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Diaridicineclub@Gmail.Com Guido Fink _ n.3 Anno VIII N. 76 | Ottobre 2019 | ISSN 2431 - 6739 Produzione Guido Fink: quel bam- Viene dopo quelle sulle bino vecchio che sa- emozioni, sulla critica, peva Via col vento a sul pubblico, sulla let- tura, ma una riflessione memoria sulla produzione cine- Con Guido Fink, scom- matografica è tutt’altro parso a 84 anni appena Alberto Castellano che secondaria, anzi in compiuti lo scorso 7 qualche modo ricuce gli agosto, tre anni esatti argomenti precedenti se non altro perché è la dopo il suo inseparabi- fase primaria quella senza la quale non esiste- le amico Lorenzo Pel- rebbero i film. Stavolta però il “tormentone Nuccio Lodato lizzari, la cultura italia- enunciativo” si moltiplica e comporta più im- na ha perso uno dei plicazioni visto che la filiera produzione-di- suoi maggiori esponenti. La critica poi – quella stribuzione-esercizio è un meccanismo tecni- letteraria, teatrale e filmica- un‘autentica pun- “A volte ritornano” di Pierfrancesco Uva co e organizzativo complesso prima di arrivare ta di diamante, nonostante il tristissimo, invo- alla collocazione del prodotto (il film) nelle sa- lontario silenzio per tragici motivi di salute, le, alla visione per il pubblico. E allora poiché le Dario Franceschini protrattosi a lungo nell‘ultimo periodo della componenti del processo sono tre la solita do- torna alla Cultura e sua esistenza. Fortunatamente e insieme pur- manda si pone per ognuna rispetto alle altre troppo, Guido ha infine potuto essere libero due: “chi produce per chi”, “chi produce cosa”, Turismo e conferma dal vincolo spietato di una prigione inevadibile: “chi produce per quale distributore”, “chi di- la malattia che lo aveva colpito nell‘esplicazione stribuisce per chi”, “chi distribuisce per quale la sua svolta: la cultu- delle sue più alte e nobili facoltà, le intellettua- esercente”, “chi programma cosa”, “chi pro- ra al mercato li. Ma del suo lavoro e della relativa, abbondan- gramma per chi” e ce ne sarebbero altre di do- tissima produzione, il proposito è quello di oc- mande. In realtà il rapporto tra i tre protagoni- La mercificazione del patrimonio cuparsi in un eventuale contributo successivo. sti (produttore, distributore ed esercente) culturale Interessano qui maggiormente alcuni meno sarebbe estremamente semplice dal punto di noti risvolti di profonda umanità. Enrico Fink vista della successione e della fisiologica gra- Il ritorno del Ministero per i beni e le Attività dualità delle tre fasi. Una volta lo era e oggi sul- Culturali con delega al Turismo, ruolo che ave- la carta lo sarebbe ancora ma in sintonia con i va già ricoperto nella scorsa legislatura, noto vari cambiamenti epocali e globali che hanno per averci lasciato la peggiore riforma dei beni investito anche il cinema con gli effetti e le de- culturali e del cinema che si ricordi, lo stesso rive affrontati negli interventi precedenti, si è che ha decretato ufficialmente la mercificazio- tutto maledettamente complicato in parte per ne della produzione artistica e del patrimonio una oggettiva difficoltà di mantenere l’essen- culturale. Afferma Stefania Brai, oggi occorre zialità dell’interazione del passato, in parte per cancellare la legge sul cinema che porta il suo i ricambi generazionali nelle rispettive catego- nome e sostenere le opere e gli autori e non le rie con operatori non all’altezza di quelli prece- imprese; bisogna ribaltare i criteri di finanzia- denti e per la miopia e spesso una conoscenza mento pubblico portando all’85 percento quelli pressapochista di un mercato sempre più com- «selettivi» – cioè ai film d’autore, all’associazio- plesso, basandosi spesso su proiezioni, previ- nismo culturale, alla formazione, ai festival, sioni in alcuni casi smentite dal box office. Il all’editoria cinematografica, eccetera – e solo il problema è che da anni il cinema italiano ha resto ai cosiddetti «automatici», cioè al merca- Guido Fink (1935 - 2019) perso un’identità anche dal punto di vista di to. Vogliamo una legge che, pur tenendo conto quel sano dualismo: da una parte il cinema delle nuove tecnologie metta al centro le sale (n. 1969), figlio suo e dell‘inseparabile consorte commerciale, dall’altra il cinema d’autore. An- cinematografiche e le opere per le sale. Voglia- e collaboratrice Daniela (anche traduttrice di che perché nel tempo si è assistito a uno stra- mo aprire un confronto con il mondo del tea- importanti testi di cinema e letteratura, a co- volgimento del mercato per cui certe comme- tro e della musica per elaborare finalmente minciare dalla monumentale biografia chapli- die fino agli anni ’90 campioni d’incasso hanno una legge quadro di riforma dello spettacolo niana di David Robinson) è un eccezionale perso vistose fette di pubblico mentre alcuni dal vivo; è necessario far tornare istituzioni real- jazzman klezmer, meritevole di notorietà an- film ostici e impegnati(vi) firmati da autori mente pubbliche le fondazioni lirico-sinfoni- cor maggiore di quella che già a piena ragione importanti si sono imposti al botteghino. E che eliminando la mostruosità del pareggio di gli è tributata. Il suo lavoro, anche con Ottavia questo può essere considerato un dato positi- bilancio; vogliamo una legge che riconosca fi- Piccolo e l’Orchestra Multietnica di Arezzo che vo se non fosse che tra i due estremi si è crea- nalmente la dignità e i diritti dei lavoratori del- dirige, è straordinario: non è del resto da tutti ta un’overdose di film di costi, matrici e ambi- la produzione artistica e dei beni culturali; i giorni il fatto che Moni Ovadia indichi con zioni diverse che hanno creato un’impressione vogliamo proteggere, promuovere e rendere calore in qualcuno il proprio erede. Nel 1996 segue a pag. successiva segue a pag. 3 segue a pag. 4 [email protected] n. 76 segue da pag. precedente opere prime (fiction e documentari) interes- “chi distribuisce per chi” (esercente e pubblico) (spesso sbagliata) nel pubblico di serialità, ri- santi cosiddette “di nicchia” ma che il sistema visto che poi entra subito in gioco l’ultimo anel- petitività e una confusione nel momento di che si è venuto a creare ha fatto di tutto per far- lo della catena e distribuzione ed esercizio con- scegliere questo o quello, complice l’equivoco le restare tali. C’è insomma da tempo una dividono miopie e responsabilità e nell’invisibi- per cui alcuni giovani registi e sceneggiatori si quantità di film italiani penalizzati dal fisiolo- lità dei prodotti finiscono per unirsi in un sono accostati ai generi con spocchia autoriale gico scarto che si è venuto a creare tra l’offerta mortale abbraccio. E allora l’ultimo tormento- e alcuni autori sono stati condizionati dalle di cinema in generale (da anni sono molto di ne “chi programma cosa” e “chi programma produzioni a strizzare di più l’occhio al merca- più di una volta i film americani, europei e altri per chi” ci porta dritto alla triste constatazione to. Ci si lamenta spesso soprattutto della bassa distribuiti o da distribuire nell’arco di una sta- del pubblico che sarà fantasma per tutto quello qualità media del nostro cinema, tutta quella gione e il cinema italiano è solo un segmento) e che si è detto in precedenza, ma quello soprav- produzione che sta tra i due estremi dei cam- la domanda potenziale che tale resta vista la vissuto è anche maltrattato e di fatto conside- pioni d’incasso dei fenomeni Boldi-De Sica e drastica chiusura di molte sale rimpiazzate so- rato un numero, una piccola massa senza iden- Zalone, per citare due fenomeni commerciali lo in parte come numero dai multiplex. Il vero tità. Se è vero che le sale si sono ridotte e i film di decenni diversi, e le massime espressioni de- problema per la produzione è cominciato da distribuire sono aumentati e quindi gioco- gli autori alla Moretti, Tornatore, Bertolucci quando si sono incrementati i finanziamenti forza bisogna privilegiare titoli stranieri e ita- ecc…. E questo viene generalmente imputato pubblici, i contributi ministeriali, le coprodu- liani più importanti e mantenere gli equilibri alla fine dell’epoca d’oro per cui si ripete “non ci zioni cinetelevisive (sia con l’emittenza pubbli- con distribuzioni più forti con relativi contrat- sono più i produttori di una volta”, “non ci sono ca che con i network privati) che hanno messo ti, è anche vero che da anni si assiste a un pres- più gli sceneggiatori di una volta”, “non ci sono in moto un meccanismo di disincentivazione sapochismo e improvvisazione di molti eser- più gli artigiani di una volta”, “non c’è più la Ci- dell’intraprendenza, delle motivazioni, del co- centi, ci si muove in una specie di giungla necittà di una volta” e via dicendo. Guardare al raggio, della lungimiranza che contraddistin- senza regole e senza linee-guida. Sarà anche passato con una punta di nostalgia è compren- guevano i vecchi produttori. E allora se produt- un ennesimo tormentone “non ci sono più gli sibile ma è anche improduttivo, perché si ri- tori e registi spendono molto del loro tempo e esercenti di una volta”, ma quelli delle ultime schia di essere troppo indulgenti e assolutori energia per le pratiche e le scadenze ministe- generazioni sono mediamente ignoranti, in- verso il peggioramento complessivo del cine- riali e per gli escamotage per ridurre budget e competenti e incapaci di capire le dinamiche ma italiano in nome di una stagione irripetibi- sostegni, come possono dedicarsi in maniera del nuovo mercato, limitandosi spesso a diven- le (un po’ come le annate del vino), di figure totale alla fase creativa? Ecco perché la doman- tare esecutori di una catena di montaggio delle (produttori, sceneggiatori, registi, attori) irri- da “chi produce per chi” (per un pubblico spes- uscite e della collocazione di film all’insegna petibili.
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