivo dei Centri di Costo:

(1) Macro Centro di costo Costi fissi Montagna

(2) Macro Centro di Costo Costi Variabili Montagna

(3) Macro Centro di Costo della Bonifica Idraulica – Costi Attività di Base e Funzionamento (Centro di Costo Base)

(4) Macro Centro di Costo della Bonifica Idraulica viene ripartito in:

(4a ) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Sinistra Panaro.

(4b) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Modena Sud.

(4c) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Destra Panaro.

(4d) Sotto Centro di Costo Bonifica Idraulica - Sinistra Samoggia.

(5) Macro Centro di Costo Irrigazione viene ripartito in:

(5a) Sottocentro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Canali, che si riparte nel (5a1) Costi Fissi e (5a2) Costi variabili.

(5b) Sottocentro di Costo Area di Bassa Pianura Sinistra Panaro Impianti Pluvirrigui che si riparte in (5b1) Costi fissi e (5b2) Costi variabili.

(5c) Sottocentro di Costo Area di Destra Panaro (Nonantola e Ravarino) che si riparte in (5c1) Costi fissi e (5c2) Costi variabili.

(5d) Sottocentro di Costo Area compresa in Sinistra Samoggia che si riparte in (5d1) Costi fissi e (5d2) Costi variabili.

(5e) Sottocentro di Costo Area a sud Città di Modena in Destra Secchia che si riparte in (5 e1) Costi fissi e (5e2) Costi variabili.

(5f) Sottocentro di Costo Area a sud Città di Modena in Sinistra Panaro che si riparte in (5f1) Costi fissi e (5f2) Costi variabili.

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7.3. APPROVAZIONE DEL PIANO DI RIPARTO

Il Piano di Riparto annuale degli oneri consortili è lo strumento tecnico amministrativo che, ai sensi dell’art. 8, comma 1 del DPR n. 947/1962 suddivide fra gli immobili le spese indicate nel Bilancio di previsione per le attività gestionali e di funzionamento del Consorzio, sulla base del beneficio relativo attribuito a ciascuno dal Piano di classificazione.

Così come previsto dall’art. 50 dello Statuto consortile Il Piano di Riparto annuale delle spese consortili per la determinazione dei contributi a carico degli immobili è approvato dal Consorzio con apposito atto deliberativo del Comitato Amministrativo (art. 28 lettera k dello Statuto consortile).

Il Piano di Riparto consiste nell’applicazione dei criteri di suddivisione secondo gli indici e i parametri stabiliti nel presente Piano di classificazione ai Costi ed ai ricavi risultanti dal Bilancio Preventivo.

7.4. CALCOLO DEL CONTRIBUTO

7.4.1. Ripartizione dei costi per attività di base e funzionamento in montagna

Individuati i costi di base o di funzionamento (costi fissi) dell’ambito di montagna (cfr. Par. 5.1) si provvede alla loro ripartizione come riportato di seguito.

Per ogni zona omogenea i-esima considerata è individuato un beneficio di base goduto dagli immobili in essa ricompresi.

Per la determinazione del grado di beneficio si individua un indice tecnico ed un indice economico.

L’indice tecnico è rappresentato dalla Franosità dei terreni ed è individuato sulla base dello studio dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (I.F.F.I.) realizzato dall’Apat (ora ISPRA) e pubblicato nel 2006. I territori che presentano il maggior grado di franosità sono quelli ove le attività di base preordinate alla prevenzione del dissesto esercitate dal Consorzio sono maggiori.

In particolare questo studio esegue a livello provinciale censimento e relative perimetrazioni di tutti i fenomeni franosi, sia attivi che quiescenti, presenti sul territorio alla scala di analisi 1:10.000, valutando sia i dati esistenti, sia l’integrazione con fotointerpretazione satellitare/aerea sia i controlli diretti sul terreno, con particolare riguardo ai fenomeni più significativi presenti sul territorio.

Da questo quadro analitico è stata pubblicata dal progetto I.F.F.I. una mappa che identifica la franosità comunale come rapporto percentuale tra la superficie in frana riscontrata e la superficie totale dell’ambito comunale e che rappresenta l’incidenza effettiva dei fenomeni franosi sui singoli comuni.

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Questa mappa ha rappresentato il punto di partenza per la definizione delle due zone a cui sono state associate due valori percentuali medi di franosità così definiti: Bassa Montagna = 8.73% e Alta Montagna = 24.63%.

Per cui:

Zona Indice risultante normalizzato omogenea (ITfis ) Alta Montagna 1,00 Bassa 0,85 Montagna Tabella 32 – Indici tecnici di franosità normalizzati sulle zone omogenee.

7.4.1.1. Calcolo del contributo di presidio idrogeologico

Con riferimento all’indice tecnico sopra illustrato ed all’indice economico di cui al par. 6.1, si descrive la metodologia di calcolo del contributo di presidio idrogeologico in collina e montagna.

Assegnato il centro di costo relativo ai costi fissi della contribuenza della UTO di montagna, la quota CCFISSO viene ripartita tra le due zone omogenee individuate (Alta e Bassa Montagna) in base al beneficio di base sopra delineato In particolare si adottano i seguenti range di classi di beneficio delle posizioni contributive con riferimento alla ripartizione dei costi variabili.

classe di Indice di Classi di contribuenza N. posizioni Beneficio k beneficio beneficio delle posizioni contributive virtuale generale generale (idb) contributive

0 Nulla 0 0 NP0 NP0 x 0

I Bassa 0.20 <= 50 NPI NPI x 0.20

II Medio bassa 0.40 <= 100 NPII NPII x 0.40

II Media 0.60 <= 200 NPIII NPIII x 0.60

IV Medio alta 0-80 <= 400 NPIV NPIV x 0.80

V Alta 1.00 > 400 NPV NPV x 1.00

∑ NPk x idb(k) Tabella 33 – Classi di beneficio per la ripartizione dei costi fissi.

In questo modo la ripartizione dei costi fissi risponde all’esigenza di essere proporzionata al beneficio degli immobili formanti la singola posizione contributiva a sua volta dipendente dal numero e dalla valenza tecnico economica degli stessi.

Il rapporto tra il Centro di Costo fisso da ripartire per ciascuna zona omogenea della UTO CCFISSO e la sommatoria dei benefici virtuali sopra definiti porta alla individuazione della quota base da attribuire a ciascuna posizione contributiva appartenente alla classe di indice massimo QBcl(k=V) della zona omogenea considerata: 200

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CC QB ( ) = idb퐹퐹퐹퐹퐹( ) x NP( ) cl k=V 5 La quota base da applicare alle singole posizioni∑ k=1contributivek dellek altre classi di beneficio generale è data da:

QB ( ) = QB ( ) × idb( )

cl k cl k=V k Ad ognuna delle classi definite verrà attribuita una quota fissa per posizione pari a QB(j) corrispondentemente alla classe di beneficio di appartenenza della j-esima posizione stessa; si differenzia così in base al beneficio derivante dagli immobili l’entità del contributo di parte fissa che grava sulla singola posizione contributiva.

Il contributo da attribuire all’i-esimo immobile discende inoltre dalla ripartizione dei costi variabili che porta alla definizione di un coefficiente di ripartizione della parte variabile pari a:

CC K = var B ( ) rip n pidr i Dove: �i=1

CCvar: Centro di Costo di parte variabile;

B ( ) : sommatoria del beneficio di presidio idrogeologico degli n immobili della UTO; n pidr i �Il singoloi=1 contributo di parte variabile dell’i-esimo immobile è quindi dato da:

C ( ) = B ( ) K

var i pidr i ∗ rip

Il contributo complessivo della posizione contributiva j-esima C(j) è pertanto dato dalla somma dei contributi di parte variabile Cvar dei k immobili della j-esima posizione contributiva e della quota fissa QB(j) attribuita alla stessa in base alla classe di beneficio di appartenenza.

C( ) = C ( ) + QB( ) k j var i j �i=1

201

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7.4.1.2. Immobili non ordinari (strade e linee di comunicazione)

Per le strade e linee di comunicazione in genere caratterizzate da una “non ordinarietà” catastale in quanto non classate come immobili, sprovviste quindi di rendita ufficiale ma assoggettabili a contributo di bonifica in quanto ritraenti un beneficio diretto e specifico dall’attività di bonifica si adotta la procedura seguente.

Si assegna una rendita convenzionale a queste superfici come indicato nella tabella che segue.

Rendita unitaria della linea di Indice di comunicazione espressa in €/m² perequazione (RCLC) (ipq) Zona Zona Tipologia di Coeff. omogenea omogenea Zona Bassa Alta e Bassa strada moltiplicativo Alta Bassa Montagna6 Montagna (K) Montagna Montagna Comunale 0.232 0.290 0.493 60 0.75 Provinciale 0.232 0.290 0.493 60 1.00 Regionale 0.232 0.290 0.493 60 1.00 Statale Tabella 34 – Parametri relativi alle strade per la definizione dell’indice economico.

Il beneficio viene calcolato come prodotto dell’indice tecnico proprio dell’immobile per l’indice economico specifico per le linee di comunicazione IELC dato da:

IE ( ) = RC ( ) × Criv × k × ipq ( ) ×

LC i LC i LC i α dove, con i significati già illustrati al par. 6.1.2, l’indice di perequazione ipqLC(i) tiene conto della tipologia della linea di comunicazione e delle valutazioni storiche di questi immobili nei precedenti piani di classifica, il coefficiente di compensazione α viene posto pari 0.15 ed il coefficiente di rivalutazione Criv viene posto pari a 1.05.

Pertanto il beneficio è dato da:

B ( ) = IT( ) × IE ( )

LC i i LC i dove IT(i) è l’indice tecnico proprio della zona omogenea di appartenenza della linea di comunicazione.

Attribuito che sia il beneficio specifico all’immobile, questi partecipa alla ripartizione dei costi consortili alla stessa stregua degli altri immobili ordinari sia per la parte variabile dei costi che per quella fissa.

6 Territorio comunale di Fiorano e parte di Castelvetro, Maranello, Marano sul Panaro, Spilamberto e Vignola. 202

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Criteri analoghi possono essere utilizzati per altre tipologie non ordinarie di immobili quali piazzali di deposito, centrali termiche, aeroporti ed altri ancora.

7.4.2. Costi per attività di base e funzionamento in pianura

Individuati i costi di base o di funzionamento dell’ambito di pianura si provvede alla loro ripartizione come riportato di seguito.

Per ogni zona omogenea i-esima considerata è individuato un beneficio di base goduto dagli immobili in essa ricompresi.

La formulazione generale che definisce il calcolo di tale beneficio risulta sempre:

B = IT × IE

Per il calcolo dell’Indice Tecnico (IT), si tiene conto del diverso grado di antropizzazione delle macroaree che caratterizza la zona in base alla densità degli immobili rispetto alla superficie della zona stessa secondo la seguente tabella.

MACROAREE Sx Panaro Sx Samoggia Dx Panaro Mo Sud Coefficiente antropizzazione 0,00027 0,00037 0,00033 0,0018 Tabella 35 – Coefficienti di antropizzazione delle macroaree.

Per la macroarea i-esima, l’indice tecnico di ripartizione del contributo di base è calcolato parametrando il coefficiente di antropizzazione nelle rispettive macroaree secondo la tabella sopra riportata, tenendo anche conto dei seguenti fattori caratterizzanti l’attività consortile di base effettuata in pianura:

• personale tecnico adibito alla sorveglianza; • personale tecnico a supporto della gestione delle opere; • presidio del territorio; • gestione, raccolta e mantenimento dei dati; • manutenzione attrezzature di emergenza; • manutenzione e gestione delle sedi operative presenti.

Per ciascuna macroarea, si ottiene pertanto il seguente indice tecnico:

MACROAREE Sx Panaro Sx Samoggia Dx Panaro Mo Sud Indice tecnico (IT) 0,35 0,43 0,41 0,83 Tabella 36 – Indici tecnici per le attività di base e funzionamento in pianura. 203

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Il calcolo del beneficio di base prevede anche la definizione della componente economica che, combinata all’indice tecnico, rende conto dell’incremento o del mantenimento del valore degli immobili presenti nella macroarea. Nel caso specifico si individua il valore complessivo esposto a rischio nella macroarea, calcolato tenendo conto che esso è dato dalla somma del valore esposto di ogni singolo immobile presente nell’area, previa normalizzazione.

Per il calcolo del valore si utilizza la tabella per la valutazione dei valori convenzionali catastali a base dell’Imposta di Registro e tenendo conto del coefficiente di riduzione αj (pari a 0,15) per limitare il valore dei fabbricati al valore esposto al rischio rispetto al valore dei terreni.

Detto V(j) il valore catastale di ogni singolo immobile presente nell’area, NI(i) il numero di immobili ricadenti nell’i-esima macroarea e tenendo presente i rapporti con il valore esposto attraverso α(j), si può scrivere:

IE( ) = ( ) × V( ) NIi i j j �j=1 α ricordando il legame tra rendita catastale/reddito dominicale R(j) e valore V(j) attraverso un coefficiente k(j) che dipende solo dal tipo di immobile, si può scrivere:

( ) IE( ) = ( ) × k( ) × R( ) NI i i � α j j j Combinando i due indici si determina il “beneficioj=1 di base” complessivo per l’area omogenea.

Si calcola, infine, il beneficio di base Bb(i) per ciascuna macroarea come prodotto tra IT(i) ed IE(i):

Bb( ) = IT( ) × IE( )

Per il calcolo del contributo si individua iil valorei minimoi dell’indice di beneficio tra tutte le macroaree individuate:

Bb = min (Bb( ) per i = 1 … n)

min i per ciascuna macroarea i, si calcola il rapporto di beneficio Rb(i) tra il valore del beneficio di base dell’area Bb(i) e il valore Bbmin.

Bb( ) Rb( ) = Bb i i Per ogni macroarea i si ricava il numero Virtuale UV. min

UV(i) è ottenuto come prodotto tra il numero di posizioni contributive NP(i) (opportunamente assegnate alla macroarea) ed il rapporto di beneficio dell’area stessa.

UV( ) = NP( ) × Rb( )

Si determina poi il valore del contributo idi basei medio iQBM come rapporto tra il costo delle attività di base e funzionamento in pianura Cb e la sommatoria di tutte le UV: 204

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C QBM = b UV( ) n° aree omogenee i=1 i Per ogni macroarea i si determina il valore∑ del contributo di base QB(i) proprio di quell’area come prodotto del contributo di base medio ed il rapporto di beneficio:

QB( ) = QBM × Rb( )

Tale valore dovrà essere poi a sua volta differenziatoi in funzionei del beneficio degli immobili in capo alla posizione contributiva in ciascuna macroarea. Il carattere generale del beneficio di base evidenzia una stretta correlazione con i relativi indici di beneficio posseduti dagli immobili di una generica posizione catastale tanto da affermare che è sostanzialmente proporzionale al contributo consortile specifico. Pertanto vengono individuate 5 classi di beneficio per le posizioni contributive delle diverse macroaree corrispondentemente a diverse classi di contribuenza che esprimono un livello di beneficio diverso:

classe di Indice di Classi di N. posizioni Beneficio k beneficio beneficio contribuenza delle contributive virtuale generale generale (idb) posizioni contributive

0 Nulla 0 0 NP0 NP0 x 0

I Bassa 0.20 <= 50 NPI NPI x 0.20

II Medio bassa 0.40 <= 100 NPII NPII x 0.40

II Media 0.60 <= 200 NPIII NPIII x 0.60

IV Medio alta 0-80 <= 400 NPIV NPIV x 0.80

V Alta 1.00 > 400 NPV NPV x 1.00

∑ NPk x idb(k) Tabella 37 – Classi di beneficio per la ripartizione dei costi base.

Il rapporto tra il contributo di base QB(i) della i-esima macroarea per la sommatoria dei benefici virtuali sopra definiti porta alla inviduazione della quota base da attribuire a ciascuna posizione contributiva appartenente alla classe di indice massimo (k=V) della macroarea:

QB( ) QB ( ) = idb( i) x NP( ) cl k=V 5 Le quote base da applicare alle posizioni contributive∑k=1 appartenentik k alle altre classi di beneficio è data:

QB ( ) = QB ( ) × idb( )

cl k cl k=V k

205

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7.4.3. Calcolo del contributo idraulico in pianura

Con riferimento agli indici tecnici ed economici individuati al par. 6.2, nel presente paragrafo si descrive la metodologia di calcolo del contributo idraulico di pianura da applicare per ciascuna Macroarea.

Il contributo da attribuire all’i-esimo immobile discende dalla ripartizione dei costi relativi alla bonifica idraulica che porta alla definizione di un coefficiente di ripartizione pari a:

CC K = B(i)scolo + p1 × B(i)IDRdifbi + p2 × B(i)dif_bmc rip n dove: ∑i=1

CCIDR: Centro di Costo della bonifica idraulica (cfr. Par. 5.2);

B(i)scolo + p1 × B(i)difbi + p2 × B(i)dif_bmc : sommatoria del beneficio idraulico degli n n immobili∑i=1 della macroarea; la parte di beneficio relativo alla difesa è valutata con i rispettivi pesi (p1 e p2) definiti al par. 0.

Il beneficio idraulico del singolo immobile i-esimo è dato da:

B( ) = B( )scolo + p1 × B( )dif_bi + p2 × B( )dif_bmc

Il singolo contributo dell’immobilei TOT i i-esimo è pertantoi dato da: i

C( ) = K x B( )

Il contributo complessivo della j-esima iposizioneIDR rip contributivai TOT è dato dalla somma dei contributi idraulici dei k immobili appartenenti alla stessa e della quota di base QBcl(j) attribuita alla posizione contributiva in base alla classe di beneficio di appartenenza.

C( ) = k C( ) + QB ( )

j � i IDR cl j dove: i=1

C(i)IDR: contributo di ogni singolo immobile i della j-esima posizione contributiva;

QBcl(j): quota del beneficio di base assegnata in base alla classe di beneficio della posizione stessa (cfr. par. 7.4.2).

Le singole componenti del contributo dell’i-esimo immobile (scolo, difesa interna e difesa dei bacini a monte o circostanti) sono ricavabili come quota parte in proporzione allo specifico beneficio.

206

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Per la componente di scolo:

C( )scolo = C( ) x B( ) /B( )

Per la componente di difesa interna:i i IDR i SCOLO i TOT

C( )dif_bi = C( ) × p1 × B( )dif_bi /B( )

i i IDR i i TOT B( ) = B( )scolo + p1 × B( )dif_bi + p2 × B( )dif_bmc

i TOT i i i

Per la componente di difesa da acque di monte:

C( )dif_bmc = C( ) × p2 × B( )dif_bmc /B( )

i i IDR i i TOT

Con riferimento alla macroarea di pianura in Sinistra Samoggia, l’aliquota di contribuenza C(j) è data, per gli immobili agricoli, dalla seguente relazione: ( , ) C( ) = ( 푖)푗 j ∑ 푐 푗 Essendo c(i,j) il contributo della j-esima particella푆 agricola ed S(j) la superficie totale della zona omogenea j-esima.

Per gli immobili extragricoli è usato un analogo procedimento riferito agli immobili raggruppati per categorie catastali quali: • immobili di tipo A, B, C (escluso C/3); • immobili di tipo C/3, D ed E; • strade; • ferrovie.

207

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7.4.3.1. Immobili non ordinari (strade e linee di comunicazione)

Per le strade e linee di comunicazione in genere caratterizzate da una “non ordinarietà” catastale in quanto non classate come immobili, sprovviste quindi di rendita ufficiale ma assoggettabili a contributo di bonifica in quanto ritraenti un beneficio diretto e specifico dall’attività di bonifica si adotta la procedura seguente.

Si assegna una rendita convenzionale RCLC(i) a queste superfici come indicato nelle tabelle seguenti.

Rendita unitaria per macroarea Indice di perequazione Coeff. Tipologia strada espressa in €/m² per macroarea (K) (RCLC) (ipq) SX PANARO SX PANARO SX SX DX PANARO DX PANARO SAMOGGIA SAMOGGIA MO SUD MO SUD Comunale 1.40 1.40 60 0.75 0.85 Provinciale 1.40 1.40 60 1.00 1.40 Regionale - Statale 1.40 1.40 60 1.00 1.40 Autostrada 1.8 1.8 60 1.80 1.80 Tabella 38 – Coefficienti per il calcolo di IE relativo alle strade.

Rendita unitaria per Indice di perequazione Tipologia linea Coeff. macroarea espressa in €/m² per macroarea di comunicazione (K) (RCLC) (ipq) SX PANARO SX PANARO SX SX DX PANARO DX PANARO SAMOGGIA SAMOGGIA MO SUD MO SUD Ferrovie ordinarie 1.32 1.32 60 1.20 1.10 Tabella 39 – Coefficienti per il calcolo di IE relativo alle ferrovie.

Il beneficio viene calcolato come prodotto dell’indice tecnico proprio dell’immobile per l’indice economico della linea di comunicazione IELC(i) dato da:

IE ( ) = RC ( ) × Criv × k × ipq ( ) ×

LC i LC i LC i α dove, con i significati già illustrati al par. 6.1.2, l’indice di perequazione ipqLC(i) tiene conto della tipologia della linea di comunicazione e delle valutazioni storiche di questi immobili nei precedenti piani di classifica, il coefficiente di compensazione α viene posto pari 0.25 ed il coefficiente di rivalutazione Criv viene posto pari a 1.05.

Pertanto il beneficio è dato da: 208

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

B ( ) = IT( ) × IE ( )

LC i i LC i dove IT(i) è l’indice tecnico proprio della zona omogenea di appartenenza della linea di comunicazione.

Attribuito che sia il beneficio specifico all’immobile, questi partecipa alla ripartizione dei costi consortili alla stessa stregua degli altri immobili ordinari sia per la parte variabile dei costi che per quella fissa.

Criteri analoghi possono essere utilizzati per altre tipologie non ordinarie di immobili quali piazzali di deposito, centrali termiche, aeroporti ed altri ancora.

7.4.4. Calcolo del contributo di beneficio di disponibilità e regolazione idrica

Di seguito si riportano le metodologie di calcolo dei contributi di beneficio di disponibilità e regolazione idrica. Per i sottocentri di costo si utilizza la definizione terminologica del paragrafo 7.2.

7.4.4.1. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5a)

(5a1) Parte fissa:

CC( ) Krip = 5a1 B fisso( ) fisso n dove: �i=1 fisso i

CC( ) : parte fissa del sottocentro di costo (5a)

5a1 fisso B ( ) : sommatoria del beneficio di parte fissa degli immobili dell’area, inclusi gli n impianti pluvirrigui �i=1 fisso i

Il singolo contributo dell’i-esimo immobile è dato da:

C ( ) = Krip × B ( )

fisso i fisso fisso i

(5a2) Parte variabile

( ) Krip = 5 �2 푣푣푣( ) 푣푣푣 푛퐶퐶 dove: �푖=1 퐵푣푣푣 푖

CC( ) : parte variabile del sottocentro di costo (5a);

5a2 var 209

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B ( ) : sommatoria del beneficio di parte variabile, suddiviso per classi di idroesigenza, n degli immobili dell’area �i=1 var i Il singolo contributo dell’i-esimo immobile è dato da:

C ( ) = Krip x B ( )

Il contributo complessivo della j-esimavar dittai irriguavar consorziatavar i è dato dalla somma della quota fissa a e della quota variabile

C( ) = n C ( ) + m C ( )

j � fisso i � var i dove: i=1 i=1

C ( ): contributo di parte fissa dell’i-esimo immobile della posizione contributiva (sommatoria estesafisso i agli n immobili con beneficio di parte fissa > 0);

C ( ): contributo di parte variabile dell’i-esimo immobile della posizione contributiva

(sommatoriavar i estesa agli m immobili con beneficio di parte variabile > 0).

7.4.4.2. Area Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5b)

A questo sottocentro appartengono gli immobili serviti da impianti pluvirrigui; le formule di calcolo sono le stesse del punto precedente (cfr. par. 7.4.4.1) sia per il contributo dei singoli immobili che per il contributo della ditta irrigua con l’unica differenza che, per la ditta consorziata con immobili serviti da impianti pluvirrigui, si considera anche una quota aggiuntiva derivante dalla ripartizione della quota fissa del sottocentro di costo 5a1.

C( ) = C( ) ( ) + C ( ) + C ( ) n−pluv m−pluv n−pluv j 5a1 fisso i var i fisso i dove: �i=1 �i=1 �i=1

C( ) ( ) : quota derivante dalla ripartizione degli n-pluv immobili della ditta irrigua n−pluv 5a1 fisso i consorziata�i=1 nella quota fissa del sottocentro di costo (5a).

7.4.4.3. Area Destra Panaro – Sottocentro di costo (5c)

(5c1) Parte fissa

CC( ) Krip = 5c1 B fisso( ) fisso n dove: �i=1 fisso i

210

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

CC( ) : parte fissa del sottocentro di costo (5c);

5c1 fisso B ( ) : sommatoria del beneficio di parte fissa degli immobili dell’area. n Il� singoloi=1 fissocontributoi dell’i-esimo immobile è dato da:

C ( ) = Krip × B ( ) dove: fisso i fisso fisso i

B ( ) : beneficio di parte fissa dell’i-esimo immobile.

(5c2)fisso Partei variabile CC( ) Krip = 5c2 var B ( ) var m � var j dove: j=1

CC( ) : parte variabile del sottocentro di costo (5c);

5c2 var B ( ) :sommatoria del beneficio di parte variabile (consumi rilevati delle ditte m var j �consorziatej=1 nell’area). Il contributo complessivo della j-esima ditta irrigua consorziata è dato dalla somma della quota fissa a e della quota variabile

C( ) = n C ( ) + Krip x B ( )

j � fisso i var var j dove: i=1

C ( ): contributo di parte fissa dell’i-esimo immobile della posizione contributiva (sommatoria estesafisso i agli n immobili con beneficio di parte fissa > 0);

B ( ): beneficio di parte variabile (consumo rilevato per la j-esima ditta irrigua).

var j

7.4.4.4. Area Sinistra Samoggia – Sottocentro di costo (5d)

(5d1) Parte fissa

CC( ) Krip = 5d1 B fisso( ) fisso n dove: �i=1 fisso i

CC( ) : parte fissa del sottocentro di costo (5d);

5d1 fisso 211

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B ( ) : sommatoria del beneficio di parte fissa degli immobili dell’area. n �Il singoloi=1 fissocontributoi di parte fissa dell’i-esimo immobile è dato da:

C ( ) = Krip × B ( )

fisso i fisso fisso i

(5d2) Parte variabile

CC( ) Krip = 5d2 var B ( ) var nd � var j dove: j=1

CC( ) : parte variabile del sottocentro di costo (5d);

5d2 var B ( ) : sommatoria del beneficio di parte variabile delle diverse colture delle ditte nd var j �irriguej=1 rilevate per classi di idroesigenza (sommatoria estesa alle nd ditte irrigue presenti nell’area). Il singolo contributo dell’i-esima coltura è dato da:

C ( ) = Krip × B ( )

Il contributo complessivo della j-esimavar iditta irriguavar consorziatavar i è dato dalla somma della quota fissa a e della quota variabile:

C( ) = n C ( ) + m C ( )

j � fisso i � var i dove: i=1 i=1

C ( ): contributo di parte fissa dell’i-esimo immobile della j-esima posizione contributiva

(sommatoriafisso i estesa agli n immobili con beneficio di parte fissa > 0);

C ( ): contributo di parte variabile dell’i-esima coltura della j-esima posizione contributiva

(sommatoriavar i estesa alle m diverse colture con beneficio di parte variabile > 0).

7.4.4.5. Area Modena Sud Destra Secchia – Sottocentro di costo (5e)

(5e1) Parte fissa

CC( ) Krip = 5e1 B fisso( ) fisso n dove: �i=1 fisso i

CC( ) : parte fissa del sottocentro di costo (5e);

5e1 fisso 212

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B ( ) : sommatoria del beneficio di parte fissa degli immobili dell’area. n Il� singoloi=1 contributofisso i dell’i-esimo immobile è dato da:

C ( ) = Krip × B ( )

fisso i fisso fisso i B ( ) : beneficio di parte fissa dell’i-esimo immobile.

fisso i

(5e2) Parte variabile

CC( ) Krip = 5e2 var B ( ) var m � var j dove: j=1

CC( ) : parte variabile del sottocentro di costo (5e)

5e2 var B ( ) : sommatoria del beneficio di parte variabile (consumi rilevati delle ditte m var j consorziate�j=1 nell’area).

Il contributo complessivo della j-esima ditta irrigua consorziata è dato dalla somma della quota fissa a e della quota variabile.

C( ) = n C ( ) + Krip x B ( )

j � fisso i var var j dove: i=1

C ( ): contributo di parte fissa dell i-esimo immobile della posizione contributiva (sommatoria estesafisso i agli n immobili con beneficio di parte fissa > 0 appartenenti alla ditta irrigua)

B ( ): beneficio di parte variabile (consumo rilevato per la j-esima ditta irrigua).

var j 7.4.4.6. Area Modena Sud Sinistra Panaro – Sottocentro di costo (5f)

Per questo sottocentro valgono le stesse le formule di cui al par. 7.4.4.5.

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8. FASE TRANSITORIA E AGGIORNAMENTI DEL PIANO DI CLASSIFICA

8.1. FASE TRANSITORIA DI APPLICAZIONE DEL NUOVO PIANO DI CLASSIFICA

Per i cinque impianti pluvirrigui ricadenti all’interno del distretto irriguo Bassa Pianura Sinistra Panaro (Concordia Sud, Bozzala, Bosco della Saliceta, Castello e Bottegone), si prevede che in futuro la parte variabile dei costi irrigui verrà rapportata al consumo effettivo di acqua irrigua distribuita ad ogni singolo utilizzatore nel momento in cui verranno installati gruppi di consegna dotati di misuratori di portata nelle singole aziende agricole. Qualora il Consorzio acquisisca la gestione di nuove infrastrutture idrauliche nel proprio comprensorio, come potrebbe essere il caso dell’Impianto pluvirriguo di San Cesario sul Panaro (MO) di proprietà comunale e la cui adduzione di acqua avviene con il riempimento della ex cava Misley mediante il Canal Torbido, verrà realizzato uno specifico centro di costo dedicato e il riparto degli oneri consortili avverrà in maniera analoga a quanto previsto per i cinque impianti pluvirrigui ricadenti all’interno del distretto irriguo Bassa Pianura Sinistra Panaro. Nella prima fase di avvio e applicativa del presente Piano di Classifica, qualora possano verificarsi significativi scostamenti rispetto alle situazioni preesistenti, con provvedimento del Consiglio di Amministrazione consorziale, nel rispetto delle indicazioni della Giunta Regionale in sede di valutazione del Piano, così come previsto dalle Linee guida di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n. 385/2014 del 24/03/2014 in attuazione della L.R. n. 7/2012, il Consorzio potrà applicare, nel riparto degli oneri consortili, idonei meccanismi di limitazione degli scostamenti.

8.2. DISPOSIZIONI ATTUATIVE

Fermi restando gli indici e i criteri di riparto del presente Piano di Classifica, al fine di dare pratica attuazione alle previsioni del medesimo, il Consorzio potrà adottare, con le modalità previste dalla legge e dallo Statuto consortile, le opportune disposizioni attuative e di dettaglio. Con deliberazione del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, potrà valutarsi una diversa applicazione della contribuenza per quegli immobili pubblici che, in quanto a servizio della collettività, soddisfino un interesse di carattere generale e per gli edifici aventi i requisiti della ruralità che, in quanto aventi una consistenza economica ricompresa in quella degli immobili a cui accedono, potrebbero essere soggetti ad una doppia imposizione contributiva.

8.3. AGGIORNAMENTI DEL PIANO DI CLASSIFICA

Il presente Piano di Classifica sarà soggetto a verifiche, revisioni ed aggiornamenti periodici al fine di verificarne l'attualità e la corrispondenza con le esigenze del territorio. In particolare si dovranno verificare periodicamente – eventualmente promuovendo modifiche del Piano – i seguenti aspetti:

• analisi del territorio e sue modifiche;

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• individuazione perimetro di contribuenza; • verifica indici tecnici dei benefici; • incidenza delle nuove opere pubbliche realizzate sui diversi indici di beneficio.

Per le modifiche o le variazioni del Piano di Classifica che comportino l'introduzione di nuovi indici, di nuovi e diversi criteri per l'individuazione di beneficio, si adotteranno le procedure previste per l'approvazione del Piano stesso. A tal fine, si chiarisce che non costituiscono variazione del Piano di Classifica e sono approvate con deliberazione del Consiglio di Amministrazione le seguenti situazioni:

2. gli aggiornamenti delle misure dei coefficienti degli indici tecnici o economici, dei parametri economico finanziari di riferimento;

3. l'assoggettamento a diverso beneficio di aree ricomprese all'interno del perimetro di contribuenza come conseguenza di nuove o aggiornate opere realizzate o gestite dal Consorzio;

4. rettifiche di errori materiali nell'attribuzione di indici o parametri ad immobili soggetti a contribuenza.

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9. ELEMENTI DI APPLICAZIONE (ULTERIORI NORME APPLICATIVE)

9.1. AGGIORNAMENTO DEL CATASTO CONSORTILE

Il Catasto consorziale deve essere aggiornato quando si accertino errori materiali o discordanze con il Catasto pubblico facente capo all’Agenzia delle Entrate oppure sulla base delle modifiche d’ufficio di dati sulla consistenza e classificazione degli immobili o della titolarità del diritto di proprietà. La volturazione per trasferimento della proprietà può essere richiesta dal nuovo o dal vecchio proprietario, su presentazione di idonea documentazione per la cui efficacia si applica la disciplina contenuta nello Statuto consortile.

9.2. DISPOSIZIONI PARTICOLARI

Fabbricati Rurali Ai fabbricati ricadenti nel comprensorio di pianura censiti al catasto pubblico dei fabbricati aventi carattere di ruralità ai sensi delle leggi n.133/1994, n.286/2006 e D.P.R. n.139 del 23/03/1998, tenuto conto della loro generale conformazione che prevede un’area cortiliva spesso non impermeabilizzata, ai fini del calcolo del contributo consortile potrà essere attribuito un indice di comportamento idraulico specifico pari al 20% dell’indice di propria spettanza. Per gli immobili ricadenti nel comprensorio di Alta e Bassa montagna aventi le stesse caratteristiche di ruralità, per analogia il contributo verrà adeguato secondo il rapporto degli indici di comportamento idraulico “fabbricati rurali”/”fabbricati ordinari” utilizzato nel comprensorio di pianura. Ai fini dell’applicazione del suddetto calcolo contributivo il proprietario dovrà presentare apposita istanza al Consorzio corredata da idonea documentazione attestante la ruralità del fabbricato entro il 30 settembre con decorrenza dal ruolo dell’anno successivo. L’istanza dovrà essere rinnovata nel caso di cambiamento del titolo di proprietà, nel caso di frazionamenti o modificazioni (variazioni della destinazione d’uso, ampliamenti, ristrutturazioni, etc.) del fabbricato in oggetto. In mancanza di tale comunicazione l’Ente provvederà a riattivare il calcolo del contributo di bonifica sulle risultanze del Catasto pubblico dei fabbricati senza che questo comporti diritto di sgravio o rimborso per le ditte che non hanno rinnovato la richiesta.

Immobili per i quali sono disponibili elementi catastali incompleti 1. Per i fabbricati a destinazione ordinaria (categ. A-B-C), per le strutture viarie e per tutte le altre unità immobiliari urbane per le quali non è completo il classamento catastale, sarà cura dell’Amministrazione consortile provvedere a definire apposite rendite convenzionali da cui poi desumere il relativo valore economico.

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2. Per i fabbricati a destinazione produttiva commerciale (categ. D ed E) per i quali sono disponibili elementi catastali incompleti, l’Amministrazione consortile dispone la determinazione di rendite e superfici presuntive attraverso valutazioni per comparazione di campioni significativi.

9.3. NORME APPLICATIVE

Nell’ottica di semplificare le procedure e quindi di ridurre i costi gestionali, sono adottati alcuni criteri applicativi del Piano che di seguito si riassumono: • I perimetri di contribuenza sono stati definiti mediante sistemi G.I.S. con l’utilizzo di cartografia catastale e di altre fonti, quali cartografia C.T.R., ortofoto, ecc.; • per il calcolo del beneficio sarà adottata quale unità minima georeferenziale il “mappale catastale”.

Al fine di ridurre le spese di esazione e per una migliore gestione del dato contributivo, la composizione della posizione contributiva sarà determinata secondo gli schemi più opportuni e quanto previsto nello Statuto consortile.

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FONTI E BIBLIOGRAFIA

Capitolo 1

Legislazione nazionale

R.D. n. 215 del 13/02/1933, G.U. n. 79 del 04/04/1933.

L. n. 991 del 25/07/1952, G.U. n.176 del 31/07/1952.

D.P.R. n. 647 del 23/06/1962, G.U. n. 169 del 06/07/1962.

D.P.R. n. 11 del 15/01/1972, G.U. n. 46 del 19/02/1972.

D.P.R n. 616 del 24/07/1977, G.U. n. 234 del 29/08/1977.

L. n. 431 del 08/08/1985, G.U. n. 197 del 22/08/1985.

L. n. 349 del 08/07/1986, G.U. n. 162 del 15/07/1986.

L. n. 183 del 18/05/1989, G.U. n. 120 del 25/05/1989 Supplemento Ordinario n. 38.

L. n. 305 del 08/08/1989, G.U. n. 205 del 02/09/1989.

L. n. 394 del 06/12/1991, G.U. n. 292 del 13/12/1991 Supplemento Ordinario n. 83.

D. Lgs. n. 275 del 12/07/1993, G.U. n. 182 del 05/08/1993.

Legge n. 36 del 05/01/1994, G.U. n. 14 del 19/01/1994 Supplemento Ordinario n. 11.

D.Lgs. n. 152 del 03/04/2006, G.U. n. 88 del 14/04/2006 Supplemento Ordinario n. 96.

Legislazione regionale

Regione Emilia-Romagna

L.R. n. 42 del 2 agosto 1984, B.U.R. n. 100 del 03/08/1984.

L.R. n. 16 del 23/04/1987, B.U.R. n. 54 del 27/04/1987.

Deliberazioni del Consiglio Regionale nn. 2150 e 2151 del 26/07/1988, B.U.R. n. 15 del 01/03/1989.

219

Piano di Classifica Consorzio della Bonifica Burana

L.R. n. 5 del 24 aprile 2009, B.U.R. n. 74 del 24/04/2009.

Delibera della Giunta Regionale n. 778 del 03/06/2009, B.U.R. n. 115 del 01/07/2009.

Deliberazione della Giunta Regionale n. 1141 del 27/07/2009, non pubblicata.

L.R. n. 7 del 06/07/2012, B.U.R. n. 115 del 06/07/2012.

Deliberazione della Giunta Regionale n. 385 del 24/03/2014, B.U.R. n. 50 del 11/03/2015.

Regione Lombardia

Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Lombardia n. 50074 del 22/12/1989, B.U.R. n. 17 del 22/04/1991.

Regione Toscana

Deliberazione del Consiglio Regionale n. 499 del 20/12/1988, B.U.R. n.9 del 08/02/1989.

Capitolo 2

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AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO, Il rischio alluvionale sui fiumi di pianura, Parma 2010.

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CNR ISTITUTO DI RICERCA PER LA PROTEZIONE IDROGEOLOGICA, Quadro conoscitivo sulle rotte nell’arginatura maestra del Po documentate a partire dal 1800 lungo il percorso fluviale da Zerbo (PV) a Serravalle (FE), Torino 2004.

COMUNE DI MODENA, Linee e orientamenti per la predisposizione di piani di protezione civile, Modena 1987.

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PROVINCIA DI FERRARA, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) della provincia Ferrara, Ferrara 2010.

PROVINCIA DI MANTOVA, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) della provincia Mantova, Mantova 2010.

PROVINCIA DI PISTOIA, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) della provincia Pistoia, Pistoia 2009.

REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Linee guida dell’attività di bonifica, Bologna 2014.

REGIONE EMILIA-ROMAGNA, CONSORZIO DELLA BONIFICA BURANA ET AL., Protocollo d’intesa per la gestione dell’emergenza Sostegno Valpagliaro. Periodo invernale e Periodo estivo, Bologna 2009 ed s.m.i.

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UNIONE COMUNI MODENESI AREA NORD, Piano Strutturale Comunale Unione Comuni Modenesi Area Nord, Mirandola 2014.

UNIONE COMUNI TERRE D’ACQUA, Piano Strutturale Comunale Unione Terre d’Acqua, San Giovanni in Persiceto 2015.

UNIONE ALTO FERRARESE, Piano Strutturale Comunale Unione Alto Ferrarese, Bondeno 2010.

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Altri soggetti

AGENZIA DELLE ENTRATE - http://www.agenziaentrate.gov.it Valori Agricoli Medi Provincia di Modena; Osservatorio dei Valori Immobiliari dell’Agenzia delle Entrate Regione Emilia-Romagna.

AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE, ARPA - http://www.arpa.emr.it/

CAMERA DI COMMERCIO MODENA http://www.mo.camcom.it/

CAMERA DI COMMERCIO BOLOGNA - http://www.bo.camcom.gov.it/

CAMERA DI COMMERCIO FERRARA - http://www.fe.camcom.it/

CAMERA DI COMMERCIO MANTOVA - http://www.mn.camcom.it/

CAMERA DI COMMERCIO PISTOIA - http://www.pt.camcom.it/

CONSORZIO PER IL CANALE EMILIANO ROMAGNOLO, CER - http://www.consorziocer.it/

ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, ISTAT - http://dati.istat.it/

ISTITUTO SUPERIORE PER LA PROTEZIONE E LA RICERCA AMBIENTALE, ISPRA - http://www.isprambiente.gov.it/it

MINISTERO DELL’AMBIENTE - http://www.minambiente.it Rete Natura 2000

REGIONE EMILIA-ROMAGNA - http://www.regione.emilia-romagna.it

SISTEMA STATISTICO NAZIONALE, SISTAN - http://www.sistan.it/

UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA - http://www.rer.camcom.it

UNIONCAMERE LOMBARDIA - http://www.lom.camcom.it/?/home

UNIONE REGIONALE DELLE BONIFICHE EMILIA ROMAGNA, URBER - http://www.urber.it/

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