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Anno VIII N. 76 | Ottobre 2019 | ISSN 2431 - 6739 Produzione Guido Fink: quel bam- Viene dopo quelle sulle bino vecchio che sa- emozioni, sulla critica, peva Via col vento a sul pubblico, sulla let- tura, ma una riflessione memoria sulla produzione cine- Con Guido Fink, scom- matografica è tutt’altro parso a 84 anni appena Alberto Castellano che secondaria, anzi in compiuti lo scorso 7 qualche modo ricuce gli agosto, tre anni esatti argomenti precedenti se non altro perché è la dopo il suo inseparabi- fase primaria quella senza la quale non esiste- le amico Lorenzo Pel- rebbero i film. Stavolta però il “tormentone Nuccio Lodato lizzari, la cultura italia- enunciativo” si moltiplica e comporta più im- na ha perso uno dei plicazioni visto che la filiera produzione-di- suoi maggiori esponenti. La critica poi – quella stribuzione-esercizio è un meccanismo tecni- letteraria, teatrale e filmica- un‘autentica pun- “A volte ritornano” di Pierfrancesco Uva co e organizzativo complesso prima di arrivare ta di diamante, nonostante il tristissimo, invo- alla collocazione del prodotto (il film) nelle sa- lontario silenzio per tragici motivi di salute, le, alla visione per il pubblico. E allora poiché le Dario Franceschini protrattosi a lungo nell‘ultimo periodo della componenti del processo sono tre la solita do- torna alla Cultura e sua esistenza. Fortunatamente e insieme pur- manda si pone per ognuna rispetto alle altre troppo, Guido ha infine potuto essere libero due: “chi produce per chi”, “chi produce cosa”, Turismo e conferma dal vincolo spietato di una prigione inevadibile: “chi produce per quale distributore”, “chi di- la malattia che lo aveva colpito nell‘esplicazione stribuisce per chi”, “chi distribuisce per quale la sua svolta: la cultu- delle sue più alte e nobili facoltà, le intellettua- esercente”, “chi programma cosa”, “chi pro- ra al mercato li. Ma del suo lavoro e della relativa, abbondan- gramma per chi” e ce ne sarebbero altre di do- tissima produzione, il proposito è quello di oc- mande. In realtà il rapporto tra i tre protagoni- La mercificazione del patrimonio cuparsi in un eventuale contributo successivo. sti (produttore, distributore ed esercente) culturale Interessano qui maggiormente alcuni meno sarebbe estremamente semplice dal punto di noti risvolti di profonda umanità. Enrico Fink vista della successione e della fisiologica gra- Il ritorno del Ministero per i beni e le Attività dualità delle tre fasi. Una volta lo era e oggi sul- Culturali con delega al Turismo, ruolo che ave- la carta lo sarebbe ancora ma in sintonia con i va già ricoperto nella scorsa legislatura, noto vari cambiamenti epocali e globali che hanno per averci lasciato la peggiore riforma dei beni investito anche il cinema con gli effetti e le de- culturali e del cinema che si ricordi, lo stesso rive affrontati negli interventi precedenti, si è che ha decretato ufficialmente la mercificazio- tutto maledettamente complicato in parte per ne della produzione artistica e del patrimonio una oggettiva difficoltà di mantenere l’essen- culturale. Afferma Stefania Brai, oggi occorre zialità dell’interazione del passato, in parte per cancellare la legge sul cinema che porta il suo i ricambi generazionali nelle rispettive catego- nome e sostenere le opere e gli autori e non le rie con operatori non all’altezza di quelli prece- imprese; bisogna ribaltare i criteri di finanzia- denti e per la miopia e spesso una conoscenza mento pubblico portando all’85 percento quelli pressapochista di un mercato sempre più com- «selettivi» – cioè ai film d’autore, all’associazio- plesso, basandosi spesso su proiezioni, previ- nismo culturale, alla formazione, ai festival, sioni in alcuni casi smentite dal box office. Il all’editoria cinematografica, eccetera – e solo il problema è che da anni il cinema italiano ha resto ai cosiddetti «automatici», cioè al merca- Guido Fink (1935 - 2019) perso un’identità anche dal punto di vista di to. Vogliamo una legge che, pur tenendo conto quel sano dualismo: da una parte il cinema delle nuove tecnologie metta al centro le sale (n. 1969), figlio suo e dell‘inseparabile consorte commerciale, dall’altra il cinema d’autore. An- cinematografiche e le opere per le sale. Voglia- e collaboratrice Daniela (anche traduttrice di che perché nel tempo si è assistito a uno stra- mo aprire un confronto con il mondo del tea- importanti testi di cinema e letteratura, a co- volgimento del mercato per cui certe comme- tro e della musica per elaborare finalmente minciare dalla monumentale biografia chapli- die fino agli anni ’90 campioni d’incasso hanno una legge quadro di riforma dello spettacolo niana di David Robinson) è un eccezionale perso vistose fette di pubblico mentre alcuni dal vivo; è necessario far tornare istituzioni real- jazzman klezmer, meritevole di notorietà an- film ostici e impegnati(vi) firmati da autori mente pubbliche le fondazioni lirico-sinfoni- cor maggiore di quella che già a piena ragione importanti si sono imposti al botteghino. E che eliminando la mostruosità del pareggio di gli è tributata. Il suo lavoro, anche con Ottavia questo può essere considerato un dato positi- bilancio; vogliamo una legge che riconosca fi- Piccolo e l’Orchestra Multietnica di Arezzo che vo se non fosse che tra i due estremi si è crea- nalmente la dignità e i diritti dei lavoratori del- dirige, è straordinario: non è del resto da tutti ta un’overdose di film di costi, matrici e ambi- la produzione artistica e dei beni culturali; i giorni il fatto che Moni Ovadia indichi con

zioni diverse che hanno creato un’impressione vogliamo proteggere, promuovere e rendere calore in qualcuno il proprio erede. Nel 1996 segue a pag. successiva segue a pag. 3 segue a pag. 4

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segue da pag. precedente opere prime (fiction e documentari) interes- “chi distribuisce per chi” (esercente e pubblico) (spesso sbagliata) nel pubblico di serialità, ri- santi cosiddette “di nicchia” ma che il sistema visto che poi entra subito in gioco l’ultimo anel- petitività e una confusione nel momento di che si è venuto a creare ha fatto di tutto per far- lo della catena e distribuzione ed esercizio con- scegliere questo o quello, complice l’equivoco le restare tali. C’è insomma da tempo una dividono miopie e responsabilità e nell’invisibi- per cui alcuni giovani registi e sceneggiatori si quantità di film italiani penalizzati dal fisiolo- lità dei prodotti finiscono per unirsi in un sono accostati ai generi con spocchia autoriale gico scarto che si è venuto a creare tra l’offerta mortale abbraccio. E allora l’ultimo tormento- e alcuni autori sono stati condizionati dalle di cinema in generale (da anni sono molto di ne “chi programma cosa” e “chi programma produzioni a strizzare di più l’occhio al merca- più di una volta i film americani, europei e altri per chi” ci porta dritto alla triste constatazione to. Ci si lamenta spesso soprattutto della bassa distribuiti o da distribuire nell’arco di una sta- del pubblico che sarà fantasma per tutto quello qualità media del nostro cinema, tutta quella gione e il cinema italiano è solo un segmento) e che si è detto in precedenza, ma quello soprav- produzione che sta tra i due estremi dei cam- la domanda potenziale che tale resta vista la vissuto è anche maltrattato e di fatto conside- pioni d’incasso dei fenomeni Boldi-De Sica e drastica chiusura di molte sale rimpiazzate so- rato un numero, una piccola massa senza iden- Zalone, per citare due fenomeni commerciali lo in parte come numero dai multiplex. Il vero tità. Se è vero che le sale si sono ridotte e i film di decenni diversi, e le massime espressioni de- problema per la produzione è cominciato da distribuire sono aumentati e quindi gioco- gli autori alla Moretti, Tornatore, Bertolucci quando si sono incrementati i finanziamenti forza bisogna privilegiare titoli stranieri e ita- ecc…. E questo viene generalmente imputato pubblici, i contributi ministeriali, le coprodu- liani più importanti e mantenere gli equilibri alla fine dell’epoca d’oro per cui si ripete “non ci zioni cinetelevisive (sia con l’emittenza pubbli- con distribuzioni più forti con relativi contrat- sono più i produttori di una volta”, “non ci sono ca che con i network privati) che hanno messo ti, è anche vero che da anni si assiste a un pres- più gli sceneggiatori di una volta”, “non ci sono in moto un meccanismo di disincentivazione sapochismo e improvvisazione di molti eser- più gli artigiani di una volta”, “non c’è più la Ci- dell’intraprendenza, delle motivazioni, del co- centi, ci si muove in una specie di giungla necittà di una volta” e via dicendo. Guardare al raggio, della lungimiranza che contraddistin- senza regole e senza linee-guida. Sarà anche passato con una punta di nostalgia è compren- guevano i vecchi produttori. E allora se produt- un ennesimo tormentone “non ci sono più gli sibile ma è anche improduttivo, perché si ri- tori e registi spendono molto del loro tempo e esercenti di una volta”, ma quelli delle ultime schia di essere troppo indulgenti e assolutori energia per le pratiche e le scadenze ministe- generazioni sono mediamente ignoranti, in- verso il peggioramento complessivo del cine- riali e per gli escamotage per ridurre budget e competenti e incapaci di capire le dinamiche ma italiano in nome di una stagione irripetibi- sostegni, come possono dedicarsi in maniera del nuovo mercato, limitandosi spesso a diven- le (un po’ come le annate del vino), di figure totale alla fase creativa? Ecco perché la doman- tare esecutori di una catena di montaggio delle (produttori, sceneggiatori, registi, attori) irri- da “chi produce per chi” (per un pubblico spes- uscite e della collocazione di film all’insegna petibili. Del resto basta chiedersi perché negli so fantasma) e “produce cosa”. O interessanti del “sotto a chi tocca”. Soprattutto in alcune re- altri paesi europei questo non è successo. Inda- film a low budget indipendenti o autoprodotti o altà difficili, bisognerebbe valutare - nella logi- gare perché i gloriosi generi degli anni ’50 e ’60 commedie costruite a tavolino - alcune anche ca di far uscire un film in questa o quell’altra si sono estinti e sopravvive solo la commedia discrete e piacevoli – con ormai vere e proprie sala, in questa o quell’altra zona della città - la con tutti gli annessi filoni e le difficoltà che tro- “compagnie di giro” (attori e attrici delle ultime valenza paratestuale, il tipo di argomento, i re- vano sempre di più da anni a girare autori che ali o potenziali destinatari-fruitori, bisogne- si erano imposti in maniera prepotente, ci por- rebbe sforzarsi di costruirsi e coccolarsi un terebbe fuori strada. Se il cinema come è stato proprio pubblico, lavorare sull’identità cultura- detto più volte è di tutte le forme espressive il le o su una logica di programmazione e comu- maggiore specchio e termometro dello scena- nicarla agli spettatori, credere di più nelle ope- rio socioeconomico e politico di un paese, è re di “nicchia” e farle crescere dando al possibile chiaro che di pari passo con i graduali problemi pubblico un segnale di programmazione anche di crescita e sviluppo dell’Italia dopo il boom rischiosa più lunga e non di una pratica di far degli anni ’60 e della crisi industriale a partire uscire certi film con l’atteggiamento di chi vuo- dai primi anni ’80 con aziende grandi e piccole le mettersi la coscienza a posto o dell’impiegato in difficoltà, alcune in ginocchio e costrette a che timbra il cartellino. Se a questo si aggiunge chiudere e altre salvate da interventi statali, generazioni anche bravi ma costanti e inter- che il rapporto degli esercenti con i distributori anche il cinema ha registrato un percorso invo- cambiabili) che finiscono in quanto a incassi è da tempo sempre più impersonale e burocra- lutivo dal punto di vista della vera e propria in- per danneggiarsi un po’ a vicenda. Una volta tico – complice la centralizzazione romana di dustria cinematografica e dei modelli e strate- condotto in porto in qualche modo il film, co- quasi tutte le società con conseguente chiusura gie produttive efficaci. Prima ci sono stati minciano le dolenti note della distribuzione e delle agenzie regionali – , il problema appare produttori alla Carlo Ponti, Dino De Laurenti- dell’uscita. Prima una delle preoccupazioni senza via di uscita. Insomma il panorama è de- is, Franco Cristaldi che hanno fatto grande il maggiori per un produttore e regista era trova- solante e difronte all’emorragia del pubblico e nostro cinema, poi sono venuti i Lucisano, Vit- re una distribuzione adeguata che coprisse il alla sensazione d’impotenza da parte degli torio e Mario Cecchi Gori e Aurelio De Lauren- territorio nazionale con un numero sufficiente operatori del settore, c’è poco da essere ottimi- tiis anche distributori che hanno cercato di di copie, lo è ancora oggi anche se per molti “pic- sti sul futuro del cinema in Italia sotto tutte le prolungare quella tradizione producendo so- coli” film spuntano sigle di distribuzioni inesi- angolazioni e su una possibile ripresa. Forse bi- prattutto commedie, mentre gli anni ’80 e ‘90 stenti o meglio create per l’occasione (si tratta sogna veramente toccare il fondo per sperare hanno visto affacciarsi nel nostro panorama in realtà di autodistribuzioni) anche perché che le associazioni di categoria si scuotano e nuove figure di produttori agguerriti, indipen- per certe opere anche di qualità è da tempo comprendano in tempo che alcune possibili so- denti che hanno cominciato coraggiosamente praticamente impossibile accedere alle stori- luzioni, alcuni ipotizzati interventi, alcuni au- a scoprire e lanciare giovani autori: Angelo che e nuove distribuzioni (vedi Movies Inspi- spicati correttivi ignorati o snobbati sono pra- Barbagallo, Domenico Procacci, Gianluca Ar- red, I Wonder Pictures, Teodora, Tucker ecc…) ticabili. E anche lo Stato dovrebbe fare la sua copinto, Giannandrea Pecorelli, Nicola Giulia- che ovviamente devono gestire titoli soprattut- parte impegnandosi in una strategia seria di no. E poi via via si sono moltiplicate piccole to stranieri più importanti. Ma il problema per intervento sul terreno delle strutture e infra- produzioni e distribuzioni che spesso appaio- molto di questo cinema con pretese autoriali e strutture, piuttosto che continuare a distribui- no in occasione di un film e poi se ne perdono spesso su temi difficili e d’attualità è relativo re incentivi ministeriali a pioggia che servono le tracce. Sono realtà che si muovono al di fuori perché visto il numero esiguo di copie su cui a ben poco se non a perpetrare una logica di ge- delle associazioni storiche Anica e Agis di pro- possono contare comunque, a quel punto avere stione lobbistica anche della cultura cinemato- duttori, distributori e esercenti, che spesso han- o non avere una distribuzione vera e propria è la grafica. no legato il loro nome a esordienti di talento, a stessa cosa. E questo legittima la solita domanda Alberto Castellano 2 [email protected] segue da pag. 1 Teatro accessibili a tutti i luoghi della cultura e i luo- ghi della partecipazione: i musei, le bibliote- che, i teatri, le sale cinematografiche, le librerie, Shake Fools le sale per i concerti, i luoghi di sperimentazione; Al Teatro Trastevere di Roma debutta la rivisitazione in chiave contemporanea dei grandi per- vogliamo promuovere e sostenere l’associazio- sonaggi shakespeariani nismo culturale e il lavoro sui territori, la for- mazione professionale e quella culturale; vo- Shake Fools (traduzio- mantenendo il “motore” originale delle azio- gliamo riportare al centro il ruolo dello Stato ne letterale “matti sot- ni, basate sulla violenza, sul sopruso e sull’in- anche nella cultura, l’unico utile della cultura è to scuotimento”) così giustizia>>. Per questo motivo, i personaggi quello sociale. La cultura, la sua produzione e intitola lo spettacolo hanno i tratti peculiari degli “archetipi” sha- la sua fruizione, deve essere un diritto di tutti, scritto e diretto da Ma- kespeariani, ma le loro storie sono ricavate dai uno degli strumenti più importanti per la cre- nuela Tempesta e Gio- fatti di cronaca contemporanea, dalle ingiu- scita individuale e collettiva, per la formazione vanni Maria Buzzatti, stizie quotidiane conseguenza dagli abusi del di una coscienza critica. Anche noi vogliamo quest’ultimo pure fra potere, dalle violenze che, nel silenzio, si con- tutto questo. E’ tornato lui. Salutato con entu- gli interpreti con un sumano giorno per giorno nelle grandi città, siasmo da importanti associazioni di catego- ruolo da protagonista, così come nella provincia italiana. Ma chi so- ria. “Bentornato da parte di tutti i produttori Giuseppe Barbanti che inaugura martedì 9 no i personaggi che emergono dall’operazione audiovisivi – scrive prontamente su twitter ottobre alle 21 (repliche alla stessa ora sino a sa- di ri-scrittura di Buzzatti-Tempesta? Vedia- il Presidente dell’Associazione Produttori Au- bato 12, domenica 13 pomeridiana alle 17,30) la mo interprete per interprete i ruoli rivestiti. diovisivi Giancarlo Leone – confidiamo sulla stagione del Teatro Trastevere di Roma. Come Emanuele Guzzardi si dividerà nella finzione sua esperienza e competenza per lo sviluppo e tutti gli anni all’individuazione del testo si è scenica fra Amleto, un politico di un “Movi- la crescita del settore audiovisivo e cinemato- arrivati attraverso un concorso drammaturgi- mento” che lotta contro la vecchia politica e grafico di cui è stato artefice nel recente passa- co. La scelta è caduta sull’originale rivisitazio- Iago, braccio destro di Cerroni Otello che fa di to”. L’Associazione Generale Italiana dello ne in chiave contemporanea di una serie di tutto per rovinare il rapporto tra Otello e De- Spettacolo (AGIS), attraverso le parole del Pre- grandi personaggi del Bardo, autore fra i più sdemona. La moglie di Otello, figlia di un noto sidente Carlo Fontana si felicita per il presti- conosciuti e amati per aver rappresentato l’a- miliardario produttore di auto di lusso, è in- gioso incarico conferito: “Nell’accogliere con nimo umano nella sua interezza, senza trala- terpretato da Mavina Graziani, che veste pure piena soddisfazione la scelta del Presidente sciarne alcuna emozione o sfaccettatura: in i panni di una Ofelia affetta da disturbi ali- del Consiglio dei Ministri di proporre alla gui- particolare per Shakespeare il rinnegare la na- mentari ingenerati anche dal venir meno del da del Ministero una figura di alto profilo -co tura umana è alla base di ogni ingiustizia, dal- legame con Amleto. Giovanni Maria Buzzatti me quella di Franceschini, con cui abbiamo av- le più lievi a quelle che sfociano in tragedie viato nel recente passato una proficua e come l’uccisione del fratello da parte del positiva collaborazione, formuliamo al prossi- fratello, del figlio da parte della madre e del mo Ministro i migliori auguri di buon lavoro, marito da parte della moglie. Nelle opere nella certezza che la stessa collaborazione sarà del Bardo, percorse da una approfondita in- foriera, in futuro, di importanti risultati”. “Al dagine su un’esistenza spesso incompren- tempo stesso – continua il Presidente dell’A- sibilmente assurda, compare la follia, il se- GIS – desidero ringraziare il Ministro uscente, gno più tangibile del disconoscimento del Alberto Bonisoli, con il quale siamo riusciti, ruolo fondamentale che riveste la natura in nonostante il poco tempo, ad interloquire con un’epoca come la nostra che dimostra di efficacia e concretezza. Continueremo ad of- non considerarla più elemento primario e frire la nostra piena collaborazione in vista indispensabile per la sopravvivenza del ge- delle necessarie riforme, già avviate da Fran- nere umano. La vicenda vede, infatti, i tratti ceschini e riprese in gran parte da Bonisoli, caratteriali di alcuni dei principali perso- che, sono certo, giungeranno in breve tempo a naggi di una selezione dei capolavori di Wil- compimento”. L’apprezzamento dell’ANICA è liam Shakespeare, come Amleto, Otello, Mac- stato espresso da Francesco Rutelli a nome beth e Re Lear presenti in una serie di figure, riveste il ruolo del protagonista dei capolavori dell’Associazione delle industrie del Cinema e che manifestano i sintomi della malattia men- del Bardo che sono imprescindibile punto di Audiovisivo. “C’è un lavoro decisivo da prose- tale con risvolti che li portano a delinquere. riferimento per la messa in scena: incappere- guire per il nostro comparto produttivo. È Quest’ultimi sono, infatti, tutti rinchiusi in mo così in Michele Morabito, detto Mac- nell’interesse generale del nostro Paese, e Da- strutture penitenziarie e ne facciamo cono- Beth17 (Nick name su Facebook), un colonnel- rio Franceschini ha la competenza, l’esperien- scenza attraverso un “fool” , o meglio “il mat- lo ambizioso, in Romus Learich megalomane za e la passione per riuscire”. Di tutt’altro avviso to” che ci guida alla scoperta della loro, a volte che si spaccia per Re degli Zingari, in Cerroni è Tomaso Montanari “Con lui la mercificazione inconfessabile, natura. <

segue da pag. 1 Armando Adolgiso: «Chi è Guido secondo Guido? Poetiche ebbe l‘illuminata presenza di spirito di con- Ti rispondo con le parole di un fornaio di Argenta, durre una lunga intervista al padre, grazie alla paese romagnolo in provincia di Ferrara. Avevo quale poterono essere rintracciate le origini ventidue o ventitre anni, insegnavo nella scuola Canzone dell’amore remote della duplice passione, americanistica media locale, e stavo portando i miei scolari -prima perduto e cinéfila, del futuro addetto ai lavori. Sfollato media- a visitare non so che mostra. Il fornaio ci ha decenne con la madre nell‘inverno 44-‘45, Gui- visti passare e ha chiesto a un bambino che conosce- do si ritrovò a condividere il rifugio scelto con va: «Ma chi è quel bambino vecchio lì con voi?». Ec- altri profughi. Tra essi un maître d’hotel d’alto co, Guido Fink è un bambino vecchio che per anni e bordo anglofono e una lettrice infaticabile di ro- anni ha fatto l’insegnante, e forse per qualche anno manzi d’amore. Essendo il ragazzino immerso lo farà ancora, e invece avrebbe voluto e vorrebbe nella lettura di uno di essi, ottenuto in presti- ancora imparare». È un peccato non poter dire to, e mostrandosi il maître incuriosito dalla in termini più concretamente tangibili delle sua precoce passione di lettore vorace, la sue umanità e simpatia. Chi non avesse avuto madre gli rivelò come il figlioletto… sapesse a la ventura di accostarlo direttamente, potrà memoria Via con vento! L‘interlocutore, allibi- ritrovarle, ineffabili e quotidiane, in un curio- to, da lì a poco non resistette alla tentazione di so video privato: Guido Fink e amici – Bagni di metterlo scetticamente alla prova, recitando Lucca, giugno 1988, di Massimo Bacigalupo a caso, senza a specificarlo, un dialogo dal ro- (https://www.youtube.com/watch?v=Sdl5HX- manzone-fiume della Mitchell (non si dimen- 7ryO8), depositato alla Mediateca Regionale Ligu- tichi che da noi il film tràttone sarebbe appar- re. Ma non si perda neppure, sempre nella con- so solo nel 1949, a dieci anni dalla realizzazione). versazione con Adolgiso (http://www.adolgiso.it/ Il giovanissimo Guido, senza alzare gli occhi enterprise/guido_fink.asp), il passaggio in cui, ri- dalla lettura, quasi distrattamente replicò spondendo a un quesito su illustri esponenti proseguendo a menadito quel dialogare. Il maît- accademici vantantisi di non mettere piede in re, stupefatto quanto ammirato, avrebbe così un cinema da vent’anni, irraggiungibilmente contribuito a compensarne la forzata assenza dichiarava: «Io soprattutto li compatisco, non scolastica, cominciando in quella situazione sanno cosa perdono. D‘altra parte mi dispiace d’eccezionale emergenza, proprio a insegnarg- anche per quegli studenti o studiosi di cinema li l’inglese! L’americanista Eléna Mortara -do- (ne conosco, ne conosco) che non hanno mai cente alla Sapienza e curatrice dei tre Meridia- letto L‘educazione sentimentale o sanno tutto dei ni Philip Roth - nello scrivere di lui ha richiamato fratelli Marx, dei fratelli Warner e dei fratelli come suoi i sei valori raccomandati per il mill- Coen, e niente dei fratelli Karamazov». Ricordi sbocciavan le viole ennio allora a venire dal Calvino postumo Con le nostre parole (1988) delle Lezioni americane: «leggerezza, rapi- “Non ci lasceremo mai, mai e poi mai” dità, esattezza, visibilità, molteplicità e coeren- Vorrei dirti ora le stesse cose za». Riportando anche un’autodefinizione di sé Ma come fan presto, amore fornita da Fink in un’intervista del 2001 con Nuccio Lodato Ad appassire le rose Così per noi L’amore che strappa i capelli è perduto ormai Non resta che qualche svogliata carezza E un po’ di tenerezza E quando ti troverai in mano Quei fiori appassiti al sole Di un aprile ormai lontano Li rimpiangerai Ma sarà la prima che incontri per strada Che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato Per un amore nuovo E sarà la prima che incontri per strada Che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato Per un amore nuovo

Il comune di Ferrara ha testimoniato il proprio cordoglio per la scomparsa di Guido Fink, studioso e docente universitario che a Ferrara è cresciuto e ha iniziato la sua attività di critico letterario, cinematografico e teatrale. I funerali sono stati celebrati l’8 agosto, nel cimitero ebraico di via delle Vigne. Ferrarese di formazione, Fink - nato a Gorizia è morto a Firenze il 6 agosto 2019 - ha studiato a Bologna ed è stato docente di Letteratura sia in Italia (Pescara, Bologna e Firenze) sia in prestigiosi atenei statunitensi (Princeton, Ucla e Berkeley), ha diretto l’Istituto italiano di Cultura di Los Angeles dal 1999 al 2003, ma ha sempre mantenuto il legame con la città natale materna. Avendo la famiglia origini ebraiche, Fink ha vissuto il dramma delle leggi razziali e del regime nazifascista che lo privò del padre, deportato ad Auschwitz, e lo costrinse alla clandestinità. Assieme alla moglie Daniela, ha curato la traduzione in italiano del capolavoro di Steven Spielberg “Schindler’s List”. Da anni viveva insieme alla famiglia a Firenze dove dal 2003 al 2004 è stato anche presidente della Comunità ebraica. Fink È sepolto accanto alla madre, Laura Bassani. Fabrizio de Andre 4 [email protected] La vita invisibile di Euridìce Gusmão o l’invisibilità della vocazione Non sempre il cinema toccarsi e nel loro viluppo seguono tangenti di felicità nella sua emancipazione di donna riesce a coniugare vir- che non convergono mai, seppure si compen- autonoma, pur continuando a scrivere invano tuosismo visivo, de- sino l’una con l’altra come fossero le uniche al- alla sorella che crede tutta presa dalla sua nuncia sociale, affre- ternative a una medesima sorte. Guida è esu- splendida carriera di pianista a Vienna. Ma sco storico e intensità berante, sogna il grande amore e crede di questa, Euridìce, meno ribelle e più ligia al do- letteraria nella stessa averlo trovato in un marinaio greco con cui vere, pur aspirando a diventare una musicista Alessandra Fagioli opera. Spesso una del- fugge ad Atene, per poi tornare abbandonata accetta di sposarsi con un uomo imposto dal le componenti prevale e incinta alla casa del padre che la caccia via padre che non la rispetta né la capisce, sacrifi- sull’altra, oppure si fondono in un insieme ra- come una reietta. Ma quella non si perde d’a- cando il proprio talento per soddisfare il ma- ramente compiuto. Karim Aïnouz riesce inve- nimo, dopo aver rifiutato il figlio appena nato rito e allevare la figlia. Eppure mantiene i rap- ce nell’intento di portare sullo scher- porti con i genitori e continua a mo il romanzo di Martha Batalha vivere in una certa agiatezza, non sulla condizione femminile nel Bra- trovando però una sua strada per sile degli anni Cinquanta attraverso esprimersi, neppure quando riesce una messinscena fortemente visua- a superare l’audizione per studiare le che riflette la sua spiccata im- al Conservatorio, dove non entrerà pronta di artista visivo. Il regista mai perché verrà internata in una brasiliano infatti ha curato installa- clinica. Se infatti la sorella ha il car- zioni e girato documentari prima di teggio per ingannare la perdita di misurarsi con i lungometraggi, sem- un grande affetto, lei non ha gli pre orientati verso tematiche sociali strumenti per sopportare l’idea che e relazionali come l’omosessualità, la quell’affetto non esista più. Tutta- prostituzione, l’abbandono familia- via, in una sorta di contrappasso, il re, il rapporto tra culture diverse, film proietta una sua compensazio- senza tuttavia raggiungere risultati ne nel presente. La ribelle, che forse particolarmente eccellenti forse per- era stata nella sua caduta la più feli- ché le sceneggiatura non era abba- ce, morirà senza mai avere un ri- stanza potente quanto il piano visivo scontro alla sua ricerca. Mentre l’al- e sonoro che costituiva l’asse portante tra, succube di un destino impietoso, di ogni suo film. Ma in quest’ultima avrà il suo risarcimento nella sco- prova l’ispirazione a un romanzo di perta delle lettere mai inviate e vivrà ampio respiro si rivela determinan- un suo istante di gloria proprio nella te nella tessitura della storia, am- memoria della sorella. Ma è di fatto bientata in location fortemente sug- la megalopoli di Rio de Janeiro a fare gestive, dominate da una geometria da vera partitura al film, scandendo- architettonica che incornicia i per- ne luoghi tanto diversi quanto pro- sonaggi e da una natura lussureg- miscui, in cui si mescolano casali as- giante animata da refoli e riflessi. sediati dalla vegetazione e favelas Eppure la cifra più interessante di sprofondate nella miseria, abitazio- questo film sembra essere proprio lo ni borghesi e fatiscenti stamberghe, sviluppo delle vicende cui il regista dove le protagoniste consumano le dà una forte connotazione storica e proprie storie parallele fino a -sfio sociale, forse più di quanto non ab- rarsi nello stesso locale dove i loro fi- bia fatto il romanzo, evidenziando gli giocano per qualche istante. Una la cultura fallocratica che riduceva le fatalità beffarda persa per un soffio donne - mogli, madri o figlie che che acuisce quell’abisso apertosi tra fossero - a soccombere a un potere loro per via non della sorte, ma della patriarcale che le privava anche dei società che ha voluto spezzare un le- più intimi slanci o delle più profon- game così forte a seguito di scelte di de aspirazioni, per condannarle a vita differenti, non certo libere ma un destino di rinunce e sacrifici op- imposte da un sistema nel quale tut- pure per rinnegarle nel caso avesse- tavia le sorelle trovano una propria ro disobbedito a queste leggi. Così forma di riscatto: l’una diventando in una perfetta partitura comple- padrona di se stessa, l’altra scopren- mentare si alternano le sorti di due do la verità delle cose. Due soluzioni sorelle, tanto in simbiosi quanto di- che le sollevano entrambe dall’eter- seguali, che prendono due derive no destino di vittime o di eroine cui opposte pur rimanendo nello stesso sono sempre state condannate le quartiere di Rio de Janeiro, senza donne. Guida e Eurìdice non sono incontrarsi mai pur cercandosi di- del tutto vittime perché continuano speratamente, separate dal padre a credere in loro stesse e soprattutto che mente su entrambe facendo cre- nel loro legame, quasi questo le te- dere l’una morta e l’altra esiliata, in una sorta lo riprende e lo cresce in povertà presso una nesse realmente in vita, e non sono nemmeno di doppio che alla fine spariglia le carte- of donna di colore che alleva i figli degli altri e eroine perché la loro femminilità frustrata è frendo una nuova geometria del racconto. che diventa la sua nuova famiglia. Conduce tutta umana e finisce col trovare una resilien- Perché più che parabole le storie delle due una vita di stenti, fa tanti lavori, offre il suo za proprio nella libertà o nella musica. donne sono spirali che si intrecciano senza corpo a più uomini ma trova una dimensione Alessandra Fagioli 5 n. 76

76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 Tra e Francesco Rosi Se una bambina viene hanno sottolineato negativamente la teatrali- dramma di chi vorrebbe vivere e lavorare one- educata a Walt Disney tà del testo come poco adeguata alla trasposi- stamente e si scontra con una realtà sociale e Francesco Rosi che zione filmica, la SQ dissente profondamente e priva di pietà e tesa all’edonismo-egoismo succede? Come donna trova estremamente godibili i dialoghi “tea- senza scrupoli dell’ambizione al puro guada- avrà gusti opinabili trali”. Tutti gli attori sono stati a dir suo ecce- gno economico. Il problema per Gloria mundi è nell’arredamento di zionali e intende citare almeno i principali: solo quello di non essere al livello di altri film casa (cercherà sempre Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Ro- di Guédiguian come, ad esempio Le nevi del Ki- i mobili di Topolino e berto De Francesco, Adriano Pantaleo, Danie- limangiaro. Ad Arianne Ascaride è andata co- Paperino), come citta- la Ioia, Giuseppe Gaudino. Antonio Barraca- munque una meritata coppa Volpi per la mi- Spettatrice Qualunque dina avrà orrore della no, “sindaco” del rione Sanità, amministra gliore interpretazione femminile (anche qui speculazione edilizia, una giustizia al di fuori dello Stato, giustizia la SQ ha goduto). Pur essendo donna poco in- come spettatrice cinematografica i suoi film applicata secondo codici etici personalissimi. cline alla riflessione la SQ giudica Martin Eden preferiti saranno Mary Poppins, Mani sulla città Un ragazzo progetta un parricidio e l’epilogo di Pietro Marcello un film da far decantare e Il Caso Mattei, come fan avrà i suoi idoli in Ju- sarà inaspettato: una legge morale c’è. Con La nella mente, un’opera difficile da giudicare lie Andrews e Gian Maria Volonté. Quest’an- mafia non è più quella di una volta di Franco Ma- con immediatezza. Ispirato all’omonimo ro- no alla Mostra d’arte cinematografica di Ve- resco la SQ si è esaltata. La fotografa Letizia manzo di Jack London, ambienta la storia di nezia la SQ non è andata per vedere Johnny Battaglia l’ha condotta per mano nella sua do- un giovane marinaio, Martin Eden (Luca Ma- Depp, Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Meryl Stre- lorosa Sicilia dove purtroppo non è grottesco rinelli), in una Napoli di epoca vaga. Gli sforzi ep, Pénelope Cruz, Scarlett Johansson, Luca lo sguardo del regista ma è grottesca certa an- del rozzo marinaio per diventare uno scritto- Marinelli, no, lei è andata per Julie Andrews. timafia. Se la mafia è oramai sempre più spes- re di successo ed essere accettato in una so- Non si è accorta delle file perJoker , lei aspetta- so quella insidiosa e pericolosa dei colletti cietà di ricchi intellettuali finirà per farlo sen- va Citizen Rosi. Con Julie Andrews le è andata bianchi gli allegri cori delle navi della legalità tire estraneo sia al suo ambiente d’origine che di lusso; di Guadagnino non ricorderà Chia- a volte occultano il non sapere di molti ragaz- a quello cui ambiva appartenere. Con un Luca mami col tuo nome ma ha ascoltato, assaporato, zi e si stenta a credere che un Ciccio Mira, in- Marinelli che, a parere della SQ, ha vinto una apprezzato e condiviso il discorso fatto in oc- credibile impresario di spettacoli, esista dav- immeritata coppa Volpi (il suo Martin Eden casione del Leone d’oro alla carriera assegna- vero e non sia frutto della fantasia di Maresco. non è certamente la sua migliore interpreta- to quest’anno all’attrice inglese. Si è spellata le Canti neomelodici e volgari palcoscenici, si- zione; forse il premio potrebbe considerarsi mani ad applaudire la sua attrice del cuore e si lenzi, omissioni, grida sgangherate e canti una Coppa Volpi “alla carriera”) è comunque è estasiata a rivederla in Víctor Victoria. Da Ci- stonati: questa è una brutta realtà raccontata un gran bel film. Ma ha, secondo una - diso tizen Rosi è rimasta un po’ delusa, il documen- in modalità documentaristica. Ma se Borselli- rientata SQ, troppo, dentro una troppo ricca tario le è apparso piuttosto scarno ma il lavoro no e Falcone non sono figure che compaiono trama. Ci sono le grandi ideologie, ci sono di Carolina Rosi e Didi Gnocchi le ha consen- in sogno per fare miracoli è pur vero che la lo- ambientazioni con tempi sovrapposti, ci sono tito comunque di ripercorrere le scene dei ro eredità é stata raccolta da molti e non biso- amori dolorosi e amicizie solidali, ci sono im- film di Rosi più famosi sui quali la SQ aveva gna disperare, una battagliera Battaglia ce lo magini di repertorio che irrompono in scene avuto modo di scoprire alcuni interessanti re- ricorda. Robert Guédiguian è una delle pas- in costume e i costumi non sempre sono quel- troscena anche attraverso il bel libro Io lo chia- sioni della SQ. A Guédiguian la SQ sarebbe di- li dei tempi rappresentati (donne con crinoli- mo cinematografo conversazione con Giuseppe Tor- sposta a perdonare tutto ma Gloria Mundi non ne che guidano automobili moderne e uomini natore. La SQ, forzata a non concentrare la sua ha bisogno di essere “perdonato”. E’ un film col fez sulla spiaggia dove sostano gruppi di attenzione solo sulla Andrews e su Rosi, fini- corretto e pulito, nelle corde del regista e con uomini di colore). The Laundromat di Steven sce per ammettere che quest’anno la Mostra il solito ottimo cast (Ariane Ascaride, Jean- Soderbergh, dal libro di Jake Bernstein Se- internazionale del Cinema di Venezia ha of- Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs- crecyWorld: Inside the Panama Papers Investiga- ferto molti apprezzabili film.Le sorprese più Demoustier, Robinson Stévenin, Lola Nay- tion of Illicit Money Networks and the Global Elite, gradite per lei sono state Polanski, Martone e mark). Da una storia di una nascita e di una la SQ confessa d’averlo visto solo per godersi Maresco ma Soderbergh e Andersonn, se non famiglia con difficoltà economiche si arriva al , Gary Oldman e Antonio Bande- fosse superficiale com’è nel suo stile, non ras. Nonostante l’ignorante sprovvedutezza avrebbe potuto giudicarli da meno. J’Accuse di che la contraddistingue anche la SQ ha capito Roman Polanski, tratto dal romanzo L’Ufficia- senza faticare troppo alcuni meccanismi del le e la Spia di Robert Harris, ha tenuto la SQ in- sistema perverso che alimenta, sotterraneo, la chiodata alla poltrona (scomoda) del Pala- superficie della finanza globale. Una rete di biennale. Panoramiche capaci di contenere connivenze favorita da professionisti immo- intere parate militari e primi piani capaci di rali che beneficiano di traffici illeciti muoven- scavare nella profondità degli animi. L’affare do milioni di dollari. Om Det Oandliga (About Dreyfus, il dramma di un giovane ufficiale endlessness) di Roy Andersson è un insieme di ebreo si intreccia al dramma del testimo- quadri viventi alla Hopper capaci di stimolare ne-dirigente militare Piquard. Un irriconosci- profonde riflessioni sulla vita partendo da bile Louis Garrel dà il volto ad un credibile Al- momenti banali del quotidiano. La SQ, che fred Dreyfus ed un altrettanto credibile Jean però è sempre irrimediabilmente dissacrante Dujardin dà il volto all’irreprensibile e batta- (anche con opere che trattano argomenti seri gliero Georges Picquart. Nonostante le pole- come le crisi della fede e anche con il regista miche iniziali su Polanski, J’accuse ha ricevuto che con Un piccione seduto su un ramo riflette il premio della Giuria e la SQ ne è stata felice. sull’esistenza ha vinto un precedente Leone Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone, d’Oro), ha notato che i colori delle immagini basato sull’omonima commedia in tre atti scrit- sembravano realizzati per una vetrina di Inti- ta da Eduardo De Filippo, a parere della SQ, è il missimi, tutto grigio perla e rosa cipria. Inoltre più bel lavoro di Martone. Alcune critiche ne segue alla pag. successiva 6 [email protected]

segue dalla pag. precedente vicino non perde di vista nessuno ma è in- po’ male anche di altre opere. A Herdade di Tia- la SQ ha trovato la lentezza dei dialoghi esa- quietante e per questo motivo gli autori sono go Guedes saga di una famiglia portoghese sperante per altri Spettatori Qualunque come carogne con l’attore che interpreta questa fi- possidente di un latifondo sulla riva del fiume lei, ma, grazie alla lentezza, ha potuto ascolta- gura, Marcello Fonte, perché disseminano la Tagus. La storia della tenuta fa da sfondo ad re nel nordico film O sole mio cantata per inte- sceneggiatura di indizi da “nera” facendogli eventi della vita politica, economica e sociale ro, si è distratta e non si è annoia- dagli anni 40 fino agli anni 90. ta. Dei film in concorso le è Lunga è la storia, altrettanto dispiaciuto aver perso il film di (inutilmente) lungo sembra il apertura La verité di Hirokazu film. Da Waiting for the Barba- Kore-eda, basato su un’opera tea- rians di Ciro Guerra la SQ è usci- trale di Kore-eda mai realizzata. ta. Jhonny Depp era veramente Ha capito che è una narrazione troppo antipatico (forse per que- molto francese di uno dei mag- sto bravo). Fuori c’era il sole e la giori registi giapponesi contem- SQ ha preferito il mare. Il film è poranei, vincitore della Palma tratto dal libro Aspettando i barba- d’Oro nel 2018 per Un affare di fa- ri del premio Nobel John M. miglia, realizzata con interpreti Coetzee. La SQ si ripromette di francesissime, Catherine Deneu- leggere il libro (se lo capirà o lo ve e Juliette Binoche. Anche per leggerà sino in fondo non è dato Marriage Story di Noah Baum- sapere ma i colti cinefili sosten- bach la SQ ha temuto di aver per- gono non sia stato ben riportato so un bel film con una storia inte- sullo schermo). The painted bird di ressante su un divorzio che si Vàclav Marhoul tratto dall’omo- svolge tra New York e Los Ange- “Le verità” di Hirokazu Kore’eda nimo romanzo di Jerzy Koninski les e un cast di ottimi attori. Pec- non lo è andato a vedere perché cato sicuramente che abbia perso Adults in the temere di dover fare il canaro in un’altra peri- ha letto le strisce di Disegni su Ciak-news, il Room di Costa-Gavras. Le fonti serie della po- feria romana, rinchiudendo la bambina nella quotidiano della Mostra, e ha capito che il ra- co seria SQ assicurano sia stato un vero capo- gabbia dei criceti. Invece lo stralunato impic- gazzino ebreo protagonista avrebbe subito lavoro. Tra tante sorprese positive non pote- cione sarà solo l’acquirente della macchina tutte le disgrazie e torture immaginabili e che vano mancare per la SQ le trappole deludenti. dei vicini e colui che eviterà alla bimba di tutte le disgrazie e le torture sarebbero state Trappole perché la SQ ci casca sempre ad ave- prendersi la polmonite ospitandola a casa e narrate con dovizia di particolari ed efferatez- re fiducia in chi ha apprezzato in precedenza. distraendola con i cartoni animati. Peggio di za di immagini. Per tenersi allegra e distrarsi Delusione perché la SQ si aspetta, ad esempio Vivere c’è solo Ema di Pablo Larrain. Ema ha l’SQ è andata a godersi nelle comode poltrone Grandi Cocomeri e partenze di dolci bimbe un lanciafiamme e incendia la àcitt . Fa della Sala grande due ore e mezza di funerali francesi di nome Mignon e invece poi incappa stalking agli assistenti sociali. Si scopa e si fa di Stato: State Funeral di Sergei Loznitsa, do- nella tremenda famiglia di Vivere di Francesca scopare dalle amiche (una per volta e poi tutte cumentario sui funerali di Stalin nel 1953, ha Archibugi (coautori Virzì e Piccolo che però, in una volta), da un’avvocatessa, poco dal ma- pienamente risposto alle sue aspettative (tra presumibilmente vergognandosi del risulta- rito (proprio) e molto dal pompiere marito Molotov, Malenkov, Berija e Kruscev ha, per- to, hanno tenuto in più occasioni, a precisare (dell’altra). Mariana Di Girolamo (Ema) balla sino, riconosciuto Togliatti). Il pianeta in mare di aver portato minimi contributi alla sceneg- bene ma ha la stessa espressione quando bal- di Andrea Segre l’ha annoiata. Il film di chiu- giatura). Sintesi di Vivere: Il padre (Giannini suraThe Burnt Orange Heresy di Giuseppe Ca- junior) non lavora mai e si scopa la ragazza al- potondi l’ha stupita perché, nonostante l’am- la pari. La ragazza alla pari ha crisi mistiche bientazione italiana, le è sembrato un film ma si fa scopare dal papà della bambina. La americano (anche se non sa dire se questo sia bambina forse ha crisi d’asma psicosomatiche un fatto positivo o negativo) e solo una scatola perché il papà e la ragazza alla pari scopano e di biscotti Montebovi l’ha ricondotta in patria. si scordano di lei (che così rischia anche una Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores polmonite). La mamma (una Ramazotti sem- l’ha colpita perché in questa edizione della pre uguale a se stessa) si dimentica il portafo- Mostra sono buoni solo i padri putativi e per- glio, la bambina, la lista della spesa e le chiavi ché Claudio Santa Maria ha un’ottima voce e di casa. Il fratellastro della bambina sniffa co- si presenta come degno emulo di Modugno. caina, vomita, gioca a bowling ma è l’unico Pettegolezzi a margine: Nevia di Nunzia Di che mette i suoi soldi a disposizione della fa- Stefano era un bel film, peccato che la regista miglia di incapaci e confusi. Il nonno, inter- si sia emozionata tanto da scappare dall’in- pretato da Montesano (che la SQ pensa voglia contro con il pubblico trascinandosi via anche rifare la “romantica donna inglese” visto che la giovane protagonista, un comportamento la bambina deve imparare quella lingua) fa poco professionale. Il pubblico che attendeva l’intrallazzatore con i politici e si scopa i trans il dibattito è rimasto deluso, la SQ, delusa an- (unica figura positiva, il trans). La madre del che lei, ha deciso di metterla a questa piccola ragazzo (prima moglie del papà) non sa pre- gogna. Guédiguian con tutta la compagnia parare neanche un uovo per il pranzo della (moglie e compagni d’infanzia e di lavoro) ha domenica ma ordina sempre con lo smar- preso l’autobus (non un macchinone con auti- tphone gli stessi spaghetti con le vongole allo “Adults in the Room” di Costa-Gavras sta) per andare a cenare in una popolare trat- stesso ristorante. Neanche la madre della la, quando scopa, quando insegna. Ha respin- toria del Lido di Venezia. Julie Andrews ha gi- bambina sa cucinare, infatti brucia il pollo. to un bimbo adottato perché ha dato fuoco al- rato tutto il terzo piano del Casinò e il palazzo Per fortuna c’è un bravo medico che si offre di la zia, poi lo cerca disperatamente ed è per del Cinema per salutare e ringraziare perso- curare la bambina ma si distrae anche lui e si questo che scopa e da fuoco alla città. Tutto fi- nalmente tutti gli impiegati della Biennale scopa la madre; forse per questo la bambina nisce bene perché dopo 102 minuti il film fini- bloccati dietro le loro scrivanie. ha una crisi d’asma pure durante il ricovero. Il sce. A parte i peggiori la SQ ci tiene a dire un Spettatrice Qualunque 7 n. 76

76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 Martin Eden: la memoria nel volto Questo film straordinario, fuori da ogni sche- dell’incontro reciproco. Tornano del pari ap- Martin Eden, onni- ma nella sua assoluta e imprevedibile libertà, propriate in proposito le parole di Carlo Levi sciente e onnipre- può suscitare, due diverse reazioni. La prima (da Un volto che ci somiglia, 1959) scelte dallo da quanti all’oscuro dei precedenti lavori di stesso Marcello e dalla sua eccezionale colla- sente Pietro Marcello in regìa e di Maurizio Braucci boratrice Sara Fgaier per concludere L’umile Nel, tutto sommato, in sceneggiatura. La seconda di chi invece li Italia, il loro episodio dal titolo pasoliniano nel rassicurante cielo del avesse già messi a fuoco. Il gruppo è reso certo collettivo 9 x 10 novanta (2014): «L’Italia della cinema italiano dell’ul- maggioritario dalle angustie sempre più pe- fatica umana e del riposo, della misura e tima edizione della santi della logica distributiva e dell’agonìa del- dell’armonia, dell’unitaria presenza: del co- Mostra di Venezia, le sale. In esso, almeno ove presenti potenziali raggio, della pazienza, del primo salto creati- Martin Eden di Pietro valenze di ascolto adeguato, la sorpresa sarà vo e poetico nell’esistenza e nella storia. Ed ec- Marcello ha rappre- stata assoluta e (ci si augurerebbe, non v’è cer- co, già le immagini bianche e nere si colorano, sentato un inatteso tezza…) festosamente disorientante. Per l’al- come paesaggi notturni al primo chiarore del fulmine che ha ani- tro, naturalmente minoritario, la mato, diviso e quindi visione avrà rappresentato una Tonino De Pace intercettato l’atten- rassicurante e definitiva confer- zione del pubblico. In ma di quanto promesso da La boc- realtà il film del regista casertano ha anche ca del lupo o anche, per i più ad- avuto il merito di animare un dibattito che dentro, Il passaggio della linea o va al di là della semplice recensione e che sa, Bella e perduta, per limitarsi ai ti- invece, di ricerca e studio della struttura di toli di maggior durata. O quanti, un film che conserva le caratteristiche non per Braucci, avessero fatto caso solo di una narrazione, ma di una più accu- alla sua firma, tra l’altro, per Go- rata indagine sulle caratteristiche struttura- morra e Reality, L’intervallo e Anime li dell’opera, con una coraggiosa dedizione nere, La paranza dei bambini e ap- all’invenzione e ad una mai banale creatività punto Bella e perduta con Marcello visiva. Marcello aveva dimostrato le sue doti quattro anni fa. La trovata ma- di originale manipolatore della materia del dre- obiettivamente spiazzante quanto vin- mattino, come sogni che si accendono di luce racconto con il precedente Bella e perduta in cente- è stata quella di recidere a priori ogni con i colori della memoria. Tutta la memoria cui erano intimamente mescolati, tanto da radice vincolante di tempo e di spazio rispetto in un volto. Che ci somiglia». Oggi il cinema, costituirne ossatura indistinguibile dal rac- alla vicenda originaria di Jack London. Di ge- se si voglia guardare in prospettiva, si salva conto, elementi della tradizione popolare nio lasciare oltretutto al super-partenopeo soltanto possedendo la capacità di uscire dagli con la necessaria e mai invasiva mediazione protagonista l‘originaria connotazione ana- schemi omogeneizzanti e rifluenti che stanno della cultura del pensiero che faceva da rac- grafica -Martin Eden, letto come si scrive...- avendola vinta a tutti i livelli, anche i più ele- cordo narrativo all’interno del fantastico fissata da Jack London centodieci anni fa. vati e insospettabili. Marcello e Braucci appa- mondo dentro il quale i personaggi del reale Identico procedimento, per coerentissima iono tra i pochi che non si limitano ad averne si confondevano con quelli del mito, rivelan- analogia, per l’altrettanto memorabile Russ coscienza -qui il gruppo è più numeroso- ma do quel cinema la sostanza del sogno. Un ap- Brisseden di Carlo Cecchi. Laddove tutti gli al- ne traggono coerentemente le conseguenze in proccio già inconsueto che nasceva come tri personaggi si tramutano di nazionalità, scelte e comportamenti. Un discorso a parte documentazione della contemporaneità, se- passando dalla famiglia Morse di San Franci- merita Luca Marinelli, al di là della Coppa Vol- gnata dalla figura di Tommaso il custode del- sco all’italianissima Orsini, dove Ruth diventa pi con cui la giuria veneziana ha tentato in la villa patrizia in rovina, e che approdava, in- Elena e via dicendo. Il progetto viene da lonta- qualche modo di compensare un mancato vece, ad una rilettura del mito il cui mentore no: la lettura di London offerta da Braucci a maggior riconoscimento. Quando due anni fa era Pulcinella, eterna incarnazione della Marcello quando studiava al DAMS. Ma la sua era uscito l’ultimo film dei Taviani, Una que- saggezza filosofica del quotidiano. Martin elaborazione fa tesoro delle ricorrenze e stione privata da Fenoglio, Emiliano Morreale Eden prosegue, rinnovandosi, su quella stra- dell‘intero arsenale tematico e visivo dell’au- l‘aveva definito, con la consueta acutezza: «l’u- da e sembra avere chiaro l’autore che il suo tore, per sua e nostra fortuna felicemente nico attore italiano a poter interpretare la feb- intento non è tanto quello di mettere in sce- „isolato“, nella propria unicità, sulla scena ita- brile ossessione di Milton». Sembra quasi la na il profilo meramente narrativo del suo liana. E denotante anche una capacità di de- profezia del suo successivo incarnare con al- soggetto, quanto piuttosto, attraverso il suo clinare il repertorio visivo accessibile analoga trettanta potenza e appropriatezza, oggi, an- cinema, dare vita ad una struttura diegetica a quella della coppia Gianikian-Ricci Lucchi che Martin. Quando le voci della critica, una del tutto a se stante e non replicabile, film negli esiti migliori. E di far tornare come nu- volta tanto, dall’uscita veneziana a quella na- dopo film, se non nella sua ideazione che trimento ulteriore alcune costanti lineari delle zionale immediatamente successiva, risulta- faccia riferimento ad un mondo esistente, sue prove precedenti: in maniera e misura che vano sostanzialmente unanimi nel registro sulla carta e solo nel cinema, ma al tempo il Morandini, degli ultimi anni aveva saputo positivo, è giunto un autorevolissimo opposto stesso credibile e vivente. Un sistema com- cogliere infallibilmente: «Il suo sguardo è lim- parere: “Se tutti i grandi critici si inchinano e plesso nel cui impianto risultano metaboliz- pido ma non asettico: qua e là capace di trasfi- plaudono al capolavoro, mi faccio da parte e zati e quindi pienamente organici alla strut- gurare il colore di un’alba, il torpore del son- non pretendo di attribuire al mio gusto sog- tura complessiva, più elementi che messi no, la smania dell’insonnia, i rumori e il gettivo e parziale un valore oggettivo, assoluto insieme conferiscono all’opera una origina- chiasso». E ancora, in successiva occasione. e universale” ha scritto Gianni Canova. A par- lità che sorprende lo spettatore. Tutto appare «E‘ per ‚felici pochi‘ questo anomalo e origina- te l’inevitabile dubbio sull’esistenza odierna di però perfettamente calibrato secondo un pro- le film, brusco e ispido, tenero e scabro». Un “grandi critici”, non si può che concordare con fondo accordo tra le parti differenti, con un ef- tempo si invocava il cinema di poesia: è un au- la sua conclusione del Magnifico Rettore fetto visivo finale che fa della coerenza istinti- tentico peccato che Morando e Martin Eden non IULM. va un insieme complesso, solo apparentemente abbiano potuto vedersi concedere il tempo (n.l.) segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente ritrova anche la sintesi del mito – prosegue ideale al quale l’autore sente di appartenere e semplice e, ma sempre naturale. Pietro Mar- l’autore – che resta rappresentata dagli inserti riversa questa aspirazione nella sua espressio- cello sembra quindi dedicarsi più alla ricerca d’archivio che uniscono la quotidianità nove- ne cinematografica, diventando le sue imma- di una lingua che possa tradurre le sue illumina- centesca alla grande storia di quel secolo, sve- gini inscindibili dal profondo legame che l’e- zioni da riversare nell’ambiente sito della narrazione, così del suo racconto, più che al pu- arricchita, sa dimostrare anche ro atto espositivo. In altre paro- sotto il profilo di una costante le, più all’invenzione che attin- coerenza. Proprio la naturalità ga all’immaginazione utopica, o meno, la coerenza o l’incoe- che alla stretta coerenza detta- renza di queste, nella finale co- ta dal testo dal quale si attinge. struzione dell’opera film, ha co- Una ricerca che coniuga in mo- stituto argomento di dibattito do innovativo il profilo intellet- attorno al film. Riteniamo che tuale delle sue operazioni e le riflessioni di De Gaetano, quello più strettamente legato sommariamente riportate, ab- alla tradizione più popolare. biano centrato il tema che ruo- Sono queste le scommesse, fino ta attorno al clima che il regista ad oggi vincenti del regista e è riuscito a realizzare attraver- Martin Eden conferma ampia- so la coesistenza di tempi e di mente queste sue doti non co- spazi differenti. Marcello è riu- muni e anzi un po’ aliene nel ci- scito a creare attorno al suo nema italiano, almeno con personaggio onnisciente e on- l’intensità e la resa visiva che il nipresente, un universo quoti- lavoro fin a qui svolto dal regi- diano in cui convivono i tempi sta campano ha comportato. e le immagini che non sono “ar- Immaginiamo che il film, in cui chivi visivi”, ma temi viventi e convivono più epoche e più ri- quindi contemporanei. Questo ferimenti a temi differenti della il salto di qualità che il film ha nostra storia, dai fascisti in ca- voluto compiere quello cioè di micia nera e fez agli immigrati, ricreare nel cinema il volto di dalla televisione e alle automo- un presente inesistente, ma re- bili anni ’60 fino alla nascita del ale, consustanziale al passato e partito socialista, tutto appa- al presente di qualsiasi contem- rentemente riversato in un am- poraneità. Il film di Marcello, biente borghese di primo nove- nel Concorso principale, è stato cento, abbia avuto bisogno di premiato per l’interpretazione un profondo lavoro di scrittura, di Gianluca Marinelli, il quale, ma anche di ricucitura sceno- soprattutto nella prima parte, grafica utile a restituire, pur ha saputo restituire al suo per- nella fantastica forma dello sce- sonaggio vagante nel tempo, nario, una sua logica interiore quella rabbia necessaria e quel- che restituisse compattezza e la volontà d’animo che costitui- verosimiglianza nel rispetto del scono i fondamenti essenziali mondo ideale che è stato co- della ricerca e alla fine dell’ap- struito. A questo proposito è prodo ad una nuova condizio- notevole l’analisi che compie Roberto De Gae- lando la “sintesi mitica” della finzione messa in ne. È proprio questo il percorso del personag- tano, pubblicata su fatamorganaweb. De Gaeta- scena. La privazione di ogni “portato mitico dà gio, che in questo riflette quello del romanzo no individua proprio nella attenta destruttu- senso alle immagini d’archivio” conclude De Gae- al quale il film si è ispirato. Marinelli ha im- razione il portato principale del lavoro di tano. Queste considerazioni consentono di boccato la strada giusta -– gli perdoneremo Marcello. Il regista parte dalla sua Napoli – meglio riflettere anche sulla poetica di Mar- qualche eccesso di troppo nell’ultima parte – perfettamente descritta da De Gaetano ri- cello la cui cifra espressiva è in parte fondata ricevendo per questo la meritata Coppa Volpi prendendo Benjamin – come città porosa, anche su questi reperti del passato. I suoi film per il migliore attore. quindi permeabile e qui permeabile anche al sono ricchi di queste immagini iconiche o me- tempo che coesiste. In questa permeabilità si no e sembrano fare riferimento ad un mondo Tonino De Pace

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76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 Venezia 76: troppi film didascalici Dopo l’assurda sceneggiata di Lucrecia Martel, il Leone d’Oro va a Joker, blockbuster dell’americano Todd Phillipps Il nostro giudizio con- che ha fortemente danneggia- clusivo sulla 76. Mostra to la dignità della Mostra: l’as- d’Arte Cinematografi- surda sceneggiata che ha visto ca la Biennale di Vene- protagonista la cineasta cilena, zia, svoltasi dal 28 avvenuta proprio il 28 agosto, agosto al 7 settembre, giorno di inaugurazione del Giovanni Ottone è il seguente: si conso- Festival. Lucrecia Martel ha lida la mutazione della natura del Festival nel manifestato il suo ostracismo senso di un evento, sempre più mondano, nei confronti di J’accuse, di Ro- che, ricercando la popolarità ad ogni costo, man Polanski, film in competi- privilegia il cinema didascalico. Lo scopo è zione, dichiarando: “Non riesco quello di attrarre diverse categorie di appas- a separare l’artista dai propri la- sionati e di pubblico, garantendo ad ognuna vori. La presenza di Polanski in di esse film con temi culturali “popolari”, at- programma mi ha messo a di- traverso calibrati equilibrismi mediatori, per sagio. Non parteciperò alla pro- ricercare un riscontro totalizzante a livello so- iezione ufficiale del film, né alla successiva -ce non ha mai conosciuto suo padre e vive con la ciale e mediatico. Il programma della selezio- na di gala perché rappresento molte donne madre Penny (Frances Coroy), una donna af- ne ufficiale di Venezia 76 ha proposto troppi che, in Argentina, sono vittime di questo tipo fetta da una psiconevrosi ossessiva - depressi- film che semplificano, in senso politicamente di abusi…. ”. In seguito, dopo le molte polemi- va. I due abitano in un modesto appartamen- corretto, predicatorio o sensazionalista, temi che suscitate da queste parole, la stessa Martel to in uno squallido caseggiato popolare nel sociali o querelles di richiamo per un pubbli- ha cercato di compiere una penosa e parziale Bronx. Arthur si guadagna da vivere esiben- co che si presume sia abituato ai miti e ai rettifica. La Direzione della Mostra non ha ri- dosi come pagliaccio per conto di una piccola contenuti devianti diffusi attraver- agenzia di intrattenimento. È un so i social media. Ne consegue che emarginato: infantile, frustrato, la Mostra appare sempre meno alienato e condizionato da traumi aperta ad alcune tendenze esteti- psichici pregressi e da fobie. Spesso che meno omogeneizzanti del cine- si rifugia in fantasie e pensieri de- ma internazionale ed è sempre più liranti oppure, essendo affetto da attenta ai legami con l’industria ci- una sindrome pseudo bulbare cau- nematografica più poderosa, in sata da turbe neurologiche, pro- particolare con il cinema prodotto rompe in improvvise e sguaiate ri- a Hollywood, promuovendone film sate irrefrenabili che spaventano con alta probabilità di vincere qual- chi lo circonda. Per altro Arthur so- che Oscar. Lo testimonia la schiac- gna di diventare un attore, un divo ciante preponderanza del cinema della stand - up comedy e del caba- occidentale nella selezione ufficiale ret. Quindi, traendo ispirazione dalle di Venezia 76: su 72 nuovi lungome- puntate di un noto talk show televisi- traggi proposti nelle sezioni “Con- Leone d’Oro a “Joker” di Todd Phillips vo notturno condotto da Murray corso”, “Orizzonti”, “Fuori Concorso”, Franklin (Robert De Niro), che guar- “Sconfini”, e “Venezia Classici Documentari”, al tenuto di intervenire, pur essendosi verificato da e rivede continuamente, scrive testi comici di là della nazionalità dei registi, solo 13 non un caso clamoroso di manifesta pretestuosità che immagina di recitare durante lo stesso rappresentano la produzione europea, norda- e imparzialità di giudizio che minacciava la show o sul palcoscenico di un rinomato club. mericana o australiana: sono precisamente 5 credibilità delle decisioni della Giuria. Invece La situazione precipita quando Arthur viene dall’Asia, 3 dal Medio Oriente, 3 dall’Africa e 2 si può ipotizzare che la Direzione del Festival licenziato dal bieco proprietario dell’agenzia, dall’America Latina. Il “Concorso” ha compre- abbia caldamente consigliato alla Giuria una che non lo sopporta più, e si ritrova disoccu- so 21 lungometraggi. Accanto ad autori notis- soluzione compromissoria che ha poi portato pato e senza risorse. Poi una notte, mentre sta simi, alcuni dei quali habitués del Concorso a conferire i due Premi principali ai film che tornando a casa in metropolitana viene ag- (Roman Polanski, Kore-eda Hirokazu, Roy hanno riscosso i maggiori consensi dei critici gredito selvaggiamente da tre giovani broker Andersson, Olivier Assayas, Atom Egoyan, Ja- e di gran parte del pubblico. strafottenti e li uccide sparando con una pi- mes Gray, Steven Soderbergh, Robert Guéd- Il Leone d’Oro per il miglior film è stato asse- stola regalatagli in precedenza da un collega iguian, Mario Martone, Pablo Larraín e Lou gnato a Joker, di Todd Phillips. È un blockbu- di lavoro. Le telecamere hanno inquadrato Ye), ha contato sulla presenza di alcuni regi- ster ad alto budget, prodotto da Warner Bros uno sconosciuto clown assassino che è ricer- sti trentenni e quarantenni, con una carriera e da DC Films. Racconta le origini del noto vil- cato dalla polizia. Arrabbiato ed eccitato, Ar- ormai consolidata o promettente (Noah lain, il pericoloso clown psicopatico, divenuto thur sviluppa un delirio megalomane e conti- Baumbach, Todd Phillips, Ciro Guerra, Pietro un supercriminale, che ha esordito nel 1940 nua a uccidere. Todd Phillips realizza un’opera Marcello e Haifaa Al Mansour) e di una sola nel primo numero della graphic novel dedica- che indubbiamente reinventa il genere dei esordiente con opera prima (Shannon Murphy). ta a Batman. La vicenda si svolge nel 1981 a blockbuster che adattano le graphic novel con La Giuria del “Concorso” è stata presieduta Gotham City, una città sporca e degradata, do- al centro supereroi, giustizieri e perversi cri- dalla regista cilena cinquantaduenne Lucre- ve imperversano la violenza spicciola e il crimi- minali loro avversari. Il merito principale del- cia Martel. Prima di commentare i Premi as- ne organizzato: una copia esatta di New York la scrittura, che procede con un meccanismo segnati, occorre riferire un episodio inaudito in quell’epoca. Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente pubblica sul giornale “L’Aurore” la famosa let- gli intrighi e i capovolgimenti delle situazioni. di accumulo narrativo progressivo, è quello di tera al Presidente della Repubblica Félix Fau- Il Leone d’Argento, Premio per la migliore re- inserire efficacemente i detour della trama re, intitolata “J’accuse!”. A questo punto Po- gia è andato sorprendentemente allo svedese anche quando si tratta dei deliri visivi di Ar- lanski inserisce una parentesi in cui, con Roy Andersson, autore di Om det oändliga thur. Inoltre sono davvero puntuali e notevoli magnifica sintesi, descrive le fasi salienti dei (About Endlessness). È un saggio aneddotico sul le molte citazioni e referenze di altri comportamento umano, che vuole essere film, in primis Taxi Driver (1976) e The una rappresentazione molto stilizzata, King of Comedy (1983), entrambi di Martin satirica e malinconica, delle normali as- Scorsese. Al contrario la caratterizzazio- surdità e del cinismo quotidiani presenti ne psicoanalitica e sociologica di Arthur / nella società svedese contemporanea. Joker, con la progressiva deriva deviante, Purtroppo Andersson ripropone, con mi- appare in gran parte faticosa e costellata nore ironia e maggiore distacco, stan- da clichés e da un eccesso didascalico di chezza, ripetitività e ritmi narcolettici, il spiegazioni e di giustificazioni: la pover- dispositivo e lo scenario del suo prece- tà, i traumi e gli abusi subiti durante l’in- dente A pigeon sat on a branch reflecting on fanzia e il ruolo dei media. La messa in existence (2014), premiato a Venezia con il scena allucinatoria, e solo a tratti magni- Leone d’Oro. La Coppa Volpi per la mi- loquente, sfrutta pienamente le location glior interpretazione femminile è stata e l’ambientazione prevalentemente not- assegnata alla francese Ariane Ascaride, turna e condensa un finale climax davvero convincente protagonista di Gloria Mun- ad alto tasso di emozione. Leone d’Argento Gran Premio della Giuria “J’accuse” di Roman di, del francese Robert Guédiguian. Si Il Leone d’Argento Gran Premio della Polanski tratta di un dramma - parabola ambien- Giuria è stato attribuito a J’accuse, di Roman vari processi contro Zola e di revisione del ca- tato a Marsiglia, con al centro una famiglia al- Polanski. È un magistrale e rigoroso film in- so, fino alla liberazione di Dreyfuss e alla sua largata di proletari, oppressi da ristrettezze chiesta sul lato oscuro delle istituzioni e della definitiva riabilitazione e al reintegro nell’e- economiche. Guédiguian articola, in termini società nel cuore della Francia, a Parigi, alla fi- sercito avvenuto solo nel 1906. La scrittura di troppo programmatici, prevedibili, stereoti- ne del XIX secolo. Ed è anche un thriller dell’a- Polanski evita del tutto la facile deriva retori- pati e retorici, il confronto tra generazioni di- nima che racconta la storia di un personaggio ca e didascalica e organizza con cura i dialo- verse. La Coppa Volpi per la miglior interpre- dell’establishment militare. Un uomo che, a ghi che risultano sempre adeguati alle situa- tazione maschile è stata attribuita a Luca partire dalla propria professionalità e fedeltà zioni, recuperando alcuni temi presenti in Marinelli, protagonista di Martin Eden, opera ai principi della verità e della giustizia, met- molti dei suoi film più noti e riusciti Cul-de-( seconda di finzione di Pietro Marcello. È un tendo in gioco il nome, la carriera e persi- adattamento del celebre romanzo di Ja- no la vita privata, riesce a far emergere il ck London, con trasposizione della vicen- pantano di corruzione, ipocrisia, omertà, da da San Francisco a Napoli e interazio- bieco autoritarismo e violazione delle re- ne, molto contraddittoria, di epoche gole costituzionali che ha determinato diverse del XX secolo (dagli anni ’10 ai l’Affaire Dreyfuss. Un enorme scandalo ’50 e ’60). Configura un ambizioso pa- ordito nel contesto del becero nazionali- tchwork visivo e narrativo esistenzialista smo e dell’antisemitismo presente nei e denota una concezione e una messa in vertici dell’esercito e in settori del gover- scena molto pretenziosa. Marcello pro- no francese della Terza Repubblica e dif- pone una drammatizzazione ondivaga, fuso nell’opinione pubblica. Polanski po- appesantita da plurimi e superficiali ri- ne appunto al centro della storia il tenente ferimenti storici e letterari, da confuse colonnello Georges Picquart (Jean Dujar- Leone d’argento, Premio per la migliore regia Om det oändliga (About citazioni teoriche del darwinismo socia- din), nuovo capo del Deuxième Bureau, Endlessness) di Roy Andersson le e dell’individualismo liberale e da sug- l’ufficio informazioni dello Stato- Mag gestive interposizioni di video materiali giore. Nel 1895 Picquart è stato promos- d’archivio d’epoca. Il Premio per la mi- so nell’incarico dopo la condanna del ca- gliore sceneggiatura è andato a Yonfan, pitano Alfred Dreyfuss (Louis Garrel), cinese radicato a Hong Kong, che ha uno dei pochi ufficiali di carriera ebrei scritto e diretto Ji yuan tai qihao (No. 7 dell’esercito francese, accusato di aver Cherry Lane), il suo primo film di anima- trasmesso segreti militari all’Impero te- zione. È un’opera viziata da un virtuosi- desco, degradato e condannato alla de- smo estetizzante che sconfina nel voyeu- portazione a vita nell’Isola del Diavolo. Il rismo. Celebra la libertà di opinione e di colonnello scopre dossier segreti che costumi e la vivacità politica di Hong provano le manipolazioni che avevano Kong nel 1967, raccontando il triangolo provocato la condanna di Dreyfuss, con- amoroso tra uno studente dell’Universi- vincendosi dell’innocenza del capitano. tà, una signora quarantenne esule da Polanski racconta dettagliatamente le Taiwan e la figlia bellissima di quest’ulti- indagini di Picquart e le minacce e i boi- ma. Il Premio Speciale della Giuria è sta- cottaggi che l’ufficiale subisce quando Premio Speciale della Giuria “La mafia non è più quella di una volta” to assegnato a La mafia non è più quella di cerca coraggiosamente di far riaprire il di Franco Maresco una volta di Franco Maresco. Si tratta di caso per vie gerarchiche, incontrando una specie di sequel ideale del preceden- invano i generali dello Stato Maggiore e il mi- sac, Repulsion, Rosemary’s Baby, The Tenant, te Belluscone. Una storia siciliana (2014), dello nistro della Guerra. Nel 1897, dopo essere sta- Frantic, The Ghost Writer, D’après une histoire stesso Maresco: un film - non film, un’atipica to estromesso dal Deuxième Bureau, il colon- vrai): il complotto, l’isolamento, la minaccia e mescolanza di documentario antropologico, nello effettua una mossa estrema: contatta gli la trappola. La messa in scena gestisce, con asso- pamphlet di costume, satira ipergrottesca, e amici di Dreyfuss ed Émile Zola, fornendo lo- luta precisione e lucidità, la tensione, l’intensità, “denuncia politica”, shakerati con intenti da ro prove decisive. Il 13 gennaio 1898 lo scrittore i tempi drammatici, la pressione psicologica, segue a pag. successiva 11 n. 76

segue da pag. precedente di svolte narrative, di allusioni e di metafore. noiosa e prevedibile, nonostante l’intreccio cabaret e, purtroppo, anche allusioni “politi- Rifulge soprattutto la straordinaria perfor- ramificato della trama, e oggettivamente su- che” oblique non commentabili. Maresco si mance di Catherine Deneuve, che interpreta perficiale, didascalica e ambiguamente mani- immerge nella subcultura ignorante e omer- una donna affascinante ed elegante, nono- chea. È un mix di pamphlet politico, spy story, tosa di alcuni ceti sottoproletari palermitani. stante l’età ormai avanzata, forte, dispotica, black comedy e melodramma stereotipato, Osserva ed esibisce freaks e popolino infame, egoista e incurante delle convenzioni. Ad costruito con piatta linearità, banale caratte- con uno sguardo di ambigua superiorità in- Astra, del regista americano James Gray, è un rizzazione dei personaggi, abbondanza di cli- tellettualistica e li spettacolarizza, incitandoli film ad alto budget: un ambizioso dramma di chés, scarsa o nulla tensione drammatica e e assecondandoli e mescolando verità e fin- fantascienza con forte impronta di viaggio in- trovatine comiche di corto respiro. The Laun- zione con una serie di povere invenzioni e ri- teriore esistenziale, tra pessimismo e osses- dromat, di Steven Soderbergh, è una diverten- petizioni. Il Premio Marcello Mastroianni a sioni. Si colloca coerentemente nella filmo- te dark comedy che rievoca il noto scandalo un giovane attore o attrice emergente è stato grafia e nella poetica di Gray, al cui centro vi dei Panama Papers che rivelò l’esistenza di un attribuito a Toby Wallace, ventiduenne attore sono sempre complicati contesti familiari e gigantesco sistema di contenitori e società fi- britannico naturalizzato australiano, copro- affettivi. L’astronauta Roy McBride (Brad nanziarie e assicurative fittizie ideato per in- tagonista di Babyteeth, opera prima dell’au- Pitt) è uno dei suoi eroi, personaggi in cerca vestire denaro e per riciclare proventi di vario straliana Shannon Murphy È un melodram- di identità e di appartenenza, intrappolati tra genere, eludendo la tassazione e per truffare ma familiare coniugato con un coming of age la fascinazione di un riscatto e la triste realtà risparmiatori e assicurati. È un film che con- film adolescenziale. Nonostante un vano ten- di un inganno e quindi obbligati a evitare l’e- ferma le qualità di Soderbergh come abile il- tativo di caratterizzare i personaggi e il mo- marginazione. È un uomo solo con un forte lustratore del cuore oscuro degli USA e che saico di sentimenti e frustrazioni, si colloca senso del dovere e del sacrificio. Ha bruciato non nasconde l’ambizione della denuncia po- ben presto su binari scontati e prevedibili, il rapporto con la sua donna ed è tormentato litica dei meccanismi perversi e truffaldini del sulla scia delle ben note storie cinematografi- dal rapporto conflittuale e non risolto con un sistema capitalistico finanziario. Non smen- che di amore e malattia, accentuando i toni padre ingombrante e megalomane che è stato tendo la propria brillante propensione alla retorici e patetici e accumulando svolte dram- incapace di amarlo. Peccato che Ad Astra risul- sperimentazione nella narrazione, il regista matiche e tragiche esemplari. utilizza e mescola una pluralità di tecni- Il grande e immeritato escluso dai Premi che, in primis il racconto di finzione, il è stato Il Sindaco del Rione Sanità, di Mario docudrama e l’animazione esplicativa. Martone: un adattamento della celeber- Tuttavia, purtroppo, il dispositivo narra- rima e fondamentale omonima pièce te- tivo alla lunga diventa baroccheggiante, atrale di Eduardo De Filippo. Martone saccente e noioso, essendo appesantito ha attualizzato il dramma teatrale collo- da troppi dati, circostanze, resoconti fi- candolo nel contesto napoletano con- nanziari e dettagli legislativi e da un ec- temporaneo. Se restano certamente dub- cesso di zelo didattico. Ema, del cileno bi sulla credibilità del protagonista, Pablo Larraín, è stato il film più chiac- nell’attuale realtà sociale di Napoli, risul- chierato del Festival. È un’opera che sem- ta invece certo che Martone è riuscito a “Il Sindaco del Rione Sanità” Mario Martone bra voler proporre il ritratto istintivo, vi- proporre efficacemente temi veritieri scerale e (anti)psicoanalitico della crisi senza essere didascalico: la contradditto- di una coppia di artisti nel loro essere fa- rietà della natura umana, la famiglia, il miglia, nel Cile contemporaneo, in un senso di colpa, l’onore, la responsabilità, contesto di “cultura alternativa”. Ma ben la giustizia e la vendetta. Non si tratta af- presto si scopre che è in realtà nettamen- fatto di teatro filmato: la messa in scena è te programmatica e didascalica: un pam- eminentemente cinematografica nell’uso phlet che rappresenta cinicamente un’u- degli spazi e delle inquadrature, nei tem- manità fittizia e che propugna un nuovo pi drammatici e nella eccellente direzio- potere femminile come asse portante ne dell’ottimo cast di attori (in primis della costruzione di una “nuova fami- Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo e glia”, con sovvertimento dei ruoli di ge- Roberto di Francesco). Passiamo quindi nere e delle relazioni sessuali, e di una brevemente in rassegna altri film molto “nuova funzione materna”. Pablo Lar- “Ad Astra” di James Gray attesi perché realizzati da registi di pre- raín opta per una narrazione ellittica, stigio, ma risultati, in varia misura, poco sincopata e artificiosamente problemati- convincenti o decisamente deludenti. La ca, e, in parte, criptica, e per una messa vérité, primo film di Kore-eda Hirokazu, in scena affrettata e concitata, con acce- con cast, lingua e produzione non giap- lerazioni, frammentazioni e un montag- ponesi, racconta con velata ironia il con- gio alternato di sequenze cruciali. La sua fronto - scontro parigino tra un’attrice “eroina” è al centro di ogni scena: nelle icona e la figlia quarantenne sceneggia- reiterate immagini iconiche in cui azio- trice. Kore-eda ripropone la questione na un lanciafiamme; in innumerevoli se- delle relazioni affettive nella famiglia: un quenze di danza e di musica (tipo video- tema che attraversa tutta la sua filmo- clip) alternate a dialoghi artificiosi e grafia. Ma la sviluppa in parallelo con “The Laundromat” di Steven Soderbergh oziosi, pieni di rabbia, di accuse e di au- una riflessione sulla necessità per un’at- torecriminazioni; nelle carrellate di sfre- trice di essere egoista, bugiarda e persino ti troppo solenne, ipnotico e poco appassio- nati accoppiamenti polisessuali, a due e in spietata nelle relazioni umane e professionali nante e non convinca proprio sul piano della gruppo, privi della minima passione, ripresi per affermarsi e diventare famosa. Nonostan- meditazione. Wasp Network, di Olivier As- con finta partecipazione. te la consueta perizia nel costruire e rappre- sayas, racconta la vicenda vera di una rete di sentare, con apparente semplicità e natura- spie infiltrata dal governo di Fidel Castro nelle lezza, la complessità e la stratificazione dei organizzazioni anticastriste di destra con ba- sentimenti, si perde in una sequela di scene, se a Miami nel corso degli anni ’90. È un’opera Giovanni Ottone 12 [email protected] 76ª Mostra internazionale d’arte 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 cinematografica di Venezia - 2019 5 è il numero perfetto La Shoah non è mai finita Film diretto, scritto e sceneggiato da Igort si basa sul suo graphic novel pubblicato nel 2002. Montaggio di Walter Fasano, fotografia di Nicolaj Bruel. Anno di produzione 2019. Attori prota- A riprova di quanto l’an- gonisti: Toni Servillo interpreta Peppino Lo Cicero, Carlo Buccirosso interpreta Totò O ’Macel- tisemitismo sia vivo si laro, e Valeria Golino interpeta Rita situa il film del cèco Vàclav Maroul The pain- L’opera narra le vicis- non c’è osmosi con la realtà se non per qualche ted bird, L’uccello dipinto, situdini di un “guap- manifesto pubblicitario, quello del “Digestivo uscito dopo dieci anni po” in pensione, Pep- Antonetto”; Il film, anche se ambientato negli di preparazione. E’ un pino Lo Cicero che ha anni 70, si potrebbe svolgere in qualunque dramma senza fine in un figlio, Nino, che momento storico. Un ulteriore fil rouge che cui l’analisi del silenzio svolge il suo stesso la- rafforza la costruzione di questo contesto so- di Dio sul dolore degli voro: uccidere su com- no gli oggetti: la caffettiera e le innumerevoli Mario Dal Bello uomini è un motivo evi- missione. Ciò che fa tazzine di caffè che inquadrate più e più volte dente in un lavoro dove pare regnare il male as- Maria Rosaria Capozzi paura in quest’opera, in primo piano portano alla ribalta la tradi- soluto. Che è banale, ripetitivo, meccanico, per- gioiello di immagini e zione della cultura partenopea. Sia la caffet- ciò disumanizzante e terribile. Il male come sequenze accattivanti, è il messaggio che tiera che la tazzina sottolineano i momenti macchina di morte. Il ragazzino che i genitori, emerge: La normalità del male. Quando il pro- quotidiani e i momenti di efferata violenza: la spaventati dai nazisti, affidano ad una zia in tagonista offre quella che sarà l’ulti- campagna si deve confrontare con ogni tipo di ma tazzina di caffè al figlio, sembra orrore: dalle superstizioni invasate, alle mutila- che il ragazzo vada a svolgere un lavo- zioni orrende, dagli stupri alle violenze persona- ro come un altro. Si tratta di un film, li, dalla caccia all’uomo dei nazisti a quella non ma il messaggio non cambia: le per- meno dura dei sovietici. Vive queste situazioni sone non sono tali, sono oggetti alla passando dallo sgomento all’affanno, in cui via mercè del capo più forte. Uno dei fili via perde l’innocenza. Impara ad uccidere. L’a- conduttori della trama è un’arma, la more per la natura – in bianco-e-nero, fascinoso pistola, che passa di padre in figlio e e tremendo - non lo salva dalla perdita della gio- che viene mostrata con orgoglio, con ia. L’umanità in tempi di guerra, anche di ”guer- spavalderia, come un trofeo. L’ogget- ra fredda”, è soverchiata dal male e dalla paura. to di morte è completamente svuota- L’antisemitismo prospera, come nella scena del to del suo significato intrinseco. Di- dopoguerra in cui gli ebrei vengono ancora mi- venta qualcosa d’altro: il simbolo di nacciati. Soprattutto nel film dai tratti spesso una cultura efferata e violenta. La se- crudeli e raccapriccianti, dal timbro di desola- quenza di Nino che riceve in regalo il zione che lo invade in quasi ogni scena, sembra fumetto dal padre è un ulteriore manchi un barlume di bontà. C’è solo un vecchio esempio di educazione al crimine. Al prete malato che si prende cura del ragazzo, sba- bambino piacciono molto i supereroi gliando però nell’affidarlo ad una persona- vio che salvano i buoni. Il padre, pren- lenta. Finita la guerra, il ragazzo non è più ragaz- dendolo dolcemente sulle ginocchia zo, è un giovane uomo che rincontra il padre gli spiega che in natura esistono de- sopravvissuto ai lager. Il dialogo fra i due è chiu- gli equilibri che vanno rispettati: non so: il dolore e le ingiustizie li hanno resi incapaci si possono uccidere tutte le persone di comunicare veramente. Per sempre? Come al- buone o cattive che siano, altrimenti tri film sulla Shoah, tra cui lo sconvolgente Il fi- ai guappi non rimane lavoro. E cioè, glio di Saul (2016) dell’ungherese Làazlò Nemes, la un assassino che parla di rispetto! voce interiore stenta ad emergere. Il mutismo Con questi presupposti anche il col- sembra l’unica voce inudibile che è rimasta. E se po di scena finale perde di efficacia. in lavori come Ida (2014) di Pawel Pawlinowski Il migliore amico di Lo Cicero, Totò sarà una monaca a scoprire di essere ebrea pri- o’Macellaro ha fatto si che Nino venisse am- sequenza di quando il nipote del boss incatenato ma dei voti ad emettere il suo dolore, qui man mazzato per scatenare il putiferio tra le fami- al termosifone di casa viene barbaramente pic- mano che il film procede le parole del ragazzo di- glie e quindi, prendere il potere. In questa lo- chiato da Lo Cicero sotto gli occhi indifferenti di minuiscono nello sguardo. Dopo una simile tra- gica, in cui gli esseri umani non sono piu tali, Rita, la sua amante. Fumetto cinematografico gedia che rende l’uomo allucinato, torna la do- e non ci sono confini tra bene e male, qualun- per eccellenza a cominciare dalle fattezze del manda: Dio dov’era? Rimane l’interrogativo in que cosa è possibile e di conseguenza, ci sa- protagonista che ha l’aspetto di Nick Carter il fa- questo film lungo,cruento, implacabile nel pre- rebbe poco da meravigliarsi. Quest’opera, da moso personaggio immaginario dei cartoni ani- sentare il male. Forse Dio va cercato nei silenzi un punto di vista estetico, è splendidamente mati degli anni 70, lo spettatore è portato su di della natura,del ragazzo, delle cose. Il ragazzo si costruita. La città di Napoli non è un semplice un ‘ottovolante’ di immagini e sequenze che non fa simbolo dei popoli nell’Est europeo che hanno sfondo ma accompagna passo passo la storia perdono mai ritmo e freschezza: le sequenze vissuto il dramma della morte come voce muta, dei personaggi. Le sequenze iniziali del prota- della sparatoria in cui il protagonista e Totò O’ nonostante le grida della ferocia. E’ nello sguardo gonista che viene seguito nei vicoli stretti e bui Macellaro sono di spalle l’uno all’altro e compio- del ragazzo che scorrono tutte le parole che si sono la rappresentazione della sua condizione no una delle tante stragi. E’ un’opera ricca di vorrebbero dire,e forse anche quelle di Dio. Per- esistenziale in quel momento. Ogni inquadra- spunti e da non perdere. E’ comunque consi- ciò il film offre pure una valenza di carattere “re- tura, sequenza, studiata nei minimi particola- gliata ad un pubblico adulto in grado di decodi- ligioso” in senso lato, da non dimenticare. ri, permette la costruzione di un contesto e di ficare l’assurdità del male. una cultura particolari, quella della guapparia. Mario Dal Bello Il taglio del film non da spazio al mondo normale, Maria Rosaria Capozzi 13 n. 76

76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 Meryl Streep alla Mostra del cinema di Venezia 2019 L’ evento più atteso terra, un’altra lingua; in una donna innamorata e Gummer è un’attrice. «Si è presentata senza dir- della Mostra del cine- romantica o autoironica, fino alla parodia di me mi nulla al provino per “Un amore senza tempo”, il ma di Venezia il red stessa». Poi, ridendo, aggiunge: «Ma non è così film di Lajos Koltai, dove io ero già stata scrittura- carpet di Meryl Streep: sorprendente. Quando mi trovo davanti a una cine- ta. Poi è tornata a casa dicendo che l’avevano presa. Capelli raccolti, maxi presa posso essere quello che voglio: bella, brutta, A quel punto, la sua scelta di vita era chiara per occhiali –il tutto esau- vecchia, giovane ... e per fare tutto questo ci voglio- chiunque. Devo ammettere che sono stata felice di rito fino all’inverosi- no impegno e fatica, studiare tanto e costantemen- lavorare con lei: un’esperienza straordinaria. Ma mile per accogliere la te». Racconta di aver accettato di interpretare non smetto di ricordare ai miei figli che la strada da piu’ grande attrice del solo i film che le interessavano: daKramer con- me percorsa è tutt’altro che facile. Ci si può imbat- Vivian Del Bianco mondo. Corteggiata tro Kramer a La mia Africa, da Il diavolo veste Pra- tere in rifiuti che fanno molto male. D’altronde, da tutti, non si nega mai, sempre cortese e da a She-Devil e I ponti di qualunque esso sia, nel lavoro gentile e vicina sia al pubblico che alla stampa; Madison County. «Gli attori non c’è posto per il miele ... », premio Oscar e portavoce delle donne e dei esaminano diversi copioni e In più, nel mondo del cine- loro diritti nel mondo di Hollywood, denun- decidono quindi quali inter- ma, ma non solo, quando le ciandone pecche tra cui la disparità degli sti- pretare. È come un’illumina- donne raggiungono una cer- pendi e il problema della discriminazione le- zione. Ma si può sbagliare. A ta età i ruoli da protagonista gata all’età. Inizia a raccontare Panama Papers me è successo». Difficile da si allontanano. «L’industria (The Lauundramat al cinema e poi su Netflix ad credere. «Certamente! Mio cinematografica tende a di- Ottobre diretta da Steven Soderbergh nella Dio, non sono diversa dagli menticare il loro talento, il storia di una delle truffe finanziarie più in- altri», dice. Poi riprende: fatto che abbiano collezionato credibili di tutti i tempi. Il volto aristocratico e «Ho fatto molti film dramma- diverse nomination all’Oscar poche rughe non nascoste, che dichiarano tici, ma amo anche far ridere o, addirittura, che l’abbiamo l’assenza di qualunque ritocco. Meryl Streep il pubblico: per questo scelgo vinto più d’una volta. Ben al- ha l’aspetto di una donna serena e pienamen- spesso di interpretare i perso- tro destino è quello degli uo- te soddisfatta di sé e, pur essendo ormai alla naggi delle commedie; mi di- mini: attori come Clint Ea- soglia dei setta’anni , è più bella oggi di quan- vertono». Come, appunto, stwood, Jack Nicholson, Sean do comparve per la prima volta sullo schermo Mamma mia!, che la stam- Connery continuano ad avere tre decenni fa in “Giulia”, il primo degli oltre pa americana ha dura- flirt e storie d’amore con part- sessanta film che ha interpretato. La Streep è mente criticato dicendo che la forza della pel- ner molto più giovani di loro. Ti pare giusto?». A particolarmente brava per la sua capacità di licola è tutta nella performance di Meryl. Lei proposito di storie d’amore, l’unico pettego- adattarsi in maniera camaleontica ai ruoli che però tiene a sottolineare come sia più soddi- lezzo di cui Meryl è stata protagonista è quello interpreta e il suo criterio di scelta per inter- sfatta quando è il film nell’insieme a essere su una presunta liaison con Al Pacino. «Ma no! pretare un ruolo si chiede sempre: questo per- apprezzato, e non la sua sola interpretazione: Ci conosciamo da anni. Bello lavorare con lui. Con- sonaggio fa bene o fa male al mondo? Se lo conside- «Significa molto per me quando qualcuno dice: divide come me l’idea che la vita professionale deb- ro tossico o nocivo passo, non mi interessa. Uno dei “Questo film è fantastico”, perché allora vuol dire ba essere staccata dalla vita privata. Spesso abbia- tanti suoi ultimi lavori è il rocambolesco Mam- che è stata raccontata una storia importante, e che mo fatto le stesse scelte perché il nostro lavoro di ma mia!, versione cinematografica del musical io ne ho fatto parte come elemento di una grande attori è anche un lavoro politico: fare un film, piut- che, dal debutto nel 1999, è diventato uno dei squadra e questo vale anche per questo mio ultimo tosto che un altro, è una scelta politica, perché deci- più grandi successi di pubblico di sempre. film Panama Papers - The Lauundramat». Meryl di di dire o non dire qualcosa». Meryl è stata an- Meryl stessa ne era una grande fan, tanto che è l’antidiva per eccellenza. Sposata da una vita che instancabile protagonista di campagne di è stata lei a dare il via alla produzione. Incredi- con lo scultore Donald Gummer, dal quale ha beneficenza. Ho« spesso prestato il mio nome e il bile, sarcastica e simpatica, in Mamma mia! reci- avuto quattro figli, non ama i riflettori fuori mio tempo a favore di varie iniziative». Per la lotta ta con tute glitterate e salopette informi, bal- dal set. «Ho incontrato mio marito al college (ha contro l’Aids, per la ricerca, per i problemi di la, si esibisce anche in scene acrobatiche. frequentato Yale, ndr) e ci siamo subito innamo- alfabetizzazione, per i diritti umani e altre an- «Devo dire che non è stato facile, ma non mi arren- rati. Questo amore è ancora vivo. Donald è stato cora .... Dopo questi anni così impegnativi, ha do mai davanti alle difficoltà. Spero che il pubblico sempre al mio fianco nell’educazione dei ragazzi. mai riflettuto sulla possibilità di ritirarsi chiu- si diverta come mi sono divertita io nel girarlo!». E La mia routine familiare è come quella della gente dendo la carriera in bellezza? «Non nascondo poi, naturalmente, canta. La musica d’altron- comune». Spesso questa difesa della vita privata è che penso spesso a questa eventualità, ma spero di de è da sempre la sua grande passione: all’età stata interpretata in modo negativo, come una spe- avere il buon senso e la capacità di capire quando di dodici anni ha iniziato a studiare per diven- cie di atteggiamento snob. «È vero. Da tempo ho la- sarà giunto il momento di dire basta. Anche se non tare cantante d’opera, ha preso parte a diversi sciato la villa di Hollywood, e quando non sono im- è facile essere severi con se stessi». Magari, prima musical della scuola e solo dopo l’università pegnata vivo nel Connecticut con mio marito e i potrebbe lavorare con un regista italiano: ha deciso di abbandonare il genere, «perché il miei figli», spiega. «Non amo allontanarmi da lo- «Beh, ne sarei felice. Quando mi è possibile, non mio amore per la recitazione ha dissipato ogni dub- ro. E preferisco stare lontana dalla curiosità mor- perdo l’occasione di vedere film italiani; e chissà che bio. Ma non ho mai dimenticato la musica. Canto bosa della stampa, dal caos e dall’obbligo di presen- un giorno non possa accadere». Benché invitata sempre, ovunque: in macchina, in viaggio con i tarmi sempre perfettamente vestita e truccata più volte, Meryl non ha mai voluto far parte di miei figli. E anche al cinema: ricordi “Radio Ameri- anche quando esco per una passeggiata con la fami- una giuria nei festival internazionali: «Sono ca” di Altman?». Nella sua lunga carriera Meryl glia. Sono stata fortunata nel riuscire a proteggere diventata famosa per caso. Poi ho troppo rispetto Streep è stata capace di trasformarsi nei più la mia privacy dalle chiacchiere e dai pettegolezzi». per il lavoro degli altri per poterlo giudicare. Non diversi tipi di donna, e con tutti si è sempre Mai avuto paura che tutto finisse? Certo. Ma mi piace. E forse non ne sarei neppure capace». Ul- identificata. Ruoli« così diversi fra loro mi attrag- non temo per la mia vita familiare: la vera paura è tima domanda mi piacerebbe averti a Firenze, gono perché mi consentono di mettermi sempre alla quella che si percepisce nel mondo dopo 1’11 settem- che ne dici? «Firenze e sto facendo l’mpossibie per prova. È come se fossi sfidata dai personaggi che so- bre». Nonostante il magnifico isolamento, e no- rivedere questa città quanto prima …….!!!!!!! e sorri- no chiamata a interpretare; posso allora trasfor- nostante Meryl non abbia mai incoraggiato i de….» marmi in una donna di un’altra cultura, un’altra figli a seguire le proprie orme, la figlia Mamie Viviana Del Bianco 14 [email protected] 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia - 2019 La follia giustiziera di Joker Volto scavato, espres- codino e qualche capello bianco ad aumentare varie interpretazioni di autori o registi diver- sioni della mimica il fascino, l’attore ha mandato in deliquio sia i si. Molti gli attori che si sono cimentati negli facciale che da miti si critici che lo hanno visto nella proiezione anni nell’interpretazione del fantomatico per- trasformano sotto i stampa mattutina, sia il pubblico in attesa del sonaggio, si ricordano, fra gli altri Cesar Ro- nostri occhi in sarca- red carpet e della prima mondiale. A chi gli mero, Mark Hamill, Jack Nicholson, calcando stiche, deliranti, mal- chiedeva qualcosa del personaggio interpre- più o meno la mano e connotandolo di una vagie, risata che espri- tato ha risposto evidenziando le difficoltà in- aspetto a volte macchiettistico, ma l’attore me un pianto, aria da contrate per l’interpretazione dello strampa- portoricano classe 1974, lo ha reso reale. Un maledetto e una venti- lato Arthur e il tempo speso per costruire una criminale prodotto da una società dove le illu- Paola Dei na di chili in meno, Jo- risata che non trasmettesse gioia ma un sar- sioni ricevute, le delusioni, i maltrattamenti aquin Phoenix ha sba- casmo doloroso. Il Joker é un personaggio fisici e psichici, creano i nuovi mostri in un ragliato qualsiasi concorrenza al Lido di immaginario, che ha esordito nel 1940 nel pri- mondo che mescola spettacolo pubblico e de- Venezia con il suo Joker, ovvero la rivolta dei mo numero della serie a fumetti Batman pub- grado morale, fenomenologia della spettaco- subenti, una drammatica, sarcastica e meta- blicata dalla DC Comics e nato dalla collabora- larizzazione e dolore personale. La scena in forica fotografia di ciò che sta cui appare Robert De Niro alla accadendo nel mondo e che i so- guida di un programma TV che ciologi sanno ben individuare trova in Arthur un personaggio fra le pieghe di una infelicità che che buca lo schermo é una chia- non conosce più la solidarietà, il ra denuncia allo sfaldamento vero impegno, l’amore per la cul- dei valori fondamentali che oggi tura e il rispetto dell’altro. Atten- interessa un quadro sociale devamo tutti la Coppa Volpi per piuttosto compromesso. Se poi il miglior attore alla 76 Mostra in chi subisce si aggiungono d’Arte Cinematografica di Vene- traumi infantili rimossi che la zia, ma sembrava troppo sconta- persona é riuscita a contenere e to, troppo facile e infatti il film si compensare fino ad un certo é aggiudicato il Leone d’Oro ed a punto della vita, si comprende ritirarlo insieme al regista Todd l’effetto soverchiante che ulte- Philips c’era Joaquin Phoenix e riori maltrattamenti possono non poteva essere altrimenti; il provocare. La parte interessante film é lui. Superbo, sorprenden- del film, oltre alla superba recita- te in ogni scena, Phoenix può es- zione é proprio esplorare l’uni- sere considerato al momento il versale attraverso il particolare miglior attore del mondo. Si narrandoci le vicende di un parla di Oscar, si cercano nel suo aspirante cabarettista che nella volto i resti del romantico scrit- Gotham City del 1981 lavora co- tore di lettere d’amore Theodore me pagliaccio ed é felice di far del film Lei, dove inizia una rela- ridere i bambini, con una madre zione sentimentale con Saman- psicopatica in carico. Gli svilup- tha, il sistema operativo del suo pi della storia all’uscita del film, computer dalla suadente voce atteso per il 3 ottobre nelle sale femminile, si cerca nell’inter- cinematografiche. il film fa già pretazione di The Master che gli discutere e si ipotizzano incassi valse la Coppa Volpi insieme a da record al botteghino. Per co- Philip Seymour Hoffman nel loro che attendevano ulteriori 2012 alla Mostra d’Arte Cinema- epiloghi il regista Todd Philips tografica di Venezia, qualche rivela che il film non avrà un se- traccia del Joker che sarebbe di- quel e aggiunge: “Ho detto che fa- ventato e si intravede per prima rei qualsiasi cosa Joaquin voglia cosa, che in ognuna di queste fare, e lo confermo, ma Joker non è opere riesce a farci credere che un film pensato per avere un se- sta provando ogni cosa che pro- quel, l’abbiamo sempre imma- va il suo personaggio. In questo ginato come un progetto singolo. film é così forte la sovrapposi- Abbiamo realizzato questa pelli- zione fra la persona Joaquin cola, che ho proposto a Warner Phoenix e il personaggio Arthur Bros come un singolo capitolo, Fleck che in sala Conferenze per qualche atti- zione di Bob Kane e Bill Finger. É da subito che esiste e si colloca nel suo mondo. E questo mo ho aspettato che tirasse fuori la maschera uno dei più celebri psicopatici dei fumetti. Si è tutto”. Ha poi proseguito: “Non stiamo cer- e ci travolgesse con la risata del Joker da lui in- è classificato al secondo posto secondo IGN cando di costruire un nuovo universo cine- terpretato. Il Joker nella sua interpretazione é nella classifica dei più grandi cattivi nella sto- matografico per il personaggio. È semplice- una maschera non maschera, una maschera ria dei fumetti, mentre la rivista Wizard lo ha mente la nostra versione della origin story di che nasconde il suo doppio e Phoenix, come inserito al primo posto. Altre Riviste e altri Joker.” tutti i grandi attori lo denuda creando sovrap- sondaggi per i migliori cento personaggi im- posizioni emotive e mentali difficilissime da rag- maginari, lo hanno classificato al trentesimo po- giungere con la recitazione. Con camicia bianca, sto. Le sue origini sono state trasformate dalle Paola Dei 15 n. 76 Stanley Kubrick: The Exhibition, a Londra un viaggio nella mente del regista Londra, settembre 2019. film, dall’inizio alla fine della Nel cuore dell’elegante sua filmografia. Pertanto il vi- quartiere di Kensington sitatore, mentre scorrono su e all’inizio di uno dei un grande schermo le immagi- suoi parchi più esclu- ni più significative del film cui sivi, l’Holland Park, la sala è dedicata, può osserva- sorge il moderno Desi- re tutto quello che riguarda il gn Museum. Lì abbia- film in questione: gli appunti mo avuto l’immenso del grande Regista che testi- piacere di incontrare la moniano delle idee che gli ve- Marino Demata mente, i pensieri, la nivano prima e durante la la- straordinaria filosofia vorazione, le sceneggiature, gli di Stanley Kubrick, in mostra nell’esposizione schizzi per alcune scene o per “Stanley Kubrick: The Exhibition”. Chi ama come dovevano vestire i perso- veramente il cinema non riesce ad acconten- naggi, gli oggetti più strani e tarsi di vedere un bel film, ma pretende (o vor- bizzarri presenti nel film, rebbe) sapere tutto di quel film e del suo pri- grandi foto di scena o backsta- mo creatore, il regista. Nel caso di Kubrick è ge del Regista con i suoi attori, stralci di inter- secondo film girato dal grade regista, dopo il difficile trovare, nella sua per nulla vasta fil- viste con le sue affermazioni più significative suo definitivo abbandono degli USA per anda- mografia, un film che non ispiri quel deside- relative al film, ecc. E’ di grande importanza, re a vivere in Inghilterra. Impossibile non sof- rio, che a volte diventa (confessiamolo!) mor- prima delle sale dedicate ai singoli film, il fermarsi più a lungo nella sala dedicata al pri- bosa curiosità, della quale vorremmo rendere grande salone iniziale con oggetti, foto e mo grande capolavoro di Kubrick, Orizzonti di partecipi i nostri amici appassionati e lettori scritti di Kubrick relative al cinema in genera- gloria, unanimemente considerato il più gran- di Diari di Cineclub. L’ossatura della mostra è le e alle sue “manie”. Tra queste colpisce la de film antimilitarista della storia de cinema. costituita dagli “Stanley Kubrick Archives”, presenza di tutta una serie di scacchiere con Tra le tante particolarità, è interessante sof- cioè decine di migliaia di scritti, foto, reperti, scacchi del più svariato materiale. Sì, il regista fermarsi sul sodalizio che si creò tra il regista abiti, oggetti più svariati, bauli ricchi di mate- era un appassionato di scacchi e spesso, die- e il protagonista (e anche co- produttore del riale che la moglie del regista, Christiane Har- tro le quinte e nelle pause di lavorazione di un film), , che porterà quest’ultimo lan, ha affidato all’ Art University of London film, completava la partita lasciata in sospeso ad affidare a Kubrick anche la successiva regia (AUL). Già nel salone prima di entrare nella con qualcuno dei suoi collaboratori. Difficile di Spartacus, dopo la rottura col precedente mostra vera e propria siamo presi dall’emo- non collegare il rigore mentale necessario per regista del film Anthony Mann.Orizzonti di glo- zione di camminare sul celebre tappeto rosso essere un ottimo giocatore di scacchi, quale ria e Spartacus erano due film accentuatamente dell’Hotel di The Shining, dove scorrazzava egli era, con il medesimo, a volte perfino ma- democratici e Kubrick condivideva in pieno le Danny, il figlio di Wendy (Shelley Duvall) e Ja- niacale, rigore col quale preparava i suoi film idee di cui si faceva portatore Kirk Douglas, ck Torrance (Jack Nicholson, prima di imbat- curandone fino i minimi particolari. E anco- che, finanziando ed interpretando questi due tersi nelle due gemelle, e dalla visione dell’au- ra, tra le tante cose presenti in questo salone, film voleva porsi all’attenzione del mondo del to Adams Probe 16 rossa (prodotta soltanto in colipisce l’angolo nel quale è stato collocato il cinema per le sue idee antimilitariste e deci- tre esemplari) sulla quale, con ben diverso pi- tavolo da lavoro per il montaggio di cui Kubri- samente democratiche, quasi a voler sfidare glio, circolava Alex, il protagonista di Arancia ck si serviva. E sull’altro lato dello stesso ango- quell’ala repubblicana e patriottica hollywoo- meccanica nelle sue quotidiane scorribande. lo notiamo due grandi foto che mostrano diana, che aveva il suo alfiere in e L’esposizione è organizzata in ampi saloni, proprio il Regista seduto a quel tavolo di lavo- il suo epicentro in film comeAlamo e Fort Apa- ciascuno dei quali è dedicato ad uno dei suoi ro. Nelle sale dedicate ai singoli film sono ve- che. Tuttavia, passando proprio all’area della ramente tante le cose notevoli che ci colpisco- mostra dedicata a Spartacus, troviamo cam- no, proprio mentre restiamo rapiti dalle peggiare una delle citazioni di Kubrick, che ci sequenze scelte e proiettate su un grande ricorda come quel film non lo avesse mai sen- schermo. Campeggiano anche citazioni del tito completamente suo: “Spartacus è il solo grande regista riferite al film, alcune delle film sul quale non ho avuto un completo con- quali veramente significative. E così, ad trollo. Pensavo di poter cambiare qualcosa esempio, dopo gli spazi dedicati agli anni gio- della sceneggiatura. Ma capii poi che non è vanili, alla sua passione per la fotografia, che possibile cambiare quello che è scritto nei gli valse un impiego stabile presso la famosa contratti per fare un film.” Kubrick si rese rivista newyorkese “Look”, scegliamo di sof- conto direttamente della ottusa rigidità del fermarci sulle sue foto con l’attore e amico di mondo Hollywoodiano e l’esperienza di Spar- Kubrick Sterling Hayden, protagonista di uno tacus contribuì non poco alla decisione di la- dei suoi primi film The killing/Rapina a mano sciare l’America (“la ragione che per la quale a armata del 1956. A Kubrick confidò gli aspetti Hollywood si fanno tanti brutti film non è che bui della persecuzione da parte del Maccarti- le persone lì sono cinici accaparratori di soldi. smo: Hayden era stato messo in stato di accu- Molti fanno il loro meglio. Ma lavorano con le sa per le sue idee comuniste e rimase per un loro braccia e non con il loro cuore”. Il concet- periodo senza lavoro, riprendendosi il suo po- to del controllo totale di ogni film ideato, pro- sto sul set dopo un paio di anni di “disoccupa- grammato e poi girato è l’idea cardine della fi- zione. Dopo The killing, nel 1961 Kubrick si ri- losofia del cinema per Stanley Kubrick: questo cordò del suo vecchio amico e della sua bravura è il motivo per il quale di questa idea noi ne fac- scritturandolo per una parte importante (il ciamo l’epicentro di tutte le nostre considerazioni “Barry Lyndon” (1975) gen. Jack D. Ripper) nel Il dott. Stranamore, il segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente film di Kubrick. Vale la pena di ricordare l’e- cassetto, assieme al suo progetto quando sull’Esposizione (non potendo, per motivi di norme bel plastico del labirinto di The Shining, Spielberg gli comunicò che stava girando spazio, soffermarci su tutto quello che Schindler’s list. Il secondo film sognato e essa contiene). Questo controllo perso- mai realizzato fu A.I. Artificial Intelligen- nale sui minimi dettagli si andò via via ce. Su questo progetto Kubrick ha lavo- più accentuando, portando il Regista al rato molto e aveva trovato buoni colla- controllo di tutto, direttamente o attra- boratori. Spesso si confidava, in lunghe verso collaboratori fidatissimi. E -que telefonate, con Spielberg, sostenendo a sto è uno dei motivi per i quali il nume- volte, generosamente, che il film pote- ro dei suoi film fu relativamente basso. va anche essere realizzato da quest’ul- Ce ne rendiamo conto ad esempio so- timo. Spielberg aveva affermato invece stando nella sala dedicata a Barry Lyn- ai quattro venti che mai avrebbe potuto don, dove sono esposte tutte le ingegno- fare un film pensato da Kubrick non se risposte del Regista al problema di sentendosi all’altezza. Fatto sta che, come filmare gli ambienti del ‘700 illu- poco dopo la morte di Kubrick, Spiel- minati dalle sole candele, senza alterare berg realizzò A.I. partendo dal soggetto artificiosamente quel tipo di luce. A tal e dal materiale del suo “amico”. Me fine Kubrick perse del tempo, ma riuscì venne fuori un film ibrido che non ave- ad ottenere delle preziose lenti dalla va più nulla di kubrickiano! Il terzo e NASA. Perché – lui sosteneva - fare un Studio più famoso progetto fu Napoleone, per il film collocato in una certa epoca storica quale Kubrick, forte di una promessa/ vuol dire ricreare tutte le anche partico- impegno di finanziamento della MGM, larissime condizioni di vita dell’epoca. aveva trovato, in giro per l’Europa, qua- A tal punto che impose agli attori di in- si tutte le location necessarie, aveva dossare non solo semplicemente gli scritturato fior di professori in qualità abiti del ‘700, ma anche l’abbigliamento di consulenti storici e trovato in Jack intimo che tanta influenza aveva sul Nicholson il suo Napoleone ideale. Ave- modo di camminare e di sedersi. Que- va trovato anche la sua Josephine idea- sto modo particolarissimo e unico di fa- le, scegliendo , della re cinema, la filosofia del “controllo” perso- quale possiamo leggere la bellissima nale di tutti gli elementi, sono giustamente lettera di ringraziamento. A Kubrick, sottolineati con vari esempi nel viaggio durante un pranzo a casa sua con un che ci ha permesso di fare “Stanley Ku- amico italiano, arrivò una telefonata brick: The Exhibition”. Tale filosofia dalla MGM nella quale gli veniva comu- non solo è la spiegazione perché i suoi nicato che non ci sarebbe stato più nes- film sono, in definitiva, pochi di nume- sun finanziamento e quindi nessun ro, ma anche della molteplicità delle ri- film su Napoleone. Dopo l’inevitabile prese della stessa scena, fino a raggiun- “2001: Odissea nello spazio” (1968) delusione e scoramento Kubrick si get- gere quella che, secondo lui, dovesse tò a capofitto in un nuovo progetto, essere la perfezione. In un’intervista quello di descrivere il male e la cattive- Kubrick ammette che la scena finale di ria allo stato puro: così nasce Arancia Lolita, ove il protagonista (James Ma- Meccanica. Si tratta di una delle aree son) tenta di convincere la ragazza più interessanti e ricche di materiali di (Sue Lyon) a fuggire via con lui è stata tutta “Stanley Kubrick: The Exhibi- girata per ben 12 giorni di fila. La com- tion”. L’area è principalmente dedicata plessità della scena consisteva nel do- ai costumi, e cioè gli abiti usati dalla ver rendere contemporaneamente due banda, che Kubrick affiderà alla crea- diversi stati d’animo: da un lato l’amore zione di Milena Canonero, che per in- e la passione, e dall’altro il solo imba- ciso guadagnerà il suo primo (dei quat- razzo. Bisognava rendere non solo i tro) Oscar con i costumi di Barry Lindon, due stati d’animo, ma soprattutto l’in- anch’essi molto presenti alla Esposizio- congruità della situazione. E dopo c’è ne. Gli abiti di Arancia Meccanica che una lunga sosta alla quale si è quasi ob- abbiamo rivisto a Londra sono indi- bligati dalla visione delle scene di 2001: menticabili e originalissimi. Ma non Odissea nello spazio. Anche in questo ca- sono da meno gli ambienti, come gli in- “Arancia meccanica” - A Clockwork Orange (1971) so la precisione e meticolosità di Kubri- terni del Milk bar dove la banda dei ck, che significa dilatazione dei tempi di rea- gli elmetti di Full Metal Jacket, cioè il Vietnam Drudi consuma la bevanda preferita, il Latte+, lizzazione, lo inducono a chiedere allo scrittore secondo Kubrick, ricreato proprio fuori Lon- con i tavolini fatti di donne. Il protagonista , del libro Arthur C. Clark (come era accaduto dra attraverso sapienti modifiche del territo- Malcom McDowell si sottopone, tutti giorni per Nabokov nel caso di Lolita) a collaborare rio. C’e un’area a sé stante particolarmente af- della infinita lavorazione del film, ad un com- con lui nella stesura della sceneggiatura: di- fascinante, quella relativa ai film che Kubrick plicatissimo make-up, che riguarda in primo ciamo, per farla breve, che dal primo contatto ha fortemente desiderato di girare, senza riu- luogo le ciglia e sopracciglia dell’occhio de- con Clark, alla realizzazione del film passe- scirci. Sono fondamentalmente tre, anche se stro. Perché un solo occhio? Perché conferisce ranno ben 4 anni! E che dire, passando all’ulti- sono state ritrovate altre sceneggiature. Più una sensazione di maggiore cattiveria e terro- ma area dedicata a Eyes Wide Shut, il su ultimo volte, lungo la sua carriera di regista, ha pen- re. Il film fu censurato in Inghilterra e la cen- film, dell’affermazione che Tom Cruise fu co- sato di realizzare un film sull’Olocausto. Ne sura fu tolta solo poco tempo fa. Sarebbe un stretto ad attraversare una porta per ben 90 vol- aveva trovato il soggetto ideale basandosi sul li- interessante capitolo quello del rapporto te? Sarebbe infinito l’elenco degli oggetti e delle bro di Louis Begley “Wartime lies”, che a lui tra Kubrick e la censura (quella americana si citazioni contenute nelle varie aree dedicate ai sembrava perfetto. Ma il libro fu rimesso nel segue a pag. successiva 17 n. 76

segue da pag. precedente finita pochi giorni fa. Ma è previsto che venga il cinema di Kubrick, ma, come abbiamo ten- accanì contro Eyes Wide Shut), ma non abbia- trasferita in altri Paesi (in primis a New York tato di spiegare, è un viaggio attraverso la sua mo lo spazio per scriverlo. Così come non ab- dal 18 gennaio al 19 luglio 2020), dei quali co- Mente. biamo lo spazio per parlare delle musiche, stituirà una sicura attrazione per tutti coloro presenti all’Esposizione, che hanno imprezio- che amano il grande cinema. Perché è una esi- Marino Demata sito tutti i suoi film. Scelte naturalmente una per bizione diversa da ogni altra e speciale: non è, una dal grande Regista. L’esposizione londinese è come si potrebbe credere, un viaggio attraverso Le foto del servizio sono di Lori Demata

“Arancia meccanica” - A Clockwork Orange (1971) “Eyes Wide Shut”

“Spartacus” (1960) “Shining” (1980)

Festival Festival Internazionale Angelo Francesco Lavagnino – Musica e Cinema Il festival nasce nel 2001, su iniziativa di Luciano Girardengo (che ne è tuttora il direttore arti- stico), Steve Della Casa e Pietro Sonzogno, a Gavi. Nella ridente cittadina del Piemonte prossi- ma alla Liguria il compositore genovese, autore di centinaia di musiche per film, aveva fissato la propria residenza, nella bella casa in cui tuttora dimorano le figlie. Nel comitato d’onore -fi gurano Nicola Piovani (che presiede anche la giuria del concorso musicale connesso alla mani- festazione) e Franco Piersanti, Paolo Buonvino e Renato Serio, Peppe Vessicchio e Federico Ermirio, Natale Massara e Giuliano Montaldo, Carlo Leva e Federico Savina, Marco Muller e Marie-Pierre Duhamel Muller, Alberto Barbera e Sandro Cappelletto, oltre al genius loci Della Casa. Girardengo è anche l’anima dell’Orchestra Classica di Alessandria, che a sua volta rap- presenta l’autentico punto di riferimento strutturale e operativo della manifestazione e la ga- ranzia… sonora della sua prestigiosa continuità. Il relativo sito www.lavagninofestival.it dà conto delle partecipazioni straordinariamente qualificate che ne hanno contraddistinto an- nualmente ciascuna edizione. DdC Sabato 5 ottobre 2019 ore 21- Gavi Tenuta la Scolca. Lavagnino e Soldati, Cinema al Cinama e Vino al Vino. Parte- ciperanno Pierfranco Quaglieri, Giorgio Soldati, Iudica, Bianca e Sandra Lavagnino, Nuccio Lodato, Loretta Orto- lani. Modera Andrea Sisti. 18 [email protected] In ricordo di Alessandro Valori La mattina del 10 set- con Squeak!, episodio di De Generazione (1994), tembre apprendiamo esperimento corale sopra le righe tra Twilight con stupore e infinita Zone e i B-Movies. Il film e la sua formazione tristezza della morte sono anche l’occasione per conoscere tutti i di Alessandro Valori. nuovi autori emergenti della sua stessa gene- Difficile credere che razione e le cui carriere cresceranno durante Andrea Fabriziani un autore di 54 anni la gli anni Novanta. Quella di Valori prosegue cui carriera si trovava con videoclip, cortometraggi e documentari, finalmente sulla cresta dell’onda dopo anni di alcuni dei quali raccontano proprio la cultura sacrifici, un professionista conosciuto di per- e la storia della sua terra, le Marche, e altri rac- sona sempre vitale e sereno nonostante qual- contano il mondo del cinema, come il back- siasi difficoltà, debba essere stroncato all’im- stage de Il regista di matrimoni di Marco Belloc- provviso lasciando intorno a sé incredulità e chio. Ma è con quel gioiellino della commedia dolore. Sorridente, sempre amichevole e di gran cuore, lascia la famiglia e i fra- telli e una quantità di progetti incom- piuti, di idee e di speranze per il futuro del cinema, quello che ha sempre vissu- to con passione viscerale. Il fratello Fe- derico e varie testate di tutta Italia han- no confermato che il regista si trovava in un ristorante di Macerata, a cena con Iginio Straffi, fondatore della Rainbow e creatore delle Winx, e due sceneggia- Alessandro Valori, regista (1965 - 2019) tori americani, quando improvvisamen- te è stato colto dal malore che gli è stato fatale. termini dialettali in disuso, modi di dire tipici La sua carriera era arrivata ad un momento della romanità, calate e inflessioni. Nonostan- decisivo: dopo tanti anni di opere indipen- te il bassissimo budget, il film ha una base so- denti come il suo esordio sul grande schermo, lida, un’idea forte e può vantare molti punti di Radio West (2004), o le sue ultime due pellico- forza a suo vantaggio, ma la critica stronca le, Come saltano i pesci (2016) e Tiro Libero (2017), impietosamente la pellicola. Fortunatamente, era finalmente passato alla produzione, un’at- nel corso degli anni la storia di Mario e Ri- tività che svolgeva con dedizione e partecipa- ghetto alla ricerca della nonna fuggita dalla zione. Grazie alla Rainbow infatti lavorava su casa di cura dopo averla svaligiata si è dimo- nuovi progetti editoriali e prospettive nell’au- strata più forte di ogni critica, tanto che anco- diovisivo internazionale in cui valorizzare nuo- ra oggi il film è proiettato nei cineclub di tutta vi talenti e dare ulteriore lustro alla serialità Italia e fa ancora parlare di sé. Seguono anco- italiana all’estero allargandone gli orizzonti. ra videoclip e cortometraggi come Il cinema lo Figlio di un avvocato parlamentare del PCI, si faccio io (2012), interpretato da Pier Giorgio forma come assistente alla regia in film come Bellocchio, Adamo Dionisi e Pier Paolo Picia- Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti relli e presentato al Festival Internazionale (1985) di Lina Wertmuller e Good Morning Ba- del Film di Roma, Babylon Fast Food (2012) e bilonia (1987) dei Taviani ed esordisce alla regia Eccomi (2014) con Simone Riccioni, protagoni- sta anche delle sue ultime due pellicole girate nella sua terra d’origine. È proprio lì che il ci- nema di Valori si fa più intimo, con storie fat- te di voglia di riscatto, di personaggi profon- di, dei loro rapporti umani e anche del loro rapporto con il divino (negli ultimi due film all’italiana, Chi nasce tondo (2008), che il cine- non è raro incontrare sequenze in cui i perso- ma di Valori diventa d’interesse davvero na- naggi si rivolgono a Dio). Ma anche personag- zionale e prende una prima svolta improvvisa. gi sfaccettati, a volte deplorevoli, proprio co- Presentazioni nei cinema romani con grandi me insegna la tradizione della commedia personalità invitate, una produzione e un all’italiana e di cui Chi nasce tondo è un fulgido progetto importanti, protagonisti di grido esempio del nuovo millennio, a distanza di (Valerio Mastandrea, Raffaele Vannoli, San- decenni dalla fine di quel periodo d’oro che in dra Milo, Glauco Onorato, Anna Longhi, Tibe- molti hanno tentato di richiamare. Una filmo- rio Murgia e Regina Orioli), una sceneggiatu- grafia varia, eterogenea, brillante, al pari di ra all’apparenza grezza ma in realtà raffinata quella di qualsiasi grande autore della cine- e scritta dallo stesso Valori, Pier Paolo Picia- matografia italiana degli ultimi trent’anni. relli, Valerio Mastandrea e Adamo Dionisi. I Quattro film per il cinema che non hanno mai quattro autori, per un maggiore realismo, con smesso di circolare e che l’autore ha sempre la scuola di cinema Digital Desk, spingono gli accompagnato in giro per il paese dimostran- studenti dei licei romani con i quali scrivono do, nonostante qualsiasi difficoltà, integrità, la storia a recuperare vecchi detti o espressio- dignità e vero amore per il suo mestiere. ni dei loro nonni, e così affondano i dialoghi nel linguaggio romano più puro, recuperando Andrea Fabriziani 19 n. 76 Atterriti da Aterrados C’erano una volta i sot- solo intuire ma che di certo non hanno nulla presto si riveleranno assolutamente inetti e togeneri con la S maiu- di buono. Ecco quindi che un’orrenda presen- inadatti allo scopo, finendo per peggiorare ed scola. C’era lo Spaghetti za demoniaca, fuoriuscita da un angolo di accelerare l’invasione malefica del quartiere. - Western (italianissi- una anonima villetta, inizia ad innescare una Unico a raggiungere una sorta di pareggio mo e fulgido esempio serie di crepe nella realtà concreta e, da tali sarà invece il commissario di zona, malato di di western puro al di crepe del vissuto quotidiano (intese proprio cuore e quasi sordo che, come il miglior de- fuori della sua cultura in senso letterale), altre presenze terrificanti tective solitario della tradizione noir, riuscirà di appartenenza), il Su- cominciano ad insidiare le persone innocenti per lo meno a reagire di fronte a tale macello, shi-Horror (puro terro- che abitano quella casa e altre due limitrofe, che non risparmierà nemmeno i bambini. Il re distillato che soltan- espandendo la loro invasione a macchia d’olio tema abusato della “casa stregata” si espande to i fanatici shintoisti e moltiplicandosi in mille forme inquietanti e in questo film sotto forma di una sorta di potevano concepire) e disgustose. Ad intervenire contro l’orda fan- morbo sovrannaturale, malevolo e senziente, Giacomo Napoli infine il Paella-Hor- tasma ci saranno alcuni esperti di sovranna- ansioso di contagiare più viventi possibile, ror, nel quale alcuni (pochi) re- senza lasciare spazio a soluzio- gisti spagnoli o comunque ap- ni basate sulla logica o sul con- partenenti al mondo “latinos”, trappasso. Le trovate più im- dimostrando grande maestria, pressionanti, sebbene facciano davano vita a capolavori del ge- a volte ricorso al “jumpscare”, nere horror (basti pensare a non ne abusano mai e riescono REC di Jaume Balagueró). Poi sempre a risultare impressive e questi peculiari sotto-generi disturbanti al di là del facile ef- scomparvero per le più eterogee fetto repulsivo (notevole ad ragioni ma ogni tanto, molto esempio la scena della donna molto raramente, ritornano an- martoriata contro i muri, in- cora a stupirci con esempi tanto trodotta da un rumore flebile unici quanto efficaci. È il caso di ed ossessivo che inizialmente questo film, Aterrados (letteral- non desta grande sospetto per mente “atterriti” o “terroriz- poi montare invece in un cre- zàti”) del regista argentino De- scendo di spavento e irraziona- mián Rugna, che ci catapulta in lità fino alla scioccante rivela- un inaspettato panorama deci- zione scenica). Potremmo samente spaventoso e mai trop- anche definire quest’opera co- po sopra le righe nel quale ci me una riuscita fusione tra un eravamo rassegnati a non avere Nameless (capostipite del sot- più accesso, e invece eccoci qui. to-genere), nel quale il demo- La pellicola è recentissima, del niaco si diffonde osmotica- 2018, eppure il climax che ripro- mente tramite la psiche dei pone, ambientando la storia in protagonisti, ed il primo, riu- una curiosa periferia di Buenos scitissimo ESP dei Vicious Aires, non ha nulla da invidiare Brothers, che a sua volta ripro- alle atmosfere dense e decisa- pone il tema del contagio male- mente noir dei migliori esempi fico sviluppandolo su più- di del genere, o meglio, del sot- mensioni fisiche oltre che to-genere. Contando su una ca- psicologiche (interessante ed pacità tecnica più che all’altezza azzeccata, in tal senso, la scena e su un comparto attoriale soli- in cui il commissario vede il dissimo (tra i tanti bravi attori vuoto sotto un letto se guarda spicca l’indimenticabile Maxi da una certa angolazione, ma Ghione nella parte del commis- se ruota lo sguardo diversa- sario Funes), Rugna infila lo mente, il vuoto brulica di mo- spettatore in una storia spieta- stri). Horror quindi encomia- ta, a tratti persino crudele, nella bile su più fronti, non ultimi quale la via di entrata è scono- una fotografia studiata, una sciuta e quella di uscita inesistente. Co- scenografia molto accurata ed un mon- me spesso accadeva nei classici del Pael- taggio ben calibrato; non resta che spe- la-Horror, il protagonista vero e proprio rare che la distribuzione italiana, sem- è il luogo, inteso non tanto come porzio- pre così propensa a portare nei nostri ne geografica (la periferia della metro- cinema anche il titolo più mediocre poli è identica a mille altre già viste) proveniente dagli USA e a trascurare quanto come “locus magico”, come cer- tutto il resto, stavolta si avveda di que- chio (o in questo caso triangolo) di evo- sto gioiello argentino, per adesso di- cazione, di cui il “regista-magus” si ser- sponibile solo in lingua originale, sot- ve per far irrompere nella normalità totitolata in italiano. quotidiana mostri e demoni inimmagi- Film decisamente (e inaspettatamente) nabili che non si limitano a sconvolgerla consigliato. fisicamente ma arrivano proprio a sovvertirne turale i quali, se in un primo tempo appariran- totalmente le regole, per ragioni che possiamo no organizzatissimi e sicuri della vittoria, ben Giacomo Napoli 20 [email protected] N o t i z i e da S h e r w o o d Italy for Movies, l’app che fa ciak, si gira per l’Italia stati girati altri film, consultare gli incentivi disponibili per quell’area geografica. L’appassionato di cinema, serie tv e videogio- chi potrà, invece, conoscere cosa è stato girato nel luogo che sta visitando o nelle sue vicinan- ze, scoprire inaspettati dettagli su set e am- bientazioni, lasciarsi suggestionare da uno dei tanti e originali itinerari cine-turistici suggeriti. Come il suo sito italyformovies.it, online dal 2017, l’app è consultabile in doppia lingua, italiano e inglese, ed è uno straordina- rio strumento di promozione del nostro terri- torio e dei suoi luoghi. La novità è il ruolo atti- vo dell’utente a cui viene offerta un’esperienza personalizzata in base al posto in cui si trova. Può muoversi sulla mappa alla scoperta di luoghi e film, decidere se ricevere notifiche su I luoghi del cinema italiano ora sono a portata contenuti di interesse nelle vicinanze, scatta- Bud Spencer: di smartphone grazie all’applicazione di Italy re direttamente dall’app foto di location sug- for Movies, dedicata alle location italiane per la gestive e condividerle su Instagram utilizzan- mostra-evento a Pa- produzione cinematografica e audiovisiva, di- do gli hashtag automaticamente creati. Una sponibile per il download gratuito negli store gallery mostrerà le ultime immagini #italyfor- lazzo Reale digitali Apple e Google. Una guida completa movies condivise e quelle con più interazioni ed aggiornata che permette di viaggiare in e visualizzazioni. Italy for Movies è un progetto Una mostra dedicata a Bud Spencer è stata maniera curiosa e innovativa alla scoperta della Direzione Generale Cinema e Audiovisi- inaugurata il 13 settembre nella sede della Sala dell’Italia e dei luoghi che fanno cinema, pre- vo del Ministero per i Beni e le Attività Cultu- Dorica di Palazzo Reale a Napoli (fino all’8 di- sentata all’Italian Pavilion al Lido durante l’ul- rali e del Turismo nato nel 2017 e gestito ope- cembre). L’attore di origine napoletana al se- tima Mostra Internazionale del Cinema di Vene- rativamente da Istituto Luce-Cinecittà in colo Carlo Pedersoli morto tre anni fa a 87 an- zia. collaborazione con Italian Film Commissions. ni, è uno degli attori italiani più amati e L’app ha un’interfaccia semplice e intuitiva, Scarica l’app su: App Store: https://apps.apple. celebrati di sempre a livello planetario ed è di- con un doppio accesso per turisti e operatori com/it/app/italy-for-movies/id1477303299 ; ventato nel tempo un’icona popolare. Con Te- cinematografici che hanno la possibilità di es- GooglePlay: https://play.google.com/store/apps/ rence Hill ha costituito uno dei binomi comici sere geo-localizzati su mappa e scoprire i più details?id=com.mobilesoft.italyformovies. di maggiore successo commerciale del cinema bei film girati nei paraggi o le migliori loca- Il video promozionale nel canale di Istituto italiano col ciclo Trinità. Il suo atipico e ecletti- tion per il cinema disponibili nei dintorni. Luce Cinecittà. co percorso ora è ricostruito con questa bella e Così produttori, location manager o regi- www.italyformovies.it/ corposa mostra multimediale, coprodotta da sti che si trovano nei pressi di una location e Italy for Movies è il portale nazionale delle location e degli Equa e Istituto Luce-Cinecittà e curata da Um- che sono interessati ai luoghi che stanno os- incentivi alla produzione cinematografica e audiovisiva. berto Croppi. Il percorso espositivo propone servando per ambientarvi un film, con un Un progetto lanciato nel 2017 dalle Direzioni Generali oggetti di scena, premi italiani e internaziona- semplice clic possono immediatamente sco- Cinema e Turismo del MiBACT, realizzato da Istituto li, poster, manifesti di film, bozzetti originali, prire l’esistenza di altre location poco distan- Luce Cinecittà in collaborazione con l’associazione Italian foto pubbliche e private, gadget, filmati, ogget- ti, accedere alle relative schede corredate da Film Commissions. ti personali, costumi di scena, le lettere più dettagli tecnici, sapere se in zona sono già [email protected] emozionanti scritte dai fan, immagini del suo partner Terence Hill e dei numerosi registi con i quali ha lavorato a partire da E.B.Clucher no- me d’arte di Enzo Barboni, figura-chiave del successo di Spencer in quanto artefice del ciclo dei “fagioli western” Trinità, immagini del campione di nuoto e pallanuoto, pugile, rugbi- sta, pilota d’aereo e d’elicottero, pilota di rally, lottatore, pubblicitario, imprenditore, scritto- re, paroliere, cantante, inventore.

21 n. 76

Radio Amiche di Diari di Cineclub Radio Brada, Radio Sardegna Web, Radio Venere Sassari, Unica Radio, Diari di Cineclub Radio

Cult Fiction | UniCa Radio di Roma, ha raccontato in qualità di uno tra i divulgazione filmica come la Cineteca del fondatori, la storia il valore e le attività del Fil- Friuli, l’Istituto cinematografico dell’Aquila mstudio, struttura fondata da Americo Sbar- La lanterna magica, il Festival internazionale della, Annabella Miscuglio e Paolo Castaldini. del cinema e delle arti, e il nostro partner Dia- L’associazione ha svolto la sua attività di dif- ri di cineclub. S.O.S Stanlio & Ollio è stato fusione della cultura cinematografica fino al presentato durante il corso della XVIII edizio- 1985. Nato nel 1967, il Filmstudio, è diventato ne de I mille occhi – Festival internazionale presto un punto di riferimento per la fruizio- del cinema e delle arti di Trieste, presso il Tea- ne del cinema finemente selezionato. Dal ci- tro Miela. Obiettivo ancor più ambizioso del nema d’autore a quello sperimentale, con an- progetto S.O.S. Stanlio e Ollio è quello di riu- teprime ricercate e retrospettive dedicate a scire a realizzare, in un futuro prossimo, una maestri come Jean-Luc Godard, Alberto Grifi, esauriente collana di opere filmiche restaura- Nanni Moretti, Wim Wenders, Werner Her- te in DVD e Blu-ray e di favorire un ritorno in zog, Rainer Werner Fassbinder. Dando per pellicola di tali film, restituendoli, dopo anni primo la possibilità a Nanni Moretti di esordi- di oblio e rovina, con una veste rinnovata, alla re con Io sono un autarchico girato in Super8. memoria collettiva e al divertimento delle ge- Leone ha raccontato alcuni aneddoti legati al- nerazioni presenti e future e di quelle che an- le molteplici proiezioni legate al Filmstudio cora verranno. ma anche c’è stato il modo di chiacchierare Link per ascoltare la puntata di Cul Fiction anche del rapporto delle generazioni più gio- con ospite Enzo Pio Pignatiello vani col cinema, le nuove piattaforme digitali https://www.unicaradio.it/wp/2019/09/cult-fi- e il futuro della struttura del Filmstudio. ction-puntata-2-13-17-settembre-2019/?fbcli- Dopo la pausa estiva Link per ascoltare la puntata di Cult Fiction d=IwAR3BQu5QUGvVUyXwc0vO9C6wt4jn- riparte la collabora- con ospite Armando Leone Q7E1av-Pg2VGqczlNoCGzJbnLxM9_zE zione ,di Diari di Ci- https://www.unicaradio.it/wp/2019/09/cult-fi- neclub con Unica Ra- ction-puntata-2-12-10-settembre-2019/?fbcli- dio, l'emittente web d=IwAR1B4js2YteONyvTvpZDfnwSc6YRmz- dell'Università di Ca- Zk41Oj8A-Qn-gds5i033PG2Dubxcw gliari all'interno della Tore Uccheddu rubrica di approfondi- mento cinematografico Cult Fiction, curata e condotta da Tore Uccheddu. L'appuntamento con la rubrica settimanale durante il mese di settembre è stato ricco di partecipazioni esclusive e ha visto il contributo di personalità del calibro di Armando Leone, Enzo Pio Pi- gnatiello e Bruno Zambardino.

Ospite della 14a puntata di Cult Fiction – Bru- no Zambardino L’ospite della puntata di Cult Fiction andata il onda lo scorso 24 settembre è stato Brundo Ospite della 13a puntata di Cult Fiction – Enzo Zambardino. Docente di Organizzazione ed Pio Pignatiello Economia dello Spettacolo presso l’Università Enzo Pio Pignatiello, nostro ospite grazie alla La Sapienza di Roma, ora è responsabile di collaborazione con Diari di Cineclub e il suo Italy For Movies il portale nazionale delle lo- socio Simone Santilli hanno un obiettivo mol- cation e oggetto dell’intervista rilasciata per to ambizioso, che è stato l’argomento della Cult Fiction. Il portale si muove come un chiacchierata durante la tredicesima puntata grande catalogo dei siti e location di interesse di Cult Fiction: recuperare e restaurare, nel cinematografico a copertura nazionale. Rivol- migliore dei modi, grazie alle nuove tecnolo- to ai filmaker e curato dalla rete delle film Ospite della 12a puntata di Cult Fiction – Ar- gie, il patrimonio filmico di Stanlio e Ollio, in commisions di tutta italia, Italy For Movies mando Leone versione italiana. Tale progetto prende il no- funge anche come strumento per la diffusio- La collaborazione con il periodico digitale di me di S.O.S Stanlio & Ollio, rifacendosi appun- ne del cineturismo tra gli appassionati del ci- approfondimento cinematografico Diari di to al titolo di uno dei successi del duo comico. Il nema. Collaterale al portale e forte della re- Cineclub ha permesso a Cult Fiction di avere progetto si avvale di numerose collaborazioni cente presentazione alla Mostra Internzionale il contributo di Armando Leone. Leone, una con importanti istituzioni nel recupero cine- del Cinema di Venezia, è l’App di Italy For Movies tra le colonne portnti del Cnema Filmstudio matografico ed altrettanto significativi enti di segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente che trascina il portale direttamente sul pro- prio smartphone. La possibilità di avere tutto il prezioso contenuto dell’intero portale all’in- terno della propria tasca è un incentivo all’uti- lizzo dello stesso sia da parte degli operatori del cinema ma anche degli utenti turisti che a loro volta possono contribuire con le proprie foto a coltivare la gallery dei siti presenti nel catalogo delle locations. Il potenziale di Italy For Movies in versione app è implementato a sua volta dalla funzione del gps che qualora l’u- tente volesse può essere avvisato da una notifi- ca nel momento in cui si trova nei pressi di un sito di interesse speciale o laddove si sono svolte le riprese di un film o di una serie. Du- rante l’intervista c’è stato inoltre la possibilità di dare spazio anche alla nuova legge cinema, Radio Brada tanto discussa e di notevole di interesse. Link per ascoltare la puntata di Cult Fiction Canale di Diari di Cineclub con ospite Bruno Zambardino www.radiobrada.com/diaridicineclub https://www.unicaradio.it/wp/2019/09/cult-fi- ction-puntata-2-14-24-settembre-2019/ Ultimi programmi andati in onda

“Joker” 2019 di Todd Phillips recensione di Pa- “5 è il numero perfetto recensione” di Maria ola Dei 06:33 Rosaria Capozzi 03:57

“¡QUE’ VIVA FEDERICO!” Federico García “MIO NONNO” Monologhi Corti cortissimi Lorca fucilato dai fascisti di Daniela Igliozzi scritti da Armando Bandini e letti da Daniela voce dell’autrice 11:46 Igliozzi 04:23

TRE OCHE “ Monologhi Corti cortissimi scrit- “MIGRAZIONI” Monologhi Corti cortissimi ti da Armando Bandini e letti da Daniela scritti da Armando Bandini e letti da Daniela Igliozz 02:49 Igliozzi 05:30 “LAMICO RITROVATO” Monologhi Corti cor- “ALTA FEDELTA’ - High Fidelity” (2000) di tissimi scritti da Armando Bandini e letti da Stephen Frears recensione di Marino Demata Daniela Igliozzi 05:30 09:57

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DdCR | Diari di Cineclub Radio È un’emittente radiofonica in podcast collegata al periodico di cultura e informazione ci- nematograficaDiari di Cineclub

Ascolta DdCR in podcast dove e quando vuoi sul nostro sito: www.cineclubroma.it/dia- ri-di-cineclub-roma/radio-diari-di-cineclub-roma

Avviso per chi vuole collaborare In podcast su www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-radio, stiamo organizzando rappresentazioni o letture (critica cinematografica, interviste, presentazioni libri, teatro civile, ma non solo) che vengono registrate per essere poi scaricabili da questo sito web. Se siete interessati/e a partecipare come autori dei diversi interventi, potete in- viare una mail a: [email protected] www.radiovenere.com 23 n. 76

Tra le nostre lotte. Tra le nostre priorità Riaprirà Filmstudio La storica sala dell’associazione culturale romana nata nel 1967 in Via Degli Orti d’Alibert, 1 proprio a fianco del carcere Regina Coeli sul lungotevere Dopo 4 anni di con- che con lui partecipa a quel meraviglioso ai tifosi. L’assenza di parametri di riferimento fronto, in alcune fasi mondo che è lo sport. Sia ben chiaro che lo che consentano di individuare processi, indi- anche aspro, sembra stesso discorso vale anche nell’itinerario in- rizzi, percorsi e quindi obiettivi è una delle che la vicenda del Fil- verso. Quello cioè che potrebbe evidenziare la contraddizioni più profonde sulle quali si è mstudio sia giunta a sua incapacità a raggiungere risultati soddi- determinata la degenerazione dell’offerta e un punto di svolta. La sfacenti. Ma se quello stesso atleta fosse la- della fruizione culturale. Da qui scaturisce il Regione Lazio ha di sciato in una gabbia spoglia e inerte nulla di secondo stimolo a un dibattito che stenta a ri- fatto riconosciuto le tutto questo potrebbe accadere. Il parallelo tra conquistare vigore. Le classi dirigenti politi- Stefano Pierpaoli sue responsabilità nel progetto culturale e universo sportivo potreb- che, istituzionali e amministrative si muovo- non aver dato seguito, be sembrare riduttivo ma lo sport risponde a no per impulsi burocratici e agiscono non nel per molti anni, a una richiesta di segno di una visione complessiva rinnovo della convenzione che integrata nel lungo periodo ma avrebbe garantito alla gestione del- sulla base di iniziative isolate e lo storico filmclub romano un per- propagandistiche. In tal modo è corso più agevole ed equilibrato. Ci stato instaurato un sistema di re- saranno lavori di ristrutturazione lazioni e di progettazione che ope- da eseguire e con tutta probabilità ra solo nel quadro della specifica ri- verrà inserita una struttura colle- soluzione, dell’assistenzialismo gata alla stessa Regione che ope- sterile e del grande evento che ha rerà all’interno del nuovo progetto un ritorno economico-finanziario Filmstudio. Aldilà delle procedure (non sempre) ma che non produce burocratiche e della proposta anco- nessuna positiva ricaduta sul pia- ra non del tutto definita, da questa no culturale. ‘O Sistema crea gare storia emergono una serie di ele- sui 100 metri in cui si può correre menti di riflessione che riguarda- in 30 minuti e c’è anche chi può no un’ampia fascia di esercenti e permettersi di partire dall’ottante- quindi una cospicua fetta di offer- simo metro. Tanto ‘a gggente nun se ta cinematografica. Che riguarda- n’accorge. Il parametro è purtroppo no più in generale i cittadini e il be- questo ed è testimoniato chiara- ne comune. Il fatidico giorno che si mente anche dal livello di qualità è raggiunta una bozza di accordo è della nostra politica, di una gran sembrato tutto facile e addirittura parte della nostra imprenditoria e scontato. Quattro anni di discus- di interi assetti dominanti che di sioni e di attese per arrivare a un fatto incidono negativamente sull’in- traguardo che era a portata di ma- teresse generale. Non sappiamo con no. Quattro anni in cui non sono certezza se questa “gggente” dav- sopraggiunti fattori nuovi che de- vero non si accorga di nulla ma la terminassero un cambio di dire- sensazione è che il gioco sia ormai zione da parte dell’amministrazio- abbastanza scoperto e che il banco ne. Quattro anni in cui un luogo abbia poche carte in mano da po- ricco di storia è stato abbandonato sare sul tavolo. Esistono in Italia a se stesso in una dimensione di migliaia di presidi culturali tenuti assenza che lo ha reso esanime. in quella gabbia inerme fatta di Quattro anni in cui una serie di approssimazione e ipocrisia. Un progetti culturali e sociali che era- patrimonio abbandonato a se no in atto al Filmstudio sono stati stesso che potrebbe fare i 100 me- trucidati. Il primo motivo di scon- tri a tempo di record e vincere certo è legato ai tempi biblici con campionati e trofei ma che invece cui si muovono le Istituzioni e la viene fatto morire nell’indifferen- burocrazia. Un tempo vuoto e pri- za. È un bene che una volta estinto vo di giustificazioni. Un’attesa inu- sarà molto difficile da riprodurre e tile e improduttiva. In quattro anni non resterà altro che affogare nei un atleta prepara le Olimpiadi e social e nei telefonini per farsi in- può allenarsi al meglio se usufrui- gozzare col cibo sintetico offerto sce di una palestra, di un campo di dai sovrani. Dai video partoriti allenamento, di strumenti e attrez- dalla mente malata dei capi di par- zi adeguati per svolgere i test di ga- Locandina della mostra antologica “Filmstudio story”- Roma, 2013 tito. Da quelli che decidono che ra e per verificare i suoi progressi. devi aspettare quattro anni per In quel lasso di tempo partecipa ad altre com- un paradigma composto da misure, tempi e una soluzione per cui bastava una settimana. petizioni e così facendo alimenta non solo la classifiche che risultano di facile identificazio- sua esperienza sportiva ma tutto un ambiente ne sia per gli addetti ai lavori che al pubblico e Stefano Pierpaoli

24 [email protected] A proposito del Filmstudio di Roma Intervista ad Armando Leone Armando Leone, ha la- ritratto generazionale con “Anna” e il giovane Nan- sciato la Sicilia nel 1968 ni Moretti che apriva la nuova stagione del cinema (più precisamente Pa- d’autore italiano con “Io sono un autarchico”? lazzolo Acreide, suo pa- Tutto accade tra il 1975 e il 1976. Nel 1975 il film ese di origine). Paralle- Anna di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli uscì lamente agli studi di al Filmstudio nella seconda sala appena inau- giurisprudenza alla Sa- gurata. Restò in programmazione 4 settima- Renato Scatà pienza di Roma è stato: ne con la sala sempre piena. Il film ebbe una fotogiornalista, aiuto vasta eco sui mezzi di comunicazione di mas- regista, operatore culturale, tuttofare sui set. sa. Fu notato dai più attenti critici internazio- Nel 1977 è iniziata l’avventura del Filmstudio nali. Fu presentato alla Biennale di Venezia, al che dura oltre da quarant’anni. Il Filmstudio Festival di Berlino e nel 1976 al Festival di Can- di Roma è ormai entrato nel mito. Cinema? nes e in tantissimi altri festival meno famosi. Centro culturale? Sicuramente un fondamen- Il critico Callisto Cosulich (carissimo amico e tale punto di partenza per tanti artisti italiani sostenitore del Filmstudio) scrisse che il film e internazionali. Negli anni, al suo interno, aveva la stessa importanza, per la sua carica grazie alle moltissime rassegne tematiche si innovativa, di una Corazzata Potemkin o di un Fi- sono formate personalità del calibro di: Carlo no all’ultimo respiro. Grifi considerato il massi- Verdone, Nanni Moretti, Gianni Amelio, Al- mo esponente del cinema sperimentale (e non berto Grifi, Paolo e Vittorio Taviani, Marco solo) in Italia aveva dato una delle sue più for- Bellocchio. E veri e propri numi tutelari ne so- midabili zampate. Comunque, anche se bre- no stati: Roberto Rossellini, Alberto Moravia, vemente, mi corre l’obbligo di fare una preci- Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Mi- sazione senza nulla togliere ai meriti di chelangelo Antonioni, Eduardo De Filippo. Alberto Grifi. È il caso di dire che l’idea del Cos’è stato il Filmstudio di Roma? Centro cultura- film la ebbe Massimo Sarchielli, di Sarchielli è le? Semplici sale cinematografiche? Scuola di cine- anche la co-regia. I due, Massimo e Alberto, eb- ma? Niente a che vedere con una semplice sala cinematografica tradizionale, com- merciale. Per più di quaranta anni la parola cinema/sala non è mai stata ac- costata alla parola Filmstudio: sarebbe stato errato e riduttivo. Da qualche an- no per esigenze di comunicazione solo su Facebook la parola cinema precede Filmstudio. Il Filmstudio a Roma è sta- to una sorta di Cabaret Voltaire rivisto e corretto secondo i tempi con al centro della scena il grande cinema. Comun- que le definizioni si sprecano. E tu Re- nato, che sei uno dei pochi che ha ac- cesso all’archivio del Filmstudio, lo sai. C’è una vasta letteratura in proposito. Tutti apprezzamenti molto lusinghieri. Gianfranco Baruchello (1924) e Alberto Grifi (1928 - 2007) Ma non mi voglio ripetere. Forse pochi hanno rilevato che il Filmstudio è stato il frutto di una grande (bruciante) pas- sione per il cinema di un ristretto grup- po di persone inquiete, alla ricerca di una identità e di un senso della vita, in- Massimo Sarchielli (1931 - 2010) namorati del bello, animati da passione civile, con propri sogni ed ambizioni, principale artefice dell’operazione An- sensibili e aperti al nuovo con addosso na mentre Sarchielli venne messo in una costante tensione del sapere e del ombra. I due ruppero. Sarchielli della vivere. Il Filmstudio, come un vulcano, mancanza di un giusto riconoscimento ha avuto nella pancia sempre una sorta ne soffriva molto. Tutte le volte che ve- di magma ribollente, che eruttato si niva al Filmstudio – e veniva spesso – trasformava via via in immagini che a alla fine l’argomento cadeva su Anna. E loro volta, come in uno specchio, appa- mi toccava rincuorarlo con il suo stesso rivano sugli schermi del Filmstudio. “Anna” (1975) di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli. Girato nel 1972 con vino che mi portava dalla Toscana. Abbiamo messo in pratica una “forma uno dei primi videoregistratori portatili utilizzati in Italia, il film fu proiettato Qualcosa di simile in fatto di essere ri- d’arte” consistente nel mostrare il cinema per la prima volta al Filmstudio di Roma nel 1975 tenuto (Grifi) il principale artefice di un anche come personale mezzo di espressione. bero fra di loro già dei contrasti durante la la- film era già accaduto con La verifica incerta di Potresti analizzare in breve il momento in cui Al- vorazione, e poi, quando il film uscì, Grifi (più Alberto Grifi e Gianfranco Baruchello. Dalla berto Grifi presentava al Filmstudio il suo sconvolgente noto e stimato tra gli addetti ai lavori) fu ritenuto segue a pag. successiva 25 n. 76

segue da pag. precedente fucina romana della sperimentazione e della controcultura era stato partorito un film anti-film, innovativo, rivo- luzionario che travalicava i confini della stessa sperimentazione, salu- tato con entusiasmo dalla stampa specialistica (e non solo) naziona- le ed internazionale. Ora che c’era un film-modello, un maestro ge- niale, un’opera-manifesto ci si aspettava una “nuova ondata” di “giovani autori” che imboccasse- ro la strada dell’“annismo”. Non fu così. Anna chiudeva Armando Leone e Renato Scatà durante l’intervista un’epoca. Nel dicembre del Erano stati presi contatti con i più attivi e pre- 1976 al Filmstudio arrivò stigiosi centri culturali italiani e stranieri, Nanni Moretti con il suo Io avevano sviluppato contatti e fatto amicizie in sono un autarchico. Lo pre- nome della comune passione per il cinema e sentammo. Clamoroso esplo- per un certo tipo di cinema in particolare. sivo successo. Anche “l’Autar- Questa intensa abile e sotterranea attività di chico” varcò ampiamente i preparazione fece sì che quando il Filmstudio confini della pur vasta ri- aprì i battenti disponeva già di una rete di re- serva indiana di cinefile e ferenti nazionali ed internazionali. Si sapeva di addetti ai lavori. “L’anni- da subito a chi rivolgersi e dove cercare i film smo” rimase un’utopia, il che interessavano. Pensa che Gregory Marko- “morettismo” invece dila- poulos, uno dei più importanti autori speri- gò. Io stesso, che al Film- mentali del mondo, venne al Filmstudio per- studio avevo scelto di occu- ché negli ambienti più specialistici aveva già parmi di “giovane cinema sentito parlare della prossima apertura a Ro- italiano”, ricordo di avere ma di una sala alternativa; venne quando c’e- visionato i film (corto, me- Armando Leone e Bernardo Bertolucci rano ancora i lavori in corso per chiedere ad dio e lungometraggi) di Americo se i suoi film potevano essere presen- centinaia di giovani filma- tati al Filmstudio appena avesse aperto. Di ker. Tutti volevano essere questo grande autore e del Filmstudio ne par- Nanni Moretti. Tutti vole- la Carlo Verdone, che era un assiduo frequen- vano uscire al Filmstudio tatore del Filmstudio e che del cinema speri- con i loro Super8, sognan- mentale sapeva tutto, nel libro “La casa sopra i do il 35mm. Una nuova portici”. mentalità. Qual è il futuro di una “macchina” organizzativa Tra le tante scoperte del Film- cosi grande? Archivi online e piattaforme digitali? studio mi vengono in mente I Tempi cambiano. E guai se non cambiasse- due esempi: Wenders e Ange- ro. Il Filmstudio in cinquant’anni, mantenen- lopoulos. Qual’era la difficol- do sempre lo stesso spirito senza mai annac- tà di un operatore culturale quare la sua identità, ha vissuto e interpretato nel trovare e soprattutto nel tante stagioni, in sintonia con l’evolversi delle promuovere questi artisti (ge- nuove tecnologie e con gli orientamenti “mu- niali) sconosciuti? tanti” del pubblico di qualità. Fino ad oggi: Wenders, Angelopoulos e che abbiamo un pubblico di giovani figli della tantissimi altri. Difficoltà rete ed antropologicamente diversi. Perciò è nel trovare i film e nel pro- Nanni Moretti e Armando Leone naturale che bisogna allinearsi, guardare muoverli? Nessuna. Per avanti. Per esempio, attraverso la rete, met- darti un’idea di base per tendo a punto una piattaforma, che abbia la capire alla radice quale fos- possibilità di essere “libera” e indipendente, se il tipo di mentalità del potremmo offrire ad un pubblico ben più va- Filmstudio ti racconto que- sto che ama il cinema un’ampia serie di pro- sta breve storia che in po- poste filtrate da decenni di esperienza e di chi conoscono. Nel 1967 esperienze cinematografiche sul campo. Si quando erano ancora in pensi alla presentazione di film indipendenti, corso i lavori nelle sale, pri- a dirette di “eventi” in sala, alla creazione di ma di aprire il Filmstudio una rivista di cinema, a corsi e master di sce- Americo Sbardella e Anna- neggiatura, a nuove formule di presentazione bella Miscuglio avevano fat- di rassegne adattate alla rete… sono le prime to dei viaggi e preso contat- cose che mi vengono in mente. Ma riattivare il ti con le principali cineteche Filmstudio, le sale, il nucleo centrale resta una europee, con le più fornite delle cose più importanti. È quello che si sta distribuzioni private ame- cercando di fare con la Regione Lazio. Sareb- ricane ed europee: avevano be molto importante per il cinema in generale raccolto e richiesto catalo- e per la città di Roma. Armando Leone e Carlo Verdone ghi di film a mezzo mondo. (a cura di) Renato Scatà 26 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. l’UNITA’ - Domenica 3 marzo 1957 La cattiva amministrazione degli enti cinematografici di Stato Tempestosa navigazione e naufragio della CINES. Un miliardo e mezzo di deficit in sei anni. Comandanti di marina, giornalisti e gerarchi clericali portano alla deriva la vecchia società. Possibilità di ripresa attraverso la fusione con Cinecittà Non si è neppure af- milioni c mezzo. Le perdite provocate dai re- fievolita l’eco del disa- stanti diciannove, anche in cifre arrotondate, stroso processo il qua- appaiono rilevanti: 190 milioni di deficit van- le ha condotto l’ENIC no ascritti a La voce del silenzio, 178 ad Altair, ad uno stadio falli- 153 a Fanciulle di lusso, 112 a Sinfonia d’amore, mentare, ed ecco che 150 a Cento anni d’amore, 109 ad Amici per la pel- nuove nubi si adden- le. 107 a Due mogli sono troppe, 91 a Tempi nostri, sano sul burrascoso 76 a L’edera. 69 a I due compari mentre i record orizzonte del cinema di minori perdite li hanno battuti L’ora della Mino Argentieri italiano. Ancora una verità (4 milioni) e L’eroe sono io (9 milioni). Di volta, a rivelare crepe profonde e squilibri chi la colpa o la responsabilità? Un anno fa, sconcertanti è un Ente di Stato: la CINES. In- Andreotti sostituì il comandante Civallero fatti, secondo quanto riferisce un’agenzia con Aldo Borelli, amico suo e di Fanfani. Bo- giornalistica, d’ispirazione governativa, la CI- relli proviene dal giornalismo. Ex marito di NES ha chiuso il bilancio di sei anni d’attività Jia Ruskaja, ha diretto II Corriere della Sera nel con un deficit di un miliardo e mezzo. La CI- 1929 ma non si è mai interessato di cinema. NES ha una lunga storia, è una sigla che ricor- Accanto a Borelli, in luogo di Emilio Cocchi, è re nella vita del cinema italiano, sin dai tempi stato posto Gaspare Cataldo, autore di com- del muto. Il periodo aureo lo raggiunse nel ‘32, mediole commerciali e candidato all’ufficio quando attorno al suo direttore generale Emi- di consulenza artistica della CINES da parte lio Cecchi e a Stefano Pittaluga si raccolsero le socialdemocratica. Preso il timone della CI- forze migliori della letteratura e della cinema- NES nelle sue mani, Barelli ha deluso imme- tografia del tempo. Alternando ad una produ- diatamente ogni aspettativa. sia pure dub- zione culturalmente impegnata film di buon biosa. «Non abbiamo bisogno di fare a tutti livello artigianale, la CINES si guadagnò il costi e solo film d’arte — ha annunciato — ma contribuiscono minimamente al migliora- merito di dare al cinema italiano opere come quello che importa è produrre delle opere da mento qualitativo della produzione naziona- 1860, Terra madre, La tavola dei poveri, Acciaio e bravi artigiani» E ha mantenuto la parola, le. Tanta confusione d’idee e tanti progetti in- Gli uomini, che mascalzoni, O la borsa o la vita, Fi- congedando Mogli e buoi e Le schiave di Cartagi- sensati sono comprensibili soltanto se messi garo e la sua gran giornata. Nel 1938, in seguito ne e promettendoci, per l’avvenire, una nuova in relazione al clima in cui è stata immersa la allo sfaldamento della CINES-Pittaluga, i beni edizione del Don Bosco, uno «spettacolare» CINES, alle continue inframmettenze dei bu- patrimoniali della ditta vennero rilevati, tra- Grand Hotel, che dovrebbe rinnovare i fasti di rocrati di Via Veneto, alla incapacità dei suoi mite l’IRI, ed incorporati negli enti cinemato- Montecarlo, con un film tratto da un soggetto dirigenti e agli assillanti interventi degli im- grafici di Stato. Ripresa l’attività produttiva di Giorgio Nelson Page, già capo dell’ufficio mancabili « pezzi grossi » in caccia di costosi sotto le ali tutelatrici del Minculpop, la CI- stampa della direzione generale dello Spetta- favori per i propri amici. Incapacità e favori, NES, malgrado gli intrallazzi dei gerarchi in colo, noto per i suoi trascorsi «repubblichini». che sono stati pagati - come nel caso dell’ENIC camicia nera, riuscì a realizzare alcuni film — Al di là del grado di competenza delle persone - con i denari dei contribuenti. Adesso che si Gelosia, Le sorelle Materassi, Quattro passi fra le cui è stata regalata la direzione dell’unica casa è avvertita la necessità di ridimensionare e ri- nuvole, La bella addormentata, La locandiera —, produttrice di Stato per film a soggetto, la assestare gli enti cinematografici di Stato e si che la storia del cinema ha preso in considera- causa della débâcle va ricercata in un com- preannuncia l’integrazione della CINES con zione, controbilanciando lo squallore provin- plesso di fattori, in cui s’intrecciano interessi Cinecittà, bisogna avere l’onestà ed il coraggio ciale dei vari Acque di primavera e Casanova fa- particolaristici e una politica produttiva ne- di portare a fondo l’opera di risanamento, non rebbe cosi. Nel 1949, conclusa la gestione bulosa e confusa, scarsamente rispondente ai escludendo la possibilità di stabilire uno stret- commissariale, le sorti della CINES furono af- fini e alle funzioni della CINES. Se scopo della to coordinamento, sopra basi solide e sane, fidate al comandante Civallero. Capitano di CINES doveva essere quello di dare vita ad tra l’ENIC, la CINES e Cinecittà, in modo da fregata e successivamente colonnello di porto, una produzione-guida, consistente ad un armonizzare e rendere efficienti industrial- Civallero si era occupato di cinema, per la pri- punto di vista culturale, non si comprende mente i tre settori — distribuzione, noleggio, ma volta, durante la guerra, in qualità di di- perché si siano prodotte opere del tipo di Cuo- teatri e produzione — su cui si fondano gli en- rettore di produzione. ri sul mare, Fanciulle di lusso, La fiammata, Due ti statali. Su di un tale problema debbono dire Cifre preoccupanti mogli sono troppe, Altair, I due compari e, infine, la loro parola le categorie interessate. Soprat- Intimo amico di De Gasperi e cognato del di- perché la scelta di soggetti di maggior interes- tutto si deve esigere che venga posto fine al rettore delle ville pontificie di Castel Gandol- se sia caduta su opere destinate, sin dal primo malgoverno, all’allegra amministrazione, al fo, il comandante Civallero fu affiancato da momento, ad uno scarso successo di pubblico. girotondo degli incompetenti e degli amici Emilio Cecchi, in qualità di consulente artisti- Confusione d’idee dei gerarchi clericali, attraverso un sistema di co, ma il nome dell’illustre critico letterario Oggi il Borelli, lamentandosi della gestione severo e rigido controllo, in grado di impedire non impedì alla CINES di arrischiarsi nella trascorsa, prevede «la ripresa» della CINES e lo sperpero del denaro pubblico e l’affossa- produzione di una serie di film, che hanno co- si dichiara soddisfatto del favore incontrato mento di alcuni punti chiave dell’ industria ci- stituito altrettanti insuccessi clamorosi. In- da Mogli e buoi e Le schiave di Cartagine. Pur am- nematografica. fatti, su ventuno film realizzati sino ad oggi, mettendo che detti film aspirino ad incassi solamente Altri tempi e La città si difende hanno promettenti, resta da vedere quale interesse registrato complessivamente un attivo di 33 abbia lo Stato a produrre pellicole che non Mino Argentieri 27 n. 76 La Cines, la ditta più antica del cinema italiano Una lunga avventura produttiva dal 1906 fino al neorealismo Nel 1906 Filoteo Albe- bianca. In questo clima di ottimismo rini, considerato uno arrivano sulla scena nuovi autori come dei padri della nostra Mario Camerini e Alessandro Blasetti cinematografia, regi- (il suo Sole è un grande successo di sta l’anno prima di La pubblico). Nasce così un filone fortu- presa di Roma, primo natissimo, la commedia allegra scac- film italiano a sogget- ciapensieri con pellicole popolari quali to contenente anche La canzone dell’amore di Gennaro Ri- scene di massa all’ ghelli, tre di Blasetti, Nerone, Resur- Pierfranco Bianchetti epoca assolutamente rectio, Terra madre e una di Goffredo inedite, fonda una sua casa di produzione che Alessandrini, La segretaria privata. Pur- chiama Cines. Inizia così una lunga avventura troppo il produttore muore giovane destinata a durare fino alla metà degli anni nel 1932 e la Cines deve subire altre tra- Cinquanta. Dopo aver rafforzato la sua “ditta” sformazioni. Ludovico Toepliz, figlio con l’apporto di finanziamenti bancari, Albe- del presidente della Banca Commer- rini decide di far crescere la sua creatura ac- ciale, chiama Emilio Checchi, un intel- “Gli uomini, che mascalzoni...” (1932) di Mario Camerini quisendo tra le sue fila Gaston Velle, un gran- lettuale (è critico, scrittore e letterato) de direttore artistico proveniente dalla non organico al regime, ma con le idee francese Pathé. Vengono poi ingaggiati nuovi molto chiare. Con coraggio coinvolge registi pieni di entusiasmo quali Mario Came- nel suo progetto culturale molti artisti rini ed Enrico Guazzoni, l’autore nel 1912 del italiani. Camerini diventa la punta di kolossal storico-mitologico-religioso Quo Va- diamante della casa di produzione ca- dis (definito dal New York Times “l’opera pace con le sue commedie sentimenta- drammatica più ambiziosa che si sia mai vista li di fare sognare il pubblico. Gli uomini al cinema”). La società di produzione punta che mascalzoni; L’ ultima avventura, 1932; su commedie e drammi d’ambientazione bor- Giallo; T’amerò sempre, 1933, sbancano al ghese scritturando altri registi di talento, Ni- botteghino. Non da meno è Blasetti no Oxilia, Carmine Gallone, Augusto Genina e con Palio; La tavola dei poveri, 1932; 1860, la diva Lyda Borelli. Dopo la prima guerra 1933 e Carlo Ludovico Bragaglia con O mondiale a causa di una profonda crisi del ci- la borsa o la vita, 1933 interpretato da nema italiano sia in termini finanziari che di Sergio Tofano, mentre dalla Germania frequentazione delle sale, la produzione deve arriva Walter Ruttman, autore di Acciaio,“Quattro passi fra le nuvole” (1942) di Alessandro Blasetti cercare nuove vie di sopravvivenza e di rilan- 1933 (da un soggetto di Luigi Pirandel- cio. Alla fine degli anni Venti Stefano Pittalu- lo). Nel 1935 dopo che un misterioso in- ga, un illuminato produttore ed esercente, ha cendio ha devastato i suoi studi vicino l’intuizione di adottare il vincente modello nell’ originaria sede di via Vejo, la Ci- hollywoodiano per riorganizzare totalmente nes si trasferisce nel più periferico tutto il settore filmico. I teatri di posa prendo- quartiere Tuscolano, entrando a far no a funzionare a pieno ritmo, mentre viene parte dell’ENIC (Ente Nazionale indu- realizzato un circuito di cinematografi attrez- strie Cinematografiche) anche per vo- zati insieme a un metodo rivoluzionario di di- lere di Luigi Freddi, il Direttore Gene- stribuzione e noleggio delle pellicole. Pittalu- rale della Cinematografia, colui che ga, stimato dal regime fascista e dal ministro contribuirà a ristrutturare il nostro ci- delle corporazione Giuseppe Bottai, ha carta nema favorendo la nascita di Cinecittà e del Centro Sperimentale di Ci- nematografia. La Cines di fatto nel 1941 è sciolta, ma riuscirà ancora a realizzare buone pro- “Quo vadis?” (1913) diretto da Enrico Guazzoni duzioni come La bella addormen- tata; La locandiera, 1943 di Luigi Chiari- Ettore Cambi e poi a Carlo Civallero, ma no- ni; L’ uomo della croce, 1942 di Roberto nostante la presenza dei registi simbolo del Rossellini; Ti conosco mascherina, 1943 di suo glorioso passato (Camerini, Gallone, Bla- Eduardo de Filippo; La buona fortuna, setti ed altri), la precaria situazione economi- 1943 di Fernando Cerchio e soprattutto co-finanziaria non muta. Pochi titoli e una Quattro passi fra le nuvole, 1942 di Blaset- strategia produttiva debole e senza respiro ne ti, opera considerata un’anticipazione preannunciano la fine. Nel 1957, la Cines obe- del neorealismo. Dopo l’8 settembre rata di debiti, viene liquidata ed assorbita in- 1943, la società con le sue attrezzature sieme all’ ENIC da Cinecittà. Eppure il suo si trasferisce da Roma a Venezia, dove percorso imprenditoriale coraggioso e origi- nei giardini della Biennale, la Repub- nale ancora oggi può essere utile per capire blica di Salò tenta di lanciare con scar- “l’avventurosa storia del cinema italiano”. so successo un suo cinema con il cine- villaggio. Nel 1945 viene operata una nuova modifica strutturale- organizza- “La locandiera” (1944) di Luigi Chiarini tiva con la direzione affidata prima ad Pierfranco Bianchetti 28 [email protected] Vampyr di C.T. Dreyer Una riflessione cristiana E’ stato Hans Kauff- cristiana. Quando si parla di vampiri non si man – vero nome: parla di storia, ma di coscienza, non si parla di Adrei Cauli (Alba Iulia realtà ma di sogno nel sogno, e anche in que- 2 Novembre 1946 – Pa- sta opera tali velate divisioni affiorano chiara- rigi 13 Novembre 2015), mente in un percorso di liberazione di cui il uno dei maggiori “vam- film è sintesi e sacrificio allo stesso tempo. L’i- Ignazio Gori pirologhi” del mondo – dentificazione del regista è sintetizzata a farmi conoscere in dall’insofferenza esistenziale, di uno studen- maniera approfondita la filmografia dedicata te, Allan Gray, giovane in cui predomina il a questo argomento ed è stato sempre Hans a Dubbio e quindi terreno fertile per il Male e la farmi amare Vampyr, capolavoro del 1932 del suggestione che esso provoca. La voglia di Al- regista danese Carl Theodore Dreyer; un’ope- lan – appassionato di storia, medicina e mito ra a mio avviso seconda solo al magnifico Or- – di fuggire dalla realtà potrebbe portare sul det, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Ve- sentiero sbagliato, ma spesso il sentiero sba- nezia del 1955. Alfiere di un sublime sentimento gliato è l’unico da percorrere (ricordate Dan- cristiano, Dreyer ha permeato tutta la sua te? “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritro- opera di una strenua battaglia contro il Male, vai per una selva oscura, che la diritta via era i cui meccanismi psicologici mai cessano di smarrita …”). I passi silenziosi e leggeri di Al- insidiare l’animo umano. Ma prima di tutto lan, protagonista alla Dylan Dog di questo occorrerebbe dire, a chi ancora non ha avuto spaccato onirico ma terribilmente reale, sem- “l’esperienza visiva” di Vampyr, che questo è brano susseguirsi su un tappeto di nuvole, di un film-ponte tra il genere muto e quello so- fumi evanescenti e anche i personaggi che in- noro, tra il B&N e il colore. La scelta del regi- contra sembrano di consistenza trasparente. sta infatti è stata quella di sonorizzare solo al- Forse nell’immaginario di Dreyer il Male è in- cune piccole ma significative battute dei teso come “illusione” e quindi elemento di cui l’ospite lasciandogli un pacco che contiene un protagonisti e alcune sequenze con rumori non ci si può fidare. Ma andiamo con ordine. libro sui vampiri e sul quale scrive Da aprire d’atmosfera – naturali o alterati come si fa con Il protagonista, all’inizio del film, attraversa dopo la mia morte. Poi si sente la voce per la pri- l’odierna musica techno (Dreyer era un genio un fiume su una chiatta, alla presenza di un ma volta nel film e l’uomo dice “Essa non deve assoluto!) – mentre per il colore va fatta una oscuro traghettatore più volte richiamato, co- morire ... mi sente? Essa muore, muore”. A chi sottile precisazione, una sottigliezza che solo me a darne il ritmo, da una campana ipnotiz- si riferisce l’uomo così turbato, così preoccu- guardando il film si può penetrare: il pato? A sua figlia, attanagliata da un bianco e nero infatti di questo film è di- male oscuro, che nessuno può guarire o verso da tutti gli altri, sembra avere una capire. La povera ragazza indemoniata scala di sfumature più ampia e di con- è stata contagiata da una vampira, che seguenza l’effetto ottico sembra porta- agisce in quel luogo da tempo con il re a un arcano e segreto cromatismo malefico aiuto di altri malvagi compli- (sarebbe bastato colorare solo il sangue ci, infettati dal nichilismo storico, di rosso per avere una particolarità dall’ottusità umana, dall’ignoranza del- davvero “epocale”, ma questo sarebbe la vera conoscenza, perché come mi di- successo solo dopo qualche anno). Il ri- ceva sempre Hans: “Se escludi la luce, sultato di queste scelte di pellicola è asso- se chiudi la finestra della tua -stan lutamente allucinatorio, onirico, trans-re- za-mondo, resta l’oscurità, e ristagna”. ale; un risultato equiparabile forse solo A questo punto il film inizia a spasima- a Un Chant d’Amour di Jean Genet (1950). re, come il protagonista che quasi av- Un ruolo importantissimo lo occupa verte su se stesso le sofferenze della ra- anche la luce, elemento divino, liberatorio, zante suonata da un baffuto mietitore, arma- gazza contagiata, e nello stesso tempo ne è sintesi del Bene Assoluto, con la presenza del- to di falce, come l’Angelo della Morte (scena attratto e affascinato, quasi a livello erotico. Il la quale il regista vuole trasmettere allo spet- paradigma dell’antinferno dantesco: lo Stige, vero pericolo però non è la morte fisica della tatore medio – e dunque alla “vittima-zero” Caronte, la discesa verso un subconscio tor- ragazza, quanto la morte spirituale, la danna- del Male – forza e speranza, mentre le zone mentato …). Dove è diretto Allan? Da dove sta zione, la quale conduce alla cancellazione del d’ombra, i coni catatonici sfocati, fiammeg- fuggendo? Da chi? Allan giunge all’altra riva, ricordo storico di una persona. Qui si nota gianti di chiaroscuri, rappresentano una ra- in un luogo/non-luogo e pernotta in una lo- tutto il messaggio cristiano di Dreyer: la cura gnatela di cognizioni di dolore, di presenze canda. Avuta la stanza, con il cuore appesanti- non va rivolta solo al corpo, ma anche e so- malefiche radicate da millenni, le stesse che si to da un’ombra incombente (come il Jonathan prattutto all’anima, perché una persona resta trascinano polverose, come cripte, dimensio- Harker stokeriano, appena giunto nella lo- in vita per sempre SOLO se qualcuno ne serba ni pre-storiche. Sergio Grmek Germani, criti- canda della Transilvania), Allan si convince il ricordo, altrimenti si resta non-morti, ap- co che stimo moltissimo, in un noto commento che “dovrà fare qualcosa”, che la sua presenza punto vampiri, sospesi tra la dimensione ter- al film, definìVampyr “la più lucida premonizione lì “non è casuale”. Allan, stanco morto dal rena e quella ultraterrena, dove agiscono gli di Aushwitz e insieme l’espressione di una fuoriu- viaggio, si addormenta e a questo punto lo spiriti maligni. Allan, ormai scosso, incapace scita dalla Storia” e non potrei essere più d’ac- spettatore è inevitabilmente portato a credere di riaddormentarsi, esce e vaga in un paesag- cordo, se intendiamo “Aushwitz” come il tra- che quanto segue sia solo immaginato, sia so- gio brumoso. Sembra in cerca di qualcuno (la collo della coscienza umana del Ventesimo lo la sequenza di un incubo. Si sveglia all’im- ragazza? Ma dove si trova?), ma forse è se stesso Secolo e trionfo (quasi) assoluto del Male, un provviso quando in maniera inspiegabile qual- che sta cercando, è lui ad aver bisogno di aiuto, Male infuso dal Demonio-Vampiro, non natura- cuno apre la porta chiusa a chiave della stanza ed nessun altro. Giunge in un edificio in rovina. le e quindi inaccettabile per la cultura e la fede entra. È un uomo anziano che sembra ammonire segue a pag. successiva 29 n. 76

segue da pag. precedente originale scovata dopo quarant’anni di ricer- domestici, Allan, la sorella della povera ragaz- Qualcuno sta scavando una fossa. Sembra che; pare che in giro ce ne siano solo quattro za … ma è troppo tardi, perché la vampira è già tutto irreale. Allan curioso si ferma ad osser- copie originali a un prezzo esorbitante. Non sopra di lei e dopo averle morso il colle corre vare. Un uomo con una gamba di legno sale sappiamo – e onestamente preferisco riman- veloce, lontano, nella notte irradiata da una una scala e poi ecco la vampira, una donna an- ga nella leggenda – se Dreyer ne avesse trova- luna accecante. Tutto è compiuto. Léone – ziana, all’apparenza normale. Lo spalatore ta una copia per caso e preso spunto da essa questo il nome della ragazza – è ormai conta- continua a scavare la fossa. Allan pensa – o lo per la sceneggiatura, ma poco importa. Il pro- minata e il suo corpo svenuto viene ricondot- spettatore pensa: “Sarà per me, per la mia im- tagonista inizia a leggere il testo. Rapito dalle to in casa. Una suora prega accanto al suo minente morte quella fossa?”. Dreyer è gran- quelle parole quasi ipnotizzanti, sotto la sua letto, cercando con tutte le sue forze, con tutta dioso in questa sequenza, che come un la sua fede cristiana di scacciare questo ma- gioco di specchi capovolge la visuale leficio, affinché le sembianze della bella dell’uomo, vittima della sua stessa visio- ragazza non mutino da farfalla a pipi- ne. Infatti il dubbio più tormentoso è: E’ strello, simbolo vampirico. Ma la ragaz- reale quello che sto osservando o no? Ma za ha un sussulto, si lamenta, in un so- il deserto più grande è quello che abbia- spiro dice “sono perduta!” e inizia, in un mo dentro di noi e ognuno è il solo arte- velato gioco d’ombre, a cambiare volto. fice del proprio miraggio. In questo caso, Attraverso il cambiamento d’espressio- quello di Allan Gray è forse un distorto ne (trucco, luce, ecc.) il regista vuole dir- dejavù? In questo quadro che sembra trat- ci quanto il male ci possa deformare, an- teggiato da Albrecht Durer, Allan intui- che a livello fisico e facendo questo fa sce gli intenti malefici della vampira, del suo il messaggio già magnificamente male che regna in quel luogo e si rende esplorato da R.L. Stevenson, con il capo- conto sospeso fra due mondi, ma da che lavoro Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. parte propendere? Attratto da un’oscura Hyde. Viene chiamato il dottore “corrot- forza che non sa controllare, il suo vaga- to”, ultimo tentativo della famiglia di bondaggio lo porta in casa del dottore salvare la ragazza e Allan si lascia convin- del villaggio, segretamente alleato con la cere dall’uomo a prestarsi per una tra- vampira. Allan vorrebbe rivolgere al dot- sfusione, il sangue infatti potrebbe rige- tore molte domande, sulla strana malat- nerare quello avvelenato di Léone. Il tia della ragazza, sul cosa stia davvero ragazzo non sa che il suo sangue invece succedendo … ma non ci riesce, il suo servirà per dissetare la vampira. Mentre profondo turbamento glielo impedisce e lo studente è sotto trasfusione, uno dei dalle sue labbra esce appena un: “ho sen- domestici nota il libro sui vampiri e ini- tito un cane abbaiare, una bambina la- zia a leggerlo. Come nei migliori film mentarsi, gridare!”. Il dottore, con gli oc- d’avventura la svolta e l’aiuto decisivo chi color cenere, intuendo la vera essenza può giungere dal personaggio più ina- della domanda, risponde con naturalez- spettato e anche in Vampyr è così. Sarà il za: “qui non ci sono cani, né bambini”. Ma domestico infatti, intuendo il pericolo, a quali cani, quali bambini ha udito il no- precipitarsi da Allan, a distoglierlo da stro eroe? L’analisi è in realtà molto più quella malefica trasfusione. Il dottore al- profonda, se pensiamo ad esempio che i lora fugge e prende come ostaggio Gi- bambini e i cani rappresentano esempi séle, la sorella di Léone. Nella ricorsa al di purezza, di lealtà, e sentirli gridare, la- dottore, Allan, spossato, si siede acca- mentarsi, equivale ad avvertire uno scon- sciandosi su una panchina. Non poten- forto totale. Tutto il film è permeato di do a questo punto servirsi del suo corpo queste allegorie e una sola visione non fisico, è la sua anima a uscire dai confini basta per capirne le sfumature. A questo corporei e a proseguire la missione. In punto l’angoscia del protagonista rapi- parole povere il protagonista si sdoppia, sce lo spettatore che come teletrasporta- in un’immagine copiata migliaia di volte to piomba nella villa dell’uomo che Allan a seguire e immagino scioccante per chi aveva incontrato alla locanda, il padre abbia visto il film alla sua uscita nel 1932. della ragazza indemoniata. Qui si consu- Ancora una volta, nel corso del film, il re- ma un omicidio, il padrone di casa viene gista assottiglia la realtà visiva e offre al- ucciso dalle forze del male, dall’uomo lo spettatore un’ulteriore dimensione. con la gamba di legno che spara un colpo L’anima di Allan, combattiva, renitente d’arma da fuoco da fuori la finestra. La alla sconfitta, riesce a trovare Giséle, ma vittima lo aveva predetto, ricordate? L’a- è prigioniera, legata ad un letto, nella ca- veva scritto sul pacco consegnato ad Al- sa del dottore. A questo punto Allan – o lan che contiene il libro sui vampiri: Da aprire lettura si dipana anche lo svolgimento della la sua proiezione – non sa più chi, chi e cosa dopo la mia morte. Allan Gray osserva il delitto realtà parallela, ovvero i personaggi di cui Al- sta guardando, cosa occorre fare, che tipo di attraverso una vetrata, poi corre in aiuto. L’ul- lan legge sembrano essere gli stessi con i qua- salvezza rincorrere … sono gli specchi del ma- tima speranza di quella casa infestata dal ma- li interagisce: la vampira, il dottore, la ragazza le che confondono la realtà, frantumandola in le sta morendo insieme all’uomo, che tra le vampirizzata, suo padre morto … Qui il film si mille dimensioni, confondendo il cammino, braccia di Allan, prima di spirare, in un sospi- affaccia su un’altra dimensione, non più solo “la diritta via”. Come se non bastasse c’è un ro chiede disperatamente al ragazzo di aiuta- realtà parallela o illusione di sogno, ma sogno nuovo sdoppiamento, l’anima trasparente di re sua figlia. Allan a questo punto apre il pacco nel sogno. Mentre Allan legge, la ragazza ma- Allan vede a sua volta un altro “Allan”, rigido, e scopre il libro sui vampiri. Si tratta di un te- lata fugge dal suo letto, esce dalla sua camera e come morto, occhi sbarrati, pronto ad essere in- sto di Paul Bonnat, del 1770. Si tratta di un libro si precipita in giardino, richiamata telepatica- terrato; è come se l’anima cosciente assistesse reale, Hans Kauffman ne possedeva una copia mente dalla vampira. Tutti si riversano fuori, i segue a pag. successiva 30 [email protected]

segue a pag. successiva live al proprio funerale e alla propria sepoltura. Grisbì -Touchez pas au grisbi (1954) di Jac- Tutto questo ovviamente rappresenta una cri- ques Becker si, la crisi della propria personalità o quanto- meno il suo vettore. Il protagonista - o quello Cast: Jean Gabin, Lino Ventura, René Dary, Dora Doll, Paul Frankeur, Jeanne Moreau, Delia che lo spettatore a questo punto ritiene tale – è Scala, Vittorio Sanipoli inerte, inerme e si auto-osserva nella bara. Le viti che girano nel legno e fissano il coperchio, Max dopo essere stato Allan le avverte sulla propria carne viva. È una un capo malavitoso di sequenza magnifica, perché Dreyer usa sia la tutto rispetto conta di prospettiva del corpo rigido dentro la bara, sia ritirarsi e godersi i frut- quella dell’anima trasparente, fuori di essa. ti di una grossa rapina Ora noi tutti siamo Allan, ci immedesimiamo di lingotti d’oro, avve- in lui, nella sua evanescente angoscia di essere nuta a Orly. Ma non ha trasportato al cimitero e di essere sepolto “vi- fatto i conti con la pas- vo”! Ma quando il grottesco e traballante cor- Giuseppe Previti sione del suo socio per teo funebre passa accanto al suo doppio, rima- le giovani ballerine, e sto accasciato precedentemente sulla panchina, proprio a una di queste, Josy, Riton svela i pro- Allan torna ad essere uno solo. Lo spettatore venti del colpo ad Angelo, un gangster emer- respira, si avverta la forza, la speranza e Dreyer gente, assai spregiudicato e insofferente a concede di nuovo una sola dimensione in cui ogni codice d’onore. Per impossessarsi della agire. Facendosi forza, il giovane corre dal do- roba, Angelo rapisce Henri Riton per ricattare mestico che aveva letto il libro e insieme si re- Max e chiedere in riscatto l’oro. Max vuole sal- cano dalla vampira, adagiata nella bara nella vare l’amico, ci sarà una cruenta resa dei conti casa in rovina. Come dice la tradizione dei in cui ben pochi sopravviveranno, tutta la contadini balcani, e come letto nel libro espli- gang di Angelo sarà spazzata via, ma anche cativo, piantano un paletto di frassino nel pet- Riton non ne uscirà vivo. Due i simboli del to della vampira e l’incantesimo malvagio si film: il trascorrere inesorabile degli anni e l’a- spezza. Subito dopo, la scena si sposta nella ca- micizia, un grande protagonista, Jean Gabin, mera di Leone, che riprende vigore e si alza dal premiato a Venezia con la coppa Volpi, e la letto, come risvegliandosi da un incubo. “Mi grande interpretazione di un giovane esor- sento forte. La mia anima è libera” dice. Il pae- diente che ben presto rivelerà tutto il suo valo- degli attori, in primis quel Jean Gabin, perfet- saggio sembra scuotersi, tutto è più luminoso. re, Lino Ventura. Due gangster molto amici to a calarsi in questo personaggio che ormai Ma non è finita, c’è ancora il dottore da acciuf- hanno fatto l’ennesimo grosso colpo, Max, il ha capito la vita, sa cosa può attendersi e quin- fare e Allan lo bracca, fino a condurlo in un più anziano pensa di ritirarsi, ma c’è chi viene di si cala alla perfezione in questo uomo or- mulino. L’inseguito finisce nella trebbia dove a conoscenza di questo grosso malloppo il mai scettico e quasi rassegnato ai mali del cade la farina. Lo sportello si chiude e il dotto- “grisbi” del titolo e si rivolge alla nuova delin- mondo, ma non per questo rassegnato a su- re resta bloccato dentro come un topo. La ma- quenza che non porta rispetto per nessuno. birli. Altri grandi attori da Rwené Dary a Paul no di Allan (o del Destino Divino?) muove una Un noir di assoluto valore e rigore dove il regi- Frankeur e poi degli splendidi esordienti ( o manopola e aziona il funzionamento della ma- sta Jacques Becker cura molto l’analisi sulla quasi) da Jeanne Moreau alla nostra Delia cina. Le ruote del mulino iniziano a girare psicologia dei personaggi, scavando a fondo Scala a quel Lino Ventura nei panni dello spie- nell’acqua… la trebbia a vibrare il grano si fran- anche sull’amicizia e sul rispetto che sono tra i tato Angelo, un Lino Ventura che certo è venu- tuma e la farina inizia a cadere, finché il dotto- capisaldi del mondo della malavita. Questo to su molto bene alla scuola di Jean Gabin. Ja- re, in un crescendo di lamenti, richieste d’aiuto film è molto importante perché per molti se- cques Becher è molto attento nel riprodurre il e grida, resta soffocato proprio da quell’elemen- gna l’inizio del polar, il noir francese, dove i testo di Simonin,un maestro del genere, ma to simbolo di bene, di nutrimento, la farina per malavitosi non sono caratterizzati dalla fero- nel contempo riuscendo a conferire un’atmo- il pane benedetto. Il Male è così schiacciato. cia e malvagità di molti modelli statunitensi, sfera di fondo tra il malinconico e il romanti- L’insistere del regista sul biancore acceso, fo- ma sono uomini a loro modo compìti, amanti co, quasi una fiaba alla rovescia, non vi sono i sforescente della farina che soffoca il nemico, della bella vita e delle belle don- e la macina che si ferma, inesorabile, solo a ne. Diremmo che più che colpire morte avvenuta, la dice tutta sull’effetto volu- l’alta società, tendono a frequen- to. Julian West, Rena Mandel, Sybille Schmitz, tarla o imitarla con pose da Maurice Schutz e Jan Hieronimko, forse non grandi snob. Touchez pas grisbi sapevano all’epoca di finire immortalati in un (Grisbi nell’edizione italiana) è simile capolavoro, nel quale le loro personalità uno dei noir più conosciuti nel- di attori si sarebbero sovrapposte e confuse la storia del cinema, certamen- con i ruoli del film, un’ opera capace di farli per te il più “francese” di quelli gi- sempre prigionieri. Per dirla breve questi atto- rati sino a quel momento anche ri sono stati nella mani di Dreyer dei veri stru- se la tradizione del noir francese era già ben buoni, tutt’altro, una favola nera dunque, ma menti di passione dolorosa ed io ho voluto rac- radicata. E’ stato tratto da un romanzo di suc- che colpisce lo spettatore per un percorso qua- contare e riproporre la trama di questo autentico cesso di Albert Simonin ed è interessante ve- si da sogno. Non ci sono buoni dunque, ma capolavoro in maniera quasi didascalica non so- derlo ancora oggi perché girato con una sensibili- anche questi cattivi hanno una qualche uma- lo per avvicinare e affascinare quegli spettatori tà tutta francese, che va da un certo romanticismo nità, e finiscono sempre per sostenersi avi- che non l’abbiano ancora visto, ma per emo- alla descrizione sempre ben curata e approfon- cenda, per credere l’uno nell’altra, pur se non zionare, ancora una volta, con un tono d’om- dita dei caratteri, con la particolarità di non mancano le vigliaccate. E finisce che l’amici- bra e luce, l’altro me stesso. Perché siamo tutti limitarsi al giallo d’azione ma alla descrizione in- zia e l’affetto siano superiori a tutto, magari si un po’ egoisti, quando parliamo di autentica vece di un contesto sociale dipinto con molta perderà tutto, grisbi compreso, ma non si la- bellezza. franchezza e grande realismo. Al successo della scerà mai l’amico in difficoltà, Ignazio Gori pellicola contribuisce anche l’eccellente prova Giuseppe Previti 31 n. 76

Festival 37° ValdarnoCinema Film Festival Una bella esperienza questa edizione rinnovata e di successo. Pronti per la 38° edizione Preceduta, martedì 24 settembre, da una con- ferenza stampa nella sede del Comune di San Giovanni Valdar- no, alla presenza del Sindaco Valentina Va- di, dell’assessore alla Cultura Fabio Franchi e del Comitato Orga- nizzatore del Festival, la 37a edizione si è Paolo Minuto aperta la mattina di mercoledì 25 con l’evento Aspettando Bright. L’evento organizzato dal Comune insieme al Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena è stato dunque anticipato dall’evento del ValdarnoCinema la prima mattina di pro- iezioni, con 400 studenti che hanno riempito la sala del Cinema Teatro Masaccio per assi- divertendosi la descrizione del disorienta- stere alla proiezione del film Nessuno mi tro- mento di un italiano figlio di immigrati dal verà di Egidio Eronico. Il regista presente alla Bangladesh. Bhuiyan racconta con autoironia proiezione ha poi discusso con gli studenti sul la condizione stretta tra integralismi tradi- film e sul tema legato alla vita e alla scompar- zionali e la vita dei millennials. sa dello scienziato Ettore Majorana. Il pome- Venerdì 27 riggio della prima giornata ha preso avvio il Il venerdì, terzo giorno del festival, è stato ca- programma di proiezione dei film in concor- ratterizzato dalla proiezione del maggior nu- so, sia corti che lunghi, sia documentari che mero di film in concorso, cui sono stati tribu- film di finzione. Il pubblico ha iniziato a vota- tati molti voti del pubblico che ha apprezzato re, film per film. le varie opere concorrenti attribuendo voti Giovedì 26, secondo giorno di proiezione dei molto alti (4 e 5 su 5). In particolare Dafne ha film in concorso, ha avuto luogo la - Master ottenuto la media voto più alta e di conse- class su Claudio Caligari. Con Francesca Sera- guenza il premio del pubblico. fini, sceneggiatrice Premio Amidei, si è discus- Sabato 28 so dell’eredità di Caligari, premio Marzocco Sabato è stato il giorno dell’esordio di “Spazio alla carriera 2019. Si è affrontato il tema del Toscana”, la sezione non competitiva di film processo di scrittura dei film del regista lom- realizzati da autori toscani. Il programma del bardo, e si è avuto modo di ascoltare anche 1° giorno della sezione prevedeva la proiezio- aneddoti che hanno ritratto nell’intimo il ci- ne dei cortometraggi. All’interno di questa neasta che viene così omaggiato. La sera dello parte del programma è stato presentato il film Metamorfosi dell’anima, alla presenza della re- gista Rita Carioti e di alcuni dei protagonisti del film, dei quali due hanno discusso con il pubblico insieme alla regista al termine della proiezione, dando vita ad un dialogo-testimo- nianza molto toccante. Lo stesso giorno si è conclusa la proiezione dei film in concorso, tra i quali In viaggio con Adele ha ottenuto il se- condo posto nella classifica delle medie voto del pubblico. Era presente anche Emilia Maz- zacurati, figlia d’arte del grande e compianto regista Carlo, che ha ritirato il Premio asse- gnato all’attrice Benedetta Gris (che ha rin- graziato con un videomessaggio) protagoni- sta del suo filmManica a vento. Sempre l’intensa giornata di sabato ha visto svolgersi la Master- class di Giuseppe Gagliardi, che ha parlato della serie 1992, 1993 e 1994, di cui ha presenta- to in anteprima esclusiva quattro clip della stesso giorno il ValdarnoCinema ha ospitato stagione 1994, grazie a Sky Tv e a Wildside. Si un evento speciale con il film Bangla e il suo è parlato del processo produttivo e creativo delle attore e regista Phaim Bhuiyan, presente alla serie, tipo e modello di opere molto particolari proiezione. Il pubblico numeroso ha apprezzato segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente all’interno del panorama dei prodotti audiovi- sivi. La sera si è dunque svolta la Cerimonia di Premio Diari di Cineclub a La nostra pietra premiazione, con la consegna dei riconosci- di Alessandro Soetje menti secondo il Palmares determinato dai deliberati rispettivamente della giuria di qua- 37° Valdarnocinema Film Festival – San Giovanni Valdarno lità (composta da Fabrizio Grosoli presidente, Anna Maria Pasetti e Claudio Casazza), e da (Ar) sabato 28 settembre 2019 quelle collaterali. Le giurie collaterali sono sta- te quella dell’Associazione Basaglia, per il Pre- La giuria di Diari di Cineclub composta da mio Basaglia assegnato al film che meglio rac- Silvio Del Riccio – presidente, Arianna Filvi, conta e descrive il disagio mentale e il suo Viviana del Bianco, Serena Ricci, Diletta Cec- trattamento democratico; quella dell’Anpi, per chi, Angelo Tantaro assegna il proprio premio il Premio riservato al film che meglio rispec- a: chia i valori costituzionali italiani; quella del Cineclub Sangiovannese, per il miglior film in La nostra pietra di Alessandro Soetje programma; quella di Diari di Cineclub per il miglior film in concorso secondo i criteri degli Per la forza espressiva e il valore tecnico della operatori culturali dell’associazionismo di cul- fotografia, attraverso cui racconta una realtà di tura cinematografica. La serata si è conclusa reazione al declino socio economico, puntando con la proiezione in anteprima nazionale, do- ad uno sviluppo sostenibile del turismo e dell’e- po poche settimane dall’anteprima mondiale conomia, con un esempio virtuoso ma illustra- al Festival di Venezia, del filmSe c’è un aldilà so- to anche nelle sue contraddizioni e nelle sue dif- no fottuto, di Simone Isola e Fausto Trombetta, ficoltà, di cui racconta bene le tensioni dialettiche presenti in sala, in occasione della consegna tra i protagonisti. del Premio Marzocco d’oro alla carriera asse- gnato eccezionalmente alla memoria a Clau- Interpretato da Daniele Kihlgre dio Caligari, alla cui vita è dedicato il film. prodotto da Alessandro Melazzini Domenica 29 musica di Alessandro Soetje L’ultimo giorno del Festival è stato dedicato al montaggio di Alessandro Soetje, Simona Risi lungometraggio della sezione Spazio Toscana. Sono state in sala a presentare la propria opera 72’ Italia 2019 le registe Giulia Lenzi e Sofia Milazzo eI ragaz- zi di San Frediano, per il film omonimo. Succes- sivamente Gabriele Cecconi ha presentato il suo film L’anarchico venuto dall’America e, infi- Premio Marzocco 2019 alla memoria ne, Alessandro Salaorni ha presentato, in veste di produttore, il film di Francesco FeiLa regina Conferito alla vita e alla carriera di Claudio Caligari di Casetta, vincitore del Premio del Cineclub Sangiovannese e film di chiusura del Festival. degli anni Settanta, nel 1983 debutta nella Conclusioni regia cinematografica con la cruda storia Il 37° ValdarnoCinema Film Festival ha ottenu- di dipendenza dall’eroina Amore tossico. Il to la partecipazione in concorso del meglio del film, interpretato da attori non professio- cinema italiano dell’ultima stagione e di alcuni nisti, ottiene il Premio speciale nella Se- dei migliori film internazionali, sia lungome- zione De Sica alla Mostra internazionale traggi che cortometraggi, sia film di finzione del Cinema di Venezia, altri riconoscimen- che documentari. Il pubblico è stato costante e ti – anche internazionali –e negli anni si ri- attento. Gli eventi speciali e le Masterclass so- vela un vero e proprio”cultmovie”.Tra la no stati di alta qualità. Lo Spazio Toscana ha sua prima e seconda regia passano ben mostrato alcuni dei migliori film, lunghi e cor- quindici anni: è infatti il 1998 quando Cali- ti, di autori toscani dell’ultima stagione, tra gari presenta ancora a Venezia, ma fuori quelli non entrati in concorso. Alla Cerimonia concorso, L’odore della notte, una storia am- di premiazione erano presenti numerosi cine- bientata sullo sfondo della malavita roma- asti premiati, ovvero alcuni dei migliori talenti na tratta da un romanzo di Dido Sacchet- autoriali e produttivi italiani. toni e interpretata da Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi. Passa- Paolo Minuto Il regista lombardo, scomparso nel 2015 po- no altri 17 anni e nel 2015 il regista finisce Direttore Artistico co dopo aver terminato le riprese del suo ul- finalmente di montare il suo terzo film, timo film Non essere cattivo, ha dedicato l’in- Non essere cattivo. Si tratta della sua ultima Diari di Cineclub | media partner tera sua vita al cinema. In modo militante e opera poiché, malato da tempo, muore da spettatore colto, ma anche come sceneg- all’età di 67 anni. giatore e maestro di numerosi giovani cine- Filmografia asti e attori. Per questo, oltre ai suoi tre film •1983 - Amore tossico - Regia; Sceneggiatura; lungometraggi, il Premio gli è attribuito per Soggetto la vita e non solo per la carriera. Claudio Ca- •1998 - L’odore della notte - Regia; Sceneggia- ligari (Arona, Novara 7 Febbraio1948 – Ro- tura ma, 26 Maggio 2015) Regista e sceneggiatore. •2005 - Anni rapaci - Regia; Sceneggiatura Dopo aver realizzato alcuni documentari sul •2015 - Non essere cattivo - Regia; Sceneggia- mondo della droga e sui collettivi militanti tura

33 n. 76 Premiazione 37° ValdarnoCinema – 28 settembre Cinema Masaccio, San Giovanni V. (Ar)

F. Grosoli A.M.Pasetti C.Casazza

La giuria del 37° Valdarno Cinema Film Fe- stival presieduta da Fabrizio Grosoli e composta anche da Anna Maria Pasetti e Claudio Casazza ha decretato come mi- glior filmSelfie di Agostino Ferrente, con la seguente motivazione: “Adottando l’auto-rappresentazione tra- mite smartphone tanto di moda fra ragaz- zi e non solo, Selfie mette a segno un risul- tato etico ed estetico: da una parte riflette su un contesto palesemente disagiato dal punto di vista di chi lo esperisce, dall’altro contribuisce ad elaborare un nuovo lin- guaggio nel cinema del reale, che accorpa testimonialità e partecipazione frammen- Chiara Costanza. Allo stesso tempo ha an- lore e aiutare a trovare risposte. tando l’autorialità e - paradossalmente - che voluto sottolineare l’importanza di due Ha letto le motivazioni, con passione, la sintetizzandone i punti di vista. Ne esce buoni film italiani con i premi per la mi- rappresentante dell’associazione Franco un racconto vibrante, autentico e che tra- gliore attrice a Benedetta Gris che ha invia- Basaglia di Arezzo, Loredana Betti. bocca di Verità”. Ha ritirato il premio, con- to un videomessaggio, la protagonista di Ma- PREMIO DIARI DI CINECLUB segnato dal sindaco Valentina Vadi, il pro- nica a vento la cui regista Emilia Mazzacurati La giuria di Diari di Cineclub composta da duttore Gian Filippo Pedote che consegnerà era anch’essa presente alla cerimonia, e per Silvio del Riccio – presidente, Arianna Filvi, a sua volta il premio al regista Agostino Fer- il migliore attore a Luigi Fedele, il protago- Viviana del Bianco, Serena Ricci, Angelo rente in occasione della presentazione del nista di Noi soli di Francesco Alessandro Tantaro assegna il proprio premio a: film nel rione Traiano di Napoli, domenica Cogliati. La nostra pietra di Alessandro Soetje 29. Il premio MARZOCCO D’ORO alla carriera Per la forza espressiva e il valore tecnico Nel complesso la giuria ha trovato tutta la del 37° ValdarnoCinema al regista: della fotografia, attraverso cui racconta selezione molto interessante e ha deciso di Claudio Caligari (alla memoria) una realtà di reazione al declino socio eco- premiare con altri due premi i film mag- Ha ritirato il premio il produttore Simone nomico, puntando ad uno sviluppo soste- giormente significativi: Isola nibile del turismo e dell’economia, con un Ovunque proteggimi di Bonifacio Angius e PREMIO DEL PUBBLICO esempio virtuoso ma illustrato anche nelle Dafne di Federico Bondi. Dafne di Federico Bondi sue contraddizione e nelle sue difficoltà, di A Ovunque proteggimi sono andati il premio PREMIO FRANCO BASAGLIA cui racconta bene le tensioni dialettiche di miglior interpretazione maschile allo Il Premio “Franco Basaglia”, del valore di tra i protagonisti. straordinario protagonista Alessandro Ga- 300 euro, al film che meglio rappresenti le Il regista ha ringraziato con un video ri- zale che era presente e ha ritirato il premio tematiche della salute mentale nel nostro cordando quanto sia importante il ruolo e la migliore fotografia di Pau Castejón presente in Italia e nel mondo, è andato a dei cinecircoli. Ubeda che ha inviato un video messaggio; Ovunque proteggimi di Bonifacio Angius che PREMIO ANPI A Dafne di Federico Bondi, che era presen- ha ringraziato con un messaggio video E’ stato assegnato a: te e ha ritirato il premio, sono stati asse- Film bello, inaspettato ed emozionante. Lo Il pittore della tenda di Renato Lisanti gnati i premi per la migliore interpretazio- ‘sguardo dal basso’, a tratti quasi docu- Per la quasi paterna accuratezza con cui ne femminile a Carolina Raspanti, che ha mentaristico e la descrizione di patologie segue il nostos di Emanuele Modica, uno di anche lei ritirato personalmente il premio, credibili senza enfasi né retorica, l’inter- quei cocciuti ed eclettici personaggi che e il Premio “Banca del Valdarno” per i valo- pretazione attoriale di straordinaria in- impugnando un pennello o uno scalpello ri della cooperazione e della solidarietà per tensità e verità di due personaggi difficili, hanno combattuto, senza sosta e senza ti- il tema così importante che tratta. ci hanno coinvolti e trascinati ‘al di là dello mori reverenziali, uno dei fascismi del se- Tra i lungometraggi la giuria ha voluto specchio’, dalla parte di chi agisce la vita condo dopoguerra: la Mafia. premiare anche Normal di Adele Tulli con il nella mancanza di scelte e non si adegua PREMIO DEL CINECLUB FEDIC SAN- riconoscimento per il miglior montaggio alle regole e alle leggi. Il grande merito del GIOVANNESE (ad opera di Ilaria Fraioli, Elisa Cantelli e la film ci è parso quello di aver reso possibile Al miglior film presente nel programma stessa Adele Tulli) e L’ospite di Duccio Chia- l’empatia con questi personaggi da parte del festival a rini con il premio alla migliore colonna so- di una regia attenta e sensibile, che ci rac- La regina di casetta di Francesco Fei nora. conta una storia senza in fondo prendere Per la semplicità, la naturalezza e l’imme- Tra i cortometraggi la giuria ha voluto for- posizione, dove tutti hanno le loro perso- diatezza nel descrivere la vita di un’adole- temente premiare anche il bellissimo cor- nali ragioni, ma che ci interroga anche scente in una frazione dell’appennino to- tometraggio australiano All these creatures sull’esperienza umana di spingersi al di là sco-romagnolo, dove il paesaggio è in di Charles Williams con ben tre premi: fo- del limite, in un’area dove né il mestiere né stretta connessione con la socialità. tografia Adric Watson, montaggio Dan la legge, se difensivamente esercitati, pos- Ha ritirato il premio il produttore Alessan- Lee, Charles Williams e colonna sonora sono riuscire a sollevare le persone dal do- dro Salaorni. 34 [email protected] Gallery ValdarnoCinema www.valdarnocinemafilmfestiva.it foto di Filippo Romanelli

Alessandro Gazale, Migliore attore per “Comunque “Dafne” di Federico Bondi con Carolina Raspanti Il sindaco Valentina Vadi consegna il Marzocco al proteggimi” di Bonifacio Angius. Sullo sfondo Loredana (migliore interpretazione femminile) produttore Gian Filippo Pedote per il film “Selfie” di Betti del Centro Basaglia Agostino Ferrente

Giuseppe Gagliardi Simone Isola in compagnia di Fausto Trobetta ritira il Egidio Eronico, regista Phaim Bhuiyan Giacomo Bronzi Cineclub regista premio alla carriera per Claudio Caligari regista Sangiovannese Lo staff del ValdarnoCinema (parte)

Paolo Minuto Angelo Tantaro Silvio Del Riccio Edoardo Bigazzi Arianna Filvi Luca Giustini

Serena Ricci Fabio Franchi Diletta Cecchi Matteo Bresci Jonathan Soliman Filippo Romanelli 35 n. 76

Un treno, un film #5 Treni strettamente sorvegliati Cosa sono, o meglio mentre Hubicka e il resto del per- cos’erano, i «treni stret- sonale ferroviario della stazione, tamente sorvegliati»? ignari della sorte di Miloš, scop- Durante il corso della piano a ridere felici. Nel suo ro- seconda guerra mon- manzo, Hrabal si era ispirato sia ai diale, venivano definiti propri ricordi (giacché tra i molti in questo modo i convo- lavori che svolse prima di raggiun- gli utilizzati dai tede- gere la notorietà come scrittore ci schi per il trasporto di furono anche quelli di manovrato- Federico La Lonza truppe e muniziona- re e capostazione ferroviario), sia a menti da una parte all’altra dei territori occu- episodi della guerriglia partigiana pati. Apparso nel 1966, Treni strettamente sorve- del gruppo Podřipsko durante il gliati (Ostře sledované vlaky) di Jiří Menzel è famigerato periodo del Protettora- tratto dall’omonimo romanzo (1965) dello to di Boemia e Moravia (1939-45) scrittore ceco Bohumil Hrabal (1914-97) a sua esercitato sugli attuali territori ce- volta influenzato da un altro romanzo, Il buon chi dalla Germania nazista, guar- soldato Sc’veik (1921-23) di Jaroslav Hašek, ed è dando però il tutto con umorismo ambientato nella Cecoslovacchia del 1945, mi- sardonico, facendo spesso prevale- litarmente occupata dai nazisti. Racconta la re il lato grottesco di certe situa- storia del giovane Miloš Hrma, funzionario zioni. Già il cognome del protago- della ferrovia per tradizione familiare nella nista, Hrma, che nell’antico cèco stazioncina boema di Loděnice, circa venti- significa monte di Venere, stride cinque chilometri a sud-ovest di Praga; anco- grottescamente col suo impaccio ra vergine, egli è innamorato della bella Máša, dimostrato alla prova nel suo pri- che si diverte a stuzzicarlo: quando però ha fi- mo rapporto sessuale. Anche nel nalmente l’occasione di consumare un am- film, dove la sceneggiatura è opera plesso con lei fallisce miseramente, perché, dello stesso regista, che però si av- troppo eccitato, eiacula prima ancora di po- valse molto dei suggerimenti di terla penetrare. Sconfortato, tenta il suicidio Hrabal, quest’umorismo nero tra- tagliandosi le vene, ma viene salvato; appreso spare, soprattutto nel sempre evi- il motivo del suo gesto il giovane dottor Bra- denziato confronto tra la puerilità bec gli garantisce la transitorietà del suo pro- delle velleità dongiovannesche di blema. Tornato al lavoro fermamente deciso a Miloš e l’enormità delle vicende bel- rimettersi in prova, Miloš fa amicizia col ca- liche: per esempio, mentre lui cerca pomanovra Hubicka (impenitente dongio- di darsi da fare con la moglie del vanni il quale è anche un tacito membro della capostazione la stazione è affollata resistenza), scambia effusioni con la telegrafi- di soldati morti e feriti ammucchia- sta Zdenička e molesta la non più giovane mo- ti qua e là senza il minimo rispetto glie del capostazione Max. Un giorno Hubicka per la loro dignità umana; la notte lo persuade a prendere parte a un’impegnati- del febbraio ’45 in cui Miloš giace va azione di sabotaggio allo scopo di neutra- con Viktoria prima di compiere l’at- lizzare un treno carico di munizioni; la sera tentato, è la stessa in cui Dresda su- stessa Miloš conosce la giovane staffetta par- bisce uno dei tre pesantissimi bom- tigiana (in tempo di pace un’artista di circo), il bardamenti che ridurranno in cui nome fittizio è Viktoria Freie (Vittoria Li- rovina il suo antico e mirabile cen- bera), che porta la bomba a orologeria neces- tro storico. A proposito di questo saria a far saltare il treno: pregata da Hubicka, film, più di un critico ha impiegato ella si apparta con Miloš e ha con lui un rap- il termine «realismo magico»: per- porto sessuale, dove il giovane finalmente si ché in effetti scene ed immagini spes- dimostra all’altezza. La mattina dopo Hubi- so acquisiscono pienezza simbolica e cka, che dovrebbe piazzare l’esplosivo, viene valore di allegoria, dove ogni parti- trattenuto da una commissione disciplinare, colare del racconto non ha tanto si- perché il giorno prima è stato sorpreso a tim- gnificato di per sé quanto nell’insie- brare i glutei e altri parti intime di Zdenička me, e la raffinatezza del linguaggio coi timbri di gomma dell’ufficio. Miloš decide si esprime sovente con accenti fa- di prendere il suo posto e si arrampica con la volistici. Quarta opera del regista bomba sul pilastro d’un semaforo ferroviario, praghese Jiří Menzel (1938), uno ma sorpreso da un soldato tedesco e colpito dei principali esponenti della Nová da una mitragliata cade sul tetto del treno. Po- Vlna (Nuova onda), il movimento chi secondi dopo la stazione viene squassata cinematografico cecoslovacco che da una tremenda serie di esplosioni che di- tra il 1962 e il ’68 (anno della brutale struggono il convoglio. Zednicek, il capo della repressione sovietica della cosiddetta ‘prima- lungometraggio totalmente suo; venne girato commissione disciplinare che al termine dell’in- vera di Praga’) costituì una delle più interessan- in bianco e nero ed ebbe quali interpreti terrogatorio di Hubicka ha affermato come i ti espressioni culturali d’avanguardia dell’Europa Václav Neckář (Miloš), Jitka Scoffin (Máša), Josef cechi siano «solo buoni a far ridere», si sgomenta, Centrale, Treni strettamente sorvegliati è il primo segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente Somr (Hubicka), Vladimír Valenta (Max), Li- Il segreto di una famiglia buše Havelková (moglie di Max), Nad’a Ur- Titolo originale: La Quietud; Regia: Pablo Trapero; Interpreti: Bérénice Bejo, Martina Gusman, bánková (Viktoria), e nei panni del dottor Bra- Edgar Ramirez, Graciela Borges, Joaquim Furríel; Distribuzione: Bim; Durata: 117′; Origine: Ar- bec lo stesso Menzel. Più famoso come gentina/Francia 2018 cantante pop che come attore, il protagonista Neckář (Praga, 1943) dopo questo film ha inter- Nelle (poche) opere ci- guasti. La premessa non è casuale, perché pretato anche un’altra fortunata pellicola frut- nematografiche suda- quest’ultimo film di Pablo Trapero, presente al to della collaborazione artistica di Menzel con mericane che riesco- Festival di Venezia 2018 senza aver lasciato Hrabal, il comico Allodole sul filo (iniziato nel no ad arrivare nelle troppi ricordi, non fa leva su Freud e i suoi ac- ’68, interrotto a causa dei noti avvenimenti po- nostre sale da qualche coliti ma, nel parlare di una famiglia altobor- litici, ripreso nell’89 e apparso nel 1990, quan- tempo in qua, spira ghese, esibisce con efficacia altalenante, una do si aggiudicò l’Orso d’Oro al Festival di Berli- un’aria sinistra e cu- serie di situazioni borderline, che darebbero la- no). La collaborazione tra Menzel e Hrabal, pa, da resa dei conti, voro ad uno psicoterapeuta per molti anni… che sfociò in una vera amicizia tra il regista e come se da quella par- incrementandone i guadagni. Il titolo origi- lo scrittore, proseguì proficuamente anche in te di mondo fosse sem- nale La Quietud, allude ad una ricca hacienda al- altri tre film di ambientazione rurale: Ritagli pre più raro mostrare le porte di Baires dove vivono l’anziano pa- (Postřižiny, 1980), La festa del bucaneve (Slavnosti una società senza con- triarca Augusto (Isidoro Tolcachir), la moglie sněženek, ’83) e Il mio piccolo villaggio (Vesničko flitti (ovvero quando la Esmeralda (Graciela Borges, nota attrice di te- má středisková, ’85); purtroppo, la visione so- politica era sottaciuta lenovelas…e non lo rimarchiamo a caso) e la ti- Giulia Zoppi stanzialmente pessimistica dell’esistenza fece a favore dell’intratte- mida Mia (Martina Gusman) che ha rinuncia- sì che Hrabal, il quale nei suoi scritti aveva già nimento e non stiamo parlando, evidente- to ad una vita propria, per restare vicino al più volte accennato alle fortissime pulsioni mente, del Cinema Nôvo brasiliano, ma degli padre a cui è morbosamente legata. Non fac- suicide che a tratti lo minacciavano, il 3 feb- anni tra gli ’80 e ’90 del secolo scorso, prima ciamo in tempo a conoscere i tre personaggi braio ’97 si togliesse la vita gettandosi dal quin- che scoppiasse la terribile crisi Argentina del (la coppia di anziani coniugi esordisce con to piano dell’ospedale di Praga in cui era stato 2001 che ha cambiato il volto al cinema di una lite furibonda a cui Mia assiste, al di là di ricoverato a causa d’una malattia di non grave quella regione), come sostiene la studiosa una porta) che Augusto, chiamato a chiarire entità. Nell’economia del film, la stazione e i americana Joanna Page nel suo saggio Crisis and una situazione relativa alle sue tante pro- treni svolgono un ruolo centrale: la piccola sta- Capitalism in Contemporary Argentine Cinema zione è la scenografia irrinunciabile nella qua- (Durham e Londra: Duke University Press, le, col continuo passaggio di convogli militari, 2009). Questa valutazione sembra piutto- transitano truppe, si scaricano morti e feriti, sto calzante se pensiamo all’attuale cine- incombe con la sua petulante ossessività la matografia cilena (che in Pablo Larrain ha il commissione disciplinare col consigliere filo- suo esponente migliore) e a quella argenti- nazista Zednicek; e nei cui locali Miloš sfoggia na, prolifica di titoli e registi, a decretarne le sue maldestre attitudini di donnaiolo. I tre- un andamento crescente e sempre più ca- ni costituiscono l’elemento che lega il microco- ratterizzato. Lo stesso F.F. Coppola quando smo psicologico e sessuale del protagonista al- realizzò il suo primo (e ultimo) film argen- la realtà della guerra e alle velleitarie trame tino Tetro, (in Italia Segreti di famiglia, una partigiane: non a caso i dialoghi di Miloš con co- produzione USA, ARG., SPA, ITA, uscito Hubicka avvengono all’interno di un vagone nel 2009), si fece sedurre da una storia di ferroviario; senza dire che il convoglio da lui misteri e angosce che si intrecciavano mor- fatto saltare in aria con la sua esplosione certi- bosamente (e con grande fascino) agli anni fica simbolicamente la sua presa di coscienza, bui della dittatura, efficacemente descritti e insieme il raggiungimento dell’auspicata tanto nei romanzi di Osvaldo Soriano (tra maturità sessuale. Prodotto dai Filmové Bar- cui il celebre No habrá más penas ni olvido, randov Studios di Zdenek Oves (col contributo 1979) che nelle dolenti e tragiche (ancorché di Carlo Ponti quale produttore esecutivo) e gi- “splendide”) pellicole di Marco Bechis, tra rato nella Boemia centrale, fin dal suo apparire gli altri. Ultimo di questa serie, per appari- sugli schermi dei cinema cechi, il 18 novembre zione italiana il film La Cordillera (trasfor- ’66, Treni strettamente sorvegliati suscitò grande mato nell’italiano Il Presidente, per rimarca- interesse critico e consensi. I prestigiosi rico- re ancora una volta, la fantasia dei nostri noscimenti giunsero prestissimo: nello stesso titolisti…), dell’argentino Santiago Mitre, ’66 il film si aggiudicò il Gran Premio all’Inter- uscito in Italia lo scorso anno senza troppo national Festival di Mannheim-Heidelberg e il clamore, nonostante il valore della storia e l’ef- prietà, ad un avvocato portenho, si sente male Golden Wolf al Bucharest Film Festival, nel ’67 ficacia dei personaggi (tra cui spicca il sempre proprio davanti al legale, colto da un infarto venne presentato fuori concorso alla XX edi- bravissimo Ricardo Darin), immersi in atmo- che presto si assocerà ad un paio di ictus mol- zione del Festival di Cannes e nel ’68 ottenne sfere sospese e in balìa di numerosi incubi, co- to seri ed invalidanti, lasciandolo tra la vita e l’Oscar quale miglior film straniero, senza dire me se il cinema e la psicanalisi (mezzo grazie la morte. La disgrazia è la molla che spinge delle varie candidature al Golden Globe, al al quale gli argentini ricorrono frequente- Eugenia (Bérénice Bejo, per la prima volta in BAFTA Award e al DGA Award; nel 2008, in un mente per lenire le loro ferite), fossero due un film argentino, nonostante originaria di sondaggio svolto tra 10.000 lettori, 100 esperti facce della stessa medaglia. Ed è proprio l’in- Buenos Aires), sorella maggiore di Mia, a la- hollywoodiani e 50 critici cinematografici in- teresse e il coinvolgimento psicanalitico che sciare Parigi dove vive col marito Vincent e ri- ternazionali, il mensile cinematografico bri- attrae e riunisce tutti questi titoli in un solo entrare nell’alveo familiare dove manca da tannico “Empire” l’ha piazzato al 50° posto nel- discorso, come se da un po’ di tempo a questa tempo, per vigilare sul padre e riannodare il la classifica dei 500 migliori film della storia. parte, l’Argentina dovesse fare i conti con la rapporto con la madre e l’ “amatissima” sorel- Storia, attraverso -e soprattutto- le sedute psi- la. “La Quietud” sembra il luogo perfetto dove canalitiche, approdo necessario e quasi scon- poter controllare la condizione paterna (l’uomo Federico La Lonza tato, alla decodifica della società e dei suoi segue a pag. successiva 37 n. 76

segue da pag. precedente successivo -ed inutile- incidente di macchi- numerosi saggi ha anche trasformato uno dei viene trasferito a casa, dall’ospedale, vigilato na), che spingono il film contro un muro, ren- suoi scritti in una serie tv Historias de divano, da un’infermiera che monitora le sue funzioni dendo la bravura degli attori e il talento di che nel 2016 ha avuto uno straordinario suc- vitali grazie ad appositi macchinari che lo ten- Trapero inutili, quasi superflui. Aggiungere cesso di pubblico. Secondo Cristián Cervo, gono in vita), e riunirsi ad una famiglia che altro non serve, perché la lista delle situazioni psicoterapeuta presso strutture pubbliche ma scopriremo sempre più conflittuale e grave- al limite dell’assurdo sono parecchie e non ba- anche in centri privati come “Casa Escuela”, mente disfunzionale, anche se all’apparenza sta incorniciare i bei volti di Mia e Eugenia a «Negli anni Settanta durante la dittatura non tutto parrebbe dirci il contrario. Le due sorel- quelli di Vincent e Estaban (ovvero amante e si poteva studiare psicologia, la gente aveva le, unite da un rapporto morboso e competiti- marito, in ruoli intercambiabili), per avere un difficoltà a parlare in pubblico dei propri sen- vo (dove Mia è la componente passiva e Euge- buon risultato, neppure giocare con il piano timenti, così gli studi medici hanno iniziato nia quella attiva), formano una coppia tanto sequenza su una natura incontaminata (dove ad affollarsi poiché erano gli unici luoghi dove dipendente quanto misteriosa (non bastano la protervia della ricchezza è sin troppo esibi- si poteva aprire il cuore». Modesto Alonso è le scene di sesso tra le due a decretarne l’ince- ta, a scapito del contesto morale), per confe- professore di psicologia all’università di Bue- sto, perché tra le sorelle, scopriremo presto, zionare un film riuscito. Scopriremo nel fina- nos Aires e da anni monitora il numero dei te- vigono troppi sospesi e ambiguità, per parlare le che tutto questo turbinio di tradimenti e rapeuti in Argentina. «Dalle 40 università del di attrazione pura e sincera), mentre diventa cattiverie potrebbe essere un escamotage meta- Paese ogni anno escono 6mila laureati. I pro- subito palese che Esmeralda nutra affetto solo forico o forse (solo?) simbolico (topoi frequenti fessionisti sono ormai 85mila, l’80 per cento per Eugenia e una forte insofferenza per Mia, nella psicanalisi) e che tutto è scaturito, anco- donne. In gran parte operano a Buenos Aires, contrariamente ad Augusto, legato alla figlia ra una volta, a causa del “non detto”, ovvero la ma anche a Cordoba e a Mendoza la concen- minore molto più di quanto non lo sia mai colpa di essere stati toccati dall’orrore degli trazione è alta. In media, in Argentina si con- stata la madre. La malattia del padre e l’arrivo anni della dittatura, in cui violenze, stupri, ta uno psicoterapeuta ogni 485 abitanti, ma in in hacienda di Eugenia, sono sufficienti a sca- omicidi e torture, hanno cambiato la Storia e i alcune regioni si arriva a un terapeuta ogni tenare una serie di eventi a catena che solo la destini di molte famiglie (vedi la nota a pié di 100 persone. Secondo i dati dell’Organizza- maestria di Trapero (purtroppo siamo molto pagina), tra cui questa (coinvolta direttamen- zione mondiale della sanità, l’Argentina quan- lontani dal meccanismo tragico e a tratti grot- te nelle nefandezze compiute tra le mura to a diffusione della psicoterapia supera ogni tesco del suo precedente El Clan) riesce a go- dell’Esma, ossia l’ “Escuela de Mecánica de la altro stato, persino i Paesi del Nord Europa vernare decorosamente, seppure troppe volte Armada”, la scuola per la formazione degli uf- come la Finlandia (un terapeuta ogni 1.756 la storia ceda il passo allo schema banale e ri- ficiali della marina argentina di Buenos Aires, abitanti) e la Norvegia (uno ogni 1.842). Giu- petitivo delle telenovelas, dove il dramma si as- dove venivano internati i desaparecidos). Rive- sto per avere un paragone, negli Stati Uniti socia a continui colpi di scena, sulla cui credi- lazione questa finale, uscita dal cilindro delle opera un terapeuta ogni 3.376 abitanti e in bilità è meglio non scommettere (basta far sorprese (troppe, per essere credibili anche in Francia uno ogni 9.285 cittadini. Lo Stato ga- finta di crederci), facendo leva su tematiche e minima parte), decisamente tardi per dare un rantisce prestazioni gratuite presso gli ospe- situazioni così poco credibili, da sfiorare la senso al film che, dispiace dirlo, finisce anche dali, ma la maggior parte dei pazienti preferi- farsa (e a volte pensiamo sia voluto, come sa- peggio di come è iniziato (e non è un compli- sce gli studi privati. «Come argentini – conclude rebbe piaciuto al grande Buñuel, fustigatore mento), contribuendo a farne un’opera confu- il professore- abbiamo un’educazione vicina a della borghesia benpensante). Se da una parte sa che riesce a non risultare mai veramente a quella di altri popoli europei: il fulcro dei no- abbiamo un cast perfettamente in parte e una fuoco, piena come è di situazioni diverse che stri rapporti è la famiglia. In altri Paesi del regia a tratti fluida e controllata, dall’altra finiscono col ridicolizzare la tragedia argenti- Sud America, invece, le persone originaria- sfugge la ragione per cui l’intreccio mostri si- na degli anni più bui e a non rendere giustizia mente erano più legate alla natura che al nu- tuazioni inverosimili e paradossali a ripeti- di nulla. Non a caso, e questo è un dato appu- cleo famigliare. La psicoanalisi esiste per ren- zione (cfr. l’uscita di Esmeralda dalla camera rato, nella capitale argentina, il 13 ottobre è dere le persone libere dall’autorità della del marito intubato, sottolineata da un sua- stato istituito il Día del psicólogo, le facoltà che famiglia, come diceva Freud, ma gli effetti dente brano musicale che sembrerebbe sug- laureano in questa disciplina si moltiplicano e della globalizzazione ci confondono, fatichia- gerire ben altro – e qui si apre il capitolo della sempre più stranieri arrivano per farsi curare, mo a ritrovare noi stessi. Gli argentini vivono colonna sonora, opinabilmente extradiegeti- perché Buenos Aires è la città con il più alto questo conflitto, che deriva dall’essere liberi, ca, da farci pensare che tutto il film sia una numero di psicologi per abitante, un primato ma all’interno di una società che si sta trasfor- grande parodia-, per non dire della scena alla di cui gli argentini vanno piuttosto fieri. Un mando profondamente». camera mortuaria tra Mia ed Eugenia, con famoso terapeuta, Gabriel Rolon, autore di Giulia Zoppi

38 [email protected]

E’ uscito Cineforum 587 SOMMARIO film anche per festeggiare il ritorno agli lan p. 05 Editoriale schermi di Salvatore Piscicelli, che ne era lon- Giampiero Frasca Estate di film & cinema tano dal 2002: con Vita segreta di Maria Ca- Midsommar – Il villaggio dei dannati di Ari Film controversi. Quello di un ex ragazzo pro- passo Napoli è ancora nell’obbiettivo, però Aster p. 07 digio che in La mia vita con John F. Donovan Maria è anche «una donna, prima di tutto, Roberto Lasagna non teme di continuare a lavorare sui temi in meridionale e poi italiana, e poi universale». Tesnota di Kantemir Balagov p. 10 cui si riconosce dall’inizio per estrarne ogni Ma non è finita. Su questo numero trova spa- Anton Giulio Mancino volta nuove suggestioni, ispirazioni, motivi di zio, per la serie CineforumBook, un’ampia ri- Domino di Brian De Palma p. 13 una ricerca narrativa e linguistica inarresta- cognizione sul tema dei film “basati su una Tullio Masoni bile (almeno finora). E quello di uno tra i Ma- storia vera”: Mancino, Frasca, Chiesi e Gaeta- Il ritratto negato di Andrzej Wajda p. 16 estri della New Hollywood, la cui produzione ni si muovono tra considerazioni generali Edoardo Zaccagnini in anni recenti può aver destato qualche per- (narrative e di linguaggio) e analisi più speci- Vita segreta di Maria Capasso di Salvatore Pi- plessità ma ha saputo assestare anche alcune fiche a partire da film e filmografie esemplari scicelli p. 19 intuizioni geniali circa il riassetto del- Matteo Mazza e Simone Soranna le modalità della visione e della narra- Toy Story 4 di Josh Cooley p. 22 zione a partire dal dilagare dei nuovi Elisa Baldini media in quel tessuto di sguardi che Torna a casa, Jimi! di Marios Piperides p. 25 dà forma alla realtà; senza temere i Rinaldo Vignati, Stefano Lalla soprassalti di chi ha visto in questo Due amici – Il segreto di una famiglia p. Domino un passo falso madornale, 29 «Cineforum» lo prende sul serio e ne book delinea un’analisi controcorrente. Alla prova dei fatti p. 31 Film che entrano ed escono libera- Anton Giulio Mancino It’s (not) all true: il paradosso del mente dagli schemi. Un horror sui ge- mentitore p. 32 neris, Midsommar, opera seconda per Giampiero Frasca un regista dall’esordio promettente, L’immagine inverante. Fotografie ri- che punta con decisione sull’«inver- velatrici e realtà invadenti nel cinema sione delle situazioni» per dettare l’ap- che guarda la verità p. 38 proccio al film e al genere cui il film si Roberto Chiesi Una storia irreale, quindi sfuggente richiama, sottoposto a una metamor- ed enigmatica. L’enigma di Kaspar fosi inaspettata. Una commedia, Tor- Hauser di Werner Herzog e Picnic a na a casa Jimi!, che arrischia la scom- Hanging Rock di Peter Weir p. 46 messa di parlare della Storia e di una Claudio Gaetani delle situazioni politicamente e cultu- Amazing (True) Stories. Storie incre- ralmente paradossali vigenti nell’area dibilmente vere p. 52 mediterranea, mescolando lo “scon- percorsi Mariangela Sansone tro di civiltà” al sorriso portatore di Too Old to Die Young. Silence is sexy p. saggezza e di leggerezza. E il quarto 58 capitolo di una saga iniziata cinque lu- Emanuele Di Nicola stri fa: un ritorno (o un riciclo) che redi- Jodie Foster regista. L’immagine del stribuisce ruoli e funzioni nel gruppo disturbo p. 64 ormai celebre, coniugando imperativi Nuccio Lodato Claudio G. Fava. Dacci oggi la nostra di mercato e guizzi “d’autore” autenti- critica “quotidiana” p. 70 camente Pixar. A proposito di autori, Claudio G. Fava questa volta senza virgolette, ecco poi Quando l’anteprima era un’eccezione memo- Il ritratto negato, l’ultimo film che Andrzej rispetto all’argomento. Il tutto per tracciare rabile: 8 ½ al “Capitol” p. 74 Wajda ci ha lasciato come una sorta di sigillo alcuni percorsi di approccio, inevitabilmente Festival artistico ed esistenziale (e quindi, certamen- non esaustivi ma che contribuiscano comun- Pesaro Film Festival Massimo Lastrucci/Concorso p. 77 te, anche “politico”) del suo lungo percorso. A que ad arricchire una specifica riflessione cri- Paolo Vecchi/Lee Anne Schmitt p. 78 questo film che chiude vale la pena di accosta- tica di cui non soltanto «Cineforum» è ultima- Il Cinema Ritrovato re un esordio notevole, Tesnota, il cui autore, mente portavoce. Francesco Saverio Marzaduri/Henry King p. 81 Kantemir Balagov, sembra promettere grandi Adriano Piccardi Edoardo Peretti/Trizonia, cinema della Ger- cose; «Cineforum» ne ha già parlato da Can- Estate di film & cinema p. 03 mania Ovest, 1945/1949 p. 84 nes 2017 (Un Certain Regard), dove il film fu i film Massimo Tria Karlovy Vary p. 88 premiato. Ben felici di poter ora approfondi- Emanuele Di Nicola le lune del cinema re, poiché il film è finalmente distribuito. Un La mia vita con John F. Donovan di Xavier Do- a cura di Barbara Rossi p. 92 39 n. 76

Prima edizione del Premio Ermanno Olmi Nasce a Bergamo il Premio Ermanno Olmi per il miglior cortometraggio Il Premio vuole essere di sostegno e promozione ai film realizzati da giovani autori under 30 Deadline 30 ottobre 2019

Il Comune di Bergamo, con il supporto premioolmi.it) il panorama degli appuntamenti cultura- organizzativo di FIC – Federazione Ita- La proclamazione dei vincitori è prevista li, puntando questa volta sul protagoni- liana Cineforum e la collaborazione per l’11 dicembre 2019 presso l’Audito- smo dei giovani.» di Bergamo Film Meeting Onlus, indice il rium di Piazza della Libertà a Bergamo. Premio Ermanno Olmi per ricordare il Durante l’appuntamento saranno proiet- Nadia Ghisalberti, Assessore alla cultura cineasta originario della bergamasca e tate le 3 opere vincitrici e un film di Er- del Comune di Bergamo scomparso lo scorso anno. manno Olmi. Straordinario poeta visivo, consacrato Il Premio Ermanno Olmi è promosso da Co- con il Leone d’Oro alla carriera alla 65. «Bergamo vuole rendere omaggio al mune di Bergamo, con il supporto organizza- Mostra Internazionale d’Arte Cinemato- grande regista, che abbiamo amato per la tivo di FIC – Federazione Italiana Cineforum grafica, nel corso della sua lunga carriera sua capacità di raccontare, con una vena e la collaborazione di Bergamo Film Meeting ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra intimista e poetica, le cose semplici della Onlus. cui la Palma d’oro al Festival di Cannes vita, il mondo contadino nel quale era nel 1978 per L’albero degli zoccoli, il Leone cresciuto e a cui era sempre rimasto lega- Premio Ermanno Olmi d’Argento nel 1987 per Lunga vita alla si- to, il rapporto dell’uomo con la natura e il [email protected] | www.premioolmi.it gnora, il Leone d’Oro nel 1988 per La leg- suo senso religioso, scegliendo anche il www.facebook.com/premioolmi genda del santo bevitore e la nomina a documentario come forma di espressio- Tel. +39 348 1022828 Grande Ufficiale della Repubblica nel ne. 2001. L’Amministrazione comunale lo ricorda Il Premio, che nasce per promuovere e con un progetto che intende valorizzare valorizzare i cortometraggi di giovani re- la creatività dei giovani autori, dando lo- gisti, si rivolge ad autori italiani e stra- ro palcoscenico e visibilità, con l’auspicio nieri che non abbiano superato 30 anni che possa essere occasione di crescita e di età e prevede 3 riconoscimenti in de- affermazione professionali per le gene- naro (1.200€, 500€, 300€) messi a dispo- razioni under 30. Il Premio Ermanno Ol- sizione dall’Associazione Bergamo Film mi, dal carattere spiccatamente interna- Meeting Onlus. zionale, costituirà per il nostro territorio Il termine massimo per inviare i film, a una nuova opportunità di confronto con cui possono partecipare opere della du- idee e progetti provenienti da tante parti rata massima di 15 minuti, di finzione, del mondo. Bergamo, che già si qualifica documentarie o d’animazione, è fissato come città del cinema di qualità grazie al al 30 ottobre 2019. (Info e iscrizioni: www. Bergamo Film Meeting, arricchisce così 40 [email protected] La chimera geometrica del metacinema: il miraggio dell’ultracinema Il termine metacinema su se stesso a precise angolazio- (“oltre il cinema”, in gre- ni)) simbolo perfetto del metaci- co antico) denota quei nema: è un manifold geometrico prodotti filmico audiovisi- che può assumere connotati to- vi caratterizzati dall’espli- pologici di vario tipo (le trame cito riferimento (spesso cinematografiche possono esse- accompagnato da una re di ogni genere e manipolare il rottura della quarta pa- tempo in qualsivoglia modo, rete) al mondo del ci- esternal-fisicamente e/o inter- nema nelle sue molte- nal-mentalmente), ma che è Giovanni Mazzallo plici articolazioni (il chiuso per sua natura in se stes- cinema che si riflette allo specchio e riflette a so (il nastro è un circuito che ri- sua volta (sul)la sua realtà, le sue tecniche, i piega sempre su se stesso) e non suoi mezzi, la sua portata narrativa, il suo lin- concede di sfondare realmente guaggio, la sua significatività ermeneutica-fi- la dimensione del tempo inter- losofica-culturale). Le opere di respiro metaci- venendo in modo totalizzante (e nematografico possono essere di tipo metaforico non solo artistico) nella scienza (quando le dinamiche meta sono implicate dal e nella fisica della realtà spa- contesto dell’intreccio presentato e vengono zio-temporale. La tela pittorica sprigionate dal dispiegarsi del ventaglio delle ritrae la storia del film (il conte- diverse chiavi di lettura di un film, basti pen- nuto del quadro), la cornice del sare a Persona di Bergman o a Blow Out di De quadro è il (meta)cinema che si Palma), di tipo letterale (quando le meccani- limita al suo solo contenuto e che autoriflessive del cinema sono palese- non potrà mai espandersi oltre. mente empiriche e non sottintese sul piano di Per quanto il contenuto possa ad- temi profondi che vanno al di là del semplice dentrarsi nella potenza espressi- film per confluire in analisi sottili e scanda- va (e manipolatoria a livello tem- glianti della realtà, come ne L’uomo con la mac- porale) del cinema, questo procedere china da presa di Vertov o I protagonisti di Alt- all’infinito avverrà pur sempre (si man), infine di tipo misto (in questo caso il pensi all’architettura diegetica letterale e il metaforico della metacinemato- al singolo soggetto conoscente (alla sua sfera grafia si compenetrano e originano un’unio- cognitiva, emotiva e temporale (il tempo men- ne di concretezza e astrazione, pensiero e ma- tale del passato, del presente che si vive e del teria, sogno e realtà, fantasia e disillusione, futuro che ci si aspetta)) fungendo da canale maschile e femminile, vita e morte che supera privilegiato di comunicazione per la veicola- ogni dualismo dell’universo e danza sul sottile zione di particolari contenuti (strumento di confine artistico massimo raggiungibile nel conoscenza e arricchimento formativo per la cinematografo perché tocca il limite estremo persona), ma non potrà mai aiutare il sogget- d’espressività del fenomeno fisico e del nou- to a penetrare materialmente nei meccanismi meno spirituale che nessun’altra forma d’arte del tempo (il soggetto, col solo cinema, non può ottenere allo stesso modo del cinema, si potrà mai andare oltre il proprio regno dell’im- pensi a 8 ½ di Fellini o a Mulholland Drive di maginazione e del vissuto impresso su pellico- Lynch). Benché sia vero che le opere meta di ti- la, oltre se stesso). La pellicola è un nastro che po misto sono le più idonee ad espletare le po- non può essere bruciato così da far vivere il ci- tenzialità disvelanti del cinema in merito ai nema indipendentemente (cosa impossibile), misteri dell’esistente (il cinema, lo schermo è una tela che non può essere squarciata per bianco, è una tela immacolata capace di con- entrare realmente nella quarta dimensione fi- tenere lo sfogo dell’infinita creatività dell’in- sica. L’ipotesi della realtà virtuale ricade sem- gegno artistico e può innestarsi nella quarta pre nel paradosso limitativo del nastro di Moe- dimensione temporale carpendo il distillato bius/cornice del quadro; l’unica valida alternativa dell’essenza del reale, ossia il divenire), cio- sarebbe un ultracinema che (forte del connubio nondimeno il cinema (anche e specialmente con un’ipotetica macchina del tempo) potreb- quand’è metacinema) non potrà mai superare be davvero andare oltre i suoi limiti di sola ar- il suo essere solo e puramente arte (le sue qua- te e diventare qualcos’altro. Ma si tratta ovvia- lità espressive come forma d’arte suprema mente di suggestioni fantasiose (anche se che fonde in sé tutte le altre catturando i mo- non per questo impossibili) che in fin dei con- vimenti della realtà nella sua dinamicità) per- ti snaturerebbero l’identità del cinema, che ché il suo medium fondamentale senza cui (per essere tale ed essere riconosciuta come non potrebbe neanche esistere (ossia la pelli- dei dialoghi platonici) all’interno della stessa tale) ha bisogno della sua componente meta cola) rappresenta il suo orizzonte ultimo che e unica cornice costituita dal metacinema (in (sua croce e delizia) per rimanere arte e conti- esaurisce tutte le sue possibilità. La pellicola un certo senso, è possibile affermare che il nuare a dare vita (attraverso la propria finzio- cinematografica è un nastro di Moebius (su- metacinema è a tutti gli effetti il limite supre- ne, senza dover per forza interferire indebita- perficie non orientabile che, percorsa più vol- mo del cinema oltre il quale non si può anda- mente e pericolosamente con la realtà naturale) te, senza deviare minimamente il proprio percor- re). Il (meta)cinema non potrà mai essere alla realtà parallela e migliorativa della fanta- so lineare permette di attraversarla su entrambi i strumento scientifico, è piuttosto arte- ine sia. risvolti inferiore e superiore (che pertanto non esi- guagliabile destinata a non poter superare se stono, essendo il nastro opportunamente ricurvo stessa che si rivolgerà sempre allo spettatore, Giovanni Mazzallo 41 n. 76 Non si sa come. Nel dramma in tre atti, le vicissitudini dell’animo umano L’immortale opera di Luigi Pirandello, il fascino del bianco e nero È datata 1934. L’opera sempre attuale, volteggiavano all’imbrunire, di Pirandello, premio per lo stupore di grandi e piccini, moltitudini Nobel per la letteratu- di lucciole. Emerge, anche, a definire il conte- ra, uno dei più fecondi sto geografico, e non è un fatto isolato nel ger- drammaturghi, è un go pirandelliano, la spendita, italianizzata, intricato, a tratti intri- del termine cimentare, tuttora in uso nel Sud gante, percorso all’in- Italia, che sta per dare fastidio, arrecare disturbo. terno dell’animo uma- Quasi per contrasto, la bellezza degli spazi no, riguardato, com’è aperti, il più delle volte, come nel racconto del in effetti, quale luogo protagonista, Romeo Daddi, illuminata dalla Giacinto Zappacosta geometrico delle pul- luna, incornicia il dramma, che non sapresti sioni nascoste, che a dire se trovi le sue scaturigini nella pulsione volte affiorano a sconvolgere le mente, delle erotica, che comunque sovrasta i personaggi, perversioni inconfessate, ma che pure neces- menandoli in inconfessabili illeciti innamora- sitano di palesarsi all’esterno, dell’istinto ses- menti, che pure vengono appalesati per ne- suale, delle trame amorose vissute nell’ombra. cessità di una sorta di liberazione e purifica- Oppure nella penombra che le cela solo per un zione interiore. In ogni caso, quell’ambiente attimo, per poi vederle erompere negli scon- ameno e lussureggiante, ubertoso per raccolti quassi devastanti della pazzia. Ma si tratta di che si susseguono di anno in anno, conosce la pazzia o del lucido desiderio, irrefrenabile, di morte di un uomo, un povero ragazzo, per affermare la realtà, la verità nascosta a fatica mano del protagonista. Il quale, già nell’im- dal tempo? E ancora: per emanciparsi dalle mediatezza del fatto, riesce a farsene una ra- convenzioni di una condizione sociale al- gione, a relegare l’omicidio in fondo al pro- to-borghese, o addirittura nobile, è d’uopo che prio animo, anzi a sospingerlo al di fuori della la psiche, non essendovi altra via, si inoltri lungo i sentieri sdrucciole- distonia. Come nella sensibilità e nella ricor- voli di ciò che definiamo, forse con rente tematica del drammaturgo di Girgenti, insoddisfacente approssimazione, la finzione, o apparenza che sia, non degrada malattia mentale? I dubbi permango- verso la categoria del non-essere, per assume- no, accompagnati da un’angoscia esi- re viceversa una forte valenza che dialoga, a stenziale assai prossima ad annien- volte scontrandosi, con ciò che sbrigativa- tare l’individuo nell’intimo. Un solo mente chiamiamo oggettività. Così nel libro, dato è certo, indiscutibile, appun- che già di per sé è godibile, così nella rappre- to: Non si sa come. Eppure gli accadi- sentazione teatrale al pari della riduzione ci- menti vi sono, le cose avvengono e nematografica, quest’ultima realizzata dalla prendono corpo, avvolgendoci con Rai nel 1978, e reperibile gratuitamente su le loro spire soffocanti. L’opera pi- YouTube, oltre che negli archivi della televi- randelliana, scritta per essere rap- 1935 – “Non si sa come” – Dramma in tre atti. Una scena della sione di Stato. La regia è di Arnaldo Ninchi, presentata sul palcoscenico, è tutto riduzione cinematografica (1978). che interpreta la parte di Romeo Daddi. Gli al- questo. Ma è anche felice capacità tri attori, tutti all’altezza, sono Valeria Cian- descrittiva di paesaggi, di situazioni, di stati proprio vissuto. Non è gottini, Mario Erpichini, Tony Trono e Mar- d’animo, normalmente, nelle rappresentazio- successo niente, nell’en- gherita Guzzinati. Il bianco e nero rende ni sceniche, demandata allo sfondo, agli arre- fasi, è quanto l’assassino molto bene l’atmosfera cupa e perversa pro- di, ai costumi, all’ambientazione. Vi è, nelle dice a se stesso, avendo pria della trama teatrale. La sovraimpressio- parole degli attori, un colloquiare che defini- accanto, in aperta cam- ne, che appare all’inizio della pellicola, avverte sce plasticamente ampi spazi di campagna si- pagna, un cadavere. che la rappresentazione filmica è stata resa ciliana abbelliti da muricce, da prode, da fili Così almeno si illude Ro- possibile per gentile concessione di Marta Abba, d’avena impennacchiati che fa piacere bruca- meo. Lo sbocco, vice- che per i tipi di Mursia editore (1972), ha cura- re: tutti i pennacchietti ti restano a mazzo nelle versa, è un altro: quel to l’edizione cartacea di Non si sa come. Dialo- dita; si gettano addosso a qualcuno, e quanti ricordo, che affiora in ghi, sempre più stringenti, che si sovrappon- se ne attaccano, tanti mariti (se è una donna) concomitanza e forse gono, si intersecano, alla ricerca spasmodica prenderà, e tante mogli se un uomo. L’imma- Luigi Pirandello (1867 - per effetto di altre si- di esperienze passate, rivissute, nella soffe- gine, densa di colori, rimanda ai giochi dei 1936) tuazioni, emerge violen- renza, al tempo presente. Le due coppie di co- bambini, propri di tanta parte delle regioni temente, fino a mettere niugi non riescono a liberarsi di momentanei italiane, che, a diretto contatto col creato, con a soqquadro una personalità che non conosce tradimenti, lì per lì nemmeno considerati, ma le zolle, con la terra, dura o dissodata (solla, pace. A quel punto, gli episodi del passato rivi- poi valutati nei loro effetti dirompenti, fino ad nella ricercata espressività del drammatur- vono, affastellandosi con timori ed ambasce un secondo fatto di sangue. L’ultima scena, go), perpetuavano un innocente e festoso rito. opprimenti, interferendo col presente, per tragica, è il sigillo ad un intreccio di senti- Il filo d’avena, liberato dai pennacchietti, nel meglio dire confondendosi con l’oggi, rispet- menti che, dall’inizio, appare senza via d’u- racconto scenico e nelle abitudini dei fanciulli to al quale diventano un tutt’uno, sicché non scita, senza scampo, senza redenzione. Libro, di qualche decennio fa, era il laccio col quale si sapresti distinguere ove comincino la realtà e teatro e televisione si incontrano, dunque, in catturavano le malcapitate lucertole. Correva la contemporaneità, e dove abbia il suo limite felice ed esaltante simbiosi. il tempo in cui, nella metafora pasoliniana, ontologico l’immaginazione, col suo carico di Giacinto Zappacosta 42 [email protected] Il punto di vista e l’identificazione Napoleone, l’archeti- Numerosi i modi per – anche la labilità della memoria interviene a po di un eroe che illu- guardare la realtà. Il permeare di ulteriori identità l’aspetto mini- cinema offre alcuni di male concesso, attraverso la visione, al cinema se e deluse l’Europa quei modi attraverso quale luogo di un movimento di tale portata da Napoleone era fatto così:/ Se diceva di no, non di sì/ strategie che assolvo- includere nella sua particolare scrittura le prio- Quando andava di là, non veniva di qua/ Se saliva no a una frontalità rità affidate alla molteplicità identitaria del lassù, non scendeva quaggiù/ plurisignificativa, alla singolo punto di vista. Nell’io voglio comprende- Se correva in landò, non faceva il caffè/ Se mangia- quale non corrisponde re2 arendtiano si concentra la morfologia sca- va un bigné, non contava per tre/ l’unicità del punto di tenante della modalità intesa a tracciare le Se faceva pipì, non faceva popò/ Anche lui come vista. Il punto di vista, complicanze di un pensare immerso nella vi- te, anche lui come me:/Se diceva di no, non diceva da sceverare rispetto sione e che, sottraendosi al suggestivo e in- di sì. alle lusinghe di una vi- gannevole virtuale di una realtà altra rispetto Napoleone, Sergio Endrigo Carmen De Stasio sione appiattita su un a sé, sceglie le intenzioni che muovono a pro- fronte formale, divaga in un transito che pre- pendere per un punto di vista anziché per un Il 19° secolo vagheggia- vede l’individuo spettatore in piena partecipa- altro, rispondendo così a esigenze specifiche, to dai romantici come zione con le sue corrispondenze in una com- eppur sempre in una misurabile replica del una nuova età dell’oro, primarietà complessa inclusiva di trama possibile. Non basta. Il punto di vista ‒ ester- significava affermazio- filmica e di trama individuale. Questo riman- nalizzato rispetto a una condizione frammen- ne della libertà e della da a un’articolazione disincastrata da qualsia- taria di frontalità e che dispone su un piano di fraternità umana, esal- si occlusione – prova ne è che un medesimo scettica piattezza il visibile attraverso lo tazione di tutti i valori film possa trasportare la mente a situazioni schermo, figurando una fissità insostenibile‒ dello spirito, appariva diverse se visto in tempi e condizioni diverse. prende una collocazione che scompensa gli nondimeno che un ri- Il suono si propaga e nel propagarsi assume orizzontali spostamenti di un giudizio e com- Danilo Loddo torno agli ideali della aspetti variabili, raggiunge ubertose mistiche pendia, ancora una volta in una maniera de- Grecia antica. Per gli o rasenta la durezza concreta della pietra e del clinata per difetto (per via di tempi di aggiu- intellettuali riscoprire tali ideali significò -as metallo. Sinuoso si diffonde, aspergendo de- stamento cinematografico), vari piani climatici solvere nel modo più alto il proprio dovere di clinazioni inattese in interferenze composite, mediante i quali il film, al pari di un libro, per- artista. La cultura del primo Ottocento andava oppure scricchiola come frammento dimenti- ché sia di valore deve colpire alla testa (Se un riscoprendo con entusiasmo gli antichi uma- cabile. A questo perviene il suono in un’allu- libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul nisti, facendo così rivivere l’ethos greco inten- sione panoramica e non cede alla decisività di cranio, a che serve leggerlo? ‒ scrive F. Kafka al dendo la grecità come sintesi armonica di ele- significato. Anzi, il suono è potenza inclusiva suo amico Oskar Pollak in una lettera risalen- menti politici e civili,di patria e di natura, di e mai sottrattiva, da interpretare in base ad te al 1904) e da lì inizi a vivere. Nell’ipotesi che libertà individuali e nazionali. Napoleone Bo- uno stato specifico e susseguente modalità così non sia, allora si parlerebbe di terminalità naparte (1769-1821) l’archetipo dell’eroe ro- esistenziali, epperò tuttavia racchiuse in un destinata per ciascun’opera cinematografica. mantico; l’uomo che, per quanto imbevuto di preciso ambito del proprio vivere. Ciò induce In gran numero sono le opere filmiche relega- cultura illuminista e partecipe dei valori della a riflettere sulla diversità tra individuo e indi- te nel ghetto dell’oblio, giustamente o meno Rivoluzione francese, incarna contemporane- viduo e tra individuo nei suoi stati fisico-emo- non sta a noi dirlo. Probabilmente qualcosa si amente, nella sua vicenda biografica ed epoca- zionali nell’assumere non soltanto la forma, disperde e sfiora l’invisibilità. Non ha nulla da le, il superamento di quegli ideali e la loro ri- quanto la sostanza generata attraverso l’atti- dire o, ciò che è peggio, lo dice male. Ora, qua- composizione in un quadro diverso. Esso vità del «vedere» il suono e concepirlo nel mo- le identificazione con qualcosa che non bene emerge dalla rivoluzione Francesese, primo vimento di vicende. È quanto accade con il ci- viene detto è possibile? E inoltre: parliamo di console e imperatore che fonda il suo potere su nema come temprata «scrittura» del movimento identificazione antropica, comportamentale un colpo di stato (18 brummaio 1798). Parados- e della gestualità. Riprendendo talune asserzio- o è puramente un momento vissuto nella ca- salmente egli nega e nel contempo attua la Ri- ni di H. Arendt, l’impegno di ciascuno è relati- tarsi degli eventi strettamente oggettuali o voluzione. Nasce da ciò una contraddizione, vo al voler comprendere il processo stesso del meno, oppure, ancora, in particolari casi, a ovvero l’imprevisto di una rivoluzione che ap- pensiero1 che, nel nostro caso, attiene ai proces- base storica, pur non sempre condivisa? Nel proda al cesarismo, a quella famosa “delusione si interpretativi nella singolarità del punto di presupposto che anche il cinematografo ‒ in storica” che fece cambiare idea al musicista vista rispetto a eventi che si svolgono frontal- quanto luogo dell’augeo, ovverosia, in virtù di Ludwig Van Beethoven, che come il filosofo mente; eventi meramente esterni rispetto a un impegno a dire qualcosa a qualcuno perché Georg Wilhelm Friedrich Hegel aveva visto nel noi e sui quali non è possibile intervenire poi- ne valuti l’intima transizione da azione scenica generale corso “Cavalcare lo spirito del mon- ché il cinema richiama individualistiche in- a pensiero divergente autonomo ‒ sia fautore do”. In Beethoven la figura di Napoleone viene terpretazioni, stante un punto di vista com- di una territorialità che infonde l’espansiva idealizzata attraverso due figure contrappo- plesso e riferito a una pluralità di condizioni traccia della varietà del punto di vista, è possi- ste: da una parte, Beethoven vedeva in Napole- (reali ed irreali) epigrammatiche, concionate bile sostenere che esso configuri un’aperta co- one la figura del tiranno espansionista, dall’al- all’intenzione della sceneggiatura e della regia, struzione partecipe di una gestibile semanti- tra la figura che rimase impressa nell’immaginario quanto solforose, invisibili, eppur meta-corri- ca al di là di qualsiasi retorica finita. mitico di Beethoven: un uomo forte che incarna spondenti. Difficile far rientrare nel consesso Carmen De Stasio gli ideali nobili di uguaglianza, fraternità e li- epitomico tutte le realtà consistenti nello bertà della rivoluzione francese. In tal senso squarcio di una limitata cifra cronologica re- egli va componendo la Terza Sinfonia dedicata lativizzata alla modularità d’attenzione e di * Prossimo numero: a Bonaparte. La Terza sinfonia, composta tra il curiosità che ciascun spettatore sia in grado 1802 e il 1804, è la sinfonia in cui si ritrova pie- di gestire ed assimilare in memoria. Pur tutta- «io devo comprendere» - Hanna Arendt di Margaret Von namente la personalità del musicista. Essa è via – come evidenziato in precedenti testi Trotta ispirata alle gesta di Napoleone inteso come eroe difensore della libertà repubblicana. Bo- 1 H. Arendt, La lingua materna – La condizio- naparte in questa sinfonia è soprattutto rap- ne umana e il pensiero plurale (conversazione televisiva presentato come “Liberatore”. Beethoven in un con Günter Gaus, 28 ottobre 1964) a cura di A. Dal Lago, segue a pag. successiva Mimesis, Milano, 2005, p. 28 2 Ibi, p. 28 43 n. 76

segue da pag. precedente di Napoleone, diventò propaganda e contribuì a 17 Luglio 1821, il romanziere Alessandro Manzo- primo momento gli indirizza la dedica, dedi- creare l’immagine pubblica del futuro impera- ni leggendo il numero della Gazzetta di Milano, ca che in seguito disconoscerà in un impeto di tore. Tutti i particolari del quadro, come il seppe della morte di Napoleone Bonaparte, sdegno, strappando il frontespizio dell’opera, tempestoso paesaggio alpino, i minuscoli sol- avvenuta il 5 Maggio dello stesso anno nel suo a seguito della sua incoronazione a imperato- dati, ma soprattutto il cavallo che sembra im- esilio all’isola di sant’Elena. Dopo aver appre- re. Non solo Beethoven fu deluso dall’esporta- pennarsi, contribuirono a creare l’immagine so l’inaspettata e tragica notizia, il poeta, si zione di questa prospettiva rivoluzionaria. In- titanica dell’eroe. La scena è come fermata immerse in una profonda meditazione di ca- fatti le tante “repubbliche” che sorsero, modellate nell’attimo in cui Napoleone sta spronando i rattere storico ed etico, conclusasi quando, sui principi rivoluzionari, furono usate da Na- propri soldati a compiere un’ardua impresa; sempre leggendo la Gazzetta di Milano, seppe poleone come pedine del suo gioco diplomati- l’azione è veloce (si osservi coda e la criniera della conversione di Napoleone, avvenuta po- co. Ecco che egli non esitò a sacrificare princi- del cavallo), nonostante tutto essa è colta con co prima della sua morte. Egli fu profonda- pi e ideali “patrioti” quando ciò gli tornò utile grande attenzione e cura dei particolari sia a mente commosso dalla morte cristiana dell’im- ai suoi interessi politici: si pensi al trattato di livello descrittivo sia espressivo. David ha sa- peratore, tanto da comporre di getto il primo Campoformio (1797), col quale Napoleone ce- puto ben evidenziare la volontà e la forza di abbozzo di quello che diverrà “Il cinque mag- de Venezia all’Austria infliggendo alle speran- Napoleone attraverso il gesto imperioso della gio”, in soli tre giorni, rapidità decisamente ze dei “patrioti” un’amara delusione, la estranea al suo temperamento riflessi- quale trova anima nell’incipit delle Ulti- vo. Il Manzoni descrive nell’ode la figu- me lettere di Jacopo Ortis scritte dallo ra straordinaria del generale francese. scrittore Ugo Foscolo (1802). I temi Infatti attraverso la figura di questo principali che troviamo nelle lettere so- “uom fatale”, compie una personale ri- no quelli propri del Foscolo: l’amore, la flessione sui limiti dell’agire umano e politica, la morte. È presente una forte sul grande disegno della Provvidenza protesta contro la tirannide politica, del divina. Dall’esordio severo ed inelutta- costume e della morale borghese, ma bile “Ei fu”, Manzoni annuncia al letto- anche contro la tirannide della vita, do- re che Napoleone non è più vivo. Dopo minata dalla morte e dal dolore, che se- quest’esordio così pregnante e conciso, condo il poeta solo l’amore e la passione Manzoni passa a descrivere l’immobile sanno rendere meno grave. L’intera stupore dell’intera popolazione uma- opera verte su un aspetto principale; la na, rimasta percossa, attonita davanti passione politica, la quale entra in crisi all’annuncio della morte del condottie- dopo la delusione per il Trattato di ro. Dell’”uom fatale”, talmente potente Campoformio, con il quale crollano gli da poter decidere il destino del mondo, unici ideali che davano giustificazione ormai non rimane che una spoglia im- alla vita di Foscolo e quella libertà che memore, e niente in essa serba memo- viene subito negata da Napoleone la ria della gloria passata; né si sa quando quale spinge l’autore ad un’appassiona- vi sarà il passo di un uomo che “la sua ta difesa della patria e dell’identità na- cruenta polvere / a calpestar verrà”. Nei zionale, un’eroica smania di azione per versi successivi il Manzoni fa alcuni cambiare lo stato delle cose. La passio- cenni alle ultime vicende militari napo- ne politica dunque col suo fallimento, leoniche: la sconfitta di Lipsia del 1813, mette in evidenza da un lato i rapporti il periodo dei cento giorni e la disfatta negativi con il potere e dall’altro il desi- definitiva a Waterloo, nel 1815. Al Man- derio di un’Italia che avrebbe potuto es- “Bonaparte valica il Gran San Bernardo” Jacques- Louis David (1801) zoni cattolico non interessano le glorie sere unificata proprio alla luce delle terrene di Napoleone, bensì le sue vit- idee diffuse dalla Rivoluzione francese torie spirituali, che riconosce essere e dagli entusiasmi suscitati dalle im- l’unico mezzo per raggiungere una glo- prese di Napoleone; il fallimento è con- ria vera e autentica: secondo il poeta, trobilanciato dall’amor di patria, dall’e- convertendosi prima di morire, infatti, logio della virtù individuale e dalla il condottiero corso ha dato un ulterio- meditazione sulla storia e sulla passata re prova della grandezza di Dio, che si è grandezza di Roma e dell’Italia. Se da servito di lui per imprimere sulla Terra una parte la figura di Napoleone deluse un sigillo più forte della sua potenza le aspettative, dall’altra riuscì in qual- creatrice. Questa meditabonda rifles- che modo a soddisfarle. Dopo il colpo di sione è accompagnata da un elenco dei Stato del 18 brumaio ecco che Jacques sentimenti che hanno tempestato l’ani- Louis David considerato il massimo in- mo di Napoleone durante la sua ascesa terprete della pittura Neoclassica, col- al potere: la gioia ansiosa e trepidante pito dalla personalità di colui che chia- che si dispiega nell’animo alla realizza- ma eroe, elogia Napoleone come eroe Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55, detta Eroica zione di un grande progetto, l’insoffe- tipicamente romantico nel dipinto “Il Primo sua mano destra, il portamento altero e lo renza di un animo ribelle che, non domato, si Console supera le Alpi al Gran San Bernardo”, sguardo fermo e deciso rivolto allo spettatore. sottopone agli altri, ma che pensa al potere, e (1801). Il movimento vorticoso del panneggio, Bonaparte nel ritratto indossa un’elegante di- l’esultanza che sostenne il suo trionfo imperia- lo slancio del cavallo in corsa sullo sfondo d’u- visa, con rifiniture dorate, tipica dei generali le, che era quasi folle ritenere possibile. ”Tutto na natura grandiosa fissano il mito dell’azio- francesi. Il cielo, percorso da nuvole, lascia in- ei provò”: la gloria della vittoria, ma anche l’u- ne fulminea e titanica del generale corso. La travedere macchie di azzurro, presagio di miliante fuga dopo la sconfitta (in riferimento novità di David, rispetto agli altri pittori del buona riuscita e successo dell’impresa. Lo alla campagna di Russia del 1812 e alle successi- tempo, fu nell’aver unito ispirazione estetica e stesso cielo, che tempo dopo venne percorso ve di Lipsia e Waterloo), l’esultanza della ritor- morale, ragione e passione, a tal punto che, la da nubi, vide il lungo esilio a Sant’Elena e la nata vittoria, e infine l’esilio a Sant’Elena. sua arte, incentrata sul culto della personalità morte di Napoleone il giorno 5 Maggio 1821. Il Danilo Loddo 44 [email protected] Naturalismo, verismo, neorealismo. L’ansia di verità Nel declinare dell’Ot- (1849-1912), con i suoi immortali La contessina tocento, in Francia, Giulia e Il padre e Giovanni Verga (1840-1922) l’ansia di verità e l’esi- che adatta per il teatro la sua novella Cavalle- genza di realismo por- ria rusticana e scrive La lupa, In portineria, Dal tano all’affermazione tuo al mio. In ambito letterario in Italia si im- a teatro della corrente pone il verismo che ha i suoi massimi rappre- artistica del naturalismo. sentanti nei siciliani Giovanni Verga e Luigi Il movimento trova le Capuana (1839-1915). Il Verismo affonda le sue sue basi teoriche nelle teorie nella ricerca dell’impersonalità, nella Fabio Massimo Penna affermazioni del gran- descrizione obiettiva e spassionata degli avve- de scrittore Emile Zola (1840 – 1902) per il nimenti. Il padre di questa corrente letteraria, quale “l’artista dovrebbe emulare lo scienzia- Verga, trae ispirazione per le sue teorie dalla to, sia nel metodo che nell’obiettivo, essendo il “lettura di un curioso documento, il giornale metodo l’attento studio dei fenomeni oggetti- di bordo con cui il capitano di un veliero aveva vi e l’obiettivo l’analisi esatta dell’uomo” (Mar- annotato crudemente i fatti della sua vita con vin Carlson, Teorie del teatro, Il Mulino, Bolo- una nuda evidenza” (Silvio D’amico, op.cit.). Il gna, 1988). Quella che viene definita dagli proposito di registrare in presa diretta il mo- studiosi ‘la metafora scientifica’ di Zola impo- do di agire e di parlare dei personaggi esclude ne allo scrittore e al drammaturgo di “racco- l’intervento dell’autore che scrive mettendo gliere documenti e osservare la vita della so- da parte le sue idee e i suoi sentimenti. Nasco- cietà nei suoi aspetti meglio accertabili, ossia no così capolavori immortali quali I Malavo- fisici, materiali, animali” (Silvio D’amico, Sto- glia, Mastro Don Gesualdo, Vita dei campi. Altra ria del teatro drammatico II, Bulzoni editore, personalità fondamentale in campo verista è Émile Zola (1840 - 1902) 1982). Sul palcoscenico le teorie dello scrittore quella di Luigi Capuana. Egli mostra francese trovano il loro attuatore nel grande una convinta adesione alla venerazione regista Andrè Antoine (1858-1943), fondatore del referto medico-scientifico del natu- del Théatre Libre. L’obiettivo è quello di porta- ralismo al punto da dedicare il suo ro- re sul palco un “tranche de vie” (un pezzo di manzo Giacinta a Emile Zola. L’opera vita) bandendo ogni convenzione illusoria e racconta con occhio distaccato la tita- artefatta (dalle tele dipinte al trompe-l’oeil). nica battaglia di una donna contro il Lo zelo con il quale Antoine persegue lo scopo gretto ambiente borghese che la cir- diviene proverbiale, grazie anche ai famosi conda, vicenda che non può che con- quarti di bue appesi sul palcoscenico in occa- cludersi con il drammatico suicidio sione della rappresentazione di Les bouchers di della protagonista. Ne Il marchese di Fernand Incres, opera che si svolge in una Roccaverdina con uno stile impersonale macelleria. Le novità proposte da Antoine e oggettivo narra i turbamenti psichici prevedono anche una recitazione basata sui di un nobile egocentrico che costringe gesti naturali, la possibilità per gli attori di da- la propria amante a sposarsi salvo poi re le spalle al pubblico, di parlare tutti insieme “Paisà” (1946) di Roberto Rossellini uccidere il marito della donna. Nel No- e di esprimersi esattamente come avviene vecento è il cinema che cattura la realtà nella vita di tutti i giorni. Il repertorio del na- nel momento stesso del suo verificarsi turalismo comprende grandi autori quali con il Neorealismo, corrente che si fa Henrik Ibsen (1840-1906), autore di Casa di carico di esprimere il desiderio di cam- bambola e Spettri, August Strindberg biamento dell’Italia dopo i tragici anni del ventennio e la tragedia della secon- da guerra mondiale. Appaiono così sul grande schermo in tutta la loro crudez- za i drammi e le sofferenze del popolo italiano. Roberto Rossellini (1906-1977) con Roma città aperta racconta i sacrifici e le sofferenze della gente romana nella capitale occupata dai nazisti e con Pai- sà narra sei tragici episodi durante la seconda guerra mondiale in Italia. Vit- “I bambini ci guardano” (1943) di Vittorio De Sica torio De Sica racconta le tribolazioni di un padre disoccupato nella disastrata Roma del dopoguerra in Ladri di bici- clette, in I bambini ci guardano registra il dolore con il quale una bambina vive i continui litigi dei propri genitori e in Umberto D descrive la disperazione di un pensionato in gravi difficoltà eco- nomiche.

Andrè Antoine (1858-1943) “Umberto D.” (1952) di Vittorio De Sica Fabio Massimo Penna 45 n. 76 Falegnami, elettricisti, idraulici e artigiani delle più svariate arti Operai, contadini, pastori, impiegati, calzolai, gommisti per star con le ruote ben piantate in terra, intellettuali e filosofi al tempo di Caverna Così sentimmo nell’aria forte la ridondanza delle campane/come un ricordo che faceva piangere, come l’odore del pane/come vedere spuntare il sole dall’altra parte del muro/e falegnami e filosofi fabbricare il futuro. (Francesco de Gregori, Il vestito del violinista, in Pezzi, Columbia Music/Caravan, 2005)

Un pò per pietà, un pò per negligenza e un pò per calcolo, si lascia vivacchiare la filosofia in un ambito accademico sempre più stretto, dove si tende sempre più a sostituirla con la tautologia organizzata. (Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Minima moralia, 1951)

Il parresiasta è il critico per eccellenza, colui che non accetta le verità di comodo e i giochi di potere, colui che smaschera ciò che non va e sbotta verità che ferisco- no la coscienza smuovendola dal suo torpore e dall’indifferenza in cui è ibernata. (Michel Foucault, Il coraggio della verità, corso accademico al Collège de France, 1984)

Posto il principio che tutti gli uomini sono filosofi, che cioè tra i filosofi […] icitecn e gli altri uomini non c’è differenza qualitativa ma solo quantitativa […] (quantità ha qui un significato suo particolare, che non può essere confuso con ommas aritmetica, perché indica maggiore o minore omogeneità, coerenza, logi- cità, […] cioè quantità di elementi qualitativi), è tuttavia da vedere in che cosa […] consista la differenza. Così non sarà esatto chiamare filosofia ogni tendenza di pensiero, ogni orientamento generale, […] ogni concezione del mondo e della vita. Il filosofo si potrà chiamare un operaio qualificato in confronto ai manovali, ma neanche questo è esatto, […] nell’industria, oltre al manovale e all’operaio qualificato c’è l’ingegnere, il quale non solo conosce il mestiere praticamente, ma lo conosce tecnicamente e storicamente. Il filosofo professionale o tecnico non solo pensa con maggior rigore logico, con maggior coerenza, con maggiore spirito di sistema degli altri uomini, ma conosce […] la storia del pensiero, […] sa rendersi ragione dello sviluppo che il pensiero ha avuto fino a lui ed è in grado di ripren- derne i problemi dal punto in cui essi si trovano dopo aver subito il massimo tentativo di soluzione. (Antonio Gramsci, I Quaderni del carcere, Quaderno 10, Benedetto Croce, Introduzione allo studio della filosofia)

Il primo principio del- costruzione del racconto immaginario che indicare una realtà che è più o meno sferica, la fisica moderna, più chiamiamo storia, ma più precisamente do- ma tant’è!) ama raccontare della perfetta oriz- precisamente il primo vremmo dire storiografia, che da che mondo zontalità che finalmente le biglie sociali han- principio della dina- storico è mondo storico fanno di volta in volta no raggiunto negli Stati democratici. E come mica, o se preferite, il i cancellieri dei vincitori di turno: mitografi, lo fa? Creando la fabbrica del consenso e principio d’inerzia o poeti, monaci, epistemologici, cantori dei pro- dell’immaginario. Dalle nostre parti, nelle de- prima legge di Newton, digi della tecnica nella nostra epoca di dittatu- mocrazie di importazione americana, dalla stabilisce che un corpo ra tecnologica, la più spietata e efficiente dac- seconda metà del Novecento ai giorni nostri, non soggetto a forze ché l’uomo ha cominciato a lasciare traccia di con i gadgets: santi, santini, immaginette di ovvero soggetto a forze sé, ovvero a scrivere la storia, dal periodo su- martiri per la causa di Cristo, ma anche di atei Antonio Loru la cui risultante è nul- merico mesopotamico, (se nel frattempo non devoti, recuperati, volenti, pochi nolenti, do- la, permane nel suo mi sono perso qualcosa), ai giorni nostri. In po la morte, alla santa causa, cattolica e apo- stato di quiete o continua a muoversi di moto altri termini, per dirla col grande Karl Marx, è stolica del liberalismo liberista, e ancora nuo- rettilineo uniforme. Una biglia perfettamente da ingenui credere a quel che del suo tempo ve agiografie di chierici e laici, eclissi del sferica posta su un piano perfettamente oriz- racconta la storiografia dominante, al di là del ragionamento, trionfo della contumelia, sem- zontale, rimarrebbe in eterno nella sua posi- racconto, l’uomo che non rinunci a ragionare pre a maggior gloria di. Processioni, miracoli, zione, posto che nessun accidente venga a con la propria testa, guarda al cui prodest, cui bo- apparizioni, cammini minerari, oggi ricon- cambiare questa situazione inclinando vertiti a pellegrinaggi, ché il seconda- il piano immaginario da una parte o rio è ormai sparito dall’economia del dall’altra, in questo caso, la biglia co- terzo millennio, o Ventunesimo secolo, mincia a rotolare e ad acquistare, per se più vi piace. Il filosofo però, come so- leggi corollarie (con licenza parlando) stiene Diego Fusaro, è in perenne alterco della Prima legge della dinamica mo- con lo status quo. Gramsci Antonio da derna, sempre maggiore velocità. Se Ales, (1891-1937), sosteneva che tutti gli nella fisica questa inclinazione che uomini, in quanto tali sono filosofi, cambia la situzione di perfetta stabilità cioè capaci di pensare, ma alcuni, po- avviene per motivi che gli scienziati del tremmo chiamarli i filosofi professio- settore considerano solo ed esclusiva- nisti, ma mi piace di più i filosofi di -me mente dal punto di vista meccanico, stiere, vanno ben oltre, riflettono sulle senza curarsi di presunte volontà im- sinapsi del pensiero, cioè su come il pen- manenti o addirittura trascendenti il siero si forma, si traduce in linguaggio, mondo fisico stesso, non così è per le Foto segnaletica di Antonio Gramsci e soprattutto su come la sua diffusione, cose che avvengono sul piano della politi- meglio, la sua divulgazione, condizioni il ca, nel senso più vasto e greco originario della no? A chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissi- comportamento dei molti, di volta in volta parola politica, dove questo piano viene incli- ma dell’universo? (oppure felicissima, dipende detti plebi, masse, folle, popolini, popoli, indi- nato da una parte o dall’altra dai soggetti sto- dalla posizione che occupiamo sul piano sem- rizzandone gusti, sentimenti, idee. Il filosofo rici, facendo ruzzolare in basso alcuni e siste- pre inclinato della storia in un determinato di mestiere, come suggerisce l’etimologia del- mando ai vertici altri (le biglie sociali) che su tempo o periodo). La democrazia attuale, per la parola greca sinapsi, è capace di connettere, questo piano si trovano. In poche parole: non meglio dire il modello di sviluppo occidentale connettere è il compito dell’intellettuale, come è mai esistita, storicamente una situazione po- di marca USA, che domina incontrastato ai dalle rivoluzioni inglesi del Seicento e quella litica di perfetta orizzontalità, se non in quella quattro angoli della Terra, (bella espressione per segue a pag. successiva 46 [email protected]

segue da pag. precedente francese del Settecento in poi sono corretta- mente detti i pensatori. È chiaro che nessuno nasce filosofo di mestiere, o pensatore, o in- tellettuale o come meglio ci pare, questo lo de- cide la storia, le vicende universali e particola- ri del tempo che ognuno di noi vive. Non solo: chi nella vita, per i più svariati motivi (econo- mici in massima parte) svolge una qualsiasi attività, che in genere non viene rubricata co- me intellettuale, può arrivare molto in alto co- me filosofo, pensatore di mestiere o intellet- tuale, deve però, costantemente e non solo saltuariamente, (o mai), compiere l’hegeliano sforzo di elevazione al concetto. Pensare è stancante, il pensiero è polemica con la realtà effettuale del tempo e con il racconto storico delle epoche precedenti. L’uomo in quanto ta- le, il gramsciano filosofo in quanto uomo vuo- le essere messo d’accordo, in armonia col suo Da “Vita di Antonio Gramsci” sceneggiato biografico in quattro parti diretto da Raffaele Maiello e trasmesso da tempo. Questo lavoro di armonizzazione è RaiDue nel 1981. Protagonista Mattia Sbragia. E’ presente su RaiPlay svolto dalle sirene, dai cantori de le umane sorti dai programmi scolastici italiani, tutt’al più umana, è comprensibile, nella letteratura e e progressive, delle diverse e di volta in volta at- una gitarella ad Ales e/o Ghilarza, poco altro, nel cinema, spesso esaurisca la narrazione sul tuali età storiche. I grandi filosofi del miglior qualche coraggioso insegnante che sfida il so- filosofo sardo, ma anche nelle opere più im- Rinascimento europeo, (Thomas More, Ber- spetto di vetero-comunismo e si spinge addi- mediatamente biografiche, qualcosa del suo nardino Telesio, Giordano Bruno, Tommaso rittura nei territori della spiegazione dei con- enorme sapere politico, per intenzione degli Campanella) nelle loro utopie auguravano a cetti forti della filosofia politica gramsciana: il autori o per forza propria, traspare. Partiamo tutta l’umanità un mondo dove ognuno, ogni ruolo del moderno partito di massa, novello dalle cose più recenti, indietro fino agli Anni santo giorno, dovesse lavorar di braccio e di principe; la differenza tra egemonia e domi- Ottanta del secolo appena trascorso, Il Secolo cervello: tutti gioiosi costruttori di cose e di nio, intellettuali e classi subalterne, cultura di Gramsci, rinvenibili abbastanza facilmente idee, davvero utili a tutti. Ma loro auspicavano nazionale e folklore, il ruolo politico della let- in DVD, adatte a un uso più che didattico, pe- un mondo comunista: il Cinquecento è stato, dagogico, per presentare Gramsci ai giovani e quanto a dottrine politiche, il secolo più co- giovanissimi e rammentarlo agli adulti e ai munista della storia occidentale! Ma ha vinto vecchi che lo hanno colpevolmente dimenti- il capitalismo, che oggi impera (quasi) incon- cato: lo sceneggiato si diceva un tempo, Vita di trastato, e le cose sono andate e vanno in ma- Antonio Gramsci, trasmesso dalla RAI nel 1981, niera del tutto differente. Ma la storia è in la regia di Raffaele Maiello, sceneggiato da ogni caso il passato, il futuro è nostro, appar- Giuseppe Fiori e dallo stesso Maiello, con la tiene alla nostra libertà, e più siamo giovani, collaborazione di Suso Cecchi D’amico e Sil- più è nostro, almeno, ma non solo, perché ab- via D’Amico Benedicò, con la consulenza sto- biamo più tempo per fabbricarlo. Il filosofo, rica di Gabriele De Rosa, Franco Ferri, Massi- com’è nella lezione di Nietzsche, forse il più mo Luigi Salvatori, Paolo Spriano, (si può importante pensatore del nostro tempo, è uno volere di più?), con un cast di ottimi attori, in smontatore di racconti, per vedere cosa c’è quattro parti: L’educazione politica, L’educa- dentro, come funziona il giocattolo, com’è che zione sentimentale, L’educazione carceraria, i grandi burattinai della storia costruiscono Curriculum mortis, per 312 minuti totali di quella che ingenuamente l’uomo comune film; Everything that concerns people (più o me- chiama realtà, e ancora più spudoratamente, no: Tutto ciò che riguarda le persone), di Mike la verità! Filosofare, Platone insegna, significa Alexander, Scozia, 1987; Gramsci l’ho visto così, fermarsi a pensare e non ripetere in coro ciò di Gianni Amico, una produzione RAI del che i mezzi di distrazione di massa mettono 1988; Antonio Gramsci. Antologia audiovisiva, di in circolo proditoriamente perché ci entri Antonio Santucci e Paolo di Nicola, Archivio dentro la testa senza che ce ne accorgiamo, Audiovisivo del Movimento Operaio e Demo- non avvezzi a fermarci a pensare, e scambia- cratico, 1989; Gramsci. Film in forma di rosa, di mo l’effetto di questa potentissima catechesi Gabriele Morleo, 2005; Antonio Gramsci testi- come frutto del nostro lavoro intellettuale, di monianze, estratti da Nascita di una dittatura di un’analisi critica che assolutamente non c’è Sergio Zavoli, 1972, con interventi di Alfonso stata. Allora è importante il ruolo di sgrullato- Legnetti, Amedeo Bordiga, Umberto Terraci- re di coscienze del filosofoin perenne alterco con ni, Emilio Lussu, Pia Carena, Dante Maria Tu- lo status quo, per innalzare un tempo e costrui- ninetti, Enzo Storioni, Sandro Pertini, mon- re un mondo dove falegnami e filosofi (insieme) taggio curato da Antonello Zanda della a fabbricare il futuro, ognuno filosofo e insieme Società Umanitaria di Cagliari, 2009; Gramsci falegname; falegname, elettricista, idraulico, 44 di Emiliano Barbucci, 2016, (Gramsci inse- artigiano delle più svariate arti, operaio, con- teratura nella costruzione dell’identità nazio- gnante nei 44 giorni passati al confino di Usti- tadino, pastore, impiegato, calzolaio, e insieme in- nale, e altro. Detto che nel caso di pensatori ca nel 1926). sieme filosofo tecnico. E ovviamente navigatore, come Antonio Gramsci soprattutto, la biogra- Buona visione e buona riflessione. scienziato, artista. Santo no. L’intellettuale, le mas- fia è solo la cornice, il quadro, il soggetto, quello se, il suo ruolo politico. Come dire: Antonio Gram- che veramente interessa è il suo pensiero politi- sci, il Marx d’Italia. Vergognosamente assente co, nonostante la sua straordinaria vicenda Antonio Loru 47 n. 76 Maschere nere o semplicemente vittime? Se da una parte nella dotati di poteri a prima vista risi- fiction supereroistica bili e costumi grotteschi e che, abbiamo davanti a noi sotto la guida di Leonard “Cap- “cattivi” epici, leggen- tain Cold” Snart sono una fami- dari o dotati di qualità glia, o per meglio dire un branco, che li elevano dalla unita da un codice d’onore (ed massa, la necessità da esempio non ferire bambini) e parte del mondo del dalla volontà di badare gli uni Nicola Santagostino fumetto di continuare agli altri. Snart è figlio di un pa- a produrre i cosiddetti dre violento, un uomo duro e villain della settimana genera per forza perso- freddo dotato di una intelligenza naggi che non possono competere a livello di rara che non si è potuta adegua- impatto sul mondo come un Lex Luthor o un tamente incanalare a causa della Dottor Destino… forse. Il classico criminale di povertà in cui ha vissuto, ma che strada dotato di superpoteri richiede in real- è assai utile nei colpi che vengo- tà, da parte del suo creatore, un impegno as- no organizzati dalla sua gang. Il sai più forte poiché mentre è facile essere af- criminale di strada però ha un fascinati dal ricco magnate o dallo scienziato unico grande problema: prigio- pazzo dotato di piani di conquista globale, di- niero di un Eterno Ritorno che viene assai più complicato dotare di carisma non lo vede mai raggiungere le un semplice essere umano che vuole solo fare vette del suo percorso, egli sì è colpi in banca o rapinare il gioielliere all’ango- adattato al suo mondo, ma ne è lo della strada. Cosa rende quindi epica questa pure prigioniero e quindi per lui banalità del male? La lotta per la sopravvivenza sono irraggiungibili quelle vette e la necessità di non scendere a compromessi che i veri e grandi villain sono in evitando di elogiare quei villain che vengono grado di toccare. Nell’ultima sa- costruiti tanto per riempire il palinsesto e che ga della DC Comics, “Year of the spesso sono davvero solo vuoti stereotipi privi Villain” Lex Luthor, trasforma- di qualsiasi fascino. Lo spessore del cattivo di tosi in una specie di profeta basso rango consiste nella sua necessità e allo dell’Apocalisse, inizia a spingere stesso tempo nella sua capacità di emergere la razza umana verso quello che dal fango, ma la sua maledizione, come in una reputa il suo vero destino, un fu- tragedia greca, è che questo lo condanna a es- turo fatto di prevaricazione e sere marchiato per sempre. Durkheim defini- forza. L’esempio più importante, sce questa maledizione “etichettamento”, ed uscito da poco in America, di co- effettivamente nell’eterno ritorno tipico del me un supercriminale di strada comics americano, una delle certezze è che viva prigioniero di sé stesso, lo anche in caso di redenzione sarà assai difficile troviamo nel volume dedicato per un supercriminale restare “pulito” per per all’Enigmista in cui Luthor , in un sempre. Come mai? La risposta si nasconde dialogo che ha le radici negli ulti- nella differenza sostanziale tra il vivere e il so- mi due secoli della filosofia euro- pravvivere e deve essere calata nell’ecosiste- pea, ripercorrerà le tappe della ma della jungla metropolitana in cui essi si carriera di Edward Nigma facen- muovono. Un ecosistema dove spesso sono le dogli notare come egli sia sempre figure eroiche del comics, nel loro essere rimasto intrappolato dal deside- esempi di virtù, scendono a pesanti compro- rio di emergere rispetto a un messi con la realtà, tanto da risultare in alcuni mondo di mediocri che lo soffo- casi forse addirittura forzati nel loro sacrifi- cava, ma che allo stesso tempo cio, cosa che ad esempio il mondo Marvel questo desiderio lo abbia blocca- compensa con il tema trasversale dei “proble- to davvero nel suo percorso o, per mi” come , ad esempio, Iron Man e il suo pro- citare male le teorie di James Hil- blema di alcolismo. Nessuno dotato di doni lman, potremmo dire che ha im- particolari accetterebbe una vita di sacrifici, pedito al suo seme (del male) di lo spirito dell’eroismo viene spesso sacrificato fiorire. Ecco, forse, spiegato il fa- in un mondo dove l’efficienza e il denaro han- scino del supercriminale di stra- no avuto la meglio, ma in un certo senso il cri- da: è in grado di sopravvivere, minale di strada vive quasi della nobiltà del addirittura di raggiungere le vet- selvaggio che si adatta a una jungla fatta di te della catena alimentare, senza abusi, cavi d’acciaio e arida desolazione dell’a- porsi davanti la necessità di com- nimo umano, un deserto di valori in cui cerca promessi per emergere oltre la di emergere non tanto per qualità da nobile o mediocrità del quotidiano, ma, da leader , quanto per sapersi muovere al me- in fondo, se riusciamo a vedere glio in questo ecosistema ostile, diventando oltre il predatore, rimaniamo così un predatore alfa o addirittura il capo di turbati da quanto potrebbe esse- un branco non come un re, ma come un domi- re e, in fondo, non è stato. nante. Prendiamo l’esempio dei Rogues di Fla- sh, un vero e proprio gruppo di supercriminali Nicola Santagostino 48 [email protected] Ricordando Ugo Gregoretti: Omicron (1963) Lo scorso 5 luglio ci ha governante, scorgono casualmente il corpo di … Sceneggiato dallo stesso Gregoretti, girato lasciato Ugo Gregoret- un uomo, giacente in una conduttura abban- per lo più in sequenza, attraversato dalla feli- ti, regista cinemato- donata insieme ad altre sul terreno. Interve- ce colonna sonora di Piero Umiliani, sostenu- grafico, televisivo e te- nute le autorità inquirenti, si accerta dai do- to da una funzionale fotografia in bianco e atrale, (Roma, 1930), cumenti che trattasi di tale Angelo Trabucco nero (Carlo Di Palma) e dalla valida prova at- autore tanto arguto (Renato Salvatori), operaio della SMS, fabbri- toriale di Salvatori, che si prodiga nell’offrire quanto piuttosto leg- ca che produce il calandrone giroscopico; al mo- tutta una serie di espressioni facciali rivela- giadro nel mettere alla mento dell’autopsia il cadavere inizia però a trici dei tentativi perpetrati dall’alieno per berlina tutte le ano- muoversi, anche se in maniera non del tutto conferire vitalità al corpo ospitante (dalla se- malie e le contraddi- coordinata: i medici non possono certo sape- crezione lacrimale alla pernacchia), Omicron zioni proprie della so- re che al suo interno vi sia l’alieno Omicron può vantare un ritmo narrativo piuttosto cietà italiana sulla via del pianeta Ultra, il quale sta procedendo a sciolto soprattutto nella prima parte, con una Antonio Falcone del boom economico e tentativi per “metterlo in funzione”, riuscen- certa libertà espressiva nei movimenti della dei conseguenti muta- dovi in parte, visto che intelligenza e parola macchina da presa ed una ironia grottesca, menti esistenziali, per lo più evolutivi (la vo- appaiono sopite, tanto da paventarne l’inter- beffarda (le sequenze alla moviola, girate in glia di rinnovamento dei giovani, la consape- namento in manicomio. Tale eventualità sarà stile “vecchie comiche”, a raffigurare i primi volezza di un’inedita sessualità da parte delle evitata una volta notato come il nostro metta passi della “creatura” lungo i corridoi dell’o- donne), nonostante il resistere di antichi re- in atto un procedimento imitativo riguardo spedale), che sconfina piacevolmente in una taggi, servendosi in primo luogo del mezzo l’attuazione di molte attività ed infatti posto caustica satira destinata a divenire ancora più televisivo: una volta entrato in RAI, a pungente e corrosiva una volta rap- partire dal 1953, realizzò infatti vari presentata, in virtù di un frenetico servizi giornalistici e numerose in- susseguirsi di immagini sottolineate chieste per rubriche di costume (Se- da un ironico motivo sonoro, la netta maforo, 1954; Controfagotto, 1960), ma contrapposizione tra individui di pri- anche documentari (La Sicilia del Gat- ma categoria (la classe dirigente/im- topardo, 1960), inedito impasto di real- prenditoriale) e di seconda (i lavora- tà e finzione drammaturgica, senza tori), con quest’ultima ben più dimenticare la profonda innovazione importante della prima, poiché, ac- apportata negli sceneggiati televisivi quistando quanto andranno a pro- (uno su tutti Il circolo Pickwick, 1968, 6 durre, ne garantiranno la sussisten- puntate, tratto dall’omonimo roman- za, mettendo in atto un inedito zo di Charles Dickens, 1836). Identici “cerchio della vita”; gli industriali, gli propositi e stilemi si possono rinveni- imprenditori, suggerisce Gregoretti, re nella sua interessante produzione hanno già realizzato quel piano di cinematografica (l’esordio sul grande conquista meditato dal pianeta Ultra, schermo risale al 1962, I nuovi angeli), riducendo i loro sottoposti a meri in- che assume rilievo in particolar modo volucri, svuotati di qualsivoglia iden- riguardo la regia di singoli episodi tità e dignità sociale, utili appunto so- nell’ambito di film collettivi (uno su lo a produrre e consumare. Quella che tutti Il pollo ruspante di RO.GO.PA.G., si potrebbe definire la seconda parte 1963), rimarcando in tal caso la pro- del film, coincidente con la graduale pensione che gli era propria al rapido presa di coscienza dell’alieno, appare tratteggio, pur avallando una consi- cedevole nei confronti di qualche stente profondità relativamente alla schematismo didascalico, congiunto caratterizzazione dei personaggi e al- ad un vago bozzettismo e ad una certa la rilevanza delle tematiche affronta- fretta nel giungere al finale, ma nono- te. Tra i titoli della sua filmografia si è stante ciò la pellicola mantiene a scelto di scrivere su Omicron, 1963, tutt’oggi la pregnante valenza di un opera certo atipica, almeno per il cine- lungimirante apologo morale, lucido ma italiano del tempo, frutto della e spietato nel visualizzare l’incom- lungimiranza produttiva di Franco benza di un progresso meramente Cristaldi, che avallò il soggetto origi- materiale, che prende le distanze da nale di Gregoretti, il quale intendeva una reale evoluzione, apportatore di mettere in scena le problematiche riguardan- alla catena di montaggio si rivelerà altamente un distorto criterio d’eguaglianza. Quest’ulti- ti le nascenti lotte sindacali all’interno della produttivo, sfornando sessanta pezzi al mi- mo, riprendendo in chiusura quanto scritto FIAT (la fabbrica in quegli anni aveva impian- nuto in luogo dei consueti dieci. Sfruttato dal nel corso dell’articolo, andrà a dispiegarsi es- tato negli stabilimenti delle telecamere na- caposquadra Midollo (Gaetano Quartararo) e senzialmente nella potenzialità d’acquisto, scoste, per controllare il lavoro degli operai) dai proprietari della fabbrica, malvisto dai delineando quindi uno stile di vita circoscrit- usufruendo del sinergico contributo offerto colleghi, richiamato continuamente all’ordi- to alla reazione di determinati impulsi volti dal genere fantascientifico e da quello della ne dai capi del pianeta d’origine riguardo il alla mera soddisfazione dei bisogni primari. commedia. Il film inizia con una panoramica piano di conquista della Terra, Trabucco/ Omicron venne presentato alla XXIV Mostra aerea della città di Torino (Subalpia nella fin- Omicron si adatterà a fatica alle consuetudini Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia zione filmica), sulle cui immagini si stagliano umane e tutto si complicherà una volta che, nel 1963 e conseguì il premio di Miglior Film al i titoli di testa, per poi aprirsi su di un piano complici un’acquisita istruzione e l’attrazione IX Festival del film umoristico di Bordighera sequenza all’esterno di un’area verde delimi- verso la cameriera della mensa Lucia (Rose- (1964). tata da una serie di anonimi “casermoni”: qui marie Dexter), inizierà a percepire la propria due bambini, mentre giocano assistiti dalla individualità, prendendo coscienza e posizione Antonio Falcone 49 n. 76 Bamp Cinema (Basilicata, Abruzzo, Molise, Puglia) Parte all’inizio di Ot- elettronica per l’aggiornamento e la forma- tematiche e finalità specifiche: “Cinema e Let- tobre in quattro regio- zione dei docenti. I dettagli sono stati illustra- teratura” (scelte con i Presìdi del Libro), “Ci- ni del Sud un nuovo ti nel Cinema Abc di Bari dalla project mana- nema e Legalità” (con Ordine Avvocati di Bari) progetto di alta for- ger, Sonia Del Prete, e da Maria Cascella e e “Cinema e Territorio” (con Sindacato Nazio- mazione e di divulga- Alessandro Monno della cooperativa Get, che nale Critici Cinematografici Italiani/ Gruppo zione cinematografica operativamente porteranno avanti questa ini- Puglia “Vito Attolini”), per ognuna delle quali Adriano Silvestri per le scuole, denomi- ziativa, orientata alla promozione della didat- sono stati selezionati cinque film, rappresen- nato “Bamp Cinema/ Un solo frame dallo Jo- tica del linguaggio cinematografico ed a favo- tativi dei temi oggetto dell’approfondimento. nio all’Adriatico”, nell’ambito Tra i titoli proposti: Essere Leo- del Piano nazionale cinema per nardo da Vinci - Sulla mia pelle – la scuola, promosso da Miur e Il nome della Rosa – Il Racconto dei Mibac. Formare i ragazzi di og- racconti. Hanno già aderito ol- gi per il cinema di domani, con tre sessanta istituti scolastici una innovativa iniziativa, rivol- superiori, con più di 150 docen- ta agli studenti ed ai docenti ti iscritti e 300 classi coinvolte, delle scuole secondarie di se- e con quaranta sale cinemato- condo grado, ed anche agli grafiche diffuse negli stessi ter- esercenti di quattro regioni del ritori, che ospiteranno le proie- Sud: Basilicata, Abruzzo, Moli- zioni (almeno tre film per se e Puglia (in acronimo: classe) entro la fine dell’anno. I Bamp). Il cinema e l’audiovisivo docenti in Settembre hanno già incominciano - così - ad arriva- affrontato un corso di otto ore re realmente tra i banchi, anche sul linguaggio del cinema. Mol- per educare le nuove genera- ti ragazzi entreranno forse per zioni ad un uso consapevole la prima volta in una vero cine- delle immagini e del linguaggio visivo, e ma e lo potranno fare gratuitamente, in per promuovere una comprensione critica particolare a: Matera, Lavello, Potenza o del presente, nonché favorire la formazio- Tito (in Basilicata); a Pescara e Lanciano ne di una coscienza democratica attiva e (in Abruzzo); a Termoli e Casacalenda (in partecipativa. Questa esperienza coinvol- Molise) e in tante sale della Puglia (San gerà almeno cinquemila studenti, i quali Giovanni Rotondo, San Severo, Foggia, compiranno un percorso che attraverserà Cerignola, Andria, Corato, Bisceglie, Mol- i territori, per la prima volta insieme in fetta, Bari, Polignano a Mare, Monopoli, contemporanea in una organica proposta Locorotondo, Ostuni, Martina Franca, di educazione all’immagine, per fare dei Massafra, Grottaglie, Taranto, Brindisi, linguaggi e dei messaggi del grande scher- Oria, Sava, Lecce, Casarano, Gallipoli, Tri- mo una esperienza di crescita sociale e di- case). Giulio Dilonardo, Presidente Agis e dattica, percorrendo virtualmente le stra- Anec di Puglia e Basilicata, spiega: «È un de che collegano i Comuni che ospitano le Cinema ABC di Bari progetto che guarda al futuro del cinema, sale e il mar Jonio o l’Adriatico. Acco- che parla ai ragazzi di oggi per formare muna tutti la voglia di raccontare, at- gli uomini di domani, partendo da Sud. traverso il cinema, il mondo che ci cir- Mette insieme quattro regioni che conda, e il progetto mira a far stanno puntando alla valorizzazione comprendere ai docenti la maniera per della cultura per lo sviluppo complessi- avvicinare di più i ragazzi al cinema, vo dei loro territori. Un ruolo fonda- trasmettendone la passione e come mentale è svolto dalle imprese dell’e- spiegare agli studenti che - attraverso sercizio cinematografico, che - in anni l’arte cinematografica - si può conosce- di crisi profonda del settore - indirizza- re meglio il mondo ed anche se stessi. no i loro sforzi anche alle attività di for- Si pone con forza la sala cinematografi- mazione. Progetti come questo sono ca al centro della fruizione delle opere anche utili a combattere il fenomeno audiovisive e si riafferma la specificità dilagante della pirateria, che è una pia- della visione condivisa in sala, in un pe- ga irrisolta per il nostro settore». Una riodo in cui i ragazzi tendono a fruire il qualificata rete di partner hanno cre- cinema con piattaforme nuove ed altre duto nella validità dell’iniziativa: Anec modalità e – a volte – sono gli stessi in- Un solo frame dallo Jonio all’Adriatico: Basilicata, Abruzzo, Molise, Puglia: Abruzzo e Molise, Accademia cinema segnanti ad usare in classe lo smartphone per rire la conoscenza della grammatica delle ragazzi, Associazione Molise Cinema, Agi- condividere un film con gli alunni. Come è immagini, con utilizzo dell’opera cinemato- scuola, Regione Puglia, Regione Basilicata e noto la Legge 107/ 2015 ha inserito il cinema grafica, quale strumento educativo trasversa- Fondazione Matera 2019. Sono anche interve- nell’offerta formativa delle scuole di ogni or- le. Sarà articolata in due percorsi: la forma- nuti alla presentazione ufficiale: Francesca dine e grado e prevede il potenziamento delle zione specifica dei docenti nelle quattro Rossini (Anec e Agis di Puglia e Basilicata), competenze nella pratica e nella cultura del regioni e la successiva preparazione dei ra- Mario Trifiletti (Ufficio scolastico regionale cinema, nelle tecniche e nei media di produ- gazzi da parte degli stessi insegnanti, affian- Puglia); Giovanni Stefanì ed Ebe Guerra (Or- zione e di diffusione delle immagini e dei suo- cati da esperti, con proiezioni guidate nelle dine Avvocati Bari) e gli esercenti Savino Vi- ni, nonché la valorizzazione del patrimonio e sale. Di fatto viene proposta ai ragazzi una ap- gnola e Ferdinando Cicolella. della produzione cinematografica; la stessa leg- posita rassegna, costituita da quindici opere au- ge “della Buona Scuola” ha introdotto la carta diovisive, selezionate sulla base di tre diverse Adriano Silvestri 50 [email protected] S.O.S. Stanlio e Ollio: salviamo le versioni italiane dei film di Laurel & Hardy! Un progetto presentato durante la XVIII edizione di I Mille Occhi, Festival del Cinema e delle Arti a Trieste (13. 18 settembre) Laurel e Hardy sono strappate, parti sostituite grossolanamente, restaurare, nel migliore dei modi, grazie alle stati il duo comico più toppe nere per mantenere il negativo in sin- nuove tecnologie, il patrimonio filmico della amato e di maggiore successo nella storia del cinema, avendo al loro attivo una colla- borazione di oltre 30 anni, in più di 100 Enzo Pio Pignatiello film. Visibili ovunque, i loro film hanno fatto ridere intere genera- zioni. Ma attualmente Stanlio e Ollio si ritro- vano “in another fine mess!” (in un altro bel pasticcio). E stavolta non è una faccenda divertente: le versioni Simone Santilli italiane in pellicola cronia con la colonna sonora, lacune e vecchie coppia in versione italiana, quella caratteriz- dei loro corti classici e dei loro lungometraggi riparazioni. Perciò tutti ci siamo assuefatti a zata dalle comiche battute dagli accenti stor- realizzati per il produttore Hal Roach, inclusi ridere delle buffonerie di Stanlio e Ollio ve- piati, da quel timbro di voce baritonalmente titoli memorabili come Piano…forte (The Music dendoli in copie estremamente rovinate, simpatico che all’uopo viene prestato all’atto- Box, 1932 – vincitore di un premio Oscar come spesso prive di definizione e contrasti, con ti- re Oliver Hardy, in virtù della parola doppiag- migliore comica!) ed il lungometraggio I fan- toli di testa originali italiani sovente comple- gio, e dal tipico falsetto di Stan Laurel. Carat- ciulli del West”/”Allegri vagabondi (Way Out tamente assenti, o malamente rabberciati, o teristicamente annunciati dalla loro popolare West, 1937) versano in pessime condizioni di successivamente sostituiti con altri “neutri” e “marcetta del cucù”, in Italia Laurel e Hardy conservazione. E ciò proprio a causa della loro standardizzati. Eppoi lacune ai cambi di rullo, vennero chiamati prima Cric e Croc e poi straordinaria popolarità: le copie in pellicola salti di battute, righe verticali onnipresenti, Stanlio e Ollio. Le edizioni italiane dei loro dei film del duo sono state proiettate centina- macchie, audio molto frusciato. Nel corso del- film, curate durante il fascismo e negli anni a ia e centinaia di volte, e risultano perciò logo- la XVIII edizione de “I mille occhi - Festival seguire, rispetto alle originali americane, so- re e strappate. Spesso sono state addirittura internazionale del cinema e delle arti” di Trie- no spesso alterate e modificate nei titoli e anche ridotte a brandelli per inserirle come riempi- ste, presso il Teatro Miela dal 13 al 18 settem- nel doppiaggio e innumerevoli sono film-colla- tivi dei palinsesti televisivi. La capillare diffu- bre 2019, in collaborazione con importanti ge di cortometraggi e spezzoni “confezionati” sione nel cinema di seconda, terza e quarta vi- istituzioni di recupero cinematografico ed al- nel nostro Paese che, pur artefatti dalle sva- sione, nelle sale parrocchiali, ha fatto sì che i trettanto significativi enti di divulgazione fil- riate manomissioni di fantasiosi distributori, negativi originali – oggi il più delle volte irre- mica come la Cineteca del Friuli, l’ Istituto ci- costituirono una delle ragioni del loro perdu- peribili – fossero sovrastampati e duplicati su- nematografico dell’Aquila “La lanterna magica”, rante successo. Come accennato, fondamen- bendo gravi danni e usura. Di conseguenza le il “Festival internazionale del cinema e delle ar- tale per la popolarità dell’opera di Laurel e copie in circolazione provenienti da questi ele- ti”, e Diari di Cineclub, siamo lieti di rendere Hardy in Italia è stato il loro particolare modo menti di ristampa sono spesso poco nitide e mol- ufficiale una autentica “missione impossibile” di parlare reso inconfondibile dalla maestria to scure; i positivi risultano pieni di perforazioni di cui ci siamo fatti promotori: recuperare e segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente dei doppiatori che negli anni si sono succedu- ti. Le voci italiane di Stanlio e Ollio sono state nell’ordine: Carlo Cassola, Mauro Zambuto, Elio Pandolfi, Fiorenzo Fiorentini e Franco Latini per Stanlio; Paolo Canali, , Giuseppe Locchi e Carlo Croccolo per Ollio. Tutti hanno cercato di rimanere fedeli al mo- dello originario, sicché, al di là della maggiore popolarità di qualcuno – vedi il giovane Sordi Laurel & Hardy - , non è facile distinguere i vari passaggi. E’ questa la prospettiva in base alla quale, nell’ar- co di un ventennio, grazie allo sforzo econo- “Lavori in corso - Falegnami” - Busy Bodies (1933) mico e alla proficua opera di paziente ricerca archivistica e di mediazione presso collezio- uno stesso titolo, contestualmente allo studio nisti e cineteche pubbliche e private, un grup- dei copioni italiani originali, ha consentito di po di appassionati e irriducibili studiosi è riu- restituire completezza, freschezza e integrità scito a reperire la quasi totalità della filmografia a versioni rimaste in circolazione e sfruttate di Stan Laurel ed Oliver Hardy in versione ita- fino all’osso per oltre mezzo secolo, ottenendo liana, per lo più dagli ultimi supporti ancora delle versioni digitali di altissima qualità. Tra sopravvissuti nel formato originale cinemato- i titoli recuperati fino a questo momento, I grafico della pellicola in 35 mm, che, rispetto fratellini, medio metraggio costituito dai due alle varie riduzioni in 16 mm, spesso mala- corti del 1930 Brats e Below Zero, doppiati dalle mente stampate, presenta una definizione e Gli amiconi Laurel e Hardy primissime voci italiane ufficiali della coppia contrasto superiori dell’immagine, oltre a con- Laurel & Hardy, Carlo Cassola e Paolo Canali servare una gamma di frequenze audio ben e le antologie Stanlio e Ollio alla riscossa, Stanlio più dinamica. Lo step successivo è consistito e Ollio ereditieri, Via convento, Non andiamo a la- nella scansione digitale in HD delle pellicole, vorare, Per qualche merendina in più, Il magro, il nella loro pulitura e regolazione digitale dei grasso, il cretino, Gli allegri passaguai, I vagabon- contrasti, nella loro integrazione con le titola- di, oltre ai lungometraggi C’era una volta un zioni originali nostrane con cui i film furono piccolo naviglio, Allegri vagabondi, Muraglie, Il visti al momento della loro uscita nei cinema compagno B e Nel paese delle meraviglie. Di della penisola, e, non ultimo, nella certosina quest’ultimo è stato reperito un positivo sa- pulitura digitale delle tracce audio, che spesso fety in 35 mm praticamente intatto.Obiettivo presentavano problemi tipici delle vecchie in- ancor più ambizioso del progetto “S.O.S. cisioni: audio registrato in frequenza, ronzii, Stanlio e Ollio” è quello di riuscire a realizza- livelli di missaggio irregolari, clic, rumori…E’ re, in un futuro prossimo, una esauriente col- stato possibile effettuare tali lavorazioni gra- lana di opere filmiche restaurate in DVD e zie alla straordinaria professionalità, compe- “Muraglie” - Pardon Us (1931) Blu-ray e di favorire un ritorno in pellicola di tenza e disponibilità di Paolo Venier, il tecni- ancora leggibili e salvabili, prima dell’inevita- tali film, restituendoli, dopo anni di oblio e ro- co e collezionista Triestino che ha messo a bile progressivo decadimento delle pellicole vina, con una veste rinnovata, alla memoria disposizione la sua attrezzatura. Non di rado stesse, i cui componenti chimici sono, per for- collettiva e al divertimento delle generazioni ci si è imbattuti in perigliosi casi di decomposi- za di cose e per l’inesorabile ingiuria del tem- presenti e future e di quelle che ancora ver- zione dei nitrati e di sindrome acetica per i sup- po, ormai giunti a scadenza.Infine, una al- ranno. porti in triacetato, riuscendo a malapena a trasfe- trettanto minuziosa opera di confronto, rire in formato digitale le preziose informazioni collazione, integrazione tra più esemplari di Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli

Laurel e Hardy con Roach 52 [email protected] l dimenticati #57 Raf Mattioli Il saggista e antropo- stima di Guido, avviene l’imponderabile: per- ma dettero ottima prova di sé anche gli altri logo inglese Ashley ché quest’ultimo si riconcilia con la moglie, e interpreti, a partire da Raf Vallone (Guido) e Montagu ha scritto decide di partire con la famiglia per un lungo Sylva Koscina (Francesca), che pur avendo so- con sottile umorismo viaggio che li porterà a soggiornare all’estero: lo sei anni in più della Sassard, invecchiata ad che «L’ideale è morire Oberdan riesce a malapena a giungere alla arte con delle occhiaie interpretò con lodevole giovani il più tardi pos- stazione in tempo per vederli partire, con credibilità il ruolo di sua madre. L’esito favo- sibile»: questa sorte Guendalina in lacrime mentre il treno scom- revolissimo del film, che suscitò interesse an- non toccò, purtroppo, pare ingoiato dalla galleria. Apparso sugli che al Festival di Cannes, attirò su Raffaele a uno dei più interes- schermi italiani il 20 febbraio 1957, Guendalina l’attenzione d’altri registi. Nello stesso ’57 Ma- Virgilio Zanolla santi giovani attori ap- per il quale Lattuada ottenne quellìanno il Da- rio Camerini lo volle nel suo Vacanze ad Ischia, parsi alla ribalta del nostro cinema negli anni vide di Donatello per la migliore regia e nel ’58 una commedia sentimentale a colori che si va- Cinquanta, Raf Mattioli. Omonimo e lontano un Nastro d’Argento allo stesso e a Valerio Zur- leva della partecipazione di attori quali Vitto- parente dell’ex presidente della Banca Com- lini, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi rio De Sica, Paolo Stoppa, Peppino De Filippo, merciale Italiana (1895-1973), Raffaele Mattioli Antonio Cifariello, Nino Besozzi e Maurizio era nato a Napoli il 18 ottobre 1936: lo stesso Arena, e attrici come Isabelle Corey, Nadia giorno in cui un terremoto di magnitudo 5.6 Gray, Myriam Bru e Marisa Merlini. Raffaele sconvolse l’altopiano del Cansiglio, tra Bellu- (d’ora in poi Raf) era Salvatore, fascinoso con- no, Treviso e Pordenone, causando 19 morti e duttore di moto-taxi e suonatore di clarinetto gravissimi danni. Di famiglia agiata, era pri- nella banda del paese, che s’innamora di De- mogenito di Domenico Mattioli, direttore di nise (la Bru), una bella turista francese venuta banca e fratello d’un celebre cardiochirurgo, e ad Ischia col marito; situazione che anticipa di Anna Maria Ricciardi, figlia del noto edito- in qualcosa il secondo episodio di Una Rol- re partenopeo Riccardo; tre anni dopo di lui ls-Royce gialla di Anthony Asquith (1964) con nacque la sorella Marina. Quand’era ancora Alain Delon e Shirley McLaine. Una delle sce- ragazzo la vita di Raffaele venne funestata da ne più belle è quella in cui, mentre Denise una tragedia: perché il padre, cui era molto le- prende il sole in spiaggia col consorte, per ad- gato, colpito da fortissimo esaurimento ner- dormentare lui e poterle parlare, suonando il voso si tolse la vita; egli si sentì molto responsa- clarinetto Salvatore passa con superba disin- bile nei confronti di madre e sorella, sviluppando un voltura dalla frizzante musica di un’ouverture carattere serio, riservato e malinconico. Amante rossiniana al Silenzio. Il successivo impegno di degli sport, da adolescente Raffaele aveva gio- Raf fu, sempre nel ’57, la parte di Vasco, fratel- cato a calcio militando come centromediano lo del protagonista, ne Il corsaro della mezzalu- nella partenopea Olimpic, in seconda divisio- na di Giuseppe Maria Scotese, film storico a ne. Iscritto al primo anno della facoltà di Leg- colori di non grandi pretese, con John Derek e ge e con la mai nascosta ambizione di diventare Gianna Maria Canale. Ad esso seguì, nel ’58, attore cinematografico, profittando dell’esigua Giovani mariti di Mauro Bolognini: film in distanza tra Napoli e Roma egli prese parte a bianco e nero girato a Lucca, con Cifariello, svariate audizioni, senza fortuna. Finché nell’e- Franco Interlenghi, Antonella Lualdi, la Ko- state del ’56 si presentò a un provino per il ruolo scina, la Corey, Gérard Blain e altri ottimi at- Raf Mattioli (1936 - 1960) del protagonista maschile nel filmGuen - tori; racconta la vita agra d’un gruppo dalina, che Alberto Lattuada si appre- di ‘vitelloni’ ai quali il matrimonio non stava a dirigere, e benché non avesse al- ha tolto le velleità di divertirsi; dove il cuna esperienza davanti al set, venne personaggio interpretato da Raf, il ti- scelto tra decine di partecipanti: il regi- mido Giulio innamorato di Laura (la sta di Vaprio d’Adda era rimasto colpi- Corey), era uno dei pochi davvero posi- to, oltreché dal suo bell’aspetto, anche tivi. Quindi, nello stesso anno, La legge dall’aria timida e dai modi gentili del di Jules Dassin: opera in bianco e nero, non ancora ventenne giovanotto. Gira- di produzione italo-francese tra la to in bianco e nero tra Viareggio, Forte commedia e il dramma, ambientata in dei Marmi e Pisa, Guendalina è la storia Corsica ma girata nel Gargano, a Carpi- d’una diciassettenne figlia di una cop- no e tra Rodi Garganico, Ischitella, Pe- pia in crisi: lui, Guido, ingegnere, ricco, schici e San Menaio. Storia di truci tra- donnaiolo e sempre fuori casa con la dizioni paesane che contrastano coi sua rombante auto, lei, Francesca, bel- sentimenti e le inclinazioni amorose la, trascurata e annoiata. Costretta da dei protagonisti, il film si giovava d’un un litigio dei genitori, in odor di divor- cast di prim’ordine, con la Lollobrigida, Raf Mattioli, Lea Padovani, Ennio Girolami (Venezia, ca. 1958) zio, a restare con la madre a Viareggio Mastroianni, Pierre Brasseur, Yves anche dopo le vacanze, e rimasta sola per la per il miglior soggetto e sceneggiatura - è Montand e Melina Mercouri; Raf aveva una partenza degli amici, la capricciosa Guendali- un’opera attenta e delicatissima nello studio parte di tutto rispetto: quella di Francesco, il na si mette a frequentare Oberdan, un giova- dei sentimenti adolescenziali. Per la quasi figlio del caporione Matteo Brigante (Mon- ne studente di architettura di famiglia piccolo esordiente Sassard e l’esordiente Raffaele, qui tand), che innamorato riamato di Donna Lu- borghese, serio, laborioso e leale; le diversità di apparso per l’unica volta col nome di battesi- crezia (la Mercouri), moglie del giudice del carattere e la distanza sociale non impediscono mo per esteso, costituì la rivelazione artistica: paese, non potendo averla abbandona la casa che pian piano essi s’innamorino l’uno dell’al- quest’ultimo si segnalò per il garbo e la sensibilità paterna, mentr’ella si uccide. Il ’59 fu per Raf tra. Ma quando Oberdan s’è già conquistato la con cui aveva disegnato il suo personaggio; segue a pag. successiva 53 n. 76

segue da pag. precedente Moll (Simone), i due agenti Massimo Serato un anno d’intenso lavoro sul set, dove apparve (Nikos) e Claus Biederstaedt (George), e Raf il in quattro film. Nel primo, la deliziosa com- timido medico tunisino Fuat. Ai primi del media sentimentale in bianco e nero Primo 1960, il nostro attore prese parte al filmLe bac- amore di Camerini, lavorò accanto ad attrici canti di Giorgio Ferroni: un peplum a colori quali Carla Gravina, Lorella De Luca, Christi- ispirato all’omonima tragedia di Euripide, ne Kaufmann e Paola Quattrini, impersonan- dov’era il servo di Penteo (Alberto Lupo) Lac- do Piero, un bravo ragazzo invaghito di Fran- dano, destinato da una profezia sia a diventa- cesca (la De Luca), che finisce per mettersi con re re che all’amore di Manto (Alessandra Pana- Sonia (la Kaufmann), sorella del suo ex rivale ro), figlia dell’indovino Tiresia (Akim Tamiroff), in amore Marco e da sempre innamorata di la quale, designata a vittima sacrificale, verrà lui. Nel secondo, il drammatico e splendido salvata dal dio Dioniso (Pierre Brice). In co- Estate violenta di Valerio Zurlini, anch’esso in stume, coi capelli più lunghi e l’eterna aria da bianco e nero, protagonisti furono Jean-Louis bravo ragazzo, Raf fece di tutto per renderlo Trintignant, Eleonora Rossi-Drago e la Sassard; credibile. Fu la sua ultima fatica da interprete. lui ebbe la parte di un amico del protagonista, Raf era fidanzato ufficialmente con Livia Còm- Giorgio, che ha del tenero con Maddalena (Fede- ola, una bellissima ragazza bionda, anch’ella rica Ranchi). Nel terzo, uno dei migliori esiti di sportiva (era una delle migliori racchette del Sergio Corbucci, I ragazzi del Parioli, dove fu Tennis Club Napoli), figlia unica di Giuseppe protagonista accanto ad Enio Girolami, af- e Lydia, agiati membri della nobiltà parteno- frontò il ruolo più difficile della sua brevissi- pea; si erano conosciuti ancora adolescenti a Raf Mattioli e Lorella De Luca (Primo amore, 1959) ma carriera: quello di Bob, un ragazzo di fa- Positano e la loro storia d’amore, contrastata miglia agiata, annoiato e scapestrato, che per molto tempo dalla famiglia di lei, avrebbe finalmente dovuto sfociare nel matrimonio profittando dell’assenza da casa dei ge- entro la fine di quell’anno. Erano appe- nitori, spacciandosi per produttore ci- na terminate le riprese de Le baccanti e nematografico organizza assieme all’a- Raf si trovava a Roma, dove alloggiava mico Fabrizio un finto provino per nel tuttora attivo Hôtel Panama in via sedurre due ingenue ragazze di paese, Salaria 336, in una stanza tranquilla con Grazia (Valeria Moriconi) e Nuccia (Scil- vista sui prati di Villa Ada. La sera dell’11 la Gabel). Ma mentre, ubriaca, Grazia ce- ottobre 1960 lui e Livia l’avevano tra- de alle velleità di Fabrizio, Nuccia si ribel- scorsa nel night “Club 84” di via Veneto, la a quelle di Bob, il quale, ebbro, d’un quindi l’attore aveva accompagnato in tratto la spintona facendole battere la auto la fidanzata alla sua dimora, e alle testa: e la crede morta. Per fortuna Su- tre di notte era rientrato in albergo, ap- sy (Alessandra Panaro), un’amica che parendo in perfetta forma e pregando il innamorata di Fabrizio ha tenuto loro portiere di svegliarlo l’indomani alle bordone, accerta che è solo svenuta: e dieci antimeridiane. Ma la mattina do- rianimata, Nuccia può lasciare l’appar- po, tra le sette e mezza e le otto, Livia tamento, risarcita da Bob con una co- Raf Mattioli (Giovani mariti, 1958) cercò inutilmente di contattarlo al tele- spicua somma di denaro pur che taccia fono, e allarmata, pregò la reception su quanto le è avvenuto. Amareggiato e dell’albergo di verificare se egli fosse nauseato dal proprio comportamento, già uscito: poiché la stanza era chiusa Bob se la prende con Fabrizio, che col suo dall’interno, il portiere si procurò un cattivo esempio l’ha indotto a perdere il passepartout e alla fine entrò, trovando controllo: i due sembrano venire alle l’attore sdraiato sul letto, in pigiama e mani, ma tutto invece finisce in una privo di vita, sei giorni prima di com- burla schiamazzante: la presa di co- piere il suo ventiquattresimo comple- scienza di Bob è durata lo spazio di un anno. L’autopsia eseguita dal professor minuto. Nel suo oscillare tra insicurez- Carella accertò che Raf era morto verso za ed azzardo, timidità e sfrontatezza, le 5 del mattino per un’ischemia causata ravvedimento e nuova spregiudicatez- - s’ipotizzò - dall’eccessivo stress: per- za, Raf diede la misura delle sue qualità ché, ragazzo con la testa sul collo, men- d’attore, in una pellicola che ritraeva tre s’impegnava nel cinema non aveva impietosamente la Roma-bene pochi mai smesso di studiare legge, e si pre- mesi prima che uscisse La dolce vita, parava ad affrontare gli esami; ma Raf Mattioli e Alessandra Panaro (Le baccanti, 1960) guastata soltanto dal personaggio del qualcuno rammentò come tempo pri- ragionier Spallotta (un grande Nino ma, giocando a tennis, egli avesse la- Manfredi), che con la sua comicità ne mentato forti dolori al braccio sinistro zavorra il tono drammatico. Il quarto e al torace. La sua salma venne tumula- film,Tunisi Top Secret di Bruno Paolinel- ta nella tomba di famiglia a Majoli. Per li, una commedia sentimentale a colori difficoltà non legate alla morte di Raf, il di produzione italo-germanica, basata filmLe baccanti uscì sugli schermi italia- su una trama improbabile, vedeva tre ni soltanto il 2 marzo ’61. Livia Còmola intraprendenti ragazze in cerca d’uno sposò nel ’63 il conte Luigi Leonetti di scoop giornalistico su un misterioso Santo Janni, dal quale poi divorziò; è principe arabo, finire tra le braccia di morta il 14 febbraio 2016, sopravviven- due agenti inglesi e d’un medico tunisi- do quasi cinquantasei anni allo sfortu- no: le tre ragazze erano Elsa Martinelli nato fidanzato. (Kathy), Gina Albert (Barbara) e Giorgia Raf Mattioli e Jacqueline Sassard (Guendalina, 1957) Virgilio Zanolla 54 [email protected] Pupi Avati e il suo signor Diavolo, probabilmente... Una favola contadina - ha definito Pupi il suo film - uscito fuori stagione, ma è una sfida, e sappiamo che è un grande film! Questo 2019 sta vera- - popolare interessante e come, mente portando for- sempre, non poi così nuova per tuna e grandi soddi- lui, solo...un po’ più vicina alla sua sfazioni a Pupi Avati, ‘autobiografia’, seppur fasciata di regista, scrittore, sce- una patina di fiction quasi dovero- neggiatore bolognese, sa. Una specie di fascinazione per classe 1938 - l’anno del- la quiete arcaica e desolata della Maria Cristina Nascosi le Leggi Razziali con- campagna del basso ferrarese, tro gli Ebrei. Molte le mai sopita, in lui, fin da piccolo, sue pellicole e molto note, per cui non si affa- un paesaggio quasi del mito, del bulerà del suo percorso professionale che ha ritorno alle origini lo ha convinto mantenuto, come pure si ribadirà a seguire, ad ambientarvi questo suo signor Diavolo. La tornare in questo ‘non luogo’, che è anche un ‘non una sua ‘coerenza’ a tutto tondo.Nel suo tour pellicola, ambientata nell’autunno del 1952, tempo’, una terra meravigliosa che va da Ferrara di presentazione della sua ultima opera, Il si- racconta delle indagini sull’omicidio di un verso nord, fino al Po, dove la modernità non ha an- gnor Diavolo, che ha accompagnato in tutte le adolescente, Emilio, giovane deforme, incar- cora avvilito il territorio, rimasto padrone”. E do- città dell’Emilia-Romagna, anche in provincia nazione del maligno per alcuni, vittima di fe- ve, di conseguenza, dominano gli archetipi pri- - in questi giorni è stato anche a Cento, dove roce superstizione, per altri. L’assassino è il mordiali, come la paura, rappresentata, in un ha ricevuto un omaggio alla carriera ed una 14enne Carlo, amico di Paolino, quest’ultimo flashback del film, da un bambino chiuso per proiezione ‘storica’ del suo La Mazurka del Ba- morto in circostanze misteriose legate, pen- punizione dal padre al buio in un armadio, un rone della Santa e del fico fiorone, del 1975, ‘classico’. Scena che rimanda anche al girato anche nella città del Guercino - ha finale stesso. Ma è il male il protagoni- sostato anche a Ferrara, ‘offrendosi in sta della pellicola: “L’ho visto, tanto, e pasto’ ai suoi fans estensi, oltreché gior- l’ho vissuto dentro di me - ha confessato nalisti e critici e, persino, un po’ provo- Avati - l’ho commesso e lo continuo a com- catoriamente, anche a livello verbale, al mettere, ad esempio nel godere degli insuc- vescovo di Ferrara. Attivo nel cinema da cessi dei colleghi. Ma esiste anche un male oltre quarant’anni, benché i suoi esordi superiore, più grave: il male per il male, risalgano al 1968, quando girò Balsamus, quello gratuito, e spesso, chi lo compie, è l’uomo di Satana, storia già gotica, già anche più apprezzato a livello pubblico”. grottesca e surreale - quelle che rimar- Dopo la proiezione, il regista ha rac- ranno, almeno in parte, le sue cifre stili- contato alcuni aneddoti sui due giova- stiche e contenutistiche, a tutt’oggi - ni protagonisti, Filippo Franchini, che Avati ha sempre amato avere al suo interpreta Carlo, e Lorenzo Salvatori, fianco una certa sicurezza ‘performativa’ data sano in molti, proprio alla presenza di Emilio. nel ruolo di Emilio. “Il primo lo scelsi a Rovigo, da attori - feticcio notevoli, caratteristi quasi Tra profanazioni, riti e gesta sempre ambi- fra 70 ragazzini presentatisi al provino: fin da su- ancora allo stato puro come Gianni Cavina, guamente a cavallo tra fede cristiana e cre- bito, spiegando il film, sembrava capire tutto, guar- già presente nella sua opera prima e poi sem- denze popolari, la vicenda si dipana, borderli- dandomi dava la sensazione che comprendesse me- pre (anche in quest’ultimo signor Diavolo) e ne, tra i confini del bene e del male.”In passato glio di me le cose di cui parlavo. Mi colpì molto l’indimenticabile e sempre commovente Car- ho diretto diversi film ‘consolatori’ su vita, fami- questo suo sguardo perturbante”. Infine, come lo Delle Piane, scomparso da poco. Legatissi- glia, amicizia, ma questo non è così” ha esordito per tutti i film che ‘creano apprensione’, Avati mo al territorio padano - ferrarese, da lui in Avati prima della proiezione. Richiamando ha accennato alla possibilità di un sequel - do- qualche modo reso ‘immortale’ da varie sue una scena del film, ha spiegato come assomi- veroso? - del Signor Diavolo - visto anche il fi- pellicole, fra cui La casa dalle finestre che ridono gli “a quei momenti della giornata in cui i bambini, nale volutamente aperto - o, perché, no? addi- (1979) - tanto da poter coniare un termine dopo aver giocato, e magari bisticciato, nel pome- rittura a una vera e propria serie di sequels, esplicativo quale gialloemilia - Avati in questa riggio in cortile, all’imbrunire sentono di dover ‘fare una specie di “Sagra del male”. sua ultima fatica ha ancor più avvalorato, a la pace’. Perché il buio fa paura, a tutti”. “Un film, Chi vivrà, vedrà..... suo stesso dire, una componente etnologica questo - ha proseguito - che mi ha permesso di Maria Cristina Nascosi Sandri

55 n. 76 Io speriamo che me la cavo (1992) di Lina Wertmüller Quando chiedi di essere adulto a chi non è mai stato bambino Per un refuso, il mae- ma Sperelli si congeda. È stato trasferito. In sgrammaticata vivacità, un disagio socio-eco- stro Sperelli (Paolo stazione ci son tutti i marmocchi a salutarlo. nomico tutt’altro che letterario. E, per conse- Villaggio) - che sogna Persino Salvatore, che ha pure imparato il suo guenza, certi ambienti d’una cultura antica e da tempo di tornare cognome: “Sco-gna-mi-glio!”. Giunge dopo miope non vedono di buon occhio tanta fran- alla sua Liguria – è di- Raffaele in motorino, con quel tema mai svol- chezza. Non scorgono, oltre le apparenze, in staccato a Corzano, alle to sulla fine del mondo: “Dio avrà tre porte: Napoli l’archetipo d’un meridione in cui lo porte di Napoli. All’arri- una grandissima per l’inferno, una media per stato è spesso contumace o corrotto. Serpeg- vo, coglie da subito lo il purgatorio, e una strettissima per il paradi- gia così un ostracismo volto – senza esito – a iato straniante tra la fe- so. I buoni rideranno e i cattivi piangeranno. I contenere il successo della “creatura” del mae- stosa vitalità dei vicoli e bambini del limbo saranno farfalle, e io spe- stro D’Orta. Se ne mette in dubbio l’autentici- Demetrio Nunnari il totale abbandono de- riamo che me la cavo”. Si colgono, in questa tà, e si dice di lui che vada in cerca di gloria. gli stessi. E, Anche Lina Wertmüller – avvicina- poi, la scuola più sgangherata che ci ta, pare, da loschi figuri durante le sia; la “De Amicis”, con la direttrice riprese – gira il film in Puglia- am in maternità perenne, il bidello ca- bientandolo, poi, nella “fittizia” morrista, e gli alunni della terza “b”. Corzano, che sta al nord. Ciò detto, Giuseppe è aiutante barbiere, Vin- Io speriamo che me la cavo riprende il cenzo serve ai tavoli d’un bar e Gen- principio del ludendo docere che po- naro di notte raccoglie cartoni. E c’è trebbe esprimersi qui felicemente, pure Totò il contrabbandiere, con un se non fosse che gli ometti della nugolo di fratelli, il padre avvinazza- Wertmüller non trovano il tempo di to e una sorellina che dirige la barac- giocare. Sono figli di un mondo alla ca. È facile per il maestro parlare di rovescia, che chiede loro di essere scuola, che tanto lui è pagato per ve- adulti senza che mai siano stati nirci; ma loro no, e così piccoli han- bambini. E fanno le veci di quei no già una famiglia cui pensare. Un grandi che languono nel vizio e mattino, irrompe in classe l’allievo nell’ignavia. La sorella dell’irriduci- Raffaele Ajello. A viso aperto il bile Totò bada alle faccende dome- baby-criminale sfida Sperelli, che lo stiche, mentre a letto il padre sta atterra con un manrovescio. E quan- ‘mbriàc. E Tommasina si finge mala- do poi, costernato, questi chiede una ta perché non ha i soldi per andare sanzione a proprio carico, la preside con gli altri a Caserta. Certo, lo stu- ribatte bonaria che anche lei è venu- dio è importante per darsi un avve- ta su a forza di cinghiate, sberle e nire. Ma un’infanzia ferita - che vive bacchettate a volontà. Ma i sensi di l’inferno in terra – non può attende- colpa del pover’uomo si placano solo re. Capita, alla sera, che una madre a sera, con una visita inattesa. Nun- si finga indisposta e vada a letto ziata Ajello ha un marito invalido e senza cena, quando quel che c’è in quattro figli, il maggiore dei quali tavola non basta per tutti. Ma i bam- appena uscito dal carcere minorile. bini son creature benedette e poten- E la donna non si dà pace, perché al- ti, e a loro tutto si può fuorché men- meno lì non glielo potevano “spara- tire. L’istruzione è un processo di re”. Raffaele rischia di prendere la lenta stagionatura, ma - come recita stessa china, e Sperelli è per lei la sal- un vecchio adagio – son lunghi i vezza, e un cesto di uova – il gesto giorni senza pane. Ambizione e spi- più semplice del mondo – lo dimo- rito di sacrificio si scontrano con la stra. Tornato in classe, il maestro grettezza delle cose umane, uscen- s’accorge che i suoi pulcini lo guar- done talvolta fiaccati. Infine, un -al dano con timore, e fatica a spiegar tro elemento qui ripreso dal libro di loro che del rispetto che si ottiene col D’Orta – che vale a questi il biasimo sopruso non c’è da andarne fieri. Ma dell’accademismo – è il ricorso insi- non tutto è marcio fra le pieghe del stito alla parlata dialettale. Scrive quotidiano. La terza “b” assapora l’autore: “Il dialetto nasce dentro, è non pochi momenti di svago: la gita lingua dell’intimità, dell’habitat. Sta a Caserta, e – fra i parchi della Reg- all’individuo come la radice all’albe- gia – l’incontro con l’antica tradizio- ro”. Ora, nonostante il vernacolo ri- ne dei “bottari”. Dietro il pulmino, suoni di una bellezza intrinseca, so- annaspa un ciclomotore; è Raffaele, no nella lingua madre la nostra a corto di benzina. Ma è solo un pre- interiorità e la nostra storia. Emble- testo per unirsi ai compagni. Si at- matiche, in tal senso, due figure: teggia a duro, ma è ancora un bambino. E chiusa, l’arguzia e la fiduciosa rassegnazione Raffaele – la cui rabbia senza nome non ha un qualche sera dopo corre dal maestro: la mam- del pensiero partenopeo. Io speriamo che me la volto – e il piccolo Salvatore, che conosce ad ma sta male e bisogna rubare un’auto, perché cavo è il libro di Marcello D’Orta che diviene otto anni l’altra metà di se stesso, quella delle la sua è fuori uso. È una ripicca; così, per chia- negli anni novanta un caso editoriale. Sessan- proprie origini: “Sco-gna-mi-glio!”. rire chi comanda. Grazie al cielo finisce bene, ta temi di scuola elementare dipingono, con Demetrio Nunnari 56 [email protected] Ritratto di diva #5 Laureen Bacall Definita l’ultima diva dell’epoca d’oro di Hollywood, Betty Jane Perske, in arte Laure- en Bacall, venuta al mondo il 16 settembre Barbara Rossi 1924 in una famiglia di ebrei polacchi emigrati in America, iniziò a farsi notare, negli anni Quaranta, calcando le scene di Broadway e posando per la celebre ri- vista di moda Harper’s Bazaar: fu la moglie del regista Howard Hawks, Nancy “Slim” Kei- th, a notarla, chiamandola per un provino che le fruttò il ruolo da protagonista in To have and have not, in italiano Acque del sud (1945). Sul set la diciannovenne Laureen incontrò colui che per dodici anni, sino alla morte, sarebbe rima- sto suo marito, con il quale avrebbe avuto due figli e che avrebbe sempre ricordato come l’u- nico amore della sua vita: l’affascinante e già affermato Humphrey Bogart. La coppia com- parve anche nell’altro capolavoro di Hawks, Il grande sonno (1946), tratto dal romanzo di Ray- mond Chandler, in La fuga di Delmer Daves, l’anno seguente e in L’isola di corallo di John Huston (1949). Di Bogart l’attrice amava sotto- lineare la sua assoluta onestà: «Diceva sempre quello che pensava. ‘Maledizione - diceva sempre - se non vuoi sentirti dire la verità, non me la chiedere’». La Bacall ha girato, nel corso della sua lunga carriera conclusasi nel 2012, due anni prima della sua scomparsa, una cinquantina di film, spaziando tra i gene- ri e i registi più diversi: dal Vincente Minnelli di La donna del destino (1947) al John Negulesco di Come sposare un milionario, con Marilyn Monroe (1953), dal Lumet di Assassinio sull’O- rient Express (1974) al Don Siegel de Il pistolero (1976). Nel 1996 arrivò la candidatura all’O- scar, come miglior attrice non protagonista nel film di Barbra StreisandL’amore ha due fac- ce, mentre l’ambita statuetta alla carriera le venne tributata solo nel 2009. Sul grande schermo Laureen Bacall ha incarnato una femminilità calda, avvolgente e sensuale (una sua caratteristica era la voce roca), ma allo stesso tempo forte e dominatrice, sicura delle proprie doti e mai remissiva, che Howard Hawks in particolar modo seppe far emergere ed esaltare, affidandole ruoli di eroina ambi- gua e sofisticata. Il suo divismo fu, dunque, del tutto atipico e inconsueto nel panorama del cinema classico hollywoodiano, bilanciato anche dall’impegno politico (la Bacall abbrac- ciò sempre un orientamento liberale e negli anni Cinquanta lavorò nella campagna presi- denziale in favore del candidato democratico Adlai Ewing Stevenson) e da una riservatezza assoluta nella conduzione della sua vita priva- ta. Fedele a se stessa, come serena nell’accet- tare lo scorrere del tempo sul proprio corpo di star, una volta disse: «Penso che l’intera vita si mostri sul proprio volto, e si dovrebbe essere orgogliosi di questo». Barbara Rossi Laureen Bacall con Humphrey Bogart 57 n. 76

Festival Voci nell’ombra 2019 Non li vede nessuno, lontano, dietro gli occhiali quadrati e il papil- ma tutti li ascoltano. So- lon del signore fra i critici italiani, Claudio G. no i doppiatori, le “Voci Fava, che dopo avere portato il cinema in Rai nell’ombra” celebrate con un numero infinito di presentazioni e dal Festival del doppiag- rassegne, nel 1999 ha puntato i riflettori sugli gio, che quest’anno è di- istrioni più nascosti, le controfigure sonore ventato internazionale. degli attori internazionali, e ha inventato “Vo- La ventesima edizione ci nell’Ombra”. Al timone ha messo Bruno Tiziana Voarino è stata presentata nel Astori, un organizzatore pieno di passione, corso della 76ª Mostra con una visione ampia della cultura e il senso del cinema di Venezia, nell’ambito delle Gior- concreto della divulgazione coniugato con la nate degli Autori. E’ iniziato al Lido, in un’at- salvaguardia della qualità. Nella qualità, del mosfera caotica e frizzante, il cammino della resto, risiede il valore principale del doppiag- manifestazione che si terrà dal 9 al 12 ottobre gio italiano, se è vero com’è vero che ha pro- fra Genova e Savona. Una delle novità è l’isti- dotto una delle tradizioni migliori al mondo. tuzione della Commissione Qualità 2019, for- Tanto da saldare indelebilmente la voce di mata da professionisti di lungo corso: Maura Gualtiero de Angelis a Cary Grant, di Tina Lat- Vespini, Lucia Valenti, Silvano Piccardi, Fa- tanzi a Rita Hayworth, di Oreste Lionello a brizia Castagnoli, Ludovica Modugno, San- Woody Allen, di Maria Pia di Meo a Audrey dro Acerbo, Flavio de Flaviis, Rodolfo Bianchi, Hepburn, di Ferruccio Amendola a Robert De Roberto Chevalier. I magnifici nove hanno Niro. Ma questo è solo l’inizio. La storia non si avuto il compito di selezionare i sei finalisti al ferma. Siamo ormai alla terza o alla quarta ge- Premio per la “Giovane Voce d’Eccellenza del nerazione di doppiatori, a cui si aggiungono Claudio G. Fava (1929 - 2014) doppiaggio italiano: Flavio Aquilone, Federico altre preziose figure nascoste nel buio della flettori. Sono entrambi scomparsi, ma la loro Campaiola, Giulia Franceschetti, Elisa Gior- sala: i direttori del doppiaggio, gli adattatori, i voce è rimasta fra quella degli artisti che han- gio, Manuel Meli e Federico Viola. Passato il dialoghisti. Ogni sfumatura di un film stranie- no contribuito a fare conoscere all’interno di vaglio della commissione che ne garantisce il ra – le frasi idiomatiche, i sottintesi culturali, i questa manifestazione storica e indipenden- livello di professionalità, il giudizio è passato riferimenti impliciti – vengono tradotti non te, proprio perché lontana dalle capitali indu- al voto popolare on line sul sito www.vocinel- solo da una lingua all’altra, ma da un mondo striali della settima arte. lombra.com, con una media di cinquecento all’altro. Non si tratta solo di voce e di recita- Tiziana Voarino preferenze al giorno. La votazione è aperta fi- zione, ma anche e soprattutto di istinto matu- Direttore “Voci nell’Ombra” – Festival internazionale del no al 30 settembre. Il vincitore riceverà la Tar- rato nell’intelligenza di interpretare poten- doppiaggio ga Astori nel corso della serata d’onore, in ziando, senza travalicare. Libertà e programma il 12 ottobre al Teatro Chiabrera invenzione, nella misura. Ci vuole talento per di Savona. Nel 2018 ha vinto Martina Tambu- infilarsi nei respiri degli attori, per recitare a rello, nel 2017 Alex Polidori, nel 2016 Gian An- tempo con i movimenti, le pause, i toni degli drea Muià, nel 2015 Benedetta Ponticelli. Il te- attori a cui si è stati affidati. E se capita di in- stimone passa di mano in mano, in un gesto contrare un doppiatore, si scopre che c’è sem- che sembra infinito. Infatti la storia del Festi- pre qualcosa in comune fra i due, che la voce val del doppiaggio ligure inizia da molto italiana e l’attore straniero si sono sposati per affinità. Non c’è niente da fare. L’equilibrio è un’arte. Fava e Astori lo sapevano e volevano condividere il piacere di scoprire quel che si XX edizione - dal 9 al 12 Ottobre 2019 nasconde nel mondo www.vocinellombra.com che sfugge alla luce dei facebook.com/scoprilevocinellombra ri-

Martina Tamburello, vincitrice Targa Astori 2018 58 [email protected] Paolo Virzì: echi della commedia all’italiana “Maschere di casa no- riesce a smascherare gli infiniti difetti di una ripetuto sempre da Monicelli con I picari stra” era il titolo di un comunità, la quale, mediante i sotterfugi e gli (1987), solo per nominarne un paio, filone do- ampio articolo sulla inganni tipici di costumi corrotti e ormai le- ve Virzì si cimenta nel 2006 con N (Io e Napole- Commedia all’italiana galizzati, vive nella perfetta convinzione della one), ispirato al romanzo “N.” di Ernesto Fer- comparso in un sup- normalità. A questo proposito cito Il capitale rero. La differenza fra i due approcci però è plemento al Corriere umano del 2013, un dramma nel dramma, dove proprio nel modo di affrontare l’argomenta- della Sera di alcuni taluni personaggi (come accennavo prima per zione. Quella scanzonata ironia, il piacere del anni fa, offrendo me- la commedia all’italiana) sono a loro volta at- gioco per il gioco che finisce per risolversi Lucia Bruni ritato spazio a questo tori che subiscono le circostanze nelle quali si sempre sul leggero (pur non dimenticando il genere nostrano che trovano a vivere; ma non si scappa da quella sapore agro della vita) in Monicelli, non la ri- tanto ha dato al cinema sia italiano che inter- realtà che la società, nel suo brutale, crudele troviamo in Virzi, il quale punta invece a evi- nazionale e ha rappresentato un mo- denziare i tratti della storia legati anche mento importante anche per la storia a una certa melanconica disillusione. della nostra cultura. Sì, perché la com- Non manca l’attenzione ai soggetti media all’italiana, al contrario della co- che oggi sembrano cavalcare il pre- medy americana, tutta scintillante di sente in veste di autentiche “star”, ov- vita irruente, è attraversata da brividi vero gli anziani, con tutte le proble- di sgomento, da sottili allusioni, da matiche legate all’età e a contatto con scoperte talvolta dolorose o addirittu- un mondo in cui diviene sempre più ra fortemente drammatiche; pensia- difficile inserirsi e soprattutto sentir- mo al film di MonicelliUn borghese pic- si accettati. Con il recentissimo Ella e colo piccolo (1977). La commedia all’italiana John (2018), primo film americano di procede su due binari: è una commedia Virzì, il regista attraversa l’Oceano e nella commedia, in cui non soltanto ci porta negli Stati Uniti, sulla East gli attori ma anche i personaggi reci- Coast degli States per arrivare a Key tano, in una prospettiva interamente Paolo Virzì sul set de “La pazza gioia” con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela West, dove troviamo la casa di He- tragica (In nome del popolo italiano, del Ramazzotti mingway, autore prediletto del pro- 1971 diretto da Dino Risi), a loro volta tagonista John. Ella & John, tratto dal attori nei confronti del mondo in cui si muo- incedere, ha creato quasi come una diabolica romanzo “The Leisure Seeker” di Michael Zado- vono. E lo fanno svolgendo un ruolo naturale, sacralità. Riaffiora alla mente un altrettanto orian, è una coppia di ottantenni che decido- vale a dire quello degli “italiani”. Citiamo an- geniale racconto di Edmond About, “Il naso di no di fuggire dalla monocorde, ripetitiva vita cora La banda degli onesti del 1956 diretto da un notaio”, dove l’assurdo e il grottesco delle quotidiana (con le relative assillanti imposi- Camillo Mastrocinque, con un magistrale circostanze, ci porta dritti a riconoscere, tal- zioni di cure mediche) e dalle petulanti dis-at- Totò, oppure Il sorpasso (1962), per la regia di volta anche con un sorriso, tutti i difetti dell’uo- tenzioni dei figli che vorrebbero soluzioni di- Dino Risi, o ancora Divorzio all’italiana verse, per ripercorrere su un vecchio di Pietro Germi, del 1961, Il tassinaro camper (The Leisure Seeker, appunto) la del (1983) diretto e interpretato da Al- strada che da giovani li portava in va- berto Sordi, Abbasso la ricchezza (1946), canza. Lui con un principio di Alzhei- intrigante anticipazione del genere, mer, lei malata di tumore, affrontano diretto da Gennaro Righelli, tanto per tutti i disagi e le disavventure del ca- nominarne alcuni. Molto di questo lo so per gettarsi in questa azzardata ritroviamo nei film di Paolo Virzì. Vir- avventura che concede però di legare zì, più che entrare nel mondo degli es- con un nodo indistruttibile le ultime seri umani, tenta di entrare nel loro scene del loro destino. La versatile intimo toccando le tante corde che vi personalità di Virzi, con molto sapore albergano e offrendo allo spettatore toscano, anche nelle situazioni dram- motivi di riflessione. Vi scorgiamo il matiche che allappano la lingua, cer- quotidiano nei suoi aspetti più crudi: ca comunque di lasciare uno spiraglio crea sogni, smonta certezze, affonda di luce per ricordarci che le “grinze” nel tran-tran di tutti i giorni per rie- della vita non sono mai “pieghe mor- mergere fra le maglie della speranza, Paolo Virzì sul set di “Notti magiche” te” e nelle rughe che inevitabilmente come in Ovosodo del 1997, ad esempio, oppure mo e la difficilissima convivenza con il - pro si formano con il passare del tempo, dobbia- si infila nel dramma con il film d’esordio La prio simile. Sebbene lontano per tempi, modi, mo cercare quelle preziose radici della nostra bella vita del 1994. Ciò che ci sembra più adatto soggetto, intreccio, come non pensare al film personalità che lasceremo in eredità ai nostri a inquadrare la produzione di questo regista è Ferie d’agosto del 1996, dove il richiamo all’as- figli. “Dolce paese, onde portai conforme/ L’abito la sua versatilità nel rappresentare la difficol- surdo di certe situazioni cede il passo alla ri- fiero e lo sdegnoso canto / E il petto ov’odio e amor tà del vivere ma anche l’ironia nel cogliere cerca della normalità per ritrovare una fiducia mai non s’addorme, / Pur ti riveggo e il cuor mi bal- questi disagi. Pensiamo al recente filmLa paz- nel vivere. Si tinge quasi di “giallo” invece Tut- za in tanto.[…] /Oh, quel che amai, quel che sognai, za gioia (2016), dove le disavventure delle due ta la vita davanti (2008), ispirato al libro “Il fu in vano;/ E sempre corsi, e mai non giunsi il fi- “fuggitive” ospiti di una comunità per donne mondo deve sapere” di Michela Murgia, che ne;/ E dimani cadrò. Ma di lontano/ Pace dicono al con disturbi mentali, attinge all’ironia classi- secondo me subisce e ritrova gli echi di tutta cuor le tue colline / Con le nebbie sfumanti e il verde ca toscana dove anche i casi più “disperati” una letteratura improntata sulla ricerca di piano / Ridente ne le pioggie mattutine.” Scriveva trovano conforto nel gusto di mettere a nudo una identità nell’Italia di oggi che sembra Carducci in “Traversando la Maremma tosca- alcuni difetti che ognuno di noi ha ma che aver perduto lontane eredità di radici e digni- na”. Credo che Virzì la conosca bene e forse ri- gioca a non riconoscere. Mi viene in mente tà. C’è poi il soggetto “storico”, filone della leggerla tutta gioverebbe a rinsaldare la no- quel geniale romanzo filosofico di Voltaire “L’in- Commedia all’italiana in costume, aperto da stra cultura. genuo”, dove il protagonista, nel suo candore, Monicelli con Brancaleone alle crociate (1970) e poi Lucia Bruni 59 n. 76

Abbiamo ricevuto Anarchik Farò del mio peggio. Cronache anarchiche a fumetti L’unico libro al mondo sul fumetto anarchico più conosciuto nell’universo! disegni di Roberto Ambrosoli prefazioni di Gianfranco Manfredi e Paolo Finzi

Da poco prima del 1968 ai giorni nostri, oltre Per acquistare il libro rivolgetevi a Editrice A mezzo secolo di carsica presenza sovversiva e (i contatti li trovate qui: www.arivista.org/ di ironia libertaria contro le ipocrisie, le in- contatti-6). giustizie e la criminalità del potere. Questo li- Tutte le librerie e fumetterie interessate a bro raccoglie il peggio di quanto pubblicato su vendere il libro si rivolgano invece ad Hazard “A” rivista anarchica dal primo numero (feb- edizioni: [email protected] braio 1971). Per ulteriori informazioni o qualsiasi chiari- Prevendita e sottoscrizioni mento: Il libro Anarchik – Farò del mio peggio. Cronache 339 5088407 (numero dedicato) anarchiche a fumetti è uscito venerdì 20 settem- 02 2896627 (redazione di “A”) bre a Firenze, alla 9° Vetrina dell’editoria e [email protected] delle culture anarchiche e libertarie. www.arivista.org/faro-del-mio-peggio Come per il precedente libro su De André, una delle finalità di questo libro Anarchik è quella formato A4, pp. 80, € 25,00 di contribuire a sostenere la rivista anarchi- co-edizione Editrice A – Hazard Edizioni ca dove sono apparse tutte le vignette e le ta- ISBN 978-88-75021-57-3 vole presenti nel libro. A Rivista Anarchica Tutte le sottoscrizioni saranno pubblicate in Coordinate bancarie Editrice A un apposito elenco su “A” rivista anarchica. Il Banca Popolare Etica cas. post. 17120 - Mi 67 libro è co-edito con Hazard edizioni, storica Filiale di Milano 20128 Milano Mi casa editrice milanese di fumetti, una delle IBAN: IT55A0501801600000011073970 telefono 02 28 96 627 fax 02 28 00 12 71 più quotate e anche socialmente impegna- BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A sito www.arivista.org te. Grazie a loro, da ottobre, il libro sarà pre- intestato a: Editrice A Società Cooperativa twitter @A_rivista_anarcf sente nelle migliori librerie e fumetterie. Causale: Anarchik facebook @ARivistaAnarchica

60 [email protected] Festival Premio Centottanta 2019 Il premio cinematografico per filmmakers esordienti sardi o residenti in Sardegna organizzato dall’Ufficio giovani di Moviementu Si è conclusa lo scorso 13 settembre, all’Arena estiva della Manifattu- ra Tabacchi, la III. edi- zione del Premio Cen- Alberta Racis tottanta, un concorso per esordienti filmma- ker promosso dall’Associazione Moviementu. La sala era gremita di gente con un pubblico prevalentemente di giovani e giovanissimi aspiranti autori. Ma non solo: c’erano anche molti professionisti del settore, interessati al cinema che verrà, e tanti curiosi e appassionati di audiovisivo. L’iniziativa, nata tre anni fa all’interno di Moviementu, con partner di pre- stigio, come la Cineteca Sarda, Sardegna Tea- tro, EraTv, la rivista di critica cinematografica Filmidee, il cinema Odissea, Diari di Cineclub Autrice della locandina è Valentina Spanu e diverse associazioni culturali che lavorano nel campo cinematografico, con l’obiettivo di valorizzare, promuovere e sostenere i giovani filmmaker sardi e favorire il confronto e scam- bio culturale tra autori esordienti e professio- nisti del settore, ha centrato anche questa volta il suo obiettivo. Trentasette le opere pervenute, che avevano come unico limite quello della du- rata, non dovevano cioè superare i tre minuti di lunghezza, e tredici quelle finaliste che si so- no disputate i tanti premi in palio. Una gara av- vincente per l’alta qualità dei video, selezionati Andrea Murgia, autore di Sad Park, vincitore del a sx Pietro Belfiore, regista, sceneggiatore e montatore da una giuria composta da registi e operatori Premio Moviementu, insieme a Belfiore e Walter del collettivo satirico milanese Il Terzo Segreto di Satira; culturali: i registi Marco Antonio Pani, France- Leonardi e alla giuria di Moviementu Walter Leonardi, attore teatrale e cinematografico, che sca Lixi, Silvio Farina e la scrittrice Rossana collabora con il Terzo Segreto da diversi anni. Copez per la giuria di Moviementu; Massimo Mancini, direttore artistico di Sardegna Tea- tro, con l’attrice Michela Atzeni per la giuria di Sardegna Teatro; Antonello Zanda, direttore della sede di Cagliari della Cineteca Sarda, in- sieme a Daniela Stara e Luca Portas per la giu- ria della Società Umanitaria - Cineteca Sarda; Salvatore Cubeddu per EjaTv; Gaetano Criva- ro, Alberta Raccis e Valentina Spanu per il pre- mio delle associazioni culturali. A presentare l’affollata serata, un autore e un attore del col- lettivo satirico milanese Il Terzo Segreto di Sa- Riccardo Cara, il più giovane partecipante del concorso, Andrea Petrillo, attore e filmmaker, vincitore del Premio tira, Pietro Belfiore, 33 anni, sceneggiatore, re- con l’opera “Joy” e insieme a Gaetano Crivaro in di Sardegna Teatro e del Premo Cineteca Working gista e montatore, di Milano ma di origini rappresentanza delle associazioni L’Ambulante, Movierindi con l’opera “Straniere Cose”, insieme con il giovane sarde, e l’attore di teatro e di cinema Walter Le- e Ordet e i due del collettivo Terzo Segreto di Satira protagonista del film. onardi, che hanno anche mostrato un piccolo e divertente video, dal titolo: L’uomo di sinistra. Durante la serata sono state mostrate tutte le opere finaliste e il pubblico ha potuto conosce- re i registi che hanno presentato i loro lavori. Ma non è finita qui. A breve il Premio Centot- tanta presenterà tutte le opere pervenute quest’anno in due serate, presso la sede della Ci- neteca di Cagliari, in viale Trieste 126. Questo per dare a tutti la possibilità di far vedere il pro- prio lavoro e di confrontarsi con gli altri autori. Alberta Raccis Foto della serata con tutti i vincitori Roberto Achenza, vincitore con “Adam” del Premio Cineteca di 1000 euro (Mille Euro) Le foto del servizio sono di Giulia Camba segue a pag. successiva 61 n. 76

segue da pag. precedente Festival Queste le opere premiate a La sessione autunnale del 6° Firenze FilmCorti Fest Centottanta 2019 Mentre scriviamo queste note, è in pieno svol- loro “script” alle case di produzione di Hollywo- gimento il count down che scandisce i giorni od e di New York, che sono ormai alla ricerca di Il Premio della giuria di Moviementu di 1000 che ci separano dalla sessione autunnale del 6° nuove idee e nuovi soggetti per la ormai diffu- euro è andato a Sad Park di Andrea Murgia, Firenze FilmCorti Festival. Il 15 settembre si so- sione esponenziale, attraverso le varie piatta- classe 1985, che di lavoro fa l’impiegato ma no chiuse le iscrizioni ed è stata poi messa a forme online, di prodotti cinematografici. C’è che non ha mai spesso di coltivare la sua punto la lista dei finalisti. Così come per la stra- forse un desiderio più grande da parte degli passione per il cinema e il teatro. Il film rac- ordinaria sessione primaverile (dal 30 maggio scrittori di sceneggiature di immaginare la conta la tristezza e il disagio di vivere im- al 2 giugno), ricca di eventi e personaggi e di propria opera esaminata dalle società di pro- mersi in una società dei consumi. bellissimi film provenienti da tutto il mondo, duzione e magari trasformata in film? Infine la Il premio della Società umanitaria - Cinete- anche nel caso della sessione autunnale le iscri- terza giornata vivrà del vibrante concorso che ca Sarda di 1000 euro è stato assegnato al zioni si contano nell’ordine delle centinaia, vede protagonisti i film innovativi e/o speri- film Adam di Roberto Achenza, di Sassari, perché in ognuna delle tre sezioni i numeri so- mentali, che tante sorprese riserva ogni anno. che ha già realizzato dei corti e dei videoclip, no a tre cifre! Dunque dal 16 al 18 ottobre ci ri- E del resto il nostro Festival nel suo complesso, e che racconta una storia ambientata in un vedremo tutti, registi e operatori culturali, il che ha sempre avuto come proprio marchio di futuro prossimo in cui vendite e consegne nostro ormai affezionato pubblico e noi tutti fabbrica l’innovazione, non poteva che chiu- a domicilio sopperiscono alla difficoltà dei operatori del Festival nel consueto spazio de Le dersi con la giornata dedicata ai film sperimen- rapporti interpersonali. Murate Progetti Arte Contemporanea, accolti tali. È un appuntamento che da anni suscita in- Il Premio cineteca Working, consistente in dalla sua dinamica e brillante Direttrice Artisti- teresse e curiosità tra gli amanti del cinema un Footage Lab su repertori di famiglia, è an ca Valentina Gensini. E ancora una volta l’in- innovativo nella nostra città, che anche questa dato a Straniere Cose di Andrea Petrillo, un gresso a tutte le giornate de Festival sarà gratu- volta non mancherà di stupire. Infine ci fa pia- attore cagliaritano di teatro e di cinema, ito grazie ad un voucher che sarà rilasciato “for cere segnalare, a prova dell’interesse interna- che aspira anche alla regia. Il film racconta free” all’ingresso, che consentirà l’accesso a tut- zionale che suscita il nostro Firenze FilmCorti un pomeriggio giocoso dell’estate del 91 di te le tre giornate. Il 16 di ottobre mattina si Festival, che molti altro Festival, interessati dal un ragazzino passato all’interno di Mac- aprirà con l’atmosfera festosa che solo i ragazzi nostro programma, ci chiedono di aprire una chiareddu e nelle zone limitrofe. Il titolo è delle scuole sanno garantire: è la giornata partnership con noi. E così, accanto al Festival dato da un brano rap sperimentale di Mc dell’animazione, con la novità da noi introdot- di Edimburgo, di cui saremo ospiti nei primi Senius. ta quest’anno che prevede la presenza di film giorni di novembre e al festival di animazione Il Premio della giuria di Sardegna Teatro ha realizzati direttamente dalle scuole. Ne sono di Cipro Animattikon, si sono aggiunti altri premiato Straniere Cose di Andrea Petrillo. Il stati selezionati alcuni, su un notevole numero partners. Citiamo gli italiani Valdarno Film Fe- premio consiste in 10 STclub card gratuite pervenuto. il pubblico dei ragazzi vorrà sicura- stival e Corto Circuito di Senigallia e i Festival con scadenza 31 dicembre 2020, che con- mente, come lo scorso anno, rivolgere tante do- di Vienna e di Budapest, entrambi organizzati sente di vedere tutti gli spettacoli al MAS e al mande ai registi presenti. Il giorno dopo, il 17 dalla Blue Danube Film Festival, con noi gemel- TEN al costo di 2 euro ciascuno. ottobre pomeriggio avremo il tradizionale ap- lata, e il suggestivo collegamento con l’Hol- Il Premio Filmidee (rivista di critica ci- puntamento con lo Screenplays Contest: come lywood Film Festival, che destinerà al film vin- nematografica) ha premiato con una sempre sono pervenute sceneggiature da tutto citore un buono premio per l’iscrizione gratuita summer- school di una settimana a Platamo- il mondo italiano o in inglese. Una parte è de- al nostro Festival. Naturalmente il 6FFF offrirà na (Sassari) il filmSi Seus Accappiaus di Simo- stinata alla realizzazione di film corti (testo in- l’iscrizione a Hollywood per il miglior film spe- ne Paderi, studente di cinema, già vincito- feriore a 30 pagine) e le altre destinate ai lungo- rimentale. re lo scorso anno del Premio Cineteca metraggi (testo superiore a 30 pagine). Di M.D. Working. Il film è un’intervista a nonna Efi- notevole c’è da dire che le prime tre sceneggiatu- Firenze Le Murate 16.17.18 ottobre 2019 sias, una novantenne che ricorda l’incontro re premiate saranno ufficialmente invitate, gra- firenzefilmcortifestival.com con il suo futuro marito. zie a un nostro partner americano, a portare i Diari di Cineclub | media partner Premio associazioni L’Ambulante, Movie- rindi e Ordet hanno premiato Joy, uno spac- cato di vita di alcuni ragazzi, del giovanissi- mo Riccardo Cara, nato nel 1998, studente di Scienze della Comunicazione a Cagliari, già vincitore nella scorsa edizione del Pre- mio Filmidee. Le tre associazioni mettono a disposizione del vincitore un tutoraggio produttivo, tecnico e creativo per la realizza- zione del suo prossimo progetto filmico. Infine, il circolo ANPI di Quartu Sant’Elena ha premiato Si seus accappiaus di Simone Paderi con l’iscrizione all’Associazione Mo- viementu, consegnato da Salvatore Sardu. Tra le menzioni, quella consegnata da EjaTv al film Jàe di Viviana Mura, per il film in lin- gua sarda.

62 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub

Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Settembre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Interviste a Cecilia durante una tournèe dei suoi restauro digitale dei videota- Mangini genitori, entrambi musicisti. pe è a cura della Cineteca Na- Luigi Di Gianni nelle Studia a Firenze e Parigi, do- zionale ed è realizzato dal la- parole di Cecilia Mangi- ve frequenta Breton e il grup- boratorio La Camera ni po surrealista. Si trasferisce Ottica-Crea dell’Università degli Cecilia Mangini, la prima a Roma negli anni Cinquanta studi di Udine- Dams di Gorizia. documentarista donna per poi unirsi al Gruppo 63. | https://youtu.be/tbZzCM- nell’Italia del dopoguer- Pittore, ceramista, dramma- dTHLI Nicola De Carlo ra, e collaboratrice di turgo, è una delle figure più Pasolini in Stendalì, intervistata da Paolo Pisa- eclettiche ma al contempo meno conosciute Grifi spiegato ai bambini - Il mattatoio su internet nelli nel corso del Festival del Cinema del Rea- della neoavanguardia italiana. Falzoni è an- di Alberto Grifi le, dice parole molto emozionanti su Luigi Di che traduttore: sua è la prima versione italia- Video realizzato da Alberto Grifi nel 1994 sul Gianni, suo caro amico da poco scomparso. na di Nadja di Breton, pubblicata da Einaudi tema del mattatoio visto da Grifi come luogo “Se c’è un documentarista al quale sempre ri- nel 1972. Estratti da: Giordano Falzoni ripreso metaforico del dolore rimosso/nascosto degli ferirsi, tenerselo nel cuore, riguardarlo, per- durante il corso della sua esistenza da Alberto uomini, anestetizzati e uccisi spiritualmente chè tutte le volte sono grandi lezioni di Cine- Grifi, Giordana Meyer, Paola Pannicelli, Kari- e fisicamente dallo sfruttamento capitalistico. ma, è lui Luigi Di Gianni non dimenticatelo!!” na Bouchet - 1997 No stop grammatica, Alberto Insieme al figlio Lorenzo, Grifi inserisce in In- E a proposito dell’imminente nascita del Cen- Grifi - 1967 Anni ‘60 Non Stop, Alberto Grifi - ternet le registrazioni, effettuate nel macello tro Studi “Luigi Di Gianni” con la realizzazio- 1999 Il video è stato postprodotto da Alberto di Terni, dell’intervista del veterinario che ne - come nelle intenzioni del Maestro - di una Grifi nel 2004 in collaborazione con Interact. elenca i metodi per uccidere gli animali, con sala di proiezione e di un teatro di posa dove | https://youtu.be/H8iVuJZCiKs in sottofondo la urla strazianti degli animali. giovani registi lucani possano effettuare ri- E’ un tentativo, come dice lo stesso Grifi, di prese di carattere formativo-sperimentale, dice: Il Grande Freddo - ovvero riuscirà Giordano Falzo- “per immettere il dolore nella asetticità “E’ importante il fatto che Luigi Di Gianni di- ni ...di Alberto Grifi dell’informatica, nella scientificità dello sfrut- venti patrimonio di parecchia gente, perchè Un film sulla pittura e la sua negazione. Gior- tamento”. questi ragazzi diffonderanno ancora il suo dano alle prese con la Bella Addormentata. È (Annamaria Licciardello) Durata: 24’ | https:// modo di fare Cinema, il suo impegno, la sua una sfida. Riuscirà l’arte, libera dai musei e youtu.be/GdVVtRrwqbM serietà. Il fatto che lui si produceva da sè per dalle accademie, a restituire alla bambina stu- essere perfettamente libero, è un altro segno prata e abbandonata sulla neve il desiderio di Alberto Grifi introduce Anna che lo ha contraddistinto. Lui era libero ed in- vivere? Giordano, Principe Azzurro carico di Di seguito la scheda tecnica originale prepa- dipendente. E questa è un’altra lezione che schiacciafarfalle e giochi ottici rotanti, arran- rata da Alberto Grifi per il pressbook della pre- vorrei voi teneste in considerazione, non co- ca affondando nella neve e...ma la creatività sentazione del film a Cannes nel 1976. Regia: me documentaristi, ma come spettatori ...” rivoluzionaria non è quella che fa cantare l’uc- Alberto Grifi e Massimo Sarchielli per i primi (Corigliano d’Otranto, 17.7.2019) | https:// cello in gabbia: è quella per la quale l’uccello giorni di riprese; poi autogestita dagli attori e youtu.be/aPXu_ggeaX8 prigioniero la gabbia la rompe! Anno: 1971 Du- dai tecnici. Sceneggiatura: Massimo Sarchiel- rata: 20’ | https://youtu.be/YzcLTbae1F8 li e Roland Knauss, gettata nel cestino dopo 10 Gianfranco Baruchello giorni di riprese. Fotografia di Alberto Grifi Verifica Incerta di Gianfranco Baruchello e Alberto I fuori campo di Anna - rivedersi diversi con la collaborazione di Mario Gianni e Raoul Grifi I fuori campo di Anna costituiscono un primo Calabrò: al videoregistratore e al suono Raoul Un massacro cinematografico di film- hol assaggio del restauro ancora in corso delle un- Calabrò. Interpreti: Anna, Massimo Sarchiel- lywoodiani famosi rimontati pensando al Da- dici ore di videotape (un quarto di pollice e li, Vincenzo Mazza, Stefano Cattarossi, Louis da; presentato per la prima volta a Parigi su- mezzo pollice open reel) che compongono il Waldon, (per una decina di secon- scitò l’entusiasmo di Marcel Duchamp, Man “girato” di Anna, il diario non montato di que- di). Tra tanti altri Ivano, Pilar, Margherita, Ray, Max Ernst. E l’ostentato disprezzo di sto esperimento umano e artistico, realizzato Franca, Roland, Fifì, Giacomo, Betta, Anna- molti famosi critici cinematografici italiani. da Alberto Grifi e Massimo Sarchielli. Grazie bella, Terry. La polizia, i pidocchi. Produzione JohnCage, entusiasta della colonna sonora, lo all’Associazione Alberto Grifi che ha messo a indipendente. Girato in Italia nel 1972: 11 ore presentò al New York Museum of Modern Art. disposizione i materiali la Cineteca Nazionale di videotape trasferiti per una edizione ridot- Questo metodo di montaggio, questo “detour- sta recuperando digitalmente i video origina- ta su pellicola 16 mm nel giugno ‘75 con un vi- nement”, fu ereditato da “Blob” molti anni do- li, realizzando così uno dei progetti “impossi- deografo realizzato in casa da Alberto Grifi. po. Anno: 1964 Durata: 30’ bili” dello stesso Grifi. I fuori campo di Anna è Presentato per la prima volta in Germania al https://youtu.be/hmhvr3RbGnA costituito da cinque frammenti inediti (ne ab- Filmfestspiele di Berlino (Internationale Fo- biamo pubblicato solo uno per il momento in rum des Jungen Films) il 6 luglio 1975. In Italia L’altra casa 6 (1978) cui è presente anche Alberto Grifi), che dimo- alla Biennale di Venezia (Spazio aperto) il 7 https://youtu.be/SxLR5sH9ta4 strano la necessità di ripartire dal supporto settembre 1975, da Adriano Aprà, rappresen- originale per un reale e completo recupero tante di Filmstudio 70, e i due autori. Durata Alberto Grifi dell’opera, ma anche la ricchezza ancora som- 225’, 16 mm, bianco e nero, suono ottico. La spiaggia. Ritratto di Giordano Falzoni di Alber- mersa che questi materiali hanno da offrire. I Introduzione di Alberto Grifi al filmAnna . Dura- to Grifi fuori campo di Anna è stato presentato per la ta: 10’ Giordano Falzoni (1925-1998) nasce a Zagabria, prima volta alla Mostra di Venezia nel 2011. Il https://youtu.be/tubgdbqWpPE 63 n. 76

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXXI) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 64 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

65 n. 76

Omaggio Taxi Driver (1976)di Martin Scorsese

“Cari papà e mamma, vi ricordo che il mese di luglio è quello nel quale cade non solo l’anniversario del vostro ma- trimonio ma anche l’onomastico di papà e il compleanno della mamma, mi dispiace di non ricordare le date esatte ma con questa mia vi faccio gli auguri per tutte e tre le feste, mi dispiace anche di non potervi mandare il mio indirizzo come vi avevo promesso l’altr’anno ma la delicatezza del lavoro che faccio per il governo richiede la più assoluta riservatezza, so che mi capirete. Io sto bene in salute e guadagno molti soldi, frequento una ra- gazza da parecchi mesi e so che sareste molto contenti se la vedeste, si chiama Betsy ma più di questo non vi pos- so dire. Spero che questa mia vi trovi in buona salute come pure sono io, spero che nessuno sia morto, non vi preoccupate per me... un giorno sentirete bussare alla porta e mi vedrete entrare. Vi abbraccio. Travis”.

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.circolozavattini.it www.alexian.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.facebook.com/diaridicineclub www.corosfigulinas.it Magazine on-line di cinema 2015 www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.cineclubpiacenza.it ISSN 2431 - 6739 www.officinavialibera.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub Responsabile Angelo Tantaro www.ilpareredellingegnere.it www.crcposse.org Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.AAMOD.it/links www.cineclubinternazionale.eu www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.gravinacittaaperta.it www.cinemanchio.it www.ilclub35mm.com www.cineclubclaudiozambelli.org www.suburbanacollegno.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.anac-autori.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.asinc.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.laspeziaoggi.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.usnexpo.it www.bibliotecaviterbo.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.officinakreativa.org www.cinalmese35.com Maria Caprasecca, Nando Scanu www.monserratoteca.it www.cinenapolidiritti.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.prolocosangiovannivaldarno.it www.unicaradio.it/wp Nicola De Carlo www.cineclubgenova.net www.cinelatinotrieste.org Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.suonalaancorasam.wordpress.com www.cineclubroma.it www.losquinchos.it www.cosedaintolleranti.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.associazionearc.eu www.russiaprivet.org/ita Grafica e impaginazione Angelo Tantaro idruidi.wordpress.com www.firenzefilmcortifestival.com La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.upeurope.com www.lombardiaspettacolo.com mente agli autori. www.domusromavacanze.it www.laspeziafilmfestival.it I nostri fondi neri: www.rivegauche-artecinema.info www.tottusinpari.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.isco-ferrara.com www.globalproject.info/it/resources lontari. www.bookciakmagazine.it www.anelloverde.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.bibliotecadelcinema.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Manda una mail a [email protected] www.cagliarifilmfestival.it www.scuoladicinemaindipendente.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.retecinemaindipendente.wordpress.com il marxismo libertario Edicole virtuali www.cineforum-fic.com www.armandobandini.it (elenco aggiornato a questo numero) www.senzafrontiereonlus.it www.radiobrada.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.hotelmistral2oristano.it www.officinastudiotempi.com www.fotogrammadoro.com www.cineclubroma.it www.ilgremiodeisardi.org www.amicidellamente.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.ficc.it www.carboniafilmfest.org www.yesartitaly.it www.cinit.it www.teoremacinema.com www.teatriamocela.com www.cineclubsassari.com www.cinecircoloromano.it www.visionandonellastoria.net www-pane-rose.it www.davimedia.unisa.it www.raccontardicinema.it blog.libero.it/Apuliacinema www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.firenzearcheofilm.it/link www.ilquadraro.it www.teatrodellebambole.it/co www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub www.sardiniafilmfestival.it www.perseocentroartivisive.com/eventi www.edinburghshortfilmfestival.com/contact www.cgsweb.it/edicola www.romafilmcorto.it www.babelfilmfestival.com www.piccolocineclubtirreno.it www.lacinetecasarda.it www.greenwichdessai.it www.cinemafedic.it www.cineforumdonorione.com www.moviementu.it www.laboratorio28.it www.giornaledellisola.it www.cinergiamatera.it www.passaggidautore.it www.cineconcordia.it/wordpress www.cineclubalphaville.it www.parrocchiamaterecclesiae.it www.consequenze.org www.manguarecultural.org www.educinema.it www.infoficc.wordpress.com www.cinematerritorio.wordpress.com www.plataformacinesud.wordpress.com www.centofiori.de www.hermaea.eu/it/chi-siamo

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