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Anno V N. 37 - Marzo 2016 ISSN 2431 - 6739

Legge Cinema Il dialogo è il bene più grande E spuntò un brogliaccio chiamato Legge Il cinema parlato. Cinema tirato fuori da Mandrake e Lothar Dopo il film, al circolo Anzitutto cerchiamo di com- maggioranza governativa e improvvisamente del cinema, si discute prendere perchè la confusio- Renzi brandisce e sventola di fronte all’opinione ne è molta, provocata appo- segue a pag. 6 Tutti i grandi pensato- sta per annebbiare il cervello ri nella storia della filo- ed essere irretiti nel festival sofia si sono interrogati delle apparenze. C’è al Senato sul significato profondo una legge in discussione dal della celebre massima marzo dell’anno scorso, attribuita a Socrate: τό Mino Argentieri firmata da Rosa Maria Di διαλέγησθαι εστί τό Giorgi, Sergio Zavoli ed altri parlamentari. I μήγιστον αγαθόν, “il lavori della commissione procedono lenta- Luigi Cabras dialogo è il sommo be- mente finchè il Presidente del Consiglio dei ne”. Già Aristotele, schie- ministri si incapriccia di un colpo di scena te- randosi a favore di un’interpretazione dura dello atrale: invita a colazione quattro registi insi- strumento maieutico socratico, lo considerava gniti del Premio Oscar, i commensali mangia- niente più che un processo di verificazione, no di buon appetito e festeggiano l’evento precursore della sua logica per sillogismi. Ma, nel corso dei secoli, mano a mano che la figura innaffiandolo con vino nobile. Mandrake, dell’”uomo più sapiente di tutta la Grecia”1 sfu- alias il presidente Renzi, ha un asso nella ma- mava sullo sfondo, alle spalle dei due giganti nica: la legge del cinema e dell’audiovisivo è amati dai teologi cristiani, Platone e Aristote- pronta, a portata di mano. Il governo ha prov- le, in tanti riflettevano sull’ipotesi che quel veduto a votarla in una seduta, la notizia “sommo bene” rappresentato dal dialogo, per esplode sui giornali con l’assenso di cronisti Socrate, non corrispondesse alla Verità, più improvvisati o incompetenti. Nessuna do- cara ai filosofi metafisici, ma piuttosto al -con manda, nessuna ricerca di precisazione. Eppure fronto delle verità, al fertile incontro tra posi- c’è qualcosa che stride, a ben vedere. In Senato ci zioni divergenti le quali, superando le ipocrisie si arrovella attorno a una legge sostenuta dalla Unioni ci...VILI nell’opera di Pierfrancesco UVA retoriche della sofistica, trovassero nell’arric- chimento reciproco una complessità comple- mentaria, preziosa qualità preclusa tanto al Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica soliloquio quanto alla ricerca ideologica di una sola, stabile, immobile Verità. Certo, nono- stante – secondo Platone – Socrate dialogasse Le nove Associazioni in audizione per la per strada con chiunque e senza chieder remu- nerazione, mostrando come anche lo schiavo riforma del sistema cinema e audiovisivo di Menone fosse in grado, se correttamente in- terrogato, di giungere alla conclusione dell’in- Senato. La Commissione Istruzione, martedì 2 febbraio, commensurabilità tra la diagonale e il lato del in Ufficio di Presidenza ha svolto una serie di audizioni quadrato, non possiamo negare che quel mon- do ateniese fosse composto sostanzialmente riguardanti la riforma del sistema cinematografico di cittadini maschi, liberi e benestanti: le don- e audiovisivo. Tra i convocati le nove Associazioni ne e intere famiglie di schiavi erano invece re- legate ai margini della società, estromesse dal Nazionali di Cultura Cinematografica rappresentate da confronto attivo e dalla partecipazione cultu- Candido Coppetelli e Angelo Tantaro. La presidenza della rale e politica della polis. Ma, in fondo, possia- mo noi - proprio noi, frequentatori e animato- Commissione Istruzione e la relatrice Senatrice Di Giorgi ri dei Circoli del Cinema - affermare oggi di hanno recepito con interesse le proposte formulate vivere in una società diversa da quella ateniese del quinto secolo avanti Cristo? Noi, che orga- Il giorno della Candelo- quando è stato presentato, la scorsa estate, il nizzando proiezioni e discussioni, godiamo di ra! dall’inverno siamo fo- disegno di Legge elaborato come Legge Quadro quell’impagabile lusso del confronto pacifico, in ra! recitava un antico in materia di riassetto e valorizzazione delle attività cui scambiamo emozioni, opinioni e riflessioni proverbio.. ed è proprio cinematografiche e audiovisive. Una Legge Qua- su film di qualsiasi foggia e qualità, facilmente in quel giorno che sia- dro che non citava più le Associazioni Nazio- segue a pag. 4 mo chiamati a dissipa- nali di Cultura Cinematografica e i Circoli del Ci- 1 secondo la celeberrima sentenza che Pizia, Candido Coppetelli re i freddi dell’inverno nema al contrario del recente Disegno di Legge l'Oracolo di Apollo a Delfi, porse a Cherefonte, come rac- che abbiamo vissuto da segue a pag. 2 contato in Platone, L'Apologia di Socrate, 21A.

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segue da pag. 1 parer loro, sembra vanificare il lungo e profi- collegato per la disciplina, dell’Audiovisivo e cuo lavoro operato dalla Commissione. La se- dello Spettacolo del 28 gennaio scorso nel natrice Di Giorgi assicura tutti che il lavoro quale sono citate le nostre Associazioni. Mi in- compiuto troverà attenzione nel collegato con contro con Angelo Tantaro che mi accompa- il nuovo Disegno di Legge. Da più parti viene gna, in rappresentanza del coordinamento evidenziato il nostro lodevole lavoro a favore delle nove associazioni e dopo un veloce caffè della promozione del cinema. La stessa prima iniziamo puntuali, presenti alcuni Senatori e firmataria la Senatrice Di Giorgi, si avvicina la prima firmataria, la Senatrice Di Giorgi. Il- ringraziandoci per il contributo espresso. lustriamo per primi, mantenendoci nei dieci Usciamo con un pizzico di ottimismo consa- minuti assegnati, il documento precedente- pevoli della necessità di rafforzare l’azione di mente redatto e condiviso con i nove presi- vicinanza istituzionale operata dal Coordina- denti delle altre Associazioni Nazionali, met- mento, per il riconoscimento delle nostre ra- tendo l’accento sul “modello” ancora attuale gioni. È sempre il 2 febbraio. Il giorno della che le nostre associazioni propongono nel pa- Candelora. A Roma l’aria è primaverile, dall’in- norama della promozione cinematografica. verno siamo fora? Un modello unico di promozione affine ai più Candido Coppetelli avanzati standard europei. Ribadiamo la rile- vanza culturale delle nostre Associazioni rico- nosciuta dal legislatore fin dalla prima legge or- Memoria depositata ganica sul cinema (1965) e nelle sue successive e pubblicata sul modificazioni, sempre con un articolo a esse specificamente dedicato. Ricordiamo il gran- sito del Senato - de lavoro di prossimità e profondità svolto dai VII Commissione circoli del cinema in quei luoghi, lì proprio do- ve la fruizione collettiva del racconto cinema- (Istruzione) tografico è venuta meno, a causa della deserti- Associazioni Nazionali Cultura Cinematografica ficazione delle sale operata dalla crisi edal A.N.C.C.I. - C.G.S. - CIN.IT. - C.S.C. - FED.I.C. - F.I.C. - mercato, ed il grande lavoro anche operato F.I.C.C. - U.C.C.A. - U.I.C.C. nell’editoria (cartacea ed on line) nel panora- Audizione del 2 febbraio 2016 ma editoriale italiano, rappresentato dalle Premessa storiche riviste di Critica Cinematografica Gentile Presidente, gentili Senatori, editate e promosse dalle nostre associazioni. prima di tutto rinnovo il ringraziamento a nome delle nove Ed ancora l’enorme coinvolgimento operato Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica nel mondo della scuola, con proiezioni e per- (AANNCC) per questa occasione di incontro e condivisione corsi formativi (per docenti e alunni). Termi- per quel modello unico ed originale di promozione del Ci- niamo ricordando il lavoro del Coordinamen- nema che le nostre Associazioni propongono da oltre cin- to che nel passato ha svolto nella proposizione quanta anni su tutto il territorio nazionale. Un’ulteriore di progettualità comuni, ed il prezioso impe- occasione, dopo quella avvenuta quasi dieci anni or sono, il gno di Diari di Cineclub che puntualmente te- 19 ottobre 2006, durante la quale ribadivamo la specificità stimonia le attività del comparto associativo. dell’operato delle AANNCC. Voglio ribadire che il nostro Alcuni suggerimenti di modifica al disegno di intervento è stato condiviso con i presidenti delle nove asso- Legge concludono il nostro contributo al di- ciazioni nazionali che in questa sede rappresentiamo, e i battito. Il nostro intervento è seguito da quel- contenuti che ci hanno invitato a presentare raccontano la lo di Gian Luca Farinelli, direttore della Cinete- sintesi di una serie di riflessioni più volte oggetto di appro- ca di Bologna, che pone al centro del suo fondimento e di valutazione, che traggono origine da una intervento il Registro dei diritti d’autore, la parte dall’osservazione dei mutati scenari riferiti alla frui- necessità di un censimento delle opere esi- zione del racconto cinematografico e, dall’altra, dal quoti- stenti e lo stop ai finanziamenti a pioggia, e diano impegno che i cinecircoli promuovono nei territori. da Vincenzo Vita e Antonio Medici della Fon- L’intervento si articola in due riflessioni: la prima ha l’o- dazione Archivio audiovisivo del movimento opera- biettivo di illustrare la specifica funzione svolta dalle AAN- io e democratico (Aamod), che esprimono ap- NCC nel panorama della promozione e della diffusione del prezzamento per il fatto che nell’art. 2 tra gli cinema e dell’audiovisivo. La seconda, entra brevemente aspetti considerati “di rilevante interesse ge- nel merito dell’articolato, offrendo una serie di suggeri- nerale” vi sia anche la “conservazione e restau- menti finalizzati al riconoscimento di tale funzione. ro dei film, insieme a quelle di formazione I Circoli del Cinema un’eccezione culturale professionale e di educazione all’immagine”. La rilevanza culturale delle Associazioni Nazionali di Cul- Ci colpisce quanto tutti e due i relatori si rife- tura Cinematografica è stata riconosciuta dal legislatore riscano comunque in alcuni passaggi del loro fin dalla prima legge organica sul cinema (Legge 4 novem- intervento ai Circoli del Cinema come risorsa bre 1965, n. 1213 - Art. 44. Circoli di cultura cinematografi- per la promozione del cinema nei territori. Il ca) e dalle sue successive modificazioni (Decreto Legislativo dibattito seguito è animato dagli interventi 22 gennaio 2004, n. 28 - Artt. 18 e 19 e Decreto 15 aprile dei Senatori Conte (AP, NCD-UDC) - vice pre- 2008) sempre con un articolo a esse specificamente dedica- sidente della Commissione, Fabrizio Bocchi- to. Esse sostengono, con il loro servizio, il cinema di quali- no (Gruppo Misto - L’Altra Europa con Tsi- tà, la diffusione di documentari e cortometraggi, operando pras) e Montevecchi (M5S), Ferrara, Puglisi una politica attiva di incentivazione nei confronti del pub- (PD), Giro (FI-PdL), Liuzzi (CoR) e Petraglia blico soprattutto nelle zone poco servite dal circuito com- (SEL). Tutti evocano il recente disegno di Leg- merciale, rappresentando, in molti casi, l’unico presidio ge del 28 gennaio (ndr. Franceschini) che, a segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente no (CIN.IT.), il Centro Studi Cinematografici (C.S.C.), la delle Associazioni, corona il servizio del Coordinamento e per la diffusione del cinema di qualità sostenuto anche dal- Federazione Italiana dei Cineclub (FED.I.C.), la Federa- sviluppa una rilevante azione culturale raccordando l’atti- lo Stato. E questo lavoro si concretizza nella promozione di zione Italiana Cineforum, (F.I.C.), la Federazione Italia- vità dell’associazionismo di cultura cinematografica con proiezioni, dibattiti, corsi, pubblicazioni editoriali, festival na dei Circoli del Cinema (F.I.C.C.), l’Unione Circoli Ci- un mondo culturale più ampio che ad esso si avvicina per e rassegne, realizzazione e circuitazione di prodotti cine- nematografici Arci (U.C.C.A.), l’Unione Italiana dei spirito e valori riferiti alla crescita della persona. matografici ed audiovisivi, percorsi specifici di formazione Circoli del Cinema (U.I.C.C.), insieme ai circoli nei territo- Conclusioni e suggerimenti alla lettura critica della narrazione audiovisiva fino ad ri, rispondono a tutte queste urgenze e rappresentano una In sintesi intendiamo porre alla vostra attenzione gli ele- arrivare alla realizzazione di prodotti cinematografici ed vera e propria insostituibile risorsa. Ed ancora il collega- menti che caratterizzano il lavoro svolto dai circoli che audiovisivi, rappresentando una risorsa unica ed originale mento con le organizzazioni nazionali offre a questo varie- aderiscono alle AANNCC. Oltre l’attività ordinaria nei per la promozione culturale del cinema, nel nostro paese. I gato mondo dell’associazionismo culturale cinematografi- territori valorizzando il ruolo delle sale monoschermo e percorsi di promozione e di aggregazione di quel pubblico co diffuso sul territorio nazionale, occasioni e offerte di non solo, i circoli del cinema sono impegnati in profondità, che difficilmente sarebbe raggiunto dalla programmazio- aggiornamento, opportunità di accesso ai prodotti, soste- nelle periferie del nostro paese, rappresentando un modello ne convenzionale, rappresentano quindi il carattere distin- gno alle iniziative, preziose occasioni di incontro. In questo unico di promozione affine ai più avanzati standard euro- tivo delle nostre proposte associative che garantiscono così scenario segnaliamo ancora quanto la presenza dei cine- pei, interagendo organicamente con le agenzie educative visibilità e tenitura ad opere altrimenti destinate all’oblio. circoli nei territori ha sviluppato la possibilità, in molti dei territori (pensiamo al grande lavoro di aggiornamento Ed ancora, nonostante le mutate condizioni rappresentate giovani, di orientarsi in percorsi professionali nel campo offerto al mondo della scuola e nei centri di aggregazione dalle variegate forme di offerta audiovisiva sul mercato, i del cinema. Generazioni di registi, sceneggiatori, critici ci- giovanile), continuando ad offrire occasione di riflessione circoli restituiscono alla Sala Cinematografica il valore nematografici, docenti universitari, professionisti del set- critica attraverso l’edizione, unica nel panorama dell’edi- primo per la fruizione collettiva del racconto cinematogra- tore continuano a sviluppare il proprio percorso professio- toria culturale italiana di riviste di cultura cinematografi- fico. Il servizio di promozione del cinema di qualità trova nale iniziato proprio all’interno dei Cinecircoli. Ed infine ca anche on line, e promuovendo occasioni di aggregazione ulteriore specificazione nelle attività rivolte al pubblico la preziosa offerta di riflessione organica sul cinema, unica attraverso il cinema lì proprio dove la fruizione collettiva giovanile ed al mondo della scuola, con proiezioni e percor- nel panorama editoriale italiano, rappresentata dalla ri- del racconto cinematografico è venuta meno, anche a causa si formativi (per docenti e alunni). Una presenza quindi flessione svolta dalle storiche riviste di Critica Cinemato- della desertificazione delle sale operata dalla crisi edal che rappresenta una vera e propria “eccezione” tra le pro- grafica editate e promossedalle nostre associazioni. Offerta mercato. Riteniamo inoltre che la presenza delle AANNCC poste culturali che emergono nel nostro paese. Eccezione incentrata sull’aggiornamento e l’informazione sulle nuo- e dei circoli a loro affiliati è quanto mai necessaria oggi, che prende le mosse, non da sistemi convenzionali di pro- ve tendenze narrative, per le ricerche e gli studi approfon- mentre rileviamo il predominio di una cultura falsamente posizione delle offerte culturali, ma che trae i propri orien- diti sulla storia del cinema italiano, sugli eventi e le occa- partecipativa, che passa attraverso i social network, che tamenti proprio da quei territori il più delle volte esclusi sioni produttive presenti nel nostro paese che, negli ultimi sembra fornisca alternativi modi di produrre, distribuire e dai circuiti convenzionali. Una promozione “dal basso”, tempi, attraverso l’impegnativo lavoro dei redattori, sono vedere i film. La presenza di momenti di aggregazione, di alternativa, non in contrapposizione con quella commer- presenti online con aggiornamenti quotidiani sul web. Tra discussione, di confronto e di dibattito è una necessità che ciale, ma “altra”, che parte dai bisogni condivisi in una le iniziative promosse in sinergia tra le associazioni, nel emerge prepotente dal basso alla quale si deve dare una “riscrittura” delle offerte, che percepisce lo spirito del tem- passato, ricordo il Progetto Speciale Cantiere Italia – 100 risposta adeguata. Le Associazioni possono e devono fare po, lo interpreta e lo riproduce tenendo presenti le ragioni schermi di qualità che, con l’impegno finanziario di quan- questo, ottemperando alla loro fondamentale ed originale ed i bisogni e del nostro fare cultura. Ed ancora i Circoli del to lo Stato spendeva per sostenere la distribuzione di un funzione riferita, sia alla promozione del cinema sia a Cinema concorrono, con il loro lavoro, ad offrire percorsi di solo film, ha coinvolto i nostri Circoli in migliaia di pas- quella riferita all’educazione critica dello sguardo del pub- qualificazione delle Sale d’essai; grazie al loro portato di saggi di opere prodotte con il contributo del MiBACT. Ed blico nella fruizione del racconto audiovisivo e cinemato- esperienza nel settore, i loro contatti e le modalità di aggre- ancora gli accordi con l’Istituto Luce, Distribuzione Indi- grafico. Intendiamo infine, attraverso il grande lavoro gazione del pubblico, i circoli del cinema offrono un insosti- pendente, l’MPLC sino ai prossimi accordi con l’AGPCI promosso dalle nostre associazioni, continuare la promo- tuibile strumento e valore aggiunto alle offerte di program- per una diffusione sempre più efficace ed attenta ai giovani zione del cinema italiano ed europeo attraverso l’impegno mazione nei territori. Le mutate condizioni dell’offerta autori del cinema italiano ed europeo. Il Coordinamento tenace di migliaia di animatori e operatori culturali che, cinematografica, le diverse piattaforme legali e non, all’in- delle Associazioni Nazionali da sempre si è dotato di uno anche attraverso un generoso lavoro quotidiano, offrono al terno delle quali è possibile accedere ad uno smisurato nu- strumento per raccordare prospettive e politiche comuni; nostro paese la possibilità di accedere a quel cinema di va- mero di prodotti e contenuti, i mutamenti subiti dalle dal giugno del 2012, dopo il Convegno di Sassari che le ha lore altrimenti dimenticato e lo ribadiamo anche a nome di strutture narrative che vedono, nel passaggio dal grande al viste tutte coinvolte in occasione del Sardinia Film Festi- quei lavoratori e lavoratrici part-time, spesso mai adegua- piccolo schermo, misurarsi sempre più autori prima impe- val, tale azione comune si è rafforzata e ulteriormente svi- tamente remunerati per la qualità e la competenza delle gnati unicamente nel racconto squisitamente cinemato- luppata. In un documento unitario, il terreno della difesa mansioni svolte e che sostengono il lavoro delle AANNCC, grafico, il fenomeno della chiusura delle sale cinematogra- dei diritti del pubblico (a partire da quelli deliberati nella con passione e competenza durante l’intero anno. fiche in molte città ridotte a poche unità concentrate Carta di Tabor nel 1987, in occasione del Congresso della A tale riguardo proponiamo alcune modifiche all’articolato perlopiù nei centri storici, ed ancora il delicato tema della Federazione Internazionale dei Circoli del Cinema) è di- del disegno di Legge esplicitando la funzione del comparto formazione del pubblico ed in particolare quello rappresen- ventato il punto di riferimento centrale per sviluppare l’im- delle nove AANNCC e del loro Coordinamento e reinseren- tato dalle giovani generazioni, il lavoro nelle scuole e nei pegno comune. Da allora il Coordinamento ha svolto una do in uno specifico articolo (art. 4.), come nei precedenti quartieri, che configura la fruizione dei prodotti in un uso serrata interlocuzione con le Istituzioni di Camera e Sena- dettati legislativi, la definizione di Circolo del Cinema e di sempre più solitario e personalistico, queste le sfide alle to dopo il brusco ridimensionamento del finanziamento Associazione Nazionale di Cultura Cinematografica. quali le Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografi- annuale a loro dedicato; tale lavoro ha prodotto nel 2014 All’Art. 7., lì dove vengono esplicitate le competenze delle ca rispondono, con gli oltre 800 cinecircoli disseminati su una Interrogazione a risposta immediata ed una Interro- direzioni, suggeriamo di indicare che la direzione del cen- tutto il territorio nazionale, quotidianamente, 365 giorni gazione Scritta (rispettivamente dall’On.le Fratoianni e tro, deputata alla promozione e diffusione del cinema e l’anno, offrendo risposte concrete attraverso un certosino dal Sen. Marcucci). L’incontro con il ministro Franceschi- dell’audiovisivo nazionale, potrà avvalersi anche delle lavoro, in molti casi animato da un sano volontariato cul- ni, nel giugno 2014, ha rappresentato il coronamento di un AANNCC, come è attualmente per la Direzione Cinema. turale, intercettando i cambiamenti, acquisendone, pro- percorso che ha offerto un’attenzione diversa rispetto ai All’articolo 30, comma 3 proponiamo di integrare anche le prio perché vicine e prossime ai pubblici dimenticati, i si- precedenti anni, delineando una prima inversione di ten- AANNCC fra i collaboratori previsti per le scuole di cine- gnificati, rimodulando le offerte culturali diventandone denza, a nostro avviso non ancora sufficiente, ma che ci fa ma pubblicamente riconosciute destinate all’istituzione di così interpreti e vettori, in forme sempre più attuali. Vo- bene sperare per il futuro. Il lavoro di interlocuzione con le specifici corsi professionali di educazione all’immagine. Su gliamo infine ribadire il servizio che le Associazioni Nazio- Commissioni Cultura di Camera e Senato, con la segrete- questo siamo disponibili ad offrire un nostro ulteriore con- nali offrono quotidianamente alle articolazioni territoria- ria del Ministro, ed i contatti con gli uffici del ministero tributo. Grazie per la vostra attenzione li, aggiornandole sulle opportunità, offrendo strumenti e continuano, per rendere efficace ed efficiente la nostra -of Per il coordinamento delle Associazioni Nazionali di Cul- contributi, contatti e materiali volti alla valorizzazione ed ferta di promozione del cinema di qualità; il costante ag- tura Cinematografica al sostegno delle iniziative locali. L’Associazione Naziona- giornamento prodotto dalla rivista Diari di Cineclub, le Circoli Cinematografici Italiani (A.N.C.C.I.), i Cinecir- strumento prezioso di divulgazione ed informazione inte- Candido Coppetelli - Angelo Tantaro coli Giovanili Socioculturali, (C.G.S.), il Cineforum Italia- rassociativa, che con puntuale attenzione registra il lavoro Roma 2 febbraio 2016 3 n. 37

segue da pag. 1 reperiti e liberamente proposti? Intorno ai nostri Circoli, il mondo muta velocemente e sembra quantomeno azzardato sostenere che stia cambiando in meglio: indietro tutta su di- ritti che pensavamo acquisiti (sul lavoro, nel welfare, istruzione, sanità); resistenze anti- storiche sui diritti cosiddetti “nuovi” (civili, di cittadinanza, sull’autodeterminazione del corpo); recrudescenza di istinti xenofobi e razzisti, demagogici e fascistoidi; disamora- mento per la politica e allentamento della par- tecipazione di massa alla vita comunitaria, in questa nuova Pangea Occidentale che sem- bra, però, sempre più sul punto di fratturarsi traumaticamente. Questo mondo unico, ep- pure diviso, collegato alla velocità della luce eppure autistico, in cui molta parte delle rela- Raffaello Sanzio, Scuola di Atene. 1509-1510. Affresco, 500x700, Musei Vaticani, Citta del Vaticano zioni si consuma attraverso un filtro di LED retroilluminati, rischia di riproporre uno populismo e un lagnoso disfattismo. Innanzi- l’esperienza comunitaria dell’opera d’arte - si schema sociale non così dissimile da quello tutto, dunque, era chiaro che le discussioni sperimenti la partecipazione tra pari, in una ateniese di duemilaquattrocento anni fa: una dei film, nei Circoli del Cinema, non dovesse- prospettiva di ascolto reciproco e di costru- fascia privilegiata della popolazione gode del ro mai diventare uno sfogatoio anarchico per zione sociale di significati nuovi, allora sfu- lusso di disquisire su quanto un film sia este- chi volesse passare il tempo ad annoiare gli al- mano sia la centralità del film in sé (scopren- ticamente ben composto, di come la sua sce- tri con le proprie impressioni e gusti persona- do, per esempio, come anche un cattivo film neggiatura sia articolata e il suo ritmo accatti- li: obiettivo primario di ogni singola presenta- possa essere vettore di discussioni ampie e vante, mentre grandi masse asservite al consumo zione, proiezione e discussione era, infatti, complesse), sia la figura del “conduttore” co- deambulano tra lavori frustranti e disoccupa- l’analisi del testo filmico, attraverso un - per me pre-esegeta dell’opera, poiché il suo ruolo zione, abbandonati a ore di Mediaset Pre- corso socializzato ma normato, almeno in li- sarà tutt’al più quello – temporaneo – di un al- mium, ipnotizzati da invasivi social network nea di massima, per mezzo di una metodolo- tro primus inter pares, alternandosi con gli al- popolati da teneri animali domestici e porno- gia condivisa. Il processo democratico non tri partecipanti alla conduzione delle proie- grafia amatoriale gratuita. Forse, raccontato poteva concretizzarsi se non nella condivisio- zioni di quel Circolo, riconoscendosi anch’egli così, il quadro appare più desolante del reale e ne delle “regole del gioco” (il metodo) e del o anch’ella come parte del pubblico, non tra- non rende conto delle immense conquiste, “terreno di gioco” (il film). Questo meccani- ghettatore ma rematore insieme agli altri. frutto del pensiero illuminista e positivista, del smo presupponeva, insomma, un sofisticato Questo impianto non ha nulla di utopistico o relativismo culturale, dell’irrefrenabile progres- livello di ottimismo antropologico: chiunque, di romantico: i Circoli della F.I.C.C., d’altron- so delle scienze, della medicina, dell’informati- colto o analfabeta, inesperto o competente, de, lo sperimentano ancora oggi, nei quartieri ca. E forse non rende conto del benessere dif- può, in uno spazio di libertà regolata, sentirsi o nei centri in cui operano, con le proiezioni e fuso, che nonostante tutte le possibili e nella condizione di apportare impressioni e le rassegne a cui partecipano studenti e pen- fondate critiche, la democrazia ha assicurato contenuti nuovi, originali, preziosi non in sé sionati, professori e disoccupati, cinefili e alle popolazioni che ne godono i benefici, da ma nella mescolanza alchemica – diversa da non. Inoltre, questo stesso impianto dovrebbe sessant’anni a questa parte, come mai prima discussione a discussione – di quanto portato – se ben realizzato – permettere un naturale nella storia dell’umanità. Si prendano allora da ciascun partecipante. L’insieme di queste passaggio di conoscenze (anche tecniche, sto- queste considerazioni come una provocazio- considerazioni stanno, in fondo, alla base del- riche, estetiche, politiche), in modo che con- ne, come quella voce che, con toni e argomen- la Carta dei diritti del pubblico3: una lungimi- cretamente ogni prospettiva possa innestarsi ti iperbolici, si spinga all’assurdo solo per ren- rante (e politicamente impegnata) sequenza nelle altre e rifrangere nuovi e più brillanti fa- dere poi più evidenti conclusioni condivisibili. di rivendicazioni e, al contempo, di propositi sci di luce. La discussione non deve frustrare Ho letto con attenzione e interesse l’interven- per un’autentica e, in qualche modo, inedita chi - nel pubblico - ha maggiori conoscenze e to di Massimo Tria2 nello scorso numero dei battaglia internazionale a difesa dei diritti competenze specifiche: deve, invece, fare in Diari di Cineclub. I suoi ragionamenti - meri- dei “pubblici”. Ed è anche alla luce di questo modo che esse non siano soverchianti, non si to anche dello stile preciso e scorrevole - mi che risultano pressoché irrilevanti due pre- illudano di essere determinanti rispetto a hanno portato a virare la direzione (e perfino cauzioni che vengono spesso addotte come quelle meno “referenziate”, non soffochino le il titolo) che avevo in mente per questo mio necessarie per il buon svolgimento di una di- opinioni e le riflessioni più timide. Questa, sì, pezzo. Così, richiamando alla mente dieci an- scussione: che il film sia bello; che il modera- è responsabilità di chi coordina la discussio- ni di “pratiche F.I.C.C.”, ho provato a mettere tore sia preparato. Il punto, mi sembra, sta ne: essere un riferimento di inclusione e ar- a fuoco quali passaggi del suo testo non riu- proprio in quella millenaria diatriba sull’affer- monizzazione di tutte le voci che si incontra- scivano a convincermi. Quando le vivaci men- mazione socratica: il dialogo vuole portarci al- no nel dialogo. Nonostante tutto, però, col ti di Filippo Maria De Sanctis, Fabio Masala e la Verità? Magari a quella che aveva in mente passare del tempo la forza di questo modello altri, meno citati, intellettuali si confrontava- il regista, quando ha girato il “suo” film? Se sì, di partecipazione rischia di indebolirsi: le of- no sulla possibilità di formalizzare un’educa- certo: è più piacevole arrivarci avendo gustato ferte alternative, polarizzate tra una iper-tec- zione per e fra adulti, caratterizzata da un ap- un immortale capolavoro della storia del cine- nologica solitudine e uno sguaiato populi- proccio orizzontale e circolare, possiamo ma, traghettati dalle esperte considerazioni smo, insidiano sempre più efficacemente le ritenere con plausibile certezza che essi non di un comunicativo, brillante, stimolante pro- impegnative pratiche di auto-formazione de- fossero affetti da due patologie socio-politi- fessore o critico. Ma se, invece, lo scopo non mocratica. Perché sono più facilmente e veloce- che di cui invece sono gravemente afflitte lar- fosse quello di trovare la Verità ma, piuttosto, mente fruibili, e prevedono un minore investi- ghe schiere di pensatori odierni: un infantile quello di presidiare insieme uno spazio orga- mento emotivo e intellettuale: come spettegolare nizzato di democrazia attiva, in cui - attraverso su un social-network o sbraitare contro i poli- 2 M. Tria, I diritti del pubblico e i diritti del tici, tutti uguali e tutti ladri. Forse, allora, il nuovo moderatore di cineforum, in Diari di Cineclub - N. 36 - 3 Carta dei diritti del pubblico (Tabor, 18 set- segue a pag. successiva Febbraio 2016, pp. 1 e segg. tembre ‘87) ved. num.orecedente Diari di Cineclub pag. 6 4 [email protected] segue da pag. precedente Anniversari e più faticoso obiettivo dovrebbe essere quello di riproporre – innovandolo attraverso una valutazione fresca e contemporanea dei testi Quel criticone di Borges di riferimento e, con responsabilità, ricomin- ciando a produrne nuove formulazioni – il mo- Borges critico cinematografico a 30 anni dalla morte dello della discussione comunitaria, tentando Chi non è mai rimasto soprattutto di catalizzare anche la potenza dei imprigionato nelle pa- movimenti in atto nella società odierna: l’in- gine del grande scrit- soddisfazione diffusa, la bulimia comunicati- tore argentino fino a va, la soffocata voglia di partecipazione, che perdersi, alzi la mano. probabilmente non trova più spazi di espres- Nella sua sterminata sione e accoglienza egualitari e disinteressati. bibliografia ci si può Sarebbe, oggi come allora, un meccanismo ca- smarrire anche in una pillare di mobilitazione del pubblico che, orga- lettura solo apparen- nizzandosi liberamente e dismettendo i panni Enzo Lavagnini temente “minore”, os- dello spettatore-consumatore, potrebbe rico- sia quella delle sue “cri- minciare a nutrire quell’intima, preziosa di- tiche cinematografiche”, caustiche e impietose, sposizione naturale e intellettuale, che appare talvolta, sempre esigenti, ma ogni volta piene oggi sempre più frustrata: la curiosità. E non di genio, il genio di un gigante della letteratu- quella per il dato secco e la nozione, già garan- ra che ha preso sempre molto sul serio il cine- titi da un qualsiasi Google o Wikipedia, servizi ma (di se diceva, in una autobiografia: “scrive che rischiano di produrre una patologica so- invano soggetti per il cinema”). Ci piace ricor- vra-sollecitazione informativa. Intendo, piut- dare così Jorge Luis Borges a 30 anni dalla tosto, quel senso di stupore e meraviglia (la morte, proprio “rispolverando” alcuni dei suoi θαυμάζειν) per l’altro da sé, per il distillato di commenti da giornalista spettatore, apparsi riflessioni, suggestioni e “collegamenti iper-te- sulla rivista “Sur” fondata da Victoria Ocampo stuali” di cui ogni persona – messa nelle condi- nel 1931. Una lettura minima, ma densa di Jorge Luis Borges (1899-1986) zioni di esprimersi liberamente e consapevol- gioie intellettuali: polemica, disinibita e vita- mente – può essere autrice. In qualche modo, le. Quarto potere: “Oppressivamente, infinita- per due o tre ragioni...”. (“Sur”, agosto 1935). questa epoca di accesso universale a nozioni e mente, esibisce frammenti della Delitto e castigo. “Si intitola Crime and Punish- informazioni, sembra proprio il terreno di vita dell’uomo Charles Foster Kane e ci invita ment, di Dostoevskij-Sternberg. Che il primo prova migliore per le metodologie proposte a combinarli e a ricostruirlo. Le forme della dei due collaboratori, il russo defunto, non qualche decennio fa, quando i processi in cui molteplicità, della sconnessione, abbondano abbia collaborato, è cosa di cui nessuno si stu- siamo oggi immersi erano già in nuce: questo nel film (…) Soffre di gigantismo, di pedante- pirà, dati i costumi di Hollywood; che le tracce mondo animato da popolazioni smarrite, in ria, di tedio. Non è intelligente, è geniale: nel lasciate dal secondo, il viennese sognante, sia- cui le masse hanno superato le vecchie ideolo- senso più tedesco di questa mala parola”. no ugualmente impercettibili, confina col gie e religioni, ma a favore di una sorta di su- (“Sur”, agosto 1941). Luci della città: “... Passo ad mostruoso...”. (“Sur”, aprile 1936). Sabotaggio. perstizione tecnologica, gode, di contro, del un secondo film. Quello che misteriosamente “Destrezza fotografica, goffaggine cinemato- privilegio di assistere a un’inedita movimenta- s’intitola City Lights, di Chaplin, ha conosciuto grafica: tali sono i sereni giudizi che mi ‘ispi- zione di persone e culture (per quanto soffer- l’applauso incondizionato di tutti i nostri criti- ra’ l’ultimo film di Alfred Hitchcock. Quanto a ta, violenta, contrastata e maldestramente ge- ci: la verità è che la sua stampata acclamazione Joseph Conrad... è indubbio che, scontate va- stita dalle nostre istituzioni), da ogni angolo è piuttosto una prova dell’irreprensibilità dei rie deformazioni, la trama del film Sabotage del pianeta verso questo nostro sterile Occi- nostri servizi telegrafici e postali che un gesto coincide coi fatti del racconto The Segret dente. Non vivremo appieno questo privilegio personale, presuntuoso. Chi avrebbe osato Agent...”. (“Sur”, aprile 1937). Il dottor Jekyll e mi- se non saremo in grado di approntare demo- ignorare che Charlie Chaplin è uno degli dèi ster Hyde. “Hollywood, per la terza volta, ha cratici spazi di dialogo paritario, normati da più sicuri della mitologia del nostro tempo, un diffamato Robert Louis Stevenson. Questa regole concordate, aperti alla libera espressio- collega degli immobili incubi di De Chirico, dei diffamazione s’intitola Dr. Jekyll and Mr. Hyde: ne e mossi non dalla ricerca di qualche verità, ferventi mitragliatori di Scarface Al, dell’univer- l’ha perpetrata Victor Fleming, che ripete con ma dalla curiosità per le differenze. so finito benché illimitato delle spalle zenitali funesta fedeltà gli errori estetici e morali della di Greta Garbo, degli occhi murati di Gandhi? versione (della perversione) di Mamoulian...”. [...] Ed è chiaro che da me non hanno imparato Chi avrebbe osato disconoscere che la sua nuo- (“Sur”, dicembre 1941). Il club dei 39. “... da un nulla, vissima comédie larmoyante era a priori mera- romanzo di avventure affatto languido -The bensì proprio e solo da se stessi molte cose e belle vigliosa?... ”. (“Sur”, inverno 1931). King Vidor. Thirty-Nine Steps di John Buchan - Hitchcock hanno trovato e generato; “Sì. Mi riferisco al diseguale regista di opere ha tratto un buon film. Ha inventato episodi. ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito memorabili come Hallelujah e tanto innecessa- Ha posto momenti felici e azioni riprovevoli spetta al dio e a me4. rie e triviali come Billy The Kid: pudica istoria- dove l’originale conteneva solo eroismo. Ha Socrate zione delle venti uccisioni (senza contare i intercalato un buon erotic relief per nulla sen- messicani) del più celebre attaccabrighe d’A- timentale...” (“Sur”, aprile 1936). Cecil B. de rizona, fatta senz’altro merito che l’ammasso Mille. “I russi scoprirono che la fotografia Luigi Cabras di riprese panoramiche e la metodica prescin- obliqua (e, di conseguenza, deforme) di un denza di close-ups, a significare il deserto...”. bottiglione, di una collottola di toro o di una (“Sur, estate 1932). Il traditore (di John Ford). colonna, aveva un valore plastico superiore a “L’ho seguito; lo giudico tra i migliori film che quello di mille e una comparsa di Hollywood, ci offra quest’anno; lo giudico troppo memo- rapidamente travestite da assiri e poi smazzate rabile per non stimolare una discussione e per fino alla totale infingardaggine da Cecil B. de non meritare un rimprovero. Meglio, diversi Mille...”. (“Sur”, estate 1932). 4 Platone, Teeteto, 150d, in Opere, vol. I, Later- rimproveri, dato che ha corso il bel rischio di esse- za, Bari, 1967, pagg. 276-279 re completamente soddisfacente, e non lo è stato Enzo Lavagnini 5 n. 37

segue da pag. 1 pubblica un suo brogliaccio buttato giù insieme al ministro dei Beni Culturali Franceschini. Qualcuno della stampa scrive che si tratta di un decreto legge che, in quanto tale, divente- rebbe immediatamente esecutivo, salvo con- valida entro sessanta giorni, tuttavia procra- stinabile nel tempo (un accorgimento che spesso ha sottratto al Parlamento la possibili- tà di entrare in merito di un testo legislativo). No, le carte sono state disposte in altro modo. Il dispositivo annunciato è un disegno di leg- ge, appartiene alla stessa natura di quello di- scusso nell’apposita commissione senatoriale che inaspettatamente se lo vede piovere sul capo, parzialmente riconoscibile per l’asso- nanza dei contenuti ma anche corretto, modi- ficato in peggio. C’è una reazione di stupore, ma per opportunità e ipocrisia si finge che non sia successo niente di anomalo. I disegni formalmente sono due e intanto proseguono le audizioni con le rappresentanze dell’asso- ciazionismo e degli istituti di conservazione. Palazzo Chigi, 28 gennaio 2016. Renzi e Franceschini incontrano Bertolucci, Benigni, Sorrentino e Tornatore Renzi ha compiuto una sua prima mossa, ot- tenendo al solito uno degli “effetti speciali” di una strutturazione del cinema, libero dai con- un problema di libertà e di strutture finalizzate cui è maestro. Ma a questo punto – ci si inter- dizionamenti mercantili, prospettato come ar- a un proposito culturale e sociale. E qui non si roga – quale sarà la prossima sorpresa? Una ricchimento della dialettica delle idee della sfugge dallo Stato e dal suo ruolo. Renzi e Fran- ipotesi è attendibile: poiché le probabilità che democrazia culturale. E’ doveroso non di- ceschini, ricorrendo a piroette, errori interna- al Senato non si voli ad alta velocità, non è im- menticare che cosa abbia comportato quello zionali di scrittura, lacune, acrobazie, menzo- probabile che il dispositivo Renzi – France- che per comodità chiameremo il “Sistema Al- gne palesi e raggiri, genericità e rinvii ad altre schini sia trasformato in un decreto legge con fieri”, che nella sostanza si sta riesumando e occasioni, hanno in animo non di correggere diritto di precedenza, tanto più che i provve- premia i film già premiati dal mercato, le ten- squilibri e deficienze con un ripensamento glo- dimenti per il cinema attengono al Documen- denze meno innovative, le convenzioni più bale di cui siano partecipi le categorie e la collet- to di Economia e Finanza del 2015. Questo è il consolidate e assonnate, un ingranaggio che tività, ma puntano ad assoggettare un campo percorso tattico di una manovra che ha l’o- punisce i film che aprono strade nuove e con- vastissimo ai poteri di un megaministero che biettivo di imporre, senza discussione, il pro- travvengono alla pigrizia del pubblico più ar- nella sua gestione abbia il massimo della centra- getto Renzi – Franceschini, impedendo il con- retrato. Quali sono stati i film più puniti? Ec- lizzazione burocratica e di discrezionalità e nes- fronto parlamentare. Simili procedure, che coli: Sciuscià, Ladri di biciclette, Umberto D di De suna forma di controllo, e di compresenza de- hanno poco di lindo e pulito, si addicono alle Sica, La terra trema di Luchino Visconti, Ger- mocratico rappresentativa. Non solo non si operazioni che mirano a tessere trame vi- mania anno zero e Francesco giullare di Dio di Ro- prevedono articoli che concernino l’intervento schiose. La prima, visibile, consiste e traspare berto Rossellini, per limitarsi a una citazione pubblico con le sue società (oggi marginali), ma nella cancellazione dai principi ispiratori di sommaria. Renzi e Franceschini, usando stru- si procede in senso inverso. Si accenna, è vero, a ogni legame tra cinema, arte, cultura, pro- menti riverniciati, intendono riportarci in- una visuale che parrebbe considerare il cinema gresso intellettuale. A sovraneggiare è l’audiovi- dietro e storpiare un quadro di per sé trabal- nel contesto più vasto della comunicazione au- sivo inteso, valutato e incoraggiato unicamente lante per colpa dei governi che si sono diovisiva, ma è un abbaglio che gratifica la- fi come un prodotto industriale da vagliare secon- rifiutati di pilotare nell’interesse generale le ction televisiva, pasticci narrativi imbastiti per do il suo rendimento commerciale. La storia è trasformazioni radicali e tempestose avvenu- “attrarre la committenza reclamistica”. Si inclu- vecchia, ha esemplari e vale la pena di ricor- te nell’universo mediatico dagli anni Settanta dono persino i videogiochi, scuola eccelsa di darlo per sottolinearne la dinamica e i risulta- in poi. Non navighiamo in acque tranquille. idiozia e di diseducazione psicologica e, atten- ti. Dal 1938, il ministro Dino Alfieri ha impo- In alcuni decenni abbiamo perduto i due terzi zione, non ci si muove dall’ABC di ogni riforma sto in pieno fascismo trionfante che i diversi delle sale cinematografiche, produciamo 150 che sia seria: rompere l’oligopolio televisivo provvedimenti di sostegno all’industria cine- film annui ma gli incassi più consistenti si Rai-Mediaset, abolire le pratiche monopoliste matografica fossero sottomessi al criterio del- concentrano in un numero circoscritto di ti- nella distribuzione e nell’esercizio cinematogra- la incentivazione proporzionata all’esito eco- toli nazionali e stranieri, che lasciano a bocca fico, disciplinare una economia che non esauri- nomico del prodotto. E’ un meccanismo che, asciutta la produzione restante costretta ad sce il suo ciclo nel breve presente della contem- comunque accomodato e ridipinto, sarà la ba- accontentarsi delle briciole, ammesso e non poraneità e nella microrete dei cinematografi se, la spina dorsale delle legislazioni successi- concesso che approdi al grande schermo. Pur tradizionali ma si protende verso le ramificazio- ve, a cominciare dal secondo dopoguerra e si- variando di volta in volta le percentuali, a do- ni e le diversificazioni un futuro illimitato. Una no ai giorni nostri, persistendo i ristorni minare è il cinema hollywoodiano seguito dai pessima legge, dunque, regressiva, la peggiore, pubblici proporzionali agli incassi conseguiti, cinepanettoni nostrani. La qualità è confinata malata di autoritarismo e di svalutazione del un congegno tuttavia parzialmente funzio- in una posizione minoritaria. Le fonti di finan- pregio culturale e artistico che è la sola garanzia nante attorno a cui il MIBACT sparge fumo- ziamento, nell’essenza, hanno tre solidi riferi- della sopravvivenza e della durevolezza e dell’au- geni, mentre la stampa, specializzata o no, menti ineludibili, Mediaset, la RAI, il concorso tonomia del cinema. Preoccupa, anzi allarma, il evita di richiedere dettagliate informazioni. dello Stato. E’ uno schema, ma non si allonta- silenzio e la disinformazione che circondano un Qualche parziale correzione è stata apportata na dalla realtà nostra e degli altri paesi euro- indirizzo politico assimilabile a quello che de Toc- a questa stortura di fondo nella legge del 1965 pei, dove il film americano spadroneggia e i queville definiva “la dittatura della maggioranza”. – ispirata dal Centro sinistra – e moderata- margini per la cinematografia nazionale e Mino Argentieri mente sensibile alle rivendicazioni che mira- quella straniera sono risicati. E’ inutile na- N.B Perché Diari di Cineclub non avvia un forum a lar- vano all’apertura di più spazi, ad appoggi a scondersi dietro un dito: il problema centrale è go raggio su questo tema? 6 [email protected] Whiplash. Tutto quel ritmo! «La struttura della frase jazzistica - poco importa occupa lo spazio e cerca di dominare uno se improvvisata o no - ha informato di sé l’opera strumento i cui suoni provengono diretta- di alcuni fra i registi più inquieti e curiosi del cine- mente dal ventre della terra; Fletcher irrompe ma», ha scritto Franco La Polla, «[…] la giustappo- sulla scena; il ragazzo si ferma intimorito; sizione dei due termini, dei due ambiti - cinema e l’insegnante gli chiede come mai ha smesso di jazz - è stata foriera di non poche novità nel largo e suonare; Andrew si scusa e riprende l’esecu- variegato campo delle immagini in movimento».1 zione; Fletcher lo rimprovera di nuovo: “Ti ho chiesto perché hai smesso di suonare, non di Whiplash, diretto da Da- continuare”, per poi ordinargli di suonare un - Charlie Parker è diventato Bird perché Jones mien Chazelle, e vincito- “double time swing”. Schizofrenia, cinismo gli tirò dietro un piatto, lo sapevi?”) e metodo- re del Grand Jury Prize al da un lato; dall’altro, la ricerca di un tempo logie educative “larger than life” che ricorda- Sundance Film Festival (non solo musicale) perennemente perduto. no quelle del Sergente Hartman in Full Metal edizione 2014, è sicura- L’”Ouverture” vera e propria, che accompagna Jacket (“Non devi né accelerare, né rallentare. mente tra i film-jazz più il ritorno del ragazzo a casa, di sera, stanco e Devi solo rispettare il mio fottuto tempo!”, di- originali degli ultimi an- affranto, è proprio un pezzo basato su un dou- ce al ragazzo schiaffeggiandolo). Nonostante ni. La pellicola racconta Vincenzo Esposito ble time swing: tre minuti durante i quali il re- tutto, però, Fletcher vede in Andrew colui che la storia di un giovane gista e i curatori della colonna sonora cesella- potrà finalmente realizzare il suo sogno: un batterista, Andrew (Miles Teller), cre- allievo capace non solo di seguire il suo sciuto col mito di Buddy Rich. Le sue tempo, ma di interpretarlo, viverlo e grandi speranze si scontrano col dispo- soffrirlo fino in fondo. Anche Andrew tismo del nuovo insegnante Terence ha i suoi idoli (Buddy Rich, Max Roach), Fletcher (J. K. Simmons) nel conserva- ma per lui sono solo modelli da imitare, torio di Manhattan, lo Shaffer (luogo miti che rappresentano i limiti estremi immaginario). Andrew ha talento, tec- della frontiera musicale. Vuole raggiun- nica e buona volontà, ma Fletcher, col gere quella frontiera a tutti i costi, ed suo perfezionismo ai limiti del sadoma- essere felice con le sue bacchette in ma- sochismo, ostacola la sua ascesa e lo no, ma non intende rinunciare a essere conduce quasi sull’orlo del fallimento se stesso. Sa che il suo mentore può es- professionale. Lungi dall’essere un’or- sergli d’aiuto in quel viaggio, e per que- dinaria “success story” all’americana, sto accetta tutte le angherie. Capisce con “winners” e “losers” che si confron- che per arrivarci dovrà eseguire i brani tano, Whiplash si presenta come un in- secondo i “fottuti tempi” di Fletcher, quietante “drumming drama”, con sfumature no una composizione audiovisiva stile Henry dovrà viverli e soffrirli. Ma al traguardo vuole noir, dove il vertiginoso tempo musicale di- Mancini e New Hollywood. Come dire: jazz e essere da solo. Whiplash, in ultima analisi, è venta spazio cinematografico, e gioca altresì cinema allo stato puro; un binomio non scon- anche un’opera che analizza i rapporti tra due un ruolo di primaria importanza nella pro- tato sebbene ampiamente sfruttato; una mi- solitudini speculari perse tra accordi e disac- gressione drammaturgica, oltre che nelle vi- rabile convergenza che, nei momenti miglio- cende personali dei due protagonisti, che non ri, ha trovato nei limiti della cornice del sono né vincitori né perdenti; semmai com- grande schermo un luogo d’intesa, un punto battenti posizionati su fronti ritmici apparen- - al contempo oscuro e luminoso - in cui l’indi- temente opposti (“Not my tempo!”, infatti, è vidualità e l’estro della musica afroamericana una delle frasi di rimprovero che Fletcher ri- hanno incontrato la fraseologia cinematogra- volge più spesso al suo allievo). La velocità di fica collettiva del vecchio e del nuovo mondo. esecuzione, il ritmo, i battiti dello strumento Il film deve il titolo a un brano non originale percussivo diventano il terreno di battaglia composto da Hank Levy: scelta perfetta, giac- tra i due; una lotta condotta fino all’ultima no- ché si tratta di uno dei pezzi orchestrali che ta, fino “all’ultimo sangue” (che in questa sto- meglio mette in luce il ruolo del batterista, so- ria volutamente estrema, non è solo un modo litamente relegato in secondo piano nelle big di dire). Le coordinate psicologiche dello band di musica jazz. Whiplash - il brano - è un cordi. Caravan, il brano che chiude il film, è, in scontro sono evidenti fin dal prologo, nel qua- drum-driven standard il cui motivo principa- questo senso, emblematico, oltre che famoso le Andrew e l’insegnante (preda e predatore) le compare in più parti del film, restando at- per essere stato utilizzato almeno un paio di sono già in corsa sul terreno di caccia: colpi di taccato addosso al tirannico Fletcher e rap- volte da Woody Allen nei suoi film (Alice; Accor- rullante sempre più veloci accompagnano presentando la sua parte più oscura e di e disaccordi). Si tratta di uno standard jazz un’assolvenza di un’inquadratura dal nero malvagia; il suo “colpo di frusta”. A fare da esotico, dominato dalla tematica del viaggio, verso l’inizio della storia; Andrew, inquadrato contrappunto a questo brano c’è “Fletcher’s tratto dal repertorio di Duke Ellington, e ri- in campo lungo, è seduto alla batteria e si Song”, una composizione originale di Justin proposto in questa pellicola con un ricco ar- esercita, da solo, in una sala deserta della Hurwittz e Tim Simonec (ai quali il regista ha rangiamento per grande orchestra, in cui ov- scuola; una lenta carrellata in avanti ci per- affidato la cura della colonna sonora); una viamente risalta la batteria, ed è allungato da mette di scorgere lentamente il suo volto con- melodia guidata dal pianoforte, che assolve, un drum solo sfavillante, potente, preciso, e, tratto dalla fatica, le sue braccia, le sue mani, con le sue dolci tessiture e i suoi cambi di to- soprattutto, finalmente dentro il tempo- im la postura (di fondamentale importanza per nalità, il delicato compito di rappresentare il possibile sognato da Fletcher. Non è certo un un batterista), la prossemica, il modo in cui lato umano del professore impersonato da banale happy ending quello che conclude 1 Franco La Polla, “Cinema e Jazz”, in: Franco Simmons, che altrimenti sarebbe rimasto in- Whiplash, semmai un ultimo colpo di frusta La Polla (a cura di), All That Jazz. From New Orleans to castrato in un ruolo da personaggio piatto, schioccato dal maestro per spronare l’allievo a Hollywood and Beyond, catalogo della retrospettiva su senza sfumature psicologiche. Fletcher vive spingersi verso una terra dove il Tempo di- Cinema e Jazz del 56. Festival Internazionale del Film di incastrato in un tempo tutto suo: plasmato dal- venta Spazio: il cinema. Locarno, 6-16 agosto 2003. le leggende del jazz (“Sai - racconta al ragazzo Vincenzo Esposito 7 n. 37 Il ritorno dell’avventura. Dal neo-peplum al Far West tra Immortals e Tarantino Quando nel 2000 ci si ac- hanno in comune la fisicità, il senso dell’av- caratteristici in comune: l’eroe che lotta da so- corse dell’impensato suc- ventura e il carisma eroico del condottiero lo contro le avversità ma attraversato da dub- cesso del film di Ridley Scott americano, nato dal nulla e che diventa un se- bi e con un Dio in fondo imperscrutabile e “Il Gladiatore”, la sorpresa midio. Siamo in definitiva in presenza di lontano; la spettacolarità delle scenografie, fu notevole. Ormai si pen- grandi spettacoli, come “Pompei” del 2014, do- gli effetti speciali mirabolanti; la storia ridotta sava che il genere del pe- ve un giovane schiavo ribelle (Kit Harrington, all’essenziale e molto laicizzata e il cast di plum, che aveva furoreggia- il divo della serie televisiva “Il trono di spade”) star. “Noah” (2014), ancora con Russel Crowe, to in Italia, coinvolgendo uccide il cattivo ma perisce con l’amata sotto racconta la storia del Diluvio universale in 132 Mario Dal Bello anche l’Europa e gli Usa, l’eruzione del Vesuvio, nella magnificenza de- minuti- una caratteristica è ormai quella del- negli anni Cinquanta e Sessanta fosse defini- gli effetti speciali. Eppure, il vecchio (1959) la lunghezza spropositata -. Il patriarca vi ap- tivamente tramontato. Esisteva un cinema “Gli ultimi giorni di Pompei” con Steve Reeves pare come un uomo sottomesso ad una reli- d’autore o la commedia più o meno realistica e Christine Kauyfmman, nella sua ingenuità giosità fanatica, in contrasto con un figlio, e predominante. Ma lo spirito d’avventura, che culturistica, era un kolossal fatto in casa se si che a fatica comprende il disegno divino. ha sempre percorso il cinema, dato che è con- vuole e con il finale positivo, ma forse più “Exodus”, del 2015, ancora diretto da Ridley naturato al carattere dell’uomo, pareva rele- grandioso di questo potente prodotto del Scott, con le star Christian Bale come Mosè e gato al filone horror o fantascientifico. blockbuster americano. Talora si mescola hor- Joel Egerton come Ramses , rilegge l’Esodo bi- Il Neo-peplum ror, visionarietà, effettistica e libertà storiche blico come una lotta fra due fratellastri per “Il Gladiatore”, grazie alla recitazione di Rus- avere il potere. Dio ap- sel Crowe, agli effetti visivi, ai costumi, rin- pare sotto forma di un verdì di colpo, nell’era digitale, un genere che implacabile ragazzino sembrava scomparso. La storia in sè non era di cui Mosè fatica a fi- particolarmente originale: c’era sempre l’eroe darsi. Ovviamente, le che combatte l’ingiustizia e uccide il perfido. dieci piaghe sono feno- Ma due erano forse gli elementi di novità: l’e- menali visivamente ma roe non era bellissimo, ma di una robustezza il film lascia con l’ama- “ordinaria”, e il finale non era gloriosamente ro in bocca, perché non trionfatore, anche se i l respiro si manteneva coglie nulla del mes- epico. In più il racconto faceva sognare e fan- saggio biblico – sembra tasticare, il che voleva dire molto, in un perio- che nemmeno faccia lo do di cinema talora fin troppo sofisticato o di sforzo se non di laiciz- basso livello. L’enormità del successo ebbe la zarlo- e resta una sorta conseguenza che il peplum fu resuscitato alla Russell Crowe in “Il gladiatore” (Gladiator) (2000) di Ridley Scott di duello battagliero fra grande. Il mondo antico venne ripescato e ri- due rivali. Siamo lonta- adattato secondo il gusto americano, o meglio – comune al nuovo peplum come al vecchio – nissimi dal clima epico dei “Dieci comanda- hollywoodiano. Nel 2004 si rivisitò l’Iliade e ed ecco un film come “300”, del 2006, dove la menti” di De Mille. La bibbia non basta, e si va l’Eneide con “Troy”, diretto da Wolfgang Pe- battaglia delle Termopili di Leonida di Sparta nell’Antico Egitto, come i vecchi peplum in cui tersen con Brad Pitt nei panni del biondo contro il folle Serse diventa un fantasy tratto i vari eroi di turno –Ercole Ursus Maciste e si- Achille, Eric Bana in quelli del bruno Ettore, dai fumetti che è, neanche troppo sottinteso, mili – passavano con disinvoltura dal mito mentre Orlando Bloom diventava Paride, Pe- una esaltazione della guerra combattuta da classico a Zorro, dall’Egitto alla Russia dei ter O’Toole il re Priamo, e Diane Kruger la superuomini palestrati e sanguinari. Per for- Mongoli all’India. “La Mummia” del 1999, col bionda Elena. Un cast di star per un peplum tuna, il neopeplum ha iniziato a sorridere di sequel del 2001, ne è un esempio. Mescola fantasioso, zeppo di effetti speciali, di sceno- sé stesso. Il film “Percy Jackson e gli dei dell’O- abilmente humour, avventura, fantasia, effet- grafie ardite, e totalmente privo di qualsiasi limpo”, con rispettivo sequel del 2013, raccon- tistica e horror così che il prodotto degli ar- presenza soprannaturale che pur anima i poe- ta di un gruppo di ragazzi americani che sco- cheologi americani sorpresi di ritrovarsi viva mi omerici, ma laicizzato al massimo in una prono di essere dei semidei con relative una mummia maledetta e pestifera, è piace- sorta di western in panni antichi. Che la men- avventure spettacolari contro le divinità buo- vole, simpatico e divertente. Un po’ meno in- talità del self-men informi il rinato peplum è ne o cattive, ma sempre trionfatori. Natural- vece il truce “Apocalypto” diretto da Mel Gib- evidente anche nell’ambizioso “Alexander” di mente, la bibbia non poteva essere trascurata. son – che ama i toni cruenti – nel 2006 in Oliver Stone (2004) con Colin Farrel e Angeli- Viene così riproposta in due film, almeno, ab- pieno territorio dei Maya con tanto di sacrifici na Jolie, epico racconto del grande condottie- bastanza sconcertanti e che comunque entra- umani. Natura e storia, mito della fecondità e ro dalla infanzia alla morte tra battaglie, ucci- no nell’orbita del neo-peplum per gli elementi dell’eroe che supera ogni difficoltà sono i pun- sioni, amori omo ed eterosessuali, scoperte e ti di forza e di debolez- nefandezze, con Alessandro succube del pa- za del filmone spettaco- dre Filippo – il consueto difficile rapporto tipi- lare. Spettacolo è infatti co del cinema americano -, l’affetto di una ma- la dimensione fonda- dre possessiva, e le grandi scene epiche nelle mentale del neo-pe- quali forse sta il merito migliore del film. Un plum, favorito anche recupero delle divinità si è comunque tentato dalle serie televisive di in un gruppo di film che accanto al tono epico “Troni di Spade”, di mostrano quello visionario. E’ il caso di “La Spartacus e di Wikings Furia dei Titani” con Sam Worthington con di insperato successo. Perseo che sfida la Medusa e gli dei stessi, e Il Far West Teseo, un Henry Cavill palestrato come gli dei Il vecchio Far West con che uccide il re Iperione e il Minotauro, in Leonardo DiCaprio in “Revenant – Redivivo” del regista messicano Alejandro gli Indiani è ormai un “Immortals”, del 2012. Sia Perseo che Teseo González Iñárritu segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente fatto che appartiene alla storia dei decenni del Da Rebecca all’Oro di Napoli Novecento. Ma lo spirito di conquista, di sel- Due matrimoni uniscono le architetture com- bionda di Hitchcock, esplode la bruna di De vaggio vigore e di lotta per la sopravvivenza posite delle opere dei due maestri del Cinema Sica ma entrambe sono ignare di un destino aleggia ancora, ovviamente nel cinema ameri- Internazionale che utilizzano le emozioni in che le accomuna dentro la maestosità di pa- cano. Negli ultimi mesi sono apparsi due film maniera speculare, espresse da una bellezza lazzi che soffocano il loro desiderio di vivere. che hanno rimesso in piena luce questi aspet- bionda, algida ed introversa imprigionata Entrambe con due compagni assenti eppur ti, ossia “Revenant – Sopravvissuto” con Leo- dentro un castello da favola in Rebecca di Hi- fin troppo presenti, straniera nella sua stessa nardo DiCaprio e l’ottavo film di Tarantino, tchcock, da una bruna conturbante, estrover- casa la timida ragazza inglese ancora in sala, “The Hateful Eight”. Il primo bionda protagonista fem- riscopre una vecchia storia dei primi decenni minile di Rebecca, subito dell’800 per presentare l’eroe bianco, padre di padrona dei luoghi Sil- un figlio avuto con una donna pellerossa, ab- vana Mangano, la pro- bandonato dai suoi in mezzo ad una natura tagonista femminile de matrigna e che tuttavia riesce a sopravvivere e L’Oro di Napoli, circon- – forse – a vendicarsi del cattivo (ma il finale date da stanze che acqui- apre ad un certo mistero inquieto). Gli ele- stano significati impal- menti del neo-western ci sono tutti: la lotta, la pabili e accompagnano ribellione, i rivali, il tradimento, la spietatezza alla scoperta di quei fan- del clima, l’ignoto e l’avventura, la legge e la tasmi nel sè che popolano vendetta personale. E, ovviamente, gli Indiani, le metaforiche stanze visti dall’ottica dei conquistatori. Ma il lavoro è dell’interiorità dei loro attraversato da un sentimento drammatico compagni laddove luo- molto contemporaneo e da una non-soluzione ghi architettonici e luo- finale chiara, tipica del nostro tempo e l’eroe, ghi dell’anima coincido- per quanto alla fine sopravvissuto, rimane con Joan Fontaine (1917 - 2013) no e le promesse d’amore qualcosa di smarrito in sé. Nel film di Taranti- vengono frustrate da mi- no invece si mescolano i generi- thriller , gioco sa ed esuberante in L’oro di Napoli di De Sica. steri insondabili. Ombre e luci in entrambi i al massacro psicologico, teatro -- in un cre- Due solitudini inserite in strutture narrative film, si soffermano sui volti delle protagoniste scendo di violenza impressionante, derivante dai contenuti simili e ricche di simboli con per cogliere l’inquietudine, il turbamento, l’al- da quella ricerca di verità di ciascuno – ognuno larme di cui si fanno indossa una maschera – impossibile a definir- ispiratrici le due donne si, secondo il regista. Il selvaggio, crudele, ine- dentro sontuosità che sorabile spirito dell’homo homini lupus del non ammettono inter- vecchio West fa capolino, riammodernato dal mittenze nelle lumina- cinema visionario di Tarantino, tra le monta- rie delle loro apparenze gne innevate di una natura fascinosa e terribi- perfette. La potenza del- le. Certo, è assente lo spirito semplice e se si la recitazione e la dram- vuole ingenuo dei vecchi modelli anni cin- maticità delle storie in- quanta-settanta del ‘900, in nome di una spie- sieme a piccoli gesti tatezza e di una introversione psicologica scono- significativi da alcuni sciuta all’epoca. Il cinema americano comunque definiti eccessivi, cattu- è capace di trasferire la legge del duello all’ulti- rano la nostra attenzione, mo sangue, topos tipico del West, anche nella la musica in entrambi i fantascienza. E’ il caso di “Interstellar” di cineasti è la protagonista Christopher Nolan (2014) con Matthew McCo- fuori campo e compone naughey in un gruppo di ricercatori tra le stel- una narrazione emotiva le per scoprire un nuovo possibile futuro per la che guida le due donne (1930 - 1989) terra che sta morendo. Ricerca di nuove fron- dentro i labirinti della tiere, ancora una volta. E divergenze tra gli storie psicocontorte dove la gioia si trasforma memoria e dentro i corridoi dei palazzi alla ri- umani, con tanto di lotta fra le galassie che ri- in dolore inseguite dalla macchina da presa cerca di un senso e di una verità, mentre il so- corda da vicino i vecchi duelli nelle polverose che scruta, rallenta, si ferma, nei momenti più gno si trasforma sotto i nostri occhi allo stesso città del West. Cambia solo lo scenario, qui in- significativi delle due pellicole. Implode la modo in cui si rovescia un guanto ed ecco la tergalattico. Ma l’eroe vince. Succede anche spuma delle onde mari- nel recente “Sopravvissuto - The Martian”, an- ne infrangere le rocce su cora una volta diretto da Ridley Scott, con Tom una tragedia incombente, Hanks astronauta lasciato solo in un pianeta annunciata e per fortu- rosso e destinato col suo coraggio a sopravvi- na sfiorata ed evitata in vere. Lo spirito dell’uomo in lotta con il destino Rebecca, mentre l’inse- avverso, sia la natura che l’universo, non è gna con la scritta Tipo- dunque sopito, solo riportato in altra ambien- grafia inquadrata nell’ul- tazione. Ora ci attende, ad aprile, “Slow West” tima scena de L’Oro di in cui un ragazzo si mette sulle tracce dell’a- Napoli incide in maniera mata nell’America di frontiera di fine ‘800, indelebile una pagina di scortato da un misterioso cacciatore di taglie. grande cinema nella sto- L’avventura continua. ria della filmografia e -de creta la morte del cigno.

Mario Dal Bello Vittorio De Sica (1901 -1974) Alfred Hitchcock (1899 -1980) P.D. 9 n. 37

Legge Cinema - La parola ai politici Nuovo cinema Franceschini Quello che va onesta- disegni di legge sono tutte e due di esponenti del ministero, che proprio oggettivo e preciso mente riconosciuto a dello stesso partito, il Pd, ma sono l’uno l’op- non è, e prima ancora di aver discusso all’in- questo governo è la posto dell’altro. Sorgono quindi spontanee al- terno delle proprie associazioni sui risultati e coerenza. Da quando cune domande e alcune osservazioni. Che sugli effetti che una simile legge produrrebbe si è insediato non ha ruolo ha il Partito democratico nell’elabora- sull’intero settore cinematografico ed audio- fatto che lavorare con zione delle proposte di legge? Se ha un ruolo, visivo. Colpisce perché nella nostra storia non assiduità e tenacia alla la responsabile cultura del Pd Lorenza Bonac- è mai avvenuto. Nella nostra storia è sempre Stefania Brai “rottamazione” dei di- corsi di quale legge è promotrice, quella di esistito un tessuto associativo democratico e ritti, dello stato socia- Franceschini o quella della Di Giorgi? Oppure partecipato molto radicato e una autonomia, le e delle forme democratiche di partecipazio- il partito non conta nulla e sono direttamente indipendenza e libertà della cultura molto dif- ne. Lo ha fatto con la Costituzione, con il i parlamentari ad elaborare autonomamente fusa e molto gelosamente custodita. Credo sia lavoro, lo sta facendo con la sanità pubblica, lo le leggi, senza neanche parlarsi tra loro e sen- su questo che dobbiamo prima di ogni altra ha fatto e lo sta facendo con la conoscenza e la za parlare con i propri rappresentanti al go- cosa ragionare e discutere tutti insieme, per- cultura: con la scuola, finalizzandola al mer- verno? La Di Giorgi, quando in commissione ché ogni volta che la cultura è subalterna alla cato del lavoro; con il servizio pubblico radio- cultura del Senato arriverà la proposta Fran- politica o al potere è tutta la società che fa televisivo, tentando di trasformarlo dalla più ceschini, cosa farà, rinuncerà alla sua e voterà enormi passi indietro insieme alla stessa de- importante industria culturale del paese pub- mocrazia. Per quanto riguarda il merito del blica e cioè di tutti, ad “impresa” gestita ma- disegno di legge Franceschini si è già aperta nagerialmente da un solo uomo, il direttore una discussione. Provo allora a sintetizzarne i generale, emanazione diretta del governo. Lo punti principali per poterne evidenziare la fi- sta facendo sistematicamente anche con la losofia di fondo e i suoi esiti concreti. La fina- produzione culturale. Il governo ed il mini- lità della proposta viene enunciata esplicita- stro Franceschini, nel perseguire l’obiettivo mente là dove si dice “lo Stato contribuisce al dichiarato di “costruire una cultura del mece- finanziamento del cinema… allo scopo di faci- natismo” non solo diventano essi stessi “me- litarne l’adattamento all’evoluzione delle tecnolo- cenati”, distribuendo a loro piacimento 500 gie e dei mercati nazionali ed internazionali ”. Cre- euro ai nuovi “votanti” maggiorenni da utiliz- do che non ci sia un modo più esplicito per zare in consumi culturali - senza minima- dichiarare apertamente che questo governo ri- mente curarsi a quali luoghi della cultura pos- tiene che lo Stato debba investire nella produ- sono permettersi di accedere tutti i giovani zione culturale non per liberarla dalle logiche e durante tutti i giorni dell’anno -, ma elabora- dai meccanismi del mercato ma per eliminare no leggi la cui reale impostazione è delegata al le poche resistenze culturali e artistiche che governo e cioè sottratta alla discussione pub- ancora riescono a sopravvivere e per far sì che blica e le cui finalità sono lo smantellamento sia la domanda a condizionare e determinare del ruolo sociale dello Stato. È questa la filoso- l’offerta. Peccato che si stia parlando di cultu- fia di fondo del nuovo “Schema di disegno di leg- ra, cioè di libertà espressiva e di creatività, ge in materia di cinema, audiovisivo e spettacolo peccato che si stia parlando di ciò la cui ragion dal vivo”, presentato pomposamente in un d’essere di fondo è quella di contribuire alla pranzo di Renzi e Franceschini con i premi crescita delle persone, alla formazione di un oscar del cinema italiano e raccontato ai me- Dario Franceschini nella caricatura di Luigi Zara pensiero autonomo e critico. Si sta parlando dia in modo molto “approssimativo” e come se cioè di uno di quegli elementi “utili” a rimuo- fosse già in vigore. Intanto una nota a margi- quella del suo ministro? Possono essere do- vere gli ostacoli che “…impediscono il pieno ne: nello schema di disegno di legge allo “spet- mande forse poco interessanti e “fuori tema” della persona umana…”. E peccato che si stia tacolo dal vivo” sono dedicate in realtà 4 pagi- ma a me sembrano utili per capire quale idea parlando dello Stato, cioè dell’istituzione che per ne sulle 27 complessive e sono anche troppe di democrazia ha il maggior partito italiano e la Costituzione ha esattamente questo compi- perché le sole cose reali che si dicono in quelle quale ruolo questo partito attribuisce alla pro- to. Per mettere in atto questa “finalità” viene 4 pagine è da un lato che la riforma (dal pro- pria organizzazione politica, quale al Parla- istituito un “fondo per lo sviluppo degli investi- mettente nome di “Codice dello spettacolo”) mento e quale al governo. E la seconda cosa menti nel cinema e nell’audiovisivo”. In questo dei settori della musica, della danza, della che va evidenziata prima ancora di entrare fondo affluisce annualmente il 12,5 percento prosa, delle fondazioni lirico sinfoniche, del nel merito è che anche qui l’articolazione con- delle entrate erariali derivanti dai versamenti teatro e dei circhi è demandata al governo, creta della proposta di riforma viene delegata Ires e Irap delle imprese di distribuzione cine- che quindi deciderà in perfetta solitudine, e direttamente al governo tramite moltissimi matografica e televisiva, dell’esercizio, le televi- dall’altro che gli investimenti pubblici in quei decreti attuativi che saranno in realtà appun- sioni, le imprese di telecomunicazione e inter- settori dal 2020 andranno a diminuire. Ma di to dei veri e propri articoli di legge. Ancora net. Il ministero sostiene che si starebbe facendo questo nessuno parla. Per quanto riguarda le una volta viene meno la possibilità di una di- come in Francia, sostiene cioè che in questo rimanenti 23 pagine dedicate al cinema e scussione collettiva con le forze sociali, cultu- modo il settore cinema si “autofinanzia”. Non è all’audiovisivo va detto che è talmente palese rali e professionali del settore. Vorrei fare vero, perché mentre in Francia esiste un prelie- la funzione propagandistica ed elettorale però un’altra osservazione, più generale e più vo di scopo, cioè un prelievo aggiuntivo su tutti dell’annuncio che lo “schema di disegno di difficile. Quello che colpisce è la fretta con cui quei soggetti che sfruttano economicamente i legge” non avrà nessuna corsia preferenziale alcune associazioni e alcuni singoli operatori film, secondo questa proposta invece è lo Stato ma seguirà il normale iter parlamentare e vor- del settore hanno ritenuto – non richiesti - di che rinuncia a una parte delle sue entrate pre- rei ricordare che al Parlamento è già in di- dover mostrare pubblicamente il proprio con- levando una quota dalla fiscalità generale per scussione la proposta di riforma del cinema senso a questa proposta. E nella maggior par- destinarla al cinema. Non si chiede ai colossi presentata dalla senatrice Di Giorgi. Allora la te dei casi basando il proprio parere non sulla delle telecomunicazioni e alle multinazionali contraddizione che salta agli occhi è che i lettura del testo di legge ma sul comunicato segue a pag. successiva 10 [email protected] segue da pag. precedente membri tutti designati dal ministro d’intesa Libri che fanno proventi con il cinema di versare al- con altri ministeri, di questi dieci membri uno cuna quota aggiuntiva. Il sistema cioè non si solo è scelto su una rosa di nomi proposta dal- autofinanzia. Ma il punto non è questo. Il le associazioni di categoria. Le decisioni sono Renoir mio padre punto è che la fiscalità generale serve non più quindi tutte in mano al ministero, cioè al go- a finanziare gli autori e le loro opere, ma per verno. Naturalmente del Centro nazionale per di Jean Renoir, Adelphi, l’85 percento è destinata al credito d’imposta e il cinema richiesto da anni da tutte le catego- 2015 pp.433, traduzione di al finanziamento automatico alle imprese. Di rie non si fa neanche cenno. Il secondo. La leg- più: l’impresa non percepisce denaro pubblico ge equipara sotto tutti gli aspetti l’opera cine- Roberto Ortolani, 22 euro sul film che vuole realizzare, ma sugli incassi matografica e quella audiovisiva, compresi i ottenuti da tutte le opere che ha prodotto fino videogiochi. Il problema non è solo che i fondi Nell’aprile del 1915, fe- a quel momento. Cosa vuol dire tutto ciò? dovranno essere divisi tra i due settori, il pun- rito da un cecchino ba- Vuol dire che se si sposta il sostegno economi- to è anche che non si fa distinzione nei criteri varese, il ventenne Je- co pubblico dalle opere alle imprese si sposta il tra ciò che ha per destinazione la sala e ciò che an Renoir arruolatosi sostegno dalla cultura all’industria e non è co- è prodotto per il piccolo schermo, e quindi nell’esercito francese sa da poco. Inoltre se le imprese riceveranno soggetto a logiche di palinsesto e destinato a per combattere nel pri- contributi in base agli incassi delle opere già pubblici completamente diversi da quello ci- mo conflitto mondiale, prodotte vuol dire che non riusciranno a so- nematografico (e che inoltre riceve già finan- trascorre la sua conva- pravvivere tutti quei produttori indipendenti ziamenti dalle emittenti televisive). Il terzo. lescenza nella casa pa- che con enormi sacrifici, spesso mettendo a La finta eliminazione della censura. Nel- co rigina del padre Pier- rischio se stessi, hanno nella loro storia im- municato si dice trionfalmente che “finisce la Giulia Zoppi re-Auguste, il maestro prenditoriale il cinema d’autore che può an- censura di Stato” (ammettendo che c’era fino impressionista ormai che non avere incassato ma che ha fatto gran- ad ora, comunque). In realtà l’operazione vera quasi ottantenne. Il libro nasce dalle conversa- de nel mondo la cinematografia del nostro è quella di introdurre un meccanismo di auto- zioni e dalle confidenze di quel periodo. Jean, paese. Vuol dire che sopravviveranno e vi- censura. Mi spiego. Si delega ancora una volta che divenne il grande cineasta che tutti noi co- vranno solo tutte quelle imprese che sono già il governo ad emanare uno o più decreti legi- nosciamo, seguendo la carriera del grande pit- slativi per il riassetto delle norme di “tutela dei minori” in base ai seguenti principi: rispetto naturalmente sia del- la libertà d’espressione che della protezione dell’infanzia; introdurre il principio di re- sponsabilizzazione degli ope- ratori cinematografici; istitu- zione di un organismo di controllo della classificazione dei film e del suo rispetto. Vuol dire che sarà l’operatore cinematografico (il produtto- re, il distributore, l’esercente) a stabilire a quale “classe” cor- risponde il proprio film e poi- forti, vuol dire che nessuno metterà a rischio ché se sbaglia classificazione sono previste la propria media di incassi producendo film delle sanzioni, chi correrà il rischio per esem- “non garantiti” sul mercato. Resterà un 15 per- pio di mandare in onda in prima serata un cento per i contributi selettivi alla produzio- film che forse l’organismo di controllo giudi- ne, alla distribuzione e all’esercizio che saran- cherà invece vietato ai minori? E quale sala lo no attribuiti in base alle valutazioni di cinque proietterà senza divieto? Qualcuno dà per cer- “esperti” – individuati in un successivo decre- to che la legge che passerà sarà questa e in to governativo – in base a modalità applicative questa versione. Io non credo, o perlomeno anche queste decise con un futuro decreto. spero di no. Penso che ci sia ancora la possibi- Anche per quanto riguarda la “promozione” il lità di incidere sulle scelte del Parlamento e disegno di legge non dà alcuna certezza ma è penso che ci sia tutto il tempo per farlo. Penso tore fino alle vette della fama e del successo, tutto rimandato ad un decreto ministeriale che bisognerebbe mettersi intorno a tanti ta- disegna qui il ritratto di un temperamento a che dovrà individuare “le specifiche tipologie voli per discutere tutti insieme e per elaborare volte caustico a volte generoso, ma sempre ca- di attività ammesse”, definire “i criteri e le tutti insieme le proposte che si ritengono più pace di unire l’orgoglio dell’artista a un piglio modalità per la concessione dei contributi” e utili per il cinema e per la cultura in generale. quasi fanciullesco, come accade sovente alle la ripartizione delle “risorse disponibili fra le Ma penso anche che perché questo accada bi- anime indomite dei pittori di rango.Pierre-Au- varie finalità” (cioè le associazioni di cultura sognerebbe avere la forza di prescindere dai guste Renoir era nato nel 1841 a Limoges, sesto cinematografica, la promozione del cinema muri delle appartenenze, avere la forza di di sette figli di Léonard e Marguerite Merlet, italiano all’estero, i festival, le rassegne, la uscire dalla propaganda renziana per cui chi si un sarto e un’operaia tessile e Jean, attraverso conservazione e il restauro delle opere, eccete- oppone alle sue politiche o si piange addosso o le confidenze del padre, ci conduce a scoprirne ra). Solo altri tre punti e considerazioni. Il pri- ostacola il cambiamento, come se il cambiare fos- tutto il vissuto umano e artistico, risalendo fi- mo. Viene istituito il “Consiglio superiore del se di per sé certezza di progresso e miglioramen- no al bisnonno che di mestiere era stato zocco- cinema e dell’audiovisivo” che sostituisce la to. Avere la forza di uscire dal “conformismo cul- laio. L’artista visse dall’età di quattro anni a attuale sezione cinema della Consulta dello turale” che rischia di uccidere questo paese. Parigi. Quattordicenne, fu indirizzato dal pa- spettacolo e che ha tantissimi compiti, ma tut- Stefania Brai dre alla decorazione della porcellana e grazie ti consultivi o propositivi. È composto da dieci Responsabile nazionale cultura del Prc segue a pag. successiva 11 n. 37

segue da pag. precedente celebri della stagione all’aiuto del maestro Charles Gleyre fu am- impressionista, “Il messo nel 1862 all’ Ecole des Beaux-Arts dove ballo al moulin de la conobbe Sisley, Fréderic Bazille e Claude Mo- Galette”, dipinto nel net con i quali iniziò presto a recarsi a Fontai- 1876. La stessa gioia nebleau per dipingere en plein air. Tra il 1874 che il pittore ha rievo- e il 1877, pur in difficoltà economiche, si dedi- cato in vecchiaia al fi- cò assiduamente alla sua arte ed è proprio in glio regista e che que- questi anni che produsse capolavori come Bal sti ha poi raccolto in au moulin de la Galette e Nudo al sole. Nel “un cumulo di ricordi 1880 incontrò a Parigi la sua futura sposa: Ali- e di impressioni per- ne Charigot che diventerà ben presto la sua sonali” dal titolo Reno- modella-amante e che sposerà nel 1890. Aline ir, mio padre, un memo- e Pierre- Auguste ebbero tre figli. Alla fine ire di grande intensità, dell’800 l’artista era diventato famoso. I primi un affresco interes- ad accorgersi della sua grandezza furono gli sante e ricco di aned- americani. Nel 1900 venne insignito del titolo doti che ci restituisce di Cavaliere della Legion d’Onore, incoronan- un’epoca indimenti- dolo pittore di fama internazionale. Purtrop- cabile. L’incidente di “La colazione dei canottieri” è un dipinto a olio su tela realizzato tra il 1880 ed il po al culmine del successo, fu colpito da artri- Jean al fronte diventa 1882 dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir. Fa parte della Phillips Collection te reumatoide. La malattia lo costrinse a così il modo per poter di Washington trasferirsi a Cagnes-sur-Mer dove continuò passare del tempo in- comunque a dipingere. Morì il 3 dicembre sieme e per il giovane godere finalmente della e gli altri pittori non avrebbero mai potuto di- presenza di un padre vitale, energico e ricco pingere all’aria aperta. Senza l’accettazione di fervida immaginazione. Jean si dice grato dello scorrere del tempo, non ci sarebbero sta- al cecchino bavarese per averlo costretto al ri- ti Monet né Cezanne né Renoir né la rivolu- torno e all’incontro con quel genitore anzia- zione che i giornali dell’epoca, chiamarono no, invalido ma ancora attivo e pieno di rac- con irrisione Impressionismo. La grandezza conti, passioni e colori. Ogni pagina che di questo libro è che sprizza vita in ogni pagi- attraversa quest’opera è sgargiante di sfuma- na. Il mondo descritto si dispiega come se fos- ture, persone, aneddoti e incontri. Soprattut- se il nostro ed è narrato con una precisione ta- to persone. Donne e uomini di ogni ceto e le, che sembra di vivere quelle esperienze e provenienza, partendo ovviamente dai prota- quegli incontri così speciali, ancora vividi. Re- gonisti dell’Impressionismo, per arrivare a fi- noir era un artista e come tale era in grado di gure più o meni minori ma sempre ritratte in intercettare l’aria del tempo, precederlo e ac- modo indimenticabile, con la nitida gentilez- coglierlo con libertà e passione. Innovatore e za di chi ama l’umanità sopra ogni cosa. In- sempre curioso, sosteneva che “i distruttori contriamo, per esempio, il signor Choquet, sono quelli che vogliono applicare soluzioni funzionario delle dogane che risparmiava su antiche a problemi nuovi, non rendendosi pasti e abiti per acquistare tele e disegni. L’ec- conto della marcia del tempo”. Morì quasi ot- centrico funzionario fu tra i primi ad intuire tantenne ma nel cuore rimase sempre giova- la carica innovativa dell’Impressionismo e in nissimo. breve tempo la sua casa divenne meta di pelle- Giulia Zoppi grinaggio per chiunque volesse “tenersi al Ps. Autoritratto di Pierre-Auguste Renoir corrente”. Renoir padre era un uomo molto Gilles Bourdos nel 2012 ha provato a racconta- pratico ed era convinto che l’ispirazione, l’e- re questa storia in un film “Renoir”, che ha 1919, settantottenne. Aveva appena terminato stro e l’immaginazione arrivassero all’artista portato un premio César al suo attore prota- il secondo dipinto sul tema delle bagnanti, in modo spontaneo senza forzature. “Quelli gonista Michel Bouquet. La pellicola descrive sottoponendosi al supplizio del pennello lega- che vogliono risalirla (la corrente n.d.r.) sono gli ultimi anni di vita del pittore francese, ora- to alla mano e alla deambulazione su una por- pazzi od orgogliosi o, peggio ancora, distrut- mai ritiratosi al mare, ma sempre produttivo tantina. Fu sepolto a Essoyes, come l’adorata tori” sosteneva il pittore. “Di tanto in tanto si e instancabile, durante l’incontro con l’enne- moglie, morta appena qualche anno prima. deve dare un colpo al timone a destra o a man- sima modella in cerca di un po’ di guadagno. Nell’aprile del 1915 Jean Renoir, come già ac- ca, ma sempre nel senso della corrente”. Al fi- Nonostante la fotografia sia luminosa e lussu- cennato nell’introduzione, fu costretto a tor- glio sorpreso che gli ricordava come il suo no- reggiante di colori e sfumature, come una tela nare a casa per una ferita alla gamba causata me fosse legato a una delle fondamentali impressionista, il formalismo con cui è attra- da un cecchino tedesco. L’attendeva il padre rivoluzioni dell’arte moderna, Renoir ribatteva versata l’opera toglie autenticità e realismo al che non camminava più perché gravemente che i grandi uomini sono semplici. “ Se ho di- racconto, rendendolo sostanzialmente privo malato. Erano entrambi due invalidi, ma que- pinto a tonalità chiare è perchè bisognava di- di fascino e di spessore. Una delle tante occa- sto permise loro di approfondire una cono- pingere così. Era nell’aria. Vedi, io credo fer- sioni in cui la trasposizione filmica tradisce, scenza reciproca che prima non era mai avve- mamente che un pittore ci guadagnerebbe nel peggiorandola, la versione letteraria. nuta. Il padre ricostruì dettagliatamente la macinare da sé i colori, ma siccome non ci so- sua giovinezza in una Parigi magnifica e vita- no più apprendisti e a me piace più dipingere le, dove le persone si divertivano godendosi la che macinare colori, li compro dal negoziante vita, il figlio narrò le sue avventure di soldato che sta in fondo a rue Pigalle. Accetto i colori al fronte. Pierre-Auguste racconta che quan- in tubetti e la mia passività da turacciolo è sta- do era ragazzo Montmartre era già luogo pre- ta ricompensata (Renoir sosteneva che la vita ferito degli artisti e i caffè pullulavano di gen- vada presa come viene, come un turacciolo te giorno e notte. Ci si andava con la gioia che che si muove con la corrente n.d.r.). Intende- ancora oggi ammiriamo in uno dei quadri più va dire che senza la praticità di quei tubetti lui 12 [email protected] Mini saggio - Il Mito del Far West nella Storia del Cinema Il mito del West La nuova epopea del film western dalla nascita del cinema ad oggi. “Excursus” storico dal primo western della storia del cinema all’ultimo di Tarantino e ai film di prossima uscita, attraversando il “western all’italiana” Introduzione oggi. D’altronde, se è vero che gli Stati Uniti film, il western prende sempre più piede, tan- Il volto sofferente e il d’America sono il Paese con la storia più “cor- to che nell’epoca del muto si annoverano cen- corpo dilaniato di Leo- ta” del mondo, è comprensibile come essi ab- tinaia di titoli appartenenti a questo genere, nardo Di Caprio, nella biano sentito il bisogno di spettacolarizzar- con alcuni attori che conquistano la fama e la sua lotta per la sopravvi- ne le origini, mitizzandole ed attribuendo notorietà: per esempio, il già citato Broncho venza sullo sfondo di loro un alone di leggenda, di “meraviglioso”, Billy, William S. Hart, che lavorò con il regista una natura incontami- creando quella sorta di mitologia di cui il ci- Thomas H. Ince, considerato il “padre del we- nata, di sfolgorante bel- nema non avrebbe potuto non impossessar- stern”, e – soprattutto - Tom Mix, il più famo- lezza e selvaggia brutali- si. Ed ecco, fin dai primissimi tempi, alcuni so di tutti, massimo protagonista del western Nino Genovese tà, all’epoca della prima esempi di “western”, della durata di pochi e simbolo del genere, che avrebbe interpreta- colonizzazione dell’America verso l’Ovest, in minuti, di cui, però, non sono rimasti che to 290 film (la maggior parte andati perduti), Revenant di Alejandro González Iñárritu, o gli frammenti. dirigendone 113; un personaggio che – con il otto “bastardi” chiusi in un rifugio di monta- Il primo western della storia del cinema suo abbigliamento pittoresco, con le sue fre- gna ed isolati dalla neve, nel secondo “we- Ma, già nel 1903, a pochi anni dalle prime proie- quenti acrobazie, con le lunghe galoppate sul stern” di Quentin Tarantino, The Hateful Ei- zioni cinematografiche (che, negli Stati Uniti suo fido cavallo Tony (ben presto anch’esso ght, possono dare l’idea della rinascita di una sono ascrivibili a Thomas Alva Edison più che “personaggio” di molti film) - caratterizzerà il nuova epopea del genere western, caratteriz- ai fratelli Lumière), viene girato quello che è western del periodo del muto, nonostante considerato il primo film western della storia l’ingenuità, la semplicità e lo schematismo del cinema: The Great Train Robbery (La grande “manicheo” delle storie raccontate. Tra i regi- rapina al treno), prodotto dallo stesso Edison, sti, oltre al già citato Thomas H. Ince, autore diretto da Edwin S. Porter ed interpretato, tra soprattutto di western, un posto a parte meri- gli altri, da Gilbert Max Anderson, noto come ta David W. Griffith con Nascita di una nazione Broncho Billy, “divo” del cinema americano (1915), ricostruzione romanzata di alcuni epi- dei primi anni. Basato su una storia vera, av- sodi della guerra di secessione americana e venuta pochi anni prima, il film racconta – in dei disordini avvenuti negli Stati del Sud do- 11 minuti – una rapina ad un treno da parte di po la sua conclusione, considerato un capola- un gruppo di banditi, che, dopo essersi im- voro per la costruzione del cinema narrativo e “The Hateful Eight” (2015) di Quentin Tarantino possessati del denaro trasportato ed avere de- le innovazioni nel linguaggio cinematografi- rubato tutti i passeggeri, fuggono a cavallo co, ma reazionario e fortemente razzista nei zata da un maggiore, forse esasperato, reali- inseguiti dai poliziotti; pensando di averli se- contenuti espressi. smo e da una singolare mescolanza di generi minati, si rifugiano in una vallata per divider- John Ford e gli altri (specie in Tarantino). Ma non sono i soli! In- si il bottino, ma vengono raggiunti ed uccisi Ma il regista, il cui nome è indissolubilmente fatti, tanti altri film di questo tipo ci aspetta- dopo una lunga sparatoria. Il film si distingue legato al genere western, è senz’altro John no con nuove, singolari, a volte anche trucu- dagli altri coevi perché si avvale di una forma Ford, che una volta, presentandosi, dichiarò: lenti storie, inserite nell’ambito di un genere, narrativa lineare e compiuta, utilizza il mon- «Mi chiamo John Ford… Faccio western». In dato sempre per spacciato, ma sempre mira- taggio parallelo, vari movimenti di macchina mezzo a film di vario genere, sono parecchi i colosamente risorto dalle sue ceneri, con la ed una tecnica, per l’epoca, abbastanza avan- suoi western davvero indimenticabili, che, da capacità di riprodursi, di rivivere modifican- zata; alcune sequenze sono colorate a mano e un lato, contribuiscono a creare il mito della dosi, seguendo le esigenze e lo spirito dei tem- nell’ultima scena (che poteva essere montata “frontiera”, con gli elementi principali che ne pi: ché un film, oltre a rappresentare l’epoca in caratterizzano il “plot” (la diligenza, Monu- cui la storia è ambientata, finisce sempre con ment Valley e le sagome degli indiani che si il diventare uno specchio del periodo in cui è scagliano contro il cielo, la cavalleria, il salo- stato realizzato e della società coeva, di cui ri- on, il duello finale, ecc.); ma, dall’altro - supe- flette i problemi, le ansie, le contraddizioni, la rando la contrapposizione netta, tagliata con complessità. Carovane di pionieri dirette ver- l’accetta, tra buoni e cattivi (questi ultimi qua- so l’Ovest selvaggio e misterioso, bisonti e ca- si sempre gli indiani) - danno vita a personag- valli, cercatori d’oro, lande sconfinate, monta- gi più complessi o “sfumati”, ma anche me- gne imponenti, cavalleria e scontri con gli glio tratteggiati nei loro risvolti psicologici: indiani, saloon con scazzottate, duelli finali, da Ombre rosse (Stagecoach, 1939, unanime- banditi, linciaggi, cow-boy, sceriffi e boun- mente considerato il prototipo del western ty-killer, attacchi alle diligenze, inseguimenti a classico, a Sfida infernale (My Darling Clemen- cavallo, assalti e rapine ai treni, e così via. So- tine, 1946, primo film sulla famosa sfida no i principali temi – che, spesso, finiscono col all’O.K. Corral) da Il massacro di Fort Apache diventare stereotipi e cliché - di quell’univer- “The Great Train Robbery” (1903) scritto, prodotto e (1948) a I cavalieri del Nord Ovest (1949); da Rio so variegato e fantasmagorico che costituisce diretto da Edwin S. Porter, Bravo (Rio Grande, 1950) a Sentieri selvaggi il mito del West, così come è stato tramandato anche all’inizio del film), si vede – cosa nuova (The Searchers, 1956); da Cavalcarono insieme da riviste e romanzi illustrati, disegni e fu- ed originale - il capo dei banditi ripreso a (1961) a L’uomo che uccise Liberty Valance (1962), e metti, canzoni, fotografie e – soprattutto, in mezzo busto che punta la pistola contro la tanti altri, cui offre spesso il suo volto “macho” maniera preponderante - da tutto il cinema macchina da presa e spara ripetutamente verso , l’attore “leggendario” che più di nel suo lungo percorso, dalla nascita fino ad gli spettatori. Dopo il grande successo di questo segue a pag. successiva 13 n. 37

segue da pag. precedente Sterling Hayden, film con intense connota- la Jolly Film di Giorgio Papi e Arrigo Colombo tutti diventa il protagonista per antonomasia zioni psicologiche, basato sulla rivalità fra due dopo aver prodotto, insieme con la casa spa- del “genere”. Un “classico” del cinema we- donne ( e Mercede Mc Cambri- gnola Tecisa, il western Duello nel Texas (girato stern, su un versante più “psicologico”, è Mez- dge) dal forte temperamento. nel 1963: e dovrebbe essere questo il primo we- zogiorno di fuoco (High Noon), diretto nel 1952 Il western all’italiana stern italiano) per la regia di Ricardo Blasco e da Fred Zinnemann, con un superbo Gary Co- Quando, però, il western classico americano Mario Caiano, ha affidato allo stesso Caiano la oper, che ricordiamo anche in Vera Cruz (1954) sembra ormai sulla via di un declino irreversi- regia di un altro western, girato sempre in di Robert Aldrich, accanto a , bile, ecco che ci pensa l’Italia a rivitalizzarlo e Spagna, dal titolo Le Pistole non discutono, con il a dargli nuova “forma” e vigore, con Sergio Leo- noto attore americano Rod Cameron (costo 380 ne e i suoi epigoni. È giusto, però, ricordare milioni di lire). Tuttavia, per sfruttare al massi- che prima, tra la crisi del cinema western mo le stesse scenografie e “locations” spagnole, americano e l’avvento dei film di Sergio Leo- gli stessi costumi e le stesse comparse (e prende- ne, per tre anni, dal 1962 al 1965, vi era stata, in re – come suole dirsi – “due piccioni con una fa- Europa, e precisamente in Germania, una se- va”), i due attivi e intraprendenti produttori rie di film western, di stampo classico ed av- accettano il progetto di Sergio Leone per la venturoso, oggi (quasi) totalmente dimenti- realizzazione di un film considerato “secon- cati, che sono passati alla storia con il nome di dario” rispetto a quello di Caiano (costo 90 “kraut western”, di cui la maggior parte inse- milioni e riprese in sole sei settimane), dal ti- riti nella cosiddetta “Saga di Winnetou”, a sua tolo Il Magnifico Straniero; il titolo diventa poi volta basata sui romanzi dello scrittore Carl Sfida a Texas City e, infine,Per un pugno di dolla- May, diretti in buona parte da Harald Reinl ri, che esce a Firenze, il 24 settembre 1964. In- ed interpretati dall’ex-Tarzan Lex Barker e da tanto, oltre a Duello nel Texas, erano già usciti Pierre Brice. Si dice comunemente che Per un Massacro al Gran Canyon (1964), primo we- pugno di dollari , diretto nel 1964 da Sergio Leo- stern di Sergio Corbucci (con lo pseudonimo ne, sia il primo western italiano; in realtà non di Albert Brand) e il 26 agosto anche Le Pistole è così! Facciamo un po’ di ordine. Già nella non discutono di Mario Caiano (pseudonimo “gloriosa” epoca del muto (dove era stato spe- Mike Perkins): ma, mentre il film “principale” rimentato proprio tutto), vi erano stati diversi è un flop (e nessuno se ne ricorda più), il we- film appartenenti al genere western, alcuni stern di Leone irrompe prepotentemente nel- diretti da Vincenzo Leone, in arte Roberto Ro- la storia del cinema e continua ad essere pro- berti, padre di Sergio Leone, a cui il regista iettato in tutte le sale con grande successo (al rende omaggio quando, nella prima “uscita” 16 dicembre ha già incassato 450 milioni): così anche lui interprete di tanti western, insieme di Per un pugno di dollari, in cui tutti i nomi era- càpita nel cinema (e anche nella vita)! Nello con una serie di grandi “divi” di Hollywood di no “americanizzati”, sceglie per sé lo pseudo- stesso periodo, escono anche Jim il primo (1964) quegli anni “gloriosi”, tra cui, solo per fare nimo di Bob Robertson (che vuol dire sostan- di Sergio Bergonzelli e Minnesota Clay (1964) di qualche nome: , Richard Wid- zialmente “figlio di Roberto Roberti); c’era, Sergio Corbucci, entrambi con Cameron Mi- mark, Stewart Granger, , Clark invece, in quel film un solo attore davvero tchell; e vi sono anche tre film diretti da Joa- Gable, Alan Ladd, Robert Taylor, Robert Mi- americano, l’allora sconosciuto Clint Eastwo- quìn Luis Romero Marchent (I 3 implacabili, I 3 tchum, Sterling Hayden, , Dean od, che, ritornato negli Stati Uniti, sull’onda spietati e I 7 del Texas), prodotti dalla PEA di Al- Martin, Spencer Tracy, Glenn Ford, Yul Bryn- del successo anche oltre Oceano degli “spa- berto Grimaldi e Copercines di Eduardo Man- ner, Steve McQueen, Charles Bronson, James ghetti western”, prima di passare ad altri ruoli zanos, che, però, si possono considerare più Coburn, Lee Van Clee, Lee Marvin, Eli Walla- e ad altre regie di ben diverso tipo, dimostran- “spagnoli” che “italiani”. Quindi, tanti we- ch e tanti altri. Fra gli altri registi di western, do le sue indubbie qualità (per cui è da sfatare stern prima di quello di Sergio Leone o, co- vogliamo ricordare almeno Howard Hawks, la maligna definizione di Leone, che di Eastwo- munque, nello stesso periodo temporale; ma con Il Fiume rosso (Red River, 1948) e – soprat- od diceva che avesse solo due espressioni: “col quest’ultimo, per le sue caratteristiche pecu- tutto – con il delizioso ed originale Un dollaro sigaro e senza”), interpreterà e dirigerà nu- liari, il suo stile, il plot narrativo e le innova- d’onore (Rio Bravo, 1959), che assume i toni merosi film western; ne ricordiamo solo alcu- zioni, si può considerare sicuramente il pri- della commedia, tanto ben riuscito da fargli ni, da lui diretti oltre che interpretati: Lo Stra- mo vero western italiano, anche se non lo è, girare ben due “variazioni sul tema”: El Dorado niero senza nome (1973), Il Texano dagli occhi di almeno non da un punto di vista strettamente e Rio Lobo. E non si può non citare un film ghiaccio (1976), Il Cavaliere pallido (1985), Gli cronologico. Così, sulla scia del grande succes- davvero indimenticabile, I Magnifici Sette Spietati (1992). Il primo western italiano dell’e- so (anche negli Stati Uniti, che riscoprono il lo- (1960) di John Sturges, che ha dato vita a tanti poca sonora è considerato Il Fanciullo del West, ro “cinema” dimenticato) della famosa “trilo- “remakes” o “sequel” (tra cui Il Ritorno dei Ma- diretto nel 1942 da Giorgio Ferroni, con Maca- gia del dollaro” di Sergio Leone (Per un pugno di gnifici Sette, 1966, di Burt Kennedy, e Le Pistole rio; ma si tratta di una simpatica parodia, dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto dei Magnifici Sette, 1969, di Paul Vendkos)! Pri- ispirata all’opera lirica La Fanciulla del West di e il cattivo ) e di altri due importanti suoi we- ma, c’era stato anche Randolph Scott, inter- Giacomo Puccini. Nel 1959 esce Il Terrore stern, come Giù la testa e il capolavoro C’era prete di tanti personaggi e film diversi, ma dell’Oklahoma di Mario Amendola, con Mauri- una volta il West, nasce un vero e proprio filo- passato alla storia soprattutto per i sette we- zio Arena, Valeria Moricone, Delia Scala; ma ne, che annovera oltre 400 titoli, in cui si ci- stern di impianto classico, basati solo su per- anche in questo caso si tratta di un western in mentano anche autori abbastanza conosciuti sonaggi ed azione, senza troppe altre implica- chiave “umoristica”. D’altronde, fino al 1963, i - come, Florestano Vancini (che utilizza lo zioni, realizzati da Budd Boetticher fra il 1956 western prodotti in Italia sono solo in chiave pseudonimo di Stam Vance) con I lunghi gior- ed il 1960, tra cui I sette assassini, I tre banditi, comica, oppure si tratta di parodie dei film ni della vendetta / Faccia d’angelo (1967), Tinto L’albero della vendetta e La valle dei Mohicani. Ed americani più famosi: ed ecco – ad esempio - Brass con Yankee (1966), Pasquale Squitieri ancora due western molto particolari, sicura- Un Dollaro di fifa (1960) di Giorgio Simonelli, con Django sfida Sartana (1970), Damiano Da- mente atipici, divenuti dei “cult-movie”: Duel- parodia di Un Dollaro d’onore, con Ugo Tognaz- miani con Quien sabe? (1966): quest’ultimo è lo al sole (1946) di King Vidor, con Gregory zi e Walter Chiari, a cui si aggiungerà Rai- un western “politico”, come quello di Carlo Peck e , melodramma dalle sfu- mondo Vianello per costituire il simpatico trio Lizzani dal titolo Requiescant del 1967 (che ha mature western, con un finale indimenticabi- de I Magnifici tre (1962) diretto dallo stesso Simo- tra gli interpreti anche Pier Paolo Pasolini) e le; e Johnny Guitar (1954) di Nicholas Ray, con nelli. Intanto, una piccola Casa di produzione, segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente preti-pistoleri (Guy Madison ne Il Figlio di un novero di altri film che anticipano la con- Django, 1967, di Osvaldo Civirani, e in Reveren- testazione del Sessantotto o che sono nati sul- do Colt, 1970, di Leon Klimovski); pistoleri epi- la sua scia: ad esempio, La resa dei conti (1966) lettici (Tomas Milian in Sentenza di morte, 1968, e Faccia a faccia (1967) di Sergio Sollima; Vamos di Mario Lanfranchi, e Frank Wolff in Il Tempo a matar, compañeros! (1970) di Sergio Corbucci degli avvoltoi, 1967, di Nando Cicero); pistoleri e Tepepa (1969) di Giulio Petroni, entrambi pazzi e drogati (l’Indio, interpretato da Gian con Tomas Milian, un altro “idolo” del genere; Maria Volontè, in Per qualche dollaro in più, Le Colt cantarono la morte… E fu Tempo di massa- 1965, di Sergio Leone); un pistolero omoses- cro (1966) di Lucio Fulci. Ricordiamo ancora suale (La Taglia è tua… l’uomo l’ammazzo io, Duccio Tessari, con il famoso Una pistola per 1969, di Edoardo Mulargia), e così via. Natu- “Il mucchio selvaggio” (The Wild Bunch) (1969) di Sam Ringo e Il ritorno di Ringo, entrambi del 1965 ed ralmente, dilagano le parodie, tra cui quelle Peckinpah interpretati da Giuliano Gemma, noto anche degli immancabili Franco Franchi e Ciccio In- per Un dollaro bucato di Giorgio Ferroni, sem- grassia, ad esempio con: Due mafiosi nel Far dei western italiani, dall’altro anticipa quella pre del 1965; molti anni dopo, nel 1985, Tessari West (1964 ); Per un pugno nell’occhio (1965) di di Quentin Tarantino e di altri registi contem- dirigerà - sempre con Giuliano Gemma - Tex e Michele Lupo; I due sergenti del generale Custer poranei. Abbiamo già ricordato Revenant di il Signore degli Abissi, tratto dal noto fumetto. (1965) e I due figli di Ringo (1966 ), entrambi di Alejandro González Iñárritu (che ha ottenuto Ed ancora Giulio Questi , con il violentissimo, Giorgio Simonelli; Il bello, il brutto, il cretino ben tre Golden Globe) e The Hateful Eight di e censurato, Se sei vivo spara (1967), Enzo G. (1967) di Giovanni Grimaldi; Ciccio perdona, io Quentin Tarantino (Golden Globe per le mu- Castellari con Vado, l’ammazzo… e torno (1967), no (1968) di Marcello Ciorciolini; ed una paro- siche di Ennio Morricone), due film che sono chiaramente ispirato a personaggi e situazio- dia del genere è anche il film a cartoni anima- “western” solo per quanto riguarda l’ambien- ni dei film di Leone, e tanti altri, tra cuiil ti West and Soda (1965) di Bruno Bozzetto. Poi tazione, le “locations”, il periodo storico; quel- “prolifico” Sergio Corbucci, con uno dei we- – quando il filone, ormai davvero “inflaziona- lo di Tarantino – girato quasi tutto al chiuso – stern più famosi del filone: quel Django del to”, sta per esaurirsi per stanchezza – vi sono si avvale di un realismo esasperato, sopra le 1966 interpretato dal pistolero Franco Nero le “propaggini”, che, più che essere delle vere e righe, che diventa “iperrealismo” e – come tale proprie parodie, tendono, invece, a rinverdire – “poco reale”, oltre che dotato di una grande il genere sul piano della commedia quasi di carica di “humour”; Revivant, invece, girato stampo grottesco e surreale; danno inizio a quasi tutto “en plein air”, è infarcito di un cru- questo nuovo filone i due film di E.B. Clucher do realismo, che lo rende molto più autentico (ossia Enzo Barboni): Lo chiamavano Trinità (1970) e …Continuavano a chiamarlo Trinità (1971), interpretati dalla coppia Terence Hill (Mario Girotti) e Bud Spencer (Carlo Pedersoli), che avevano fatto la loro prima apparizione nel 1967, in Dio perdona…io no! di Giuseppe Colizzi. “Django”(1966) di Sergio Corbucci con Franco Nero L’intero ciclo del western all’italiana si conclu- de, comunque, in modo spettacolare con il che se ne va in giro trascinandosi dietro una western anti-razzista Keoma ( 1976 ) di Enzo bara, cui si sarebbe ispirato Quentin Taranti- G. Castellari, interpretato da Franco Nero, e “Revenant – Redivivo” (2015) di Alejandro González no (almeno nel titolo e in certe situazioni) per – ancora prima (esempio più calzante) - con Iñárritu con Leonardo DiCaprio il suo Django Unchained del 2012. D’altronde, è Il mio nome è Nessuno (1973) di Tonino Valerii noto che il regista americano abbia visto ed (cui collabora anche Sergio Leone), che costi- e veritiero. Ed ecco ora una serie di western, ammirato quasi tutti i western all’italiana (e tuisce una sorta di riflessione sui rapporti tra tutti basati su anti-eroi, di cui si attende l’u- gli altri film italiani “di genere”, considerati di il western classico hollywoodiano (rappresen- scita: due opere “al femminile”, come The Ke- serie B), da cui – su sua stessa ammissione – tato da Henry Fonda) e quello all’italiana (rap- eping Room di Daniel Barber, incentrato su ha tratto idee, spunti, anche trame; e non è un presentato da Terence Hill, alias Mario Girot- tre donne del Sud, rimaste isolate in una fat- caso che, se in Django ha voluto riservare un ti); Valerii è noto anche per I Giorni dell’ira toria, che, negli ultimi anni della guerra civile bel “cameo” proprio a Franco Nero, per il suo (1967), con Giuliano Gemma e . americana, devono difendersi da soldati nor- secondo western molto “atipico”, The Hateful Il western “revisionista” e Sam Peckinpah - disti dediti allo stupro, e Jane Got a Gun di Ga- Eight, abbia voluto, come autore delle colonna L’influenza del “western all’italiana” si farà vin O’ Connor, con Natalie Portman che im- sonora, quel grande compositore che rispon- sentire anche nei successivi film americani, in para ad usare la pistola per difendere la sua de al nome di Ennio Morricone, autore, fra molti dei quali si rivalutano finalmente gli in- famiglia da un gruppo di banditi; Slow West l’altro, delle musiche di tutti i film di Sergio diani (anche se, in passato, ciò era già avvenu- di John Mclean, con Michael Fassbender nei Leone; e, nell’ultimo film del talentuoso regi- to, ad esempio, con L’Amante indiana diretto panni di un bandito che protegge un ragazzo sta di origine italiana, è anche evidente una nel 1950 da Dalmer Deves, con James Stewart), appena arrivato dalla Scozia nel Colorado alla notevole commistione dei generi, dal western con film importanti come Soldato Blu (1970) di ricerca della donna amata; Bone Tomahawk di classico (Ombre rosse di John Ford) al giallo Ralph Nelson, Piccolo grande uomo (1970) di Ar- S. Craig Zahler, con Kurt Russell nel ruolo del- all’Agatha Christie (Dieci piccoli indiani) e, per- thur Penn, Un uomo chiamato cavallo (1970) di lo sceriffo di una piccola cittadina che deve ca- fino, nella lunga parte finale, anche all’horror. Elliot Silverstein, Corvo Rosso non avrai il mio peggiare una squadra di pistoleri che ha il A poco a poco, alla ricerca dello “stupore” a scalpo (1972) di Sidney Pollack e, alcuni anni compito di riportare a casa dei concittadini tutti i costi, negli “spaghetti western” (come dopo, Balla coi lupi (1993) di Kevin Costner. rapiti da una tribù di ferocissimi indiani can- vengono chiamati negli Stati Uniti) compare Molto originali e diversi, poi, anche i western nibali (addirittura!), definito “uno dei- we di tutto e di più: basti pensare che vi furono di Sam Peckinpah, tra cui vorremmo ricorda- stern più brutali mai visti al cinema”; e tanti sedici Django, quattordici Ringo, quattordici re almeno Il Mucchio Selvaggio (1969), in cui l’e- altri! Forse l’inizio di una nuova epopea del Sartana, e così via (una vera “inflazione”!); vi popea del West è tratteggiata con toni crepu- western che – come dimostra la sua lunga, furono pistoleri ciechi (Blindman - Il Pistolero scolari che pongono fine alle storie romantiche ininterrotta storia - è un genere destinato a cieco, 1971, di Ferdinando Baldi); muti (Il Gran- e idealizzate di molti film precedenti e con non tramontare mai!... de silenzio, 1968, di Sergio Corbucci, con Je- una buona dose di violenza, a volte anche esa- an-Louis Trintignant nel suo unico western); sperata, che, se, da un lato, riflette quella tipica Nino Genovese 15 n. 37 Sovvenzioni pubbliche e beni culturali. Biblioteca del cinema Umberto Barbaro Nonostante le dichia- mese di luglio, infatti, il Comune di Roma ha direttore Angelo Tantaro, nei locali della Barbaro razioni ottimistiche e disposto lo sgombero dai locali dell’ex Fiera di da parte di funzionari ed esperti della SIAE, Da- il futuro rassicurante Roma dei numerosi scatoloni accatastati da nila Confalonieri e Giancarlo Mori, per rendersi prospettato dal mini- anni contenenti migliaia di documenti (n. 23 conto dello stato delle cose, in vista di un’eventua- stro Franceschini per i bancali) di inestimabile valore storico abban- le collaborazione. C’è da augurarselo. Ci auguria- nuovi fondi stanziati donati nell’incuria di chi non si preoccupa di mo altresì che il MiBACT Direzione Generale Ci- dal governo nel piano condannare all’oblio materiali documentari nema (Nicola Borrelli) possa ripensare e riflettere di stabilità destinati di indiscutibile pregio. Contestualmente, col sulla sua scelta, soprattutto in merito alla conces- alla tutela dei beni cul- medesimo provvedimento, è stata approvata sione di un contributo economico che consenti- turali, molte bibliote- una variazione di destinazione dei locali della rebbe alla Fondazione di proseguire il suo cam- che pubbliche italiane, a biblioteca, che trasformeranno la Casa dei Te- mino iniziato più di 50 anni fa grazie all’impegno Francesca Palareti cominciare dalla Biblio- atri in un centro teatrale e di drammaturgia di studiosi che hanno lottato ed accarezzato il so- teca Nazionale Centra- rivolto all’infanzia. Appena un mese dopo, co- gno di diffondere sul territorio una cultura cine- le di Firenze, versano da anni in condizioni me se non fosse sufficiente la minaccia di uno matografica che coinvolgesse la cittadinanza con critiche e sono ormai al collasso per carenza sfratto imminente, la Fondazione si è vista l’organizzazione di seminari, convegni, dibattiti, di risorse finanziarie. Altre, poi, rischiano ad- negare il consueto finanziamento annuale ri- cicli monografici di proiezioni e con l’apertura al dirittura di vedere compromessa la conserva- conosciuto alle associazioni senza scopo di lu- pubblico di un centro di documentazione che po- zione di una documentazione di pregio e di cro che operano in ambito culturale. Non è tesse costituire un punto di riferimento di eccel- collezioni storiche uniche sul territorio nazio- stata addotta alcuna motivazione, rendendo lenza per la ricerca a livello nazionale. nale. È il caso segnalato di recente della Bi- estremamente critica la situazione già com- blioteca del cinema “Umberto Barbaro” di Ro- promessa e pregiudicando la sopravvivenza Francesca Palareti ma istituita al fine di rendere omaggio al della Biblioteca e dei beni che custodisce. Il famoso critico cinematografico e saggista materiale non ancora sottoposto a trattamen- (1902-1959), intellettuale eclettico che contri- to catalografico “sfrattato” dall’ex Fiera di Ro- Laureata in Lettere classiche, lavora presso la Biblioteca buì all’elaborazione di una singolare teoria del ma è stato provvisoriamente conservato per di Scienze sociali dell’Università di Firenze. Si occupa di cinema. Fondatore nel 1936 con Luigi Chiarini sette mesi presso l’Archivio Audiovisivo del formazione, redazione web e risorse elettroniche. Ha con- del Centro Sperimentale di cinematografia, Movimento Operaio Democratico (AAMOD). seguito un master di I livello sulle competenze digitali re- Barbaro diede un notevole impulso alla cresci- Prospettatasi l’improvvisa indisponibilità dell’A- alizzando un e-book pubblicato sulla piattaforma “Dida- ta della cultura cinematografica italiana. So- AMOD, si è corso il rischio che i 360 contenito- Sfera”. Collabora con i periodici AIB Notizie, Bricks, stenitore del cinema neorealista, collaborò in ri della Biblioteca fossero spostati all’aperto, DigItalia, Mondo digitale, TD: Tecnologie didattiche ed è veste di critico a L’Unità, al settimanale Vie avendo come unica protezione una tettoia e coautrice del volume “Architettura della biblioteca e iden- Nuove e a Filmcritica e diresse il quindicinale alcuni teli di plastica. E’ a questo punto che la tità universitaria” (S. Bonnard, 2007). L’Eco del cinema. E’ stato anche romanziere, direzione nazionale della SIAE ha inviato suoi sceneggiatore, regista di un film, L’ultima ne- tecnici per vagliare gli aspetti pratici di un mica, e di cortometraggi. Attualmente la Bi- prossimo trasferimento da Pomezia, Via Naro blioteca, sorta a Roma nel 1962 grazie all’ini- a Ciampino, via Genova nei magazzini della ziativa di alcuni intellettuali come Mino SIAE. La preliminare opera di salvataggio è La Biblioteca Barbaro Argentieri, Alberto Abruzzese, Giovanni An- stata propiziata da Diari di Cineclub e dalla ringrazia il Dr. Blandini gella, Lino Micciché, è un’associazione senza FICC - Federazione italiana dei circoli del ci- scopo di lucro che si propone di diffondere la nema. Le biblioteche sono da sempre luoghi Direttore della SIAE cultura cinematografica. Gestisce un corredo deputati a trasmettere la memoria, deposita- Ringraziamo la Direzione della SIAE, nel- esposto al pubblico che raccoglie un patrimo- rie del sapere che è doveroso preservare dalle la persona del Dr. Gaetano Blandini, per nio documentario cospicuo: più di 25.000 vo- insidie di una classe dirigente più impegnata aver dato parere favorevole ad ospitare nei lumi, numerosissime testate cinematografi- a stanziare sovvenzioni una tantum piuttosto suoi depositi a Ciampino i 360 scatoloni che italiane e straniere, carte private ed che a favorire la crescita e ad ottimizzare la comprendenti all’incirca metà del mate- opuscoli, copioni e sceneggiature di film rea- gestione quotidiana di istituzioni culturali riale bibliografico e documentale riunito lizzati e diversi soggetti di film mai girati, ol- sempre più spesso costrette a delegare i servi- in tanti decenni di intensa attività. E’ gra- tre ad un archivio di circa 15.000 fotografie e zi all’impegno di singoli volontari. A tale pro- zie al vostro interven- una piccola nastroteca con documentazioni posito, Mino Argentieri sottolinea con amarezza to che è stato possibile sonore integrali di conferenze e tavole roton- la difficoltà di collaborare con la pubblica ammi- mettere in salvo un de promosse dalla Biblioteca. Cura, inoltre, da nistrazione, così radicata a procedure burocrati- patrimonio altrimenti oltre 50 anni, la pubblicazione della rivista Ci- che prive di flessibilità, di contro ad un associa- condannato, per una nemasessanta diretta da Mino Argentieri ed zionismo animato per sua natura da una grande diversa utilizzazione edita da Città del sole edizioni di Franco Arci- carica di entusiasmo e spontaneità. Sceneggiatu- degli spazi, ad essere diaco. Mino Argentieri, critico cinematografi- re originali, pressbook, riviste introvabili, atti di Gaetano Blandini accorpato all’aperto co, è lo storico direttore della biblioteca, co- convegni, carte olografe di Antonioni e Visconti, sotto l’unica prote- fondatore nel 1950 del Circolo cinematografico il materiale tutto della Umberto Barbaro rappre- zione di una tettoia. Grati per un compor- Charlie Chaplin di Roma e nel 1960 del perio- senta una branca della cultura che sembra avviata tamento, il vostro, contrastante la diffusa dico trimestrale. Ora l’attuale sede della bi- a una irrimediabile scomparsa, inghiottita dall’ot- indifferenza verso i beni culturali, auspi- blioteca, ospitata presso la Casa dei Teatri a tusità di chi antepone il finanziamento di inizia- chiamo che sia praticabile una collabora- Villa Doria Pamphilj di Roma, ed il suo im- tive contingenti e “di massa” a una tradizione che zione tale da consentire un rilancio e una menso archivio, che costituisce una preziosis- valorizza le nostre radici culturali e i settori arti- nuova razionalizzazione della Biblioteca sima fonte di conoscenza della cultura cinema- stici di maggior prestigio internazionale. In que- Barbaro. Cordialmente tografica italiana, rischia di dover affrontare sto contesto desolante un sopralluogo ha avuto Angelo Tantaro e Mino Argentieri un trasloco che si preannuncia prossimo. Nel luogo, ad iniziativa di Diari di Cineclub e del suo

16 [email protected] Xavier Dolan: Il grande ragazzo del cinema Nel 2009 un ragazzo di letteratura, Laurence Alia, decide di liberar- canadese del Quebec, si di un grande peso e di confessare alla sua poco più che dicianno- compagna, di sentirsi una donna intrappolata venne, di nome Xavier nel corpo di un uomo. La sua compagna, dap- Dolan sfida il pubblico prima sconvolta per tale confessione, decide, perbenista del suo Pa- in nome del suo grande amore, di restargli ac- ese e poi dell’Europa e canto e di sostenerlo in quel difficile tornante poi del mondo intero della sua vita. La vita di entrambi cambierà ra- Marino Demata con un film semi-auto- dicalmente. Si perdono in gran parte le tracce biografico, “J’ai tué ma di quella spensieratezza che caratterizzava i Xavier Dolan, (Montréal Canada, 1989) mère”. Il ragazzo lo aveva diretto, sceneggia- loro incontri. C’è un amore immenso tra i to, interpretato e prodotto. Qualcuno grida al- due, entrambi per una lunga fase disposti al lo scandalo per un argomento che viene con- sacrificio. Un amore che travalica i generi, che del paese, di nome Sarah. E’ una sorta di gioco siderato scabroso, e cioè i contrastati e rissosi vede per tutta una fase come inessenziale l’ap- in cui tutti mentono. Tom è attratto da Fran- rapporti di un giovane con la madre single, partenenza al genere maschile o femminile. cis e dalla fattoria e ad un certo punto pensa che diventano ancora più problematici quan- Fino alla scelta definitiva di Laurence di rea- di trattenersi lì molto a lungo, magari di cam- do quest’ultima scopre che il figlio è gay. Mal- lizzare il desiderio che ha sempre avuto, pale- biare vita. Solo le rivelazioni di un barista sul- grado le voci dissonanti, sintonizzate sulla semente o occultamente, di essere donna fi- la natura rozza e violenta di Francis riporte- lunghezza d’onda del più bieco moralismo, il nalmente in un corpo di donna. Ma c’è un ranno Tom alla ragione e alla città. E il film film è stato un successo strepitoso: ben otto prezzo altissimo da pagare in termini sociali e diventa alla fine un road movie all’incontra- minuti di standing ovation al festival di Can- di discriminazione. Dolan vuole dirci che, an- rio. Il film procede a strappi lungo le varie tap- nes e 13 nomination e 27 premi in vari Festi- che in una società avanzata come quella del pe di un dramma psicologico che si arricchi- val, da Cannes a Istanbul, da Vancouver a Quebec, prevalgono pregiudizi, modi arcaici sce e si incrementa di scena in scena in una Palm Spring. Eppure al raffronto con le opere di pensare, barriere artificiosamente innalza- sorta di “accumulo” senza soluzione di conti- successive, questa opera prima pare molto po- te a difesa del perbenismo. La società che cir- nuità. Dolan anche in questa occasione sa esse- vera di quel fascino e quella verve che trovere- conda Laurence non accetta un cambiamento re raffinato e claustrofobico ad un tempo: sem- mo successivamente. Intanto Dolan, sull’on- così radicale. Ma definirlo un film sulla diver- bra aver definitivamente imparato la lezione da del successo, continua il suo percorso vera del cinema, che per essere veramente tale semi-autobiografico, come lo abbiamo defini- deve portare con sé una buona dose di ambi- to, con l’opera del 2010, “Les amours imagi- guità. Quella ambiguità che accompagnava il naires”, un passo avanti sul piano stilistico e personaggio di Lawrence, qui diventa non ap- sulle proprie capacità di regia. Dolan si affida pannaggio di un solo personaggio, ma dell’in- ad una storia tenue e sicuramente non nuova: tero impianto narrativo e sua vera e autentica due amici, Marie e Francis, un ragazzo gay, in- cifra stilistica. Tom à la ferme fu presentato al terpretato dallo stesso regista, si innamorano Festival di Venezia del 2013, ove ha vinto il pre- della stessa persona, Nicolas, ragazzo brillante mio FIPRESCI. E infine con “Mommy” si ritor- e piacente, da poco venuto dalla campagna a vi- na al melodramma e al rapporto madre-figlio vere a Montreal, dopo averlo incontrato ad una che aveva caratterizzato il primo lungometrag- festa. Fra i tre nasce una mutua simpatia e so- gio di Dolan. Con qualche sostanziale diffe- lidarietà, che presto però in Francis e Marie si renza: tra le due figure intente a “scannarsi” tramuta in amore e desiderio. I due amici di- “J’ai tué ma mère” (2009) scritto, diretto ed interpretato reciprocamente, si inserisce la vicina di casa, ventano inevitabilmente rivali, e cercano di da Xavier Dolan una professoressa che ha tanto tempo libero dare ciascuno il meglio di sé per conquistare perché in anno sabatico. Madre e figlio, con all’amore il nuovo giovane amico, in una com- sità estrema e sulla transessualità può essere un Edipo mai superato, si odiano e si amano, petizione senza esclusione di colpi. Qui il bra- perfino riduttivo. Ci piace invece definirla si abbracciano, si giurano amore eterno. Con vissimo Dolan, riesce, con le sue indubbie ca- una bellissima e impossibile storia d’amore. Il Mommy Dolan porta alle estreme conseguen- pacità creative e tecniche, a costruire un bel film è meraviglioso: Dolan è innamorato di ze le mutazioni delle dimensioni dello scher- film, accattivante, anche a tratti avvincente, quello che ha girato e non rinuncia neanche mo a seconda delle esigenze sceniche dram- sicuramente intrigante e molto ben narrato e ad una scena. Ne viene fuori un film dall’an- matiche. Ad un certo punto si passa dal 3/4 all’ condotto. Il film sembra voler rispondere alla damento “fluviale” di circa 2 ore e mezza, che 1/1, cioè allo schermo perfettamente quadra- domanda: a quali estremi e conseguenze si riesce a mantenere sempre il suo fascino e la to. Perché? Risponde lo stesso Dolan: “avevo può arrivare se due amici fraterni (Marie e sua tensione drammatica. Indimenticabile. l’esigenza che lo spettatore si concentrasse Francis) si innamorano perdutamente della In “Tom à la ferme” (2013) Dolan cambia regi- esclusivamente sui personaggi che riempiono stessa persona e ne fanno l’obiettivo della pro- stro e realizza un film noir che attinge ai toni il piccolo schermo, senza distrarsi con inutili pria attività e della propria vita? Pur nel con- del Thriller alla Hitchcock, con incursioni per- riempitivi che lo schermo gigante avrebbe im- testo di una storia tenue e leggera, Dolan è fino nei territori dell’Horror, realizzando an- posto”. Dolan ci ha abituati a questo gioco per stato capace di esprimere tratti di grande ci- che in questo caso un film-gioiello. Il giovane lui fondamentale e necessario: già in “Tom à nema, offrendo momenti di vera e autentica pubblicitario Tom parte da Montreal in auto la ferme” cambia il formato e ad un certo pun- poesia. Il fascino del film consiste nel fatto che verso una lontana fattoria, al fine di parteci- to sente il bisogno di schiacciare i suoi perso- la sorda competizione tra Marie e Francis per pare al funerale del suo compagno, Guillau- naggi nello schermo del Cinemascope. La sua la conquista di Nicolas non riesce mai a con- me. Tom comprende che lì la madre di Guil- filosofia è che i mezzi tecnici devono sempre cretizzarsi in un successo, lasciando nei due laume non solo ignora del tutto la sua essere al servizio della storia. Lo stesso di- contendenti un senso di vuoto e di solitudine esistenza, ma è inconsapevole anche della scorso vale per la musica, ove abbiamo sem- che ti fanno pensare che dopo tutto si tratta ap- omosessualità del figlio. Il fratello di Guillau- pre una scelta di musica classica e rock ora punto di “amori immaginari”, e certamente me, Francis, impone a Tom di stare al gioco, raffinata, ora perfino rumorosa e invadente a non corrisposti. Con “Laurence anyway” siamo di mentire sistematicamente e di sostenere che seconda delle esigenze. Con grande duttilità già al capolavoro. ll trentacinquenne docente Guillaume è stato fidanzato con una impiegata segue a pag. successiva 17 n. 37

segue da pag. precedente Al cinema Dolan passa da “Maman la plus belle du mon- de” in “J’ai tué ma mère”, a “Bang bang” di Da- lida ossessivamente ripetuta più volte come Remember. Quando la memoria gioca brutti motivo dominante in “Les amours imaginai- scherzi res”, ove però il regista sceglie anche, per com- mentare i momenti più malinconici e la solitu- Cast: Christopher Plummer, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, dine dei protagonisti, Bach (Prelude al Cello suite No.1 e No. 3) e Wagner (Prelude tiré dé Heinz Lieven, Henry Czerny, Dean Norris, Martin Landau e Parsifal). E in “Laurence anyway” Dolan sce- Kim Roberts. Sceneggiatura di Benjamin August. Regia di glie musica ancora bellissima, passando da Vi- valdi (The four season-Summer), a Céline Dion Atom Egoyan (Pour que tu m’aimes encore), a Beethoven È un’ode all’imperfe- il ricordo. Anche Christopher Nolan, in “Me- (Symphony No. 5), dai The Cure a Prokofiev, zione della memoria mento”, senza disturbare le vicende ebraiche, Brahms, Tchaikovsky e Mahler. E gli esempi di l’ultimo film di Atom ne aveva fatto l’asse portante del suo film da- questo mix strettamente collegato alle situa- Egoyan, adatto per le tato 2000, in cui il protagonista, affetto da un zioni narrate potrebbe continuare. Quello che celebrazioni del Gior- disturbo della memoria che gli impedisce di stupisce è il livello di sensibilità di un ragaz- no della Memoria. La ricordare il fatto drammatico che ha travolto zo-prodigio che riesce a farci leggere le sue shoah ritorna sul gran- la sua vita, si inventa una serie di stratagemmi storie non solo raccontandocele in modo per- de schermo ma filtrata per rimanere legato alla sua vita. Come un fetto, lontano sia dalla voglia di scandalizzare dai ricordi del prota- thriller, la pellicola segue la pista della vendet- gonista Zev Guttman ta consumata a settanta anni di distanza Michela Manente (Christopher Plummer) quando in molti hanno dimenticato o non ci a cui la memoria gioca un brutto, bruttissimo, sono più. Il film esplora argomenti topici - sia beffardo, ultimo scherzo. La vicenda è am- la demenza, sia la restante generazione di so- bientata ai giorni nostri, in America. Ospite di pravvissuti all’Olocausto che la seconda guer- una casa di riposo, Zev rimane vedovo e la sua ra mondiale e i suoi effetti su coloro che sono demenza senile subisce un duro colpo, per- sopravvissuti – tenendo il ritmo avvincente dendosi maggiormente per il venir meno di del plot con un linguaggio elegante. Il puzzle un punto di riferimento importante. Il suo ideato da Atom Egoyan, su sceneggiatura di “Mommy” (2014) scritto e diretto da Xavier Dolan. Alla amico Max (Martin Landau), reduce anch’egli Benjamin August, avanza così con grande 67ª edizione del Festival di Cannes, ha vinto il Premio della giuria

a tutti i costi, sia da quella appunto di stupire. Ma anche utilizzando alla perfezione i suppor- ti tecnici, come la grandezza dello schermo che può variare al fine di dare al pubblico di volta in volta la cornice migliore per le sue in- quadrature, e come l’uso disinvolto della co- lonna sonora, ove non c’è mai non dico un “pezzo”, ma nemmeno una nota fuori posto. Se mettiamo insieme tutti questi elementi, comprendiamo meglio le ragioni del grande successo, soprattutto di critica, che ha circon- dato Dolan. Purtroppo tutto questo non è stato compreso dalla nostra Distribuzione, che ha puntualmente negato al pubblico nostrano, le dall’Olocausto e cacciatore di nazisti (alla ma- compostezza e rigore formale, lasciando indi- opere del “grande ragazzo del cinema”, anche niera di Simon Wiesenthal) ormai in sedia a zi sibillini, sostenuto da un andamento da ro- quando ha vinto il premio a Venezia. Si doveva rotelle, lo istruisce per andare a stanare il na- ad movie tra Canada, Ohio, Idaho e Califor- arrivare alla quinta opera, Mommy, perché qui zista che l’ha fatta franca e ora si nasconde ai nia. Un’altra carta vincente della pellicola, da noi ci si accorgesse della sua esistenza. Ma cacciatori di criminali sotto il falso nome di presentata ai Festival di Venezia e Toronto, è fugacemente: pochi giorni nelle sale e via. Pro- Kurlander. Zev non può rinunciare a giusti- il mirabolante cast di premi Oscar e pluripre- prio perché non se ne poteva più fare a meno. ziare il responsabile dell’uccisione della sua miati attori, adatti per l’età al ruolo richiesto e La nostra “Rive Gauche” ha rimediato acqui- famiglia ad Auschwitz. Questo è il livello de- trio perfetto per il film. Non va scordato il ruo- stando i film all’estero, applicandovi i sottoti- notativo, la trama, di un avvincente thriller se- lo delle musiche e soprattutto della sonata wa- toli italiani e offrendo le opere al proprio pub- nile, congeniale alla cifra creativa del regista gneriana del finale, anticipatrice dell’esito blico. Troppo poco! Eppure anche la scelta canadese Egoyan. Zev scappa dalla casa di ri- conclusivo. Dopo 95 minuti di film, le tracce, i della Direzione del Festival di Cannes e della poso e persegue il piano di vendetta. La ricer- percorsi confluiscono in un finale sorpren- Presidenza dei Fratelli Coen, che hanno volu- ca procede tra intoppi e imprevisti con l’unica dente in cui due dei protagonisti non sono chi to Dolan come membro appunto della Giuria guida quel foglio di appunti e le lettere conse- dovrebbero essere, cioè Zev e quel Rudy Kur- da loro presieduta, doveva pur significare gnatogli da Max. Per Zev c’è solo il presente lander finalmente stanato (Dean Norris). Co- qualcosa, almeno dal punto di vista statistico: perché il passato è offuscato e incerto, se non me un orologio impazzito, il meccanismo in- il più giovane regista mai chiamato nella Giu- per qualche fastidiosa rimembranza di antise- ceppato disvela una beffarda trappola che non ria di un Festival! mitismo che riemerge nei ricordi, come il fu- risarcisce ma acuisce le sofferenze umane. mo della doccia o il latrare rabbioso dei cani. Il Non è solo un detto: la memoria può giocare tema del ricordare, ripreso nel titolo, è portante dei brutti scherzi ingannatori. e viene restituito in tutta la drammaticità di chi Marino Demata vuole cercare quei fantasmi di cui sta perdendo Michela Manente 18 [email protected] Sport La boxe popolare come un cineclub Una realtà tante volte indagata dal cinema. Come in altri luoghi, una palestra di pugilato spunta in un quartiere popolare di Roma, al Quadraro. Può questo luogo assolvere al ruolo sociale e formativo di una sala cinematografica, di un circolo del cinema, di un teatro o anche di un oratorio? La prima volta che en- diventò un luogo ancora più insano: Deposito trai nella Palestra Po- di auto rotte o bruciate, immondezzaio, tana polare Quadraro, me la per tossico-dipendenti e colonie di topi. Allora ricordo bene. Scende- un gruppo di ragazzi del quartiere, e uno in vo la rampa che porta particolare, con la grande passione per la No- alla porticina di in- bile Arte, decisero di mettersi dei guanti (so- gresso della palestra, e gnando già i guantoni), e ripulire quel grande Marco Felli più mi avvicinavo più spazio dagli anni di incuria di cui era colmo. E “Get on The Good Fo- per “colmo”, si intende veramente “colmo”, ti- ot” di James Brown, si avvicinava a me. Aprii po quattro metri in altezza di schifo. Sono la porticina, e fu amore. Trenta, trentacinque Lo sport ci allena alla vita persone sparpagliate per il grande spazio che c’è. In mezzo grandi colonne di cemento, un due ragazzi che hanno iniziato come allievi, grande specchio, sacchi e altri attrezzi. Non si ed ora hanno deciso di dare una mano nell’in- respira per niente aria di ricchezza, ma di di- segnare, e grida un’indicazione a qualcuno, gnità e serietà, si. Sembra di stare in una di su come posizionare meglio il corpo. I - quelle palestre anni ottanta, di un sobborgo di ni che si allenano sono quasi tutti del quartie- una grande City americana, di cui fino ad allo- re. Il momento dell’allenamento in palestra ra avevo solo letto o visto nei film. Intanto le quindi diventa un importante momento di corde girano veloci, come la batteria funky di aggregazione sociale. Attraverso l’uso del cor- James Brown, e battendo per terra scandisco- po, e dello scontro fisico, attraverso l’appren- no il ritmo giusto. L’odore (che ora riconosco e dimento della disciplina, i bambini che vivono apprezzo molto ) mi entra nel naso con vio- le stesse strade imparano a conoscersi meglio, lenza e chiarezza. Mai sentito un odore così a crescere insieme, a condividere le gioie e i prima. Ai muri le locandine di vecchi e presti- dolori della vita. Imparano il senso più pro- giosi incontri di boxe, alternate con quelle di fondo e costruttivo del fare la “pace”. riunioni di boxe locali. E ancora le foto dei pu- Marco Felli gili più forti della palestra. Giù in fondo, dalla parte opposta all’entrata e alla scrivania della Interno della Palestra (foto di Marco Felli) Nato a Roma nel 1990, film-maker con la società di pro- segreteria, il ring. Lì, quattro - cinque pugili duzione indipendente “Rudere Produzioni Cinecittà” (due li riconosco subito nelle foto attaccate passati otto anni da quei giorni. E da quei davanti a me) si scambiano colpi abilmente. giorni di sudore e speranza, per questa pale- Palestra Popolare Quadraro - Garage Via dei Treviri Ma al primo sguardo penso che stiano ballan- stra sono passate più di quattrocento perso- Roma Quadraro ne, è uscito, tra i vari titoli ottenuti da alcuni www.facebook.com/palestrapopolare.quadraro dei pugili, un campione nazionale, e si allena- [email protected] no gratuitamente, ogni martedì e giovedì, più di venti bambini. A questo punto non saprei proprio come continuare. Vorrei con tutto il cuore che ogni persona che leggesse queste parole potesse passare almeno un’ora in quel- la palestra, ad osservare i volti di chi la fre- quenta, volti in un modo o nell’altro “popola- ri”, segnati dalla vita o che la cercano con fame, i sorrisi vivi e gli sguardi attenti, le cre- pe sul pavimento che nessuno di esterno aiuta a riparare, ad ascoltare le parole e gli scherzi Interno della Palestra (foto di Marco Felli) fuori e dentro gli spogliatoi, i respiri di fatica condivisa, il ritmo che muove tutto lì dentro, a do. Sembra che tutti un po’ stiano ballando, e condividere la convinzione che lo sport debba solo ora capisco che in realtà lo stavano facen- essere per tutti, e quindi povero nei prezzi ma do davvero. La boxe è una questione di ritmo, ricco nel sentimento di solidarietà e parteci- tecnica e cuore. Come la danza. Soprattutto pazione. Silvanello, il ragazzo che ha voluto qui. La Palestra Popolare Quadraro sta sotto il tutto questo più di tutti, è seduto lì vicino al livello della strada. Quello spazio, per proget- ring, osserva i suoi pugili scambiarsi i colpi, to iniziale, era destinato ad essere il parcheg- cerca nei loro occhi la loro rabbia, e la modella, gio riservato agli abitanti delle case popolari la rende più elegante, più utile ed efficace. che sorgono proprio sopra la strada. Ma passò Ogni tanto si gira verso i tanti bambini e bambi- poco tempo che da parcheggio inutilizzato, ne che oggi si allenano con Fabrizio e Skikki,

19 n. 37 Il cinema autoriale di Godard Quello di Jean-Luc Go- parte all’autofinanziamento. L’esigenza di li- lo svolgimento e il risultato di un colpo crimi- dard è un cinema che in- bertà creativa di Godard viene ribadita da nale. White è autore, tra l’altro, di “Clean bre- tende liberarsi da qualsi- “Questa è la mia vita”(1962), film nel quale il ak” dal quale Stanley Kubrick ha tratto il film asi convenzione estetica, regista francese focalizza via via le sue idee in “Rapina a mano armata”. Anche questo lavoro da qualunque interesse corso d’opera dimostrando come l’improvvi- mostra la tipica frammentazione del linguag- formale per l’immagine sazione possa essere un originale metodo di gio di Godard e viene innalzato ad alte vette accurata, per concentra- procedere nella realizzazione di un capolavo- artistiche dal finale con il protagonista che, Fabio Massimo Penna re lo sguardo sui mali ro. La protagonista, la commessa Nanà, deci- con il volto coperto di vernice e due cariche di della società, la cui origine l’autore individua nel si- de di darsi alla prostituzione. La pellicola è ri- esplosivo intorno al capo, si fa esplodere men- stema borghese e capitalistico. Più della ricerca di partita in quadri divisi da dissolvenze e tre una voce recita le poesie di Rimbaud. Film una cifra stilistica coerente a Godard sta a cuo- introdotti da titoli. Questi episodi di vita della dal sapore saggistico “La cinese” (1967) si pro- re realizzare un cinema che possa essere vei- giovane prostituta, alle volte filmati con un’u- pone di aprire un dibattito ideologico attra- colo per un dibattito di idee. Poco importa che nica inquadratura, non si susseguono secon- verso la descrizione di gruppi della sinistra la voce fuori campo non sembri in accordo do una consequenzialità narrativa ma posso- giovanile e delle loro idee. L’opera anticipa il con le immagini o se pare mancare la connes- no anche venir considerati autosufficienti, clima del sessantotto e della rivolta studente- sione tra le varie inquadrature, contano le ognuno chiuso in se stesso. Abbandonando le sca. La pellicola evita ogni tentativo di “verosi- idee espresse dal regista: che possono esse- miglianza” dichiarando la propria natura re sia i riferimenti filosofici e letterari del di prodotto di finzione come mostrano la suo cinema autoriale sia gli approcci mate- scelta di mantenere il ciak all’inizio delle rialistici delle sue opere politiche e ideolo- inquadrature e le inquadrature dell’opera- gicamente impegnate. La critica ha sottoli- tore al lavoro. “Due o tre cose che so di lei” neato l’anarchia formale di “Fino all’ultimo (1967) ha un protagonista doppio: una respiro” (1959), pellicola poco scorrevole, donna e Parigi. La donna è una lavoratrice connotata da secchi e inattesi stacchi da sposata che per soddisfare i propri deside- una scena all’altra, dall’eliminazione di una ri consumistici si prostituisce. Un’intervi- parte delle azioni, dalla resa diretta e senza sta cerca di spiegare e approfondire il suo filtri dello sguardo nevrotico dei personag- comportamento e le sue ragioni mentre a gi. Opera prima di Godard, “Fino all’ultimo un livello più generale viene mostrata la si- respiro” esplode come una bomba sconvol- nistra francese alle prese con la notizia gendo il linguaggio cinematografico e le dell’intervento americano in Vietnam. La sue regole consolidate per imporsi come regione di Parigi, intanto, subisce un in- pellicola-manifesto della nouvelle vague. tervento che ne dà un nuovo assetto urba- Affermano Karel Reisz e Gavin Millar a propo- regole classiche della narrazione, Godard cer- nistico. Questo film sperimentale e composito sito della sequenza dell’inseguimento del pro- ca di riprendere la realtà in tutta la sua caotica opera continui passaggi dal particolare al ge- tagonista Michel da parte di due poliziotti: miscela dei più disparati elementi; per far nerale, dai fatti quotidiani alle questioni poli- “Questa sequenza ci mostra come Godard questo eleva a cifra stilistica l’uso delle dida- tiche in un insieme che tratta della vita mo- non si faccia beffa della logica, ma piuttosto la scalie e del piano-sequenza. “Les carabiniers” derna, dell’alienante urbanizzazione, della spinga agli estremi. Per questo ci vengono (1963), mostra il legame tra Godard e Brecht, fine della Bellezza. Dopo “Crepa padrone, tut- mostrate un po’ meno le connessioni dell’a- per la scelta stilistica del film che ricorda la to va bene” (1972), con “Numéro deux” (1975) zione ma ci viene mostrato tutto ciò che è ne- tecnica dello “straniamento”. Il regista fran- inizia una fase nella quale il regista parigino cessario e si potrebbe dire solo ciò che è neces- cese riesce, infatti, a impedire agli spettatori porta avanti un’importante sperimentazione sario. Lo sviluppo successivo dell’azione ci di identificarsi con i protagonisti, consenten- sul lessico audiovisivo, sull’impiego dell’elet- viene presentato come lo vedremmo nella vita do loro di mantenere la giusta distanza per tronica e del video. Il video gli permette di rea- reale. Niente viene preparato o introdotto. poter formulare un giudizio libero su quanto lizzare opere a basso costo con grandi possibi- Non ci sono spie di ciò che sta per avvenire (…) vedono sullo schermo. Un minuto di assoluto lità di improvvisazione grazie alla leggerezza e La logica dello scrittore abituato a condivide- silenzio. Si ferma la colonna sonora e il pub- maneggevolezza del mezzo. In questo modo re con noi le sue conoscenze è sostituita da blico avverte l’inesorabile passare del tempo. gira “Ici et ailleurs” (1976), “Six fois deux” (1976) quella del passante che ne sa quanto noi” (Ka- Si tratta di una delle sequenze di “Bande à e “France tour detour deux enfants” (1979). “Si rel Reisz – Gavin Millar, La tecnica del montag- part”(1964) che, per originalità ed eccezionali- salvi chi può (la vita)” (1980) segna la fine della gio cinematografico, SugarCo edizioni, Milano, tà, sono passate alla storia del cinema. Altret- fase di sperimentazione con il video e mostra 1983). Girato alla maniera dei polizieschi ame- tanto famose sono la scena del balletto dei tre la crisi della società borghese attraverso la for- ricani di serie B, “Fino all’ultimo respiro” rac- protagonisti e quella dei due amici che attra- ma della sinfonia con la divisione dell’opera in conta la fugace e burrascosa storia d’amore a versano il Louvre in poco più di sette minuti. cinque movimenti. Nel 1983 “Prenom Car- Parigi tra un omicida e una studentessa ame- Prendendo spunto dai film di serie B america- men”(film antinarrativo che frammenta il lin- ricana. Denunciato dalla ragazza, l’uomo vie- ni, Godard racconta il tentativo di due balordi guaggio per mostrare come la vita sia fatta di ne alla fine ucciso dalla polizia. L’opera, si è di rapinare la zia di una loro amica che na- opposti inconciliabili) ottiene il Leone d’oro al detto, venne considerata una sorta di simbolo sconde in casa tutti i suoi risparmi. Il colpo si festival di Venezia. Con “Nouvelle vague” della nouvelle vague (“nuova ondata”), espres- rivela un fallimento e si conclude con una spa- (1990) torna potente l’amore per la citazione sione che si riferisce in maniera generica a un ratoria. Giocando con la cultura di massa, il letteraria con frasi di Dante, Hemingway, gruppo di registi francesi che realizzarono le regista francese realizza un film sarcastico e Rimbaud, Dostoevskij che contrappuntano loro opere prime tra il 1958 e il 1960. Film d’au- malinconico riproponendo il suo stile narrati- l’andamento della pellicola. Nel 2011 Godard tore e indipendenza dal cinema industriale vo slegato e anticonvenzionale fatto di un per- riceve l’Oscar alla carriera. divennero ineludibili parole d’ordine. Per sot- corso non lineare e spesso spezzato dalle di- Fabio Massimo Penna trarsi al controllo dei produttori i registi della gressioni. “Il bandito delle 11” (1965) è ispirato al nouvelle vague realizzavano film a basso co- romanzo “Obsession” di Lionel White, scrittore Laureato in lettere moderne, è pubblicista ed editor. Ha sto, girando in esterni per le strade e senza at- statunitense specializzato nel genere dei ro- scritto di cinema, arte e letteratura su riviste cartacee e tori affermati e, spesso, ricorrendo almeno in manzi “caper” che descrivono l’organizzazione, online. Collabora in qualità di editor con le case editrici. 20 [email protected] Documentari La linea sottile, il documentario su una bosniaca sopravvissuta agli stupri Il racconto di un crimine di guerra, con due vite parallele: una bosniaca sopravvissuta agli stupri in Jugoslavia e un militare italiano testimone degli stupri in Somalia. Firmato da Paola Sangiovanni e Nina Mimica. Uscirà nelle sale l’8 marzo per la Doclab Presentato a Dicembre in anteprima italiana al Festival Internazio- nale del Documentario Visioni dal Mondo fuo- ri concorso e in uscita a marzo nelle fortuna- te sale del paese, il do- Giulia Marras cumentario di Paola Sangiovanni e Nina Mimica si presenta sfac- ciatamente dal buio degli anni Novanta con l’intento ben preciso di raccontare gli orrori nascosti di una, due e di tutte le guerre; quelli ancora tabù, taciuti e impuniti. Prendendo lo stupro quale atto incriminato e simbolo della violenza fisica, psicologica nonché territoriale e razziale che perpetua la guerra, le due regi- ste ritornano su due diversi fronti: quello del- la missione italiana “umanitaria” in Somalia del 1992 da una parte e quello della guerra in Bakira Hasecic scrive GENOCIDIO ex-Jugoslavia protrattasi fino al 1995. Lungi dal divenire prospettiva unilaterale e sorda ri- d’archivio e di vita quotidiana un diario a due le parole: a partire dall’Istituto Luce ai video vendicazione, si sono rivolte anche a due ver- voci, senza temere di inquadrare i protagoni- amatoriali dei soldati fino ai preziosi e- bru santi opposti, sia geografici che umani: in Ita- sti nel tormento dei ricordi pruriginosi di vio- cianti girati di Miran Hrovatin, cameraman lia lo sguardo è destinato a Michele, ex soldato lenze e di torture. I punti di vista lontani e ucciso assieme alla giornalista Ilaria Alpi nel dell’operazione ONU in Somalia, carnefice al- contrapposti, maschile e femminile, inaspet- 1994, le immagini del reale appaiono quasi co- lora inconsapevole e oggi pentito nel suo esse- tatamente si incrociano e per alcuni attimi me emanazioni audiovisive dirette delle testi- re coinvolto appena diciannovenne dalla “leg- coincidono, come nella perdita del sonno nel- monianze e dei pensieri dei protagonisti. Con ge del branco” militare; in Bosnia ed Erzegovina la notte incubatrice di echi dal passato o uno stile talvolta disorganico ma profonda- a governare lo sguardo è Bakira, vittima degli nell’incomprensione con i propri interlocuto- mente personale e sentito nel ripercorrere la stupri degli aggressori serbi è una delle prime ri sugli scempi subiti o compiuti. Se quella di Storia più recente, mai abbastanza rielabora- donne bosniache ad aver testimoniato davan- Bakira, oltre che essere una sopravvivenza ta, attraverso delle vere e proprie storie sul ti all’International Criminal Tribunal for the con il trauma e il dolore, è una battaglia anche campo, La linea sottile è un cinema di ricerca former Yugoslavia (ITCY) nonché fondatrice e che non smette di indagare e scavare al termi- presidente dell’Associazione donne vittime di ne della durata del film. La necessità di uno guerra. Nonostante lo stupro sia stato dichia- sguardo finalmente femminile sulla guerra si rato ufficialmente crimine di guerra dalla impone, senza preclusioni né invasioni, e si convenzione di Ginevra del 1949, la sua de- proclama vivo: quello di Paola Sangiovanni e nuncia rimane infatti ancora un tabù soprat- Nina Mimica è un gesto di resistenza per la tutto in clima bellico. Utilizzato anche come memoria e per il risveglio, non solo delle don- strumento di pulizia etnica, tale abuso venne ne, ma un richiamo collettivo a chiamare (e giuridicamente esposto per la prima volta punire) i crimini con il loro nome, per quanto vergognosi o offensivi. Un gesto che si ricolle- Michele Patruno allo specchio ga e combacia con quello di Bakira, quando, e soprattutto con la giustizia (a volte ottusa, a disconosciuto il genocidio per il suo paese, volte troppo lenta) contro il silenzio, quella di con impeto (e solitudine) riscrive da sé la pa- Michele è ancora più sotterranea, se possibile, rola cancellata dal memoriale, con un sempli- reduce senza appigli dall’incoscienza giovani- ce rossetto. le e dalla devianza del forzato cameratismo Giulia Marras militare. Le foto “ricordo” – come venivano chiamate dai soldati – dei somali torturati e dei loro cadaveri diventano allora tragici me- Bakira Hasecic alla guida morandum di atti freudianamente rimossi, proprio dal Tribunale Penale per l’ex-Jugoslavia barbariche prove di coraggio per non diventa- nel giudizio di uomini serbo-bosniaci che violen- re i “cani morti” del gruppo. Essenziale e note- tarono donne e ragazze musulmane nel genoci- vole in La linea sottile è il lavoro di recupero e dio di Foča e Visegrad, tra cui la stessa Bakira. assemblaggio di scatti e filmati d’archivio, ri- Sangiovanni e Mimica scrivono per immagini salenti all’epoca e ai territori dove si concentrano Paola Sangiovanni Nina Mimica 21 n. 37 Gaetano Ventimiglia, un catanese con Hitchcock Pittore, giornalista, fotografo, operatore, inventore e infine docente del C.S.C. Allievo di talento dell’Ac- corpulenta e stizzosa Rosina Anselmi (poi in- cademia di Belle Arti di dimenticabile compagna artistica di Musco), Roma, pittore, poi negli Attilio Rapisarda, Mariano Bottino, Elvira Ra- Stati Uniti giornalista e daelli, girato in contrada “Leucatia”, in una fotografo per il New York proprietà del marchese di Sangiuliano.. Times e l’American Press Quest’ultimo si fa notare soprattutto per gli Association; operatore “effetti di luce”, dovuti all’abile mano di Venti- della “Jonio Film” (1915), miglia. Il satirico “La guerra e la moda”, sem- della “Katana Film” (1915- pre con la Balestrieri, “Il signor Diotisalvi” e Franco La Magna 16), della “Filmgraf” (1919) “Anime gemelle” - definiti da anonimo recen- e della “Fert” di Torino sore “veri gioielli d’arte…che strappano il riso (1921-22). Collaboratore del mitico documentarista anche ai più musoni” (“Corriere di Catania, 28 del muto Giovanni Vitrotti (1921-22), inventore settembre 1915) - suggellano la fine della “Ka- di un otturatore (1921), negli anni ‘20 lavora in tana” (il 1916 è l’anno in cui chiudono le quat- mezza Europa (Francia, Inghilterra, Germa- tro case di produzione etnee). Dopo la guerra nia) e con il grande Alfred Hitchcock del pe- passa alla “Filmgraf” (1919), come operatore riodo inglese (1925-26). Assunto dalla “Cines” dei film di Gian Orlando Vassallo e successi- di Stefano Pittaluga come direttore tecnico vamente alla “Fert” di Torino, insieme a Vi- (1930), alla metà di quel decennio si ritrova trotti con cui gira “Teodora” (1922) di Leopol- docente di Tecnica della ripresa nel neonato do Carlucci, prodotto dalla torinese Ambrosio, Centro Sperimentale di Cinematografia di “kolossal” sulla prostituta-imperatrice di Bi- Roma, dove finalmente riesce a realizzare il sanzio. Instancabile, brevetta nel 1921 un “ot- Sul set di “The lodger” (1926), da sx Gaetano suo grande sogno: l’invenzione di una cine- turatore a specchio riflettente” (probabilmen- Ventimiglia, Alfred Hitchcok, Micael Balcon e Alma presa “italiana”. L’avventuroso e leggendario te venduto al governo fascista e a quello Reville Gaetano Ventimiglia, rampollo d’una fami- tedesco) e collabora al film “Toilers of the sea” glia blasonata e capostipite d’una stirpe d’in- (1923) di Roy William Neil, finché tra il 1925-26 asso tra gli operatori più celebri…un cervello ventori-operatori, nasce a Catania (che lo ha passa tra gli altri nientemeno che con il mae- che cerca e lavora senza sosta…un gigante del tutto dimenticato) nel 1888. Dopo gli studi stro del brivido e della “suspance”, l’insupera- buono che mette le sue energie a servizio a Roma e un suo primo del tutto casuale (così bile Alfred Hitchcock del periodo inglese (che dell’arte”. Nel 1928 è a Londra e due anni dopo si favoleggia) contatto con in Italia dove diventa Di- il cinema in Sicilia, chiusa rettore tecnico della riorga- l’esperienza americana, ri- nizzata Cines, quindi da do- entra in Italia dove lavora cente (insegna, come già, come operatore della “Jonio detto, Tecnica della ripresa Film”, una delle quattro ca- ottica al CSC), il suo genio se di produzione catanesi, d’inventore si sbriglia. Con- fondata nel 1915 da Filippo cepisce due macchine da Benanti, industriale cata- presa: la “O.G. 300” che illu- nese del vetro. Il film è “Va- stra a Mussolini nel 1940, leria”, un “peplo” d’ambien- prodotta in pochi esemplari te antico-romano, rimasto e la più fortunata “Vistavi- però inedito. Più fortunata sion” (1955) a scorrimento la sua collaborazione con la orizzontale della pellicola, “Katana Film” - altra casa di con la quale modificata sono produzione etnea, fondata stati realizzati molti film dai fratelli Scalia Zappalà e (tra cui “Il Gattopardo”, 1963, Giuseppe Coniglione nel celeberrimo capolavoro di febbraio del 1915 - con la Visconti). Conclude la stre- quale Ventimiglia gira cin- pitosa carriera come ap- que film, tutti per la regia prezzato docente del Centro del versatile avvocato-scrit- Sperimentale di Cinemato- tore catanese Raffaele Co- grafia, dove insegna dal 1951 sentino, due dei quali - “Il al 1967. Nel 1963 viene insi- latitante” e “Per te, amore!” gnito del prestigioso “Pre- - di matrice letteraria cata- mio A.T.I.C. per la Tecnica”. nese: il primo tratto da un soggetto del gior- gli affibbia l’epiteto di “barone” e lo chiama Muore a Roma nel 1974. I figli Giovanni (Roma nalista-commediografo Peppino Fazio, con “Baron Vingtimiglia”). Con Hitch lavora in tre 1921-1989), direttore della “Tecnicolor”, invento- Virginia Balistrieri (moglie di Giovanni Gras- film: “Irrgarten der Leidensshaft” o “The plea- re di un sistema “Techiscope” operatore e diret- so jr., cugino dell’omonimo), Francesca Ansel- sure garden” (1925), quasi interamente girato tore della fotografia di decine di film e Carlo mi Quintavalle (madre della più famosa Rosi- in Italia; “Der Berglader” o “The Mountain (Monaco di Baviera 1925-Roma 1981), prolifico na), Desdemona Balistrieri (sorella di Virginia Egle” (1926), girato tra il Tirolo e Monaco di Ba- creatore di molte macchine particolari, tra cui e moglie di Angelo Musco) e i catanesi Maria- viera, entrambi di produzione anglo-tedesca; la “Verticale”) - morti entrambi prematura- no Bottino (il latitante) e Attilio Rapisarda; il infine “The lodger” (1926) che il grande Hitch mente - hanno proseguito con successo la sua secondo - ricavato da un soggetto della scrit- definisce “il mio primo film”. La rivista france- opera d’infaticabile ricercatore. trice Tina Zappalà-Paternò, interpretato dalla se “Ciné-Mirror” scrive del Catanese che è “un Franco La Magna 22 [email protected] Anniversari L’ultimo capolavoro di John Ford: Missione in Manciuria Missione in Manciura estinguersi, sotto la pressione del cosiddetto (Seven Women) fu rea- progresso e della lingua biforcuta dei bianchi lizzato nel 1966 e dun- che di quel falso progresso sono gli infetti que ne ricorre quest’an- portatori (Ford precursore di Pasolini?), del no il cinquantenario. E’ glorioso popolo dei Cheyenne. Insomma, un stato l’ultimo film di filmico canto funebre, innalzato verso il cielo John Ford, l’Omero del da un grande amico dei pellerossa (qualcuno cinema. All’epoca aveva si ricorda ancora degli ottusamente ideologici Stefano Beccastrini settantun anni: una critici cinematografici italiani che una volta età nella quale per tacciavano Ford di razzismo?). Missione in molti cineasti più fortunati di lui è iniziata, se Manciuria è un’opera, che potremmo definire non una seconda giovinezza, una produttiva e “da camera”, la cui storia è ambientata in una sapiente senescenza. Egli invece, pur essendo sorta di leggendaria Manciuria degli anni Tren- morto sette anni dopo e dunque potendo an- ta ma il cui set è interamente collocato in stu- cora regalarci - e regalare a se stesso - almeno dio, ove è ricostruita - quale unità di tempo e altri due o tre film, si fermò lì. Il fatto è che, di luogo - la piccola missione protestante ge- purtroppo, Missione in Manciuria non piacque stita da un gruppo di pie donne - una, alquan- nè al pubblico nè alla critica, nè in America nè to lamentosa, con al seguito il bonario e piut- altrove. Come ha ricordato Franco Ferrini, nel tosto succube marito, noiosissimo predicatore suo Castoro a John Ford amorosamente dedi- - in quella regione asiatica infestata da bande cato, in quel lontano 1966 il giornalista newyor- di truci ladroni guidate da rozzi caporioni kese Andrew Serris affermò di essere fiero quali, nel film, il bestiale Tunga Kahn (inter- d’essere stato una delle sole cinque persone, pretato da un possente Mike Mazurki). Nel in America, cui il film era piaciuto. Quanto a momento in cui la filmica storia ha inizio, alla me, sono altrettanto fiero di essere stato una missione è atteso con ansia, da varie settima- qui indimenticabile come in Anna dei miracoli di quelle - non saprei dire quante: non molte ne, l’arrivo dall’America di un certo dottor (The Miracle Worker), 1962, di Arthur Penn. anche se certamente più di cinque (già erano Cartwright. C’è infatti molto bisogno di un Ella ha risposto alla richiesta delle missiona- più di cinque i coraggiosi redattori di Cine- medico, non soltanto per le missionarie - tra rie - che restano stravolte nello scoprire la sua, ma&Film, la coraggiosa rivista su cui, diciot- le quali si trova una spaventatissima donna oltretutto trasgressiva, femminilità - per fug- tenne, cominciai a scrivere di cinema) - poche incinta, appunto la moglie del predicatore - gire lontano dall’America, ov’era stata dura- persone che se ne entusiasmarono subito. Lo ma anche per le povere famiglie locali che la mente ostacolata, in quanto donna seppur vidi, proprio nell’anno dell’alluvione, in un ci- missione frequentano (forse convertite, forse professionalmente brava, nella sua carriera nema di Firenze: allora vi abitavo per motivi desiderose di cibo, chissà: gli smagriti ragaz- professionale e aveva anche vissuto il dram- di studio universitario. Da allora l’ho rivisto zini che ascoltano l’illustrazione della Bibbia ma di un - per lei - grande amore, malamente almeno altre venti - o forse trenta? - volte e da parte del volenteroso ma spento predicato- naufragato poiché l’uomo si era alfine rivelato continua a convincermi e a commuovermi. re non danno segno di capire granché del Dio quale felice marito di un’altra. Fin dall’arrivo, Credo che si tratti di un vero - seppur tristis- di Abramo). Non è facile trovare un medico anche nella missione il proprio essere donna simo - capolavoro. Del resto, cosa altro atten- disposto, per pochi dollari, a recarsi in simili - e per di più ribelle a ogni conformisticamen- derci quando un gigante del cinema come John Ford realizza - certamente, e disperata- mente, con consapevole fatalismo - la proprio ultima opera? Occorrerebbe fare uno studio specifico degli ultimi tre film di Ford, lascian- do perdere Il magnifico irlandese (Young Cassi- dy), che egli iniziò nel 1965 ma poi, ammalato- si, fu costretto presto ad abbandonare, sostituito dal modesto Jack Cardiff. Essi sono, oltre a Missione in Manciuria, I tre della croce del Sud (Donovand’s Reef), 1963, e Il grande sentiero (Cheyenne Automn), 1964. L’uno parrebbe un inno alla gioia - alla tolleranza, alla generosità, alla voglia di vivere: la scena della Messa di Na- tale è una delle più umanisticamente e persi- no comicamente sublimi della storia del cine- ma - ma soltanto all’apparenza. Come se Ford dicesse: certo che si può essere buoni, felici, legati più alla solidarietà che al far soldi, però soltanto nel magico mondo di Haleakaloa, ove Sette donne missionarie destinate in Cina verso il 1935 cercando di proteggersi dalle avances di un signore della le principesse delle favole scendono sulla ter- guerra barbaro mongolo e la sua banda spietata di guerrieri ra per trasformarsi in sante protettrici d’una pacifica e allegra comunità di gente lontana luoghi, sperduti nel mondo. Finalmente il te femminea convenzione: ella fuma, beve whi- dalla civiltà e dal denaro (c’è anche qualche dottore giunge ma, a dispetto del fatto che si sky, parla di sesso - crea alla dottoressa non po- fordiano erudito che ha paragonato Haleaka- presenti effettivamente vestito da uomo, si chi problemi, soprattutto nei rapporti con la loa all’isola de La tempesta del tardo Shakespea- tratta di una donna. L’interprete è una straordi- nevroticamente rigida e alquanto autoritaria re). L’altro è lo straziante racconto del tragico naria - per bravura e bellezza - Anne Bancroft, segue a pag. successiva 23 n. 37

segue da pag. precedente direttrice, abituata a comandare a bacchetta Federico Fellini e il tutta quanta la piccola comunità. Torna nel doppiaggio film un tema classico del cinema fordiano: la contrapposizione tra formalismo clericale - Federico Fellini inizia rappresentato appunto dal bigottismo mora- la sua carriera cinema- listico della direttrice, lesbica repressa: è in- tografica come sogget- terpretata da Margaret Leighton, colta attrice tista e sceneggiatore. inglese di provenienza teatrale e shakespearia- Tra gli altri film, firma no - e religiosità reale. Scrive Jean-Loup Bour- Senza pietà (1948) e Il get, profondo esegeta fordiano: “Al cristianesi- mulino del Po (1949) en- mo degenerato, .. (il film)... oppone il personaggio vita, va al cinema a perdere tempo e merita di trambi diretti da Al- della dottoressa Cartwright. Ella incarna gli fare una stancante coda per vedere l’ultimo Gerardo Di Cola berto Lattuada, inter- autentici valori biblici, si tratti di carità cri- film di Zalone. Ha ragione Fabio Troncarelli pretati da Carla Del stiana (di cui la fedeltà al giuramento di Ip- quando - presentandoci, nel suo Le maschere Poggio, moglie del regista, e doppiati dalla più pocrate costituisce una variante laica) o del della malinconia. John Ford tra Shakespeare e importante società di doppiaggio dell’epoca, la Hollywood, un Ford assai più colto, sensibile, CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografi- appunto malinconico di quel che troppi spet- ci), fondata subito dopo la guerra. In Senza tatori, e peggio ancora troppi critici cinema- pietà, prodotto da Carlo Ponti, dove Fellini ri- tografici, ritengano - scrive, in riferimento copre anche il ruolo di aiuto regista, la Del agli ultimi tre film fordiani e all’isola fantasti- Poggio recita con la sua voce, auto-doppiando- ca de La tempesta di Shakespeare: “Come il vec- si, mentre diversi altri interpreti sono doppia- chio Shakespeare, il vecchio Ford sogna di ri- ti. L’attrice, pur avendo frequentato il Centro trovare in una magica isola gli affetti perduti Sperimentale di Cinematografia, stenta con la coraggio delle eroine ebree dell’Antico Testa- e riconciliare gli opposti: mettere d’accordo sua voce da eterna adolescente, dai timbri mo- mento”. Certamente Bourget stava pensando gli amici con i nemici, i figli con i padri, la vita nocordi e scarsamente modulati, a reggere il a Giuditta, il cui Oloferne diverrà poi, per la con la morte. Ma il sogno è destinato a infran- confronto con i doppiatori professionisti im- dottoressa Cartwright, il rozzo Tunga Khan. gersi. Gli ultimi due film fordiani, Il grande pegnati nel film. Le voci di Senza pietà indivi- Va tuttavia detto che Ford pensava anche alla sentiero e Missione in Manciuria, sono desolati e duate sono: Vinicio Sofia (Folco Lulli), Stefano maupassantiana Palla di Sego, l’ umile eroina privi di speranza. La mitica regina delle isole, Sibaldi (Pierre Plaudé), Dhia Cristiani (Patri- cui già si era ispirato in Ombre rosse (Stagecoa- il simbolo della tolleranza, trova sulla sua stra- zia Lari), Mario Besesti (Lando Muzio). Nel se- ch) 1939. Quando la missione viene invasa dai da la crudeltà stupida e bestiale degli uomini: condo film,Il mulino del Po, è presumibile che il briganti e il loro capo, Tunga Khan appunto, come i bianchi che uccidono gli indiani o Tun- produttore stesso, ancora Carlo Ponti, non s’invaghisce di lei, la dottoressa finge di accet- ga Khan che uccide per sadismo. Il mondo è soddisfatto della precedente prova, decida di tarne le profferte sessuali - così suscitando l’i- spietato. Non dà scampo a chi cerca di sfuggi- far doppiare Carla Del Poggio nel ruolo di Ber- ra scandalizzata e offensiva (o la celata invi- re alle sue leggi. Come Palla di Sego, la dotto- ta Scacerni. Il motivo è da ricercare anche nel- dia?) della direttrice - ma chiede, in cambio ressa Cartwirght deve sacrificare la sua digni- la scelta di Lattuada di affidare la parte di Or- bino Verginesi ad un giovane attore francese, Jacques Sernas, sapendo che alla fine dovrà farlo doppiare. Il film è affidato alla già presti- giosa CDC che garantisce un prodotto quasi perfetto. Per Sernas si sceglie il doppiatore , già grande nel mondo delle voci. La Del Poggio, che non avrebbe po- tuto reggere il confronto con De Angelis, deve essere doppiata da un altro “mostro sacro” del- tà, deve umiliarsi per salvare individui che a le sale di sincronizzazione. Per lei non può malapena capiscono il suo gesto. Non le resta non scendere in campo la regina del doppiag- che una rabbiosa e disperata protesta: uccide- gio, la voce più bella del cinema italiano, la re chi le toglie spiritualmente la vita e con lo doppiatrice di tutte le dive straniere e anche di stesso gesto togliersi la vita anche material- tante “dive” italiane, Lydia Simoneschi. E’ mol- mente. Le spinte pessimistiche, presenti an- to probabile che anche questa decisione sia del che nelle opere precedenti, hanno dunque il produttore Ponti, anche alla luce di ciò che si sopravvento”. Peter Bogdanovich, intervi- vedrà in seguito. Alcuni dissapori tra Lattuada stando il Maestro, gli chiese: “Perchè Anne e Ponti inducono il regista a realizzare in pro- John Ford Bancroft si sacrifica per gli altri?”. Si sentì ri- prio Luci del varietà, film sul mondo dell’avan- del proprio concedersi, prima cibo e medici- spondere da Ford, con molta semplicità: “Pen- spettacolo tratto da un soggetto di Federico nali e infine la liberazione delle missionarie. so che la tua domanda sia piuttosto ingenua, Fellini. Lattuada gli chiede di firmare anche la Ormai salvate queste ultime, rimasta sola con Peter. Lei era un medico, lo scopo della sua vi- regia. Per la prima volta Fellini compare nei ti- il Khan, lo avvelena e si avvelena a sua volta, in ta era salvare la gente”. Nel corso della mia toli come regista. La pellicola è prodotta dalla uno dei finali più mesti, drammatici, emozio- carriera di medico, purtroppo ormai termina- Film Capitolium e, in parte, dagli stessi autori nanti del cinema del XX secolo. Scrive Franco ta per motivi di età, ho spesso raccontato que- e rispettive mogli, Del Poggio e Giulietta Masi- Ferrini: “Quando, alla fine, Anne Bancroft si sto aneddoto, consigliando loro di andare a na. Siamo a cavallo degli anni ’40 e ’50. Ponti, mostra in costume per pronunciare l’ultima vedere Missione in Manciuria, ai miei colleghi. che si sente scavalcato, organizza in tutta fret- battuta, “Sporco bastardo”, e sferra un calcio al- ta un suo film sullo stesso tema, affidandone la -re la ciotola di veleno, non si coglie altro che uno gia a Mario Monicelli e Stefano Vanzina (Steno). sprazzo di luce, accompagnato dal più lineare Mentre Lattuada e Fellini chiamano Peppino De carrello indietro. Poi, lo schermo s’oscura”. Una Filippo a interpretare il ruolo del capocomico, scena sublime: chi non se la ricorda per tutta la Stefano Beccastrini segue a pag. successiva 24 [email protected]

segue da pag. precedente presumibile che Ponti, non amante delle av- Morelli per Bovo, sono: Carlo Romano per Le- Ponti sceglie Aldo Fabrizi le cui vicende legate venture nel lavoro, voglia continuare ad asse- opoldo Trieste, Tina Lattanzi (che sembra pa- al mondo del varietà avevano ispirato il sog- condare i gusti del pubblico, che mostra una rodiare se stessa, caricando il suo birignao) getto di Fellini. I due film vengono girati pa- certa assuefazione alle voci stupende della per Fanny Marchiò, Giuseppe Rinaldi per rallelamente: Luci del varietà quasi interamen- CDC, consigliando (o imponendo) di servirsi Carlo Mazzoni che interpreta se stesso, An- te in interni negli stabilimenti Scalera, Vita da di essa. Silvana Mangano aveva ottenuto uno dreina Pagnani per Lilia Landi, Gaetano Ver- cani in quelli della Titanus. Quest’ultimo straordinario successo, interpretando il ruolo na per Ugo Attanasio, Lauro Gazzolo per Er- uscirà nell’ottobre del 1950, battendo il primo di Silvana Melega, con la voce di Lydia Simo- nesto Almirante. Giulietta Masina e Alberto per due mesi. Due mesi di scarto nei quali Lat- neschi in Riso Amaro (1948) di Giuseppe De Sordi si auto doppiano. I vitelloni è girato da tuada e Fellini si trovano a dover decidere an- Santis e prodotto da De Laurentiis. Anna non Fellini nel 1953. Il film è una coproduzione ita- che se doppiare o meno il film. Il doppiaggio può non essere affidato alla CDC e la Manga- di Vita da cani è affidato alla ODI (Organizza- no non può non avere la voce della Simone- zione Doppiaggio Italiano), l’altra società in schi. Il resto è consequenziale: Gualtiero De concorrenza con la CDC, per avere voci nuove Angelis per Gassman, Mario Pisu per Vallone, e meno inflazionate di quelle della più presti- per Jacques Dumesnil, Rosetta giosa cooperativa. Per far recitare le “stelline Calavetta per Patrizia Mangano, Giuseppe Ri- del varietà” interpretate da , naldi per Piero Lulli, Lia Orlandini per Dina Delia Scala, Tamara Lees sono chiamate, ri- Perbellini, infine Giovanna Scotto per Tina spettivamente, Adriana Parrella, Gemma Gria- Lattanzi e Tina Lattanzi per Gaby Morlay, in- rotti, Anna Proclemer. Lattuada e Fellini ri- credibile! Non c’è tanto da meravigliarsi! La pongono grande fiducia in Luci del varietà e cinematografia italiana del dopoguerra offre non nascondono di voler realizzare un “film un cinema doppiato. Forse la meraviglia deve d’arte”. Hanno girato gran parte delle scene in nascere dal fatto che il fenomeno sia passato interni curando la presa diretta del sonoro al quasi del tutto inosservato dagli addetti ai la- limite delle possibilità offerte dalla tecnologia vori: giornalisti, critici cinematografici. Per Fotocomposizione da “Le voci del tempo perduto” a disposizione. La presa diretta non è una pre- rendere il clima dell’epoca è sufficiente analiz- (2004) di Gerardo di Cola rogativa del cinema italiano che si è andato zare un altro film,Achtung! Banditi! (1951), di un abituando a doppiare i film. I due registi deci- giovane regista, Carlo Lizzani, già aiuto di lo-francese, di conseguenza nel cast compaio- dono di tentare, non ricorrendo al doppiaggio Lattuada in Il mulino del Po. Lizzani potrebbe no attori stranieri. Tra gli italiani impiegati ci se non per alcune scene girate in esterni e per incrinare la consuetudine di doppiare i film sono alcuni con pochissima esperienza alle le parti cantate. Tuttavia anche in questa pel- non lasciandosi condizionare dalla grande spalle. Anche questa pellicola, quindi, deve ri- licola si notano alcune particolarità che testi- produzione, tanto più che il film è prodotto da correre alle cure del doppiaggio e dei suoi ma- moniano come il doppiaggio sia usato con una Cooperativa Produttori Cinematografici. gistrali interpreti. Aiuto regista del film è Mo- estrema disinvoltura senza che questo susciti Invece niente! Egli utilizza le solite voci, come raldo Rossi. Fellini decide di servirsi della ODI reazioni e disapprovazioni da parte di qualcu- se il film fosse il solito western. In un clima del e del direttore di doppiaggio Franco Rossi cui no e, in particolare, dei critici cinematografi- genere Fellini inizia a girare Lo sceicco bianco affida il film per la distribuzione delle voci. ci. Fellini mostra fin dal primo film da regista (1952), film sul mondo dei fotoromanzi,- sa Essi scelgono Riccardo Cucciolla come narra- le sue intenzioni: tanti personaggi, battute pendo perfettamente che al termine dovrà tore, Nino Manfredi per far recitare Franco brevi talmente brevi che non è sempre facile procedere al doppiaggio dei dialoghi essendo Fabrizi (Fausto), Adolfo Geri per Leopoldo individuare chi le recita; e spesso sono recita- impegnati, tra gli interpreti principali, due Trieste (Leopoldo), Gianrico Tedeschi per il te fuori campo! Sceglie attori per lo più scono- esordienti, Leopoldo Trieste e Brunella Bovo. frate. In un intervista Fellini crede di ricorda- sciuti e quindi le loro voci non sono riconosci- Al di là di qualsiasi posizione pro o contro il re, ma ci tiene a sottolineare di non esserne bili per stabilire con un certo grado di doppiaggio da parte di Fellini, l’utilizzo di es- sicuro, Rina Morelli quale doppiatrice di Eleo- attendibilità se si è in presenza di un auto so è funzionale al regista che vuole lanciare un nora Ruffo (Sandra). Ma la cosa è estrema- doppiaggio o di una sostituzione vera e pro- grosso sasso nelle acque stagnanti del neorea- mente improbabile per la seguente ragione: pria di voce. Il sincronismo labiale è rispettato lismo; egli ha necessità di utilizzare le voci so- Morelli milita nella CDC fin dalla fondazione anche perché oltre il 50% del sonoro è in presa lite del doppiaggio, magari facendole caricare ed è difficile che i vertici della cooperativa le diretta. Sono sicuramente doppiati gli esterni di ulteriori coloriture, per accentuare la di- abbiano dato l’autorizzazione a prestare la ricorrendo, però, agli stessi interpreti (auto mensione fantastica del racconto che ha tra- sua voce in una organizzazione concorrente. doppiaggio o post-sincronizzazione). Diversi scritto in immagini. Fellini per interpretare Siamo ad un anno dalla prima scissione trau- personaggi non hanno battute. E’ un’altra ca- Fernando Rivoli, lo sceicco bianco, ha scelto matica di alcuni attori che, uscendo dalla ratteristica del modo di fare cinema di Fellini: un suo vecchio amico, , un attore CDC, fondano la ARS, che ha con la ODI e la tanti “attori” che si limitano a mostrare il loro che non ha ancora offerto delle prove convin- neonata CID momenti di collaborazione. Il volto. Il film non ottiene il successo sperato e centi se non in sala di sincronizzazione dove è clima è talmente teso che i vertici della CDC forse un piccolo contributo al “disastro com- noto soprattutto per essere il doppiatore di scrivono a tutti gli stabilimenti la seguente merciale” che ne deriva si deve anche all’uti- Ollio. Il regista deve scegliere la voce da af- lettera: “Alcuni elementi già facenti parte della no- lizzo della presa diretta che lascia negli spet- fiancare a quella di Sordi per far recitare Bru- stra società ed ora dimissionari per non aver voluto tatori un senso di smarrimento per la qualità nella Bovo nel ruolo di Wanda Giardino, una rispettare le deliberazioni della recente assemblea scadente del sonoro. Ciò è tanto più vero se si donna minuta con una vocina sognante. La dei soci, hanno costituito un gruppo (la ARS n.d.a.) tiene conto di quello che accadrà in seguito. scelta non é difficile se si tiene conto anche che, nella forma di una impresa più o meno defini- Lattuada torna sotto le ali protettive di Carlo che proprio Sordi in qualità di doppiatore di ta, avrebbe in animo di realizzare in programma di Ponti per girare Anna (1951) (sarà un succes- Robert Mitchum in Notte senza fine aveva reci- concorrenza commerciale e di disintegrare la so!), ma deve rinunciare a lavorare con Carla tato, qualche anno prima, con un “mostro sa- C.D.C., sottraendole alcuni collaboratori ed ovvia- Del Poggio; il ruolo di Anna sarà ricoperto da cro” del teatro italiano e delle sale di doppiag- mente il lavoro di doppiaggio dei films. Detti ele- Silvana Mangano, legata sentimentalmente gio, Rina Morelli, la quale prestava la voce a menti non sembrano preoccupati della scelta dei all’altro produttore del film, Dino De Lauren- Teresa Wright. Entrambi, Sordi e Morelli, so- modi e dei mezzi atti a dare sostanza ai loro dise- tis. Lattuada torna a servirsi (o deve tornare) no doppiatori della CDC a cui Lo sceicco bianco gni, ricorrendo perfino alla maldicenza, il che non del doppiaggio per far recitare interpreti del è inevitabilmente affidato per il doppiaggio. esclude che da parte nostra si ricorra alla vie calibro di e Raf Vallone. E’ Le altre importanti voci individuate, oltre a segue a pag. successiva 25 n. 37

segue da pag. precedente dove tutto sembra immobile e dormiente. In legali di difesa ed a ogni necessaria reazione. Per due brevi sequenze Sordi (Alberto) fa il verso a Il Cinema in Puglia ragioni intuitive, noi gradiremmo fossero evitati in- due grandi dello spettacolo italiano: Amedeo nel 2016 contri e contatti nelle sale di doppiaggio, tra i nostri Nazzari, imitandone la famosa battuta recita- collaboratori ed i menzionati elementi. Non voglia- ta in La cena delle beffe, e Wanda Osiris, con la Si chiude la descrizione con mo, con ciò, sopravalutare l’azione di costoro; ma ri- quale sta girando i teatri italiani per l’ultima teniamo opportuno, allo scopo di evitare occasioni alcune produzioni audiovisive di disturbo nel caso essi chiedessero di lavorare nel in via di completamento, altre Vs/Stabilimento, che da parte vostra, nel comune interesse, si studiasse il modo di impedire che coin- lavorazioni e post produzioni cidenze di orario ed incontri non graditi dessero in fase finale e altri film girati luogo a discussioni od incidenti. Vi preghiamo di volerci dare a riguardo gentili assicurazioni. Il pre- nella Regione e in attesa di sidente della C.D.C. Alessandro Salvini”. (Gerardo ottenere un piazzamento Di Cola, Le voci del tempo perduto, pag. 106). Alla luce di questa lettera bisogna ragionevolmente nelle sale Italiane. cercare la voce della Ruffo in altra direzione. Terza e ultima parte

volta con la rivista “Gran Baraonda”. Nella Cominciamo con il pros- compagnia di “Gran Baraonda” ballano le simo titolo che arriva “BlueBell”, nove splendide ragazze tra cui nelle sale (il 3 Marzo): quella che diventerà la nuova fiamma di Sordi “Mi rifaccio il trullo” di che lascia Andreina Pagnani dopo un rappor- Vito Cea, con direttore to durato nove anni. Fellini sceglie di non dop- della fotografia Blasco piare in modo generalizzato con la cadenza Adriano Silvestri Giurato (nomination al- romagnola per non identificare l’ambienta- la Bafta per “Nuovo Ci- zione con la sua città natale, Rimini. Con il nema Paradiso”). I protagonisti sono Uccio De successivo film,La strada, Fellini costruisce un Santis e Lorena Cacciatore: «L’amore impro- personaggio, Gelsomina, su misura per Giu- babile tra un muratore del Sud, che vive in un lietta Masina, la quale non ha avuto mai biso- grande trullo, con la vecchia madre, la sorella e Presumibilmente Fellini chiede a Rossi una il cognato - e un’emancipata manager del timbrica con le caratteristiche adatte, magari Nord. Ma anche l’amore per le proprie tradi- somigliante a quella della Morelli. Viene scelta zioni e la propria terra, attraverso la ricerca di la voce di Deddy Savagnone. Si cerca anche un vecchio trullo, depredato delle pietre e del quella da dare a Guido Martufi, il piccolo fer- suo cono», con il supporto logistico di Apulia roviere. Qualcuno avverte il regista che Flami- film commission; girato tra Bari e l’aeroporto nia Jandolo è utilizzata spesso per doppiare i di Palese; Monopoli, Martina Franca e San Vi- ragazzi ed era stata la voce di Edmund in Ger- to dei Normanni; la contrada Figazzano, tra mania anno zero. Fellini la sceglie all’istante e Cisternino e Locorotondo, e l’antica Masseria visto che c’è le chiede di recitare le poche bat- Casaburo, in agro di Fasano. “Le Maestro” è – tute di altri personaggi minori come “la stupi- invece - un documentario che vedremo in va- della”. Jandolo, incinta della prima figlia, ri- rie Tv in aprile (e che avrà una versione più corda che Fellini le diceva: “se ti metti un gno di farsi doppiare. Alla ingenua e sognante lunga per le sale). Diretto da Alexandre Valen- fazzoletto in testa, somigli ad un uovo di Pa- Gelsomina si contrappone l’istintivo e brutale ti, ispirato all’omonimo libro di Thomas Sain- squa”. Una sequenza de I vitelloni dà un’idea Zampanò, un girovago privo di scrupoli e tourens e dedicato al pianista barlettano Fran- dell’utilizzo che Fellini vuol fare della pratica umanità. Fellini sceglie Anthony Quinn per la cesco Lotoro: vuol recuperare la musica creata doppiaggio: Fausto si reca con la giovane mo- parte e chiama un altro americano, Richard in cattività civile e militare dal 1933 al 1953 e ri- glie al cinema dove incontra una donna miste- Basehart, per interpretare il matto, acrobatico corda la missione storica e artistica del musici- riosa e attraente - Mentre egli rivolge sguardi e poetico violinista anch’esso girovago. I due sta, che effettua una ricerca in tutto il mondo, furtivi verso la signora, la giovane moglie ap- americani devono necessariamente essere per incontrare figli e parenti dei compositori pena sposata segue il film il cui sonoro riman- doppiati ma quando ci sono di mezzo gli ame- internati nei campi di sterminio, tra Praga, Br- da a voci note del doppiaggio, quelle di Vitto- ricani da doppiare in un film importante nes- no, Bratislava, Cracovia, Auschwitz, Birkenau, rio Cramer e Tina Lattanzi. Ma esse sono suno ha il coraggio di non rivolgersi alla CDC. Wurzburg, Buchenwald e poi i suoi viaggi pro- parodiate rispettivamente da Mario Ferrari, la Fellini, però, vuole come doppiatore di Quinn seguono tra Gran Bretagna, Paesi Bassi, Usa, cui timbrica è facilmente riconoscibile, e da la voce stentorea di Arnoldo Foà che milita Brasile, Australia, Thailandia e Birmania, per una voce difficilmente identificabile. Cramer nella ODI. I vertici della CDC pur di doppiare ricostruire l’attività musicale dei prigionieri e Lattanzi sono due voci della CDC, mentre I un film di Fellini accettano di buon grado l’in- alleati nei campi giapponesi, sulla tratta ferro- vitelloni è doppiato con attori della ODI e con tervento di Foà che doppia in colonna separa- viaria che ispirò “Il ponte sul fiume Kwai”. Una alcuni in prestito dalla ARS come, appunto, ta, una tecnica da poco utilizzata. Nel mondo co-produzione italo-francese (France 2, Fran- Mario Ferrari e Adolfo Geri entrambi usciti del doppiaggio accadono le cose più impensa- ce 5, DocLab e Intergea): «La storia oltrepassa dalla CDC nel momento della scissione. Con te all’insaputa di tutti. Per approfondire l’ar- la musica e conferma tutto ciò che è nel più questo film Fellini intuisce le potenzialità in- gomento bisogna riferirsi all’unico testo che profondo dell’uomo, la memoria, il sentimen- site nella pratica del doppiaggio come ulterio- tratta tutta l’opera di Fellini dal punto di vista to, l’umanismo, l’umanità». Va segnalato - poi re possibilità creativa offerta al regista nell’ul- del doppiaggio: Sanguineti, Tatti - Di Cola Ge- - un film in fase di montaggio, che uscirà a No- tima fase della produzione filmica. Egli stesso rardo, Voci del varietà – Federico delle voci, Fon- vembre: “La ragazza dei miei sogni”, opera se- lascia la sua impronta sonora doppiando “Ad- dazione Federico Fellini, Rimini, 2005, pag. conda di Saverio Di Biagio, tratto dal libro omo- dio, Guido”, battuta conclusiva recitata da Franco 318. nimo dello scrittore salentino Francesco Dimitri. Interlenghi (Moraldo) dal treno che si sta allon- Protagonista è Primo Reggiani. Mescola generi tanando da una piccola stazione di provincia Gerardo Di Cola segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente che collega Spinazzola e Minervino per effet- diversi: una storia d’amore, con segue miste- tuare le riprese, oltre (anche qui) all’aeroporto ro e magia che entrano nella vita urbana, tra di Palese. Il corto è prodotto dalla Redibus Film street art e ritualità di antica evocazione. Gi- di Torino, in collaborazione con Apulia film rato a gennaio 2015 tra i vicoli suggestivi del commission. Chiudiamo con una uscita an- borgo antico di Bari e le strutture gotiche di nunciata per giugno 2017. Si tratta del film Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie e Margherita “Wonder Woman / Nightingale” di Patty Jen- di Savoia. Ha ottenuto un contributo di kins, in lavorazione da novembre scorso a Lon- 291mila euro da Apulia film commission. Il dra, ma le riprese si completeranno tra Matera, produttore molfettese Corrado Azzollini di- Craco e Castel del Monte. Nel maniero federi- chiara: «Un grande riconoscimento per la ciano, ad aprile, la troupe girerà alcune scene Draka Production, che ha fortemente creduto di questa produzione curata dalla Warner Bros in risorse umane e finanziarie provenienti dal Entertainment Italia. La protagonista è l’attri- territorio pugliese, al fine di realizzare un film ce israeliana Gal Gadot, interprete del perso- importante di genere il fantasy, difficilmente naggio dei fumetti, “La regina del Rio delle prodotto in Italia». Tra i titoli ormai pronti, Amazzoni”, alle prese – in una parte della storia c’è “L’età d’oro”, film drammatico di Emanue- - con le vicende della prima guerra mondiale. la Piovano, liberamente ispirato ad una storia Adriano Silvestri vera, narrata nel libro “L’età d’oro. Il caso Ve- ronique” di Francesca Romana Massaro e Sil- vana Silvestri. Ha preso spunto dalla figura della regista leccese Annabella Miscuglio, tra i fondatori del Filmstudio a Roma e ideatrice, nel 1976, di «Kinomata», il primo festival che parlò al mondo della regia femminile. Nel “Zio Gaetano è morto” di Antonio Manzini, con Libero cast: Laura Morante e Dil Gabriele Dell’Aiera. De Rienzo, Pietro Sermonti Girato in gran parte a Monopoli a novembre 2014, con riprese ad Otranto e Brindisi e alcu- film commission con finanziamento di 130mi- ne scene ambientate a Torino. La location la euro). Molto particolare il mediometraggio principale è una vecchia arena cinematografi- “Tu non c’eri”, del regista pugliese Cosimo Da- ca, con terrazza sul mare: «utilizzata durante miano D’Amato, con Piero Pelù (autore della la guerra per proiettare le pellicole ai soldati colonna sonora) e Bianca Guaccero: «Il man- alleati, rimane attiva fino agli anni ’80,- ri cato rapporto tra due uomini, che apparten- strutturata con poltrone originali. La protago- gono a due generazioni diverse, il padre è sta- nista la gestisce tra mille difficoltà, ma il suo to a lungo in prigione per aver fatto parte di medico le comunica che ha un male incurabi- una banda armata negli Anni ‘80, mentre il fi- le, e lei chiama accanto a sé il figlio e i suoi glio è cresciuto senza di lui». Girato tra Alta- amici, perché non vuole che la struttura scom- mura e la Murgia, con sceneggiatura di Erri paia con lei». La regista torinese dichiara: «Ho De Luca e fotografia (anche qui) di Blasco scoperto la Puglia che lavora, una regione di Giurato. Tra i cortometraggi - infine - si se- grandissime professionalità, capace di fare gnala “La Medicina” di Lorenza Indovina (fi- rete, di fare comunità attorno a progetti cul- turali. La relazione con la Commission è stata Checco Zalone e il suo posto fisso nella vignetta di straordinaria, abbiamo trovato competenze Pierfrancesco Uva ( di “Quo Vado” ne abbiamo parlato affatto scontate e una certa affinità anche nel sul n. 35 modo di intendere il fare cinema, il fare cultu- ra e il raccontare storie». Altro film pronto, ma non inserito nella distribuzione, è “Zio Gaetano è morto”, opera prima di Antonio Manzini, presentato al «Cinema Italy Films» di Miami Beach in ottobre scorso. Road movie con Libero De Rienzo: «Christian ha una sola via d’uscita, andare a prendere un giaguaro in Puglia. Possibilmente senza farsi sbranare. Questo è quello che può accadere a chi punta Piero Pelù e Brenno Placido sul set di “Tu non c’eri” tutto sul famoso colpo di fortuna, come unica regia di Cosimo Damiano Damato possibilità di svolta nella vita. Ed è quello che accade a Christian, che dovrà fare i conti con i glia di Franco Indovina) con Rolando Ravello boss del quartiere, affidarsi a un guru della ed Elena Arvigo. Basato sul racconto omonimo droga, affrontare la donna cannone e - la cosa scritto dal marito Niccolò Ammaniti: «In una più difficile di tutte – dire, almeno una volta, città bruciata dal sole, Luca e Carla percorrono la verità alla sua fidanzata Teresa. E zio Gaeta- la tangenziale di Bari per raggiungere l’aero- no? Una cosa è certa: è morto, ma non sappia- porto, dal quale la donna partirà per una va- mo né perché, né come, ma soprattutto Chri- canza estiva. Nell’auto climatizzata i due - non- stian non sa proprio chi sia zio Gaetano!». Le curanti del paesaggio attorno agonizzante riprese si sono svolte a luglio 2014 all’Ecopar- - mettono in scena uno spezzone di vita, dove co di Roma e in Puglia (Masseria Sansone in la paura di vivere li rende ciechi di fronte a una territorio di Ostuni). Prodotto da Flavia Par- esistenza che si sta consumando». È stata chiu- nasi, con il sostegno del Mibact e di Apulia sa per tre giorni di settembre scorso la strada 27 n. 37 Breve storia della pirateria Quando si pensa ai pi- avvicinarsi mostrando bandiere amiche, poi rati la mente corre alle si sparavano alcune cannonate intimando la ‘simpatiche canaglie’ resa. Se la nave tentava di fuggire i colpi erano di tanti celebri film: diretti sulle vele, il motore dell’imbarcazione, dal divertente Jack e se questo non bastava si issava la bandiera Sparrow interpretato rossa, che significava abbordaggio senza da Johnny Depp nei pietà e senza prigionieri. Nella maggioranza Pirati dei Caraibi; al dei casi i marinai delle navi mercantili, mal- burbero Thomas Red pagati e costretti ad un duro lavoro, non repu- di Walter Matthau nei tavano valesse la pena morire per un ricco ar- Andrea David Quinzi Pirati di Roman Polan- matore seduto nella sua bella casa di New ski; fino a risalire allo popolazioni di quelle che oggi sono rinomate sguardo seducente di Errol Flynn nel Capitan località balneari tremavano quando, dalle tor- Blood o al sorriso beffardo del Pirata Nero di ri di avvistamento disseminate lungo le coste Douglas Fairbanks. Prima del cinema già la apparivano in lontananza le insegne con la letteratura aveva reso affascinante il mondo mezzaluna. Immediato si alzava il grido di al- dei pirati, basti pensare a L’isola del Tesoro di larme: “arrivano i saraceni!”, al quale faceva Stevenson, o ai corsari del nostro Emilio Sal- eco l’oramai proverbiale: “Mamma li turchi!”. gari. Come Tom Sayer e Peter Pan tutti i bam- La storia di alcune città ne fu drammatica- bini volevano condividere le loro avventure. mente segnata: San Lucido, Capri, Fondi, Pro- Nella realtà quella della pirateria fu un’ epoca cida, Sperlonga, Vieste e Terracina, furono tra segnata da stragi e crudeltà: i pirati erano cri- le tante città saccheggiate. Ad Otranto, nel minali che derubavano ed uccidevano in mare 1480, furono massacrate 10.000 persone; nel e saccheggiavano le città costiere, lasciandosi ‘500 Reggio Calabria fu distrutta due volte. Al dietro una tragica scia di distruzioni, stupri York, Londra o Madrid. Una volta a bordo si saccheggio e alle violenze si univa il terribile ed omicidi. Alla fine del ‘400, con la scoperta era alla loro mercé, e avevano inizio le violen- destino di essere rapiti e venduti come schiavi dell’America e quella della via delle Indie, l’in- ze. Le merci erano facilmente individuabili, sui mercati africani. Migliaia di uomini e di cessante andirivieni di navi cariche di oro e di ma per sapere dai marinai dove tenessero i lo- giovani donne subirono questa orribile sorte. spezie spinse centinaia di marinai a diventare ro gruzzoli si ricorreva alla tortura. Corde, ca- I più ricchi potevano sperare nella liberazione pirati. Si rischiava la pelle in battaglia o il ca- tene e coltelli non mancavano a bordo. Acca- dopo il pagamento di un riscatto, ma per i po- pestro in caso di cattura, ma il guadagno era deva molto spesso che qualche marinaio della veri le alternative erano o di lavorare come alto, e non mancavano i porti dove godersi i nave attaccata decidesse di unirsi ai pirati. servi di qualche ricco arabo, o di essere incate- proventi con alcool e donne. Il XVI e il XVII Meno nota è la loro storia dei pirati del Medi- nati fino alla morte ai remi delle galere o, per secolo rappresentarono l’epoca d’oro, l’epopea terraneo, solcato fin dall’antichità da pirati le fanciulle più belle, di diventare oggetto di dei galeoni carichi di tesori e degli abbordag- cretesi, illiri, cilici. Roma affrontò il problema piacere negli harem. Nel golfo di Napoli, nel gi, in cui, all’ombra della bandiera nera con il con la sua consueta determinazione per ga- 1544, in una volta sola vennero presi 7000 pri- teschio, capitani come Francis Drake (1540- rantire la sicurezza dei commerci del Mare gionieri. Un numero che fece crollare il prez- 1596), François l’Olonese (1630-1669), Henry Nostrum. Con la caduta dell’impero i traffici zo degli schiavi sui mercati africani. Si calcola subirono una radicale battuta d’arresto, meno che nella sola Algeria, all’inizio del 1600, vi merci sul mare significò anche meno pirati. fossero circa 20.000 schiavi cristiani. Alcuni Solo verso l’anno 1000, con l’affermarsi delle pirati divennero tristemente famosi: Cama- Repubbliche marinare e l’inizio delle crociate, licchio, Gaddalì, Kair el Din detto Barbarossa, i traffici ripresero con regolarità ed i pirati Dragut, il ‘terrore del Tirreno’, e Sinam Pascià tornarono al lavoro. Ma i veri protagonisti ‘il barone’. Non tutti erano arabi: Ulucciallì, della pirateria mediterranea nell’era volgare Ramadam e Sinam erano italiani, Danser e furono i saraceni, un termine dall’origine in- Jansz olandesi; Verney e Ward, inglesi; Salech certa con cui i cristiani chiamavano i musul- Rais, greco. Nel 1588 delle 35 galeotte d’Algeri mani in generale. Dopo la conquista araba le solo 11 erano comandate da turchi. Lo scontro coste africane divennero le loro basi di par- decisivo tra cristiani e musulmani avvenne tenza. Nell’846, dopo aver attaccato Civitavec- nell’attuale golfo di Corinto, al largo della città chia ed Ostia, risalirono il Tevere e si spinsero greca di Lepanto. Nella battaglia navale del 7 fino a Roma. Dalle mura Aureliane i romani ottobre 1571 quasi 300 navi della flotta turca si respinsero l’invasore che si rivolse allora con- scontrarono contro le circa 200 della Lega tro le Basilica di San Pietro e di San Paolo, che Santa cristiana. Alla fine della giornata i mu- si trovavano allora fuori delle mura, devastan- sulmani avevano perso 30.000 uomini e la dole e depredandole. Con la nascita dell’Impe- metà delle navi, i cristiani meno di 20 navi. Lo ro ottomano i pirati nordafricani divennero scontro non segnò la fine della pirateria nel Il mercato degli schiavi di Jean-Léon Gérôme (1824– una sorta di marina militare del Sultano tur- Mediterraneo ma fu l’inizio del tramonto 1904) co. Al primario interesse per il bottino i pirati dell’Impero islamico. Morgan (1635-1688) Edward Teach Barbanera unirono il pretesto della guerra agli infedeli. (1680-1718), conquistarono la loro sinistra fa- Isole e coste del Mediterraneo conobbero de- Andrea David Quinz ma. Dalla Florida all’India, dalla Giamaica al cenni di terrore, soprattutto quelle italiane, Madagascar, le acque dell’Atlantico e dell’Oce- ma i saraceni raggiunsero anche l’Oceano Atlan- Nato a Roma nel 1960. Laureato con lode in Storia Moder- ano Indiano erano attraversate da decine di tico, spingendo le loro razzie fino alle coste ingle- na all’Università “La Sapienza” inizia a lavorare nel gior- navi pirata. La tecnica era sempre la stessa: si e, nel 1627, raggiunsero addirittura la lontanis- nalismo per radio private, quotidiani e settimanali. Ha giunti a ridosso della preda si issava la ban- sima Islanda. Con la buona stagione, quando il collaborato con quotidiani settimanali e mensili tra cui: diera pirata, era infatti comune l’inganno di mare era più sicuro, iniziavano le scorrerie. Le Famiglia Cristiana, Onda TV, Teletutto, Max e Set 28 [email protected] L’uomo di Londra in Corsica Le riprese a Bastia poi scoprirla zeppa di sterline. Da quel mo- La Corsica è situata nel mento, la sua vita cambia: si trova ad affronta- mar Mediterraneo, a re tentazioni, dilemmi morali, l’eventualità di 170 chilometri dalla co- una punizione, interiormente scisso entro i sta continentale fran- confini dell’innocenza e della complicità. Ma- cese. Bastia è celebre loin nasconde il denaro, ma un agente di poli- per la sua architettura zia britannico, l’ispettore Morrison - interpre- barocca e classica, per tato dal geniale attore István Lénárt - si il suo intreccio di viuz- presenta e comincia a fare domande. La rete comincia a chiudersi. Il film rappresenta il de- ze ed edifici sinuosi, di Tilda Swinton in “L’Uomo di Londra” fronte al mare infini- siderio dell’uomo per la vita, la libertà, la feli- Eszter Busling to. È stato un grande cità, le illusioni mai realizzate, le piccolezze set per il lungometrag- della vita che ci danno l’energia per continua- luce bianca, fino a quando la moglie, Camélia gio L’uomo di Londra, diretto da Béla Tarr. Nel re a vivere, dormire e svegliarci, giorno dopo (Tilda Swinton), entra nella stanza e chiude le 2005, ho lavorato come coordinatrice di co-pro- duzione alle sue riprese. Il film è stato co-pro- dotto da partner tedeschi e francesi, mentre una società ungherese ha svolto il ruolo di produttore esecutivo.Il film è un adattamento del thriller omonimo di Georges Simenon, in- terpretato dal celebre cineasta ungherese Béla Tarr, autore di capolavori mozzafiato come Le armonie di Werckmeister (2000) e Sàtàntangò (Il tango di Satana, 1994). L’uomo di Londra non è un film di genere. La firma autoriale di Tarr è visibile in ogni sua sequenza, ed è accompa- gnata da dialoghi vividi e diretti, da accordi d’organo dominanti nella colonna sonora, da una fotografia in bianco e nero che impiega una luce notturna estrema, la quale risulta an- cor più tagliente di quella diurna, capace di giorno. La storia di Maloin è la nostra storia. tende, sprofondando la stanza in una tenebra simboleggiare i sentimenti degli interpreti. Bastia, set perfetto infernale. The Man From London è stato in con- Mentre il film prosegue, rimaniamo affasci- Un grande regista non si presenta sul set, fa corso a Cannes nel 2005. nati dai primissimi piani e dai lenti, ipnotici qualche ripresa, e chiude la giornata di lavoro. Béla Tarr, il regista movimenti di macchina: l’opera di Fred Kele- Al contrario, lavora con la sua equipe instan- Tarr è citato due volte in un provocatorio sag- men come operatore di camera e direttore cabilmente e meticolosamente nel processo di gio di Susan Sontag, un capolavoro di teoria della fotografia è sempre impressionante. pre-produzione, al fine di garantire che, una filmica. L’ autrice lo considera uno tra i pochi Tarr ha scelto di enfatizzare gli elementi noir volta arrivati sul set, la maggior parte del lavo- registi di rilievo al mondo. Sontag menziona del thriller di Simenon. Anche per questo, ro sia già stato svolto. La dettagliata sceneggia- Tarr per la prima volta in quanto parte della L’uomo di Londra è realizzato con un approccio tura comprende sezioni mirate alla risoluzione discussione sui registi come cinefili: «Cinefi- profondamente fenomenologico. La trama è delle sfide tecniche e pratiche che l’equipe dovrà lia - la fonte d’esaltazione nei film di Godard e affrontare. Il porto di Bastia si è dimostrato un set perfetto, anche grazie alla sua torre di guardia, progettata da László Rajk, un noto architetto ungherese. Questa torre d’avorio è, per Maloin, un rifugio. Il porto è spazzato da lente panoramiche, che seguono la routine dello sguardo di Maloin. La maggior parte delle riprese sono state effettuate di notte: di- fatti, il protagonista conduce una vita nottur- na, e, soltanto per l’illuminazione, sono state necessarie centinaia di lampade ed accorgi- menti tecnici. L’illuminazione è, inoltre, la incentrata sulle vicende di un poliziotto, una chiave per interpretare i personaggi e la tra- valigia di denaro rubato, un arresto e due ma: in ogni scena, ad essa è stata dedicata omicidi. Il personaggio principale, Maloin un’ampia sezione della puntigliosa sceneg- (Miroslav Krobot), è un segnalatore ferrovia- giatura. Molti take sono stati presi in lunghi rio di stanza in una torre di guardia presso il piani sequenza, al fine di facilitare il lavoro di porto cittadino; osserva, impassibile, l’arrivo editing. Di norma, ad ogni ripresa sono state Béla Tarr delle navi e il viavai dei passeggeri. Maloin vi- accompagnate molte prove, così da determi- ve al limite dell’indigenza con sua moglie, in- nare il modo più efficace di girarla. Béla Tarr Truffaut e dei primi Bertolucci e Syberberg; terpretata dalla star britannica Tilda Swinton, ha ragionato su come rappresentare visiva- un lamento cupo in alcuni recenti film di e sua figlia Henriette (Erika Bòk). Una notte, mente la storia attraverso la composizione Nanni Moretti - è per lo più un affare dell’Eu- tra i tenebrosi vicoli del porto, assiste a una dell’inquadratura, i movimenti di camera e ropa occidentale. Ne fanno parte anche i rissa tra due tipi loschi: uno dei due, il quale l’illuminazione. La migliore scena è stata grandi registi de “L’altra Europa” (Zanussi in porta una valigetta, finisce in acqua e spari- quella in cui un Maloin esausto crolla sul suo Polonia, Angelopoulos in Grecia, Tarkovskij e sce; l’altro fugge. Maloin ripesca la borsa, per letto, in una stanza inondata da abbagliante segue a pag. successiva 29 n. 37

segue da pag. precedente Cortometraggi Sokurov in Russia, Jancso e Tarr in Ungheria) e quelli giapponesi (Ozu, Mizoguchi, Kuro- sawa, Oshima, Imamura). La filmografia del Paolina era la madre di Giulia regista ungherese Béla Tarr è divisa in due parti. I suoi primi film sono grida di rabbia del Storia della madre dell’autrice, scrittrice e cantastorie socialismo reale. Il film del 1979,Nido familiare, tratta di una giovane coppia costretta a vivere Cast: Clara Murtas, Bruna Milia; Soggetto e sceneggaitura: in un monolocale con i genitori del marito; Clara Murtas; Musiche: Gustavo Gini; Fisarmonica Giuseppe Szabadgyalog (Lo straniero, 1981) si concentra Pollicelli; Montaggio: Antonello Zanda, Marco Veloce, Marco Angius; Fotografia: Alessandro Macis; Produttore: Clara Murtas e Marco Veloce (Collettivo Senza) Selezionato per “Visio- ni sarde” al Film Festi- val di Bologna, “Paoli- na era la madre di Giulia”, aveva parteci- pato con buoni risulta- ti all’ultima edizione del “Babel Film Festi- Elisabetta Randaccio val” a dicembre 2015. Miroslav Krobot “L’uomo di Londra” Il cortometraggio, ope- ra di Clara Murtas, in una delle sue multiformi Bruna Milia in un frame dal documentario su un violinista alcolizzato; Panelkapcsolat (Il dimensioni d’artista (cantante e attrice apprez- popolo prefabbricato, 1982) tratta di una fami- zata da tempo), ci mostra le possibilitá efficaci autobiografico della figlia), colei che sapeva glia infelice. Il suo stile, in questa parte della di questo genere cinematogra- “insegnare a vivere da poveri” sua vita, fu molto influenzato da John Cassa- fico, il quale non ha bisogno di e, poi, in scolorite fotografie vetes. Il secondo periodo di Tarr si muove oltre budget stellari per colpire al anche della bisnonna. Come il socialismo e il realismo, per cercare qualcosa cuore e raccontare una piccola dice Bruna nel film, le ragazze di più universale: le implicazioni metafisiche storia universale. La Murtas della sua generazione si somi- del cinema. Mentre la prima metà della produ- nel film dá voce e immagine al- gliavano tutte, nel senso mi- zione di Tarr è principalmente girata attraver- la madre, una figura certa- gliore del termine, bambine e so crudi primi piani, la seconda metà è in gran mente speciale e, nello stesso adolescenti che la guerra non é parte realizzata attraverso piani medi e campi tempo, emblema della sua ge- riuscita ad affondare nell’orro- lunghi. I temi di spregiudicata attualità lascia- nerazione di donne dalla tem- re, giovani che dovevano con- no il posto ad un distacco filosofico, anche se lo pra d’acciaio, forti e dolci in- frontarsi con uomini (padri, spettatore è ancora fortemente coinvolto negli sieme; lei, sicuramente, però, mariti, parenti) spesso resi vio- eventi raccontati sul grande schermo. Il suo se- con un cuore di sensibile e iro- lenti da gelosie insensate e che condo periodo è stato grandemente influenza- nica artista naive, poetessa e sono sopravvissute a questi e li to da Andrej Tarkovskij. Nel 1994, filma il suo scrittrice senza che nessuno le hanno superati nella necessitá capolavoro, Sàtàntangò. È lungo poco meno di insegnasse estetica e struttura Bruna Milia nel 1948 con la di mutamenti esistenziali, cu- sette ore: è concepito per essere visto con due del racconto. La Murtas, certa- primogenita Mariella riositá e crescita culturale. Bru- brevi intervalli. La trama di Sàtàntangò è bril- mente, ha trovato un modo non retorico, ma na recita le sue poesie in lingua sarda gioiosa- lante, diabolica, sarcastica. Öszi almanach (Al- decisamente freudiano, per omaggiare il lato mente, anche se parlano di dolori quotidiani; manacco d’Autunno, 1984) e Kárhozat (Danna- racconta di aver iniziato a scrivere per allonta- zione, 1987) sono anch’essi capolavori. La nare un luttuoso senso di colpa dopo la morte natura e la serietà delle sue opere si pongono di una delle sue bambine, sembra vivere la sua come un intralcio nel flusso mercatistico che i terza etá senza problemi di rispettare lo stereo- media mainstream sono portati a promuove- tipo della vecchia signora. Le immagini la se- re. Sono capolavori che è necessario vedere. guono e questo basta, mentre la bella voce di Eszter Busling Clara Murtas legge ogni tanto qualche frase dai libri materni, i quali, con pazienza, ha ella stessa editato. Lo spettatore si appassiona a una storia solo apparentemente semplice e, forse, si avrebbe voluto, violando forse le in- tenzioni dell’autrice, curiosare maggiormente negli angoli di una stirpe femminile così intri- Laureata all’Università di Budapest, Scienze Umanisti- gante. Le immagini della Murtas con il sup- che: Storia. Alcune esperienze di lavoro: Media Workshop porto di Marco Veloce e Alessandro Macis, il Foundation Membro del team creative Fondi (Ungheresi e bel montaggio e la cura delle musiche fanno di EU, applicazioni), Management dei progetti. Ha lavorato “Paolina era la madre di Giulia”, un piccolo alla Cineteca Nazionale Ungherese, Dipartimento Docu- gioiello, un cortometraggio poetico della me- mentari. Con Béla Tarr, società del regista, ha svolto ruoli Clara Murtas (foto di Marco Angius) moria, diventata attraverso i fotogrammi, col- organizzativi e creativi. lettiva. femminile della sua famiglia; infatti, oltre del- la madre Bruna, si parla della altrettanto miti- (Traduzione dall’inglese di Massimo Spiga) ca nonna Vincenza (ovvero Paolina nel testo Elisabetta Randaccio 30 [email protected] Qui si dibatte sul doppiaggio... Commenti finali alla disputa sul doppiaggio *A partire dal numero di novembre, abbiamo pubblicato interventi sul doppiaggio, continuiamo con altri contributi e precisazioni

Vorrei chiudere la mia godere del 100% delle emozioni di un film, di conseguente climax sono degli elementi im- partecipazione a que- cui godrebbe al massimo al 60% con la versio- prescindibili e costitutivi dell’arte cinemato- sta disputa, interes- ne doppiata bene (rara in Italia), e al 40% con grafica in sé. E’ più facile, ad esempio, capire sante, in modo breve e quella doppiata male (molto frequente alme- un film in giapponese non sottotitolato che chiaro, per punti: no negli ultimi dieci anni in Italia). Nessuno leggere una poesia in giapponese non tradot- 1. La traduzione in preferisce fare l’amore con un partner di pla- ta (per chi non conosce il giapponese, ovvia- quanto problema di stica piuttosto che con uno in carne ed ossa! E mente). fedeltà al testo dei dia- nessuno vorrebbe ascoltare, ad esempio, i 4. I “puristi”, come senza fondamento ci defi- loghi originali in que- Rolling Stones doppiati dai Pooh! E nella mu- nisce l’amico Alberto, sono la stragrande mag- sto dibattito non c’en- sica non ci sono nemmeno i sottotitoli!! Devo gioranza (oltre il 95%) degli spettatori cine- Paolo Minuto tra: io ho scritto sin continuare? Non credo sia necessario, suvvia! matografici del mondo, in costante e dal primo intervento 3. La sincronia recitativa tra voce e volto e il inesorabile aumento (meno male) anche in che il doppiaggio di cui parlo io è quello che si Italia. Aumentano i cinema che programma- sovrappone alla versione originale (ovvero l’o- no solo in versione originale e quelli che co- riginale dell’intero testo cinematografico munque ne garantiscono qualche proiezione. quindi, non solo della sua parzialissima parte Sarebbe opportuno, a tal proposito, che il costituita dai dialoghi) di un film (quindi non nuovo disegno di Legge Franceschini pren- quello che usava Fellini per creare la sua ver- desse anche questo modello dalla Francia sione originale, tanto per intenderci, ma quel- (mercato che funziona meglio degli altri mer- lo che doveva subire con la versione in inglese cati europei), ovvero l’obbligo di immettere di alcuni suoi film, tipo Amarcord). E questo nel circuito delle sale commerciali anche al- doppiaggio contamina la complessiva versio- meno il 40% di copie in versione originale. La ne originale cinematografica, appunto, non versione originale consente migliori risultati solo la parte dei dialoghi. Un dialogo doppiato Francesco Pannofino: da Forrest Gump a Grissom di economici, infatti, e anche in Italia la media contamina e modifica tutta l’inquadratura e/o C.S.I, passando per Clooney e il vampiro Blade e tanto copia della versione originale è sempre più al- la sequenza che lo contiene. Per la traduzione altro ancora ta di quella della versione doppiata. Anvedi ‘sti non serve il doppiaggio, ci sono già i sottotito- puristi…. li che fanno più che bene il loro lavoro. 2. La versione originale (non solo la lingua originale dunque) consente allo spettatore di Paolo Minuto

Sinceramente non mi pensare di doppiare cantanti o attori in carne va di replicare all’infi- ed ossa. Suvvia ora lo dico io, non banalizzia- nito alimentando una mo la questione. E poi mi auguro che sia come polemica inutile visto dice Paolo, che tutti vogliono vedere i film in che si rischia di anda- lingua originale e noi in Italia imponiamo il re avanti tra incom- doppiaggio. Stiamo parlando di cinema o di prensioni e inesattez- Un corso di doppiaggio fantacinema? In Italia le sale non ce la fanno Alberto Castellano ze. Ma sono costretto ad assorbire tutti i film compresi quelli che a intervenire su alcuni punti. Preferisco che escono solo sottotitolati, figuriamoci se si può un sostenitore della versione originale mi di- pensare alla percentuale del 40% delle copie in ca che gli piace vedere e sentire un film con la versione originale. Magari ogni film uscisse lingua originale. Non capisco quello che dice in doppia versione, ma mi pare utopia. Lascia- Minuto: è chiaro che lo spettatore inglese fau- mo perdere poi la questione delle emozioni. E’ tore della versione originale preferisce vedere proprio il contrario. Non so qual’è il pubblico Amarcord in italiano con i sottotitoli inglesi di riferimento di Minuto, ma francamente di- piuttosto che doppiato (ma non è poi tanto re che solo la versione originale garantisce il scontato che non ci siano inglesi che preferi- 100% delle emozioni di un film, mi fa pensare scono vederlo doppiato), e poi alcune conside- che abbiamo un rapporto empatico col cine- Giancarlo Giannini, da Al Pacino, Jack Nicholson, razioni sono un po’ sconcertanti (“per la tra- ma completamente opposto. Se lui si emozio- Michael Douglas, Dustin Hoffman…e tantissimi altri duzione non serve il doppiaggio”), chi ha mai na a vedere/sentire un film giapponese in ori- detto questo? E’ il doppiaggio che ha bisogno spettatore di leggerli in sincronismo con ginale che è quanto di più lontano dai nostri della traduzione-adattamento, è scontato che quello che ascolta/vede e lasciamo perdere l’a- ritmi di ascolto e di percezione (oltre tutto bi- per la versione originale bastano i sottotitoli, spetto di ciò che inevitabilmente si perde sul sogna leggere velocemente i sottotitoli sincro- sono due traduzioni per due versioni (ricordo piano visivo per “leggere”). Insomma a conti nizzati sulla velocità dei dialoghi originali), tra l’altro – e non è questione poi secondaria - fatti paradossalmente (ma per i denigratori vuol dire che è proprio irrecuperabile. che in molti casi documentati i sottotitoli non del doppiaggio) la versione doppiata spesso sono fedelissimi a quelli originali, spesso so- risulta più fedele di quella sottotitolata. O ba- no approssimativi e semplificati, diciamo per nali (l’esempio dei Rolling è divertente). Fino a fare di necessità virtù, visto che bisogna cali- prova contraria i musicisti rock e non solo suo- brarli sulla velocità del parlato e consentire allo nano e cantano live, non siamo ancora arrivati a Alberto Castellano 31 n. 37

Abbiamo ricevuto Arte Oltre lo sguardo la memoria - Leonardo Ninfa: il più bel Sciascia e il cinedocumentario giardino d’Italia, E’ uscito in questi giorni nelle librerie un volu- scrigno di bellezza e me di Sebastiano Gesù, dal titolo Oltre lo sguar- do la memoria - Leonardo Sciascia e il cinedocu- di cultura europea mentario con allegato un dvd, che raccoglie i La piccola città di Ninfa: testi scritti dallo scrittore racalmutese per un oggi il più bel “giardino corpus di sei documentari realizzati dalla romantico” d’Europa, metà degli anni ‘60 ai primi anni ‘70 del secolo anticamente sommer- scorso. L’incipit del libro, la copertina e un im- sa nelle Paludi Pontine, magine tratta dal documentario Col cuore fer- rivestita dai suoi abiti mo, Sicilia del 1965 di Gianfranco Mingozzi, a multicolori, abbando- suo tempo candidato agli Oscar per l’Italia nata da secoli e risorta nella sezione documentari e Leone d’oro al Fe- dalle sue acque, sospe- stival di Venezia Dei veri e propri atti di de- sa dal tempo e che si nuncia contro lo Stato italiano che da sempre Giovanni Papi specchia silenziosa nel- ha trascurato la nostra isola. la musica della natura Ecco l’incipit. perenne, era nata da un piccolo tempio roma- Questo saggio critico intende avviare una ri- no, così ci racconta Plinio, dedicato alle ninfe flessione attorno al ridotto corpus di docu- costruito su un isolotto del fiume Nynpheus. mentari a cui Leonardo Sciascia, il grande Venne saccheggiata e distrutta dopo un perio- scrittore racalmutese, ha prestato il suo com- do prosperoso alla fine del medioevo e la citta- mento parlato, nell’arco più o meno di un lu- dina, adagiata ai piedi dei monti Lepini sotto stro, tra la metà degli anni Sessanta e gli inizi l’alto costone sovrastato dall’antica Norba e degli anni Settanta del secolo scorso, in un avendo in lontananza come fondale la “pira- momento di mutamenti sociali ed economici ISBN: 88-98115-11-3 Palermo, 2015; br., pp. 96, ill. € 20,00 mide naturale” di Sermoneta, divenne così che hanno portato l’Italia sulla via della moder- una città fantasma. Nell’immensa Plaga Ponti- nizzazione. Nel panorama documentaristico un ruolo primario. Da qui la necessità di un na la “città morta” abbandonata a se stessa per italiano questi materiali, seppur di limitata rapporto dialettico tra parola e visione: eman- secoli appariva come una visione irreale, per- quantità, assumono una notevole rilevanza cipare il commento parlato, il testo, da sempli- vasa da un senso di immobilità, rivestita dalla per gli esiti rimarchevoli raggiunti, tali da im- ce “didascalia” ed elevarlo a rilevanza di ele- selva informe e da lunghe ombre di mistero. Ai porsi come paradigmi delle diverse forme di mento espressivo e artistico a fianco delle rari artisti e personaggi del Grand Tour della cinema verità che si sperimentavano in Italia immagini. Sciascia non teme, perciò, di utiliz- campagna romana che la visitavano con le sue in quegli anni: dal documentario di impresa o zare nel suo commento citazioni colte e meta- alte mura sepolte da una vegetazione strari- industriale al film saggio o di inchiesta; dal fore, di mischiare le crude immagini con i de- pante, le acque mortifere pervase dalla mala- documentario sociologico a quello etno-an- licati versi di Quasimodo, la letteratura con il ria, custode di fantasmi senza tempo, appari- tropologico, al documentario turistico cultu- reportage polemico e le statistiche, senza as- va sublime, drammatica e orrenda. Le sue rale. Inoltre, questi materiali risultano tipici solvere nessuno. I suoi commenti risultano lunghe ombre di antiche vestigia nascoste dal- esempi di collaborazione di alcuni importanti concisi e pervicaci, lasciano ampi vuoti tra la natura selvaggia e riflesse nella palude sta- scrittori alla realizzazione di documentari in- una frase e l’altra di modo che permettono allo gnante suscitavano sentimenti minacciosi e dustriali o a carattere sociale. Essi offrono spettatore di considerare reali gli enunciati, imperscrutabili. “In questo luogo la notte, i spunti per un approfondimento del ruolo de- anche quelli metaforici, e riportare il testo fuochi fatui si ridestano, giocano fra le mura, e gli intellettuali nella società italiana in grande nell’alveo dell’intrinseco rapporto tra com- le anime dei trapassati colgono i fiori delle loro trasformazione a partire dal secondo dopo- mento parlato e struttura narrativa. In questi tombe”. (Maurel). I destini di questo incredibi- guerra e sulla relazione tra sviluppo economi- testi si rileva il costante e consueto impegno le luogo, oggi un miracolo della natura Monu- co e produzione culturale, intesa nel nostro etico dello scrittore, solidale con le sofferenze mento Naturale esteso per circa 110 ettari che caso come inchiesta basata su documenti let- dei deboli, con la loro fatica e con la lotta per la ricade nel Comune di Cisterna di Latina, sono terari, giornalistici e d’archivio. Quelli a cui loro dignità. intrecciati all’antica famiglia feudale dei Cae- Sciascia collabora con il suo commento “over” Sebastiano Gesù tani, discendente da Papa Bonifacio VIII da lui possono definirsi film di tendenza saggistica acquistata all’epoca per duecentomila fiorini sia per la loro breve durata che per il carattere dagli Annibaldi nel 1297. Ninfa non ebbe mai civile e politico che li contraddistingue. Si Il volume contiene i testi scritti da Leonardo vita tranquilla e dopo varie vicende e contrasti tratta di un cinema didattico, educativo, che Sciascia per i seguenti documentari: fra le varie famiglie in lotta sul finire del XIV scuote le coscienze, ove la realtà della nostra secolo venne incendiata, saccheggiata e quin- Isola è inquadrata in pieno con tutte le sue Gela antica e nuova di Giuseppe Ferrara, 1964 di definitivamente abbandonata. Le terre della contraddizioni, antiche e nuove, prevalente- Col cuore fermo, Sicilia di Gianfranco Mingozzi, 1965 famiglia comunque “conquistate” con l’aiuto mente di natura sociale. Lo scrittore racalmu- Radiografia della miseria di Piero Nelli, 1967 del papa Benedetto Caetani si estendevano fi- tese coglie appieno che la sola immagine in La grande sete di Massimo Mida, 1968 no a Foce verde e al lago di Fogliano, risalendo questi film non garantisce ciò che riproduce; Terremoto in Sicilia di Michele Gandin, 1968 lungo la costa fino al Circeo. Verso l’interno la le cose non sono solo ciò che appaiono. Nel La Sicilia vista dal cielo di Folco Quilici, 1970 proprietà andava a costeggiare le falde dei documentario d’inchiesta le immagini da sole Inoltre al libro è allegato un Dvd con tre di questi docu- monti Lepini comprendendo la montagna su non trasmettono allo spettatore tutto quello mentari, cui stanno il paese e il castello di Sermoneta. che sarebbe necessario sapere. Senza un com- Gela antica e nuova di Giuseppe Ferrara, 1964 La famiglia Caetani ha percorso secoli e si è mento puntuale ed efficace si presenta il- ri Radiografia della miseria di Piero Nelli, 1967 estinta solo recentemente da qualche decen- schio che la realtà possa risultare mera sensazio- La grande sete di Massimo Mida, 1968 nio. Le storie delle ultime generazioni hanno ne. Il commento parlato perciò deve assumere più una intervista a Giuseppe Ferrara, come extra. segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente quasi del favolistico e sono intrecciate con vi- cende italiane e con la cultura europea. Siamo attorno al 1880 e una parte dell’aristocrazia romana segue con euforia la fine del dominio papale su Roma. In quel periodo don Onorato Caetani e sua moglie, l’eccentrica nobildonna inglese donna Ada, passavano il loro tempo fra il palazzo romano, quello di Cisterna e l’a- matissima tenuta di Fogliano. Qui donna Ada, appassionata giardiniera, aveva creato un grande parco in stile vittoriano e durante que- sti soggiorni primaverili tutta la famiglia con figli e ospiti aveva preso l’abitudine di trasfe- rirsi in visita nella “città morta” di Ninfa ab- bandonata da secoli. Qui la nobildonna inizia a piantare delle rose dando l’avvio a una rina- scita di questo luogo decadente, antico e proi- bito. Ada e Onorato, principi di Teano, rappre- sentavano il simbolo di un potere emergente con una grande tradizione aristocratica alle spalle. Appartenevano, contrariamente agli Orsini e ai Colonna, all’aristocrazia “bianca” Il Parco di Ninfa, Monumento Naturale della provincia di Latina legata al re e non alla Chiesa. Il padre di Ono- civile continuò a studiare in Belgio e a New intellettuale e spirituale. Dopo la prima guerra rato, don Michelangelo noto studioso di Dan- York. Interruppe la carriera allo scoppio della mondiale Marguerite e Roffredo, assieme alla te, aveva nutrito idee liberali durante il Risor- prima guerra mondiale e decise di tornare in figlia Lelia nata nel ’13 e al piccolo Camillo si gimento auspicando la fine del dominio Italia. Si distinse al fronte tanto da meritare la trasferiscono nella loro Villa Romaine a Ver- pontificio. Fu lui che presentò i risultati del croce dell’Ordine Militare di Savoia. Dopo la sailles dove vissero fine al ’32. Nella eclittica Pa- plebiscito al re Vittorio Emanuele. Don Ono- morte del padre, Gelasio prese in mano la ge- rigi di quegli anni la “principessa bohemmienne” rato seguendo le orme del padre fu grande stione delle proprietà famigliari, migliorando frequenta i circoli letterari e i salotti monda- amico di re Umberto e della regina Margheri- le condizioni della vita dei lavoratori nell’Agro ni. Arreda la sua casa con bellissimi quadri di ta che spesso veniva ospitata al lago. Nella Ro- e prese in considerazione la bonifica delle pa- Bonnard e di Vuillard. Tra gli ospiti che hanno ma di fine secolo, questo loro rapporto l’abitudine di ricevere due volte al mese esclusivo, rendeva i Caetani una famiglia spiccano: Paul Claudel, Paul Valery, Alexis quasi inavvicinabile, circondata da un Leger (più noto come Saint-John Perse) alone di regalità. Donna Ada, al contrario Leon-Paul Fargue, Valery Larbaud, e an- del riservato marito, animava la vita mon- che Jean Paulhan e Adrienne Monnier. dana ed era la donna più ammirata dai ro- Numerosi i pittori oltre a Bonnard e Vuil- mani. Don Onorato, uomo coltissimo, lard e tanti i musicisti amici di Roffredo. amante della musica e studioso di geogra- “Pensare a lei mi dà un piacere squisito. fia fu eletto in Parlamento fin dal ‘70 come Lei si circonda di poeti ed artisti, eppure rappresentante di Velletri e nel 1890 di- l’ aria intorno a lei rimane pura e cristalli- ventò sindaco di Roma. Con il passare del na, senz’ombra di snobismo. Sa parlare ai tempo si dedicarono sempre più alle cani come si parla ai cani, alle piante nel grandi proprietà delle paludi pontine e il linguaggio fatto per loro, ai poeti come si duca e la duchessa di Sermoneta suscita- deve parlare ai poeti e resta se stessa con vano sentimenti di gratitudine da parte grazia infallibile. E’ ammirevole”. Nel pro- dei tanti contadini e dei paesi attorno per filo che Hugo von Hofmannsthal tratteg- via delle tante iniziative benefiche. Don- giava di Marguerite Caetani (1880-1963) na Ada, che si divideva anche tra il lavoro del ludi Pontine. Presentò il suo grandioso pro- verso la metà degli anni Venti possiamo co- parco-giardino di Fogliano e quello nascente getto, era il 1926, dopo essere stato eletto alla gliere la sorpresa e l’ammirazione di un esteta di Ninfa, veniva considerata dalle genti del Camera dei Deputati e dopo aver passato tre del vecchio mondo davanti alla straordinaria contado una sorta di madonna locale. Ai ma- anni a Washington come ambasciatore. In naturalezza di una bella e giovane donna lati e a quelli che avevano contratto la febbre questi anni continuano i restauri alle struttu- americana con l’istinto e la passione per la malarica, non faceva mai mancare i medici- re medievali di Ninfa che ricomincia a rifiori- cultura artistica. In Marguerite Chapin, colta nali sempre irraggiungibili e distanti molti re. Dopo la perdita della tenuta di Fogliano, ereditiera del New England, l’amore per la chilometri. Essa stessa aveva contratto la feb- che il fratello Leone aveva svenduto prima di cultura europea affondava le sue radici in una bre stando tra la vita e la morte per molti mesi abbandonare tutto e andare a fare il boscaiolo conoscenza e fede per l’arte perseguita come ma ne uscì indenne e riprese le sue attività in Canada (dopo essere stato fra i maggiori valore essenziale dell’esistenza. Idealista, indi- con più vigore di prima. Tra i loro figli fu Ge- studiosi islamisti del secolo) Gelasio e donna vidualista e anti-ideologica Marguerite Caeta- lasio, quartogenito, che prese sulle sue spalle Ada ripiegarono la loro passione botanica su ni avrebbe dato vita, con i suoi prestigiosi ami- il peso della storia dei Caetani. Legatissimo al- Ninfa che riemergeva sempre più dalle morti- ci prima a Parigi e poi con Giorgio Bassani a la madre ereditò anche il suo fortissimo senso fere paludi. Fra le tante opere di Gelasio ci fu Roma, a due iniziative culturali di grande rilie- pratico e agli inizi degli anni venti seguendo la pubblicazione della “Domus Caietana” la vo a lei congeniali: due riviste al servizio non la passione di donna Ada, iniziò con lei a re- storia della sua famiglia fin dalle origini stu- già della riflessione critica ma della creazione staurare le rovine dell’antica cittadina di Nin- diata sui propri archivi. Ma è con Marguerite artistica: “Commerce” (1924-1932) e “Botteghe fa e a continuare la realizzazione del giardino Chapin moglie di Roffredo (terzogenito di Oscure” (1948-1960). Ma questo è un altro capi- appena iniziato. Gelasio fu un giovane brillante Ada e Onorato) che Ninfa si trasforma da luogo tolo. e intraprendente. Dopo la laurea in ingegneria di avventura romantica, ad una sorta di oasi Giovanni Papi 33 n. 37 Ettore Scola, il burbero benevolo "...Caro signor Scola, I primi Media Partner - Anno 2016 eravamo d'accordo di andare a mangiare una cacio e pepe e se non Diari di Cineclub voleva venire poteva in- ha dato la sua ventarsi un mal di te- sta, morire mi sembra adesione come un tantino eccessivo. media partner: Vorrei dirle che andar- comune il cinema, l'ironia e la miopia. Abbia- Paola Dei sene senza preavviso é mo riso molto insieme!". E di questo messag- Valdarno Cinema Fedic. San Giovanni un pò da stronzi, ma gio di gioia si fanno portatrici Paola e Silvia, le Valdarno (Ar) 3/8 maggio 2016 - 33ª Edizio- conoscendola ne sarebbe troppo felice, anzi figlie e Gigliola la moglie. "..Come ti- chia ne; toglierebbe anche il pò. Le prometto che cer- mi?".."Paolo!"..."Ti sarebbe stato meglio Pie- cherò di mantenere alto lo spirito di noi caz- ro!" ricorda Paolo Virzì sceneggiando il suo zari..!" Con queste parole Francesco Diliberto incontro con Scola, quando giovane appren- Sardinia Film Festival, INTERNATIO- in arte Pif ricorda il Maestro dell'ironia cinica dista desideroso di farsi apprezzare, accom- NAL SHORT FILM AWARD. Sassari 27 giu- che tanta parte ha avuto nella storia della cine- pagnò il Maestro per un breve tratto fra le vie gno / 2 luglio 2016; matografia internazionale scomparso dal pri- di Roma in macchina. Lentamente emergono mo tempo del suo film il 19 gennaio 2016 per impegno, rigore, etica, eleganza, gentilezza, incamminarsi verso quello che Lucio Dalla de- affettuosità. "Ettore...ha messo sempre l'uma- La magnifica leggerezza creativa di un finì il secondo tempo della nostra vita. Uno nità al centro di tutto, ha raccontato miserie, autore. Il cinema di Giuliano Montaldo. degli ultimi monumenti della regia che ha sa- mitomanie, ha fatto critica politica, di costu- Cagliari/Elmas 16 Febb/12 Mar 2016 Pre- puto conciliare neo-realismo e modernità, sa- me, sociale ma mai ha dimenticato l'umanità mio alla Carriera. Associazione Culturale cro e profano, attraverso una visione disin- ed ha avuto un occhio particolare verso la città L’Alambicco; cantata della natura umana eppure tenera e di Roma raccontandone anche le miserie con sempre scevra da pregiudizi. Candidato all'O- poesia!", ci dice Carlo Verdone, mentre Jean scar per 4 volte il cineasta di C'eravamo tanto Gili, più esperto critico di cinema italiano che Italia, Terzo millennio: Nuovo Cinema amati, de La Terrazza, di Una giornata particola- condurrà un prossimo incontro a Bari su Et- del reale. Rassegna cinematografica itine- re, e di molte altre opere senza tempo in tanti tore Scola racconta:" "L'ultima volta che ho rante. Elmas, Serdiana, Quartu Sant’Ele- anni di carriera é stato capace di non scendere parlato con Ettore risale a due settimane fa.. na, Monserrato, Cagliari, Terralba. Dal 6 mai nello sdolcinato sentimentalismo per cat- Annecy lo aveva eletto cittadino onorario nel febbraio al 5 marzo 2016. La macchina ci- turare la simpatia degli spettatori. Chi può di- 2012,..é stato un magnifico regista amato an- nema (Ficc); menticare la meravigliosa scenetta di C'erava- che all'estero, Scorzese lo mette fra i registi mo tanto amati in cui Fellini nelle vesti di se più amati del cinema italiano. La testata di Va- stesso viene salutato da un passante a cui Sco- riety é su Ettore Scola regista e scrittore! La Orizzonti del Novecento Europeo. Dialo- la fa dire:" ....posso salutare il grande Maestro prima pagina del giornale Liberation oggi é go fra le arti. Giornate di incontri dedicate Rossellini!" L'espressione di Federico F. ri- stata costruita con i titoli dei film di Scola e alle arti del XX secolo. Istituto Nazionale marrà indelebile fra gli scaffali che custodi- questa cosa non si era mai verificata!" Fra i di Archeologia e Storia dell’Arte. 4 ª Edizio- scono capolavori senza tempo del cinema in- tanti politici presenti fra cui Niki Vendola, ne, Piazza San Marco, Roma. 6 incontri a ternazionale. "...... Ettore nella sequenza in cui Massimo Dalema, Veltroni e il Ministro dei partire dal 25 febbraio al 9 giugno; Gassman e Sandrelli vanno da Manfredi a dire Beni Culturali e del Turismo Dario France- che si amano ci sono inquadrature dall'alto e schini. "Il burbero benevolo incanta ancora e questo non si fa...". "Ma perché non si fa?" solo pochi mesi fa lo avevamo visto a Venezia Buon compleanno Faber. Letteratura, Ci- "Perché quello é il punto di vista di Dio...ma dove presentò un lavoro curato dalle figlie che nema, Musica, Arte, Impegno civile. Ca- chi te lo fa fare?" Ed Ettore da allora non girò rivelano di essersi sentite dire brave per la pri- gliari, Quartu Sant’Elena, Soleminis, Asse- più con l'asse perpendicolare a parte un'altra ma volta in quella occasione e ancora al Festi- mini, Montevecchio, Monserrato, Donori, scena con la Sandrelli e Mastroianni nello val di Roma, dove Stefania Sandrelli presentó Sassari, Serdiana, San Sperate. Dal 14 feb- stesso film. Questo il racconto immaginario La terrazza. Si scorgono Gigi Proietti, Sabrina braio al 6 marzo. Ass. culturali Itzokor On- con il quale Tornatore, un regista particolar- Impacciatore, si sa che non é lus e Miele Amaro il Circolo dei Lettori; mente amato da Scola, ha fatto dialogare i due mancata a dare l'ultimo saluto al Maestro, e pezzi da novanta del cinema....."Ettore obbedì poi fra la folla Dario Argento, Renzo Arbore, a Federico ma adesso dal cielo dovrà abbozza- Aurelio De Laurentis, Franco Nero, Dacia Ma- Quell’usignolo cantava. Quarant’anni re Federico..." mentre ascolta e sta girando le raini, Zeudi Araya, Paola Cortellesi. Numerosi senza Pier Paolo Pasolini – Centro Regio- scene della sua dipartita per la quale ha lascia- omaggi in programma in giro per il mondo nale FICC Sardegna. Mostra fotografica “Il to indicazioni precise alla moglie ed alle figlie. con i film del Maestro fra cui uno programma- Vangelo secondo Matera” di Domenico "Deve essere una festa per il cinema!". Una to ad Hollywood e uno a Roma promosso da Notarangelo sul set de “Il Vangelo secondo sciarpa rossa fra la folla durante la festa che si SNGC. Alla fine un episodio narrato dalla mo- Matteo” di Pier Paolo Pasolini. Proiezione è svolta alla Casa del Cinema di Roma, in Lar- glie: "Una troupe accompagnava il capocomi- e discussione del film “Il Vangelo secondo go Mastroianni evoca proprio Fellini, è Giulia- co al funerale, al cimitero ognuno dei teatran- Matteo”. Recital teatrale “Il sogno di una no Montaldo: "Ettore é l'ultimo re di Roma... ti ha iniziato a parlare davanti al capo comico, cosa. Quarant’anni dopo, Pasolini”. Caglia- Vorrei una nuvoletta vicino a lui per andarlo a che in questo caso é Ettore, dopo aver parlato ri dal 13 febbraio al 6 marzo 2016. trovare ogni tanto!". Fra la folla giunta ad hanno incominciato a cantare. Noi pure dob- omaggiarlo, introdotta da Felice Laudadio, biamo andare via cantando....!" Diari di Cineclub da la sua adesione solo ad eventi cul- appare Stefania Sandrelli e traccia un'altra li- turali che non hanno scopo di lucro e prevedono l’ingresso nea allo schizzo che attori e registi stanno rea- gratuito. lizzando mentre emergono in figura le carat- Per richiedere l’adesione a Diari di Cineclub inoltrate la teristiche salienti del regista: "...Avevamo in Paola Dei vostra richiesta a [email protected] 34 [email protected] Musica Dr. Drer & Crc Posse La nostra band è un gruppo musicale sardo in attività dal 1991. Ca- gliaritani. Se non pro- prio tutti dalla nascita, quantomeno d’adozio- ne. La nostra musica è un mix bilingue di rap, reggae, dub e sonorità tradizionali sarde. Na- sciamo come posse, Michele Atzori (Dr. Drer) all’inizio siamo un pu- ro sound system e poi, via via, con l’arrivo di nuovi elementi e con parecchie collaborazioni esterne, assumiamo sempre più la forma di una band. Arriviamo all’attuale formazione nel 2008: io, Mauro, Alex, Giorgia, Riccardo e Giovanni. Da quel momento abbiamo prodot- to due CD (In Sa Terra Mia nel 2010 e Cosa Bella Frisca nel 2012) partecipando a numerosi fe- stival e collaborando con parecchi musicisti, sardi e d’oltremare. In particolare il disco del 2012 ha un certo riscontro, sia in termini di esibizioni live che di ascolti online, sfiorando il milione di “play” dalle varie piattaforme web. Il disco, pur aggiornandosi nella moder- nità dei suoni, si caratterizza sia per alcune parti di poesia estemporanea sarda (“su mute- tu”) e sia per i contributi di diversi musicisti eclettici della tradizione isolana. Sebbene da sempre autoprodotti, ci siamo fatti conoscere in Italia e all’estero, vincendo tra gli altri il rapporto, di debito ovviamente, proprio di rimossa. A quel punto ho visto tutti i film sulla SUNS, festival internazionale in lingua mino- chiunque sia appassionato alla settima arte. Ad questione, letto tutto quello che potevo, e una ritaria di Udine nel Settembre 2009, e il LIET, esempio io vivo in maniera particolare le can- volta scritta e musicata la canzone è finita nel Festival Europeo di Musica nelle Lingue Mi- zoni, da quando le scrivo fino a che non sono nostro disco “Cosa Bella Frisca”. Due filmakers noritarie nell’Ottobre 2009. Siamo un gruppo musicate e poi rappresentate: le vedo come se sardi, Tomaso Mannoni e Alberto Badas, han- che racconta molto e che usa tantissimo la pa- fosse una unità narrativa, ben definita nella se- no in seguito realizzato il videoclip. Attual- rola. E le nostre canzoni raccontano molto quenza dei luoghi e delle azioni, proprio come mente stiamo lavorando ad un nuovo disco, della situazione attuale che sta vivendo la no- in una pellicola. In particolar modo questo suc- che contiamo esca nel 2016. Nuove canzoni, stra Isola, ma è comunque frequente che ci sia- cede in alcuni dei nostri pezzi, a tal punto che nuovi suoni, e forse anche un progetto video le- no incursioni sia nel tempo che nello spazio, credo che sia visibile anche a chi ascolta.E poi ci gato ad essa. Ma ora è presto per parlarne. per incontrare altre epoche e altri posti. Con- sono le interazioni più concrete con il cinema. vinti che la canzone sia ottimo strumento del- Con il cinema documentario, quando abbiamo Michele Atzori (Dr. Drer) la memoria collettiva, ci poniamo sempre l’o- prodotto la sigla del documentario RAI “Caglia- biettivo ambizioso di cantare quello che non è ri 1943. Quando scappavamo col cappotto sul pigia- E’ fondatore, compositore e cantante della storica band Dr. stato ancora raccontato, o raccontato troppo ma”, di Pierpaolo Piludu, sui bombardamenti Drer & Crc Posse. Oltre cinquecento concerti all’attivo, tra poco, oppure male.Il rapporto tra testo e con- americani a Cagliari nell’ultima guerra. Con il Sardegna, Italia ed Europa. La prima band sarda a far parte testo si è fatto con gli anni via via più strin- video musicale, che non realizziamo per usan- del circuito mondiale Rebelsounds, composto dagli artisti che gente. Se qualche anno fa eravamo più inte- za ma per l’esigenza di dare una ulteriore lettu- sostengono le culture indigene nei 5 continenti ressati a raccontare i macro-temi della nostra ra dei pezzi, quella dell’azione cinematografica terra, di sicuro interesse internazionale (l’oc- appunto, e nei quali interveniamo quasi sem- Ascolta: cupazione militare della Sardegna, l’emigra- pre nella scrittura della sceneggiatura. Con il E la chiamano democrazia zione, la difesa del territorio), oggi ci sembra cinema, ancora, quando ci divertiamo ad inse- soundcloud.com/crcposse/sets/dr-drer-crc- più urgente mettere in musica le storie di per- rire citazioni filmiche negli stessi videoclip. Ma posse-cosa-bella/ sone, di comunità in lotta per i propri diritti, il rapporto con il cinema è anche di un altro ti- Arruolamentu oppure le storie collettive attraverso il raccon- po. Una canzone può nascere anche dal cine- soundcloud.com/crcposse/ to individuale. Tutto questo sempre nell’ur- ma. Come “El Tano”, la storia di un desapareci- arruolamentu?in=crcposse/sets/dr-drer-crc- genza di voler tenere alta l’attenzione sulle do di origini sarde nell’Argentina del ‘76, nasce posse-cosa-bella forti contraddizioni attuali, rendendole più dalla mia personale visione, intorno al 2009, vive con le voci delle singole persone. Questo del filmHijos di Marco Bechis. Mi sono reso im- Guarda: non è tanto il frutto di una scelta ragionata, mediatamente conto, in quel momento, che www.youtube.com/crcposselive ma quanto la più diffusa presenza da parte malgrado io fossi da sempre interessato alla nostra, come singoli ma anche come band, storia contemporanea e ai suoi movimenti po- Segui: all’interno o al fianco di queste lotte, battaglie, litici, sapevo pochissimo della storia argentina www.facebook.com/drdrer-crc- contraddizioni.Rispetto al cinema abbiamo il di quegli anni, e ho sentito che era una storia posse-60553857896 35 n. 37 Contagious Un’opera minore ma certamente interessante, con Arnold Schwarzenegger e Abigail Breslin, diretto da Henry Hobson. Musica composta da David Wingo

Il titolo originale di tutt’altro timbro, non più splatter e adrenalinico questo film del 2015, di- ma drammatico e (a tratti anche troppo) riflessi- retto da Henry Hobson, vo e intimista. Ecco forse perché gli amanti del è semplicemente “Mag- genere non hanno apprezzato l’esperimento, gie” ma come spesso ac- scrivendo spesso commenti al vetriolo sui fo- cade, purtroppo, è stato rum di cinema, mentre la critica ha dimostra- stravolto nella traduzio- to stavolta di avere più giudizio del pubblico ne italiana in chiave ed ha incoraggiato il tentativo di riciclarsi del- più prosaica, nell’idio- lo stesso Arnold Schwarzenegger che, quasi sincrasia maniacale di come uno zoppicante Clint Eastwood, sembra assegnare un genere voler tentare il passaggio tanto agognato e più preciso e commer- difficile già realizzato con discreti risultati da Giacomo Napoli ciabile a questo dram- Stallone, passando da un cinema commercia- ma di spunto horrori- le e muscolare ad un altro cinema, stavolta in- fico ed è stato quindi ribattezzato “Contagious trospettivo, molto più attoriale. Come non no- – epidemia mortale”. Detto questo ci aspette- tare infatti l’insistenza del regista sui primissimi remmo di trovarci di fronte al solito prodotto piani, il volto scavato, scolpito, sofferente di di genere catastrofista, americano al 100% e Schwarzenegger che tenta (e riesce, ammettia- magari anche tecnicamente ben girato e ben molo) di trasmetterci tutta la sofferenza silen- realizzato; d’altra parte uno dei protagonisti è ziosa di un padre che sa di dover sopravvivere proprio Arnold Schwarzenegger il quale, pur alla propria prole o al viso della figlia malata essendo ormai più che invecchiato, resta e re- che progressivamente muta in una orrenda sterà per sempre un’icona del cinema di azio- maschera cadaverica. E più muta, più il virus ne-avventura di tutti i tempi insieme all’al- inarrestabile la trasforma in mostro, più lei trettanto inossidabile Sylvester Stallone. E perde appetito (non solo in senso alimentare) invece no. Tanto per cominciare Schwarze- al mondo degli esseri umani per acquisirne mutano verso l’abulia e la demenza, pieni di negger non è il vero protagonista, questo ruo- invece verso la carne di cui gli esseri umani paura, di sconforto, di disperazione e forse lo stavolta spetta a Maggie, appunto, colei che sono composti… Una trasformazione che, pri- anche di una punta di risentimento verso co- nel film ne interpreta la figlia, un’attrice non ma di essere fisica, è mentale, psicologica. E’ il loro che rimangono in vita, che non sono stati certo celebre ma sicuramente adatta alla par- dramma, che l’inarrestabilità del morbo muta capaci di proteggerli, di guarirli; coloro i qua- te e artisticamente piuttosto capace, tale Abi- in tragedia, dell’uomo o della donna che per- li, in questa pellicola, si preparano ad abbat- gail Breslin. Nel film, questa adolescente è la dono progressivamente la propria identità in terli come cani rabbiosi o a rinchiuderli in primogenita di un agricoltore (Schwarzeneg- favore di un nulla, di un vuoto cognitivo e per- abominevoli lazzaretti nel momento inevita- ger, appunto) ed è una malata terminale. Lo cettivo che spaventa, rattrista, dispera. Tra bile in cui la loro umanità provata da mille sof- spunto fantascientifico/horrorifico padre e figlia si ingaggia una lunga, struggen- ferenze soccomberà agli appetiti inumani del sta nella natura della sua malattia. virus zombificante trasformando- Pare infatti che in un futuro assolu- li definitivamente in morti viventi. tamente vicino, qualche morbo del Non tanto morti nel corpo quanto grano o del mais si diffonderà anche morti nello spirito, nella mente, negli esseri umani con conseguenze nelle emozioni. Eppure il finale orripilanti, tramutandoli nel giro di suggerisce che c’è sempre un anti- un tempo di incubazione sempre doto anche al più devastante dei minore, in zombi senza cervello af- mali e che questo rimedio risiede famati di carne umana, come da mi- dentro di noi esseri umani: è il co- gliore tradizione hollywoodiana. E a raggio di scegliere, di decidere. questo punto tutti si aspetterebbero Anche se a volte la decisione porta il solito blockbuster a base di inse- ad un pareggio più che a una vitto- guimenti mozzafiato, fucilate in te- ria. Ma la forza di autodetermina- sta agli zombi, trovate splatterpunk zione vince sempre, almeno per il da antologia e scene di azione serra- fatto di essere espressa. E’ il grido ta piene di particolari scioccanti e ripugnanti. dell’esistenza nella sua forma più Ma anche in questo caso lo spettatore resterà te gara di resistenza, un lungo confronto che pura e semplice, più arcaica. E questo grido, spiazzato. Infatti, contro ogni aspettativa ci nulla potrà contro la febbre omicida che divo- questa espressione assoluta di volontà, se non troviamo di fronte ad un prodotto che solo ap- ra la giovane. Un dramma consumato in lun- potrà salvare la giovane dal terribile cancro parentemente è di genere. Una pellicola certa- ghi piani americani silenziosi girati in perife- che la consuma, certamente potrà renderla li- mente minore e con ambizioni non molto ele- rie desolate e in campagne desertificate; una bera restituendole in pieno, almeno simboli- vate ma che nella sua umiltà e nella sua tragedia che si sviluppa tra le rughe dei volti camente, quella dignità così fondamentale originalità riesce a trovare la sua vera forza; degli attori, sulle loro smorfie di dolore e ras- che la malattia le aveva tolto un pezzo alla vol- non tanto una forza innovatrice, per un gene- segnazione, dentro i loro sguardi sempre a ta, in uno stillicidio senza fine. Un bel film, in re abusato come quello sugli zombi, quanto metà tra il sospetto e la pena che essi provano definitiva; un esperimento cinematorafico -in piuttosto una forza narrativa alternativa, pa- guardando i loro simili (spesso, nel film, i loro teressante e certamente fuori dagli schemi rallela allo stesso genere che decide di scim- stessi figli) che cambiano, che degenerano, convenzionali. miottare ma capace di traslarlo totalmente su che, come in tante tragiche malattie terminali, Giacomo Napoli 36 [email protected] La comunicazionalità cinematografica. I segni di Jacques Rivette Con i suoi frammenti Maria Schneider in Merry-Go-Round (1981). silenziosi, è venuto a Della durata di oltre quattro ore, il film si rap- mancare uno dei crea- presenta in una congerie di dissoluzioni più tori della Nouvelle Va- che di dissolvenze visive. Addirittura al limite gue – Jacques Rivette. dell’implacabilità dell’occhio, consente visioni Esecutore di un regi- d’imperturbabilità davanti allo scenario uma- stro cinematico appa- no. Una sceneggiatura in incessante struttu- rentemente distaccato razione. Nel ritmo funesto di una drammati- e scheggiato nella strut- cità intrinseca che penetra il ruolo fino a tura, Rivette ha rappre- tradurne il senso in realtà toccabile ma non sentato il climax di una condivisibile, il tutto visualizzato corrisponde vera e propria torsione all’insieme del sé ma anche ad altro. Ugual- Carmen De Stasio atta a soverchiare am- mente le intonazioni musicali vaganti, inseri- pollosità di una cinematografia sfibrata (per te in maniera quasi casuale come una scena incompatibilità spazio-temporale) da un trac- che si svolge su un diverso piano dell’impalca- ciato ampiamente seminato e che necessitava tura esistenziale, anziché interrompere la un cambio di rotta. Rivette si è cimentato a tensione, svolgono un ruolo d’inclusività, dif- voltar pagina lungo l’intero arco di una carrie- fondendosi come interludio onnipresente e ra continuamente ripensata nei caratteri di annuncio di predestinazione nell’incontrover- sperimentalità tanto di autore che di regista, tibile dialogo asfittico tra personaggi avulsi dal con una solida sensibilità fuor da qualsiasi coinvolgere l’ambiente, che resta dunque isola- forma di esagitazione, traducibile con scuoti- to. Una non-presenza arcana per certi aspetti e menti derivanti da una personalità in conti- in posizione di spettatore. Così Rivette ricom- “L’amour fou” (1968), di Jacques Rivette con Bulle nua intra-contaminazione tra schermo e stile pone sul set le dispersioni che animano la vi- Ogier, Jean-Pierre Kalfon individuale. Con Rivette il cinema oppone cenda umana, trasmigrando con ispessimenti una conquista, sebbene la sua figura si perda che conducono ad altro, distruttori che, para- note esistenti per propria individualità, il cui in foschie probabilmente incapaci di difen- dossalmente, condensano presunte veridicità verbo non può provenire dalla sommatoria. dersi nella congerie che spinge a occupare un dalla concretezza reale in una brevità di scena Sensibilità che mira a tradurre l’assurdo castello posto di privilegio tendente alla narrativa. Un dalla spazialità particolare, in cui la comparsa corrispondente alla condizione contemporanea aspetto pressoché risolutivo riguarda la corri- di motivi sempre nuovi assesta una temporali- dell’uomo nei rapporti inconfutabili, inesprimi- spondenza regista-svolgimento in congiun- tà rivisitata che spinge a un rapporto pluricor- bili. Barcollanti tra certezza di latta e disorienta- zione quasi simbiotica con la telecamera. La de lo spettatore, teso a una decifrazione che mento di plastica. In tal senso Rivette propone il cinematografia di Rivette (penso, tutto e lascia allo spettatore decidere tra gli altri, a L’amour Fou, 1968) pur quali elementi consegnare alla me- se si dilata in ambienti già calcati, moria pur contraddicendosi, giac- determina il particolare ruolo del ge- ché è la contraddizione l’unico dato sto, delle voci e dei rumori quali ele- definibile. In questo gli si riconosce menti che rendono la sopravvivenza la valenza di una teatralità condivisi- della manifestazione intima di una bile tra uno Shakespeare e un Beckett discordanza compartimentale dei impegnato nella penombra dell’as- rapporti sociali. E strano appare co- senza di realtà all’interno della realtà me il comportamento sulla scena ac- stessa. Riprendendo Guattari, più quisisca i toni della contaminazione che all’armadio, alla sua funzione intimità-esteriorità. Ma è questo ca- pratico-estetica, il regista punta allo rattere a rendere il sussulto di una scricchiolio. Alla forma vuota del rumo- dilatazione che s’esplicita e pone gli re1.Una giostra continua, insomma, attori come attuatori di una situa- in grado di diventare teatro dell’o- zione non più protetta da un im- blio, della rottura o della tragedia. pianto di montaggio autoritario, Dimenticanza e sovraccarico. Sfug- ma esposta in atmosfere tutt’altro gendo a qualsiasi definizione, il film che appaganti di incastri impreve- si allunga in una finzione della finzio- dibili. In una realtà diversamente re- “Merry-Go-Round” (1981) di Jacques Rivette con Joe Dallesandro e Maria ne, commistione di elementi irrefre- golamentata, Rivette svolge l’ambi- Schneider. nabili in una variabilità da carrellata to con applicazione modulare mai a lunapark, manifestando un’osses- assolutiva, sicché ciascun ciak sembra il de- non avviene, così come nella vita cinematogra- siva congestione di presenza che non spiega, né starsi a una situazione di ripresa e sviluppo, fata non esiste conclusione se non per un’eco- sovverte, ma ricombina in uno spartito prepara- per poi sovvertire l’attesa e mantenere lo stal- nomia letteraria. Null’altro che una scelta labi- to come una parabola in continua diramazione. lo in un procedimento di effettività, anziché rintica, i cui personaggi sono immersi in una di affettività. In questo modo il regista eserci- condizione perturbabile, compressi in una libertà Carmen De Stasio ta un potere d’intento creativo con una fun- asfittica e, per di più, liberi anche di esser detesta- zione mai formalizzata: ne deposita l’interpre- bili. Per questo non possono né incarnare l’eroe, tazione, consolida la tematica interpretativa né l’antieroe: individui privi di particolare specia- Sul prossimo numero con una mescolanza di elementi situazionali, a lizzazione, esenti dall’assoggettamento a una Integrazione e integrita’ visuale proprio modo preparatori all’allestimento co- manipolazione finalizzata a finzione migliorati- me un laboratorio assicurato dalla moltiplica- vo-evocativa. Le opere di Rivette si basano su una zione che tutela sia la creazione che l’idea. E continua sovrapproduzione di eliminazioni e di 1 F. Guattari, Ritournelles (1991), Mime- lei, che ruolo gioca? È la domanda di rottura di addizionali elementi che defluiscono come sis, Milano, 2008, p. 60 37 n. 37 Berlinale 2016. 66° Festival Internazionale del Cinema di Berlino Orso d’oro per il miglior film a Rosi con “Fuocoammare”, storia di migranti girato nell’isola di Lampedusa nel corso di un anno. Applausi per il docufilm, ma il Festival non convince tutti. Sul prossimo numero di Diari di Cineclub un articolo di Simone Emiliani

“Fuocoammare” la storia dei destini di isolani e migranti su un’isola diversa dalle altre. La presidente della giuria Meryl Streep e Gianfranco Rosi

Teatro Il mondo non mi deve nulla Il noir approda sui palcoscenici italiani con la inedita coppia Villoresi-Casadio alle prese con l’avvincente e ben costruito testo di Massimo Carlotto Approda nuovamente movenze e simboli dell’universo felliniano. Ma l’ha vista, pur così combattiva e scaltra, soc- sui palcoscenici italia- specchio della nostra società contemporanea combere alle angherie di un istituto di credi- ni il noir. Dopo l’espe- sono le storie personali di Adelmo e Lise. to. Lise non ha difficoltà a spiazzare l’ingenuo rienza di “Oscura im- Scendiamo nei dettagli: tutto nasce da una fi- e semplice Adelmo, così sconvolto dal suo in- mensità”, un romanzo nestra aperta in cui si infila il disoccupato vito a portare a termine la razzia delle sup- ridotto e adattato per Adelmo, che, dopo aver perso il posto di lavo- pellettili di gusto che arredano la bella casa, la prosa alcuni anni fa ro a 45 anni, rubacchia , un po’ per rabbia, un da desistere. Per certi versi la figura di Adel- portato sulla scena da po’ per disperazione ma soprattutto per sbar- mo è patetica con la compagna , la Carlina, Alessandro Gassmann, care il lunario. E mentre si muove nell’oscuri- che lo insegue a suon di chiamate di cellulare, lo scrittore padovano fa tà di una casa sontuosamente arredata per non lasciandolo in pace neppure mentre sta Giuseppe Barbanti il bis con “Il mondo rubando, anzi assillandolo con le scaden- non mi deve nulla”, protagonisti Claudio ze di utenze e pagamenti vari. Il contesto Casadio e Pamela Villoresi. Un lavoro co- si fa in talune scene più che grottesco, si struito a misura dei due interpreti e rela- ride e ci si diverte anche se un’angoscia tivi personaggi, che dà un significativo sottile divora Lise, per cui lo smacco subi- apporto all’affermazione del genere noir to dalla banca ha avuto l’effetto di uno sulla scena italiana. Noir e non poliziesco: shock da cui non riesce a riprendersi. nella storia di Adelmo e Lise più che nel All’ingenuo Adelmo, la cui esistenza è sta- delitto ci si imbatte nel finale nella morte ta irrimediabilmente segnata dalla chiusu- di uno dei due personaggi, con una sorta ra della fabbrica in cui lavorava da decenni, di epilogo, a luci riaccese, che aggiorna lo l’incontro cambia la vita, apre nuovi oriz- spettatore sugli sviluppi successivi. Il no- zonti. La scrittura di Carlotto disegna ir, infatti, è caduta negli inferi senza asso- personaggi diversissimi, agli antipodi: Li- luzioni, per cui, come in questa pièce, l’i- se, in particolare, assilla Adelmo con nuo- potesi del potenziale crimine può divenire ve richieste, inconfessabili, ben più pe- il pretesto per raccontare senza infingi- “Il mondo non mi deve nulla” Claudio Casadio e Pamela Villoresi santi di quelle avanzate dalla Carlina. menti il mondo di Adelmo e Lise, il loro (foto di Federico Riva) Adelmo non resiste, si eclissa , ma svela la incontro e le ragioni di una tormentata rela- iniziare la consueta razzia, gelida lo inter- portata rivoluzionaria che ha avuto per lui zione. Nel noir, a differenza del romanzo po- rompe la padrona, la bionda, matura ma tut- l’incontro con Lise in una battuta , “Nella vita liziesco, non si parte da un crimine per arri- tora avvenente Lise, una vita trascorsa sulle si nasce, si muore, ma nel mezzo si possono varne a scoprire il colpevole attraverso una navi da crociera nei casinò di bordo, cui, come avere tutte le vite che si vogliono”. Uno spet- indagine che porta a una sorta di finale più o dice il titolo della pièce, “Il mondo non mi deve tacolo veramente diverso la cui tournée pro- meno lieto, comunque risolutivo. Il poliziesco nulla” perché ha fatto del denaro e dell’effimero segue sino a metà aprile toccando L’Aquila, ci riconduce all’azione, il noir all’analisi, alla costruito su di esso una scelta di vita arraffando Trieste e Roma, dove “Il mondo non mi deve riflessione. La vicenda è ambientata in una Ri- il possibile. Ora ritiratasi sulla riviera roma- nulla” è in cartellone dall’1 al 10 aprile alla Sala mini nei cui scenari, grazie anche alle diapositi- gnola, l’ex croupier tedesca è profondamente Umberto. ve e al lavoro sull’animazione, ritroviamo esplicite depressa per una disavventura finanziaria che Giuseppe Barbanti 38 [email protected]

INASA Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia

europeo DIALOGO TRA LE ARTI 2016 Ciclo di incontri dedicati alle arti del XX secolo a cura di Roberto Cumbo e Giovanni Papi con la collaborazione di Vanessa Ascenzi pensare con le mani il fare con la materia

GIOVEDÌ 25 FEBBRAIO, ore 16,30 Nella luce e nello spazio. Materie e processi creativi nella Cappella di Vence di Henri Matisse Incontro di apertura con MICOL FORTI Direttore Collezione Arte Contemporanea Musei Vaticani

GIOVEDÌ 31 MARZO, ore 16,30 Viaggio nella materia e nei segreti del restauro Incontro con DONATELLA CAVEZZALI Direttore della Scuola Alta Formazione e Studio Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro

Pensiero e Cosa. Enigma delle mani e del presente Relatore FRANCESCO GALLO docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma

VENERDÌ 29 APRILE, ore 16,30 Tra Ottocento e Novecento: il Grand Tour. Il pensare e il fare con la natura Relatori RENATO MAMMUCARI cultore, storico del Grand Tour, collezionista FABRIZIO LEMME storico e docente Università di Siena, collezionista

GIOVEDÌ 12 MAGGIO, ore 16,30 Profumo di stoffa. Scent of cloth. L’eccellenza della sartoria italiana Incontro con ANTONIO PANICO Maestro Sarto della scuola sartoriale napoletana MICHELE RAK membro dell’European Heritage Label, Commissione Europea, Bruxelles FRANCESCO A. de CAPRARIIS fotografo e consulente di immagine

GIOVEDÌ 26 MAGGIO, ore 16,30 Giovanni Guerrini. Arte e Artigianato in Italia fra le due guerre Relatore CARLO FABRIZIO CARLI storico e critico d’arte

Cambellotti e le sue molteplici creatività. Il teatro Incontro con GIOVANNI PAPI artista e storico

GIOVEDÌ 9 GIUGNO, ore 16,30 Giornata dedicata alla Fotografia e al Cinema. Dialogo fra le arti “LA REALTA’ IN 24 FOTOGRAMMI” Quadro, foto, cinema Incontro con ALESSANDRO ANGELINI regista cinema MASSIMO CUTRUPI docente e fotografo ALBERTO SERARCANGELI pittore e incisore

Sede degli incontri: Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte Sede - INASA - Piazza San Marco 49 - Roma

Grafica a cura degli allievi della Scuola di Arti e Mestieri “Nicola Zabaglia “ - Riprese fotografiche a cura degli allievi del Corso di reportage della Scuola di Arti e Mestieri “Ettore Rolli’

39 n. 37 La supplication Preghiera per Cernobyl’ / Voices from Chernobyl Il paragone più imme- diato è l’Antologia di Spoon River, se non fosse che tanti di loro, contadini, fisici, -im piegati, studenti, ma- Gabriella Gallozzi dri, sono ancora lì a testimoniare da vivi. Una vita, però, interrotta, sospesa e “avvele- nata” per sempre da quell’esplosione che il 26 aprile 1986 sconvolse i cieli di Černobyl, facen- do conoscere, nuovamente, all’intero pianeta l’orrore dell’atomica. A trent’anni di distanza è un film, magnifico, a riportarci in quei luo- ghi: La supplication, dell’autore e produttore lussemburghese Pol Cruchten, presentato co- me evento speciale allo scorso Triestefilmfe- ciò che noi possiamo soltanto supporre... Più di scenario di questa città fantasma, accogliendo stival. Un film che, non a caso, attinge alla po- una volta ho avuto l’impressione che in realtà al loro interno personaggi e voci soprattutto, tenza della letteratura, quella “immensa” di io stessi annotando il futuro”. E sono, infatti, che dicono di quell’immane tragedia causata Svetlana Aleksievic che, ancor prima del No- “i sentimenti” dei sopravvissuti che Pol dall’uomo che non solo sull’uomo ha sfogato la sua devastazione, ma anche sulla natura, ignara, avvelenandola per i secoli a venire. Le voci quelle dei testimoni che Svetlana Aleksie- vic ha raccolto nel suo libro come in una sorta di presa diretta della memoria, in cui incon- triamo uomini, bambini, donne con le loro storie di vite quotidiane spezzate e il futuro oscurato. In lotta con l’oblio imposto da un re- gime, impegnato fino all’ultimo, a nasconde- re, a minimizzare, a cancellare le conseguen- ze della tragedia. Come racconta quel fisico incaricato di stilare il dossier del disastro, “pa- ri a 350 bombe di Hiroshima”. O quella madre con la sua bambina nata e cresciuta in ospe- dale in lotta con i medici che negano il legame tra le malattie della bimba e il disastro nuclea- re. O ancora quell’altra madre che dice di una famiglia sterminata dalle radiazioni: prima il marito e poi a distanza di tre anni gli altri due figli. Ma c’è spazio anche per i ricordi dell’e- splosione. Quelli dei militari chiamati per i soccorsi e consumati dall’atomica a centinaia e centinaia. Dell’evacuazione avvenuta solo giorni dopo, “potevamo portare via solo un bel, ha fissato l’immane tragedia nel suo Pre- Cruchten riesce a portare sullo schermo, spo- oggetto”, racconta un uomo. Dei propri cari ghiera per Cernobyl. Cronaca del futuro, diventato sando il cinema alla letteratura con una mo- trasformati “in oggetti radioattivi”, come si è ormai un testo sacro, un classico con- sentita dire quella donna che reclamava temporaneo tradotto in tutte le lin- il corpo del marito. Di quel bambino di 11 gue occidentali. “Černobyl è un mi- anni che si è impiccato perché non pote- stero che dobbiamo ancora risolvere va essere bambino, impedito dalla malat- - scrive l’autrice bielorussa - Questa è tia a correre e saltare. Ma anche le “bufa- la ricostruzione non degli avveni- le” dei media come “i funghi grandi come menti, ma dei sentimenti. Per tre an- teste - racconta un giornalista - che a ni ho viaggiato e fatto domande a Cernobyl non ci sono mai stati. Eppure persone di professioni, destini, gene- l’hanno scritto”. Sono racconti di una razioni e temperamenti diversi. Cre- guerra, insomma. Contro gli uomini e la denti e atei. Contadini e intellettuali. natura. Una preghiera collettiva, laica, Černobyl è il principale contenuto struggente, a monito per il futuro. Spe- del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa dalità personalissima, che affonda decisa- rando che non sfugga ai distributori italiani e che hanno dentro, e anche attorno, e non solo mente nel mondo della videoarte. Come in un che si possa a breve vedere nei nostri cinema. l’acqua e la terra. Tutto il loro tempo. Questi uo- oratorio per voci e immagini. Le sue immagini sono mini e queste donne sono stati i primi a vedere installazioni, quadri che spaziano nell’immobile Gabriella Gallozzi 40 [email protected] Premio alla carriera per Giuliano Montaldo. Elmas (CA) 12 Marzo l’avventura cinematografica di Montaldo e le sue scelte estetiche. Come disse due anni fa in un’intervista a SardiniaPost, “sicuramente nelle mie opere ho trattato temi a cui tenevo molto. Penso a Gli occhiali d’oro, dove è presen- te la mia passione e la mia rabbia nei confron- ti dell’intolleranza, uno dei peggiori mali che può contaminare l’umanità, la madre di tutte le tragedie”. E.R.

La magnifica leggerezza creativa di un au- tore. Il cinema di Giuliano Montaldo. Ca- gliari/Elmas 16 Febb/12 Mar 2016 Premio alla Carriera. Leggi e scarica il programma clicca qui Associazione Culturale L’Alambicco Via Sestu, 42 09030 Elmas (Ca) – Tel. 070215745 - 3280615046 – 3280951378 email: [email protected]

Giuliano Montaldo, uno dei grandi registi ita- virata nella fantapoliti- liani della ‘generazione di mezzo’, ritirerà il 12 ca, come ne Il giorno pri- marzo a Elmas un premio alla carriera e sarà ma (1986). Durante la omaggiato, durante la stessa serata, da un rassegna, non man- concerto di Romeo Scaccia, che interpreterà cherà una parentesi al pianoforte, un’originale trascrizione delle per la sua interessante musiche composte da Ennio Morricone per i produzione documen- suoi splendidi film. Sarà il momento conclusi- taristica, con L’oro di vo di una rassegna monografica, a lui dedica- Cuba (2009). Senza di- ta, comprendente la sua opera completa, per menticare, però, come quanto riguarda i lungometraggi. Si compor- Montaldo sia stato un au- rà il ritratto di una lunga, prestigiosa carriera, tore televisivo, che ha assai variegata in cui Giuliano Montaldo ha rinnovato il genere ‘sce- onorato il cinema italiano da regista, da pro- neggiato’ con il raffina- duttore, da operatore e da responsabile cultu- to e spettacolare Marco rale. Si inizierà a conoscere questo straordi- Polo (1982), il quale, nario autore attraverso un documentario all’epoca, ebbe un gran- molto interessante, Quattro volte vent’anni de successo. La retro- (2012), firmato da Marco Spagnoli, che lo ha spettiva si svolge dal 16 presentato nel Salone della Cineteca Sarda il febbraio al 12 marzo tra 16 febbraio, al debutto della retrospettiva. In Cagliari e Elmas, grazie seguito, durante gli appuntamenti della mani- all’Associazione Alam- festazione, gli spettatori, soprattutto i più bicco, in collaborazione giovani, avranno modo di apprezzare dei ca- con i circoli del cinema polavori assoluti come Sacco e Vanzetti (1971), La macchina cinema L’Agnese va a morire (1976), Giordano Bruno (FICC) e il periodico (1973), alcuni nati dalla collaborazione con il on-line Diari di Cine- suo attore prediletto Gian Maria Volontè. club; è una delle più D’altronde, anche Montaldo aveva mosso i complete monografi- primi passi nel mondo della celluloide come che sul regista realizza- interprete. Lo ricordiamo giovanissimo nel te in Italia e non si esau- primo film girato da Carlo Lizzani, Achtung! Ban- risce con le proiezioni. diti! (1951), ma anche in alcuni cammei esem- Infatti, sarà anche dato plari, come, recentemente, nel Caimano (2006) spazio, alla presenza di Nanni Moretti. Il regista genovese ha opta- dell’autore, al suo libro to sempre per una produzione assai accurata, autobiografico Un mar- a volte, lasciando lunghi intervalli tra un’ope- ziano genovese a Roma, ra e l’altra, costantemente alla ricerca di un scritto due anni fa, a film che rispettasse la sua coerenza ideologica quattro mani con la e estetica, spaziando dal genere avventuroso a giornalista e sceneggia- quello decisamente impegnato nel sociale, fi- trice Caterina Tarica- no a tentare pure un certo tipo di fantascienza, no. Il testo racconta 41 n. 37

I dimenticati #18 Gail Russell Corpo snello e flessuo- conquista» (’47) di James Edward Grant, che la so, lunghi e ondulati vide per la prima volta accanto a John Wayne, capelli corvini, sguar- «Calcutta» di John Farrow (’47) ancora con do da cerbiatta, ma- Alan Ladd, il noir «La notte ha mille occhi» di gnifico sorriso, viso Farrow con Edward G. Robinson, l’avventuro- d’angelo: Gail Russell so «La strega rossa» di Edward Ludwig, di disponeva di naturale nuovo con John Wayne, «La luna sorge» di fotogenia e sufficiente Frank Borzage, tutti del ’48. Nel frattempo, la dose di talento per sua paura di non figurare secondo le aspetta- Virgilio Zanolla sfondare nel cinema, tive come attrice giunse al parossismo: tanto ma era un’anima deli- che nelle scene da girare in teatri di posa i re- cata e psicologicamente fragile, che per riu- gisti avevano fatto appendere delle lenzuola scire a sopravvivere in un mondo spietato e dietro la macchina da presa, in modo che ella, competitivo come quello della settima arte scorgendo solo il personale tecnico stretta- finì per rovinarsi la salute. Elizabeth Russell mente qualificato, si sentisse meno a disagio. era nata il 21 settembre del 1924 a Chicago, fi- Quest’insicurezza nelle sue prestazioni - im- glia di George, un musicista, e della moglie motivata, essendosi mostrata in più occasioni, Gladys Barnet. Nel 1938, quando Gail contava e affrontando generi diversi, ottima interprete quattordici anni, la famiglia lasciò l’Illinois e - la portò a rifugiarsi sempre più nell’alcool. si trasferì in California, dove il padre trovò L’anno seguente Gail sposò Guy Madison, un Gail Russel in Paramount Pictures impiego nella Loockheed Corporation e lei, prestante attore californiano, molto apprezza- sentendosi molto attratta dalla pittura, fre- to dal pubblico femminile, che l’aveva lunga- moschettieri dell’aria» di Joseph Pevney (’51). quentò una scuola tecnica, dove per la sua bel- mente corteggiata. La prima tegola le cadde Ma una multa per alcolismo le fece presto at- lezza venne subito definita ‘la Hedy Lamarr sul capo pochi mesi dopo, quando l’attrice torno terra bruciata, ed ebbe serie difficoltà a della Santa Monica High School’. Un giorno, messicana Esperanza Bauer, moglie di John ottenere nuove parti; la sua stabilità coniuga- facendo autostop assieme a un compagno di Wayne, intentando domanda di divorzio dal le ne venne minata: così nel ’54 lei e Madison scuola, venne caricata da un dirigente della divorziarono. Sola e senza lavoro, per gua- Paramount Pictures, William Meiklejohn, rire dalla dipendenza dai liquori Gail si ri- che colpito dalla sua fresca avvenenza le volse alla Alcolisti Anonimi. Nel ’56, mo- propose un contratto di studio e formazio- strandosi davvero suo amico, Wayne le offrì ne per diventare attrice, con un salario ini- la parte di coprotagonista a fianco di Ran- ziale di 50 dollari alla settimana e l’obbligo dolph Scott e Lee Marvin nel bel western di seguire un corso di recitazione. Per Gail, che stava producendo, «I sette assassini» di che era timidissima, non fu una buona noti- Budd Boetticher (’56). Lo stesso anno, ella zia: ma poiché in quel momento la sua fa- apparve pure in un episodio della serie tv miglia, in pessime condizioni finanziarie, «Studio 57», e nel ’57 interpretò il film noir era ridotta a vendere i mobili di casa per pa- «Il vestito strappato» di Jack Arnold. Ma gare il mutuo dell’appartamento, spinta sebbene si fosse messa in cura, il richiamo dalla madre finì per accettare. «Quando la della bottiglia fu per lei troppo forte: così, Paramount m’offrì quel contratto, dormivo alle 4 del mattino del 6 luglio di quell’anno, sui giornali nel pavimento del salotto di ca- guidando ebbra la sua decapottabile nuova sa» confessò anni più tardi. Esordì davanti infranse la vetrina d’un coffee shop sul Be- alla macchina da presa nel ’43, e dopo un pa- verly Boulevard e ferì un guardiano nottur- io di piccoli ruoli in «Henry Aldrich Gets no sessantaseienne. Arrestata e fotografata Glamour» di Jimmy Lydon e «Le schiave in manette accanto a un poliziotto, disse della città» di Mitchell Leisen fu promossa confusa: «Ho bevuto un paio di drink. No, coprotagonista accanto a Ray Milland ne forse quattro. Oh, non so più quanti. In «La casa sulla scogliera» di Lewis Allen (’44), ogni caso sono fatti miei». Benché fosse an- un film fantastico dove interpretò con cora una bellissima donna, ottenere nuove grande sensibilità Stella Meredith, la nipote parti le riuscì sempre più difficile. Lavorò an- dell’ex proprietario d’una casa, una ragazza cora nel dramma sentimentale «No place to dalla psiche turbata a causa del cupo passa- Gail Russell e John Wayne Land» di Albert C. Gannaway (’58) e in «The to della famiglia funestato da un delitto; il Silent Call» di John A. Bushelman» (’61), in- film, che Scorsese giudica tra i migliori di marito accusò quest’ultimo d’essere amante centrato su una famiglia d’emigrati; furono i sempre nel genere terrore, ottenne grande della Russell, giacché egli s’era adoperato per- suoi due ultimi film. Il 27 agosto 1961 venne successo e fece di lei una star. Come Stella, ché avesse il ruolo di protagonista femminile trovata morta sul pavimento del suo piccolo Gail aveva i nervi fragili: durante la lavorazio- ne «La strega rossa»; Wayne però negò, am- appartamento a Brentwood, dove giorni pri- ne del film, la timidezza e il timore di non es- mettendo semplicemente d’essere suo buon ma s’era chiusa a disegnare, dipingere e bere: sere all’altezza che l’attanagliavano la spinse- amico. In quel periodo, il ricorso di Gail agli tra i suoi quadri e bottiglie di vodka ormai ro a bere alcolici per darsi coraggio. Ebbero alcolici giunse al punto che nel 1950 la Para- vuote. Aveva trentadue anni, undici mesi e sei esito favorevole anche le successive pellicole mount non gli rinnovò il contratto. L’attrice giorni. A Hollywood, dove riposa nel Valhalla cui prese parte: come la commedia «Our Hear- non ebbe difficoltà a lavorare con altre case di Memorial Park Cemetery, la ricorda una stella ts Were Young and Gay» di Allen (’44), il dram- produzione, e ottenne ruoli da protagonista al 6933 della Walk of Fame. matico «La corsa della morte» di Raoul Walsh in film di prestigio come il drammatico «Lin- (’45), a fianco di Alan Ladd, il western «L’ultima ciaggio» di Joseph Losey (’50), e il bellico «I Virgilio Zanolla 42 [email protected]

3 - 8 MAGGIO 2016

Valdarno Cinema Fedic

67° Concorso Nazionale “Premio Marzocco”

www.cinemafedic.it

Scadenza per iscriversi: sabato 5 marzo 2016

Scarica il bando su www.cinemafedic.it

Valdarno Cinema Fedic è un evento di eccezione ed è supportato da Diari di Cineclub. Segreteria del Festival: Tel./fax 055 940943 — E-mail: [email protected]

Italia, Terzo millennio: Nuovo Cinema del reale. Rassegna cine- matografica itinerante. Elmas, Serdiana, Quartu Sant’Elena, Monserrato, Cagliari, Terralba. Una serie di riflessioni sulle nuove tendenze del cinema del reale italiano. Dal 6 febbraio al 5 marzo 2016. Programma consultabile e scaricabile www.alambicco.org - www.ficc.it - www.cineclubromafedic.it www.facebook.com/events/1661653230776298/ info: [email protected] – tel 3280951378

Buon compleanno Faber. Letteratura, Cinema, Musica, Arte, Im- pegno civile. Cagliari, Quartu Sant’Elena, Soleminis, Assemini, Montevecchio, Monserrato, Donori, Sassari, Serdiana, San Spera- te. Dal 14 febbraio al 6 marzo; 43 n. 37 Toni Servillo, oltre l’attore Mark Film E’ raro in Italia che un e Roberti) affrontano il personaggio da varie attore o un’attrice no- angolazioni, analizzano il poliedrico percorso Inaugurato a Marino (Roma) il nostante il successo ab- di Servillo (attore ma anche spesso regista dei Circolo del Cinema aderente biano un’attenzione suoi spettacoli) da quando giovane mosse i editoriale non dico in primi passi col Teatro Studio di Caserta e pas- alla FICC tempo reale ma nean- sando per Teatri Uniti fino ai successi -cine Alberto Castellano che in tempi ravvici- matografici e teatrali oltre i confini nazionali. nati. Gli editori italia- E tutto il libro poi ruota in maniera diretta o ni in genere un po’ per pigrizia culturale, un indiretta, con riflessioni esplicite o dirama- po’ per calcoli commerciali (spesso poi smen- zioni mascherate sul nucleo teorico della “cen- titi), prima di dedicare ad tralità della questione essi un libro (sia in forma dell’attore” come spiega- di biografia, sia in forma di no i curatori nella prefa- saggio o raccolta di più sag- zione: “ Toni Servillo è un gi) aspettano la consacra- attore e un artista che sta zione definitiva sancita da segnando il tempo pre- una carriera brillante, da sente, e non solo in Italia. una produzione prolifica, E quando accade che è un da una popolarità trasversa- attore ad essere il luogo le, da riconoscimenti critici di catalizzazione di inte- e premi. Del resto quanti ressi e desideri, di aspet- grandi interpreti italiani tative e riconoscimenti, hanno dovuto aspettare un vuol dire che lo spazio per bel po’ di anni prima di ve- tenere aperta un’interro- dersi celebrati con mono- gazione su “chi siamo”, su grafie (in alcuni casi ci han- “chi è quel soggetto” che si no preceduto i francesi). veste e si sveste sulla sce- Toni Servillo sembra l’atto- na della vita ordinaria, ri- re ideale per vincere certe mane aperto. Vuol dire resistenze, per mettere Toni Servillo Oltre l’attore che un’interrogazione sul Dopo mesi di lavorazione, nasce finalmente d’accordo la tendenza edi- A cura di Roberto De Gaetano e Bruno Roberti corpo, la voce, le parole nella cittadina dei colli laziali, il circolo Mark toriale diffidente difron- Saggi. Arti e lettere - 2015, pp. X-278, ISBN: come materiali che edifi- Film, il primo a carattere cinematografico te a un’eccessiva popola- 9788868432416* Donzelli Editore - Roma cano il nostro mondo e dall’Appia a Lanuvio, nel cuore dei Castelli Ro- rità e quella insofferente sui desideri, le volontà e mani. Sorta nei locali dell’ex “cinema dei preti” alle icone troppo legate al cinema d’autore. E le pulsioni come suoi motori, continua a insi- di Marino, l’attuale Sala Giovanni XXIII, la infatti un editore importante e sofisticato co- stere con forza e resta non liquidabile da nes- struttura ospita oltre a un’emeroteca specia- me Donzelli, che è riuscito spesso a far incon- suna presunta totalizzante iconosfera”. Il cor- lizzata, la Cineteca “San Marco”, un catalogo trare come lettori il pubblico di massa e gli in- poso volume che si apre con un intervento di oltre tremila titoli in vhs ereditati dall’Uni- tellettuali, ha da poco dato alle stampe un dello stesso Servillo intitolato “L’accadere del versità Gregoriana volume sull’attore napoletano dal significati- teatro” ed è articolato in tre parti, Sguardi ad di Roma. Il circo- vo sottotitolo (Toni Servillo – Oltre l’attore, ampio raggio, Letture di spettacoli, Ritratti lo affiancherà al Donzelli Editore, pp. 277, euro 25). Insomma elaborati da scrittori a lui vicini, restituisce classico cinefo- uno dei più grandi attori italiani – e sicura- come meglio non si potrebbe le implicazioni rum anche labo- mente il più europeo – della sua generazione, teoriche, linguistiche, semantiche, estetiche ratori pratici, at- forte di un successo non solo italiano, di una della “pratica dell’attore” così come l’ha intesa tività di ricerca e non comune incisività espressiva, di una stra- Servillo, una pratica che lo ha portato a impor- di formazione, ordinaria duttilità multimediale, di un cari- si nel cinema come icona inscindibile dal ci- con corsi di storia sma invidiabile, ha avuto il privilegio di veder nema di Sorrentino e nel teatro come inter- e tecnica cinema- raccolte analisi, riflessioni, interviste su di lui prete e regista tradizionale e innovativo al tografica, corsi di mentre è nel pieno della sua attività artistica. tempo stesso di autori italiani e non solo come fotografia e alfa- Anche se già alcuni anni fa il Festival del Cine- Goldoni, De Filippo, Molière, Marivaux. Come betizzazione in- ma Europeo di Lecce gli dedicò un volume a scrivono i curatori: “E’ un omaggio a un grande Entrata della sala del Circolo formatica. Tra i corredo di una retrospettiva completa dei suoi artista che di volta in volta, attraverso la finzio- del cinema Mark Film (foto di presenti nella se- film. I due curatori Roberto De Gaetano, pro- ne, la parola, la mimica, e con indosso una ma- Andrea Fabriziani) ra del 26 aprile, il fessore ordinario di Filmologia presso l’Uni- schera sempre diversa, è riuscito a catturare il presidente della versità della Calabria, e Bruno Roberti, profes- pubblico, a commuoverlo, a divertirlo. Le sue in- FICC Marco Asunis, la Vice Presidente Patri- sore associato di Istituzioni di regia presso la finite interpretazioni dell’esistenza umana ce ne zia Masala e il direttore di Diari di Cineclub stessa Università, hanno voluto parlare dell’at- fanno cogliere la vera essenza, comunicando- Angelo Tantaro tore Servillo ma per andare appunto oltre l’at- ci qualcosa di potente, che arriva all’improvvi- DdC tore, esplorando la multiforme attività dell’uo- so e sorprende. E’ la straordinaria forza del te- www.senzafrontiereonlus.it/inaugurato-il-circo- mo di spettacolo (cinema, teatro, televisione, atro e del cinema, quella di gettare un ponte lo-del-cinema/ radio, readings), perlustrando anche gli aspet- tra la narrazione e la vita”. ti più nascosti di una personalità complessa, Mark Film, Via Garibaldi di un attore/artista/intellettuale. E hanno ar- Marino (Roma) ruolato una ventina di critici, studiosi, teorici Andrea 348.5557923 di varie discipline e di generazioni e formazioni Alberto Castellano Luciano 328.5814587 diverse. I saggi (compresi quelli di De Gaetano Matteo 333.6916616 44 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica. La Direzione Generale Cinema ha congelato i tempi delle domande in attesa di un decreto che detti modalità e nuovi criteri per i contributi alla promozione cinematografica FICC: l’incertezza politica della legge sul cinema blocca le attività culturali cinematografiche Documento fortemente critico deliberato dalla direzione nazionale Giornate piene e inten- se quelle vissute dalla FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema negli ultimi giorni di febbraio, co- me ogni anno, per ri- spettare i tempi della programmazione e pre- Marco Asunis sentazione delle do- mande al MiBACT. E quest’anno lo si è fatto nonostante proprio dal MiBACT siano arrivate qualche mese fa dispo- sizioni che congelano le domande sui contri- buti, in attesa di ancor non definiti nuovi de- creti attuativi. Già due mesi dei dodici dell’anno sono trascorsi e niente si è mosso. Prima della riunione della direzione naziona- le convocata il 28 febbario u.s. per esaminare questa cristallizzata situazione e soprattutto programmare l’attività 2016, una delegazione FICC insieme al Direttore di Diari di Cineclub Roma Quadraro 27/28 Febbraio 2016, la Direzione Nazionale della FICC presso l’Associazione Culturale Enrico Angelo Tantaro, si è recata a Marino, città sui Berlinguer che ha ospitato la riunione (foto di Maria Caprasecca) Colli Albani nell’area dei Castelli Romani, vec- chio importante avamposto militare nel pe- Federazione per tutto il 2016. Ma la discussio- rimaste senza risposta. Provo qui a riportarne riodo medievale. E’ stata una visita per festeg- ne ha affrontato anche la situazione che si è qualcuna: “Non è che le due proposte di legge, per giare la nascita del nuovo circolo del cinema determinata con la proposta del disegno di altro ancora senza una verifica seria e ampia, ri- Mark Film. Una realtà sociale accogliente nota legge parlamentare presentata dai senatori schiano di creare un corto circuito politico e bloccare nazionalmente per la sua antica sagra dell’u- del Pd, quali primi firmatari, Rosa Maria Di tutto quanto? Non è che in attesa dei nuovi decreti, va. Abbiamo scoperto anche delle sofferenze Giorgi e Sergio Zavoli. Una proposta a cui si è i tempi della programmazione e della certezza dei patite a causa del pesantissimo prezzo pagato sovrapposto un altro disegno di legge del go- contributi saltino al punto tale da non lasciare nel secondo conflitto mondiale con centinaia verno collegato alla finanziaria del Ministro margini per l’attività del 2016? Ma quali garanzie di vittime civili e la distruzione di tanta parte Franceschini, incuneandosi giusto qualche hanno le Associazioni con la nuova legge sul recu- della città. Una comunità che avrà adesso l’op- giorno prima dell’incontro fra la delegazione pero dell’art. 18, l’unico che riconosca la funzione portunità di riconoscere meglio se stessa e delle Associazioni Nazionali di Cultura Cine- strategica nazionale delle AANNCC?”… E ancora: rapportarsi al resto del mondo grazie alla vo- matografica - AANNCC (di cui racconta in “Anche se venisse approvata la legge prima delle ca- lontà e all’impegno di un gruppo di giovani questa stessa rivista Candido Coppetelli) e la lende greche, quanto bisognerà attendere per vedere che hanno voluto far nascere il circolo del ci- Commissione Cultura del Senato, che solo approvati i decreti attuativi, senza i quali non si nema, nuovo luogo di confronto e democrazia della prima proposta di legge doveva discute- muoverebbe niente? Ma non sarebbe stato preferi- per i marinesi. Ospite nella sede dell’associa- re. Tali percorsi legislativi così chiaramente bile mantenere l’esistente, fino ad attivare il nuovo zione culturale Enrico Berlinguer, tra le più poco coordinati, sono stati preceduti da di- sistema legislativo a percorso compiuto e a legge ap- vivaci della capitale, la direzione nazionale sposizioni organizzative fortemente discuti- provata?”. A fronte di queste domande senza della FICC si è svolta nel quartiere popolare bili. E’ a fine 2015 che la DGC avvertiva dell’im- risposta, la decisione del Direttivo FICC di in- romano del Quadraro. Il Quadraro è un quar- minente emanazione di un nuovo decreto con viare una lettera di forte preoccupazione al tiere non lontano da Cinecittà. E’ anch’esso regole nuove per il sostegno alla promozione Ministro Franceschini e al Direttore Generale luogo da set cinematografico per molti regi- cinematografica. Si sospendeva così il decreto MiBACT Borrelli, “affinché venga ripristinata sti. Identità e storia del Quadraro hanno ri- dell’invio delle istanze, a partire da quelle che la situazione di diritto gravemente lesa dai chiamato alla memoria il barbaro rastrella- si sarebbero dovute presentare prima del 31 comportamenti tesi a violare una legge in vi- mento nazista nell’aprile del ’44 ordinato da dicembre 2015 (promozione cinematografica gore”, è parsa scelta obbligata. Una nota criti- Kappler, subito dopo l’eccidio delle Fosse Ar- in Italia e all’estero). E’ difficile non pensare ca, accompagnata in parallelo dalla domanda deatine. Era la ricerca del cosiddetto nido di ve- che tra il decreto annunciato e la formulazio- per i contributi del 2016 come fatto da altre spe della resistenza partigiana, particolar- ne di una nuova legge sul Cinema non vi fosse AANNCC, tesa a sollecitare un bisogno di mente pungente ed efficace nel quartiere. una idea di relazione stretta. Ora, senza en- chiarezza e certezze di cui oggi si ha estremo Oltre 1.000 furono i deportati nei campi di trare nel merito delle contraddizioni e della bisogno. concentramento polacchi e tedeschi. Per que- discussione che si è sviluppata sui due disegni Marco Asunis ste ragioni il Quadraro è Medaglia d’Oro al va- di legge, quel che rischia di risultare ingesti- lor civile! In questa particolare atmosfera, bile è la decisione, hic et nunc, di sospendere l’incontro della direzione e dei segretari dei subito le regole del gioco e i tempi delle doman- centri regionali ha riguardato anzitutto la de, senza avere chiari gli sviluppi futuri. Tante programmazione generale dell’attività della domande nella direzione sono rimbalzate e

45 n. 37 Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei, da Oscar l’undicesima edizione Un festival non competitivo con lo sguardo rivolto ai Paesi bagnati dal Mediterraneo per ricercarne l’anima A Sant’Antioco, isola Sarajevo. Forte dunque il tema dell’integra- del sud-ovest sardo, zione e dell’incontro tra le culture, reso anco- “Passaggi d’Autore” fa ra più attuale dal progetto “Sport” che ha visto rima con tradizione. Il la collaborazione tra registi israeliani e pale- Festival del Cortome- stinesi alla realizzazione di un film collettivo. traggio Mediterraneo Cinque giornate vissute intensamente dalle è giunto infatti alla oltre 1700 persone che si sono avvicendate sua undicesima edi- nella sala consiliare di Corso Vittorio Ema- zione. Un viaggio lun- nuele per assistere alle proiezioni e che hanno go, quello iniziato nel potuto presenziare alla prima nazionale di 2005 grazie all’impe- ben sette lavori tra i quali l’apprezzatissimo Jacopo Cocco gno e alla dedizione “Victor XX” di Ian Garrido Lopez, terzo pre- dei soci del Circolo del Cinema “Immagini” (F.I.C.C.), un progetto che ha visto la luce co- Liceo Linguistico “E. Lussu” di Sant’Antioco e me rassegna di opere di autori esclusivamen- agli studenti dei corsi di lingue della Facoltà te sardi ma che, edizione dopo edizione ha ab- di Studi Umanistici dell’Università di Caglia- bracciato i talenti provenienti dalle numerose ri. Faceva invece il suo esordio assoluto il wor- e complesse realtà di tutto il Mediterraneo, kshop “Social Media Communication & Pro- mare tempestoso e per questo ricco, almeno motion”, dedicato alla comunicazione e alla di storie. A due mesi dalla conclusione dei la- promozione, tramite social media, del territo- vori, è tempo di tirare le somme. Tra le proie- rio e delle attività del festival. Il laboratorio, zioni di maggior fortuna a “Passaggi d’Auto- tenuto dall’esperta di web marketing Laura re: Intrecci Mediterranei” c’è sicuramente Soma e rivolto agli studenti dell’Università di “Ave Maria”, diretto dal giovane regista pale- Cagliari, si è arricchito di un corso di critica stinese Basil Khalil e oggi candidato agli cinematografica e stesura di recensioni tenu- Oscar nella categoria “Best Live Action Short”. mio Cinéfondation al Festival di Cannes 2015. to da Sara Martin, giornalista e docente pres- Non l’unico però – tra i 67 lavori proiettati fra Nutrito anche il numero dei laboratori rivolti so l’Università di Udine. Oltre ai laboratori, ha il 4 e l’8 dicembre 2015 nell’Aula Consiliare Co- ai ragazzi che desiderano avvicinarsi alle pro- fatto parte del carnet delle attività collaterali munale di Sant’Antioco – a ricevere il plauso fessioni creative. Ado Hasanović, direttore ar- la mostra “Retrattos, abiti e volti della tradi- internazionale. “Piknik” del croato Jure Pavlo- tistico del festival, ha condotto il workshop zione sarda”, un progetto nato dalla collabora- vić, vincitore del premio European Film “How to make a short film” che ha visto il zione tra il fotografo Alessandro Spiga, il cui Awards 2015; “Varicella” del giovane Fulvio Ri- coinvolgimento di 15 studenti e studentesse studio sull’abbigliamento tradizionale sardo suleo, vincitore alla 54ma Semaine de la Criti- del Liceo Scientifico “E. Lussu” , indirizzo ar- procede oramai da tre anni, Giuseppe Udas, que (Festival di Cannes 2015),e, ultimo di una tistico, di Sant’Antioco, nella realizzazione appassionato di arte e tradizioni, e Gianmario lunga lista, “El Corredor” dello spagnolo José del corto “Lisabetta da Messina”, proiettato in Demartis, già direttore della sezione etnogra- Luis Montesinos, “Mejor Corto de Ficcion” chiusura del festival e per il quale i ragazzi fica del Museo “Sanna” a Sassari. Non soltan- vincitore ai recenti Premi to cinema, dunque, tra gli ob- Goya. Stesso riconoscimento biettivi del Circolo del Cinema aggiudicatosi un anno prima Immagini di Sant’Antioco, da “Café para llevar” di Patricia promotore e anima del festival Font, anch’esso tra i lavori pro- già all’opera con lo scopo di iettati. Un’edizione ricca di an- portare sull’isola i migliori niversari – quella 2015 – e con giovani talenti mediterranei un importante omaggio riser- anche nel 2016. L’essenza di vato al cinematografo per i “Passaggi d’Autore” trova effi- suoi 120 anni: 12 cortometraggi cace descrizione nel suo sotto- e una sezione dal titolo “Medi- titolo, intrecci mediterranei: a terraneo ritrovato”, un viaggio voler essere valorizzate non tra i porti della Costa Azzurra, sono esclusivamente le eccel- “Ave Maria” di Basil Khalil, regista originario di Nazareth. il cortometraggio ha ricevuto la dell’Italia meridionale e insula- lenze artistiche di un bacino nomination per gli Oscar 2016 re, fino all’Africa del nord, in talvolta trascurato, quanto le compagnia dei reperti del primo ‘900 forniti hanno partecipato a tutte le fasi realizzative: collaborazioni e gli scambi che – nel cinema, a dalla Cineteca di Bologna e delle musiche ese- dal casting, alla stesura della sceneggiatura, partire dal cinema – propongono un’alternati- guite live da Emanuele Contis, Andrea Grani- alle riprese, al montaggio. Assieme al regista va alle tensioni contemporanee nella speran- tzio e Guido Sodo. Un viaggio proseguito poi Ado Hasanović, Andrea Gabriele e Giulia Flo- za che, per dirla con Dostoevskij, la bellezza tra i Balcani grazie a un focus incentrato sulla ria Andorka del Centro Sperimentale di Cine- giunga infine a salvare il mondo. Bosnia Erzegovina a vent’anni dal trattato di matografia di Roma hanno curato rispettiva- Jacopo Cocco Dayton che ha posto fine al conflitto tra le re- mente fotografia e montaggio. È arrivato pubbliche dell’ex Jugoslavia. Tredici corti e le invece alla sua quinta edizione il laboratorio testimonianze dei registi Srđan Vuletić e Ado “La traduzione audiovisiva: i sottotitoli per il Laureando in Scienze della Comunicazione, è collabora- Hasanović, in compagnia di Daniele Onori cinema e la televisione”, tenuto dalla profes- tore radiofonico e appassionato di giornalismo e social dell’Ufficio Cultura dell’Ambasciata d’Italia a soressa Martina Sedda e rivolto ai ragazzi del media 46 [email protected] YouTube Party #17 Poetiche Hacking Demo (messing with loud neighbors) Cantico delle Visualizzazioni - 800’996 (link) creature La trama - In un suo essa, trarre conoscenze segrete: prima dell’e- precedente video, Jose mersione di internet, i teosofi ottocenteschi Barrientos impiegò le postularono l’esistenza di una Biblioteca Aka- sue arti magiche (ma- shica, una collezione di pensieri, eventi ed gia, e non hacking, da- emozioni codificate su un piano non-materia- to che il secondo è ille- le dell’esistenza. Duecento anni prima, John gale) per sopprimere la Dee evocava gli angeli perché gli insegnassero terribile musica dance la lingua enochiana (e la collocazione dei va- Massimo Spiga indiana che rombava scelli ostili alla Regina d’Inghilterra). Un po’ nell’appartamento dei come ora accade per i romanzi di fantascien- suoi vicini, dalle nove del mattino fino a tarda za (o, in senso generale, per l’arte), la tradizio- Altissimu, onnipresente bon Signore, sera. In questa clip, Barrientos ci illustra il “ri- ne magica ha scoperto nuovi territori cultura- tue sò le laude, la gloria e l’honore tuale magico” da lui svolto per ottenere questo li, forgiando concetti inediti, che, in seguito, et onne benedictione. risultato. Utilizzando un PC su cui è installato hanno trovato una loro incarnazione materia- Ad te solo, Altissimo, se konfano il sistema operativo Kali Linux, intercetta il le. Man mano che l’infosfera si sviluppa e in- et nullu homo ène dignu te mentovare. traffico Wi-Fi del network bersaglio e ne ottie- globa parti sempre più sostanziali delle nostre ne la password di rete. In seguito, cattura un vite, diviene, di fatto, un’estensione dei nostri Laudato sie, mi’ Signore, flusso d’informazioni proveniente dal princi- sensi e delle nostre menti; la realtà stessa mu- cum tucte le tue creature, spetialmente mes- pale computer del network, e impiega John ta in codice. E, in quel regno, gli stregoni del sor lo frate Sole, The Ripper per decrittarlo. In questo modo, codice sono destinati a sviluppare una capaci- lo qual è iorno et allumini noi per lui. ottiene lo userid e la password Et ellu è bellu e radiante cun grande splendore: necessari per accedere al succi- de Te, Altissimo, porta significatione. tato computer in qualità di am- ministratore. Tramite Psexe, Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le riesce quindi a caricare un’i- Stelle: stanza di Meterpreter sul PC in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. bersaglio, prendendone il com- Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento pleto controllo a distanza. et per aere et nubilo et sereno et omne tempo, L’esegesi - La genesi della pro- per lo quale a le Tue creature dài sustentamento grammazione costituisce un passaggio di civiltà tanto so- Laudato sì’, mi’ Signore, per sor ’Acqua, stanziale quanto la transizione la quale è multo utile et humile et pretiosa et dalla cultura orale a quella scritta. In insieme tà d’azione che è preclusa, per definizione, casta. ad essa, fin da quando la prima scheda perfo- agli illetterati digitali. Ad esempio, ricordia- rata comandò il movimento del primo telaio mo come i suoi compagni analfabeti conside- Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu, Jacquard nel 1790, si manifestò la possibilità rassero Sant’Agostino un uomo dotato di stra- per lo quale ennallumini la nocte: dell’hacking. Con “hack” intendiamo la sfida ordinari superpoteri: riusciva a guardare un ed bello è bello, et iocundo et robustoso et for- intellettuale consistente nel superare o elude- foglio e, in silenzio, leggere la mente di chi l’a- te. re in maniera creativa le limitazioni di un si- veva scritto. È ora di studiare il codice, non Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre stema basato su un codice, in modo da ottene- trovate? Verrà presto il giorno in cui un Terra, re risultati innovativi e brillanti. Il termine è hacker volenteroso potrà tirare bombe a ma- la quale ne sustenta et governa, spesso associato allo spirito giocoso e pionie- no nei vostri sogni. et produce diversi fructi con coloriti fiori et ristico dei suoi praticanti. Come nota a margi- Il pubblico - Gli hack e gli hacker non apparten- herba. ne, segnaliamo che “hacking” è anche il nome gono più alle esoteriche sfere culturali delle di un’arte marziale inglese del settecento, università, come avveniva negli anni ’50. Lo Laudato sì’, mi’ Signore per quelli ke perdona- consistente nel prendere a calci negli stinchi dimostra il modo in cui buona parte del pub- no l’avversario. Il nostro Jose Barrientos, riferen- blico racconta i propri exploit informatici per lo Tuo amore dosi all’hacking come “magia”, tocca inconsa- contro i vicini di casa. Un’altra fetta di spetta- et sostengono infirmitate et tribolazione. pevolmente un interessante nodo culturale. tori elogia Kali Linux, uno strumento straor- Beati quelli ke ‘l sosteranno in pace, Così, come la chimica e la psicologia possono dinario, capace di diffondere la cultura della ke da Te Altissimo, saranno incoronati. essere considerate il superamento (e/o l’uto- sicurezza informatica proprio come il suo pia) della tradizione alchemica, la programma- omologo “generalista”, Linux, ha diffuso quel- Laudato sì’, mi’ Signore, per sora nostra Morte zione e l’hacking soddisfano il sogno di “azio- la informatica tout court. Altri spettatori pro- corporale, ne a distanza” tramite “formule incantate” spettano l’alternativa pre-digitale di sfondare da la quale nullu homo vivente po’ skappare: della tradizione magica occidentale. Entram- la porta del vicino rumoroso e prenderlo a cal- guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; be le discipline mirano alla comunicazione ci nel culo. Vi è una grande soddisfazione nel beati quelli ke troverà ne le Tue santissime vo- con entità inorganiche, e, spesso, al loro sog- notare come parte del pubblico, posto innanzi luntati, giogamento, in forma di daemones (sia nel alle circostanze mostrate nel video, abbia un ka la morte seconda no ‘l farrà male. senso di subroutine informatica sia di entità unico desiderio: conoscere di più, fare di più, disincarnata di natura intermedia tra l’uomo essere di più. Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate e il divino), cosicché svolgano gli incarichi co- e serviateli cum grande humilitate. mandati. Inoltre, entrambe le discipline mira- no a interfacciarsi con l’infosfera esterna e, da Massimo Spiga Francesco (1224) 47 n. 37

E’ uscito il n. 551 di Cineforum Sauve qui peut Che la bellezza non sal- provincia, portando poi le conseguenze del Zaccagnini, Elisa Baldini, Paola Brunetta, An- verà il mondo lo sappia- suo gesto alla conclusione più grottesca. E ton Giulio Mancino, Roberto Lasagna, Dario mo. Forse per questo è inevitabile. Nessuno è un angelo, e chi cono- Tomasi, Chiara Santilli, Tullio Masoni/La isla ancora più struggente sce il cinema lo sa: non ci ha già pensato Hi- mínima - Perfect Day - A Bigger Splash - Asso- la decisione di due per- tchcock a mettere in chiaro che tutti abbiamo lo - Un posto sicuro - Regression - Uno per tut- sone che scelgono di una colpa da nascondere, soprattutto gli in- ti - A testa alta - Le ricette della signora Toku collaborare, a dispetto nocenti? - The Visit - Chiamatemi Francesco. Il papa Adriano Piccardi dei rispettivi ruoli (il Adriano Piccardi della gente 48 conquistatore e lo “sconfitto”), per salvare tut- Percorsi ta la bellezza del Louvre, per evitare che vada Rinaldo Vignati/Sulle tracce di Elvis. dispersa e forse persa, chissà dove. Una parte Il segno degli sceneggiatori in Birdman 61 non indifferente della forza di Francofonia Gianluca Pulsoni/Rebecca Baron, Twilight sta proprio nella ricostruzione di questa alle- Zones 68 anza disinteressata (e votata, peraltro, all’o- Torino Film Festival blio di quanti, poi, avrebbero continuato a Tullio Masoni/Concorso 73 gioire dei suoi risultati, negli anni successivi, Bianca Morsiani/Festa Mobile 75 come di un regalo in qualche modo dovuto: Alberto Morsiani/Festa Mobile. Britannia Fo- struggente, dunque, ma anche istruttivo). Il rever 76 tema della salvezza sembra attraversare que- Giampiero Frasca/After Hours 78 sto numero di «Cineforum», come un raggio Alessandro Lanfranchi/Onde 79 di luce che accentua le zone d’ombra in una Alessandro Uccelli/TFF-DOC 81 stanza. Due donne la cercano nell’amore che Chiara Zingariello/Una questione di vita e di la società in cui vivono considera come inac- morte 83 cettabile perversione. Tre sorelle accolgono Paolo Vecchi/Cose che verranno 85 nella loro casa la sorellastra minore, offrendo- Festival le il calore di un’amicizia che va ben oltre la Chiara Boffelli/Festival de San Sebastian 87 condivisione di un padre ormai morto e per- Paolo Vecchi/Le Giornate del Cinema Muto a mette alla ragazzina di affrontare il tormento Pordenone 89 di sentirsi il frutto di un amore che anni pri- LE LUNE DEL CINEMA a cura di Nuccio Lo- ma ha fatto sciogliere una famiglia. Un avvo- dato 91 cato americano si ritrova a difendere una spia SOMMARIO sovietica dal destino segnato: non solo la salva EDITORIALE dalla sedia elettrica, ma, acquisendo passo do- Adriano Piccardi/Sauve qui peut 1 Come abbonarsi po passo la sicurezza che gli permetterà di di- Primopiano Francofonia Abbonamento annuale (10 numeri): stricarsi nell’intrigo internazionale cresciuto- Roberto Chiesi/L’oblio dopo la tempesta 5 Italia: € 60,00 gli intorno, finirà per ricondurre alle rispettive Anton Giulio Mancino/Parigi città aperta 8 Estero: € 100,00 Patrie non uno ma tre individui. Un adole- I FILM Extra Europa via aerea: € 120,00 scente senza altri numeri da giocare se non la Luca Malavasi/Irrational Man di Woody Allen Studenti * / soci Lab 80/ Amici della Fonda- sua scorbutica ironia non salverà la ragazza di 15 zione Alasca / Fic / Aiace / Agis Scuola: € 54,00 cui è stato costretto a diventare amico, ma in Mariangela Sansone/Carol di Todd Haynes 18 Abbonamento annuale (10 numeri) solo PDF: compenso, grazie a lei, riacciufferà la propria Antonio Termenini/Il ponte delle spie di Ste- ***NOVITÀ*** vita e il rispetto di sé. Ugualmente, un mani- ven Spielberg 21 35 euro polatore di persone, manipolato dal sistema Fabrizio Liberti/Dio esiste e vive a Bruxelles di Abbonamento annuale (10 numeri) CARTA- che crede di controllare, trova una via d’uscita Jaco van Dormael 24 CEO + PDF: ***NOVITÀ*** nel fallimento cui si lascia andare come in una La visione di Ea Intervista a Jaco van Dormael Italia: € 85,00 deriva. E la moglie di Dio tutti sembra salvarci 28 Estero: € 125,00 grazie a un colpo di scena e di stato portato a Simone Emiliani/La grande scommessa di Extra Europa via aerea: € 145,00 termine con la souplesse e il tempismo che Adam McKay 30 Studenti * / soci Lab 80/ Amici della Fonda- soltanto i veri poveri di spirito, a loro stessa Claudia Bertolé/Little Sister di Kore-eda Hi- zione Alasca / Fic / Aiace / Agis Scuola: € 75,00 insaputa, possono esibire. Che cos’è dunque rokazu 33 CINEFORUM questo bisogno che si alza a volte come un gri- Giacomo Calzoni/Star Wars – Il risveglio della Rivista mensile di cultura cinematografica do, a volte solo un sussurro, e accomuna in un forza di J.J. Abrams 36 edita dalla FIC – Federazione Italiana coro solidale uomini e donne di ogni età, ceto, Federico Pedroni/La felicità è un sistema Cineforum contesto? Tutti questi film si fanno portavoce complesso di Gianni Zanasi 39 Via Pignolo, 123 di un’angoscia che ha a che fare sicuramente Giampiero Frasca/Quel fantastico peggior an- 24121 Bergamo con la consapevolezza del Leviatano che ci se- no della mia vita Tel. +39.035.36.13.61 gue; angoscia metabolizzata nei modi più di- di Alfonso Gomez-Rejon 42 Fax +39.035.34.12.55 versi eppure sempre riconoscibile. Anche Giancarlo Mancini/Heart of the Sea – Le origi- quando c’è chi prova a prenderla per le corna ni di Moby Dick di Ron Howard 45 [email protected] trasformandosi in un angelo vendicatore di Emanuele Rauco, Rinaldo Vignati, Edoardo http://rivista.cineforum.it 48 [email protected] Musical maestro! Quando l’operetta diventa film “Qui è il vero teatro”, mi e il più famoso “The merry widow” (La vedova scriveva Mario Fratti in allegra) del 1934 tratto dall’operetta di Franz una delle numerosissi- Lehár, su libretto di Victor Léon e Leo Stein, e me lettere del nostro ispirato alla commedia omonima di Henri rapporto epistolare che Meilhac (1861). Frugando nella storia trovia- va avanti da più di qua- mo “Love Me Tonight” (Amami stanotte), un rant’anni. Si riferiva a film del 1932, diretto da Rouben Mamoulian New York, dove lui ha tratto omonima opera teatrale di Paul Ar- Lucia Bruni scelto di vivere e lavora- mont e Léopold Marchand. Qualcosa che ci fa re dall’inizio degli Anni Sessanta, e quelle paro- riflettere sul musical come mediazione fra te- le erano la risposta a una mia domanda del atro e cinema nella sua visione più completa, è perché di questa scelta. Commediografo aqui- il film “Quarantaduesima strada” del 1933 per lano che risiede nella “Grande Mela” da oltre la regia di Lloyd Bacon con la coreografia di Mario Fratti mezzo secolo, Mario Fratti è autore fertilissi- mo di testi teatrali e musical, alcuni divenuti di Vincent Minnelli ci piace ricordare “An film, che sanno entrare nella vita quotidiana American in Paris” (Un americano a Parigi) con il passo di un realismo senza frange di del 1951, tratto dall’omonimo poema sinfonico metafora. Credo che Fratti sia uno degli auto- di George Gershwin contenuto nelle musiche ri di teatro (e non solo) fra i più versatili e pro- del film assieme al Concerto in Fa Maggiore lifici del contemporaneo, e meriti un’atten- dello stesso Gershwin, che narra di un sospi- zione a parte, in quanto la varietà della sua rato amore allietato da un tenero finale. E produzione, abbracciando un notevole arco di “West side story”, un musical che debuttò per tempo, offre l’opportunità di approccio con la prima volta a New York nel 1957. Scritto da tante realtà che mutano sotto i nostri occhi e Jerome Robbins, è una revisione in tempi mo- di cui spesso non cogliamo l’essenza. Nel derni della commedia di Romeo e Giulietta di 2007 (Ediz. BE@A) è uscito una raccolta di sue Shakespeare. Il musical diverrà un film nel opere, “Teatro dell’Imprevedibile”, con dram- 1961 diretto da Jerome Robbins e Robert Wise mi e satire e nel 2009 altre due antologie. Per- con le musiche scritte da Leonard Bernstein ché parlare di Fratti per entrare nel mondo del che insisterà sui toni molto popolari. La storia musical teatrali che diventano film? Perché ambientata nei sobborghi newyorkesi vede l’avventura del musical sullo schermo nasce giovani bande rivali fra le quali si consumerà proprio negli Stati Uniti, con il sonoro, nel un tragico epilogo. Una particolarità nella di- 1927 ed il film che segnò questo passaggio namica della realizzazione erano i dubbi dei epocale fu “The Jazz Singer” (Il cantante di ja- registi, i quali, sul set, temevano di non saper zz) diretto da Alan Crosland. Sebbene erede riprodurre con la stessa intensità e freschezza di una forma di spettacolo nata nel teatro la l’atmosfera magica di balletti e musiche evo- musical comedy; da noi, l’operetta il musical Busby Berkley. Qui il musical non si ispira a cata sul palcoscenico di Brodway. A tutt’oggi ha conquistato un’autonomia creativa tutta una commedia teatrale già esistente ma ha un invece il film risulta fra i migliori musical nel- sua nel cinema hollywoodiano, divenendo an- po’ la struttura del teatro, che riprende spes- la storia del cinema. E ancora per il confronto zi, assieme al western, il genere cinematogra- so, ma è anche l’inquadramento di una certa palcoscenico-film ecco il film musicale del fico americano per eccellenza. Ecco che Mario realtà-finzione calcolata 1965 “Tutti insieme ap- Fratti del musical “Nine”, scritto nel 1981, ne e definita, montaggio di passionatamente” diret- fa un’opera “completamente italiana perché ciò che si vuole far scorgere to da Robert Wisee e narra la vita di Federico Fellini e Marcello Ma- e di come lo si vuole rappre- tratto dalla celebre com- stroianni fuse in un unico testo”, come lui sentare; magari trasfor- media musicale teatrale stesso ha dichiarato. Una delle sue opere più mando le file di ballerine i The Sound of Music di Ro- fortunate, “Nine” (liberamente ispirata al film macchinari del palcosceni- dgers e Hammerstein, a dì Fellini del 1963 “8½”), è divenuta celeberri- co in forme viventi di un sua volta ispirata a La fa- ma per la particolarità del soggetto, tutto ita- universo dinamico. “Qua- miglia Trapp (The Story of liano, e per la grande quantità delle rappre- rantaduesima strada” è the Trapp Family Singers), sentazioni di successo replicate negli anni, anche uno sguardo sul romanzo autobiografico non solo nei teatri di New York ma anche in backstage, su ciò che ac- di Maria Augusta von quelli di Londra e Parigi. Di “Nine” è stato rea- cade dietro le quinte per- Trapp. La trama, più che lizzato un film nel 2009 sotto la direzione di fino nei suoi risvolti di nota, racconta le vicissitu- Rob Marchall. Ed ecco un po’ di storia. Parten- carattere sociale. Nella dini durante l’ultima guer- do dalle prime esperienze di musical, già nel trama si narrano le vi- ra di una famiglia numero- 1929 il regista Ernst Lubitsch dirige il film cende di un regista che sa la quale sfrutta le proprie “The love parade” (Il principe consorte) tratto deve mettere in scena capacità canore per salvarsi dalla musical comedy Le Prince consort di Jules uno spettacolo di va- dal destino di una deporta- Chancel e Leon Xanrof e riconosciuto come il rietà: dopo settimane di zione. In materia di musi- primo vero musical concepito per lo schermo. prove, la soubrette, ubria- cal il campo è vastissimo e Il film è famoso anche per aver iniziato il feli- ca, si fa male a un piede e le omissioni di numerosi ce sodalizio della coppia formata da Maurice al suo posto viene scelta film, di nomi come Fred Chevalier e Jeannette MacDonald, che per Lu- una sconosciuta balleri- Astaire e o bitsch interpreteranno anche “One hour with na di fila, che supera brillantemente la prova, di altre coppie famose, appaiono imperdonabili, you” (Un’ora d’amore) del 1932, tratto dall’ope- divenendo una vera star e conquistando an- ma proprio per questo…continua! ra teatrale “Only a Dream” di Lothar Schmidt che l’amore del partner. Fra i numerosi musical Lucia Bruni 49 n. 37

“Gilmore Girls”, il revival, il fandom... Recuperate gente, le ragazze Gilmore stanno tornando! 5 ottobre 2000: sulle note di “There she go- es” dei La’s, una giova- ne donna cammina per le vie di Stars Hollow fin dentro una caffette- ria, dove con la tazza in Laura Frau mano chiede dispera- tamente del caffè al proprietario. “Tu hai un problema” dice Luke: nel corso di 7 stagioni lo dirà a Lorelai molto spesso. Se seguite le serie tv - o se non lo fate, ma avete un profilo Facebook, usate Twitter, avete un blog su Tumblr, qualsiasi cosa - la no- tizia vi sarà giunta: le ragazze Gilmore stanno per tornare. E se, come la sottoscritta, siete fan - sfegatati, oserei dire - di “Gilmore Girls” (“Una mamma per amica”), questo non potrà che farvi piacere. Da mesi si vociferava di un interesse da parte di Netflix per un revival, ma solo alla fine di gennaio ne è stata data confer- ma, insieme alla notizia che a febbraio sareb-

“Gilmore Girls (Una Mamma per Amica)”, serie tv della rete WB andata in onda per sette stagioni, dal 2000 al 2007, nel 2016 grazie a Netflix tornerà sui piccoli schermi con un revival. del 2014 dopo una malattia, e - almeno per ora si è ritrovata a dover crescere sua figlia Rory - Melissa McCarthy (Sookie St. James), impe- tutta da sola, allontanandosi dall’opprimente gnata nella serie della CBS “Mike & Molly” e famiglia altolocata, che per lei aveva immagi- lanciatissima anche al cinema. Quando si par- nato tutt’altra vita (e che glielo fa pesare ogni la di teen drama e di serie tv che hanno ritrat- volta che può), e che ha trovato una nuova fa- to l’adolescenza solitamente vengono in men- miglia - stramba – negli abitanti di Stars Hol- te titoli come “Beverly Hills 90210”, “Dawson’s low. Drammi familiari, vecchie fiamme che ri- Creek”, “The OC”, “Gossip Girl” e simili. Ma per tornano, nuovi amori che sbocciano, ricerca molti, tra cui la sottoscritta, il telefilm dell’ado- dell’indipendenza e dell’autoaffermazione, il lescenza è stato “Gilmore Girls”. Forse perché tutto condito da citazioni provenienti dalla non tutti sono cresciuti vicino a un fiume da cultura pop, dalla musica, dal cinema e dalla guadare ogni sera per arrivare a casa del pro- letteratura: questa serie ha ciò che serve per Una delle prime foto dal set circolate sul web ci mostra prio migliore amico, circondati da amici con tenervi incollati sullo schermo. E quale mi- Lauren Graham (Lorelai Gilmore) in compagnia di problemi di droga o impegnati in tresche con gliore scusa per iniziare a (ri)guardare questa Yanic Truesdale (Michel Gerard). gli adulti o sfondati di soldi, ma per molte per- serie, ora che Netflix ci sta per regalare un’ul- sone è stato più naturale immedesimarsi nel- tima ministagione conclusiva? Un’offerta da bero iniziate le riprese delle quattro puntate la ragazza studiosa, amante dei vecchi film, non poter rifiutare: ci sarà un degno finale di previste - dalla durata di 90 minuti ciascuna -, musica e libri quale era Rory. O in una giova- serie - la settima stagione si era conclusa con che copriranno l’arco narrativo di un intero ne donna che con i genitori ha un difficile rap- un finale abbastanza aperto e insoddisfacente anno, nelle differenti quattro stagioni. In po- porto. O con la vita del paesello in cui tutti si per i fan - e scopriremo le famose quattro pa- co tempo è stato annunciato il cast e la crew. conoscono. La storia è semplice e per certi role con cui Amy Sherman Palladino avrebbe Alla regia tornano i creatori, nonché produt- versi anche molto realistica, se non fosse per il voluto concludere la serie (e su cui vige massi- tori esecutivi della serie, ovvero i coniugi Pal- piccolo dettaglio di base: le Gilmore sono ma- ma segretezza). Numerosi anni sono trascorsi ladino (Amy Sherman e Daniel), che avevano dre e figlia al di fuori del tradizionale rappor- da quel 5 ottobre del 2000, ma “Gilmore Girls” abbandonato la serie alla sesta stagione, sosti- to, sono migliori amiche che si raccontano rimane una serie ancora molto fresca per via tuiti nella settima da David S. Rosenthal. Sono (quasi) tutto, talmente unite che la serie in ita- delle battute brillanti, dei dialoghi veloci e rit- stati scritturati quasi tutti gli attori principali: liano ha preso il nome di “Una Mamma per mati e dei personaggi cui è impossibile non Lauren Graham (Lorelai Gilmore), Alexis Ble- Amica” e non si è trattato di una esagerazione. affezionarsi (ammettiamolo, abbiamo voluto del (Rory Gilmore), Kelly Bishop (Emily Gilmo- Lorelai è una ragazza madre, che a sedici anni bene persino al burbero Michel e all’estenuan- re), Scott Patterson (Luke Danes), Keiko Agena te Taylor). Ora, dopo 339 libri letti e menzio- (Lane Kim), Yanic Truesdale (Michel Gerard), nati, 284 film visti o nominati, 503 tazze di caffè Jared Padalecki (Dean Forester), Milo Ventimi- bevute dalle due protagoniste, siamo finalmen- glia (Jess Mariano), Matt Czuchry (Logan Hun- te pronti a tornare a Stars Hollow, per scopri- tzberger), Liza Weil (Paris Geller), David re cosa ha riservato il futuro alle protagoniste Sutcliffe (Christopher Hayden). Insieme a loro Netflix è un’azienda statunitense prima collegata al e cos’è successo in questi otto anni di assenza. ritorneranno tutti i personaggi della cittadina noleggio di dvd e videogiochi, che dal 2008 è entrata E siamo pronti a scommettere che la dipen- di Stars Hollow: la signora Kim, Miss Patty, Ba- nel mercato dello streaming tv, producendo serie denza dalla caffeina sarà ancora uno degli ele- bette, Taylor, Kirk, Jackson. Grandi assenti sa- originali. All’inizio del 2016 ha annunciato di avere in menti portanti della serie. ranno il compianto Edward Herrmann (il pa- programma il revival di “Gilmore Girls (Una Mamma triarca Richard Gilmore), scomparso a dicembre per amica)”. Laura Frau 50 [email protected] Cinema e letteratura in giallo Milano calibro 9 di Fernando Di Leo (1972) Cast: Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani, Philippe Leroy, Lionel Stander (1972) In questi giorni si par- la molto di Quentin Tarantino dopo l’usci- ta di “The Hateful Ei- ght” e ancora una vol- ta il famoso regista americano rinnova il suo tributo al cinema Giuseppe Previti italiano degli anni ses- santa e seguenti. Tra i nostri registi che Tarantino non manca mai di citare va ricordato Fernando Di Leo, un regi- sta, sceneggiatore e autore di oltre 40 film ri- scoperto da Tarantino e dalla critica negli an- ni duemila. Di Leo diresse spaghetti western, film noir, poliziotteschi. Per lui i film noir era- no “morali”, nel senso che i personaggi, anche se violenti, anche se criminali, avevano pur sempre una loro “moralità”. Ha diretto la “tri- logia del milieu”, composta da “Milano calibro 9”, “La mala ordina” e “Il boss”. Abbiamo rivi- di Ugo Piazza e dell’Americano, ma quel che per scivolare sulla buccia di banana rappre- sto per voi “Milano calibro 9” un poliziesco a colpisce è il profondo contrasto ideologico tra sentata da una donna; l’altro, Adorf-Musco, è tinte noir che tanto ha influenzato Quentin i due.Wolff è un uomo d’ordine , un conserva- forza bruta e azione, pur se nel finale si riscat- Tarantino. Qui Di Leo forse ci da il suo film tore, che vede nella violenza il deterrente mi- ta riconoscendolo nell’unica maniera che sa, migliore. Protagonisti una serie di personag- ovvero con altra violenza, che Ugo Piazza era gi caratteristici della mala della fine degli anni un vero uomo. “Milano calibro 9” si chiude con ‘6o, con al centro il malavitoso Ugo dagli occhi l’immagine di una sigaretta che si spegne e di ghiaccio e dalla mente lucida (un ottimo questo è un po’ l’emblema del film, tutto si Gastone Moschin), Rocco (Mario Adorf) fede- consuma, tutto si spegne. Questo vale per tut- ti i personaggi, buoni o cattivi che siano, an- che se in una trama così violenta, così truce, appare difficile parlare di buoni. Il soggetto fa lontanamente riferimento a un titolo di Gior- gio Scerbanenco e alle sue storie; quella del Barbara Bouchet in “Milano Calibro 9” romanzo però accentuava di più l’accenno gliore per combattere i delinquenti, l’altro in- all’inesorabile incedere del destino, era scan- vece ritiene la società occidentale troppo dito il tempo che passava, ovvero l’arco tem- marcia e in essa la malavita ha buon gioco a porale dal momento in cui Ugo Piazza esce dal carcere (e infatti si era pensato al titolo “Da lune- di a lunedi”). Il destino di Ugo lo si vede subito se- gnato, esce da San Vittore Fernando Di Leo (1932 –2003), regista, sceneggiatore e subito qualcuno lo se- e scrittore italiano. Autore di alcuni dei più interessanti gue, poi arriveranno i suoi film noir italiani. Dopo il 2000, in seguito alle ex-compari e la vicenda si dichiarazioni di stima di Quentin Tarantino, oggi Di Leo avvia. Lui passerà indenne è considerato un maestro del cinema noir tra agguati, pestaggi, tra- bocchetti, ma alla conclu- le braccio destro dell’Americano ( Lionel Stan- sione passione e tradi- der), la sensualissima e furba Nelly (Barbara mento, furbizia e fesserie Bouchet, attrice simbolo del periodo), il ma- non pagheranno sino alla linconico e misterioso Chino (Philippe Leroy) da sx Lionel Stander, Mario Adorf, Gastone Moschin fine. Di Leo dirige e orche- fedele sino alla morte al vecchio boss Don Vin- inserirsi e spadroneggiare. Una vicenda forte, stra tutto questo in maniera memorabile, in cenzo (Ivo Garrani). La trama gira intorno al assai cruda, con un vero e proprio massacro un gioco continuo di contrappesi e prospetti- furto di 300.000 dollari all’Americano e la finale, sin troppo romanzesca, ma il regista sa ve. Sullo sfondo dei tanti personaggi una vendetta sarà assai feroce, con tanti morti e creare una storia tutta ritmo creando una Mi- grande protagonista è Milano, un po’ nebbio- tanta violenza. All’interno della vicenda si svi- lano criminosa e violenta stile Chicago anni sa, un po’ oscura come l’animo dei tanti che la luppa un’altra storia: al centro due poliziotti, ‘30. Eccezioni nei loro ruolo ma assai interes- vivono. Un omaggio quindi a Fernando Di il commissario (Frank Wolff) e il suo vice Mer- santi e centrati i due protagonisti. Mo- Leo, certamente un maestro del cinema. curi (Luigi Pistilli) che si occupano della storia schin-Piazza è un freddo calcolatore che finirà Giuseppe Previti

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SARDINIA FILM FESTIVAL 2016 XI International Short Film Award

Vi informiamo che è online il nuovo bando del Sardinia Film Festival XI edizione. La scadenza per la spedizione delle opere è fissata per il 10 Mar- zo 2016. La partecipazione è gratuita. Sardinia Film Festival accetta lavori da filmmakers senza restrizione di genere, tema e formato. Per mag- giori informazioni, per il bando e il modulo di iscrizione, visitate il sito: www.sardiniafilmfestival.it fly to sardiniafilmfestival withALGHERO AIRPORT, EUROPE CLOSE AT HAND

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