Numero unico calimerese in occasione della Festa di S. Brizio TRENTATREESIMA EDIZIONE L. 5.000

Via Verdi Zona Industriale Tel. 0832/875005 pag. 2 Kinita 2000 EDICOLA CARTOLERIA BRESCIA Caffé Vittoria Modellismo - Cartoleria - Giornali Libri - Video Gelati - Frullati LIBRI SCOLASTICI - BIGLIETTERIA SUD-EST Piazza del Sole, 51 - CALIMERA Tel. 0832/873129 Piazza del Sole, 15 - Tel. 0832/873391 - CALIMERA Roca Vecchia: millenni di storia

lavoro, e dare risposta agli innumerevoli quesiti storici, archeolo- nuità delle attività dell’uomo in questo territorio per migliaia di gici, epigrafici che la nuova scoperta poneva. anni. é stato un lungo e difficile lavoro che, nel corso di quasi un La Grotta era la “casa” della divinità, o almeno il luogo nel ventennio, ha prodotto risultati nuovi e fondamentali per la cono- quale era possibile avvicinarla e rivolgerle richieste di aiuto, pro- scenza della storia antica delle popolazioni del . tezione, promettendo in cambio di offrire animali scelti, vino, Grotta Poesia fu per migliaia di anni il cuore di un complesso sostanze costose, statue, etc. Questo si ricava dalla lettura delle sistema di strutture organizzate e variamente articolate nel tempo iscrizioni in latino e greco incise sulle pareti; quelle in messapico sulla riva del canale d’, nei luoghi che oggi indichiamo coi restano ancora in gran parte incomprensibili, pur mostrando d’es- nomi di S.Andrea, Torre dell’Orso, Roca, San Foca. L’insieme sere rivolte sempre e solo ad in unico dio, Thaotor Andirahas. I potrebbe definirsi porta-portoapprodo-meta di fittissimi legami tra Latini, eredi ultimi del culto lo invocavano come Tutor Andiraius. uomini di cultura, lingua, e tradizioni diverse, che per decine di Trasferendo nella loro lingua il nome, non lo “tradussero”, ma secoli si mossero e si incontrarono in questo settore del usarono un termine, tutor, che conservava l’antico suono, ma nella Mediterraneo. Essi vollero e seppero lasciare segni di sé ovunque loro lingua indicava la capacità del dio di proteggere, assistere,

La Grotta Poesia

All’inizio dell’estate 1983 presentando la mostra documenta- ria “Humilis Italia- archeologia sulla costa salentina” che si tenne in luglio e agosto a Torre dell’Orso scrivevo: “La ricerca archeo- logica e storica dell’ultimo decennio ha chiarito la funzione degli approdi adriatici nella formazione e sviluppo della cultura indige- na alla luce dei risultati degli scavi condotti dall’Università di a Leuca, Otranto, , Vaste, ai quali ora si aggiungo- no le recenti scoperte di T. dell’Orso. L’indagine scientifica conti- nua, lavoro aperto che certamente riserva nuove sorprese e scoper- te”. Furono, quelle, parole di autoincoraggiamento per le responsa- bilità e i pesi di chi dirigeva la ricerca, ma anche di augurio quasi profetico, che doveva trovare clamorosa conferma nell’agosto di quell’anno. Nel pomeriggio del 23 entrai per la prima volta nella Grotta della Poesia su una piccola barca; ero affascinato dal mera- viglioso e intatto ambiente naturale e dalla luce che, filtrando tra i rami e le foglie di un enorme fico selvatico, creava un’atmosfera magica e sospesa. Mi accostai alle pareti e vidi. Incredulo, poi via via sempre più sicuro, riconoscevo incisi sulla roccia segni, lette- re, parti di iscrizioni che scomparivano sotto croste, muffe, che sulle rive; noi cominciamo a riconoscerli e tentiamo di interpretar- ricoprivano quasi ovunque la roccia. li; e poi di fare tutto il possibile per tutelarli, rispettarli, conservar- Era giunto il tramonto; la notte seguente la trascorsi quasi li per chi, dopo di noi, vorrà continuare a “parlare” con il passato. insonne; il giorno dopo ero di nuovo all’interno della Grotta, Le migliaia di messaggi incisi sulle pareti della Grotta Poesia cominciai a documentare quello che vedevo, scattando decine di potrebbero anche paragonarsi ai messaggi scritti in fogli chiusi in fotografie. Ormai certo di quanto avevo appena intravisto la sera una bottiglia; lanciata nel mare del tempo essa è stata raccolta e precedente, detti notizia al Sovrintendente archeologo, il collega aperta, e improvvisamente il silenzio durato secoli si è rotto, e si Ettore De Iuliis, della scoperta dell’imponente insieme di docu- riempie di voci di uomini, donne, vissuti in tempi lontanissimi. menti epigrafici antichi esistenti sulle pareti di Grotta Poesia. Agli Questi ci parlano in linguaggi morti da tempo e per sempre; comu- inizi di ottobre fu data comunicazione ufficiale della scoperta al nicano con noi attraverso segni, simboli, figure, infine anche con mondo della scienza storico-archeologica in occasione del la scrittura. Le pareti lentamente liberate dalle croste, mostrano un Convegno Internazionale di Studi nella Magna Grecia. L’anno caleidoscopico incrociarsi e affannarsi di tratti incisi. Lo studioso seguente (1984) avviammo i lavori, che continuano ancora; si tro- osserva e analizza; con calma e pazientemente rende comprensibi- varono soluzioni ai numerosi problemi tecnici, logistici, organiz- li e cuce tratti apparentemente indistinguibili di messaggi, delinea zativi e finanziari, e, allo stesso tempo, si costituì un gruppo di e ricompone la “storia” del monumento. All’origine e per moltissi- ricerca scientifica in grado di impostare, sviluppare e sostenere il mo tempo questa grotta fu asciutta; il mare vi è penetrato progres- sivamente negli ultimi venti secoli. L’uomo la scelse già in età preistorica (paleolitico superiore e neolitico) come luogo e sede di attività magico-religiose. Lo testimoniano decine di raffigurazioni simili a quelle che si osservano in alcune grotte-santuario del Salento (Romanelli, Badisco, etc.) e di altre regioni d’Europa. Altre figure e composizioni sono databili ad età successive (età del bronzo e del ferro); in piena età storica (IV-II sec.a.C.) vennero incisi centinaia di testi in messapico, peuceta, dauno, lingue parla- sostenere nel bene chi a lui si rivolgeva. te nella Puglia antica, e, infine, dal III secolo, nella lingua dei È a questa divinità benefica che per decine di secoli si rivolse- nuovi padroni d’Italia, i romano-latini. La vita culturale e religiosa ro con fiducia i Salentini e innumerevoli altri uomini approdati si interrompe di colpo nel corso del II secolo a.C. sulle rive di Roca, che non vennero respinti in mare, ma qui, invo- Lo scavo archeologico avviato nel 1987 nei terreni sovrastanti cando Thaotor, chiesero e trovarono sicurezza, protezione e assi- la Grotta e aree vicine restituisce ad ogni campagna contesti docu- stenza. mentari eccezionali e ricchissimi di dati, che consentono di com- prendere meglio quelli offerti dalla Grotta, giustificando la conti- Prof. Cosimo Pagliara (Università di Lecce)

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SPIGOLATURE Dl VITA CALIMERESE: LA CANNA... va pensiero... ippi è un arzillo e attempato vecchietto, ancora prestante e in buona sull’ali dorate! salute pur avendo superato brillantemente gli 87 anni. Fin da giovane P è stato un socio del Dopolavoro e lo è sempre stato col passare degli anni, delle sigle del Circolo e dei presidenti. Era ed è la sua unica uscita (una volta c’era anche il cinema). Lì incontra gli amici, lì legge assiduamente il giornale, lì esprime pacatamente (per quanto possibile!) le sue idee e le sue convinzioni. È sempre stato ed è rispettato sia dai più giovani che dagli sparuti anziani sopravvissuti, data l’età e le diverse diaspore intervenute nel tempo! Accadde, però, che un bel giorno di qualche tempo fa, giunse al Circolo un po’ cambiato, un pò svagato, come un po’ frastornato, ma soprattutto anche euforico, cosa notata da quasi tutti che lo conoscevano molto bene. Ma per non essere irrispettosi non gli chiesero il motivo, pur tuttavia i commenti non man- carono, come d’uso. Il giorno successivo lo stesso atteggiamento. E comincia- rono le illazioni, le supposizioni. La moglie? Stava bene, I’avevano vista chiac- cherare sorridente mentre faceva la spesa alla Violetta. I figli? Stavano tutti bene, ma nessuno, che si sapesse, aveva vinto alla lotteria. Eppure c’era qual- cosa di anormale, soprattutto l’euforia era la cosa più strana in quanto strideva con la sua serenità e la calma quasi olimpica. “Beh! Ce voliti” - disse uno - “all’età sua quarche cosa ca no funziona nc’e- te, sapimu de tanti, poreddhi!” Gino, però, non ne era convinto e aveva quel tanto di confidenza in più per spingerlo a chiedere; la prese alla larga e disse: “Pippi, mu fenete ka ste su pane kalà ta pramata ittes emere, (mi sembra che ti stanno andando bene le cose in questi giorni) se torò cuttente cuttente (ti vedo contento contento). E’ tteli na mas pii? Ti patise?” (Non ci vuoi dire? Cosa hai pestato?). “Beh” - rispose Pippi, dopo qualche attimo di riflessione- “nghizzi probbio na sa po’ (devo proprio dirvelo), aggiu essere sinceru non ia volutu cu lu dicu...... ma sai... motti ttazzi (quando arrivi) a na certa età, certe soddisfazioni voi te le cacci.. a furia cu senti, a furia cu te dicene, cedi... specialmente se certe proposte te le fannu le fimmene... ma su enezzeri ti en’orio (ma tie no sai ce bellu), tu non sai ce soddisfazioni, insomma aggiu cedutu!” Fumata nera... Don Pippi scappa “Pemma, pemma” (dicci, dicci) - disse Gino. ancora più incuriosito, mentre fumata bianca Don Gino prega altri si erano aggregati all’ascolto - “tepp’ene itto prama? (ce bb’ete sta cosa?) Mauro suona... Don Salvatore felice “sta nci faci cu suspiramu!” il coro canta... la crasta ci spiega... “Sine, sine” - disse Pippi - “M’ hannu convintu, m’hannu convintu e... m’aggiu fatta, na ... canna!”. Tutti rimasero a bocca aperta e ci fu un attimo di imbarazzo: “Tepp’ene itto prama...” (Ce bb’ete sta cosa!) Alla età toa!” “Evò Barzellette della Kinita en isela (leu non volìa!), ma aggiu cedutu, ma mo su cuttentu!” “Tokku” - com- mentò qualcunu - “nu cristianu così tranquillu, cusì misuratu cu rriva cu se Due amici s incontrano: mele s a spicciatu ! - Ehi, cumpare, a ddhu sta bbai cuss fucen- fazza na canna! Mara se ma! (Poveri noi!)”. du? - Dal medico “Non c’è cchiui religione!” disse un altro. Pippi aveva ancora i sensi integri - Sta scappu cu piju muierema ca imu scire - Dottore, marituma russa comu nu porcu - alli boschi cu coijmu do fungi ca quiddha vae - Beh, normale ad una certa et - e sentendo quella frase disse: “Nc’ete, nc’ete religione, specialmente quandu paccia. - - Si, ma quiddhu russa sulu quandu se gira rrivi a na certa età e te venenu a casa sapendu ca disponi de quarche lira... e - Ma se tie nu mancu li canusci - versu te mie! - cusì aggiu decisu ... e m’aggiu fatta na canna de l’organu de Don Salvatore... ca - Si, ma quiddha nu lu sape!!! - La sorpresa dice ca quandu morimu nci sonane lu NA-BUCCU! e cusì scindene l’angeli e Il tonto Il marito va a letto: Ssuntina, ce bbete sta nci cumpagnane l’anima nostra dritta dritta allu Purgatorio o allu Paradisu. - Cumpare, sai ce m tittu muierema? Ca te cosa ca aggiu truvatu sutta lu lanzulu? — La moi a nnanzi vole cu me lassa a disciunu moglie guarda, poi, imbarazzata, cerca di giu- Perciò l’aggiu fatta puru pe vui!” - aggiunse. - E tie vane alla Rusina, ca face certi pezzetti stificare: - A, sine, suntu le mutande ca te Qualcuno si toccò e si grattò, secondo un’antica tradizione, ma tutti furono te cavallu misi, cuss le trovi pronte crammatina. - None, ce hai capitu? Muierema non - Si, per hai sbaiatu la misura! - felici per la canna de lu Pippi. Per qualche minuto avevano temuto il peggio! mbole cchiui cu fazza certe cose! Hai capi- Al giorno d’oggi c’è da aspettarsi di tutto.. pur di raggiungere la pace dei sensi! tu, moi? In viaggio di nozze - Ah allora vane alla Mariuccia, ca face La madre della sposa chiama la figlia per tuttu, puru li turcinieddhi sapere come vanno le cose, poi, furibonda, Antonio Giammaruco chiede di parlare col genero. Dopo avergli Nostalgie rivolto una serie di rimproveri, conclude: - - Brizinu, hai vistu? Simu rimasti ntorna suli. e ricordati che hai dei precisi doveri verso mia P.S.: i dialoghi, come avviene a Calimera fra persone amiche e un po’ più Ce dici ci ni fac ame n addhu viaggettu? figlia, altrimenti avanti con gli anni, sono in griko e in dialetto, mischiati. Qui sono tradotti per Comu na seconda luna di miele ! - Ma, insomma, cosa le ho fatto, io? - - Si, sulamente ca moi la luna calata e lu - Niente appunto!!! - comodità e per la comprensione degli “estranei”. (N.d.A.)

C.so Cavour, 36/A AMICA PER TRADIZIONE UNIPOL - Tel. 834822 ASSICURAZIONI Via De Gasperi, 22 AL SERVIZIO DEGLI UTENTI I VOSTRI VALORI SONO I NOSTRI VALORI E DEGLI ASSICURATI CALIMERA pag. 4 Kinita 2000 vviittoo desantis EDICOLAEDICOLA LONGOLONGO VENDITA E NOLEGGIO FOTOCOPIATORI ¥ ATTREZZATURA PER UFFICIO Quotidiani - Riviste - Libri - Vhs - Cd - Cd Rom TELEFAX ¥ CARTOLERIA ¥ COMPUTER ¥ FOTOCOPIE A COLORI Lotterie Nazionali ¥ Posto telefonico pubblico Via Roma, 182 - Tel. 0832/872323 - 73021 CALIMERA (LE) Via Montinari, 62 - CALIMERA - Tel. 0832/873001

IL TRADIMENTO DELLA MUSICA POPOLARE Biumbò... Biumbò... - Vergogna della cultura sub-alterna. - La musica della dignità popolare- amo ce feremu lìo Speculazioni e disincanto.

Ogni cosa che è moda deve finire perché le nerò, atto frea tu tendenze cambiano. E così accade che ciòche sembrava essere la riscossa della cultura conta- dina e dello scornato sentimento popolare, è ja Marcu, Cino Leune venuto meno. La musica sembrava essere il mezzo, forse ca è pleo kalò! solo la scusa, che finalmente donava un’alter- nativa al modo di essere borghese che, dall’e- poca del boom con apice in pieni anni ‘80, pareva l’unico possibile. Pasolini cantava di sofferenza e rovina per le persone in nome di quell’assurda pratica di circondarsi di inutili accessori, quello che oggi chiamiamo consumi- smo. La musica qui nel Salento sembrava aver La notte de la “Tarantata” fatto un miracolo. Aveva conferito dignità, finalmente un bri- L’annu scorsu de sti tempi, “Ce grande stu palcu ! Ce stamu a Milanu? Ce gran poesia li canti a stisa! ciolo se pur infimo rispetto a quello che avreb- alle sette de la sera, Ce sorta de luci! Ce riflettori! No ste canzuni mischiate alle risa! be meritato, alla cultura precedente al consumi- nu concertu popolare Pantaleu miu, damme la manu! La bella allegria tutta è finita! smo. Ascoltare stornelli e pizzica-tarantata, sta cantava a Calimera. Tutti sti fessi... se cridenu attori! Senza tte ccorgi, sta cangia la vita! vedere suonare questa musica senza ombra di “Sciati tutti! Ogni cristianu” Ehi! Guarda quiddhru: face ca balla! Cangiata è la vita, dhra vita bella, nostalgie o malinconie tipo revival, sembrava ci dicianu a tutti quanti Tene la facce de Lucio Dalla! mmenzu na pizzica e na tarantella! significare della vittoria della povertà sull’opu- “allu tardu a Melpignanu Quiddhra cce zalla, quiddhru ce è neru! Ma quiddhra pizzica ca era na fiata lenza, della razionalità sulla stupidità, del vero ca ci suntu li cantanti! Mo ci sta rria? Renatu Zeru!? non è “La notte de la... Tarantata”! significato delle cose sul loro valore economi- co. I vecchi con i nuovi, i giovani con gli Gran raduno popolare Guarda cce causi! Guarda cce vesti! Guardara intornu, dissera poi: anziani senza vergogna insieme a divertirsi di cantanti mutu rari, E li capiddhri!? Su tinti celesti! “tra tanti giovani, sulu nui doi!? proprio molto ed alla luce del sole, senza dei fenomeni importanti, Puru la facce hannu tintu de verde! Nui doi vecchetti ca pe sventura nascondersi e senza parlare a voce bassa per dei talenti senza pari!”. Tutta sta gente la capu sta perde! sciame cercandu la nostra cultura!? paura di essere bollati per “mazzari”, terribile “Sciamu, fusci, cara Maria!” Bivenu birra, birra e liquore! Sciame cercandu le nostre radici, parola che nella versione pi∫ raffinata si traduce li gridau lu Pantaleu: Parenu mbriachi de intru e de fore! belle radici de vita paesana, “retrogradi”. “La cultura del supermarket è “ de gran tempu me paria Sulli tamburi battenu mani! invece sentimu nelle narici stata distrutta, il mondo della pubblicità non ca lu sfiziu me lu lleu. Cu suntu indiani... metropolitani? sta forte puzza de ...” canapa indiana”! esiste! Non voglio più sembrare come quelli della televisione!”: Tutto questo era il signifi- e stasira stu cuncertu Grida forte la Maria Poi se guardàra, e comu lu ventu cato di ciò che sentivo uscire da un tamburello. no llu perdu! ... quistu è certu!” alla ricchia de lu maritu: scira e pijara la “Cinquecento”! A distanza di cinque anni dai primi concerti Fuscìu a casa la coppietta “lu Signore cu li ccia! In fretta e furia scappara lontanu pubblici di musica popolare degli anni novanta, cu se cangia e se ntoletta Cu li sentu no me fitu! de dhru paese ca è Melpignanu. ciò che era entusiasmo è diventato delusione e quello che era stupore si è tramutato in rabbia. Pantaleu giacca e cravatta, Ste canzuni! Che turmentu! Scira cantandu pe tutta la via, Da rinascita della cultura sub-alterna la ripro- la camisa e lu curpettu. No me fitu cu le sentu! poi se fermara a n’osteria. posizione di musica popolare è passata ad esse- La toletta s’era fatta Quisti suntu tamburrieddhi Scira cu bianu nu quintu de vinu; re fenomeno: miriadi di gruppi per soddisfare la Maria cu llu rossettu. ca te dannu alli cervieddhi!” Ma ncera lu Ntoni e lu Cosiminu! quello che si è rilevato essere un capricclo pas- seggero. Se partira in “Cinquecentu”: Le fa eco Pantaleo: Cantara all’oste” . dommu na pio! E d’altra parte come può solo la musica la mujere e lu maritu.. Ti e na camome arte vrai!? ...” Ce asca mescia att’argalio!” portare cambiamenti se non è affiancata da un Pantaleo tuttu cuntentu Tuo en e’ traudi paleo, “ Kalì n’emera meruddha, ste scalìzzi? solido movimento culturale? Cu “aderisca” a quell’invitu.. Pu to fengo olu nus cai! Ti e na tarassi? Ise zzeri pu se nghizzi!”. Io, adolescente entusiasta di vedere la folla Pe la strada vannu cantandu Rivolgendosi ai presenti: Chiusera l’occhi: “dommu na fao! godere dei suoni che per caso, quasi di nasco- “Kalì nicta”, “la turtureddhra” “vui ci sta capiti nienti? . . .”Ce Kalì nitta se finno ce pao!...” sto, avevo ascoltato in vecchie registrazioni del nella mente già gustandu: Ste canzuni, che ignoranza, Chiusera l’occhi se strinsera forte: “Canzoniere di Terra d’Otranto”, del ‘78 credo, ovu lessu e curateddhra! rianu forti intru la panza! “La fija de lu re se dae la morte” ! conscio sempre di più di un patrimonio cultura- le “altro” di cui la musica rappresenta la punta Ma rrivati a Melpignanu: Sti tamburi allu cervieddhru A dha putea, la gente era vera: dell’iceberg, sono ora al momento della disillu- “ce casinu ce baccanu” Rianu a corpi de martieddhru! alla “festa di Piazza” quiddha non nc’era! sione. E come me, tanti. Però tanti, troppi, sono Gran basette, dei barboni, Senti sta musica ca forte sona! Ia tutta quanta scappata lontanu coloro che non hanno saputo o voluto percepire ... teste rase, capelloni, Qusti se cridenu ca è musica bbona! de quiddhra festa de Melpignanu ! il risvolto profondo, sostanziale, insito nel rie- coi tatuaggi sulle braccia, Te cecanu l’occhi, vidi sti fari? Iane graditu nu pocu de vinu mergere della musica dei due accordi. ceffi dalla brutta faccia! Li vecchi canti, com’eranu cari invece ca tuttu quiddhru... casinu Cos“ la riproposizione diventa speculazione Chi si fuma lo spinello, Com’eranu cari, com’eranu belli, de quiddhra festa de Melpignanu e rimane isolata come fenomeno di moda ad esaurirsi e morire al pari di un prodotto qualun- Nell’orecchio un grosso anello. com’eranu dolci li vecchi stornelli! ca mo se cride... ca ete Milanu. que. Se la nostalgia è stata stimolata da sonagli e Sotto il naso ha l’orecchino, Chiudiame l’occhi, cara Ninella, Paolo Di Mitri nacchere, non lo è stata affatto la voglia di rin- sigaretta con bocchino. quandu cantavame “la rindinella” ! negare uno stile di vita borghese ed aristocrati- Chi ha la fascia sulla testa, “L’ acqua Ninella nu la menare” Collaborate con cheggiante nel quale si è ciò che si indossa e si e capelli una gran cesta. ca se la bbiu pozzu sanare!. vale quanto la macchina che si guida. Le illu- Chi ha gran spalle e muscolacci, De dhai me fazzu le medecine sioni sono belle, è la disillusione che fa male. e spingendo fa il cretino. Pozzu sanare... se dici sine!” la Kinita Cosa rimane degli anni scorsi? Speriamo non Fa Maria :” quisti su pacci! “Vota mula, vota muleddha solo i soldi degli ingaggi. Sarebbe terribile! Pantaleo:” questo è un casino!. Te dau la biada cu la stuppieddha!.” la coscienza critica calimerese. 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PREGHIERA A SAN BRIZIO

di un marito disperato

Santu Briziu, all’annu giustu, me presentu annànzi a tie; pare ca sta pìju gustu cu preghiere e litanìe!

Nu favore, ssignorìa Santu Briziu mò m’hai fare, se no dha mujère mia a mie spiccia de schiattare.

Pe’ la Prima Comunione de la fija chiù piccìnna vòse la soddisfazione de lu latte de la mìnna:

1’estetista, la parrucchiera, lu stilista e lu truccatore. Sta mpaccìmu a Calimera, Santu Briziu protettore?

- E’ la moda, non vuoi capire? Nui non ìmu sfigurare! Spìse 10 milioni de lire 1’annu scorsu la cummàre !

L’orchestrina, lu filmatu, bomboniere e ristorante... maritu miu, non t’hai adeguatu: tie sì propriu n’ignorante! -

PANZA MIA FATTE CAPANNA... Me sai dire tie, San Briziu, ce face fijama cu sti regali? Lu mese de maggiu, ogni sei ore pe completare li frutti de mare La comitiva era quasi perfetta Doi computers e ... pe’ sfìziu, tocca cu se fazza spessu l amore chili de dattuli facci trovare lu Napuletanu cu la Brizietta dieci telefoni cellulari! ma passati li cinquant anni e pe provocare istanti audaci la Nadia cu l amicu de FINI cala l ardore e salenu l affanni, venti chili de vongole tutte veraci, cu la Carmela e lu Tamborini, - Ma stai zitto! Non capisci! - dice mujèrema - E tu, signorina, c ci s affida allu VIAGRA pe primu piattu unificatu nc era lu Biagiu cu donna Tina quando le Medie mi finisci, per evitare figuraccia magra, linguine e aragoste fu ordinatu lu Gaetaninu e la Gabriellina poi diventi “Marcellina”! o se affida alle pornocassette cu vinu bianchettu FALANGHINO Sora Lucia e Totu Pascali ma quasi sempre anzitempu se flette delle tenute de lu TELESINU! e lu Miminu pe le cure renali, Al Nord farai l’Università, perci ritornandu alle tradizioni Lu secondu nu l ordinara cu la signora non nominata perché Lecce non fa per te: ottu coppie, cu bbone intenzioni perc de frutti se ncasciara completava la tavolata farai studi di qualità pensara opportunu cumbinare consideratu puru, ca l effettu speratu, un tal Pantaleo detto Zonto e poi ti laurei con 33! l utile e lu dilettevole, cu frutti de mare! quasi subitu ia ccuminciatu. che pe le mangiate sempre pronto! Studi al Nord, stai tranquilla, N espertu medicu pe la famiglia Perci alla frutta tropicale Tutti contenti, tutti giulivi mi telefonerai a tutte le ore: ca pe lu bene, tutti consiglia, se minara tra kiwi e le banane eran le mogli e pure i mariti tu che sei la mia pupilla pigghiau contatti cu nu ristorante e pe smorzare lu duru effettu e intonandu lu dolce NABUCCU farai di me donna d’ onore! - lungomare di Brindisi VITO PESCANTE : se ficera a mente nu sorbettu . tenime Totu se no mo buccu!

Simu diciassette de la Grec a Salentina Li commensali tutti binchiati Alla fine de la bella serata Sta capisci mò, San Briziu, ca volimu cu ci torna meiu de prima alle segge rimaniane ssettati dolce rrivau la stangata ca mujèrema s’ha mpinnàta? lu desideriu de amoreggiare puru ca sonava lu Lazzaretti cinquemilioni de frutti de mare Spende sulu pe’ lu sfiziu cu na mangiata de frutti de mare dolci musiche cu grandi effetti... l amici nostri hannu pagare, cu se senta altolocata!

Perci prepara pe diciassette coperti Tutti guardavane emozionati cus lu Dottore tuttu anticipau Ma jèu ca suntu muratore venti chili de nuci e de polipetti lu Ginu e la Gilda preoccupati e allu giurnu dopu li rimandau me sai dire addhù àggiu scìre? quintali de ostriche e piedi de crapa pe lu cuntu da pagare e quandu scira tosti pe pagare San Briziu, famme stu favore: cu stimolane forte pube e la fava, e quarchedunu se mise a sudare! vistu l effettu, voliane prestu tornare... mujèrema fanne rinsavire!

Non c’è sordi a casa mia, LE COSE CHE BRILLANO ma la “Signora” ama scialare! Il sito Internet in griko di Paolo Dimitri La pesca d aspetto in apnea di Vincenzo ing. Travaglia Ce àggiu fare (largu sia!) Le flessioni sulle gambe di Vito Maggiore I lampioni del Gheton a chiusi a chiave in un ripostiglio m’àggiu mìntere a rubbàre? La pizzica con Casch de lu Pantaleu Placa Le lunghe dormite Bonomelli di Paolo Vincenti Santu Briziu, vì ce hai fare Il vigile Torello interpretato a teatro da Enzo Luceri Le foto notturne (senza flash) di Franco Murgh cu sta questione benedetta: Li cani de lu Pinu Capidac ddhu Lu daf re ca me rriv u del neo-nonno Brizino mujèrema fanne ragionare Le telefonate erotiche al dott. Umberto Colella Tommasi. ...se no mìnali na sajètta!

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attenta! - mi urla arrabbiato un giovanetto che, uscendo furtivamente con un pacco in mano L’ANGOLINO DEI PERCHÈ dalla sezione del CDU, si avvia verso la sezione Pubblichiamo in questa rubrica i numerosi e curiosi “ Perchè ‘ che tormentano le notti insonni degli dei DS ... è Marco de Santis Esperanza, della onesti cittadini calimeresi: nobile e antica famiglia calimerese dei Capirizzi: Perché a Calimera aumentano sempre più i “poeti” che mettono in cornice le loro “poesie”? -Dove vai, mio bel moretto? Cosa porti in quel pacchetto? - Perché c’è qualcuno che, incoscientemente, esce sul cancello e applaude quando passa l’ambulanza -Portu li fochi de lu Zappùna, del S.E.R. a sirene spiegate, senza pensare che un giorno potrà toccare a lui? ca erane rrivàre sulla Luna! Li scìu fiacca allu cumpare Perché Sergio Cubano ha affisso nella propria tabaccheria un cartello in cui annuncia che “svende la e a nui tocca festeggiare! - Katia impazzita” a prezzi stracciati? - A propositu de fochi d’artificiu - interviene gioioso Renè Colapàcciu, appena sceso dal suo Perché Luciano Nastasìa fa sempre il Presidente di Seggio? sgommante Ape verde stracarico di scale a pioli, seghetti e seghe sopraffine - Avete saputo Perché Tonino Napoletano, nonostante la propaganda avversa fatta nelle case, un’ora dopo la chiu- dei botti, tric-trac e mortaretti che sono scoppia- sura della campagna elettorale andava in giro con i suoi compari ad attaccare i manifesti di Biagio ti l’altro giorno tra doi focosi cumpari di Corlianò? Calimera? ... Pare ca se su’ zziccàti pe’ capìddhi per amore de na fìmmena de colore ... Perché Rocco Cardillo e Domenico Manzo vanno chiedendo a tutti: “ Tèni le mani pulite?” puru qùìddhi erane sposati? ... Sine, ca su cusì Confidenzialmente... ngarbàti! ... Na ci l’ha criàti!- Ci t’ha criàtu a Perché Torello fa servizio sempre “la matìna prestu”? tie! Bruttu linguacciùtu! - gli rispondo io - Ma Quattro chiacchiere cosa vai farneticando? Allora il bel Renè, dopo Perché Vittoriano va dicendo: “cu na sòcra comu la Rosetta Generosa, me futtia a mare cu na pisàra aver recuperato dal suo Ape l’inseparabile an còddhu”? con la vostra Polly telefonino a 27 pollici (no’ se sape mai!), mi prende sottobraccio e mi accompagna ad una Perché in via Garibaldi non si fanno le multe alle macchine parcheggiate fuori dagli spazi consenti- delle panchine al centro della piazza. - Siedi, ti? iao ciao a tutte, carissime amiche, mia cara Polly, che ora ti conto e ti dico comu sono io la vostra Polly... fresca e stannu le cose ... allora, devi sapere che Perché qualcuno dice che “ màncu Marcellu Mastroianni recita la parte comu lu Briziunu Marra CC pimpante (si fa per dire) pronta per Calimera è mutu cangiàta ... non ete più il bel (putecàru)”? 1’appuntamento annuale con voi tutte, care ed paesello greco di sempre ... ora è diventato un affezionatissime lettrici della “Kinita”. paese turco ... nel senso ca succèdene cose tur- Perché qualcuno si è incazzato quando ha saputo che Antonio Palma ha offerto “un caffè” in uno dei Come va? Caldo? Non ne parliamo... io son che! ... Coppie ca scoppiane, separati in casa, rarissirni giorni che a San Foca non c’era il vento di tramontana? qua, seduta alla mia solita panchina in Piazza famiglie allargate, corne de ogne forma e culùre del Sole e colo, colo e trasudo da tutti i pori ... se fannu li trianguli (isósceli e scaleni), li Perché il regista - attore - produttore - scenografo - coreografo ed elettricista Mario Montinaro (cit- della mia candida e delicata epidermide... quadrati, li trapezi e puru le piramidi! ... - tadino onorario di Calimera) deve anche scaricare e caricare le sedie di plastica per lo spettacolo tea- PRRRRRR!... (mi giunge una pernacchia dal- Intanto un capannello di curiosi si è formato trale? l’interno dell’edicola... Facìvi mèju cu mìnti intorno a noi. - Ma che pi-pi-piramidi d’Egitto! sensu, caru Vitu! - interviene Enzo Trenta con voce baritonale, Perché si dice che Angelo Bianco avrebbe bisogno di un corso accelerato di cucina, uncinetto, cuci- Dunque... la calura di questa torrida estate, ancora preso dalla sua splendida interpetrazione to e faccende domestiche varie? dicevo, viene ad aggiungersi alle vampate tipi- teatrale. - Queste figure geometriche sono opera che della mia tenera età, la “couperose” chiazza di alta ingegneria! - dice con la sua aria da Perché Pantaluccio Greco ha preferito trascorrere la “Pasquetta 2000” solo soletto in casa? il mio dolce viso, la pressione bassa mi fa veni- saputello Ivan Santucalimèra dal folto del grup- re le mancanze ed un fastidioso prurito alle po. - E qùìddhu ca se ccòse ntòrna a casa la Perché la gente non se face mai li ca … soi? varici tormenta le mie stanche gambe, già gon- mujère? - interviene Silvio - Percè - gli fa eco il fie di acidi urici... giovane Franciscudenòtte - non iti sapùtu de ? - C’è l’incentivo sulla rottamazione, mia cara quiddha ca ha fattu lu fiju cu l’amante e l’ha Polly! - mi sussurra all’orecchio Pantaluccio portatu a casa allu maritu? ... (Ma de ci cazzu Laurea Greco con voce d’attore. - E tie facìvi mèju cu pijàu stu piccìnnu? ... Si chiede ancora la suoce- ne approfitti - gli urlo dietro inviperita - pe’ tie ra sospettosa). E tutti giù a ridere di gusto ... le Discutendo la tesi di laurea sul e pe’ dha cazzu de “macchina” d’epoca ca risate chiassose esplodono nella mia testa: boc- tema: “L’informazione al paziente in teni... scostumato!- Non ce la faccio più... Vito che ridenti, rosse, sguaiate, sdentate ... di bocca chirurgia plastica - ricostruttiva ed e Pantaluccio, come due bronzi di Riace (il in bocca la risata si propaga come un cerchio estetica”, relatore il prof. F. De colorito bronzè ce l’hanno!), ogni qualvolta mi nell’ acqua ... ridono sotto i portici ... ridono nei Fazio, si è brillantemente laureato il siedo su questa panchina, mi si piazzano a lato bar, nelle banche, nei negozi ... “Svegliati, 29/10/l999 in Medicina e Chirurgia e non mi mollano... - Ma ce tengu lu mele? - Polly!” Mi urla qualcuno da molto lontano - No presso l’Università degli Studi di sussurro con un commosso sfarfallio di ciglia. - ... basta! - urlo - Fermate il mondo, voglio scen- Modena, il Dott. ENRICO DEL Ti facciamo da guardie del corpo! - i due pron- dere! ... - Su svegliati! Svegliati, Polly! - Sento VECCHIO. Al neo Dottore la reda- tamente mi urlano in coro - ... Saranno attratti schiaffeggiare con tenerezza il mio dolce viso - zione della “KINITA” formula i dall’olezzoso e dolce afrore delle mie ascelle?... Svegliati, svegliati mia cara! Socchiudo gli migliori auguri per i risultati conse- Sarà forse il mio nuovo profumo all’olio essen- occhi ... mi ero assopita per il gran caldo e per guiti e per un futuro pieno di ogni ziale di mughetto comprato dalla Maria Grazia? la colazione a base di marangiàne mbuttunàte ... soddisfazione. ... - No ! - mi dice sorridendo Pantaleo con voce ho sognato tutto ... non è vero niente ... non c’è drammaturgicamente impostata - Facciamo la Vito nè Pantaluccio, non ci sono Marco, Renè, guardia al tuo corpo ... lo guardiamo a vista ... Enzo, Ivan, Silvio, Franciscudenòtte ... è stato caso mai, all’improvviso, ti si dovessero rompe- solo un brutto sogno ... non odo più le voci, le re corsetto e panciera ... e straripassi, spetturràs- risate ... non c’è più nessuno ... c’è solo ... lui, si ed allagassi questa splendida piazza! - E se la che teneramente cerca di riportarmi alla realtà - spiacciàssi e andassi a cagàssi ? ... Su, mia cara, apri gli occhi! Li apro e ... Vaffanculàssi ? ... MADONNA DE LU CARMINU! ... vedo di Gli rispondo seccata e mi allontano imme- fronte a me, ad un palmo di naso, Mimino La Signora Quaremma diatamente da queste due inquietanti onnipre- Vadacca che cerca di svegliarmi! ... Nooooooo! senze della piazza. ... urlo terrorizzata ... Questo è troppo! ... e Premiata come migliore attrice ai Festivals di Mi avvio verso il bar Marsella asciugando il scappo via, scappo da questa folle piazza, scap- Berlino, Cannes e Locarno; dopo aver vinto sudore che mi cola dalla nuca con un fazzoletti- po da tutto e da tutti ... corro a gambe levate e, l Oscar a Los Angeles e la Palma d oro al no di lino, che caccio fuori dalle pieghe del mio trafelata e ansimante, vi saluto e vi do appunta- Festival di Venezia, la nostra famosa star Caldo, croccante, appena sfornato, Gianni trabordante seno... profumato di lavanda ... vici- mento per il prossimo anno, mie carissime ami- Tetta Toppant rra (in arte Marie Lafont ine) Racanèddra posa per il calendario Pirelli del no al medaglione col ritratto del mio povero che posa per i fotografi durante una pausa delle 2001. Le sue fans possono chiederne copia alla marito ... gli piaceva tanto a quel bonettànima! riprese del suo ultimo film: Quar mma a San ... - Ma dove guardi, insomma! 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La nostra calimerese Quarche affamatu lu bis facia cu sulu picca, modiche spese ca grande fame arretrata avia nu bellu viaggiu organizzau e scia cantandu comu fringuellu e vecchi e giovani in Sicilia mandau. “Sorte mia, ce bb’era bellu!”

Na settimana a TAORMINA e dintorni Se la badella de l’acqua stae china non è cosa ca capita tutti li “giorni”, ete peccatu se prestu se mina, cusì le iscrizioni ca iane rrivate la frisa è peccatu cu vascia minata eranu tante, quasi tutte a palate! cusì se ficera n’addha mangiata. PREVEZA 99 “Adottare un Anziano” è buona cosa, E nzuppa quai e nzuppa ddhai ma s’ha dire, pe fare c’è cosa, pe poco no passane nu saccu de guai Quiddha ca sta cuntamu è storia vera Allu campeggiu se chiangia ridendu e quantu ha durare quista adozione, ca le frise lu stomacu unchiara ca parla de certi de Calimera implorandu tuttu lu padreternu se no rimane la bella finzione. e de li causi la cinta spuntara. ca se sta grattavane la panza “culla spiccia moi lu rattusu Pierinu” quandu dissera decisi: “sciamu in vacanza”! cu le truscia sempre, cu lu telefoninu!” Ogni giovane pò dare all’anzianu La panza china volia sgumbrata, se tene bisognu dae certu na manu, tutti fuscira alla ritirata, Lu capubanda era lu “cucciolu” de la Ninetta Allu secondu turnu scise comu duca sulu su quiddha se pote cuntare le buttije de birra ficera effettu, ca disse sciamu, e l’hannu datu retta cu donna Serena lu Mister Gianluca ma pe lu restu nc’è pocu da fare, tutti fuscira allu gabinettu. eranu tanti, percé marcatu era lu costu, in compagnia di Domenico e Veronica ma su lu traghettu pe tutti non c’era postu. che quando sorseggia sembra un “atomica”. sulla carta la cosa funziona Cu l’occhi de fore, tutti sbragati Perciò decisera sulla scogliera Tal Chiriacò Pavlo della Kora ma n’cete puru ci non li ntona de li capigruppu su ritrovati, cu fannu turni pe la crociera, sei mesi a Prevza rimase allora cu viscia la carne e cu mangia le rape poi quandu capira ce bb’ era successu nella vicina Grecìa materna, mentre Leo de la Concepita e comu poi spiccia ... prestu se sape! ormai stiane tutti ricoverati allu cessu. ci vae d’estate e ci vae cu sverna.... tenia sempre la tenda pulita,

Sguardi de focu veniane lanciati Allu spuntare de la matina Lu comandante de quistu campeggiu cusì lu Pieru mangiava e bivìa tra li vagnuni ca s’iane ndocchiati, se sospettau ca na frisellina tenia nu grossu privileggiu a fimmene sempre scia e poi venìa, occhi languidi de ammiccamentu ia rimasta all’acqua “sponzata” ca mentre turnava la “ghetonia” ma nonostante parlava lu grecu cu c’iane fare l’accoppiamentu; ma santa pazienza, s’ia ntorna ntostata. quiddhu, sempre in vacanza stia, è meiu cu stau cittu, e cu no me spiegu! tra tutti quanti, con tanto fare gentile, Nu certu Giuseppe in avanzata “cottura” “Stracchi morti, nci pare ca stati” Così Taormina, per quella sera c’erano gli attempati fratelli “Aprile” pensa alla CHECCA tenendola “dura” diciane alli vecchi: “allu iettu no sciati? ntise “lamenti” de Calimera, mentre stiane pe gustu e pe sfiziu mentre tal Dario di BARI, con far levantino, Vi face dannu sta camula certi in griko, certi in dialettu cu le zzite lu Mauru, Sandru e Fabriziu, l’alza e l’abbassa, facendo l’inchino. alla cervicale e alla capigliatura!” ci pe la fame, ci pe dilettu. de birra greca prosciuara li puzzi Or son pronti a ripartire già domani Perciò alle camere scira l’anziani Ci in dialettu, ci in italianu, Patriziu Quarta e Cicciu Giannuzzi, dopo la festa andranno a fare l’indiani a quarchedunu li prudiane le mani ci depressa, ci chianu chianu, cu la chitarra e cu le minchiate da IGUMENIZA e fino al PIREO, ma ricordandu le giovanili passioni fattu stae, ca grande piacere quiddhi se ficera le ferie pacate! per trovare qualcuno a far “Marameo”! tentavanu le vecchie esercitazioni... dese ddhu viaggiu cu le corriere.

Cusì all’aria frisca de Taormina Mo speramo tutti pe lu futuru nci fose nu party ca finiu la matina cu nci nde sciamu a Palinuro, Ballerini all’Hotel RIVIERA sullu terrazzu e se lu Comune ci dae na manu A.A.A. — Maestri di frise, birre e pimmidori de mazzu. sciamu ad Amalfi e Positanu. ballo di fama interna- zionale offronsi per Laurea corsi gratuiti di pizzica- pizzica, pizzica taran- Discutendo la tesi “Donne e politica tata, pizzica-nova, piz- recenti interpretazioni sociologiche” - zica di Jamaica e di Relatore prof. Mario PROTO, si è . Disponibili laureata il 18 luglio, presso la anche per animazione Università degli Studi di Lecce, con di feste, sagre, matri- 110 e lode la moni, cresime e prime comunioni. Dott.ssa CANDIDA DURANTE. Alla neo-dottoressa la Kinita rivolge i Per maggiori migliori auguri per l’eccellente risultato informazioni cercare il conseguito e per ulteriori successi ric- sito Internet: E-mail: chi di ogni soddisfazione personale e www.vuoi ballare anche tu?/ info@it com: Dina e Luigi Radic n! GayGay PPrideride professionale.

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cartoline con il 1¡ Annullo Postale di Calimera! Tale timbro, commis- sionato dalla Pro Loco, rappresenta la “Pietra di San Vito”, meglio conosciuta come “Pietra della Fecondità”. La redazione della “Kinita” si com- plimenta per questa pregevole ini- ziativa con la Pro Loco di Calimera, che in pochi mesi (è nata solo a feb- braio di quest’anno) è riuscita ad 1¡ Annullo Postale organizzare, senza quelle spese faraoniche a cui eravamo abituati, per Calimera tante ed interessanti iniziative cultu- rali: 1¡ Concorso della Quarèmma; 29 luglio 2000 Pasquetta a Santu Vitu; 1» Festa Festa di San Brizio della Cranàra; Festa dei Lampioni Spaccapietre di San Luigi nella suggestiva via Nell’ambito delle manifestazioni Costantini; 1» Mostra Filatelica con Cantiere di lavoro per disoccupati, organizzato dall’Amministrazione Comunale culturali per la tutela ed il rilancio Annullo Speciale e tante e tante col- di Giannino Aprile (1958), sulla Cava “Maramonte” per l’estrazione e frantuma- delle tradizioni popolari, la Pro laborazioni con manifestazioni già zione della pietra calcarea destinata a ricostruire le strade di Calimera. esistenti sul territorio. Grazie Gli operai “spaccafrìcciu” erano guidati dal caposquadra Nanduzzo Corlianò. Loco di Calimera in collaborazione (Dall’album di famiglia di Franco Corlianò). con l’Amministrazione Comunale, amici… e buon lavoro! ha organizzato per oggi, festa di San Brizio, un’interessante Mostra Filatelica e di Carte telefoniche. Per tale occasione sarà messa in com- mercio, in appositi stands collocati in Piazza del Sole, una serie di otto cartoline inedite sugli usi e i costu- mi calimeresi. Precisamente, saranno 7 cartoline con foto d’epoca più una cartolina con un bozzetto originale del nostro artista Murghì (Franco Corlianò). Tali cartoline (oggetto di collezio- ne) saranno numerate, perché parte di una serie molto limitata. Le car- toline con il bozzetto di Murghì, dal titolo “Aremu rundinèddha”, saran- no firmate una ad una dall’autore. Ma non finisce qui: nell’ambito della Mostra sarà possibile far tim- brare, da un impiegato postale, le 8

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Un anziano bifolco, trapiantato in città, si reca al Comune per richiedere un certificato. Dopo alcune faticose ricerche, trova lo sportello competente, ma anche una lunga fila, alla quale deve, purtroppo accodarsi. Giunto il suo turno, esordisce: “Bongiorno a ssignuria, dottore, vinni cu me faci sta carta quai ca me serve pe la pensione”. E così dicendo, porge un foglietto. L’impiegato, un po’ perplesso, dà un’occhiata al foglio, poi chiede: “Ah, vuole un certificato di nascita?” “Gnornò, dottore. Me serve quiddhu ca stae scrittu ddhai”. “Appunto. È proprio quello che c’è scritto qua”. “Ah, nu nnia capitu. Fanne quiddhu, allora”. “Mi dia la carta d’identità”. “Ce cumandi…?”. “La carta d’identità; un documento di riconoscimento…”. “Ah, quiddha cosa ca n’cete la fotografia… ca tice ci sinti?”. “Si, proprio quella”. “Nu lla tegnu, dottore. Nu se pote fare senza?”. L’impiegato comincia a spazientirsi: “Non si può fare… non si può. Senta, vada allo sportello tre e si faccia rilasciare questo documento, poi torni da me”. Il pover’uomo cerca lo sportello tre e vi trova un’altra fila, alla quale, anche questa volta, deve accodarsi. Finalmente, dopo un’altra estenuante attesa: “Bongiorno a ssignuria, dottore. M’hannu mandatu a quai cu me faci… quiddha carta… comu se tice? Quiddha ca ‘ncete la fotografia, ca tice ci sinti…”. “Vuole la carta d’identità?” “Gnorsì, propriu quiddha” “Deve portarmi il certificato di nascita. Vada a quello sportello lì”. E glielo indica col dito. L’oratore... a perdere “Santu Briziu miu beddhu! Ca propriu te ddhai sta begnu moi, e me tisse ca vole sta carta quai” “Ma io non posso rilasciarle questo documento senza il certificato di nascita” “E mo, comu aggiu ffare? Matonna mia… iutame Tie!” Lu Giuseppe Capuccinu che disprezzu, che arroganza “Faccia una cosa: vada allo sportello 5 e chieda un atto notorio. Con quello possiamo fare tutto. galoppin di Berlusconi quistu è modu de parlare? Vada, le spiegheranno loro come deve fare. Poi torni da me” sia convintu poverinu nu canusce la crianza “Gnorsì, grazie a ssignuria…”. In preda allo sconforto, l’uomo dopo la consueta fila arriva allo de trionfare all’elezioni; l’imu propriu smerdisciare!” sportello 5, dove l’impiegato, già avvertito dal collega, gli ordina: “Allora mi dia le generalità” “Ce cosa?” Sullu palcu comiziava Ogni fiata ca parlava “Le generalità!” comu pacciu scatinatu a dhru modu de paccìa “Oh Matonna mia te la Ndulurata! Ce ssuntu ntorna quiste? Ieu nu purtai gnensi te casa” e lu Sindacu nsurtava sulu già se condannava “Ma sono il nome, cognome, data di nascita… Come si chiama?” comu veru forsennatu! centu voti li perdìa “Cine?” “Lei… tu, insomma” “Ah, comu me chiamu ieu? “Brizinu”, me chiamanu tutti, ma sulle carte stau scrittu Prima ncigna de parlare e facendu insinuazioni “Briziantoni”” ripetìa comu nu mbriacu non volendu nc’è riuscitu “Bene. E di cognome?” cu se possa caricare: cu trasforma l’elezioni “Te cognome fazzu “Te Minchiolisi”” “iutame vucca se no me cacu!” a nu veru plebiscitu “Lo sapevo…! Quando sei nato?” “Su natu lu giurno te la Matonna te Roca, e suntu te la classe te lu trentottu” “Ho capito, va… Adesso mi devi dire dove sei nato e dove abiti” Sulla capu avìa ntisati pe lu Sindacu Panese “Quistu lu sacciu, dottore”, si premurò di anticipare con entusiasmo, certo di avere le risposte pe la raggia li capiddhri e la soa aministrazione giuste, “su natu a nu postu ca se chiama “la funtana”… ddhu ncete do massarie ca fanno la e de l’occhi rrussacchiati ca de tuttu lu Paese ricotta frisca… ieu stia a quiddha ca stae sulla via ca vai a Santu Biagiu. Quantu sieru cu la vomitava focu e lapiddhri! gode stima e ammirazione. ricotta aggiu mangiatu…” “Ah, bravo! E adesso dove abiti?” “Voi cu ssai a ddhu stau te casa moi?” Li presenti ca a fatìa “Si, dove abiti adesso” se ne stiane ad ascoltare “Stau te casa proprio nnanzi la funtana, te fronte alla Chiesa te Santu Cosimu e Damianu, ‘ca l’unu a l’audhru ripetìa: ncete puru nu scarparu” “quistu quai n’ha governare? “Oh Santo Cielo! Io voglio sapere il nome della via e il numero civico” “E moi ce t’aggiu tittu ieu? Propriu te coste a lu scarparu ncete puru nu furnu ca face le fri- seddhe te cranu…” “E andiamo bene… Almeno, il numero civico lo sai?”. Un attimo di riflessione, poi: “Se aggiu ddire propriu lu giustu, dottore miu, ieu, stu numeru quai, nu l’aggiu mai ‘ntisu!!!” A questo punto il funzionario, trattenutosi a fatica dall’esplodere in una fragorosa risata, deci- de, invece, di aiutarlo, e dopo essere riuscito arduamente a decifrare le sue indicazioni, gli pro- cura il documento di propria competenza. Appena avutolo in mano, il buon uomo, ormai stre- mato (“più che la forza poté il coraggio”), ricomincia l’iter a ritroso, rifacendo tutte le file e riconquistando, così, il traguardo del primo sportello. Si è fatto tardi, manca ormai poco a mez- zogiorno, e pensare che era giunto in quel posto alle otto del mattino. Il suo volto è vistosamen- te sofferente, ma, ormai, davanti a lui ci sono soltanto poche altre persone; ancora qualche minuto. Eccolo, finalmente davanti allo sportello, mentre pensa: “Grazie, Santu Briziu miu beddhu, ca me testi tanta forza cu fazzu tutte ste cose; e grazie puru a Tie, Matonna mia te la Ndulurata, ca si stata tantu bbona cu mmie…”. Ma, mentre sta per passare il documento al burocrate, ode la sua sinistra voce che gli fa letteralmente gelare il sangue nelle vene: “Signori, Pe lu prossimu pensionamentu, lo sportello è chiuso. Tornate domani!!!”. Sia alla prima, ca alla seconda lu Raffaele già sta pensa, a nu bellu rilassamentu! Antonio Greco Repubblica, se mangia sempre!

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Me ne andavo mare-mare a spigolare “A noi mammà” dicon Cinzia e Teresa quando sentii un gran chiasso infernale: “Le cozze piaccion, ma è lei che fa la spesa! tra gli spruzzi delle onde ed i rumori ci piaccion trifolate o cotte al forno si stagliavan gli ombrelloni tricolori. con insalata russa per contorno!”

A San Foca, allor, mi son fermato “E di Calimera, avete saputo il giallo?” sedetti un po’ e poi mi son rialzato. urlava lor Luigi Maresciallo Ero frastornato, già mi dolèa la testa: “È tutto vero” dicèa Realin dottore al “Mare dei cavalli” c’era gran festa! arrivato fin sullo scoglio col motore.

Tra schiamazzar di bimbi e di comari, Era un motore già climatizzato, pettegolezzi e taglio senza pari, salutò Rocco e poi si è allontanato: tra gli abbronzanti (se è francu ungime tutta) “siete trecento... siete giovani e forti... pe’ na ricetta de cozze nascèa combutta. ma ormai per questo scoglio... siete in molti!

“Nu pàtu de cozze e poi unu de patate” Si fermò da Murghì che era più in là dicèa la Rita con le mani alzate. “Ehi!... della “Kinita” qual novità?” “Mammà ci mette il riso” aggiunse seria, “Il caldo infuria... il material non manca schermandosi dal sole la Silveria. ... sul porto sventola bandiera bianca!

Con voce acuta e con la cantilena, Urlò il delegato della Lega Navale: dicèa la sua anche Marilena: “Fate silenzio!... Ma cos’è, il Canale?” L’Euro amore de lu Pasticcinu “al nord col tartufo fan tutt’uno , Fu tutto vano... poi si arrese alla realtà con gli spinaci piaccion tanto al Bruno!” del capu-canale di questa comunità! Allu Marcu Pasticcinu Ncignandu allora le litanìe pe le fimmene fissatu Cesariu gridava tuttu ncazzatu: “Nui, a Cavallinu, le gustàmu assai” Usciron poi i mariti dalle onde n’ha ccappatu nu destinu “nu b’è fimmena pe tìe dicèa Teresina urlando più che mai portando ricci grossi come bombe veramente troppu ingratu! nu te ne ccorgi, hai propriu bbabbatu!” “cu cannulìcchi e cu peperoncinu alle consorti, che stavan a starnazzare e, biancu o russu, nu bicchier de vinu!” de cozze e de stanàti de sfurnare. Pe na giovane danese Ma lu Marcu a capu tisa Dall’acqua Memmo urlò: “sentìti a mie... “Bimbi, finitela!... Attenti alla barchetta! ca Realinu n’ha fornitu senza mancu tante scuse le cozze farcìti cu sarde e vulìe!” Venite qua... vi càscia na sajètta! oramai de quarche mese cu la vuce assai decisa “Apritele crude, a punta di coltello!” Esci dall’acqua... il bagno ti è arrivato! ha daveru rebbambitu. allu sire ni rispuse: sentenziò ridendo il vigile Aniello. prendi il panino!... c’è il caffé ghiacciato! Dopu lunghe e tormentate “de sta fimmena su’ cottu La Rosa de la Nicoletta, con voce fina: Fucàzze, puccèddhe e pasticcini, notti insonni c’ha passatu e cu iddhra me nde partu “A me le va a comprar sempre la Tina!” cucùzza fritta e piperùssi fini!” pocu prima de l’estate de l’Italia me ne fottu La Tonia e la Roca, quasi un po’ schifate, Basta pensar che già, a tutti i costi, finalmente s’ha zzitatu. tira lu pilu chiùi de lu nzartu!” “Le cozze vannu bone pulizzàte!” chiamavano lo scoglio “San Foca li posti”! Pe la Bella nnamurata Cesarinu lacrimandu E Antonio Silio: “Mò ca ncè la luna, E fu allor che io tornai a spigolare ca la lingua nu sapìa, an cielu l’occhi ha sollevatu cu la canna jèu le pescu ad una ad una!” standu alla larga de dha ripa de mare “Quìddhu le pesca” aggiunse la Lucia “Le cozze e i rizzi...” pensando io dicèa na disdetta non è stata la Madonna scìa invocandu “E jèu le depìlu... ca ete l’arte mia”. “vi portino a tutti quanti una diarrea!” tantu ad audhru ni servìa. tuttu an terra nginucchiatu:

Allu sire Cesarinu “Santa Vergine Maria Via Cicerone, 8 LA SALENTO COPIATORI lu strangùiu ni zziccau ce peccatu aggiu scuntatu Castromediano e tremava poverinu c’hai mandatu a casa mia di Claudio Inguscio 73020 CAVALLINO (Lecce) quandu a casa la portau; quistu figghiu cusì sturtigghiatu?” Concessionaria Esclusiva: PANASONIC ¥ REX-ROTARY Tel. 0832-340186 Fax 0832-340101 allu figghiu s’ha votatu Puru l’amici ca iddhru tene a na docile maniera se nd’hannu ccorti ca è propriu scoppiatu e lu nome ha domandatu e stu consigliu pe lu sou bene de dhra fimmenna straniera. ni l’hannu scrittu e ni l’hannu stampatu:

“Niunn se chiama, m’aggiu spiegatu? “spicciala Marcu e mintite ncapu nu te stizzare se nu lu sai dire pesciu le fimmene su de lu vinu: ca puru ieu m’aggiu mparatu quistu pe picca te face mbriacu dopu sei misi de ripetìre”. quiddhre pe sempre te fannu cretinu!”

Bello, aitante e formoso (mis. 90-60-90), il playboy Brizio Cioppini viene assalito e strattonato dalle sue fans che, appena lo vedono, tentano di strappargli gli indumenti. Brizio fa un po’ il restio… ma alla fine cede alle loro insane voglie. (E ce sì fessa?).

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FAX 0832 873805 E TANTO ALTRO ANCORA L’estate è ancora più bella con le nuovissime T-Shirt “Parole di cotone” e “Le formiche addosso” Per una valorizzazione delle nostre radici La cranàra accaparrarsi il lavoro e per assumere i “craunàri” più fidati. da uno strato di fascine dello spessore di circa 10 cm. e da Per contratto, il padrone doveva dare ai lavoranti, oltre uno strato di 25 cm. di terra umida, per consolidare la cata- al salario (bassissimo: un tot per ogni sacco di carbone pro- sta e per impedire che il fuoco si propagasse all’esterno. dotto), anche una sacchetta di piselli secchi ed un fiasco A questo punto il carbonaio prendeva con il badile la d’olio con cui condirli… non più di una croce d’olio per brace da un fuoco che il garzone aveva precedentemente volta! preparato e, dall’alto del foro, la buttava nella carbonaia e La macchia o il bosco da disboscare spesso si trovava- la alimentava con degli scarti di legna (le “sfundatùre”). no a parecchi chilometri da Calimera (, San Questo procedimento andava avanti per circa 4 ore, Gregorio, le Chiusurelle, Avetrana, Torre Lapillo) ed i car- secondo l’esigenza, fino a quando il carbonaio riteneva bonai erano costretti a recarsi sul posto di lavoro in biciclet- opportuno tappare la cranàra con un pezzo di legno rico- ta o a piedi. Talvolta, per l’eccessiva distanza e per la conti- perto di terra. Aiutato dal garzone, si apprestava quindi a nua assistenza che la carbonaia richiedeva, i poveri “mac- praticare dei fori intorno alla carbonaia alla distanza di 25 chiarùli” erano costretti a stare lontani da casa anche più di cm. l’uno dall’altro e all’altezza di circa 50 cm. da terra. un mese (quarantena). Portavano con sé la “sacchetta” Questi fori orizzontali nella carbonaia servivano a far pas- delle scorte che la moglie aveva amorevolmente preparato: sare la minima quantità d’ossigeno necessaria a favorire frise, pane d’orzo, pomodori, fichi secchi, qualche fazzolet- una lentissima e continua combustione. La carbonaia Il 3 giugno si è svolta a Calimera, a cura della “Pro to (makkalurài), un tovagliolo (sparìddhra) ed un asciuga- necessitava di cure continue e, se i fori di areazione di fos- Loco” e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, la mano (mandilài). sero trovati improvvisamente contro vento, dovevano esse- prima “Festa della cranàra” (fulcro della nostra civiltà conta- Per i bisogni corporali era sufficiente appartarsi dietro re tappati quanto prima con sassi o frasche. dina). Non si è trattato, volutamente, di una festa vera e un cespuglio o un muro a secco e, naturalmente, ci si lava- Ogni dieci o dodici ore, bisognava alimentare la carbo- propria: la “Pro Loco” ha inteso riproporre, soprattutto alle va alla buona con la poca acqua che i garzoni riuscivano a naia con altre “sfundatùre” e quindi, servendosi di una nuove generazioni che non conoscono questo aspetto della trovare in qualche pozzo e a trasportare con le “mènze” scala a pioli appoggiata allo strato di terra che ormai era vita lavorativa dei loro progenitori, una “cranàra” nelle varie fino al posto di lavoro. diventato una crosta dura, il carbonaio riapriva per pochi fasi di preparazione e i momenti di vita quotidiana che ruo- Si racconta l’aneddoto di un carbonaio che, al ventesi- istanti il foro centrale per poi richiuderlo, immediatamente. tavano intorno ad essa. Un doveroso ringraziamento va agli mo giorno di lavoro lontano da casa, rivoltò la sua maglia di La cottura del carbone andava seguita sempre, osser- organizzatori e a quanti, ex carbonai e non, hanno contri- lana impregnata di sudore e, nel rimettersela, sussurrò vando attentamente il fumo (grigio scuro, grigio chiaro o buito alla realizzazione di questa festa popolare: Angelo beato: blu). Il carbone sarebbe stato pronto quando, circa 15 gior- Tinelli, Brizio Antonio Castrignanò, Brizina Mayro, Donato “Ah… la pulizia è santa cosa!”. ni dopo l’accensione della carbonaia, dai fori laterali fosse Mayro, Cici Cafaro, Enzo Carrapa e tanti altri. Un grazie I carbonai dormivano sotto gli “ambràkki”, che erano uscito il fumo di un caratteristico colore azzurrognolo. particolarissimo va comunque rivolto a Brizio Gemma, che, Bisognava comunque stare molto attenti a non respirare spronato ed aiutato dal figlio Luigi, ha vinto la sua timidezza i gas di combustione, perché erano molto nocivi alla salute e la sua discrezione e, per primo, si è accollato l’onere se non addirittura velenosi! della costruzione di una piccola carbonaia (apunài). Siamo A volte poteva accadere che, se il carbone non reggeva certi che l’anno venturo il suo esempio sarà seguito da altri il peso della terra, la “cranàra” crollasse in alcuni punti e in ex carbonai, che accorreranno numerosi per realizzare una quel caso il carbone rovente veniva spento con la stessa grossa “cranàra”. terra sbriciolata e messo da parte con un rastrello. Non vergognamoci di essere stati “macchiarùli”! Non Questo carbone si diceva “temperato”, perché “sonava” cerchiamo di cancellare il nostro passato! La “macchia” si con un tipico suono metallico. chiama così – dice commosso Brizio Gemma – perché è Quando il carbone era finalmente cotto, la carbonaia una “macchia” indelebile… ha lasciato nei nostri cuori un’impronta così forte che niente e nessuno potrà mai can- cellare!”. “Calimera, terra di carbonai” si dice ancora nei paesi vicini, perché quello del carbonaio era il mestiere più diffu- so nel nostro paese. I carbonai venivano distinti in “partitàri” (coloro che pro- ducevano il carbone con gli scarti della legna di ulivi rimon- dati) o “macchialùri” (quelli che facevano il carbone con gli della capanne fatte di rami e frasche ed erano ricoperte da arbusti e le radici della macchia mediterranea: ristìncu, teli ottenuti tessendo al telaio delle striscioline di stracci mortèddhra, scìnu, alìzza, rùsciulu…). C’è da precisare (“rakanèddhre” o “strazzàre”). Vicino all’ingresso dell’am- che, mentre gli arbusti e le radici (rìze) della macchia veni- bràkkio c’era sempre il fuoco acceso, giorno e notte, per vano usati tutti per la carbonaia, dell’ulivo invece solo il cucinare la pignata di legumi (fsukkàli) e per tenere lontano legno di scarto, non buono per il camino, veniva trasforma- animali e zanzare in modo che il carbonaio ed il suo garzo- to in carbone. Già alle prime luci dell’alba i nostri “mac- ne, con le ossa a pezzi, potessero riposare tranquilli e recu- chiarùli” erano sul posto di lavoro, pronti a spaccarsi la perare quelle forze necessarie ad affrontare il lavoro del schiena fino al tramonto… e poi c’era da assistere la carbo- giorno successivo. cedeva in senso verticale e, cedendo, venivano a chiudersi naia, giorno e notte, a turno, con qualunque condizione Si racconta di qualche carbonaio che, con le briciole di automaticamente i fori laterali di areazione. atmosferica. Appena si aveva notizia di una macchia o di pane, attirava e accudiva amorevolmente qualche serpen- A questo punto si lasciava riposare la “cranàra” per 24 un bosco da disboscare, i “padrùni” si davano da fare per tello presso l’ambràkkio, in modo che facesse piazza pulita ore e poi, molto lentamente per non farle subire repentini di topi ed insetti vari. sbalzi di temperatura, si iniziava a recuperare il carbone La prima cosa che i carbonai facevano, una volta giunti (Se lu carbone pija ventu se sfrìgula e nò mantene lu focu! sul nuovo terreno da disboscare, era quella di conficcare – Se il carbone prende vento si sgretola e non mantiene il nel terreno un grosso palo di legno, che avrebbe costituito il fuoco. foro centrale della carbonaia. Certamente, raccontato così, il lavoro del carbonaio può Una volta preparato il terreno, togliendo i sassi e le apparire meno faticoso di quanto realmente fosse, ma biso- erbacce presenti, il carbonaio si apprestava a sistemare la gna tener presente che, non appena la carbonaia era pron- legna o le radici degli arbusti intorno al palo: la legna veni- ta, si passava subito a costruirne un’altra. va disposta in cerchio, il cui diametro diminuiva man mano Quindi, aiutato dal garzone, il carbonaio doveva tenere che si andava in alto, e, naturalmente, si partiva con i pezzi a bada fino a 15 o 20 carbonaie in una volta. Spesso si era di legna più grossi fino ad arrivare a quelli più piccoli. Per costretti a fare dei turni di riposo ed il riposo non durava più fare una “cranàra” occorrevano circa 300 quintali di legna. di due o tre ore! E tutto questo per poche lire ed in condi- Si dice che il rapporto tra carbone e legna fosse di 1 a 5, zioni igieniche e ambientali veramente pessime. cioè, da 1 quintale di legna verde si potevano ricavare circa 20 kg. di carbone. Il cumulo di legna veniva quindi ricoperto Franco Corlianò

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Puntualmente arrivata a stu paese Contorni vari e insalata mista, Nonostante le novità sugli esami di stato e le conseguenti difficoltà d’impatto, cin- La grande festa nostra te stu mese. l abbuffata, ahim , gi in vista. que valenti giovani Calimeresi hanno conseguito il massimo dei voti 100/100. Questo De tuttu lu circundariu sempre la prima Poi, pe na digestione salutare, conferma che l’impegno e lo studio prevalgano sempre anche quando cambia il siste- Ci dispiace, ma la nostra la regina sciamu tutti a riposare. ma degli esami. La Kinita vuole ricordare questa significativa circostanza pubblicando le foto dei Calimeresi superbravi. Te San Brizio nostro la ricorrenza Quando invece la sira vene E a Lui facimu tutti la riverenza Cu essimu a tutti ci preme RIELLI MARCO Ca dall altu ci guarda e ci protegge Allu tavulinu stamu in riunione, nato a Tradate (VA) il 23/11/1981. Comu face lu pastore col suo gregge. nuceddhe, birra e lu classicu spumone. In data 14/07/2000 ha conseguito il diploma: “Tecnico dell’impresa turistica” Otranto. Alle case tutte porta allegria Luminarie, bande e bancarelle, Università: da decidere Stu Santu ca guarda tutti cu simpatia, comu nu Paradisu chinu te stelle. e nui a Quiddhu ringraziamu Poi nu market te cupeta sempre in sella cu tanta devozione ca l purtamu. cu le specialit e li scaiozzi te lu Stella

La Santa Statua alla viscija Ci gudimu cu la banda la serata Ognuno vole cu la pija, E l orchestra gi ca ntona la Traviata. per portarla in Processione Ma l addha banda pote gi salire pe na Santa Tradizione. E lu Riguletto de lu Verdi ci fa sentire.

Allu vintottu gi lu mare nui lassamu Cus nui mangiamu e bivimu A stu Santu Ritu cu partecipamu. Senza mancu cu ci ncurgimu MAIOLO TINA Ø na cerimonia bella e suggestiva Ma poi tardu se fice daveru nata a Brugge il 3/04/1981. Ca te tocca lu core quandu rriva. E ci sunara te Ravel lu Boleru. Ha conseguito la maturità scientifica c/o il Liceo Scientifico “S. Trinchese” di Martano Guardie schierate cu la divisa, Ormai la festa propriu finita Università: Corso di laurea in Fisica e puru lu sindacu la fascia ha misa, La gente stanca ma s divertita. ma propriu mutu commovente Ci simu cacciati tutti gli sfizi, sta cerimonia cu tutta sta gente. e mo gli auguri facimu a tutti li Brizi! PALANO FRANCESCA nata a Lecce il 14/04//1981. Lu purtamu pe le vie e pe li viali E dopu tutte ste belle cose Ha conseguito nella sessione d’esame Stu Santu alli fochi artificiali Nu dovere lu Santu c impose 99/2000 la maturità Classica (indirizzo Cu assista cu tutti gli onori Cu ni facimu a quiddhu sincera linguistico) c/o Istituto Capece di . A stu spettaculu di luci e di colori. Una bella e santa preghiera: Università: Psicologia c/o Università di Bari.

Dopu per tutti turnamu scijati Santu Brizio nostru te core E Don Pippi ci grida: - imbranati! ca ci guardi a tutte le ore, Tutti in fila iti caminare danne salute tanta, allegria e pace TOMMASI FEDERICA Finu alla Chiesa cuss iti stare! — a stu paese ca tantu te piace . nata a Nardò il 9/04/1981. Ha conseguito nella sessione d’esame Ma lu giurnu te la festa gi rrivau (N addhu favore ancora te chiedimu 99/2000 la maturità scientifica c/o Alle sette tutti la banda ci sveiau sulamente pe na fiata nui vulimu: Istituto Capece di Maglie. E le carcasse ca cumincianu a sparare alle persone nvidiuse seduta stante Università: Corso di Laurea in Propriu quando sta ccuminci a sbadijare. na diarrea cu ni venga intra le mutande). Fisioterapia. Poi cumincianu li baci augurali Le congratulazioni facimu allu Comitatu, PALMA GIUSEPPE Ai tanti Brizi, ca su cumpari, ca stu gioiellu te festa ha realizzatu, nato a il 13/11/1982. mariti, fiji, e a quiddhi ca mancu canusci, allu Presidente e a tutti li componenti Ha frequentato il IV anno del Liceo Scientifico Capece di Maglie (indirizzo scientifico). È e ci suntu puru pe li musci! vannu i nostri migliori complimenti. stato promosso con la media del 9.64, poi ha sostenuto nella sessione d’esame 99/2000 gli esami di Stato (per merito) conseguendo la maturità scientifica. Università: Fisica a Lecce. Poi a Missa tutti sciamu Arrivederci all annu prossimu auguramu, A San Briziu cu lodamu, se vole Diu a quai ancora cu stamu. Infine la Kinita intende plaudire anche a tanti altri giovani Calimeresi che hanno superato e la grazia Quiddhu ci face Salutu tutti sinceramente adeguatamente la prova di maturità, e rivolge a tutti un augurio di buone vacanze e per i futuri impegni di studio universitario o di lavoro. cu stamu tutti in santa pace. Ai calimeresi e a tutta la gente.

Eccu poi ca rria lu pranzu Carmelina Corlian Lu filettu ete te manzu, lu tacchinu e le purpette, e l arrostu taiatu a fette.

LE COSE CHE BRILLANO Lu Canale de Roca riproposto sulli La Quar mma vera de la Maria cuti de San Foca Funtana Il parlar pulito del dott. Rocco Civino Li cap ddhi russi de la Gilda Il volontariato di Marco e Stefania Le stornellate rocane di Brizio Le battute di caccia con zoom del foto- Costantini grafo Massimo Giannone Il barbiere di Sonia Giannone La chiarezza del comizio di Leo La moto intelligente de lu Briziu Palumbo Cioppini (li manca la parola!) Li sospiri de lu Mauriziu La Quar mma finta de lu Pantaleo Lu tamponamentu de lu Renato na settimana prima de lu matrimoniu! Beethowen Cafaro (sangu de l ooooste!) Agli sposi gli auguri dalla Kinita! OONNLLYY FFAASSHHIIOONN GRAN CAFFé DE MATTEIS PIAZZA del Sole, 7 ABBIGLIAMENTO UOMO DONNA Tel. 0832 875122 - CALIMERA Piazza del Sole - Tel. 873024 Via Montinari, 104 • CALIMERA (Le) Via V. Emanuele II, 22 CALIMERA Tel. 0832 826627 - CASTRI Kinita 2000 pag. 13

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Pedala ca chiù ddhai n’cete quiddha dellu Linu, ca ete chiù linea- Così queste nuove leve dello sport calimerese, per essere idonee alla passeggiata devono avere re, chiù fine, ma sempre china de lassame stare comu a quiddhu!” da Veru? 30-50 anni, conoscere almeno la metà delle ingiurie calimeresi, ed essere informate almeno sugli - Tetta: “E l’Alessiu!” ultimi “ anni dei cazzi delle famiglie calimeresi. Sotto il sole cocente delle due del pomeriggio, le - Mimma: “Quiddhu ete celeddhu, abita a casa a muieresa, e pare ca sta studia, cittu, cittu cu li cummari si accingono a pedalare munite di cappellino con visiera, tuta e scarpe da tennis: zumpa tutti quanti, se ccuntenta de n’appartamentu comu alli nostri, sena villinu!” - Mimma: “Tetta si pronta?” - Tetta: “E lu Palanu addhu li rrivau, lu piede? Cu costruisca sulla tangenziale!” - Tetta: “N’attimu ca se non viciu l’urtima scena de “Vivere”, se cazza lì dicu stasira alla - Mimma: “Citta, Tetta, se dice Dott. Palanu, ca puru de fijusa vole essere chiamatu cussine Vituccia!” specie allu telefoninu!” - Mimma: “Tetta, ancora?” Vidi ca stu sule sicca le fiche, volia cu sacciu percè t’hai fissata, ca Damì Antonio costruì a mera a Melendugno na casa ca ete na “Perla”; tiene doi entrate, una ca imu pedalare alle doi” dae allu paese e una versu le Marine, tantu ca lu Sindacu cu n’accordu cullu Comune de - Tetta: “Percé tutte pedalanu e nui ce simu chiù fesse?” Melendugnu, decisera cu li affidane la vigilanza de le Campane delle marine per ogni fine setti- - Mimma: “Ma pe tie, cu non simu de menu, imu nfessalire sutta lu sule?” mana pe lu riciclaggiu de la plastica sporca!” - Tetta: “Scisi na, sciamu! su pronta, pe d’hu imu partire?” - Mimma: “Facimu lu rione novu mera le case de Hollywood?” Pedalandu, pedalandu, le cummari passara de la chiazza e all’altezza della via Roma nnanzi - Tetta: “Sine ma vane chianu Mimma, sta casa “Bianca” stile liberty de ci ete?” allu fabbricatu “Lineasud” dei F.lli Montinaro, nu fischiu assordante li paralizzau le gambe e le - Mimma: “Me pare de quarche avvocatu!” cosce... - Tetta: “Cine quiddhu ca tene la muiere tisa, tisa, ca non saluta mancu se te sbatte susu?” - Tetta: “Sangu! Ci ete?” - Mimma: “Sine, quiddhu ca te mostrai sullu giornale, ca face concorrenza allu Maurizio E guardandu a rretu, vitte lu cumandante!” - Lu ...mandante: “Signora e signorina, prego favorire patente, libretto, casco, cintura e bollo!” Costanzu pe la pubblicità delle camise! Sine quiddhru ca nu se bbinchia mai!?” - Mimma: “Voi puru, lu Gruppu Sanguignu? È veru ca face caudu! Ma cu fissi e sinti cusì gio- - Tetta: “E dhra casa de ci ete?” vane, mancu è bellu! No vidi ca stamu cu la bici, no simu multabili!” - De lu chiu votatu, ammiratu, ma ca alla fine gnenzi ha pijatu! é rimastu de zzitu paratu! Lu ...mandante: “È veru, però ieri marituta, ca scia cu la machina, stia parcheggiatu de strapiz- Armenu pe moi...” zu de fronte allu Marsella e se non cridi, eccu lu bigliettu cu la targa! Quindi osci hai c’appata tie, - Tetta: “E puru muieresa tantu ja fattu pe le votazioni, girandu casa, casa a tutte le ure pe la e la paghi pè ieri e pè oci; pe tie e pe marituta!” consegna delle schede elettorali; forsi scia presentandu puru maritusa?” - Mimma: “Sine fanne ce cazzu voi, e fanne cu sciamu, se no mo ci rruste lu cerveddhu! Addiu - Mimma: “Ma cce dici? Malelingua, linguacciuta!” e lu Signore cu te la rrenda!” - Tetta: “A casa mia vinne a menzatia mentre sta mangiavame pasta e pasuli cu le cotiche de - Tetta: “Mimma, mo sai ce facimu, ci settamu allu friscu quai alla Vituccia, cusì guardamu la maialettu! forsi girava pe lu straordinariu elettorale/” casa cu l’ARCU DE PRATU, ca moi è stata umbrata dalla Villa Carmensita” - Mimma: “Gira de quai, Tetta, ca imu scire versu le viale della Polizia Municipale! Ca aggiu - Mimma: “Pare ca quist’ultima è stata fatta de n’Architettu de origini veneziane!” videre na cosa!” - Tetta: “Percè?” - Tetta: Percé de quai n’cete strada?” - Mimma: “Ca non vidi c’è fice de culuri, intra alla curte te pare na scena de lu Carnevale de - Mimma: “Ah! Ah! Tetta mia de quandu fabbricau la MARESA aprira stu bellu stradone, Venezia!” comu fice tandu Mosè! Lu potere femminile “apre” tutte le porte e li purtuni!” - Tetta: “Se è pe quistu l’architettu de l’Arcu de Pratu ete de ” - Tetta: “Vu! Vu! E sta casa ca non sape nè de mie nè de tie de ci ete?” - Mimma: “E comu mai?” - Tetta: “Ca lu stile Rococò de l’entrata, pare quiddhu de la fiera de Santu Vitu! Ma percé fice doi entrate? Cusì pò applicare lu Codice de la strada puru intru allu sciardinu de casa!” - Mimma: “Ma ci sape comu ete de intra? No te ricordi quandu ci la mostrau? Questo bagno è Biaggiotti! Questo salone è Versacci e questa camera è Giorgio Armando. Ci binchiau de nomi, paria ca sta visitamu lu museu de Parigi!” - Tetta: “Sai ce te dicu! Mena, mena cu venga aperta allu pubblicu villa Carmensita, ca ieu aggiu scire, percé quiddha era nipute della bonanima de ziama e perciò possu trasire pe visita, tie voi cu vieni?” - Mimma: “E cazza, dici ca me la perdu? Tantu alla vita ci se ccuntenta gode!”

Le doi cummari rrivara cussì a casa tutte sudate, ma cuntente percé a Calimera c’ete cazzi pe tutti, sia pe li belli ca pe li brutti! Alla prossima...

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Ð ieu esclamai. mare”, non appartiene solo a questa costa, alle terre intorno ad sciamu tutti allu sedile, - Ce cose suntu quiste quai? - Otranto che furono teatro dell’assalto turco, ma all’intera area ci godimu l’aria fresca Ma ddhu fiju te… sai ce rispuse? del basso Adriatico, terra unica ed unico popolo intorno ad un mare interno e comune. nui volimu tutta la vespra. - Vane te quai e nu trovare scuse. Da questo profondo sentimento dell’appartenenza smarrita di questa istintiva, struggente nostalgia per l’identità lacerata che Alle sette te la sira - E va bene Ð gli ho rispostu, “dura da secoli” come dice uno dei personaggi, muove la tutte le fimmene vanno in fila - Mo sta bbau a n’addhu postu. memoria dell’evento tragico narrato, anche qui simbolicamente, alla Chiesa pe pregare Trovai ieu n’addhu sedile, da una vecchia albanese a due giovani soldati di Melendugno e e lu Signore pe lodare. e ni tissi: - Se quai veni si nu vile! - Calimera, capitati da quelle parti sul finire del primo conflitto mondiale. Beddhe, ruspanti e mai brutte, Ma la parola nu spicciai Dalla voce della vecchia Vlore ritornano così, in un ennesimo trapasso generazionale, le storie di quelle ombre lontane che di quegli eventi furono protagoniste, a rinnovarne le gesta secondo a Calimera su bbone tutte. na pallonata me pijai. un epos classico, in un eterno rimbalzo tra realtà e mito, tra sponda e sponda, nel quale i confi- Passanu sempre te lu centru, - Ma ci è stato? Cu te zzicca na saietta… - ni della storia si confondono con l’invenzione letteraria e il mito rende più autentica la verità. le “stelle” nosce “del firmamentu”. Me rispuse: - N’addhu ancora mo te spetta! In questa oscillazione tra unione e divisione, tra identità ed estraneità, intorno allo stesso mare che sa essere vita o morte e sotto la medesima luna, astro d’argento o falce corsara, sta la storia Ma ncete una curta e grassa Nui vagnuni simu te mondu, intera della nostra terra. Qui e là si viene o si va per vivere o per morire: nel santuario di ca ssimija a na grancassa, te sciucare imu bisognu, Grotta Poesia, per implorare una grazia e offrire un sacrificio o un ex voto ad un dio comune, culu grande, tundu e tisu e sempre quai a fare l’imu o sulle stesse rive, da disperati, fuggendo la fame e la guerra, verso l’ultimo, estremo approdo e lu petto crossu è ‘mpisu. finu a quandu crandi nu ssimu. - di speranza e di libertà, tra le sponde di uno stretto canale che ha segnato, nell’ultimo mezzo secolo, l’abissale distanza tra due universi. Una tragedia dell’umanità, immensamente più grande di quella del 1480, che ci tocca e ci Decolté e minigonna Ieu ncazzatu te animale, coinvolge su questa linea di confine, dove occidente e oriente misurano oggi la possibilità di ca se crite na gran donna ni critai: - Fiju te cane! - incontrarsi, di comunicare, di convivere in questo secolo appena cominciato, dopo i conflitti, i quandu vite ca n’omu arriva E quiddhu poi sai ce fice? muri e gli steccati del secolo appena trascorso. quiddha se atteggia a grande diva. Me mandau a ddhu paise. Remigio Morelli (Assessore Provinciale alla Cultura) Porta incertu lu passettu Poi lu Bobby vae cu rria e allu musu lu rossettu, cu la cumpagna… te “fatia” Trappitari Frantoiani borsa a spalla e tacchi a spillu unu me licca l’addhu me guarda se ne vae comu na “squillu”. ma lu fattu nu me riguarda. Pìamo sti talassa tse kalòceri Andavano al mare d’estate kau ston ijo mi barca quai meri sotto il sole con la barca ogni giorno pìamo na clisùmesta kau sto xoma andavano a chiuderci sotto terra Cu stau a ddhai ieu vulia Ddhu pijanculu te cagnacciu sto trappito olo to scimòna nel frantoio per tutto l’inverno pe godire sta malìa, cumincia gira comu nu pacciu, e nu sedile ieu cercai ieu na cosa nu capia ‘E torùsamo mai ta ‘stèria Non vedevamo mai le stelle cu me ssettu propriu a ddhai. ca cu piscia quiddhu vulia. ‘en estèamo mai ma ta ciùria non stavamo mai con i padri pedìa o jineke ‘en gapusamo figli o mogli non amavamo Eccula quai la panchina, Ma nu fattu me ncuriusau, sa lifrapòndiku polemùsamo come talpe lavoravamo ci ssettamu finu a ssira. quando l’anca doi fiate azzau. ‘en iche ciuriacì, nitta o mèra Non c’era domenica, notte o giorno Ma nu pacciu te ciclista Ma oramai era sciuta, stu linnu iche panta i lumèra nelle lucerne c’era sempre fuoco se critia ca stia in pista. intra la scarpa me l’ia rrenduta. o gratti mai ‘en etzìgranne il letto mai si raffreddava iche is eskònnato ce is èplonne c’era chi s’alzava e chi dormiva E nu basta, nun è tuttu! Li picciuni, mancu è giustu, Ena mulo i macina na votìsi Un mulo la macina a girare ca te capu hannu passare ena petzi t’ammàddhia nu klìsi un straccio gli occhi a bendargli propriu quandu hannu cacare. na min empàccezzi sto lèsi per non farlo impazzire nel macinare jati este pànta na polemìsi perché stava sempre a lavorare - Beh, alla villa aggiu scire, Vròmitze skèmmata tse animàja Puzzava di sterco d’animali cussì li guai pozzu lenire. - sti cucina marèane panta pasùja in cucina cucinavamo sempre fagioli Ma purtroppu era quella iche u linnu pu kannò kànnane c’erano le lucerne che fumo facevano na sciurnata te vera iella. i tànfa tse alài otikanè gòmonne il tanfo di olio tutto riempiva

Atto sciakùddhai olon isa o skìddho Del folletto d’improvviso l’urlo i nitta ma se tzùnna sa tse scìddho di notte ci svegliava come di lupo attu mulu i kuda demèni vrìskamo del mulo la coda legata trovavamo ma na stosùme sto gratti o kànnamo ma per stare nel letto lo facevamo

Sa dannài ecì kau polemùsamo Come dannati là sotto lavoravamo varèu saccun alè fortònnamo pesanti sacchi d’ulive caricavamo petàlu gomàu alài pèrnamo vasi pieni d’olio portavamo mala paissia tse lustro nàttamo. grandi paesi di luce accendevamo. Gianpio Murrone già sistema ANTIQUARIATO nu porcedduzzu pe la cena mentre Dosy li prepara Antonio Tommasi Antonio Tommasi Specialisti in bella e dolce na frittata! RESTAURO LIGNEO Auguri agli sposi dalla Kinita! E CONSERVAZIONE DORATURA - FOGLIA ORO

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Una sera al Ghetonia: all’Annuncio Matrimoniale...

MARAMEO A TUTTI! Cari lettori della Kinita, qualcuno, tempo fa, ci ha letto il manifesto che esortava ad inviare al giornale contributi “freschi”. Così abbiamo pensato che un contributo più “fresco” del nostro, che abbiamo in media due anni, nessuno lo poteva fornire. Siamo, Gaia (matricola), Marta (fagiolo), Giuseppe (matricola), Veronica (fagiolo), Ilaria (matricola), Gloria (matricola), Mauro (fagiolo) ecc. ecc., insomma, siamo gli allievi più piccoli del Micronido Marameo e vogliamo in poche righe salutare i nostri compagni “anziani” (tre anni n.d.r.) che da settembre prossimo passeranno nella scuola materna. Si, perché qualche giorno fa gli “anziani del Micronido: Leonardo, Fabiola, Chiara, Giannino, Beatrice hanno brillantemente superato l’esame conseguendo a pieni voti la … Microlaurea! Wow! C’è stato pure il bacio accademico del Magnifico, Altissimo (?) Rettore … zia Katia, del vice Rettore … zia Romina e del Presidente Onorario dell’Ateneo … nonna Lella, davanti a un folto ed affezionato pubblico di genitori, parenti assortiti, amici ed ex allievi. Loro, i microlaureandi, erano tutti seri ed orgogliosi, vestiti in “toga e tocco” e con la “tesi” Andrea e Giovanna finalmente sposi! stretta al petto piena zeppa di foto, motti ed episodi tra i più significativi del loro … corso di studi al Micronido Marameo. Il prossimo anno toccherà ad altri fra noi, e, un po’ ci spiace non ritrovare i microlaureati con C’è voluto proprio tanto Ti prometto di portarti i quali abbiamo giocato ed imparato tanto, ma sappiamo pure che qualche volta, mossi dalla il millennio e l’anno santo Di più in giro per negozi nostalgia, loro verranno a trovarci e ci racconteranno di come si sta nella materna, aiutando anche noi a fare il grande salto! Ed ora, vi salutiamo tutti coi versi dell’inno del glorioso Micronido per convincere ‘sti cosi Sottraendo un po’ di tempo Marameo. a riconvertirsi in sposi Ai miei vizi ed ai miei ozi tanto bene ci vogliamo tanti giochi noi facciamo son passate le stagioni Poi sul piano culturale, però, intanto che giochiamo le invernate e i solleoni Come tuo devoto sposo tante cose noi impariamo è caduta l’acqua a secchi La promessa intellettuale: questo nido è un Ateneo sopra questi ciucci vecchi Meno cinema palloso e si chiama marameo! ma alla fine, nel duemila Ti prometto Giovannella dopo tanta e lunga fila Di mangiare un po’ di meno è arrivato il turno loro Per aver la vita snella e han chiamato pure il coro E non batterti… …di seno Kinita Films mentre tutti gli invitati Ti prometto come Andrea li guardavano estasiati D’esser meno smemorato Le nuove avventure di Mister Bean con Maurizio Sciurti per poter ben celebrare E di ricordarmi sempre Desaparecido con Antonio Giammarruco il gran rito sull’altare. Quando e dove ti ho sposato Svegliati Ned con Andrea Aprile Sangue vivo con Donato Tramacere Già vediamo l’avvocato Ti prometto come Mayro Returno to me con Ottavio Dimitri Rinnovare le promesse Di viaggiare insieme sempre Tacchi a spillo con Tetta Toppant rra Che per anni ha recitato Siamo stati pure al Cairo, Festen con Domenica e Vito Giannone Sempre quelle, sempre le stesse sui cammelli e sulle… …Tempre Tutti gli uomini del Presidente con Luigi Radicone Lecce — Milano solo andata con Adelmo Bray Così si arma di coraggio Ti prometto come Aprile The patriot con Simone Longo E un decalogo proclama, Che sarò il tuo trapanino Il terzo uomo con una dolce signora Conoscendo il personaggio Sempre cariche le pile, Sci sci con Carmelo Pirich cchi Sospettiamo già la trama sempre acceso l’accendino Momix con Stefano Mazzotta Nemico pubblico con Alex Ti prometto mia consorte Ti prometto dolce sposa Patto dei lupi con la lista Arcobaleno Che starotti sempre a fianco Che per me non sarai oggetto Cosa so di lei al primo sguardo con James Leone Nella buona e nella mala sorte Sarai la più bella cosa Solstizio d estate con Checco Costantini Non ti manderò mai in bianco Da tenere dentro il letto C eravamo tanto amati con Antonio Signore e Enzo Garrapa La pizzicata con Elisabetta Turco Ti prometto che le altre Ed infine ti prometto Io le guardo poco e niente Dal profondo del mio petto Uccelli di rovo con Ivan Santucalimera Forse al massimo le tocco Che anche quando te la ... L arringa con Giuseppe Capuccinu Però superficialmente Avrò il massimo rispetto Liberate i pesci con Enzo Capirizzu La grande abbuffata con Luigi Censip cura Ai carissimi sposi gli auguri della Kinita (…gli amici ringraziano Giovanna!!!) T pota con Vito Montinaro Un uomo venuto da lontano con Massimo Corvino Così ridevano una volta Dottor Stranamore con Renato Colaci Una madre, tessendo al telaio, ricorda di aver messo sul fuoco la caffettiera napoletana e quindi manda la figlioletta dal marito per dir- gli di capovolgere la caffettiera per far colare il caffè. La bimba va dal padre che, nel cortile, stava sistemando il mozzo alla ruota della Vacanze romane con Luigi Gemma tranèlla: Fotofinish con Antonella Signore - Tata! Tata!… Disse la mamma cu culi lu caffè! – - Va bene… dìlli alla mamma ca mo’ me llàvu le mani e poi lu culu! – Imputato alla sbarra con Antonio Mi

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CONFIDENZE TRA DOI CUMMARI ALLU MERCATU ... “Ei cummare Tetta! Quantu tempu ca no ci vidimu! A casa ce faciti de beilu, tie comu stai?” Ogni matìna, sorte mia, Arriva in sella alla sua bicicletta “leu stau bbona grazie allu Signore, ma de notte li problemi no mancanu, cummare Lucia se ccòjene annànzi la panetteria! e li sbava de retu lu Cannoletta! mia!” Stànnu ssettàti de le 12 allu friscu: Ma fai attenzione, cara mia, “Vu, vu, se nu su indiscreta, è successu quarche cosa de particolare?” cummare Tetta la pig- Alberto, Laura, Cristian e Frangìscu. manca quarchedùnu de la cumpagnia! ghiau è sutta razzu e la scostau de parte cu no senta la gente; ma la cummare Lucia, depressa li disse: - “Te visciu pensierusa!” “Voglia di lavorar, saltami addosso!” Manca un tal “Còcula da Calimera” “E cummara mia, però quiddhu ca te sta dicu nu lu dire a nisciunu ....” “Dimme, dimme nu Ma chi passa si ferma, a più non posso. sempre con elisabetta e Marbella nera, te preoccupare. Se sciùngene quìddhi de l’àuddhe putèche: informato su tutti i fatti del Comune: “De quandu cuminciau cu face caudu, la notte lassu la finestra de la stanza de liettu aperta in Cernia e Blu Note (Re delle Discoteche). è un fiero crociato anti-zzappùne! modu cu potimu dormire nu pocu.” “Quistu è tuttu lu problema?” “Pierluigi, sbrigati! Dalle la puccia! In prima fila in ogni riunione, “None, none lu fattu ete ca comu pigghiu sonnu comu sia ca tengu n’incubu o me pare ca Grida la Laura, che fatica comu ciuccia mandàu fancùlu li consiglieri de core! sta visciu a n’ sonnu.” “voi non capite, sono a dieta costante, Miei cari amici, questa rima è sincera, “E cu stu sonnu ce vidi de particolare cummare mia!” ma sèrvule e gelati io sbafo all’istante!” percé quìsti sù lu futuru de Calimera. “Lu particulare ete quistu, però citta cummare Lucia, ca no voiu cu lu saccia nisciunu...” “Dimme, dimme e statte tranquilla..” “Stàtte citta, ca nò capisci nu mazzu!” Dàmuli tutti fiducia e coraggiu, “Quasi ogni notte me pare ca quarchedunu me possiede” Grida lu Cristian, delicatu fioraiu pazzu cu lu mottu “cala pane ca te mangiu!” “Possibile!” “Fatìu e scherzu tuttu lu giurnu aqquà, e in griko... come disse Mao... “Sine cummare”. sperandu ca quàrche fìmmena m’amerà!” “...Pèse kulùmbo ca e na se fao!” “E dimme, c’è bbede ca succede quandu sta vidi a n’ sonnu!” “Succede de tuttu, te dicu de tuttu, ete la stessa cosa comu quandu marituma no se ritira Ncète poi doi àuddhi bei cidòni: straccu e mbriacu; cu la differenza ca a marituma li piace cu vascia de nanti, a quistu ca Laurea visciu a n’sonnu, li piace cu vascia de nanti e de retu!...” Colella e Speranza, maghi de riduzioni. Discutendo la tesi “La testimonianza nel “U sorte mia! E menu male ca ete sulu nu sognu... Ma tie hai pensatu ci pote essere?” “leu Uno è provetto commercialista, l’altro è sempre pronto a mettersi in lista. Codice di Procedura Penale del Cile” - pensu ca ete lu diaulu, cummare mia! Però no su propriu sicura, percene cummare Lucia no Relatore prof. Piermaria CARSO, si è me dai nu cosiju?” laureato con 110 e lode in Giurispru- Dimme comu possu fare cu me lliberu de sta cosa e cu capiscu se ete veramente lu diaulu!” Riduzioni e omaggi per ogni circostanza: denza presso l’Università di Parma il “Tie cara cummare, la prossima fiata ca te succede, cerca cu li tocchi la frunte cusì senti se ma la discoteca non ìnche la panza! Dott. ANTONIO LUIGI DEL SOLE. Lo stesso è vincitore del Concorso per il tene le corna, percé se tene le corne tocca cu chiami nu prete esorcista cu te lleva stu nfasci- De quàrche giùrnu ncè n’àuddhu acquistu “son figlio di Niceta, clan Capirìzzu! Dottorato di Ricerca in Sistemi Giuridici nu!” All’addhu giovedì, le doi cummari se incontrara ntorna allu mercatu settimanale e la e Politico-Sociali comparati presso cummare Lucia, ca sta friscia pe la curiosità, li domandau: - “Cummare Tetta, ci suntu novi- l’Università di Lecce. Al neo-dottore la ta?” - “Mah! Ieu agiu fattu comu tie m’hai dittu, però le cose se su complicate de cchiui....” - Sono Marco ed ho la mente fresca, Kinita rivolge i migliori auguri per l’eccel- “Percene cummara?” - “Ca ieu la frunte li l’aggiu toccata e pe la verità giusta tenia le corne; sùntu nipùte de l’assessore alla pesca!” lenti risultati conseguiti e per ulteriori St’àngulu de Calimera è propriu perfettu successi ricclli di ogni soddisfazione per- la complicazione ete ca ieu non riescu cu riconoscu tra quiste de lu diaulu e le corne de sonale e professionale. marituma!” mò ca nci rrìva puru lu Briziettu.

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Continua con grande partecipazione di bambini “Il Le piccole e brave allieve della Palestra TAIJA Riceviamo e pubblichiamo la foto della squadra di Parco Robinson” organizzato come ogni anno, SPORT & FITNESS, preparate dalla maestra calcetto “PASTA FRESCA E MACCARRUNI” gui- dalla Amministrazione Comunale e dalla Patrizia Rucco. data dal Capitano “MONZA” BOSS DELLA PADA- Associazione Il Dado. L’Associazione TAIJI SPORT & FITNESS, presen- NIA. Con una frequenza media di 120 bambini, così te a Calimera da vari anni in via Gorizia, oltre alla come si evince dalla foto, si svolgono attività di danza propone altre attività della difesa personale animazione programmate dagli operatori della all’aerobica, dal Body Building alla ginnastica este- locale LUDOTECA. tico-dimagrante, cercando sempre di contribuire, in Settimanalmente si svolgono anche dei pernotta- maniera armonica e completa alla formazione fisi- menti in tenda nel bosco “Lu Tuzzu” con la parteci- ca e culturale dei giovani pazione di rappresentanze dei genitori dei bambini ospitati nel campeggio notturno.

Teatro Popolare A.S. Basket Calimera

Champagne, torta alla parigina cu la Torre Eiffel pe la sposina Torna in scena il gruppo teatrale “La Bottega di Cercasi sfidanti Arturo” per proporre all’attento ed esigente pubbli- I piccoli grandi campioni dell’A.S. Basket Calimera mentre l’Antonio emozionato co calimerese un’opera inedita di William (anni 1989-90) sono da 2 anni imbattuti e dopo disperato cercava un buon gelato... Fiorentino “E all’ottavo creò la socra”. È stato un aver vinto il Gran Premio Minibasket svolto l’anno Agli sposi gli auguri della Kinita successo! scorso a Maglie, si sono ripetuti quest’anno a Martano. Inoltre, a Dicembre 1999 hanno vinto un Torneo a Serata di danza Lecce che vedeva anche la presenza della squa- è dra del Mesagne (società militante in C2); a Maggio 2000 si sono affermati nel quadrangolare svoltosi al campo Coni di Lecce battendo Nardò, Galatina e Lecce. Complimenti e auguri dalla Kinita.

DIZIONARIETTO - COGNATA (nubile) - donna creata… te na costula te muierata. - DIARREA - fenomeno corporale… ca te zzicca quando a scire cu pachi le tasse! - FAMIGLIA - comunità in cui tutti comandano… e nu fessa sulu ca ubbedisce: lu sire. - FEMMINISTA - donna che è diventata… nu masculone. Brillante è stato il saggio di fine stagione, la serata - FISCO - entità astratta… ca te spoia concretamente. per la danza organizzata dalla locale palestra - LETTO - fedelissimo depositario… te li meiu segreti toi. “DANZA & CO” di Annalisa Malinconico. - VULCANO (attivo) - la bocca di una donna… quando ni tice nu saccu COLTO AL VOLO Un grande applauso alle ballerine e ai ballerini. e na sporta a lu maritu.

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Brizio Candelieri, incurante delle onde elettromagnetiche, si farebbe in quattro per avere sulla propria abitazione un antenna della Tim, della Omnitel, dell’Infostrada, ecc. ecc.? (basta ca pagane!)

Enzo Garrapa ha scoperto finalmente chi passa ai redattori della “Kinita” le notizie sul suo conto? (Giuda ... Giuda Iscariota!)

Lucia e Sonia, le belle commesse della Canon, sono state contattate da Paolo Bonolis per fare le veline alla prossima edizione di “Striscia la notizia”? (E mo’ ci nci face le fotocopie ... lu Brizio Scintilla?)

Dopo il susseguirsi di cedimenti dell’asfalto, qualcuno ha ribattezzato la Via Garibaldi in “Via delle catacombe di San Callisto”? Casina Picicco (Avrà forse visto quel reperto archeologico di Vito Marra mentre sale affannosamente le scale della Biblioteca?) Ricevimenti, Cresime e Comunioni in campagna Per informazioni rivolgersi a BRIXIA Via del Centenario - Calimera Il fruttivendolo Carlo Maggiore (zona 167) ha investito un grosso capitale per una insolita e stravagante collezione di “cucuzze omamentali”? (De dhù te vinne sta passione, Carlu miu...prima li pampasciùni e mo’ le cucùzze?) GLOSSARIO SOLARE Il barbiere Antonio Silio, che da due mesi si è trasferito al mare, ogni mattina, prima di LISTA “IL SOLE”: preparata da tempo adeguati (come, per esempio, un elicot- venire a Calimera ad aprire il salone, fa un’ ora di pesca al pesce bianco? Orate e saraghi da (vedi libro “Pame sti mesi”, ossia tero validamente pilotato…), maldestra- tre chili in su! (Menu male ca dorme a mare ... cusì armènu la sira nci ddifrìsca la capu!) “Andiamo in piazza”… del sole!), nono- mente sospinto da Dedalo domatore di stante gli infausti presagi (eclisse di sole creature cornute, tentava - il meschino - Andrea del Bar Vittoria, che è ancora convinto di saper giocare a pallone, non appena tocca dell’11 agosto 1999) puntualmente avve- di innalzarsi al disopra del labirinto delle la palla si infortuna? Per giustificarsi va dicendo: “Cosa c’ è di strano? ... Mi sono infortu- ratisi nella eclisse del suo capolista - che sigle (CDU, CDL, CCD, MSI, FI, AN, nato come Del Piero! (Facivi mèju cu minti sensu ... salute!) si era fatto da parte nel febbraio 2000 - FUAN...). faticosamente emergeva dalle brume Dall’eccessivo calore dell’astro non Brizio Giammarruco, con la creta, ha fatto il ritratto a mezzo busto a Paolo Dimitri? Pare, invernali, per rivelarsi, infine, per quello giungeva a proteggerlo nemmeno una però, che in fase di cottura inspiegabilmente “zzumpàu lu kòkkalu de capu !”. (E ce voi che in realtà era, cioè un misero sogno di ninfa aerea in forma di nube “rosata”... e caru Briziu?- No’ sapìvi ca a 1000° tuttu dhu cervièddhu scia in escandescènze!?) mezza primavera! I sogni svaniscono precipitava infine in un gelido (zichrò) all’alba... abisso di voti perduti... Un nutrito e colorato gruppo di rappresentanti del gentil sesso va ogni pomeriggio a piedi fino alla “salita de li pacci”, per smaltire qualche caloria in vista “de li bagni a mare”? Si AURORA BOREALE: dopo una notte UN FREDDO RISVEGLIO PER BIA- dice però che marciando, marciando si passino una con l’altra ricette di dolci vari! lunga sei mesi, il sole impiega tre mesi a GIONE ZICHRO’: voleva emulare i (Dalla marcia dello “zuccotto” alla maratona del “pasticciotto”!) sollevarsi appena fasti regionali del suo antico amico sull’orizzonte e poi comincia la fase del Brizio Aprile... e ha mancato anche il L’aitante Giovanni Capirola è stato ingaggiato (per una presunta somiglianza) dall’attore tramonto che dura altri tre mesi. A traguardo dello scranno comunale, che Raul Bova come sua controfigura? Naturalmente il bel Giovanni già sognava scene d’amo- Calimera, invece, “Il Sole” ha avuto aveva ripescato (dal gelido abisso) 4 re con bellissime attrici... e invece era stato ingaggiato solo per le scene delle mazzate. (Li un’alba lunga e tormentata, ma un rapi- anni fa! corpi ca se buscàu!) dissimo tramonto. Parodiando il titolo di un libro svedese: “Ha brillato una sola ARABA FENICE: creatura mitologica Il giovane rampollo Fabrizio Montinaro (della famiglia dei Bazar) si fa acconciare i quattro primavera” (scarsa…). che rinasceva dalle sue ceneri. La fiam- capelli che ha dalle esperte mani di giovani ragazze parrucchiere? (Cu la speranza ca, insie- ma calimerese di AN, invece, si è ince- me alli capìddhi, li fannu crìscere quàrche auddha cosa!) ICARO E “IL SOLE”: senza mezzi nerita da sola. Il Presidente del Comitato Zona 167, Luigi Colinci, oltre che per la sua passione per le api è famoso anche per la sua grande distrazione? Si dice che un giovedì sia stato visto passeg- giare al mercato settimanale con le pantofole rosa della moglie, con tanto di piuma di struz- zo e tacco. A chi gli chiedeva spiegazioni, Luigi rispondeva: “Me chiamàra certi amici e ... Dopu tante levatacce... nah! ... me nfilai la prima cosa ca trovai!” su rrivate le Beccacce Turdi, Quaie e li Faggiani TRIBUTI DA PARTE DI TANTI AMICI Kinita 2000 DELLA KINITA, CHE RINGRAZIAMO CON pe li cacciatori veterani. SIMPATIA. DIRETTORE RESPONSABILE Questa redazione, nel riferirsi a fatti o a persone, Rocco Montinaro ha inteso esclusivamente trattare tutto sotto forma Massimu fotografa gli uccelli HANNO COLLABORATO di innocente scherzo, lungi da qualsiasi pur mini- Giovanni spara ai fringuelli Franco Corlianò - Giuseppe Corlianò ma punta di scherno o di offesa, convinta dell’in- Brizio Giammarruco - Brizio Marra telligenza e del buon senso dei lettori. Cesario sorveglia bene i cani Antonio Giammarruco - Antonio Greco Fotocomposizione e stampa che non si mangino i faggiani! SONO PERVENUTI INOLTRE ALLA DIRE- ’AGM s.r.l. - Zona Industriale Lecce ZIONE DEL GIORNALE SCRITTI E CON- Tel. 0832/240949

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Costruzione e Gestione piscine 73021 Calimera (Le) - Via Verdi • Tel. 0832 875438 Fax 0832 876063 Segni superstiti della grecità in ambiente rurale

Se il campicello aveva la forma rotondeggiante, il contadino di e di Castrignano chiamava la sua proprietà “stranghilò” o “stronghilò”, mentre se l’andamento di una strada di campagna o la forma stessa dell’appezzamento non erano rettilinei si diceva “Stravuddhi” o “alli stravuddhi” (dal greco “stra- bos” = storto). Se la campagna era invece infestata di rovi o di arbusti selvatici, la località veniva chiama- ta “Lapistrà”, da cui la Masseria Lapistrà, in feudo di Martano. I termini “Spilò” e “Mangoni” individuano invece i luoghi posti in altura, intorno a Soleto, infatti, tro- viamo ancora alcune unità parcellari riportate in Catasto con questi toponimi, terreni appena rialzati rispetto alla campagna circostante. Significativi sono inoltre i toponimi “Caloveri” e “Patera” che rimandano ad ordini religiosi o a sacer- doti che probabilmente possedevano quelle proprietà. Tra Soleto e Sternatia, la Masseria Caloveri, un interessante esempio di masseria fortificata, presenta tracce di affreschi che farebbero pensare ad una grossa proprietà o addirittura ad un insediamento di monaci greci (calogeri). “Malòpera” o “Malopra” (termini che possono avere il significato di estremità o fine) è il toponimo di una masseria posta sul confine tra l’agro di Martano e quello di Calimera. Nel fondo “Lacanare”, in feudo di Martano, si coltivavano probabilmente verdure, mentre nel fondo “Acriddi” vi erano certamente degli olivi selvatici, altrove chiamati olivastri o “termiti” o “termititi”. Dal cognome o dal mestiere del proprietario del fondo spesso prendeva il nome la località o il fondo stesso. Troviamo allora il fondo accatastato col termine “Zuccala”, diffuso in territorio di Martano e di Calimera, che può significare persona che fabbricava pentole di argilla cotta oppure fondo con terreni argillosi. Abbiamo poi le contrade denominate “Vasilicò”, “Ciponaro” (giardino pieno di ceppi), “Freuzzìa” (piccolo pozzo), “Zuddinò” (fondo di proprietà di un abitante di Zollino), “Carvunà” (fondo dei carbonai), termine diffuso in territorio di Calimera, dove la produzione del carbone è stata attiva fino a pochi decenni addietro. Il fondo “Varelari” era certamente di proprietà di fabbricanti di barili e di botti. Nel fondo denominato “Sitarà” si coltivava certamente il grano, mentre il fondo denominato “Carra” “La lingua”, ossera Silvio Piccardi, “pur costituendo effettivamente un cemento potente di autoidenti- doveva appartenere ad un costruttore di carri o ad un carrettiere. ficazione etnica, perché è lo strumento principale della trasmissione culturale, in campo geografico si Questi sono i toponimi più comuni e diffusi in tutta l’area dell’attuale Grecìa Salentina, ma numerosi manifesta più che altro nella toponomastica”. altri testimoniano la presenza di popolazioni di origine greca su questa area di grecità residua, ne riportia- Infatti, per definire i confini geografici dell’area ellenofona di Terra d’Otranto, quando ormai della mo alcuni che riteniamo significativi per una definizione geografica dell’area maggiormente interessata cultura, della religione e della tradizione greca non resta più nulla e del dialetto ne conservano la memoria dai flussi migratori dalla vicina penisola balcanica in epoche passate, da quel processo di bizantinizzazio- soltanto poche persone anziane, bisogna affidarsi soltanto alla toponomastica, che sembra essersi cristal- lizzata soprattutto in ambiente rurale ad opera di una classe sociale che con la terra ha avuto un rapporto ne dell’Italia meridionale, cioè, che ha lasciato segni profondi sul territorio, un territorio che si manifesta continuo e duraturo, mostrandosi quasi sempre indifferente alle mode che hanno interessato la città. sempre più come specchio di azioni umane, di processi insediativi e di vicende storiche di grande portata. Si sono evolute le tecniche colturali e sono cambiati certamente i sistemi di sfruttamento del suolo, Basta uscire dai confini di quest’area centrale della Penisola Salentina per vedere come questi termini di sono scomparse molte delle colture tradizionali e molte proprietà non conservano più i confini originari, è origine greca diradano notevolmente, per scomparire quasi del tutto proprio man mano che ci allontania- stata modificata la rete viaria e molte nuove strade hanno cancellato l’andamento di antichi percorsi, ma mo da quella che ancora oggi può essere definita l’area della Grecìa Salentina. la maggior parte delle località rurali conserva l’antica denominazione, che, spesso, è esplicativa non solo “Farì”, “Ferulli”, “Dannapetì”, “Fardinacìa”, “Culataro”, “Ferula”, “Corollaci”, “Fitìa”, “Croperà” di caratteri morfologici e di colture non più praticate, ma spesso ne ricorda il nome o il soprannome del- (luoghi pieni di letame), “Corafito mega” (campo grande), “Catumerèa” (luogo basso), “Colimerito” (abi- l’originario proprietario, il suo luogo d’origine e, anche, il mestiere che praticava. tante di Calimera), “Caldaronasi” (fabbricante di caldaie), “Colacrì” (felce), “Cioperà” (che produce cap- Segno che si è impresso nel territorio, testimonianza significativa del processo di umanizzazione, peri), “Ciponorco”, “Cirianò”, “Cinùrio”, “Chianuddri” (piccolo e pianeggiante), “Catafàno”, delle dinamiche storiche e delle vicende insediative di un popolo, la toponomastica diventa documento e “Cardomito”, “Blaìe”, “Blaìse”, “Avinari” (che produce avena), “Anghelona” (luogo dove si fabbricano come tale costituisce un patrimonio che va recuperato e valorizzato. vasi), “Calamèria” (terreno buono), “Ampicaieri”, “Absite”, “Angunari” (vi si coltivavano cetrioli), Non soltanto grossi insediamenti rurali o proprietà fondiarie più o meno estese, ma spesso singole “Aniftò” (aperto) e poi tanti altri dal significato dubbio. Studiarli tutti ed estendere la ricerca su altre aree unità parcellari le troviamo accatastate con un toponimo di origine greca, toponimi che delineano general- del Salento dove la presenza di popolazioni ellenofone non è documentata potrebbe contribuire ad una mente antichi aspetti del territorio e riflettono pratiche colturali ormai scomparse. La frequenza di fitoni- definizione geografica anche dell’area di grecità estinta, argomento, questo, ancora ampiamente dibattuto. mi, per esempio, riflette la significatività delle colture legnose, così, con riferimento a originari boschi di leccio, troviamo la masseria “la Lizza”. Alla coltivazione del gelso, un tempo diffusa nelle campagne di Prof. Antonio Costantini Carpignano, Corigliano, Castrignano e , è legato il nome di una località in feudo di Corigliano, che nelle carte catastali viene riportata con il termine grico “sicaminea” (dal greco sykaminèa, che significa gelso). Dove invece predominava la presenza del pero selvatico (pirazzu), le unità parcellari vengono riportate con il termine “Appidè”, da cui la Masseria Appidè, in feudo di Corigliano e la contra- da “Appidèa” a Zollino e “Appitèa” a Sternatia. “Ampelì” e “Ampelaci” sono invece toponimi riferiti ad alcuni appezzamenti di terreno dove si coltivava la vite. Una contrada in feudo di Sternatia è denominata “Ampeja camena” che significa “vigne bruciate”, e un’altra ancora “Ampeja palèa” per indicare che in quel terreno c’erano delle vigne molto vecchie. Ancora a Corigliano, centro della grecità estinta, dove le campagne sono state sempre molto fertili a causa di avvallamenti che spesso s’impaludavano (da ciò il S.A.R. toponimo Padulano), doveva essere diffusa la coltivazione del carciofo, e proprio da questa pianta pren- dono il nome alcuni appezzamenti di terreno registrati con il termine grico “ancinari” o “ancinarèa” (car- Società Auto Riparazioni s.r.l. ciofaia). L’albero di giuggiole (nel dialetto salentino scisciule), pianta molto diffusa nel Salento, ha dato il nome a molte unità particellari del territorio di Martano e di Corigliano, che in catasto vengono riportate con il fitonimo “zizzivè” o “zizivèa”. OFFICINA AUTORIZZATA OPEL Molti toponimi sono invece esplicativi dei caratteri geomorfologici del terreno, caratteri generalmente negativi, che il contadino del posto, come se avesse voluto esprimere il suo risentimento verso una terra inospitale e repulsiva, puntualizza con disprezzo, proprio come si fa quando si usa un soprannome per ¥ Assistenza e diagnosi elettronica mettere in risalto i difetti di una persona. Si fisionomizza allora un terreno pietroso, difficile da coltivare, appena adatto a colture di sussistenza, usando il termine “litarà” o “lisarà” (che in greco significa luoghi ¥ Montaggio e ricarica climatizzatori pietrosi) molto frequente in territorio di Martano, di Zollino e di Sternatia dove le campagne sono domi- nate dalla roccia affiorante e l’uomo dei campi ha dovuto sudare per strappare alla pietra fazzoletti di terra. L’improduttività del terreno viene esplicata pure dal termine “agonelle” o “placure” o “placuse” (dal greco plaka = lastra di pietra), da cui “dolmen placa”, nei pressi di Melendugno. Ma anche “foderà” (dal greco foderò) significa, anche a parere del Rohlfs “roccioso” e, infatti, tutto il pianoro della “Serra del Foderà” non è altro che un’ampia distesa dominata dalla roccia affiorante che si estende tra Martano e Martignano, con la masseria Foderà che ne occupa la parte centrale. La presenza di un’aia o di una capanna o di una costruzione trulliforme in pietra a secco è sufficiente per distinguere una proprietà, ma l’aia fisionomizza pure il tipo di coltura prevalente. Piccoli appezza- CALIMERA menti sfruttati per la cerealicoltura sono provvisti generalmente di un’aia e di un pagliaio, allora il conta- dino della Grecìa chiama il suo campicello “alonaci” o “alonai”, che significa piccola aia, oppure “alo- Via D. Palumbo, 65 gna” (le aie). Tel. e Fax Dalla presenza del lentisco, pianta tipica della macchia mediterranea, prendono il nome la Masseria 0832 / 873069 Scineo, in feudo di Melpignano e alcune campagne in agro di Martano.

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