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Anno IX N. 79 | Gennaio 2020 | ISSN 2431 - 6739

Politiche educative e formazione culturale Anna Karina, il volto iconico passato e futuro cinematografica per i giovani in Germania della Nouvelle Vague Danimarca 1940 – Parigi 14 Dicembre 2019 Il cinema educa alla in programma dall'8 di questo mese al 1° mar- vita! zo prossimo. Se n'è andata il 14 dicembre, die- Dopo una visita a fine Novembre a Francoforte ci giorni dopo l'inaugurazione dell'atelier (ben sul Meno di una delegazione di Diari di Cine- successivo alle loro comuni imprese in cop- club, la responsabile delle attività di alfabetiz- pia) di Godard, "Le Studio d'Orphée" alla Fon- zazione del dipartimento di educazione cine- dazione Prada. Aveva appena fatto in tempo matografica del DDF - DeutschesFilminstitut & Bergamo a volerla come ospite d'onore e sog- Filmmuseum, Christine Kopf interviene per getto presente e parlante della propria retro- raccontare la storia e le politiche culturali dell’i- spettiva nella scorsa edizione, come Cannes a stituto di cinema tedesco dedicarle il manifesto e Bologna a... cineritro- varla l'anno precedente. A oltre sessant'anni Nei 124 anni della sua esi- dalla sua esplosione, la nouvelle vague si sta pro- stenza, il cinema ha subi- gressivamente quanto inesorabilmente conge- to cambiamenti incredi- dando. Nella tragedia, col suicidio di Jean Se- bili. Già dalle sfarfallanti berg (1979); nel dramma, con le scomparse brevi sequenze delle pri- premature di Truffaut (‘84) e Demy ('90); per me immagini, quelle che naturale uscita dalla vita, come nei casi di sono state lanciate da Chabrol e Rohmer (2010), più di recente di Ri- proiettori rumorosi sugli Non è riuscita a vedere e a farsi vedere, come vette (2016), Jeanne Moreau (2017) e Agnés schermi di sale fieristi- si attendeva e ci si augurava, alla retrospettiva Varda pochi mesi or sono. Ma il caso di Anna che, ai tanti lungome- godardiana che la Cinémateque Française ha segue a pag. 8 Christine Kopf traggi artisticamente ri- gorosi e apprezzati del Festival periodo del cinema muto, si può notare una differenza enorme. Ma anche successivamen- te a tale periodo il cinema ha avuto la capacità Babel Film Festival 2019 di reinventarsi più e più volte come specifica Il Babel Film Festival è caratterizzava l’esistenza di quel gruppo e che forma d’arte - a un ritmo assai rapido -, prima il primo concorso cine- nel tempo del progresso ha rischiato di per- grazie al sonoro e successivamente con l’intro- matografico internazio- dersi. L’ONU ha dichiarato il 2019 l’anno delle duzione del colore è riuscito a perfezionare nale destinato esclusiva- minoranze linguistiche proprio perché sotto- ancor di più il linguaggio visivo e la stessa nar- mente alle produzioni linea l’urgenza di una consapevolezza misura- razione. Oggi col moderno cinema in digitale cinematografiche che ta sul rischio che entro la fine di questo secolo, esso continua ancora costantemente a rinno- Antonello Zanda guardano e racconta- delle 6700 lingue parlate nel mondo, tra il 50 e varsi. Il DFF - DeutschesFilminstitut & Filmmu- no le minoranze lin- il 90% morirà, al ritmo di scomparsa di una seum, che nasce dal DeutschesInstitut für Fil- guistiche. È una novità rilevante in un conte- lingua ogni due settimane. Il Babel Film Festi- mkunde (DIF), fondato da Hanns Wilhelm sto cinematografico mondiale in cui le grandi val ha appena chiuso la sua 6ª edizione lavoran- Lavies il 13 aprile 1949 a Wiesbaden, ha accom- produzioni si ostinano a parlare lingue omo- do per impedire questo progressivo impoveri- pagnato per 70 anni questo processo cinema- logate e universali, che appiattiscono, in un mento culturale. Ha mantenuto le promesse di tografico attraverso la ricerca e la conservazio- certo senso, l’universo dell’espressione uma- un programma ampio e articolato, ricco nei ne. Il 7 giugno 1984, su iniziativa di Hilmar na. La lingua minoritaria è una lingua che vive contenuti e che rende ragione di una vitalità Hoffmann, allora capo del Dipartimento di della sua diversità e della ricchezza che resti- creativa nel rapporto tra cinema e lingua rea- Cultura, il Museo del cinema tedesco è stato tuisce nel suo vivere, non solo nella vita che le le. Il festival promosso dalla Società Umanita- inaugurato davanti alla riva del fiume nel Mu- garantisce il parlante, ma anche nella vita che ria – Cineteca Sarda di Cagliari ha ricevuto seo della banca di Francoforte. Le collezioni le rinnovano le arti poetiche. Il cinema, che in anche quest’anno il riconoscimento della me- del Museo si sono basate inizialmente sull’ac- passato non ha mai valorizzato le parlate loca- daglia di rappresentanza della Presidenza del- quisto da parte della città di Francoforte delle li se non in relazione alla capacità di restituire la Repubblica e della Presidenza della Camera proprietà cinematografiche storiche del colle- la caricatura di un modo di vivere stratificato dei Deputati. Organizzato con l’Associazione zionista Paul Sauerländer, che consistevano in (in termini sociologici e antropologici), da di- Babel, grazie al sostegno della Regione Auto- 1300 copie di film in pellicola, 2000 poster ci- versi anni è stato in qualche modo vivificato noma della Sardegna e della fondazione Sar- nematografici, 7000 foto e altre diverse nume- dall’incontro con le parlate locali, con le lingue degna Film Commission, il festival è stato in- rose attrezzature cinematografiche d’epoca. e i dialetti che sopravvivono nelle aree lingui- trodotto da film prodotti dal Babel, due con il La villa Gründerzeit di Schaumainkai è stata stiche spesso periferiche di tutto il mondo. Le concorso Kentzeboghes, per progetti cinema- riprogettata dal punto di vista architettonico comunità hanno consolidato il senso dell’iden- tografici nelle lingue e dialetti della Sardegna, per adattarsi al meglio al Museo, per ospitare tità anche in forza di una lingua che in passato segue a pag. 6 segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente più vecchio festival cinematografico una biblioteca pubblica sulla storia del cinema per un pubblico di giovani in Germa- e il “Kommunales Kino” (il cinema comunale). nia, da diversi anni fa sempre più affi- A seguire, sotto la direzione di Claudia Dil- damento su formats partecipativi, che lmann, il DIF e il DeutschesFilmmuseum sono grazie a ciò il DFF sta ulteriormente al- stati riuniti in un unico Istituto a partire dal largando un rapporto concreto con il 2006. Il DeutschesFilmmuseum nell’occasione è pubblico giovanile. In questo festival stato riconvertito in un nuovo spazio di mo- viene presentata la più recente produ- stra cinematografica permanente. Dopo il ri- zione cinematografica internazionale tiro dal lavoro della Dillmann, a diventare di- supportata dalla presentazione dei film rettrice dell’istituto è stata Ellen Harrington, in programma, adattata a bambini che che già in precedenza aveva assolto compiti di vanno dai 4 anni fino agli adolescenti, responsabile della prestigiosa Academy Mu- integrata da un programma cinemato- seum of Motion Pictures di Los Angeles. E’ pro- grafico con i classici del cinema e una prio Ellen Harrington a completare la fusione serie di rassegne tematiche in parte formale dell’istituzione iniziata nel 2006, ren- progettate dagli stessi giovani. L’edu- DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum - Schaumainkai 41 dendola formalmente riconosciuta come uni- cazione al cinema deve far parte in 60596 Frankfurt am Main ca entità culturale proprio nel 2019, acquisen- modo naturale dell’educazione cultu- do il nuovo nome DFF – DeutschesFilminstitut rale più generale. Tuttavia, poiché stia- & Filmmuseum. Il Dipartimento di educazione mo parlando di un mezzo tutto som- cinematografica, istituito nel 2013, ha- rag mato ancora giovane, a volte è ancora gruppato e ampliato le numerose attività di necessario insistere per sostenerne il educazione museale, che dal 1984 offriva già bisogno. Letteratura, arti visive, musi- www.dff.film corsi formativi per asili, scuole, famiglie e ca e arti dello spettacolo fanno parte del calen- cinematografiche o nelle sale del laboratorio adulti. Sei anni dopo l’educazione cinemato- dario scolastico degli alunni. Al contrario, il del museo stesso. Più oggi i giovani hanno grafica è diventata uno dei pilastri fondamen- cinema non si presenta quasi mai come mez- l’opportunità di vedere film, sceneggiature, tali del profilo DFF insieme ai progetti di digi- zo di esperienza estetica e raramente lo si uti- generi o sperimentazioni estetiche diverse, talizzazione dell’audiovisivo. Il Dipartimento lizza come oggetto specifico di analisi critica più essi hanno la possibilità di intraprendere è riuscito a elaborare progetti educativi inno- dei media. L’educazione al cinema e ai media ‘viaggi’ nella storia del cinema e delle cinema- vativi, trasformandoli in proposte e pratiche in generale in Germania l’educazione al cine- tografie mondiali, più è facile per loro attra- nella vita culturale quotidiana e attirando per verso l’esperienza descrivere e valutare ciò questo molti finanziamenti per la loro realiz- che hanno visto, fare confronti e stabilire rela- zazione. Il Dipartimento è ora sempre più at- zioni. In sostanza, questo è un approccio di la- tivo sia a livello nazionale che internazionale, voro che serve ai giovani per educarli alle pro- contribuendo a far assumere nello specifico prie scelte, che è poi la base del pensiero critico. al DDF una funzione sovra – regionale. Il lavo- Il Dipartimento di educazione cinematografi- ro educativo del DFF propone oggi ad un pub- ca vuole letteralmente ‘infettare’ i giovani con blico giovane l’articolazione dell’intero siste- la cinefilia e incoraggiarli con essa a scoprire ma del cinema. L’obiettivo specifico è facilitare l’inusuale e l’ignoto. Il nostro lavoro educativo la conoscenza delle opere d’arte cinematogra- è influenzato dal pensiero di Alain Bergalas e fiche e la storia del cinema, che nonostante dalla sua pubblicazione “Kino as Kunst” (Il Ci- l’onnipresenza nella vita di tutti i giorni di im- Un momento dell’incontro: Christine Kopf, Angelo nema come Arte), che prevede la formazione e magini in movimento tale possibilità educati- Tantaro, Marco Asunis (foto di Maria Caprasecca) la mediazione di operatori culturali cinema- va non si presenta quasi mai nella vita di - tografici che accompagnano i giovani verso ni e giovani. Operatori preparati nell’educazione la conoscenza, come fossero dei ‘traghettato- alle immagini per la prima infanzia sono stati ri’ su un percorso critico in cui entrambe le coinvolti dal Dipartimento per formare un parti imparano sempre qualcosa gli uni dagli settore specifico formativo chiamato “Mini- altri. I metodi e la forza di tale processo comu- FilmClub”, in cui i bambini della scuola ma- nicativo induce a sviluppare un confronto e terna hanno la possibilità di avere un primo una riflessione incessante. L’apprendimento approccio con film sperimentali, rapportan- e la partecipazione di ricerca autonoma pro- dosi attraverso il gioco con gli inizi della sto- ducono un risultato straordinario. Il DFF attri- ria del cinema fino a diventare successiva- buisce per questo una grande importanza alla mente essi stessi soggetti protagonisti attivi e riflessione comune sul contenuto del film. Per creativi. Questo format ha avuto il riconosci- tutte queste ragioni, esistono molti modi affin- da sx: Angelo Tantaro, Christine Kopf, Maria Caprasecca, mento dal BKM Prize for Cultural Education del ché i giovani possano essere supportati alla Rina Serreli, Marco Asunis (foto di Sebastian) 2016 e ora è in una fase di una più ampia di- comprensione sulle scelte estetiche cinemato- vulgazione sia a livello nazionale che interna- ma (e ai media in genere) non fa ancora parte grafiche e sui suoi effetti culturali mediante zionale. Nelle “SchulKinoWochen” (l’anno delle della formazione specifica degli insegnanti. un confronto diretto o anche in altri modi cre- settimane del cinema scolastico), in cui solo Nei progetti presenti del DFF si può invece os- ativi. Ciò affinché essi possano essere in gra- ad Hessen sono circa 80.000 gli scolari che le servare quanto sia emozionante e formativo do di capire pienamente ciò che vedono. Nel frequentano, il cinema lo si vive tutto in un’au- per i giovani l’incontro critico con importanti più recente dibattito sulla scienza nella edu- la. Oltre a far conoscere la cultura cinemato- opere cinematografiche. Ciò aumenta -l’im cazione con i media, il film è considerato co- grafica con una serie di film adatti all’età, que- portanza del valore del DFF come istituzione me lo strumento più esemplare, anche nella sto progetto nazionale si focalizza sulla storia educativa extracurricolare e come partner af- condizione di oggi col digitale, in quanto esso del cinema e sulle analisi dei film, nonché sul- fidabile per le scuole, ragione per la quale tan- riesce a sviluppare rispetto agli altri media la conoscenza delle proposte cinematografi- tissime sono le richieste di collaborazione che tecnologici un risultato culturale più dirom- che e dei festival più recenti. Ancora, il “LUCAS provengono dalle stesse scuole, sia per una pente. Tutto il materiale cinematografico e la – Internationales Filmfestival für junge Filmfans “, il presenza al cinema o in classe, sia nelle mostre segue a pag. successiva 2 [email protected] segue da pag. precente Politiche culturali cinematografiche per l’infanzia. Danimarca stessa storia del cinema hanno un posto e un significato speciale per il lavoro del DFF, che è per questa ragione sia un museo che una cine- Written in Sand mateca. Tuttavia, questo mio intervento non L’Associazione danese per l’infanzia e la gioventù (DaBUF), aderente alla IFFS - International vuole essere in alcun modo contraddistinto da Federation of Film Societies, ha deliberato un Manifesto denominato ‘Written in Sand’ (Scritto uno spirito particolare di nostalgia o autocom- nella sabbia). Tale deliberazione del consiglio amministrativo del DaBUF rappresenta l’indiriz- piacimento; il processo evolutivo dei media zo politico culturale dell’Associazione volto a sostenere la conoscenza critica del cinema da par- appare ancora oggi in continua trasformazio- te dei bambini, quale fondamentale forma d’arte e di comunicazione sociale. Il DaBUF dal 1952 ne. Nella prima parte della Mostra permanente è operativo in Danimarca nel promuovere questo impegno. Scrive di questo a Diari di Cineclub presente al DFF, ancor prima della esposizione Kim Bruun membro del DaBUF sulla invenzione del Cinema, in riferimento al processo comunicativo tout court si parte da Nella prima metà del semplicemente con questo di provocare una una domanda, cosa può interiormente far na- 2010, la Danish Asso- piccola riflessione e perfino un velleitario di- scere nel pubblico l’interesse del cinema. La ciation for Children’s battito. Quantomeno ciò si augura per la pri- curiosità da parte del pubblico può essere cer- and Youth’s Film Clubs ma parte del nuovo decennio che abbiamo da- tamente considerata come un elemento co- (DaBUF) si è riunita vanti. A seguire il sunto di quanto elaborato stante in tutta la storia dei media, confermata per delineare una vi- con il titolo delle 15 tesi messe in evidenza. fino ai giorni nostri da strumenti come You- sione politico culturale Tube & Co. I lavori artistici realizzati con luci e per i circoli del cinema Tesi 1 - I bambini e i giovani devono avere il diritto ombre sono in preferenza fatti vedere nel ci- Kim Bruun dell’infanzia in Dani- di vivere il cinema come forma d’arte nema della casa del DFF. Dal momento che es- marca. Fondamentalmente, la visione che ne Le immagini in movimento sono potenti vei- sendo disponibili in formato digitale, questi è scaturita afferma che tutti i bambini devono coli per idee, pensieri e immaginazione. Il ci- possono essere sempre più estrapolati sotto for- avere la possibilità di poter godere del cinema nema è uno straordinario strumento che mo- ma di sperimentazioni nello spazio museale (in quale strumento d’arte. Una volta che si era della i nostri concetti di possibili mondi da modo particolare nella seconda parte della appurato tale importante obiettivo, è risulta- realizzare e di vite da vivere. Forse più poten- mostra permanente così come in diverse altre to opportuno individuare uno slogan che ne te di qualsiasi altra delle sei forme d’arte. Le dimostrazioni speciali). In quanto istituzione identificasse gli intenti. In danese la frase che immagini in movimento richiedono ancora storico-culturale il Museo utilizza ancora me- ha risposto meglio a tale intento è stata, “Film più tempo ed energia tra i bambini e i giovani. todi educativi tipici dei musei, incentrati cioè skal ses i fællesskab”, che sostanzialmente si- Le possibilità sono letteralmente infinite. Una sulla conoscenza dell’oggetto. Solo con un pro- gnifica – eliminando le allitterazioni della tra- durata di vita completa non sarebbe sufficien- filo istituzionale chiaro e con una decisa colla- duzione -, “Il film deve essere un’esperienza te per guardare i contenuti di oggi su YouTu- borazione con gli altri protagonisti del sistema condivisa”. In DaBUF si è pensato di dover be. E domani ci saranno ancora più video da educativo cinematografico e del panorama ancora chiarire dell’altro, spiegare cioè esat- guardare. formativo più generale, si può raggiungere l’o- tamente il vero significato di alcune parole, Questo è il motivo per cui le persone che han- biettivo di vedere riconosciuta l’educazione ci- quali ad esempio “bambini”, “film” e “circolo no a che fare con gli adolescenti e l’alfabetiz- nematografica sul piano sociale e col sostegno del cinema”. In questo senso si è voluto ren- zazione culturale dovrebbero cercare i film politico finanziario di cui ha bisogno. E tutto dere evidente il significato concreto di queste migliori e trovare quelli che risultano più questo per essere finalizzato a trovare la stra- parole attraverso la specificazione di 15 “tesi”, adatti e significativi per i bambini e i giova- da per uno sviluppo organico e diffuso di ini- quelle che si sono ritenute più appropriate. ni…In breve: i film che proiettiamo per i bam- ziative formative in asili e scuole a livello loca- Per quanto semplici e ovvie possano esse ap- bini dovrebbero sollevarsi come solide rocce le, regionale, nazionale e persino europeo. Ciò parire, si è avvertita la necessità di dover dare nell’oceano inquieto rappresentato dai me- è un dovere sociale che abbiamo, perché il loro qualche significato in più. Nel 2017 abbia- dia. film, soprattutto per la funzione speciale che mo provato a farlo, scrivendo riflessioni e Tesi 2 - I bambini devono avere tutti le stesse possi- gli ha dato il Cinema, fa riflettere e delizia, ir- spiegazioni per ogni tesi enunciata. Alla fine, bilità di vivere un film rita e respinge: in sostanza, è un nostro dovere essendo stato un coro di voci multiplo, diver- Sembrerebbe che i bambini e i giovani scan- perché il cinema educa! se interpretazioni risultano ripetitive ed alcu- dinavi condividano tutti le stesse opportunità ne di esse perfino conflittuali. Tuttavia, sia le nella vita. Soprattutto quando vengono con- Christine Kopf tesi che le deduzioni appaiono spontanee. frontati con gli adolescenti nelle aree meno Ora, di fronte a un nuovo decennio alle porte, fortunate del mondo. Per quanto sia vero, Ha studiato cinema, filologia tedesca e antropologia cultu- ci si è resi conto che queste enunciazioni e non si mostra il quadro completo. Non tutti i rale ad Erlangen, Marburg e Siegen (MA). Direttrice del ancor di più la loro pratica, non appaiono bambini hanno la possibilità di incontrare la festival goEast - Festival del Cinema dell’Europa centrale e esattamente scolpite in tavole di pietra. Anzi, cultura nella propria comunità locale. Per al- orientale, Wiesbaden (2004 - ottobre 2008). Membro di esse risultano scritte sulla sabbia. Così per la cune famiglie un ingresso al cinema può rap- diverse giurie, ha sviluppato progetti, mostre e rassegne di loro instabilità saranno erose dal tempo che le presentare una stravaganza che non possono film per il Filmvilla Nürnberg, ZKM Center for Art and farà pian piano scomparire. Per cui si spera segue a pag. successiva Media Karlsruhe, Kulturamt Wiesbaden, Offenbach Uni- versity of Art and Design (Moving Image Biennial 2013, Frankfurt) e in particolare per il Deutsches Filmmuseum (DFF) e Deutsches Filminstitut (DIF) a Francoforte sul Meno. Da vent’anni lavora per questa cinemateca tedesca, curando mostre, programmando rassegne di film, orga- nizzando eventi speciali come il programma stesso per la riapertura della casa nel 2011. Dall’estate 2013 sta lavo- rando in un nuovo Dipartimento come responsabile delle attività di alfabetizzazione cinematografica. Parallela- mente lavora come curatrice del Premio cinematografico Robert Bosch Stiftung per la cooperazione internazionale tra i giovani registi tedeschi e quelli del mondo arabo. 3 n. 79

segue da pag. precednte passaggio in un cinema. DaBUF desidera in- cerchiamo di dimenticare i problemi quoti- permettersi. Altre famiglie non hanno le ri- coraggiare la visione di film come un’espe- diani per alcune ore. Di volta in volta ci ritro- sorse. Di conseguenza, gli operatori che orga- rienza unica, selezionando per questo film dal viamo commossi, perplessi o addirittura stu- nizzano proiezioni di film per bambini e gio- contenuto sostanziale e proponendo film con piti. Sfortunatamente, non tutti i film per vani dovrebbero sforzarsi di raggiungere presentazioni illuminanti. Bambini e giovani bambini hanno obiettivi più importanti ri- anche coloro che sono meno fortunati, quelli devono essere accettati come collaboratori at- spetto a quelli dei produttori di incassare più che non hanno accesso alle iniziative culturali tivi e creativi alle proiezioni. La nostra visione soldi. Pertanto, i circoli del cinema dovrebbe- nei Comuni, per coinvolgerli con film appas- è quella di creare uno spazio di riflessione fer- ro proporre film che abbiano la forza di attrar- sionanti. Film che daranno spunti e spinte tile per i film che per le loro caratteristiche so- re i soci, suscitare loro curiosità e meraviglia e per desiderare un mondo più giusto. Col tem- no rivolti a un pubblico giovane o che hanno sorprenderli con effetti e narrazioni cinema- po questo processo formerà cittadini attivi, giovani come protagonisti e modelli. Inoltre, tografiche stimolanti. I bei film possono (co- impegnati e curiosi. desideriamo offrire al pubblico giovane op- me nel caso di tutta la vera arte) toccare l’ani- portunità di produrre film da soli. Capire il ma dello spettatore e persino diventare Tesi 3 - Bambini e giovani devono essere rispettati, film è fare esperienza, comprendere e creare. ispirazione che può cambiare una vita. ascoltati e guidati Bambini e giovani sono individui. Di conse- Tesi 7 - Il cinema deve incoraggiare alla consapevo- Tesi 10 - Il film deve essere variamente raccontato guenza, essi hanno il diritto ad essere ascolta- lezza della propria e della vita degli altri Il numero di film prodotti ogni anno è abbon- ti e il diritto al cinema, a film che trattano In un mondo strettamente interconnesso e dante. Per i circoli del cinema la sfida è sceglie- questioni che rappresentano la propria vita. I più grande che mai, abbiamo un forte bisogno re il meglio. Vediamo molti film a caso, alcuni li film devono avere caratteristiche che li intrat- di storie che ci ricordino le differenze tra gli guardiamo perché sappiamo già cosa aspettar- tenga e li provochi. Bambini e ci, altri vengono dimenticati nel giovani sono vulnerabili e mu- momento in cui finisce la loro vi- tevoli. Essi cercano risposte e sione. Ma alcuni di loro ci riman- indicazioni. Ciò significa che gono impressi. Forse proprio noi, adulti, lo dobbiamo alle ge- questi film hanno qualcosa di nerazioni future, abbiamo il diverso; forse questi penetrano compito di selezionare film di- nelle storie di chi li vede da una vertenti che trasmettano sag- prospettiva nuova o diversa. gezza e consapevolezza. La Forse quel film usa sul piano combinazione tra bambini e tecnico la luce, il taglio del film film contiene una promettente o il punto di vista in un modo simbiosi tra reattività pedago- particolarmente originale. O gica ed espressione artistica. forse quel film ci tocca in un modo che mai nessuna pelli- Tesi 4 - I bambini devono essere cola aveva mai fatto prima. I ispirati, sollecitati e coinvolti. film che sviluppano il lin- Bambini e giovani hanno il di- guaggio cinematografico do- ritto ad essere stimolati intel- vrebbero essere premiati e lettualmente. Questa stimola- meritare di essere accolti da un zione li prepara ad affrontare una società in uomini. E abbiamo bisogno di storie per inse- pubblico più vasto possibile. Inutile dire che costante trasformazione. Inoltre, stimoli in- gnarci come accettare queste differenze. È questi film devono essere la prima scelta nelle tellettuali come sollecitazione, ispirazione e importante per noi conoscere e riconoscere le proposte dei circoli del cinema. impegno sono le chiavi per un’infanzia e un’a- nostre varie identità. I racconti cinematogra- dolescenza spensierate e felici. Se vivi i tuoi fici che ci rendono consapevoli delle idiosin- Tesi 11 - I circoli del cinema devono invitare tutti al- anni formativi senza preoccupazioni, tendi crasie e delle problematiche di altre persone la partecipazione ad avere la capacità di diventare creativo, in- creano le esperienze artistiche migliori. Ren- Spesso, il circolo del cinema rappresenta una dipendente e attento alla democrazia. Di con- dono il mondo un luogo migliore. In breve: il opportunità che grazie alla sua economicità seguenza, un essere più immune alle varie film è un eccellente mezzo per comprendere il riesce a far incontrare il cinema, come stru- forme degenerative del radicalismo mondo e colmare la diversità tra gli esseri mento di acquisizione di un patrimonio cultu- umani. rale e veicolo di conoscenza di storie attraenti. Tesi 5 - I bambini devono promuovere la democra- Idealmente, il circolo del cinema può funzio- zia Tesi 8 - Il film deve ispirare la critica e l’interazione nare come crogiuolo per tutte le varianti e i Le società scandinave sono costruite sulla fi- “Un’ora di tv dovrebbe ispirare 100 ore di gio- modelli con i quali è composto il mondo, che ducia nella capacità e volontà degli individui co”. Questa frase della Danish Broadcast TV fa radunare attorno ad un simbolico fuoco fatto di impegnarsi a sviluppare istituzioni e comu- vorremmo in definitiva farla nostra. DaBUF di storie significative e stimolanti raccontate in nità democratiche. Ciò significa che, anche incoraggia i soci del suo Cineclub ad aiutare i pellicola. In un modo tale che si può creare un ter- già da bambini, si deve acquisire e far com- bambini e i giovani a realizzare i propri film. reno comune in cui tutti possono riconoscersi. prendere il valore della democrazia. Questa Avendo provato a fare film per conto proprio, corretta comprensione è quel che desideria- bambini e ragazzi capiranno il potenziale dei Tesi 12 - I circoli del cinema devono creare una con- mo trasmettere ai bambini nei nostri cine- media. Almeno i film che vengono mostrati ai dizione condivisa club. L’esperienza condivisa ed il lavoro vo- soci dovrebbero incoraggiarli a raccontare le Il fatto che il film sia un’esperienza condivisa do- lontario degli operatori culturali che storie personali con parole proprie. Inoltre, i vrebbe essere evidente. Guardare un film con gli proiettano film devono mostrare ai bambini il film nei circoli del cinema dovrebbero aiutare altri è condividere un’esperienza comune per al- valore democratico dei forum sociali. i soci a inquadrare le loro storie personali, in- cune ore. La sensazione di condividere risate e segnando loro narrazioni che possono utiliz- lacrime comuni, il rumore e l’odore delle perso- Tesi 6 - I film devono avere lo sguardo verso i, con i zare come riflesso delle loro personali vicende. ne che mangiano popcorn, tutto quanto si ag- bambini e i giovani giunge alla consapevolezza di far parte di un DaBUF desidera promuovere il film come Tesi 9 - Il film deve agire, scomporsi e meravigliare tutt’uno. Quando sei arricchito da un’esperienza qualcosa di più di un semplice sfarfallio di Quando ci approntiamo a vedere un film, spesso segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente culturale in compagnia di altri, puoi compren- Il paradiso probabilmente di Elia Suleiman dere di essere persona veramente viva quando rifletti grazie all’apporto di altri esseri umani. Un diario personale e politico dedicato al popolo palestinese: originale, malinconico e delizioso Tesi 13 - I circoli del cinema devono sviluppare la co- noscenza culturale Il Paradiso probabilmente (It Must Be Heaven), che gli è stata presentata dal suo amico Gael Proprio come si apprezza la possibilità di con- del veterano palestinese Elia Suleiman, pre- Garcia Bernal, liquida il regista con gelida cor- dividere eventi culturali come mostre, musica sentato nella Competizione Ufficiale del Festi- tesia, essendo del tutto disinteressata rispetto e altre arti nelle nostre comunità locali, i bam- val di Cannes 2019 e premiato con una Men- al suo cinema. Ovunque Suleiman osserva si- bini dovrebbero avere la possibilità di godersi zione Speciale, è stato distribuito nelle nostre lenziosamente piccoli incidenti, abitudini di- un film nelle sale cinematografiche non trop- sale lo scorso dicembre. È un diario personale e sdicevoli, scortesie ed episodi grotteschi che po lontane da dove vivono. Inoltre, i film pro- politico, tra gentile umorismo surreale ed ele- gli ricordano le limitazioni, i vizi e la difficile iettati dovrebbero sviluppare le menti dei gia del proprio popolo ghettizzato. Suleiman convivenza interetnica e interreligiosa che bambini e dei giovani verso altre iniziative cul- vive pacificamente nella casa avita di Nazareth esistono in Israele, nei Territori occupati della turali. Preferibilmente grazie a un’opera di vo- (cittadina israeliana a maggioranza araba e pa- West Bank e in Palestina, e che gli sono ben lontariato. lestinese) e visita la tomba di sua familiari. Quindi torna a casa, madre nel cimitero cristiano. As- dove nulla è mutato, e sembra Tesi 14 - I circoli del cinema devono favorire il volon- siste a gustose scenette e a picco- sperare nei giovani che danzano tariato le gag che simboleggiano le ten- liberi e felici in una discoteca. Il Questa tesi ha un doppio risvolto. Da un lato, sioni latenti: una processione Paradiso probabilmente è una gli adulti che trascorrono del tempo nel circolo pasquale di cristiani ortodossi brillante e malinconica comme- del cinema dovrebbero pensare che il loro tem- con esito inaspettato; i compor- dia dell’assurdo e degli equivoci: po sia ben speso, che questo faccia la differen- tamenti di pittoreschi e impor- mette alla berlina la violenza e za nella vita dei soci. Che le scelte dei film che tuni vicini; un siparietto che ve- l’estremismo, senza giungere gli operatori selezionano devono illuminare e de protagonisti due infastiditi mai alla critica radicale. Ripro- colpire i soci del circolo. Dall’altro lato, si spera avventori di un bar che mettono Elia Suleiman pone, con maggior arguzia, l’ap- che i giovani soci vengano al circolo del cine- in discussione che si serva cibo cotto nel vino. proccio e alcuni temi del precedente Il tempo ma di loro spontanea volontà. E devono avere Per non parlare di gruppi di giovani armati di che ci rimane (The Time That Remains) (2009), l’impressione che il circolo del cinema offra bastoni che corrono nelle strade preparandosi sincero ed emozionante ritratto della vita una opportunità speciale; una opportunità per a uno scontro. Poi il regista - attore parte, re- quotidiana dei palestinesi che, in seguito alla contemplare, riflettere, godere del piacere di candosi a visitare i due Paesi simbolo di liber- formazione dello Stato di Israele e alle guerre stare insieme. tà e di civile convivenza: la Francia e gli Stati successive, con la modificazione dei confini, Uniti. Ma anche all’estero trova segni di insof- hanno scelto di rimanere ad abitare nelle loro Tesi 15 - I circoli del cinema devono favorire la cono- ferenza, di egoismo e di inasprimento delle terre native. Sono definiti “arabo - israeliani”, scenza del passato, del presente e del futuro misure di controllo e di sicurezza. Parigi è te- essendo una minoranza nel Paese ebraico. Una gradita speranza per il circolo del cinema atro di piccole prepotenze degli uni contro gli Elia Suleiman guarda di nuovo a Jacques Tati è quella di poter mostrare gli amati classici del altri, è vistosamente pulita, ordinata e vigilata e a Buster Keaton, ma anche a Otar Ioseliani e cinema. Capolavori eterni apprezzati da gene- da moltissimi poliziotti onnipresenti che con- forse persino a Roy Andersson. Propone una razioni che potrebbero trovare un pubblico trollano passo, passo gli homeless, perseguo- narrazione efficace, ma frammentaria, episo- nuovo e riconoscente in quello del circolo del no i venditori ambulanti e fanno rispettare dica e fluttuante, studiata e istintiva al tempo cinema. Questi film hanno il potenziale di ri- burocraticamente le norme di occupazione stesso, ma mai retorica. Interpreta sé stesso sultare degli insegnamenti incomparabili ver- del suolo pubblico per i dehors dei caffé. Quan- come un personaggio muto, attonito e impas- so le nuove generazioni. Il cineclub dovrebbe do incontra un indaffarato produttore france- sibile, ma non passivo, e, spesso, contempla anche essere il luogo in cui si possono vedere se, Suleiman si sente dire che il progetto del gli altri con un sorriso beffardo quasi imper- film recenti rivolti a un pubblico giovane. La suo nuovo film non sarebbe abbastanza pale- cettibile. Gioca su uno spaesamento calcolato, speranza è che i giovani soci si rendano conto stinese, vale a dire che non conterrebbe i cli- sui tableax vivants che animano le microstorie, che le loro storie e le loro epoche sono rilevanti chés più conosciuti relativi al suo popolo. A sui tempi di una comicità slapstick e deadpan e quanto le storie degli anziani. Infine, i bambi- New York la gente circola portando in spalla con sulla ripetizione dei gesti. ni e i giovani potrebbero scoprire il loro futuro noncuranza mitra, fucili e bazooka. E l’executi- nel circolo del cinema. Anche tramite trame ve di una casa di produzione cinematografica, G. O. nuove e fino ad allora mai raccontate, con ef- fetti cinematografici tutti da scoprire anche grazie alla più recente tecnologia del digitale. Il cinema deve essere questo, un’esperienza condivisa che sfida il tempo e lo spazio. Tutto qui!

Kim Bruun

Editore e cineasta di lungo corso. Membro del consiglio amministrativo del DaBUF dal 2007. Operatore culturale presso la IFFS dal 2013. Più volte partecipante e accompa- gnatore al Giffoni Film Festival.

Traduzione di Marco Asunis

www.dabuf.dk 5 n. 79

segue da pag. 1 Bar Seui di Andrea Deidda (in sardo campida- nese) e L’ultimo barbiere di Carrera Longa di An- tonio Maciocco (in sassarese) e dal film di Pa- olo Carboni, Casteddu Sicsti, una docufiction che racconta il capoluogo sardo sul finire degli anni ‘60, combinando i linguaggi della mes- sinscena cinematografica, dell’intervista e delle immagini di repertorio. Il Festival cerca in questo modo di avere anche un ruolo pro- duttivo e non solo promozionale. L’apertura è stata affidata al film fuori concorsoDantza del regista basco Telmo Esnal che negli anni scor- si ha vinto diversi premi del BFF. Un film de- dicato al ciclo della vita, sulla lotta per la so- pravvivenza, dove il passare del tempo è segnato dal corso della natura e la danza è la lingua scel-

“Dantza” (2018) di Telmo Esnal

Il pubblico nella sala del polo culturale di Sa Manifatture Una parte del bel gruppo dello staff del Babel (foto di di Cagliari Sara Deidda) ta per raccontarlo. Un’opera poetica straordi- naria che immette dentro la vita dei popoli, della terra, dei miti e delle tradizioni che ne segnano la resistenza vitale. Il festival si è snodato fino al 7 dicembre con la proiezione “In Our Synagogue” (2019) di Ivan Orlenko dei 71 film di cui 53 in concorso, fino alla sera- ta di premiazione in cui sono stati assegnati 13 premi. Tre premi sono stati assegnati dalla giuria composta dalla regista Fiorella Infa- scelli (presidente), dai registi Daniele Mag- gioni, Marco Antonio Pani, Mario Brenta e Il Direttore di Diari di Cineclub Angelo Tantaro Michela Anedda, insieme al segretario gene- consegna il premio del periodico a Pawel Wysoczański rale di ELEN (European Language Equality (Polonia) per “We will be happy one day” Network) Davyth Hicks, e alla regista del Que- bec orientale Crystal Dawn Jerome, protago- nista di un’esperienza straordinaria, la Wapiko- “Jainkoak ez dit Barkatzen” (2018) di Josu Martinez ni Mobile, un centro di produzione audiovisiva e musicale itinerante fondato nel 2003 dal regi- sta Manon Barbeau con la collaborazione del National Film Board of Canada. Wapikoni Mobile è un progetto socioculturale di forma- zione rivolto alle comunità indigene che orga- nizza seminari per i giovani per imparare ad usare strumenti digitali e realizzare cortome- Il Presidente della FICC Marco Asunis premia il film traggi e opere musicali. I premi della giuria “Anti” di Josu Martinez sono stati assegnati a We will be happy one day il basco Jainkoak ez dit barkatzen di Josu Marti- “We will be happy one day” di Pawel Wysoczański di Pawel Wysoczański (Polonia 2011), miglior nez (Spagna, 2018), una ricostruzione della e che raccontano il problema nazionale curdo, lungometraggio, inedito in Italia (e che ha ri- memoria storica basca restituita mescolando oggi al centro di un criminale programma di cevuto anche il Premio Diari di Cineclub), che linguaggi diversi (immagini documentarie, annientamento portato avanti dal governo con uno sguardo cinematografico ruvido ed ricostruzioni di fiction, animazione in 2d, re- turco di Erdogan. Storie di soprusi, violenze e essenziale racconta la storia di Daniel, che vi- gistrazioni sonore, foto e materiali filmati di memorie da recuperare come in Bîr (Well) di ve in un distretto molto povero chiamato Li- varia origine). Il miglior cortometraggio è In Veysi Altay (Turchia 2018), regista recente- piny nella Slesia, in Polonia meridionale e cer- our Synagogue di Ivan Orlenko, esordiente ucrai- mente condannato perché il semplice parlare ca un’alternativa alla povertà, con l’aiuto della no che confeziona un film corto raffinatissi- dei curdi significa essere automaticamente nonna Aniela, pensando di girare un film con mo parlato in yiddish. Il festival, ricco di ante- terroristi, e Veger [Return] di Selman Deniz (Tur- il suo cellulare. Due ex aequo per il documenta- prime nazionali, ha incrociato, come oramai chia 2019); ma anche storie di lingue tagliate e rio, Diario Guaranì di Marcelo Martinessi (Para- accade da varie edizioni, l’attualità incomben- cancellate, che i curdi contrastano in modo guay, 2016) dedicato al popolo guaranì a rischio te e drammatica che caratterizza la contem- originale come racconta Her mal dibistanek [Every di estinzione (oggi anche grazie a Bolsonaro) e poraneità. Sono molti i film parlati in kurdish segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente house is a school] di Ardin Diren (Turchia, 2019); o storie di guerra come l’assedio di Afrin resti- tuito in Shadow of the Kurdistan mountain di Azad Evdike (Syria 2018). E poi c’è l’attualità catalana, la cui conflittualità e problematicità è metaforizzata da un film come Cada quinze dies di Sesé Laura Huguet e Joan Tisminetzky (Spagna 2018), documentario militante e inti- mista che sviscera il tema universale delle alle- anze e delle difficoltà in ogni rapporto genito- re-figlio. L’altro tema ricorrente del festival, perfettamente intrecciato a quello della so- pravvivenza linguistica è il tema ambientale. Tra i film in concorso sono da segnalare Los hojos del camino di Rodrigo Otero Heraud (Perù 2017) film poetico che esprime i sentimenti della cultura andina verso la Madre Terra e gi- ra intorno alla figura di uno sciamano andino che appare, cammina e scompare come uno Diari di Cineclub Award 2019 spirito errante; e Oreina di Koldo Almandoz (Spagna 2018), che guarda ai giovani senza ra- Babel FilmFestival | Cagliari 2 – 7 Dicembre dici che vivono ai margini della città, dove le industrie si affacciano su fiumi e paludi e la so- La Giuria del Premio Diari di Cineclub – periodico indipendente di cultura e informazione ci- pravvivenza significa vivere pericolosamente nematografica, composta da: Fabio Massimo Penna (presidente), Stefano Macera, Andrea Fa- in contesti relazionali difficili; ancora A bolu di briziani, Giulia Zoppi, Patrizia Gradito, Maria Rosaria Capozzi, Antonio Falcone, Giulia Mar- Davide Melis (Italia 2019), documentario che ras, Ugo Baistrocchi, Daniele Ceccarini, Angelo Tantaro, Massimo Pellegrinotti, Sara investe una delle più autentiche culture dell’i- Santucci, Alba Paolini, Yala Iachini, Vincenzo Rosace, riunitasi presso Cineclub Roma, Via sola, quella del pastoralismo, che trova sintesi Marco Decumio 33, nella serata del 15 Novembre per visionare le 4 opere a lei concesse (i giu- ed espressione compiuta nel Canto a Tenore. rati non presenti su piazza hanno espresso il loro voto online), dopo una attenta analisi, ha Quello del destino della civiltà occidentale è deciso di attribuire il Premio Diari di Cineclub a: così presente sottotraccia in diversi film, decli- nato anche in modo originale e suggestivo co- me Inferru (Italia 2019), di Daniele Atzeni, fuori WE WILL BE HAPPY ONE DAY concorso e coprodotto dal Babel, un ipnotico viaggio tra gli ultimi disperati, folli e al con- di Pawel Wysoczański (Polonia) tempo lucidissimi pensieri di un anziano mi- natore del Sulcis, un film politico realizzato in- “Noi saremo felici un giorno” ben si riallaccia a tutto un filone di cinema polacco degli ultimi teramente con immagini d’archivio. Centrale anni che restituisce con grande efficacia spaccati urbani e contesti di degrado ed esprime la per questa edizione è stata l’istituzione di una disillusione di una generazione privata di un futuro. Daniel indagando il reale attraverso il ci- struttura formativa denominata Babel Aca- nema, registra i desideri effimeri dei suoi coetanei e crea una prospettiva che sarà solo inven- demy. Essa vuole essere una occasione di for- zione cinematografica grazie anche alla figura ironica della nonna, unica presenza al suo fian- mazione continua e permanente per gli appas- co. sionati di cinema e per coloro che vogliono meglio comprendere i ruoli, le professioni e gli aspetti creativi del mondo dell’audiovisivo. Cinque incontri per il cinema con la regista e documentarista Alina Marazzi (sull’utilizzo delle immagini storiche pubbliche e private a supporto della narrazione filmica), il regista Mario Brenta (l’approccio al cinema del reale), il sound designer Massimo Mariani (il suono al cinema, i tempi della progettazione e della post produzione sonora), la segretaria di edi- zione Lara Saderi (sul ruolo chiave della figura della segretaria di edizione nelle produzioni) e il regista Daniele Maggioni (come trasferire l’idea di partenza in una narrazione, dallo svi- luppo alla sua attuazione). Due mostre - la sto- ria della produzione e riproduzione con le macchine della Cineteca Sarda e le fotografie del Kurdistan di Jazar Murat - e un concerto di artisti che cantano nelle lingue minoritarie e dialetti (il Tenore Supramonte di Orgosolo, il catalano Joan Isaac, il trio di Flo, il progetto Randagiu Sardu e Rossella Faa) hanno chiuso il quadro di un programma articolato e ricco di contenuti. Antonello Zanda 7 n. 79

segue da pag. 1 Karina colpisce doppiamente, almeno quan- ti di noi si sono accostati in prima battuta al cinema proprio in quegli anni inventivi e ro- venti: più, se possibile, persino della stessa Moreau di Jules e Jim o de La sposa in nero, l'allo- ra Madame Godard è stata il volto stesso, fre- sco quanto inatteso, sorridente quanto miste- rioso e irresistibile, di quell'ondata impetuosa, definitiva, incontenibile. Personalmente, lo ammetto, rispetto all'infinita e presso che in- controllabile galassia godardiana successiva, la mia personale preferenza, forse nostalgica, continua a indirizzarsi alla ... classicità postu- ma del decennio Sessanta, e in particolare alla sua prima metà (che non mi ascolti l'irrag- giungibile Alberto Farassino, cui devo molto se non quasi tutto!). La Angela de La donna è donna e la Nanà di Questa è la mia vita potreb- bero essere considerate, ancora più della stes- “Questa è la mia vita” -Vivre sa vie (1962) di Jean-Luc Godard sa, pur totalmente indimenticabile e necessariamente e solo femminili) de- inaccantonabile Cathe di Truffaut, ap- stinate a restare, prolungarsi, imporsi: punto, l'essenza visiva del movimento magari a poco a poco e a posteriori, fino trasposta in personaggi. Una bellezza in fondo, nella memoria collettiva. La suprema, insieme esotica e semplice, danese Hanne Karin Blarke Bayer, che Poi la carriera successiva le avrebbe of- Coco Chanel volle ribattezzare Anna ferto, come a molte, occasioni splendi- Karina quando era una sconosciuta di- de sulla carta e meno convincenti nei ciottenne (mentre Godard e Truffaut, fatti conseguitine, o viceversa. Suzanne ancora amici, collaboravano alla delizia Simonin, la religeuse di Diderot portata di Une histoire d'eau) è molto probabile sullo schermo da Jacques Rivette fun- che finirà diventarla. Per quanti ebbero zionò alla perfezione, ad esempio, pur il privilegio di contemplarla in prima vi- affibbiandole un saio e un soggolo. La sione, via via, anche da Le petit soldat a Marie Cardona de Lo straniero di Viscon- Bande à part, da Alphaville a Pierrot le fou, ti da Camus, sebbene potenziata dallo e persino da Made in USA a, La chinoise, straordinario vestiario anni Trenta di lo è in primissima battuta da quegli an- Piero Tosi, fu invece coinvolta e travolta “Le Petit Soldat” ((1963) di Jean-Luc Godard ni, e definitivamente. Le immagini con- nel funzionare a scartamento ridotto del film, usciti tra l'83 e il 2010, che non risultano a vogliate nel '96 da Armando Ceste per Anna probabilmente l'unico scacco nella carriera tutt'oggi tradotti da noi, andrebbero ovvia- Karina, Il volto della nouvelle vague possono per del suo regista. Dell'esperienze a sua volta re- mente raggiunti per poterne dire. Ma tutto gistiche rimaste isolate e irripetute di Vivre en- questo è secondario. Il fatto centrale è che il ci- semble e Victoria avrebbe anche potuto fare a nema ha la possibilità non solo virtuale, di meno, forse; i suoi quattro eterogenei libri, tempo in tempo, di fissare delle icone (non

i più giovani o per quanti malauguratamente nutrissero in proposito qualche dubbio, con- fermarlo con perentorietà irrefutabile. Anna Karina con Sami Frey e Claude Brasseur in “Bande à part” (1964) di Jean-Luc Godard, una delle scene di ballo più deliziose e eleganti mai girate (n.l.) 8 [email protected] Incontro con Antonietta De Lillo: Una regista in anticipo sul tempo Si definisce una mecca- sintonizzi la tua curiosità con la necessità di rac- nica del cinema, una ca- contare il reale intorno a noi? pace di usare tutti gli Per quello che mi riguarda, la scelta sulla sto- strumenti tecnici che lo ria giusta per un film è sempre molto casuale, compongono e con que- o forse lo è solo apparentemente...non so. En- sti riuscire ad usare lin- trambe le cose, direi. Il mio cinema, così come guaggi sempre diversi. sono io, è un percorso fatto “coi sensi aperti” e Antonietta De Lillo ap- probabilmente avendo iniziato come fotore- partiene alla generazio- porter/giornalista, la professione ha accen- ne di cineasti napoleta- tuato questo aspetto, questa curiosità. Molte ni che esordirono tra la volte è il caso a scegliere per me, altre volte c’è fine degli anni ‘80 e l’i- un po’ di vita vissuta in quello che scelgo, un nizio dei ’90 del secolo po’ come col film I racconti di Vittoria, in cui Giulia Zoppi scorso (per conoscerli un’amica mi ha raccontato di aver conosciuto meglio consiglio la lettu- un’oncologa…da questo inizio poi, il progetto ra del pregevole saggio collettaneo Loro di Na- è partito. Tendenzialmente mi metto in ascol- poli, il nuovo cinema napoletano 1986-1997, edi- to della realtà e mi guardo intorno. Per quan- zioni della Battaglia, n.d.r.) e che in pochi to riguarda la forma, l’estetica, cerco sempre anni dagli esordi intrapresero strade diver- un linguaggio, un’estetica diversa, una mia genti e non sempre nel segno della settima ar- grammatica, seguendo il filo della narrazione. te. De Lillo è l’esponente di quel “movimento” Mi metto al servizio della storia e questo mi che, insieme a Mario Martone, ha mantenuto suggerisce quale penna o pennello scegliere forte e concreto l’impegno nel cinema, scri- per raccontare. Io mi lascio scegliere e ascolto Antonietta De Lillo vendo e girando opere che spaziano dall’im- pegno civile all’introspezione personale, dalla filosofia al ritratto, sperimentando ogni volta stili e grammatiche diverse e, come lei stessa mi racconta, adattando il linguaggio filmico al tipo di narrazione. Riuscendo a passare dal- la finta leggerezza di un film comeNon è giusto (presentato a Locarno nel 2001), all’indagine documentaristica e storiografica di realtà complesse come quelle che circondano Napoli (i docc per Rai Educational), ai ritratti intimi- stici e dolenti di Alda Merini piuttosto che di Luca Musella in Let’s go, fino ad arrivare al film che più degli altri ha trovato unanimi consen- si di pubblico e critica ovvero Il resto di niente (2004), ritenuto il capolavoro di una carriera contrassegnata da premi e riconoscimenti, ma tenacemente e dolorosamente (ancorchè coraggiosamente) controcorrente. La incon- tro a circa 30 anni di distanza dalla prima vol- ta (in occasione dell’uscita di Matilda, suo se- condo film, 1990) per confermarle la stima e per dirle che raramente un cineasta riesce a variare argomenti e temi, giocando con il ci- “Il resto di niente” (2004) di Antonietta De Lillo interpretato da Maria de Medeiros: Eleonora. Il film, presentato fuori nema come una tavolozza di colori, in cui concorso alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano, ogni sfumatura riesce nitidamente a definire e racconta la vita della nobildonna Eleonora Pimentel Fonseca sullo sfondo della rivoluzione napoletana del 1799 uno stile, un pensiero e un mondo, come rie- sce a fare lei. quello che dice la gente o che la storia stessa partecipato? A me sembra che anche in questo caso, Ai tempi di Matilda era presto per poterlo constata- mi suggerisce. sia riuscita ad intercettare la necessità di espressio- re, ma oggi posso affermare che il tuo cinema ha Nonostante i numerosi riconoscimenti che ti sono ne di molti giovani aspiranti cineasti…anche que- sempre anticipato i tempi. A questo proposito penso stati attribuiti sin dagli inizi (sei senza dubbio una sta volta hai anticipato i tempi. Mi sbaglio? al bellissimo Il Resto di niente (2004) in cui riesci a delle registe più talentuose e interessanti in circola- L’essere in anticipo può non essere sempre un tratteggiare la personalità di Eleonora Pimentel zione e l’affermazione supera ogni differenza di ge- vantaggio. La mia prima opera realizzata con il Fonseca con una sensibilità e un’intelligenza rare, nere e/o geografica, n.d.r.), credo di non sbagliarmi cinema partecipato era Pranzo di Natale (2011) mostrando, all’interno di un contesto storico in fer- nel ritenere che i tempi di realizzazione di un pro- un numero zero, e nasce da due esigenze. mento, una donna di grande coraggio e intrapren- getto possano dilatarsi per mille ragioni ed inter- Quella del dialogo tra generazioni e la condi- denza ancora molto attuale, ma anche al preceden- rompersi per svariato tempo. A questo scopo hai cre- visione di progetti. Da adulta mi piace dialo- te I racconti di Vittoria (1995), dove affronti un ato la casa di produzione Marechiaro che da qualche gare con le altre generazioni, ovvero vorrei argomento complesso come la morte, declinandone anno promuove il “cinema partecipato”, ideato, se dare ai ragazzi quello che avrei voluto ricevere i vari aspetti… e l’elenco potrebbe continuare. Leggo non erro, con il progetto cinematografico Oggi insie- quando ero io agli inizi. Il mio vuole essere che hai iniziato la carriera come giornalista-foto- me, domani anche (2015), in cui si indagano senti- una specie di tutoraggio verso registi più gio- grafa e questo sicuramente ti ha allenato ad uno menti e relazioni, con una curiosità e una verve che vani, per la circolazione di un cinema condi- sguardo eclettico sulla realtà… Cosa ti spinge a tro- ricordano il Pasolini dei Comizi d’amore (1965). Po- viso che dialoga tra generazioni. La casualità vare gli argomenti per affrontare un film? Come tresti descriverci la finalità e lo scopo del cinema segue a pag. successiva 9 n. 79

segue da pag. precedente dei contributi e i documentari che si creano fanno sì che alla fine del lavoro, nel tessuto narrativo, ci sia finalmente un NOI in un mo- mento storico in cui ci rivolgiamo solo e sem- pre verso gli estremi e disperdiamo l’orizzon- te. Il “noi” sono le persone abbandonate o dimenticate. Unire ciò che arriva da autori di- versi, mettere insieme tante voci, consente di ottenere un NOI. Pensa alle sardine, ovvero quel noi che per decenni abbiamo dimentica- to da una parte…è una circolarità tra voci e co- lori differenti. Ho abbandonato la fotografia per il cinema ed è stata l’evoluzione più scon- tata che nasce dall’esigenza di non stare più da sola. Con la nascita della rete e il digitale per me è stato naturale pensare al cinema par- tecipato, ovvero all’individualità dentro una collettività. Mi piace definirmi una meccanica “Il signor Rotpeter” (2017) di Antonietta De Lillo, un mediometraggio presentato fuori concorso alla 74ª Mostra del cinema, una che lo conosce dal punto di vi- internazionale d’arte cinematografica di Venezia, interpretato da Marina Confalone, è ispirato al racconto di Franz Kafka sta tecnico in ogni senso e questo mi consente “Una relazione per un’Accademia”. di elaborare linguaggi diversificati, speri- mentare ogni volta che inizio un progetto… Nel 1997 hai firmato, in collaborazione con Ja- copo Quadri e Patrizio Esposito, la regia di Sa- rahawi, voci distanti dal mare, un reportage che racconta la drammatica vicenda di una tri- bù privata dei propri territori. Dopo più di vent’anni, la situazione globale si è talmente aggravata, dall’aver creato situazioni analoghe in molte altre parti del mondo.Siamo testimoni oculari ed impotenti di quotidiane fughe dalle “Let’s Go” (2014) documentario di Antonietta De Lillo guerre e dalla povertà, da parte di moltitudini che scappano dalle coste africane e dal medio- riente, in cerca di salvezza. Hai mai pensato in questi ultimi anni, di affrontare il fenomeno “Promessi sposi” (1993) di Antonietta De Lillo delle migrazioni forzate, attraverso un film? Sto preparando un autoritratto che si chiama L’occhio della gallina perché mi pia- ce ribaltare il punto di vista. Se voglio fare un film storico, cerco di farlo dal punto di vista anti storico, per farti capire cosa in- tendo…il mondo è sempre più in conflitto “Racconti di Vittoria” (1995) di Antonietta De Lillo e in questo momento la mia attenzione è Marina Confalone, ma anche il malinconico ritrat- sempre più rivolta ad un modello sosteni- to di una società che sembra obbligarci a simulare bile. Dobbiamo capire perchè il mondo sta la vita altrui per poter sopravvivere…Nel 1995 hai andando a destra, perché la politica è do- avuto la fortuna di intervistare Alda Merini per la minata dal capitale, dalla finanza, ma per realizzazione del documentario La pazza della por- farlo dobbiamo avere il coraggio di cam- “Non è giusto” (2001) di Antonietta De Lillo ta accanto, conversazione con Alda Merini (2013), biare il sistema. Quindi la domanda non è cogliendone il sentimento di libertà, l’eversività e la come sconfiggere la destra, ma capire co- sfrontatezza e per mostrarci quanto possa essere me mai la politica in questi anni ha fatto difficile e doloroso ribellarsi allo status quo…Credi delle scelte egoiste…in questo momento che il cinema possa aiutarci ad uscire dal conformi- sono i paesi industrializzati che debbono smo asfittico sotto cui stiamo soffocando? cambiare marcia. È ovvio che ci debba es- Questa cosa del non essere allineata, costa sere accoglienza, ma prima di questo dob- moltissimo. E non parlo della diversità di ge- biamo avere quella coscienza pulita per nere o razziale. E’ il pensiero unico che va cui contro le guerre si va solo se andiamo sconfitto. Dopo Il resto di niente, anche se ho vs le armi. Per anni qualcuno si è arricchi- fatto altro, non ho più veramente lavorato. So- to molto alle nostre spalle. Questi detento- “La pazza della porta accanto, conversazione con Alda no una che ha pagato molto il non essere sulla ri del potere hanno creato un sistema eco- Merini” videoritratto del 2013 diretto da Antonietta De Lillo scia. Questo nonostante il film sia stato defi- nomico che ha inquinato il modo di fare o pleonastico. Il film, che porta sugli schermi l’ecce- nito un capolavoro. Il mio autoritratto vuole politica…noi dobbiamo cercare di sovvertire zionale bravura di Marina Confalone, già protago- raccontare la storia di tante altre minoranze. questo modello e per farlo dobbiamo unire vo- nista della piéce teatrale, è tratto dal racconto di Il modello di società odierno è diviso in due: i ci e sguardi. Kafka Una relazione per un’accademia e pone l’atten- forti e i deboli. I ricchi e i poveri, i bulli e le vit- Nel 2017 hai portato a Venezia un mediometraggio zione su un personaggio che, privato della propria liber- time. Voglio raccontare i dimenticati, quelli che, al pari di tutte le altre tue opere cinematografi- tà, rinnega il suo essere uno scimpanzé, per rivestire i che non si vedono e quelli che non sono mai che, riesce ad ottenere il massimo dell’espressività e del panni di un umano, trapiantato a Napoli. La pellicola raccontati… contenuto, attraverso un formalismo mai ridondante non è soltanto la straordinaria prova di bravura di Giulia Zoppi 10 [email protected] Il peccato. Il genio di Michelangelo visto da Konchalovskij Quando i geni si incon- garzoni addetti a compiti secondari) e Miche- tempi, sembra che a Roma vivesse in una casa trano. Il regista russo langelo prosegue da solo senza interruzioni piccola e squallida che fungeva anche da labo- Andrej Konchalovskij fino all’Agosto del 1510, quando circa metà del ratorio: “Negli anni successivi la sua fortuna affronta uno dei massi- ciclo è ormai compiuta” (Pierluigi De Vecchi – economica e sociale non aveva conosciuto ar- mi geni dell’arte mondia- Elda Cerchiari, Arte nel tempo -dal Tardogotico al resti. Eppure non si era mai spostato da quella le, Michelangelo Buonar- Rococò, Gruppo editoriale Fabbri, Bompiani, casa così poco decorosa, così lontana dal cen- roti. Da fatalismo russo e Sonzogno, Etas, Milano, 1991-1992). A confer- tro della corte papale” (Antonio Forcellino, genialità toscana nasce la mare il carattere ombroso dell’artista di Ca- Michelangelo – Una vita inquieta, Gius.Laterza Fabio Massimo Penna pellicola Il peccato – il furo- prese è un episodio che lo vede faccia a faccia & figli, Roma-Bari, 2005). Alla base del trasfe- re di Michelangelo (2019). con Leonardo da Vinci nella fiorentina piazza rimento dell’artista a Roma vi è un singolare Andrej Konchalovskij, fratello di Nikita Mikhalkov, è di Santa Trinita: “gli ‘huomini da bene’ intenti tentativo di truffa nel quale Michelangelo, che un grande regista e sceneggiatore russo trasfe- a disputare un passo di Dante, riconoscono era completamente innocente, venne coinvol- ritosi negli Sati Uniti negli anni Ottanta. In Leonardo, lo accolgono tra loro e gli chiedono to. Il genio toscano aveva realizzato una stra- Siberiade (1978) attraverso la storia di due fa- di spiegare il passo dantesco. Leonardo scor- ordinaria statua che sembrava opera di un ar- miglie racconta la vita in Siberia, tista greco e che alcuni personaggi in A 30 secondi dalla fine (1985) in- a lui vicini invecchiarono per farla nerva un possente action movie apparire un reperto antico e ven- del fatalismo russo (i due evasi derla al cardinale Raffaele Riario. che si ritrovano su un treno privo Insomma “una figura di Cupido di conducente, il galeotto che in- dormiente scolpita a imitazione gaggia una sfida mortale con il dell’antico e successivamente suo doppio, il direttore del carce- venduta, a insaputa di Michelan- re) mentre con Tango & Cash gelo, al cardinale Riario come (1989) si confronta con il “buddy ‘pezzo di scavo’, offre l’occasione movie” attraverso la storia di due all’artista di raggiungere Roma” poliziotti dai caratteri completa- (Pierluigi De Vecchi – Elda Cer- mente differenti. Nel 1992 in Il chiari, op. cit.). Il Riario scoprì proiezionista tratta del periodo sta- l’inganno ma al contempo si rese linista e del KGB attraverso la sto- conto delle potenzialità dell’auto- ria di un uomo che diventa il pro- re della statua e invitò il Buonar- iezionista personale di Stalin. Nel roti alla sua corte romana. Il car- 2002 ottiene il Gran Premio della dinale aveva visto lungo tanto che giuria al Festival di Venezia con Michelangelo appena ventiquat- La casa di matti. Ora Konchalovskij trenne realizza un capolavoro de- si confronta con uno dei massimi stinato a rimanere uno dei vertici geni artistici del passato, Miche- di tutta la storia dell’arte, la Pietà langelo, soprattutto attraverso il vaticana. Stupefacente è la tecnica periodo che lo vede diviso tra il con cui l’artista lavora il marmo completamento della volta della ottenendo “effetti di traslucido” Sistina e quella che l’artista tosca- che rendono alla materia una no definì “la tragedia della mia vi- morbidezza tipica della cera. Il te- ta”: la commissione per la tomba ma della Vergine con in grembo il di Giulio II, fonte di infinite ama- corpo di Gesù morto è ripreso dai rezze per il Buonarroti costretto tipici gruppi lignei nordici, i co- alla fine a realizzare un -monu siddetti “vesperbilder”. Michelan- mento sepolcrale di dimensioni gelo per sottolineare la purezza ridotte, il famoso gruppo con il della Madonna fa sì che il suo viso Mosé di San Pietro in Vincoli, ri- sembri più giovanile di quello di spetto al colossale progetto ini- suo figlio Gesù. Inscritto nella ziale. Il film di Konchalovskij ci forma piramidale, il gruppo scul- offre, dunque, la possibilità di ri- toreo raggiunge una perfezione percorrere la biografia di uno dei divina e mostra un panneggio che grandi geni italiani. Parlare di Michelangelo ge in quel momento la figura sfuggente di Mi- con il moltiplicarsi delle pieghe della veste vuol dire confrontarsi con quello che, insieme chelangelo, forse anche lui diretto a Palazzo, e della Vergine crea un contrasto con l’eleganza a Raffaello, è considerato il vertice dell’arte con naturale modestia propone: ‘Michele della finitura del corpo di Cristo. In preceden- mondiale di tutti i tempi. Talmente inarriva- Agnolo ve lo dichiarerà egli’. Ma Michelange- za Michelangelo aveva dato prova di sé nella bili il toscano e l’urbinate che l’arte dopo di lo- lo, credendo lo si voglia beffare, risponde ira- fiorentina Battaglia dei centauri, un bassorilie- ro verrà definita “di maniera” non essendo to: ‘Dichiaralo pur tu che facesti uno disegno vo movimentato dall’aggrovigliarsi dei corpi possibile pensare di superare i capolavori dei di uno cavallo per gittarlo in bronzo e non lo dei giovani ignudi e nel primo capolavoro ro- due geni tardo-rinascimentali. Leggendario è potesti gittare e per la vergogna lo lasciasti mano, un Bacco fondato sul chiasmo policle- anche il carattere tutt’altro che facile di Mi- stare’; poi, girate le spalle, se ne va, lasciando teo, con braccio destro e gamba sinistra por- chelangelo il quale, ad esempio, ha sempre Leonardo silenzioso e rosso di vergogna” tanti e braccio sinistro e gamba destra a avuto in odio aiutanti e allievi tanto da esegui- (Carlo Vecce, Leonardo, Salerno editrice, Ro- riposo, ossia in disposizione incrociata. re gli affreschi della Cappella Sistina in quasi ma, 1998). Non proprio un mostro di simpatia, (continua) totale solitudine, per aver liquidato presto gli insomma. La vulgata gli attribuisce anche una aiuti che gli erano stati affiancati: “In seguito gli certa dose di avarizia se è vero che, sebbene aiuti vengono congedati (tranne alcuni fosse uno degli artisti più richiesti dei suoi Fabio Massimo Penna 11 n. 79

Riflessioni e indirizzi programmatici del nuovo presidente dell’IFFS – International Federation of Film Societies À propos de Curia Come riportato nel pas- commerciale e degli incassi nel botteghino. I cir- sato numero di Diari di coli del cinema agiscono in generale per mi- Cineclub, il 24 ° Meeting gliorare la qualità del cinema nazionale ed eu- nazionale dei Circoli del ropeo, africano, latinoamericano e più in Cinema ha rappresenta- generale di tutto il cinema indipendente, non- to un evento fondamen- ché per la formazione del pubblico e per la cre- tale sia per la federazio- scita di nuovi talenti artistici. Nei diversi in- ne portoghese che per la contri culturali vissuti a Curia tanti sono stati João Paulo Macedo stessa International Fe- gli esempi pratici di iniziative dei circoli del deration of Film Societies (IFFS). Questo incon- cinema rivolti alla valorizzazione del cinema tro che si è tenuto agli inizi dello scorso No- nazionale, alla formazione del pubblico e alla vembre a Curia in Portogallo, ha vissuto visione collettiva critica dell’opera cinematogra- momenti particolari. A livello nazionale si è potuto verificare lo stato delle condizioni dei un incontro tra differenti associazioni è stata circoli del cinema in Portogallo. Un incontro sfruttata dai vari delegati nazionali della Fe- che si è potuto realizzare grazie all’impegno derazione Internazionale per discutere, rin- del Consiglio direttivo della Federazione Por- novare, pianificare, cercare risposte utili oggi toghese dei Circoli del Cinema (FPCC), che ha per l’articolazione e l’organizzazione di un reso possibile la più importante manifesta- movimento che si estende nei diversi conti- zione nazionale dopo molti anni. Non è una nenti. La sfida prioritaria che si deve affronta- esagerazione ma tale iniziativa è da conside- re oggi è quella di riuscire a recuperare tutti rare come un autentico passo in avanti volto a coloro che hanno lasciato la Federazione, favorire la comunicazione e un organico si- comprenderne le ragioni e i dubbi. Per questo stema di rete dei circoli in Portogallo. Sul pia- è necessario essere inclusivi e comprendere le no internazionale, avendo svolto in contem- differenze e le diverse prospettive della Fede- poranea l’Assemblea Generale della IFFS nel razione. Abbiamo il compito principale di ag- 72 ° anniversario della sua nascita a diciotto gregare e non di dividere: di stare insieme, anni da quella tenutasi a Porto, si è voluto ri- pensare insieme, fare progetti insieme per prendere e rilanciare un percorso già delinea- agire ovunque. Dobbiamo mantenere l’impe- to in precedenti Comitati Esecutivi, iniziato Logo disegnato da Picasso per IFFS - International gno di continuare ad aiutare i cineasti per far alcuni anni fa in Italia: quello cioè di organiz- Federation of film societies vedere e sostenere il loro lavoro. Noi abbiamo zare il movimento associazionistico cinema- bisogno di ragionare su un nuovo approccio ri- tografico nel mondo in tempi così difficili che guardante il nostro Catalogo CineSud, sfrut- tutti noi stiamo vivendo. Con l’obiettivo prio- tando le facilitazioni tecniche che ci offre il ritario di portare avanti anzitutto progetti Web. In modo da rendere disponibili progetti culturali unificanti, rispondere a problematiche cinematografici ed esperienze educative che comuni e continuare a lottare per i diritti del pub- possono essere replicate o adattate in più real- blico. Di fatto alcune delle principali (ma non tà differenti. Noi abbiamo bisogno di trasfor- le sole) sfide per gli anni a venire per il movi- mare i livelli di integrazione in una vera e pro- mento. L’auspicio è che questo passaggio vis- pria rete partecipativa dei circoli del cinema. suto a Curia possa dare nuovo slancio al biso- La cooperazione di ognuno è necessaria per gno di innovazione che abbiamo e allo raggiungere gli obiettivi che ci attendono per sviluppo di un piano strategico di lavoro fino i prossimi due anni. In questo contesto, il Co- al 2021. Non è un compito facile, ma è una sfi- mitato Esecutivo e tutte le Federazioni affilia- da che accettiamo di buon grado. Quel che vo- te devono unire le loro proprie energie e capa- glio in questo scritto delineare non riguarda cità. Devono far crescere la cooperazione tra un piano di intervento, ma solo alcuni pensie- loro per sviluppare progetti comuni che ab- ri utili a costruire qualcosa tutti insieme, on- biano riflessi immediati nei confronti di tutto de evitare di sentirsi isolati. Abbiamo davanti il sistema dei circoli del cinema. Essendo noi i oggi grandi sfide che riguardano ogni singolo rappresentanti dei circoli del cinema, siamo circolo del cinema: anzitutto quella che ri- in un punto privilegiato per vedere le cose del guarda l’organizzazione del pubblico a prote- mondo. Possiamo vederle tutti attraverso len- Curia. Da sx, Antonio Claudino de Jesus Presidente zione dei suoi diritti a iniziare dal diritto alla ti con diversi punti di vista, ma certi di non es- uscente; Lázaro Alderete – Cuba, conoscenza e al rispetto delle diversità cultu- Vicepresidente; sere manipolabili. Possiamo vedere le cose del João Paulo Macedo – Portogallo, Bouchta rali nel mondo. L’impegno dei circoli del cine- Presidente; mondo attraverso lenti con diverse sensibilità Elmachrouh – Marocco, Gruppo di segreteria ma deve essere quello di avvicinare e organiz- ideologiche, ben sapendo che abbiamo gli stru- zare il pubblico verso la conoscenza dell’altro fica. Allo stesso modo, sono state affrontate di- menti per poterle decodificare. Possiamo vede- di sé e dare valore alle cinematografie meno scussioni sull’organizzazione e lo scambio co- re questa realtà attraverso molte sfaccettatu- conosciute. Ancora, essi devono farsi stru- municativo del pubblico sia in Portogallo che re, ma dobbiamo avere anche la mento per dare visibilità a film emarginati nel resto del mondo, tematiche che appaiono consapevolezza di non essere noi un movi- dalle principali mostre o oscurati dai blockbu- tra le maggiori sfide del movimento dei circoli mento potente. A maggior ragione dobbiamo sters. Così da far conoscere al pubblico la cine- del cinema. Ora è il tempo di produrre e lavora- preservare l’unione tra noi, dialogare, impa- matografia che risulta esclusa dai media e dalle re, con la collaborazione di tutti, per trasforma- rare a tollerarci e ad aiutarci l’un l’altro. In un pubblicazioni editoriali che, in definitiva, si muo- re queste sfide in concrete e positive dinamiche. mondo che cambia, noi dobbiamo impegnarci vono solo al servizio esclusivo dello sfruttamento La particolare opportunità creata dalla FPCC di segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente Si conclude con questo articolo l’analisi di Alberto Castellano sul mondo del cinema a considerarci cittadini del mondo. Quasi nulla con le sue sfaccettature tra vocazione culturale e mercantile, tra gestioni di potere e nel mondo oggi si riduce a mera “questione na- sottomissione. Nei numeri precedenti si è parlato di spettatori e pubblico, distribuzione, zionale”. L’ecologia (climatica, sociale o politi- festival, di deriva della cultura militante, di produzione, dell’altra faccia del volontariato ca), la Democrazia e la Pace sono ormai questio- culturale, del cinema e l’insegnamento. Ora si parla di Doppiaggio, un tema caro al ni globali e riguardano ogni cittadino, ogni nostro autore. Questi argomenti, con qualche sano tocco polemico, per evidenziarne le persona che fa parte anche di un circolo del ci- troppe deviazioni deleterie, un malaticcio sottobosco da mal sopportare, una cultura da nema. Riguarda insomma tutti noi e per questo ristabilire, professionalità da riabilitare. dobbiamo essere pronti ad agire o reagire in Cinema e Doppiaggio Fare una riflessione su recitare in italiano ma anche in francese o te- cinema e doppiaggio po- desco o spagnolo. La reazione di qualche dop- trebbe sembrare una piatore e direttore di doppiaggio non si è fatta scelta dettata dall’esi- attendere ma si è trattato di posizioni indivi- genza di riempire una duali, le cooperative storiche e le associazioni casella rimasta vuota o di categoria non sono intervenute ufficial- Alberto Castellano dall’intenzione di ria- mente sia perché questa rivoluzionaria tecno- prire pretestuosamen- logia non sarà applicata prima di tre anni, sia qualsiasi momento. Non voglio concludere que- te una questione importante già sviscerata in perché evidentemente non credono più di sto scritto senza avere espresso una parola di ap- lungo e in largo molti anni fa e apparente- tanto a un risultato estetico e linguistico e a prezzamento e ringraziamento verso Kamran mente chiusa. In realtà l’assist per tornare a un effetto che non farebbero rimpiangere i Shirdell, un amico e un compagno che ha accet- riflettere sull’argomento lo fornisce la notizia nostri doppiatori e adattatoridialoghisti (an- tato una sfida personale. Siamo stati tutti onora- - al tempo stesso sconcertante e intrigante, al- che questi potrebbero restare disoccupati vi- ti della sua accettazione a Presidente Culturale larmante (poi si capirà perché) e seducente – sto che a quel punto potendo fare a meno de- dell’IFFS - International Federation of Film Societies. circolata qualche mese fa in occasione degli gli attori italiani, provvederebbero le stesse Il regista cinematografico iraniano ha immedia- effetti di ringiovanimento di Robert De Niro e produzioni straniere a tradurre la sceneggia- tamente risposto positivamente al nostro appel- Al Pacino per The Irishman, che in un futuro tura e i dialoghi originali). Chi ha commenta- lo. Presente quale membro IFFS a molte delle non lontano gli attori americani e non solo to la notizia ha giustamente sottolineato che il nostre iniziative, nel corso degli anni Kamran potrebbero parlare anche in italiano. Non sap- “fattore umano” è insostituibile, che ci sono Shirdell ha mantenuto una stretta e organica piamo quanto questo scenario fantatecnolgico dei fattori che non sono riproducibili da una relazione con il movimento della federazione in- possa riaccendere macchina o da ternazionale. Mi piace ricordarlo in particolare la disputa doppiag- un software, per la sua attiva presenza in diversi Festival in- gio si /doppiaggio che certe sfu- ternazionali dei circoli del cinema: in Italia gra- no, rinfocolare so- mature interpre- zie all’impegno della Federazione Italiana dei Circo- pite diatribe tra i tative non nasco- li del Cinema – FICC per diversi anni a Reggio fautori del bino- no solo dalle corde Calabria e Matera, in Portogallo a Évora e Lisbo- mio voce/volto e vocali ma anche na nel 2008 e in Brasile a Recife nel 2010. Si è i puristi sosteni- dal cuore e dall’a- evidenziato in tutte queste occasioni il suo ge- tori della versio- nima di chi recita neroso impegno e la grande visione e apertura ne originale di e paradossalmen- mentale, in perfetta sintonia con il pensiero e la un film sottoti- te solo un’altra vo- pratica dei circoli del cinema. Essendo stato lui tolata. Di certo ce nell’ombra può stesso operatore culturale dei circoli del cinema, questi annun- restituire le emozio- quando era studente in Italia, sono più che sicu- ciati effetti spe- ni che ci trasmette ro che sarà - più che un amico (perché già lo è!) - ciali vocali scontenteranno quelli che non pos- l’attore “originale”. Insomma il rischio è che tutta questa un riferimento prezioso per tutti i circoli del ci- sono fare a meno dei doppiatori e potrebbero esibizione di onnipotenza tecnologica parto- nema nel mondo. Voglio ancora esprimere la far ringalluzzire coloro che rivendicano il di- risca qualcosa di artificiale, asettico e -ine mia gratitudine a tutti coloro che nel passato so- ritto di sentire la voce dell’attore straniero ma spressivo. Alla luce però di quelle che per ora no stati presenti con me nei precedenti Comitati dovrebbero sorbirsi anche i dialoghi italiani, sono ipotesi e previsioni (e preoccupazioni) Esecutivi. A iniziare dagli ultimi presidenti cosa non da poco visto che snobisticamente altrettanto futuribili, vale la pena di rinfresca- uscenti, Claudino de Jesus e Paolo Minuto, rin- all’italiano hanno sempre preferito l’inglese, il re il panorama del nostro doppiaggio che graziandoli per tutte le esperienze che ho avuto francese, il tedesco ecc… spesso però senza sembra essersi assestato su posizioni filodop- modo di maturate, per i loro consigli e i bei mo- comprendere niente e quindi costretti a leg- piaggio acquisite e certificate dai tempi dei menti amichevoli vissuti insieme. L’augurio è gere i sottotitoli (con tutti gli annessi proble- convegni, delle polemiche, delle prese di posi- che questo lavoro comune possa ancora conti- mi del caso). Nella sostanza la startup londi- zione e da libri e saggi di studiosi seri e docu- nuare. Infine, il mio più grande ringraziamento nese Synthesia sta sperimentando una nuova mentati che hanno dato un robusto supporto va al Consiglio della FPCC e al Circolo del Cine- tecnologia che permette il “lip-sync” visivo dei teorico ed estetico al doppiaggio, con i fautori ma di Bairrada per lo sforzo organizzativo che ha dialoghi in ogni lingua, già sperimentato per dell’originale che non sbraitano più da tempo consentito questo straordinario appuntamento, uno spot di David Beckham. Si tratta di un forse perché rassegnati o perché oggi possono un impegno che ha fatto si che tantissimi opera- programma che conosce il linguaggio facciale vedere in streaming o con download tutte le tori culturali provenienti da diverse parti del Por- di ogni lingua ed è in grado di modificare i li- versioni originali che vogliono e hanno capito togallo e di tutto il mondo potessero incontrarsi neamenti dell’interprete diventando a tutti gli che è una battaglia persa. È chiaro che il dop- per imparare a trasformare l’atto di guardare un effetti un personaggio animato. In questo mo- piaggio italiano è profondamente cambiato. film in un momento di straordinario arricchi- do se si possono modificare anche le espressio- Lo era già negli anni ’70 e‘80 da quando il con­ mento culturale, in una esperienza comunitaria ni facciali, il lavoro dell’attore potrebbe cambia- vegno organizzato a Milano nel 1984 dal Sin­ e identitaria unica, allo stesso tempo personale re in modo irreversibile. Insomma ci potremmo dacato Critici “La voce e il suo doppio” il primo de- ma anche collettiva. trovare a sentire Robert De Niro, Brad Pitt, Ge- dicato all’argomento, e altri successivi incontri, João Paulo Macedo orge Clooney, Meryl Streep, Cate Blanchett segue a pag. successiva 13 n. 79

segue da pag. precedente un’oggettiva standardizzazione del doppiag- hanno fatto del nostro doppiaggio una scuola riflessioni, libri e saggi, dossier di riviste gio, al di là della bravura dei doppiatori. Il fat- ancora inimitabile e irraggiungibile. L’effica- specializzate gettarono le basi per lo sdoga- to è che il doppiatore è anche il doppio dell’at- cia del doppiaggio trae la sua forza proprio namento dei doppiatori, per un riscatto tore sul quale è stata trapiantata la sua voce e, dalla condizione di «attore dimezzato» del dall’anonimato in cui erano stati ingiusta- come afferma­ Edgar Morin, «Altro e superio- doppiatore. Qualunque­ sia la motivazione che mente confinati per anni e per un risarci- re, il doppio detiene la forza magica. Esso si lo ha spinto ad intraprendere la professio­ne, mento parziale dello snobismo e della mi- dissocia dall’uomo per andare a vivere la vita ha trasformato proficuamente la condizione sconoscenza del loro­ valore da parte di letteralmente surreale dei sogni». E col tempo di presunto handicap, concentrando le sue critici e studiosi. E alcune riflessioni all’epo- si è dissolta pro­prio l’autonomia espressiva potenzialità recitative nelle doti fonetiche ed ca sulla loro condizione di professionisti per estraendo da questa sublimazione vocale una molto tempo emarginati, evitando la retori- prodigiosa linfa, portando alle estre­me conse- ca, cercarono di ricondurre nelle giuste pro- guenze (interpretazione di una interpretazio- porzioni il rapporto tra il loro mestiere e le ne) il metodo di la­voro tracciato da Stanisla- loro potenzialità represse e aspirazioni fru­ vskij. Lavoro che richiede ancora più fatica, strate ad essere attori «totali». E tutto que- impe­gno e creatività se si considerano gli sto ebbe anche una ricaduta in termini di spossanti turni a cui sono soggetti, la condi- vertenze sindacali, mobilitazioni delle coo- zione di immobilismo in una sala con leggio perative storiche e nuove associazioni di per simulare i movimenti degli attori sullo doppiatori e dialoghisti, prese di posizione schermo e il fatto che il loro interiore modo di estreme per il riconoscimento delle voci ita- essere (artistico) si spersonalizza nella finzio­ liane meno clandestine del passato a comin- ne (anzi finzione nella finzione). Sono fre- ciare dai nomi nei titoli di testa di un film Antonino “Tonino” Accolla (1949 –2013) è stato un attore, quenti i casi in cui il doppiaggio­ definitivo straniero, per una maggiore tutela delle doppiatore, direttore del doppiaggio e dialoghista italiano. scaturisce non dal semplice esercizio vocale, professionalità anche dal punto di vista eco- Ha dato la voce all’attore Eddie Murphy (in tutte le sue bensì da una vera e propria pratica recitativa nomico e una regolamentazione del merca- interpretazioni fino al 2009) e a Homer Simpson nelle totale, con tanto di ricostruzione in sala di to selvaggio creato soprattutto dal boom prime ventitré stagioni della serie animata I Simpson ambientazioni e posizioni cor­poree, che pri- delle serie e delle soap televisive che pesca- ma di approdare all’intonazione­ ottimale ri- vano in doppiatori improvvisati a costo ri- chiede prove proprio come sul set. Questo dotto. Da un raffronto tra il doppiaggio di meccanismo fa sì che le stesse voci partorisca- oggi e quello di ieri si percepisce subito che no una gamma infinita di sonorità che defini- esso ha perduto in parte le caratteri­stiche di scono altrettante tipologie caratteriali­ ed infallibilità (nell’assegnazione delle voci ita- estetiche: una voce calda, suadente, grac- liane agli attori stranieri), della perfetta ade- chiante, sensuale, far­fugliante, imperiosa, in- renza di timbri e to­nalità ai corpi, dell’armo- certa, convul­sa, dura, può sortire l’effetto di nia vocale prodotta da tutti gli interpreti, in­gentilire, incattivire, erotizzare, ab­bellire, com­presi quelli dei ruoli più secondari. L’in- imbruttire, rendere sgradevoli i personaggi. voluzione della figura del doppiatore – o se si Carlo Valli (1943) attore, doppiatore, direttore del doppiaggio La contaminazione incrementa la credibilità­ e preferisce doppiattore - è segnata da una me- e dialoghista italiano, ha prestato la voce a Robin la veridicità di personaggi e situazioni e gli il- tamorfosi progressiva che lo ha portato a Williams nel film “Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre”. lusionisti della parola regolano il serbatoio diven­tare sempre più neutrale esecutore e Valli ha doppiato l’attore in molti altri suoi film, tra i quali emotivo dello spettatore e sono loro gli arbitri sempre meno creativo, sempre più ste­reotipo “Good Morning, Vietnam” di passioni, sogni, fantasie, commozioni, ila- e sempre meno inventore, insomma sempre rità, repulsioni, attrazioni, al punto da rende- più «prestatore di voce»­ indiscriminato e del dop­pio, la sua capacita di sopravvivere ar- re impossibile qualsiasi ope­razione di separa- sempre meno cointerprete. Le ragioni sono va- tisticamente al corpo preso in prestito (quanti zione delle due componenti­ (voce italiana e rie: la mancanza patologica di un ricambio ge- film doppiati del periodo d’oro­ hollywoodiano attore straniero) e di ripartizione tra le due nerazionale, non in termini di professionalità,­ potrebbero essere anche ascoltati soltanto), di del piacere della fruizione. Oltre tutto l’a­ impegno, bravura dei doppiatori, ma nel sen- diventare arbitro delle emozioni, delle passio- bitudine all’accoppiata sedimenta la convin- so delle pure, naturali voci in grado di non far ni, dei sogni, delle fantasie del pubblico, di zione della inscindibilità del corpo-volto/voce rimpiangere la miracolosa musicalità, l’ir­ partorire tante sonorità in grado di definire e forse inconsciamente lo spettatore esorciz- ripetibile intonazione, la seducente modula- tipologie caratteriali ed estetiche. II doppiato- za qualsiasi riflessio­ne che turbi la combina- zione delle voci «storiche»; i ritmi di lavoro re-tipo odierno, eccezioni a parte, spesso sot- zione ideale. Se a questi parametri emotivi frenetici e i tempi di doppiaggio spesso re- trae efficacia espressiva e profondità lingui- dello spettatore si riconosce la valenza di una cord che impedi­scono il coinvolgimento tota- stica a frasi mu­sicali e costruzioni sintattiche inoppugnabile verifica dell’autenticità­ tema- le nella sceneggiatura e l’approfondimento impec­cabili; non è caratterizzato dalla rico­ tica di un certo cinema, non si può fare a me- adeguato dei personaggi-attori; l’assegnazione­ noscibilità immediata della voce; non riesce a no di rilevare che in questo senso il doppiag- a volte approssimativa delle voci agli interpreti far rimpiangere, come accadeva in passato, il gio si è rivelato determinante nella diffusione stranieri; l’irru­zione di tanto cinema america- doppiaggio italiano quando si ascoltano le vo- di massa del cinema straniero (soprattut­to no tra­boccante di slang, frasi idiomatiche, ci originali, che sovente sono deludenti e sfa- americano), anche in quanto espe­rienza uma- sfumature gergali, dialoghi velocissi­mi, che sate rispetto al corpo-mito; ha esasperato l’e- na da condividere, e non fa che isolare im­ pongono complessi problemi di traducibilità clettismo vocale, vanificando la «fe­deltà» del pietosamente la schiera di puristi ar­roccati e costringono a vere e proprie acrobazie lin- doppiatore all’attore; ha in­terrotto l’armonica nel loro esasperato calvinismo filologico. Il guistiche. E a proposito­ di parole sparate a fusione voce/volto, pregiudicando la possibi- pubblico è sicuramente più adulto e maturo di raffica Tonino Accola ha doppiato alla perfe- lità di far sedimentare­ nello spettatore la quanto i paladini della ver­sione originale zione Eddie Murphy, così come se l’è cavata convin­zione dell’inscindibilità del binomio. hanno sempre cercato di far credere, insi- egregiamente Carlo Valli nel tener testa agli Insomma il doppiatore non risulta più deter- nuando che il gra­dimento espresso per il straripanti flussi verbali di Robin Williams in minante, come lo era una volta, per attivare doppiaggio e la preferenza per la versione ita- Good Morning, Vietnam, anche se le sue caratteristi- quel meccanismo di inesausta­ seduzione eser- liana sarebbero viziati dall’impossibilità di che vocali sono inadeguate ai tratti psico­somatici citata dai divi dello schermo. Restano però cer- poter scegliere tra le due versioni e dal fatto di dell’attore americano. Tutto ciò ha generato te considerazioni teoriche ed estetiche che segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente non conoscere le voci autentiche­ di attori e at- trici stranieri. A chi non piace ascoltarli in ver- sione originale, conoscere la tonalità, il timbro, le caratteristiche espressive delle loro voci? Ma è un piacere che dopo un po’ si esaurisce, se resta irrisolto il problema della compren- sione profonda del linguaggio. L’ideale per gustare certi impasti vocali, certe sonorità, certe intensità è la conoscenza non solo dell’i- dioma straniero ma anche di sfumature, slang, espressioni particolari. Perché, si sa, la lettura dei sottotitoli, che oltre tutto raramen- te restituiscono integralmente i dialoghi ori- ginali, impedisce oggettivamente allo spetta- tore di cogliere la perfetta corrispondenza tra il parlato e l’immagine. Per non parlare della Emilio Cigoli, attore, doppiatore Tina Lattanzi, doppiatrice italiana, voce di icone di questione di principio dell’integrità dell’ope- giu­sta modulazione e da un timbro adatto?­ Il Hollywood come , , Rita ra, della fedeltà all’originale, delle manipola- nostro sistema di doppiaggio è fondato su Hayworth e zioni tipiche del doppiaggio che appartengo- una gerarchia non di stampo film ritmo e musicalità interna. È no alla storia del cinema, fanno parte del divistico bensì basata su cri- lui a determinare l’equilibrio fascino del film. Chi rivendica la sacralità del- teri di estetica vocale, per cui ottimale per lo spettatore, la voce originale, dimentica o sottovaluta il la scelta e l’assegnazione del- ren­dendo quanto più “ascol- fatto che tutta l’arte è finzione, trucco, mani- le voci avviene in base alle ca- tabile” la visione. L’adattato- polazione, artificio, e il cinema ultima arriva- ratteristiche di esse, alla mag- re/adattatrice fa un lavoro di ta in ordine di tempo lo è in maniera totale, a giore o minore adesione al traduzione ma nello stesso partire dalla sceneggiatura, dalla scenografia, corpo-attore, alla capacità di tempo creativo. Non è suffi­ dagli attori in sfondi o luoghi virtuali o che fisicizzare al meglio il reper- ciente una perfetta cono- possono essere creati, modificati, duplicati, torio caratteriale. Questa ge- scenza della lingua straniera con la computergrafica e perché quindi la vo- rarchia non corrisponde mec- per misurarsi con un copio- ce una delle tante componenti del personag- canicisticamente a quella degli ne, occorrono quell’abilità in- gio non si potrebbe o dovrebbe cambiare? II attori doppiati, come potrebbe ventiva e sensibilità artistica merito artistico del doppiaggio risiede­ pro- spingere a pensare il privile­ che si concretizzano in una prio nell’aver espresso una realtà estetica sor- gio dell’investitura dei Cigo- serie di osservazioni utili retta da una felice, fantasiosa­ e multiforme Giulio Panicali, doppiatore li, De Angelis,­ Panicali, Lat- per la sincronizzazione,­ da ispirazione che sa rimanere fedelmente ade- tanzi, Simoneschi, e poi degli integrare al copione tradot- rente al dato poetico originario. Il fascino Amendola, Lionello, Di Meo di to. Ne scaturisce una nuo­va esercitato da queste voci è strettamente lega- parlare in nome del Gotha sceneggiatura dettagliata e to al consolidamento­ di stereotipi recitativi divistico; in realtà la varietà e precisa come l’originale. L’a- codificati dai generi. Sono il western, il poli- la complessità delle tipologie dattamento non consiste nel- ziesco, l’horror, la commedia, il bellico. con le è tale da rendere fluido ed la meccanica sostituzione di particolari atmosfere ed il surplus di emotivi- elastico il meccanismo selet- un dialogo ad un altro. Prima tà, a non potersi privare dell’apporto creativo tivo. Ma non c’è solo il dop- di metterlo in bocca all’attore dei doppiatori. Uno sghignazzo in un we- piatore. Il nostro sistema di bisogna smembrarlo e poi ri- stern, una voce narrante in un «nero», una doppiaggio è un apparato comporlo, tenendo inevita- macabra intonazione in un horror, un inarre­ complesso e il film doppiato è bilmente conto delle lunghez- stabile effluvio di battute in una si­tuazione la somma di più professiona- ze, le pause,­ le labiali, i ritmi, comica nella commedia, un secco ordine im- lità: il curatore della versione l’accentuazione. L ‘adattatore partito in un bellico, quanta della loro forza e italiana, l’adattatore dialoghista, insomma è un co-autore così intensità perdono se non sostenuti da una il direttore del doppiaggio e i dop- come il doppiatore è un piatori-interpreti. Figura co-interprete e i due hanno importante nell’architet- Lydia Simoneschi attrice e doppiatrice in comune proprio questa tura della versione italia- presenza oscura ma imprescindibile, discre- na, il dialoghista può rivendicare con or­ ta ma incisiva. I dialoghi solidi, le battute di goglio un ruolo decisivo nell’imprimere al ferro, le costruzioni narrative inossida­bili sono state insostituibili palestre per i doppiatori e al tempo stesso han- no ottenuto la giusta valorizzazione e gli opportuni riconoscimenti gra- zie a quella summa di virtuosismi vocali, dizioni perfette, fu­ nambolismi verbali, reinvenzioni prodigiose, intonazioni seducenti, assieme a quel semplice ma prezio- Ferruccio Amendola doppiatore e direttore del doppiaggio italiano. so inventario di pause, balbettii, È noto soprattutto per essere stato il doppiatore principale di mugolii, birignao, sghignazzi, sus- Robert De Niro, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman e Tomas surri e grida. Milian. Ha anche prestato la voce ad Al Pacino e Bill Cosby in Alberto Lionello attore e doppiatore, Tra gli altri ha alcune significative interpretazioni doppiato Henry Fonda, Laurence Olivier, Alec Guinness Alberto Castellano 15 n. 79 Il doppiaggio di Joker Un direttore Alto per il doppiaggio di Adriano Giannini Un Jocker che ci ha con- Un film in cui già solo le ri- quistati. Ci ha strappato sate sono un capolavoro at- sensazioni forti e coinvol- toriale a cui Phoenix ha la- to fin dall’inizio del film. vorato per moltissimo, nel Ci ha fatto provare la dis- doppiaggio italiano sono sociazione in cui può far state mantenute originali, sprofondare la “diversità”. tranne due scene per cui Un “gran film” che inse- Giannini ha dovuto comun- Tiziana Voarino gue il cinema, lo cita, que impegnarsi parecchio: lo include, con un Joa- una di queste la possiamo quin Phoenix attore strepitoso e il regista individuare nello spettaco- Todd Phillip che ha dato prova di regia sa- lo teatrale del protagonista. piente ed efficace. Il protagonista è un “diver- Sono molte altre le scene so” che ha il destino crudele di confrontarsi “in optional” in cui il sono- continuamente con una società il cui male ro originale è stato accolto principale è la mancanza di empatia, sottesa e mantenuto, proprio per all’individualismo esasperato: per lui nessuno tutelare e rispettare le so- sbocco possibile se non la follia, anche crude- norità differenti della presa le. Il risultato è un’opera rilevante dal punto di diretta. Per questi inseri- vista cinematografico, al di là dell’icona menti è stata fondamenta- “Jocker” di molti altri film e che trasferisce le la bravura dell’assistente una responsabilità davvero elevata a chi ne del doppiaggio e del fonico, ha curato il doppiaggio. Per certo eccelle altri ruoli fondamentali nel Adriano Giannini, la voce italiana di Jocker, processo di trasposizione. non nuovo al leggio, ma in questo contesto Non è passato inosservata poderoso. Aveva già interpretato Phoenix in la localizzazione accurata The Master e in Maria Maddalena, oltre ad aver del film, ne sono un esem- dato la voce, tra gli altri, a Bred Pitt nel Il Pro- pio le lettere scritte a mano curatore- The Counselor –, a Eric Bana in Star dal futuro Jocker, Arthur Trek e a Matthew McConaughey in True De- Fleck, il comico fallito con tective, solo per citarne alcuni. In questo dop- una patologia che lo fa ride- piaggio ha influito molto l’approccio rispetto- re quando è nervoso, una so verso l’originale del direttore Massimiliano delle sue “colpe”, una delle Alto , che pochi lo immagineranno, ma ha do- componenti che gli hanno vuto lavorare, come il resto del cast, su una copia opacizzata, cucito addosso il personaggio addirittura. Più le scene sono di “disadattato”. Con la com- importanti, come quella ormai puter grafica sono state sosti- cult sulle scale di Gotham City, tuite in italiano, mentre le meno si vedono. Non sarà sicu- scritte che si vedono sugli ramente stato semplice gestire sfondi degli schermi televisivi la lavorazione dell’intero pro- accesi sono rimaste in inglese. cesso, per altro con due setti- Insomma. La scena ormai mane di durata e poco più, con “cult” di Joker che balla sulla delle richieste di riservatezza scala, i doppiatori ed il diretto- per le immagini elevatissime e re del doppiaggio l’hanno vista con pure i testi super tutelati. integralmente solo nella sala Chissà quante password e mec- cinematografica insieme al canismi di sicurezza avrà dovu- Massimiliano Alto pubblico. Nel frattempo a to rispettare per le parti scritte New York quella scala è diven- del lavoro di adattamento, tata luogo di pellegrinaggio Francesco Marcucci il dialoghi- turistico per i selfie e le sto- sta che è riuscito ad essere co- ries su Istagram. Stretta tra munque accurato ed attento. Il palazzi di mattoni, di quelli direttore di doppiaggio Massi- con le scale antincendio ester- miliano Alto è stato davvero ne, molto newyorkesi, è uno bravo, nel riuscire a tirare fuo- scatto perfetto. Si trova al 1165 ri le emozioni giuste e a resti- di Shakespeare Avenue, nel tuircele, tanto più avendo di Bronx, a nord di Manhattan. fronte un attore come Adriano Giannini e un doppiatore del calibro di De Sando nell’inter- pretazione di De Niro e moltis- simi altri doppiatori per un la- voro di squadra ben riuscito. Adriano Giannini Tiziana Voarino 16 [email protected] I dimenticati #60 Dorothy Stratten Quante volte, in que- Paul aveva fatto di tutto, e quasi sempre che riservava a Dorothy, tanto più che ad esse sta rubrica, ci siamo nell’ambito dell’illecito: dal magnaccia all’or- questa non si mostrava insensibile; ma per commossi davanti a ganizzatore di corse automobilistiche, allo opporsi era ormai troppo tardi, essendo ella una morte tragica, spacciatore di droga; dopo una breve espe- appena entrata nella maggiorità. Snider scat- specie quando la vitti- rienza a Los Angeles, nel corso della quale s’e- tò a Dorothy un servizio fotografico, che inviò ma è giovane e di bella ra prostituito con persone d’entrambi i sessi, alla rivista “Playboy”: e nell’estate del ’78 si tra- presenza; ebbene... ci era tornato nella città natale, e qui aveva av- sferì con lei a Los Angeles; qui, per esigenze di risiamo. Il personag- viato un’agenzia per la promozione di aspi- orecchiabilità Dorothy Ruth Hoogstraten di- gio che presento in ranti modelle e attrici, senza però incontrare venne Dorothy Stratten. L’editore di “Playboy” Virgilio Zanolla questo numero è una fortuna. Il giorno in cui conobbe Dorothy, egli Hugh Hefner, che quell’anno festeggiava il modella e attrice canadese assai nota in Ame- intuì subito d’avere davanti a sé una potenzia- quarto di secolo del suo periodico, si era subi- rica a fine anni Settanta, molto meno da noi; le gallina dalle uova d’oro, sentendosi inoltre to accorto delle sue potenzialità e non aveva oggi sarebbe quasi dimenticata se tre anni do- incredibilmente attratto da lei; ma ella non tardato ad affidarla nelle mani di fotografi po la sua scomparsa Bob Fosse non specializzati per metterne in mi- ne avesse narrato la storia in un glior luce l’incredibile fotogenia film che godé d’una certa notorietà: naturale. Dapprima pubblicò alcu- Dorothy Stratten. Dorothy Ruth ne sue foto sulla sua rivista, quindi Hoogstraten, questo il suo vero no- la promosse a ‘coniglietta’, facen- me, era nata a Vancouver, nella Bri- dola entrare nelle Playboy Bunnies, tish Columbia, il 28 febbraio del le desideratissime e ben pagate ca- 1960, in un ospedale dell’esercito meriere del Playboy Club di Cen- della salvezza; i suoi genitori, Si- tury City, il più celebre locale del mon e Peternella Schapp Fuchs det- suo gruppo nel circondario di Los ta Nelly, entrambi olandesi, si era- Angeles. Per lei era l’anticamera del no sposati a Leida nel 1954 e quasi successo. Accortamente Snider, subito immigrarono in Canada; do- che aveva subito colto le manovre po di lei ebbero il figlio John Arthur di Hefner per subentrargli nella ge- (’61). Dorothy aveva tre anni quan- stione della ragazza, e fors’anche do il padre abbandonò la famiglia, e in camera da letto, fece in modo di in breve tempo si risposò. Rimasta rendere il suo vincolo con Dorothy sola con due figli da mantenere, sotto ogni profilo indissolubile: e il Nelly, che era cresciuta in un orfa- 1° giugno del ’79 la sposò a Las Ve- natrofio, fu costretta a rivolgersi gas. Di là dagli interessi economici, all’assistenza sociale, ma quando era innamoratissimo e quindi gelo- questa le venne a mancare dové ar- so oltre misura, sebbene fino ad al- rangiarsi per sbarcare il lunario: fe- lora ella non gliene avesse mai dato ce la domestica, lavorò in una men- motivo. Mai mossa apparve più sa scolastica, studiò per diventare tempestiva: perché nell’agosto di infermiera; nel ’68, rimasta incinta quell’anno Dorothy conquistò il ti- di un datore di lavoro che aveva fal- tolo di Playmate del mese (ovvero samente promesso di sposarla, det- di modella presentata nelle pagine te alla luce Louise Beatrice. Lei e i centrali di “Playboy”) e il mondo del suoi tre figli vivevano in un sobbor- cinema si accorse finalmente di lei. go a sud-ovest di Vancouver, a Co- Ella esordì davanti alla macchina quitlam, in una casa d’un solo pia- da presa nella commedia America- no, con un lungo tetto rosso. La sua thon di Neal Israel (’79), sebbene primogenita crebbe sana e bella: e non accreditata, in un breve ruolo dall’età di soli quattordici anni, senza battute, indossando un suc- benché studiasse con profitto al li- cinto vestito stile ‘coniglietta’; tra ceo, si dette da fare per aiutare la fa- gl’interpreti c’erano John Ritter, miglia, trovando un impiego in una Harvey Korman, Elvis Costello e gelateria della catena Dairy Queen. Cybill Sheperd. Il primo film in cui Alta 1,75, viso d’angelo, occhi azzur- apparve col suo nome fu un’altra ri e capelli castani chiarissimi, con commedia, Skatetown U.S.A. di Wil- 56 chili di peso e 91-61-91 di misure, Dorothy pensava affatto all’idea di una carriera come liam A. Lewey (id.), dove ebbe un piccolissimo era una ragazza difficile da dimenticare; a attrice o modella. Per persuaderla e sedurla, ruolo, quello di cliente di uno snack bar venu- tanta bellezza faceva riscontro un carattere Snider la corteggiò coprendola di regali, mil- ta a ordinare una pizza; interpreti di questo dolce e assennato, venato da una certa timi- lantando ai suoi occhi un credito nel mondo film furono tra gli altri Patrick Swayze e Ka- dezza. Per sua somma disgrazia - vedremo il dello spettacolo che non aveva: e fu così abile e therine Kelly Lang, entrambi all’esordio. A ri- perché - un giorno della fine del ’77 capitò nel- insistente da convincere sua madre a firmar- velare le sue doti di attrice fu il drammatico la gelateria un fotografo e manager ventino- gli una procura grazie alla quale egli assume- Autumn Born di Lloyd A. Simandi (id.), un film venne, Paul Snider, che ordinò un Sundae Su- va la gestione professionale della sua primoge- a basso costo del quale Dorothy fu protagoni- preme alla fragola. Nato anch’egli a Vancouver nita. Tuttavia, se Nelly nutriva grande stima sta; girato in Canada, a Winnipeg, esso narra da genitori presto divorziati, e cresciuto nei nelle capacità professionali di lui, non vedeva le vicende di Tara Dawson, un’orfana ricca e quartieri disagiati dell’East End, per affermarsi affatto di buon occhio le attenzioni morbose segue a pag. successiva 17 n. 79

segue da pag. precedente lui, ma lei gli disse come stavano le cose e gli viziata solita a buttar via i soldi in abiti e lus- comunicò la sua intenzione di chiudere - spe- suosi divertimenti, finché lo zio la fa rapire e rava amichevolmente - il loro rapporto con un la relega in un severissimo istituto rieducati- divorzio consensuale. Avvertendo qualche vo, per indurla a cedergli la sua parte di eredi- senso di colpa, e intenzionata a mantenere tà familiare: ma ella resiste stoicamente ad con l’ancora marito i migliori rapporti possi- ogni sevizia inflittale (botte, violenza fisica, bili, poiché questi non voleva sentir parlare di perfino lavaggio del cervello...). Lo stesso an- avvocati, Dorothy condusse personalmente la no Dorothy apparve anche in televisione, in trattativa riguardante il loro divorzio, e volen- un episodio della serie Buck Rogers. Il suo pros- do mostrarsi arrendevole gli riconobbe una simo ruolo la vide ancora protagonista in Ga- sorta di appannaggio sui suoi futuri guada- laxina di William Sachs (’80): una spassosa gni. Il 13 agosto, Snider riuscì infine a rime- commedia fantascientifica a basso costo, che diare un fucile a pompa Mossberg calibro 12 e tre anni dopo si aggiudicò il premio del pub- delle munizioni: disse a chi glielo vendeva che blico al Festival Internazionale del Film Fan- l’avrebbe usato per andare a caccia. L’indoma- tasy di Bruxelles. Galaxina è una bionda an- ni mattina, giovedì 14 agosto 1980, verso l’una droide che nel 3008 si trova a bordo di un Dorothy tornò da lui, per consegnargli un an- incrociatore spaziale della polizia intergalat- ticipo di 1.100 dollari (circa 3.500 dollari di og- tica, e durante un avventuroso tragitto tenta gi), quale acconto sui successivi versamenti di ‘umanizzarsi’ facendo anche innamorare di pattuiti con l’atto di divorzio che ella sperava sé alcuni membri dell’equipaggio. In quel pe- di convincerlo a firmare. Mal gliene incolse: riodo Dorothy vinse il titolo di Playmate spararle, in quei giorni tentò di procurarsi perché anziché accontentarla, il marito l’ag- dell’anno, che tra premi e altri riconoscimenti un’arma da fuoco, perché come cittadino ca- gredì e la picchiò, poi la violentò, quindi le le portò in tasca ben 250.000 dollari. Poco do- nadese privo di permesso di lavoro non gli era sparò uccidendola, prima di togliersi la vita. A po, le giunse dal regista Peter Bogdanovich consentito comprarla. Avuto in prestito una scoprire i loro cadaveri, quella sera, furono il l’offerta per interpretare il personag- detective Goldstein e due ragazze del- gio di Dolores Martin nel film...e tutti la scuderia di Snider, che non riu- risero (They All Laughed; ’81), una scendo a contattare lui si recarono stramba commedia romantica che si nella sua casa nel West Los Angeles; li valeva dell’apporto di grandi inter- trovarono entrambi nella camera da preti come Audrey Hepburn e Ben letto, nudi e immersi in un mare di Gazzara, già protagonisti di Linea di sangue; come accertò la polizia scien- sangue (’79) e all’epoca legati senti- tifica, il colpo sparatole da Snider mentalmente. La pellicola venne gi- aveva portato via a Dorothy il dito di rata a New York lungo le strade di una mano, anteposta nel tentativo di Manhattan. Per interpretare al me- difendere il volto, ed era poi penetra- glio la parte, Dorothy prese lezioni di to poco sopra un occhio sfondandole recitazione e dizione. Durante la lavo- il cranio, tanto che un pezzo del suo razione, il quarantunenne Bogdanovi- Dorothy Stratten col suo marito e assassino Paul Snider cervello era finito sul pavimento; do- ch e la ventenne attrice s’innamoraro- po l’omicidio, Snider aveva abusato no l’uno dell’altra: ma mantennero un del cadavere, quindi si era sparato in assoluto riserbo sulla loro relazione. fronte. Morta all’età di vent’anni, cin- Snider sospettò qualcosa, ma non que mesi e diciassette giorni, Do- avendo prove incaricò delle indagini rothy venne sepolta al Westwood Vil- a un investigatore privato, Marc lage Memorial Park Cemetery di Los Goldstein. Tuttavia, prima che questi Angeles, lo stesso che ospita i resti potesse attivarsi Dorothy venne allo mortali di Marilyn Monroe. La sua scoperto, partendo con Bogdanovich tragica fine ha ispirato il film di Bob per una vacanza a Londra al termine Fosse Star 80 (1983), interpretato da delle riprese del film, e al suo ritorno, Mariel Hemingway ed Eric Roberts, senza più tornare a casa si trasferì dal che straordinariamente credibili for- regista in una residenza di Bel Air. nirono entrambi una prova maiusco- Impazzito dal dolore e dal timore di la; particolare impressionante: la sce- perdere il controllo su di lei, appreso na dell’omicidio-suicidio venne che Hefner aveva in programma una girata nella stessa camera da letto in magnifica festa al Playboy Mansion cui avvenne in realtà. Nell’84 Bogda- per la notte di mezza estate, dove cer- novich, che non seppe mai consolarsi tamente Dorothy non sarebbe man- Dorothy Stratten con Hugh Heffner della morte di Dorothy («C’era in lei cata, Snider cercò di ottenere un invito: ma gli pistola da un conoscente, il 31 luglio si appostò qualcosa di miracoloso» ebbe a dire più volte), fu detto che avrebbe potuto presentarsi solo dietro gli alberi d’un giardino che fronteggia pubblicò il libro The Killing of the Unicorn, una in compagnia della moglie, rendendolo folle l’albergo che sapeva sua residenza: ma quella biografia della sventurata attrice; egli si prese di rabbia e di desiderio. Il fatto che lei avesse sera ella dormì fuori sicché il suo piano andò a anche cura della sua famiglia, tra l’altro pa- deciso di lasciarlo proprio nel momento in cui vuoto, e pochi giorni dopo egli dové restituire gando gli studi della sorella Louise Beatrice, aveva raggiunto l’apice del successo, e perdi- la pistola. Per procurarsene una nuova, Sni- che nell’88, quando questa era appena venten- più per un uomo di successo, alimentò la fru- der ricorse alle inserzioni di vendita d’armi ne, addirittura sposò; il loro matrimonio si strazione di Snider e lo persuase erratamente usate sui giornali. L’8 agosto, infine, Dorothy concluse dodici anni dopo col divorzio, ma i d’essere stato sfruttato. Non potendo opporsi accettò d’incontrarlo, e pranzò con lui in quel- due sono rimasti in buonissimi rapporti. alle deliberazioni della moglie, egli maturò la che era ancora la loro casa: egli naturalmen- così l’insana decisione di ucciderla. Deciso a te fece di tutto per persuaderla a tornare con Virgilio Zanolla 18 [email protected] Tutti i ricordi di Claire (La dernière folie de Claire Darling) Verderonne, diparti- Catherine Deneuve nel raffigurare una don- lenire ferite destinate a non rimarginarsi mai, mento dell’Oise, Alta na, ormai giunta alla fine del cammino terre- mentre l’accumulo “seriale” di oggetti vari ap- Francia, tempi nostri. no, sempre orfana di qualsivoglia slancio af- pare quale inveterato calmiere di un’aridezza In una opulenta dimo- fettivo, segnata dall’incedere temporale più d’animo, suppletivo di una conclamata inca- ra, circondata da un nell’animo che nel fisico, sensazione resa dal- pacità d’amare con genuino trasporto umani- vasto giardino, vive, sola, lo sguardo, rivolto alle persone e alle cose, in stico, un demone da affrontare, anche ricor- l’anziana Claire Darling apparenza spento ma denso di sottesa malin- rendo alla pratica di un insolito esorcismo, (Catherine Deneuve), at- conia, così come dal riemergere dei ricordi, sulla cui esecuzione andrà a vertere il finale, torniata da numerosi vividi di mesta incomprensione, visualizzati fino alla manifestazione di una improvvisa oggetti, tutti piuttosto al tempo presente egualmente alla figlia Ma- esplosione purificatrice, la cui resa però,- al preziosi, come alcuni rie, una altrettanto intensa Chiara Mastroian- meno riportò la mia primaria sensazione, può Antonio Falcone splendidi automi: le ram- ni, la cui vita si è mantenuta coscientemente apparire stridente con quell’atmosfera rare- mentano, pur nell’ince- distante da quella della genitrice risultando fatta e sospesa che ne ha accompagnato fino- dere della demenza senile, i tanti momenti di un’esi- però similmente rappresa nell’esternazione ra l’iter narrativo. Costruito dal punto di vista stenza certo attraversata dagli agi ma non immune emozionale. Julie Bertuccelli, avvalendosi an- visivo assecondando il succedersi degli acca- da eventi tragici, vedi la morte del figlio primogenito che dell’apporto di una fotografia (Irina Lubtchan- dimenti come se si stessero conclamando ca- Martin o quella immediatamente successiva del sky) nitida e luminosa, che avvolge la suddetta sualmente qui ed ora dinnanzi alla macchina marito, fino ad arrivare al definitivo allonta- mescolanza fra passato e presente di un’aura da presa, alternando soggettività ed oggettivi- namento della figlia Marie tà, con una felice sinergia tra (Chiara Mastroianni), consi- scenografia (Emmanuel de derando inoltre che il rappor- Chauvigny) e la citata foto- to fra le due si è mano a mano grafia nel conferire sugge- circoscritto nell’ambito di un stione evocativa alla fredda reciproco conflitto. Marie si corporeità dei vari ninnoli, rifarà viva, dopo circa vent’an- quadri, mobili, arredi, La der- ni, una volta avvisata dall’ami- nière folie de Claire Darling, il ca d’infanzia Martine (Laure più indovinato titolo origina- Calamy) di come la madre, è il le, è un film la cui visione su- primo giorno d’estate, abbia scita, pur con qualche appe- fatto collocare tutte le suppel- santimento sparso lungo il lettili in giardino, ponendole cammino, piacevoli sorprese, in vendita ad un prezzo sim- sostenuto dalle superbe prove bolico, noncurante del loro va- recitative della Deneuve e di lore economico ma ben consa- Chiara Mastroianni, ma an- pevole della loro fascinazione che del’intero cast, con un mnemonica. Claire, infatti, particolare plauso ad Alice nottetempo, ha udito una vo- Taglioni che interpreta Claire ce che l’avvertiva della sua im- da giovane, rimarcandone l’al- minente dipartita e probabil- gida psicologia caratteriale, mente intende allontanare andando dunque a delineare dalle paventate ultime ore di un racconto intimistico che vita quanto quei manufatti, rifugge dal visualizzare il “tra- ora oggetto di frenetico acqui- dizionale” buonismo consola- sto da parte dei tanti curiosi torio apportato dalla compo- accorsi a frotte, possano ri- sizione tardiva relativa a portare dal passato… Diretto recriminazioni e rancori e da Julie Bertuccelli, al suo ter- conseguente riappacificazio- zo lungometraggio di finzio- ne, dando piuttosto sostegno ne dopo i trascorsi documen- all’amara constatazione che taristici, anche sceneggiatrice nell’assecondare l’inesorabile nell’adattare, trasferendo la fluire del tempo e l’impossibili- rappresentazione delle vicen- tà di mutare determinati acca- de dal Texas alla provincia dimenti che hanno segnato la francese, il romanzo di Lynda nostra vita, si dovrà infine Rutledge Faith Bass Darling’s giungere ad accettare ciò che Last Garage Sale, 2012, insieme si è stati di pari passo con a Marion Doussot, Mariette l’impossibilità di mutare ciò Désert, Sophie Fillières, Tutti i che ora si è. E quando arriva la ricordi di Claire è una comme- notte, la notte/E resto sola con me dia a sfondo drammatico ido- La testa parte e va in giro/In cer- nea a mettere in scena, con suggestiva, naturale, densamente onirica, a tratti anche misteriosa ca dei suoi perchè/Né vincitori né vinti/Si esce scon- fluidità una visivamente raffinata alternanza nell’insinuarsi di qualche simbolismo (l’appa- fitti a metà/L’amore può allontanarci/La vita poi tra passato e presente. Le due citate entità rire costante di una bambina a cavallo dei due continuerà... (Arisa, La notte, 2012, scritta da vengono rese in scena nell’ambito di altret- piani temporali, probabile allegoria della spen- Giuseppe Anastasi). tanti piani interscambiabili, fino ad innescare sieratezza perduta anzitempo da entrambe le la loro reciproca deflagrazione in virtù dei cor- donne), imbastisce un metaforico racconto tocircuiti mentali di Claire, un’intensa, iconica, sull’inidoneità del trascorrere temporale nel Antonio Falcone 19 n. 79 The lighthouse: il faro della fine del mondo Un film ha la necessità pubblico non vedesse il film, né sapesse dell’e- tra i due personaggi che è segnata dalla quoti- di introdurre una se- sistenza di Greed, né di The Wind. Nella nuova dianità di tutti i giorni, mentre si impone il si- rie di alibi estetici e logica culturale la copia è sempre migliore di lenzio rotto solo dal forte vento e dal ruggito culturali per potersi tutto l’originale. L’artificio del film esplora delle onde. In questi primi momenti, invece convertire in una sor- l’uso del paesaggio della Nuova Scozia, gioca di invocare forse la tradizione delle avventure ta di raro film cult con la desolazione di un’isola sormontata da marittime, appare più pertinente ricordare Il sperso in questo mon- un faro ed esposta alle più violente raffiche di Cavallo di Torino di Béla Tarr. La differenza tra do governato da im- vento. L’immaginazione parte da una forte i due modelli di film non tarda ad evidenziar- magini piatte dell’era potenza visionaria sostenuta da degli interni si. A seguito della proposta tecnica di Roger digitale? Cos’è che con interessanti giochi di luci ed ombre. Il di- Egger, non esiste nel film una vera coerenza rende un regista un rettore della fotografia Jarin Blashke gioca interna. Non esiste cioè una chiara riflessione Àngel Quintana genio ipotetico dopo con estrema sontuosità con toni e con un uso sulla funzione che può esercitare la messa in aver girato solo una efficace opera prima che attento del bianco e nero. Tutti questi elemen- scena nello stabilire un artificio autentico del- non ha incantato il panorama del cinema con- ti artificiosi appaiono nel film rafforzati da la desolazione. Man mano che The Lighthouse temporaneo? L’esistenza di una sofistica con- dialoghi che rimandano alla vecchia letteratu- procede, comprendiamo che il faro in cui è fezione cinematografica è sufficiente per -ap ra delle avventure marine, con riferimenti collocata la storia non ha nulla a che fare con parire incantati da un’ipotetica pura novità? precisi a Herman Melville o Joseph Conrad e Le tempestaire (1947) di Jean Epstein, forse il The Lighthouse, il secondo film di Roger miglior film su un faro nella storia del ci- Eggers successivo a The Witch, è un’ope- nema. The Lighthouse non è girato come se ra teatrale che sembra quasi che cerchi fosse un documentario. Nonostante le di concentrare tutte queste domande in scene della tempesta, è tutt’altra cosa facili risposte. Il film costruisce attorno dall’impatto emotivo delle onde esplose a sé numerosi alibi per collocarsi contro- in Hombres de Aran (1934) di Robert Flaher- corrente, in modo che la sua mera esi- ty. Nella seconda parte del filmato, Roger stenza possa provocare una passione Egger finisce per rivelare che la formula estrema o semplicemente una strana re- autentica che supporta il faro non è altro azione di fastidio contro l’efficacia e il che quella della simulazione. L’eccesso vuoto della sua composizione. The Li- dell’elemento tecnico che è stato utilizza- ghthouse è sofisticamente ben confezio- to per creare l’evento attorno al film fini- nato, cosa che provoca una certa attra- sce per diventare il suo principale difetto. zione mettendo però in difficoltà lo stesso con una chiara deriva verso il fantastico. Nella La forma non ha alcun impatto ma mostra i spettatore nel decodificare quale effettivo sua parte finale finisce per stabilire legami punti deboli di un’opera basata sull’artificio. prodotto sembra alla fine offrirgli. Le logiche con l’universo di H.P. Lovecraft. Se a tutti que- The Lighthouse passa così dalla monotonia alla di mercato pare offuscarne le sue qualità, ma sti elementi aggiungiamo la presenza come follia. Nel suo cammino, gli effetti drammati- The lighthouse mantiene comunque una sua protagonisti di due attori eccellenti che met- ci della sceneggiatura costringono la coppia attrazione sia come opera e sia come fenome- tono in evidenza uno scontro tra l’antica ere- di attori protagonisti a fare uso del loro am- no estetico. The Lighthouse appartiene a quella dità di un certo cinema maledetto - Willem Da- pio repertorio professionistico e di tutte le lo- strana razza di film che per avere successo ha foe - con la mitologia di un nuovo cinema ro risorse, come se fossero Laurence Oliver e bisogno di vendersi e fare la differenza nel d’autore indipendente - Robert Pattison -, è Michael Caine in La huella di Mankiewicz. In- mondo della produzione cinematografica. Ri- certo che ci troviamo davanti a un prodotto vece di mostrare, con finezza ed eleganza, sponde questo perfettamente ai postulati di misurato. È un’opera ideale per un pubblico una lotta mortale per ‘conquistare il potere’, i ciò che è conosciuto come un’opera d’arte, va- colto, moderno e simpatizzante dell’eccentri- due interpreti si dedicano a realizzare un va- le a dire un’opera che una volta annunciata l’e- cità. Tuttavia, l’esistenza di un particolare so- sto repertorio di gesti eccentrici seguendo i sistenza questa genera dibattito e desiderio di spetto riferito agli aspetti preconfezionati del postulati della peggiore eredità del actor’s stu- essere conosciuta, anche prima della sua stes- film provocano in alcuni spettatori una strana dio. Quando il film cresce di tono e i personag- sa divulgazione. Ancor prima della sua prima sensazione. Molti di essi si chiedono se, per gi giocano ad autodistruggersi, questi non proiezione europea di The Lighthouse per la se- davvero, The Lighthouse abbia una vita propria smettono di bisticciare e urlare. Alla fine, tut- lezione al Festival di Cannes, quando nessuno o se sia il delirio di un presunto creatore visio- to finisce per rompersi ed è da quel momento aveva ancora visto del film un solo fotogram- nario che si propone di sfidare le leggi della che The Lighthouse inizia a viaggiare lungo ma, esso era già diventato un film cult. Il festi- gravità cinematografica nell’era digitale. No- quella delicata corda che può facilmente spez- val di Sundance era servito ad annunciare ai nostante tutti i sospetti che il film può suscita- zarsi e gettare il film nel ridicolo. Le uscite di quattro venti che il film sarebbe stato il feno- re, The Lighthouse non è un lavoro spregevole, tono della messa in scena e le sottolineature meno cinematografico dell’anno. I produttori possiamo anche dire che ha dei momenti musicali fanno perdere la bussola al film co- lo hanno smerciato a partire dalla sua suppo- splendidi. La prima mezz’ora del film può stu- me se fosse infetto dalla follia dei suoi prota- sta eccentricità sostenendo che il finale era pire. La prima immagine della poppa della na- gonisti. Quindi, Roger Egger inizia a giocare troppo lungo per essere visto durante il festi- ve che attraversa le onde verso l’isola, acquisi- con una serie di facili simbolismi. La luce del val. Invece di parlare del suo budget miliona- sce un alone di mistero e annuncia una potente faro riferita alla fine del mondo finisce per -di rio o dei suoi innovativi effetti di postprodu- avventura marina. Paradossalmente, il film ventare la luce che cerca Prometeo, quella luce zione, il produttore ha annunciato che il film raggiunge i suoi momenti migliori quando che ruba agli dei per essere donata infine agli era stato girato in formato 1:19 in pellicola a non succede quasi nulla, specialmente nel uomini, in modo tale che possano allontanar- 35mm, con una vecchia macchina fotografica momento in cui cerca di descrivere la mono- si dall’oscurità e dal diventare bestie. Tutta- che utilizzava obiettivi e filtri dell’epoca cine- tonia che genera l’isolamento. I protagonisti via, agli spettatori, quando si arriva a questi matografica del muto. La sua fotografia evoca sono due personaggi che si odiano a vicenda e momenti, il fuoco gli si acceca gli occhi. Sarà luci naturalistiche di un tempo passato, in sono condannati a resistere ma anche ad an- che il faro stava iniziando a bruciare. particolare richiama alcuni echi che fanno ri- nientarsi. Thomas Wake ed Ephraim Win- Àngel Quintana cordare Eric Von Stroheim o Victor Seastrom slow sono due persone antagoniste che hanno - Vilgot Sjöstrom -. Non importava tanto che il qualcosa però che li completa. C’è una tensione Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 20 [email protected] Un esperimento riuscito. I promessi sposi del 1967 della produzione Rai Il (non sempre facile) rapporto tra testo letterario e trasposizione filmica Aveva ragione Leonar- di vicende personali, sociali, storiche e politi- da un buon riscontro presso il pubblico, è nel- do Sciascia. Il vincito- che, su cui si innesta una forza espressiva che la stretta aderenza al testo manzoniano, per re assoluto ne I promes- vorrei definire scultorea, ad essere rappresen- cui i dialoghi ci riportano immediatamente ai si sposi, il trionfatore, è tata sullo schermo. Il rischio, e questo chiama passi manzoniani, così come la voce fuori cam- senza dubbio don Ab- in causa il rapporto tra letteratura, o comun- po ripercorre fedelmente quelle riflessioni e bondio, il curato, il par- que un testo, uno scritto, e la riproduzione in quelle descrizioni, a cominciare da quel ramo del roco, la persona consa- suoni, immagini, musiche, e così via. In parti- lago di Como, che abbelliscono il testo. La scelta di crata che ha l’ardire di colare, una riduzione cinematografica, o tele- Bacchelli e di Sbragia, sobria e coerente, ha indi- piegare Cristo, e il suo visiva, sfocia, se non opportunamente soste- viduato, probabilmente, l’unica opzione possibi- messaggio, alle logiche nuta da una scelta, da un indirizzo che sappia le, capace, senza banalizzarlo, di rappresentare Giacinto Zappacosta personali e ai piccoli me- attingere sapientemente dall’opera che voglia schini interessi del quieto vivere e del disimpegno rendere per immagini e movimento, in un ba- di fronte ai mali del mondo. Che, viceversa, nale documentario, a metà strada, senza esse- chiamerebbero a ben altro atteggiamento, si- re né l’uno né l’altro, tra mera narrazione in milare a quello proprio del cardinale Borro- forma filmica, senza anima e priva di spesso- meo e di fra’ Cristoforo. È vero che i due gio- re, e rifacimento sciatto di ciò che il lettore vani fidanzati riescono, infine, a coronare il può agevolmente, e più proficuamente, rinve- loro sogno d’amore e a convolare a giuste e lie- nire recandosi in libreria. Più in profondità, te nozze, ma è altamente significativo quelsu - trattandosi di Manzoni, uno sceneggiatore è go della storia, per dirla col Manzoni, segnato posto dinanzi al pericolo, non facilmente evita- da un approccio ai sacri doveri di un sacerdo- bile, di annichilire la presenza dell’autore che, Alessandro Manzoni te cui il noto personaggio del romanzo si at- a favore del grande pubblico uno dei più bei tiene con coerenza fino alla fine, a fronte, tra romanzi della narrativa mondiale. Altre tra- l’altro, di una dura reprimenda proveniente sposizioni televisive, più recenti, come quella dal celebre vescovo milanese. Squallido ed in- del 1989, appaiono meno felici proprio per fingardo, coraggioso ancor meno, don Abbondio l’ansia di innovare rispetto non solo al testo, mette tutti a tacere. Può intristire, ma l’esito ma anche allo spirito originario dell’opera. Un della trama è chiaro. Non vale la pena impe- po’ fuori luogo appaiono gli eccessi comici di gnarsi, lottare, combattere, tantomeno parte- Alberto Sordi, che interpreta don Abbondio, cipare a ribellioni o sommovimenti popolari, mentre Danny Quinn, nei panni di Renzo, dai quali, è la sintesi finale pronunciata da non appare all’altezza. Certo, tornando allo Renzo, è anzi d’uopo tenersi rigorosamente alla Nino Castelnuovo e Paola Pitagora in Renzo e Lucia sceneggiato del 1967, tuttora insuperato, un larga. È lo sbocco che Manzoni, con chiara fi- (1967) lettore attento de I promessi sposi troverà qual- nalità pedagogica, indica al termine del rac- con in virtù del dualismo tra chi ha scritto la che discrepanza tra testo manzoniano e pro- conto, Manzoni il moderato, più che cristiano storia, vale a dire l’anonimo estensore del ma- duzione filmica, come per esempio in una del- forse democristiano con cento anni d’antici- noscritto concernente la storia, e chi l’ha racco- le scene iniziali, allorquando don Abbondio, po. La sua stupenda ed inarrivabile capacità modata, cioè il Manzoni stesso, riesce ad inse- in preda al panico, si difende, in un primo descrittiva, la sua introspezione psicologica, rirsi, con agilità e senza forzature, nello momento, dalle pressioni di Perpetua che, capace di scavare nell’intimo dei personaggi, sviluppo della vicenda, fino ad assurgere a ve- pettegola, vuole conoscere i motivi di tanto nonché il suo italiano raffinato ed accessibile ro e proprio personaggio, il principale, a ben turbamento. Qui la movenza della governante allo stesso tempo, sollecitano una costante vedere. In altre parole, lo scrittore milanese non rende bene la narrazione manzoniana, frequentazione di noi lettori, noi che conside- non si presta facilmente, e segnatamente per laddove il curato la rimprovera di aver già riamo quel capolavoro, perché esattamente di quanto concerne la sua opera più famosa, ad sparlato in precedenza per analoga situazione questo si tratta, un patrimonio della nostra essere incanalato in modalità rappresentative (sì, come quella volta…). A quel punto, in Manzo- meravigliosa letteratura. Capolavoro che, a diverse da quelle definite da un libro stampa- ni, c’è un chiaro iato tra l’atteggiamento della scuola, va studiato dai ragazzi e proposto da to. Dove invece l’osmosi tra testo e sceneggia- serva, mirabilmente descritto, che, prima inva- docenti capaci ed appassionati in ottempe- to riesce pienamente, esaltando in un’ottima dente e quasi aggressiva col padrone, cambia ranza ad un obbligo culturale e morale, al di là sintesi le due forme d’arte, è nello sceneggiato subitaneamente, con fare astuto, il proprio at- delle direttive ministeriali. Fa specie, al ri- televisivo in otto puntate andato in onda nel teggiamento facendosi umile e sottomessa. So- guardo, che recenti scorribande di un politico 1967 (allora l’etere era tutto della Rai, una tele- no sfumature che i cultori dello scrittore ben in perenne ricerca di visibilità abbiamo insi- visione di Stato che produceva cultura), per la comprendono. Così come, in un passo che è nuato il dubbio che l’obbligatorietà dello stu- regia di Sandro Bolchi, autore della sceneg- una vera finezza, il rossore che divampa sulle dio de I promessi sposi ne deprima il valore. giatura assieme a Riccardo Bacchelli. Nino gote di Lucia viene definito di natura diversa Piuttosto, bisognerebbe far notare al noto Castelnuovo e Paola Pitagora, nel rigoroso rispetto a quello che compare sulle guance del- parlamentare, il quale non ha letto la storia bianco e nero, interpretavano i due promessi, la Monaca di Monza. Si discorreva di cose im- manzoniana di Renzo e Lucia, che al contrario mentre gli altri personaggi erano interpretati da barazzanti, si parlava, in buona sostanza, del non bisogna scandalizzarsi di avvertire come Luigi Vannucchi, Massimo Girotti, Lea Massari, Sal- rapporto con l’altro sesso. Lo sceneggiato non imprescindibile la lettura e l’interiorizzazio- vo Randone, Tino Carraro. Chi ha una certa età ri- coglie appieno il commento manzoniano, che ne, sui banchi scolastici, di un libro che vale corderà come ogni puntata fosse presentata da si introduce nella psiche delle due donne. È davvero la pena approfondire. Piuttosto, e ve- Giancarlo Sbragia, mentre l’introduzione iniziale, anche vero, però, che il bianco e nero di cin- nendo a cose a noi più consone, c’è da chiedersi indimenticabile, era dello stesso Bacchelli. La valen- quanta anni fa non poteva renderci i colori e se una simile opera, una delle più belle di tutti i za culturale della produzione, ora accessibile le sfumature dei visi. tempi, si presti, per la complessità degli intrecci gratuitamente tramite internet, accompagnata Giacinto Zappacosta 21 n. 79 Gridare con gli occhi, la nona edizione di Visioni di cine(ma) indi- pendente Visioni di cine(ma) in- questa nuovo appuntamento di Visioni di ci- dipendente è giunto ne(ma) indipendente, Gridare con gli occhi. Un ti- alla sua nona edizione tolo che ci pare possa coniugare perfettamen- che si può dire costitu- te il senso di smarrimento e anche di disagio isca uno spin-off della che la contemporaneità produce e al contem- settima, quando l’at- po una costante ribellione verso una pacifica- tenzione, anche per zione solo apparente con un sistema anche contingenze storiche, mediatico – rispetto al quale nessuno è inno- è caduta sulla radicale cente poiché tutti ne vogliamo fare parte - mutazione avvenuta non più o non sempre in grado di attribuire il Tonino De Pace nelle arti nel 1968, tra- giusto valore alla comunicazione per immagi- sformando anche la ni. Rispetto a questa eccedenza di pezzi di re- percezione e gli effetti che il consumo dell’arte ale che passano quasi inosservati, poiché sot- produce su chi la fruisce, analizzando il modo toposti ad un processo di svalutazione, in cui si sono trasformate le forme delle disci- paradossalmente il cinema e la fotografia han- pline, caratterizzando il ’68, non solo come no la capacità di compiere un viaggio contro- periodo di svolta e presa di coscienza politica, corrente, non solo svelando lo scandalo che porta ma soprattutto come evento culturale ininter- alla ribellione ma anche, al contempo praticare rotto e sempre attuale. In quegli anni, tra l’al- una rivolta costante contro l’ingordigia delle tro, si avviò un lavoro, da più parti intrapreso, immagini spesso tutte uguali, in quella prati- di riorganizzazione del pensiero che rivaluta- ca che sempre il cinema e la fotografia dovreb- va alcuni dei temi oggi oggetto quotidiano co- bero essere: pietra d’inciampo e terreno insta- me, ad esempio, quello della comunicazione bile di una perfino troppo stabile quotidianità. attraverso le immagini ed è così che la foto- grafia e il cinema diventarono centrali, poi- hanno consegnato e in più occasioni conti- ché offrivano un campo vastissimo di inda- nuano a farlo. Gridare con gli occhi è l’inin- gine e di studio. Oggi, bombardati come terrotta modulazione su una frequenza al- siamo dalle fotografie e da altri oggetti del- ternativa che domanda solidarietà e la multimedialità aumentata che attraver- salvezza per un mondo che diventa difficile sano la nostra contemporaneità e determi- da assimilare nella sua complessità sfug- nano i nostri comportamenti, la riflessione gente, sicuramente, ma anche perché fon- proprio sulle immagini, oggetto di questo data su principi e pensieri che sembrano nuovo appuntamento, si fa quasi necessa- abbandonare ogni umanità per rifugiarsi ria per una compiuta analisi di quel corpo in un egoismo senza soluzione. Gridare con vivente dell’immaginario e materia viva gli occhi è, infine, a volte un senso di isola- della cronaca che ormai sembra scritta più Koudelka fotografa la Terra Santa mento causato da una profonda confusio- con le immagini che con le parole. Una ne e soprattutto da una inarrestabile misti- scrittura a volte eccessiva e autoreferenzia- ficazione degli eventi in cui le immagini, le, soprattutto quando dalla cronaca si pas- utilizzate e sottomesse, restano complici o sa alla comune quotidianità, come quella a ne costituiscono evidente e sovrabbondan- volte eccessiva dei cosiddetti social. Una te orpello. È in questa prospettiva che una manifestazione che va valutata poiché re- lettura più consapevole della comunicazio- sta, pur sempre, una forma di comunica- ne per immagini diviene essenziale e cru- zione e di ricomposizione di frammenti di ciale per una difesa contro ogni falsità e variegata umanità che in quelle immagini ogni raggiro ordito per ribaltare il senso ve- si riconosce e si riflette. Queste le ragioni “Winter adé” Helke Misselwitz, 1989 ro delle cose. La ricerca di quest’anno ha la- che ci hanno spinto, come Circolo del Cine- vorato in questa direzione, adattandosi a ma Cesare Zavattini, a restituire nel titolo quelle precedenti che abbiamo condotto di questa nuova edizione dell’iniziativa il con gli stessi strumenti, quelli che ci hanno senso di una specie di smarrimento mista a portato a scoprire nuove entità per una più timore che vuole però essere anche presa di allargata riflessione che diventasse anche coscienza per una necessaria riconsidera- ininterrotta sorpresa. Ciò è avvenuto attra- zione del significato da attribuire alla rap- verso i profili autoriali di registi al di fuori di presentazione della realtà attraverso i ca- ogni consueto e consolidato canone pro- nali in cui le immagini vengono veicolate. duttivo, oppure grazie alle infinite sugge- Si tratta di considerare questo fenomeno e stioni che il cinema ci offre e sa immagina- domandarci fino a dove tutto questo sia re con la sua ricerca visiva e i suoi profondi davvero puro riflesso del reale e ne possa rapporti con le altre discipline, diventando costituire anche sua rivelazione. Come di- mezzo espressivo indispensabile e (in)con- ceva Roland Barthes in “La camera chiara” sapevole scandaglio dei livelli più profondi In latino la fotografia potrebbe dirsi “imago lucis della coscienza personale e collettiva. L’ini- opera expressa”; ossia: immagine rivelata, “tira- “Die Mauer” (1990) di Jürgen Böttcher ziativa si è svolta grazie alla proficua collabo- ta fuori” “allestita” “spremuta” dall’azione della luce. Gridare con gli occhi è anche gridare con le im- razione che il Circolo “Zavattini” ormai da qual- La rivelazione costituisce lo scandalo ed è que- magini, è restituire loro il senso di inattesa comu- che anno ha avviato con l’Accademia di Belle Arti sta intuizione che ci ha spinto a dare il titolo a nicazione che i loro autori (fotografi e registi) ci segue a pag. successive

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segue da pag. precedente vuoto incolmabile nella struttura narrativa dell’indagine il muro di Berlino e gli effetti di Reggio Calabria che ha concesso i locali per del film. Quattro giorni dunque intensi che della sua esistenza e della sua caduta. Tre film le mostre allestite e per le proiezioni serali e sono stati completati dalla visione di quattro distribuiti in Italia da Reading Bloom a cura con l’Università Mediterranea e il Collegio film che sembrava dovessero quasi costituire dello stesso Federico Rossin e Alessandro Del Universitario dello stesso Ateneo che hanno la sintesi delle riflessioni. Il muro e i muri so- Re. Tre mostre di fotografie hanno davvero concesso l’uso dei locali della Residenza Uni- no stati la traccia costante che ha legato le completato la struttura che come Circolo “Za- versitaria per lo svolgimento del seminario quattro serate, nella logica di: un muro, due vattini” abbiamo immaginato. Nella sala pomeridiano. Come è giusto che sia ci siamo prigioni. Koudelka fotografa la Terra Santa di Gi- esposizioni dell’Accademia di Belle Arti sono fatti aiutare in questo percorso dalle esperien- rad Balam ha aperto le proiezioni serali. Il fo- state allestite tre mostre fotografiche tutte le- ze maturate nel settore e per la terza volta è tografo ceco Josef Koudelka, già noto per i gate ai temi della manifestazione. Con Gridare stato ospite il nostro amico Federico Rossin con gli occhi: una possibile antologia curata dal dotato di una feconda bulimia immaginativa Circolo attraverso l’impegno di Pasquale Pra- e argomentativa che ha consentito all’uditorio ticò, Dario Condemi e Antonella Nicolò, si è di spaziare nel labirintico mondo del cinema e provato ad antologizzare, secondo una delle nella lettura delle immagini accompagnate tante possibili ipotesi, il nostro passato e pre- dai suoi inappuntabili riferimenti saggistici e sente fotografico, oltre cento fotografie che cinematografici. Il suo seminario,Le immagini hanno fatto la storia delle immagini e che ri- politiche ha occupato tre dei quattro pomerig- flettono lo sguardo critico sul mondo e sui fat- gi dedicati alla manifestazione. Un percorso ti che lo hanno attraversato. Con l’altra mostra lineare e denso quello proposto da Rossin 5 giovani autori reggini – 5 sguardi contemporanei Federico Rossin - Seminario Le immagini Politiche dentro il quale, secondo una logica decostrut- sulla realtà, abbiamo dato spazio e possibilità di (foto doi Antonella Nicolò) tiva delle immagini, compresi i frammenti vi- mostrare i loro scatti a cinque giovani foto- sti, tratti dai molti film citati, si è cercato il lo- grafi alcuni di loro direttamente impegnati ro preciso significato nello scenario della nelle nostre attività associative. Le fotografie rappresentazione che il frammento visivo vo- di Pasquale Praticò, Dario Condemi, Antonel- leva offrire, ripetendo, anche nella dialettica la Nicolò, Ferdinando Armeni e Filippo Tosca- della comunicazione, quell’eterno rapporto no avevano come tema quello della realtà dei tra dominante e dominato che nella fruizione nostri territori nel tentativo di cogliere quel dell’immagine diventa opposizione tra fruito- “grido” muto e soffocato che a volte le imma- re e realizzatore. È con questo taglio che il se- gini sanno restituire con un effetto indimen- minario di Federico Rossin si è arricchito di ticabile. La terza mostra “Empire” curata da contenuti e di finalizzazioni utili ad offrire ul- “Il Cerchio dell’immagine”, associazione che teriori strumenti per l’interpretazione in Daniele Dottorini e Tonino De Pace (foto di Antonella ormai da anni lavora a Reggio Calabria. La se- chiave politica, quindi contingente, dell’im- Nicolò) lezione che l’associazione, diretta da Alessan- magine fotografata o quella del cinema. Un dro Mallamaci ed Elena Trunfio, ha proposto ulteriore contributo è arrivato da Daniele suoi scatti sulla Primavera di Praga si è recato è dedicata a John Gossage, fotografo vivente il Dottorini, critico, storico e studioso del cine- in Palestina per riprendere i luoghi delle co- cui lavoro è da considerarsi fuori dalla norma ma con alle spalle una grande esperienza di strizioni, delle restrizioni che i muri costruiti per l’attenzione dedicata agli ambienti urbani selezionatore delle opere e curatore di sezioni per dividere i territori e le persone, impongo- abbandonati o per le sue immagini sulle ar- del Festival dei Popoli di Firenze, ma anche no. Koudelka fotografa una possibile apoca- chitetture del potere, in particolare il progetto docente all’Università della Calabria nel di- lisse. Lo sguardo sul reale incombente e op- Empire sa gettare uno sguardo denso di signi- partimento del DAMS diretto da Roberto De primente, nella sintesi del “muro” come limite ficati anche strettamente politici, proprio Gaetano. La sua ultima fatica è La passione del e ostacolo, atto di supremazia escludente, è sull’essenza che l’analisi dei luoghi del potere reale, volume nel quale mette a frutto queste proseguita con una ininterrotta riflessione negli Stati Uniti porta inevitabilmente con sé, sue conoscenze nel cosiddetto cinema del rea- sul muro di Berlino nel trentennale della sua segnandone così la forte carica critica e di op- le proponendo uno studio rigoroso su questo caduta. Un evento storico purtroppo, anche posizione. Tutto in linea con le intenzioni, mondo delle immagini in perpetuo movimen- foriero di una generazione di altri muri reali e tutto secondo gli insegnamenti che abbiamo to e i cui temi ormai sconfinano per immagi- virtuali, una conseguenza drammatica che ricevuto e che oggi si arricchiscono, nella tra- nare un cinema rispetto al quale vanno anche però nulla toglie all’evento che ha definitiva- dizione, di nuovi e più indecifrabili significa- riadattate le categorie generali. Nelle due se- mente cambiato la storia e mutato lo sguardo ti. rate di presenza all’iniziativa, Dottorini ha sulle relazioni politiche e sociali, trasforman- Tonino De Pace parlato del valore dell’immagine animata co- do profondamente anche le coscienze e la per- me ipotesi sostitutiva delle immagini man- cezione dei desideri e dei bisogni. Winter ade www.circolozavattini.it canti al cinema e di come la forza evocativa (Addio inverno) del 1989 di Helke Misselwitz, Diari di Cineclub | Media partner dell’animazione del reale possa quindi sosti- Verriegelte Zeit (Tempo imprigionato) del 1990 tuire l’immagine assente che, senza questo di- di Sibylle Schönemann e Die Mauer (Il muro) spositivo, tale sarebbe rimasta aprendo un del 1990 di Jürgen Böttcher mettono al centro (Le foto del servizio sono di Antonella Nicolò)

Mostra “5 giovani autori reggini” Mostra “Gridare con gli occhi” Proiezione “Trent’anni senza il muro” 23 n. 79

Festival L’Associazione di volontariato ‘Solidando onlus’ di Cagliari interviene su Diari di Cineclub raccontando la sua storia e il senso pieno dell’originale Festival cinematografico internazionale di corti che ogni anno realizza a fine complessiva dell’attività Solidando di nome e di fatto Solidando Social Film Festival 20.21.22 Dicembre Hostel Marina Cagliari

L’associazione di volonta- Nato a Cagliari, appassionato viaggiatore, gira il mondo riato Solidando onlus na- con uno zaino e una videocamera per esplorare e conoscere sce nel novembre 2004 realtà nascoste o poco raccontate. Collabora con l’associa- in seguito all’esperienza zione Solidando Onlus con la quale nel 2013 ha partecipa- vissuta da un gruppo di to ad un progetto di cooperazione e sviluppo in Nicaragua amici recatisi in Nicara- di cui ha poi realizzato due video reportage. Nel 2014 è gua per promuovere un stato in Armenia, ha visitato e filmato i villaggi Yazidi progetto coltivato da lun- dell’interno, i terremotati di Gyumri e la regione contesa Ignazio Mascia go tempo: realizzare un del Nagorno Karabakh, realizzando poi un documentario Cinema per la comunità di Chinandega presso la readings, mostre d’arte, presentazioni di libri e di questa sua esperienza. Filmmaker autodidatta e in Missione Betania. Durante questo viaggio ab- cd musicali di artisti locali, aste benefiche e nel continua ricerca di miglioramento, ha realizzato i repor- biamo avuto l’opportunità di conoscere la realtà 2016 abbiamo creato il Solidando Film Festival, un tages “Nuevos Horizontes” (2013), “Riciclo della plastica a nicaraguense scoprendo un mondo ricco di pre- festival internazionale competitivo di cortome- Chinandega” (2013) e i documentari “Yazidi d’Armenia” ziose qualità e potenzialità umane, ma purtrop- traggi a tema sociale. Il nostro Festival, total- (2015) e “Armenia dimenticata” (2015), ha collaborato a po anche drammaticamente piegato da miseria mente autogestito, non riceve finanziamenti e vari progetti di altri autori e dal 2016 è ideatore e direttore e degrado sociale. Al rientro in Sardegna abbia- si sostiene economicamente dalle iscrizioni dei artistico del Solidando Social Film Festival. mo sentito forte il desiderio di raccontare quan- film-makers in concorso. Nonostante i limiti to avevamo visto, sentito e provato in quei gior- economici tutte le edizioni del Festival hanno www.solidando.com/ ni, abbiamo costituito una Onlus nel tentativo di avuto un grande successo sia di pubblico che di Diari di Cineclub | media partner aprire una finestra su un paese a molti scono- qualità dei film partecipanti italiani e stranieri. sciuto, di scalfire l’indifferenza promuovendo Ma la vera ricchezza è che il Film Festival e le al- Le foto sono state scattate da Chicca Deplanu e da Ignazio Ma- progetti di sensibilizzazione, di cooperazione e tre iniziative culturali organizzate ci hanno con- scia presso la scuola del quartiere di Rodolfo Grios a Chinande- sviluppo. Nel corso degli anni tanti nuovi volon- sentito di conoscere tanti altri nuovi amici e so- ga dove si svolge il progetto di sostegno di Solidando denomina- tari si sono uniti a noi, e abbiamo potuto attivare stenitori del campo dell’arte, del cinema, della to “Nuevos Horizontes” altri nuovi progetti sociali solidali in Madaga- musica e della cultura in generale, a dimostra- scar e anche nella stessa Sardegna. L’associazio- zione di quanto fortunatamente sia realmente ne Solidando onlus opera in maniera libera senza vasto e partecipato il mondo della solidarietà so- dettami culturali, religiosi o politici, ed è compo- ciale a cui con entusiasmo continuiamo a lavo- sta da persone tra loro molto diverse che si rico- rare. noscono in un gruppo perché unite da sincera Ignazio Mascia amicizia e comuni obiettivi, identificando nelle unicità dei singoli un vero e proprio punto di forza. L’obbiettivo primario dell’associazione è la tutela dei diritti dei minori, combattendo le ingiustizie sociali e qualsiasi tipo di violenza e sopruso, sostenendo in particolare opere e pro- getti educativi. Per sostenere le nostre iniziative sociali e per sensibilizzare le altre persone ai te- mi a noi cari, nel corso degli anni, abbiamo or- ganizzato molti eventi culturali come: concerti,

La giuria di ‘Solidando’ 2019, Andrea Seno, Marco Asunis, Myriam Mereu, Valentina Sulas (con Ignazio Mascia) ha premiato il film iraniano “The Stain” di Shoresh Vakili (foto di Michela Manica) 24 [email protected] Luigi Freddi, il genio di Cinecittà Figura affascinante e controversa del cinema italiano degli anni Trenta e Quaranta

Giornalista, produtto- copioni e poi li passa ai suoi collaboratori con re, organizzatore infa- i quali decide di procedere o meno alla produ- ticabile, Lugi Freddi zione del film, infischiandosene delle idee -po ha attraversato la sto- litiche degli sceneggiatori e puntando solo ria del cinema italiano sulla qualità dei testi. Poco propenso a farsi spinta da una visione vedere con la camicia nera pur essendo da ampia ed imprendito- sempre fascista, Freddi crede fermamente riale. Nato a Milano il solo in un cinema competitivo sui mercati e 12 giugno 1895 da una poco ideologico puntando su di un sistema Pierfranco Bianchetti modesta famiglia, a so- protezionistico atto a difendere la cinemato- li tredici anni lascia la grafia nazionale dall’ invasione delle - produ scuola per il lavoro. Autodidatta e appassiona- zioni estere (nel 1938 le pellicole americane as- to lettore di libri di ogni genere, il giovanotto sorbono il 73,50 % degli incassi). Nel gennaio brillante e pieno di sogni, è attratto dal movi- 1940 è nominato Amministratore Delegato di mento futurista di Marinetti come altri ragaz- Cinecittà e fino al 25 luglio 1943 continua im- zi dell’epoca. Tra il 1913 e il 1914 Freddi è attivo perterrito, nonostante la guerra in corso, a nelle battaglie artistiche del movimento e dedicarsi con zelo al suo lavoro. Dopo la cadu- convinto interventista dell’Italia in guerra. ta del fascismo si sposta a Venezia per lavora- Arrestato in seguito ad una manifestazione, re nella Repubblica Sociale anche se il suo in- parte poi volontario per il fronte nel corpo dei carico si basa soprattutto nell’evitare che il bombardieri come soldato semplice per arri- patrimonio tecnico trasferito da Cinecittà al vare alla fine delle ostilità al grado di tenente. nord, vada perduto e che venga poi dirottato Ritornato alla vita civile nel marzo 1919 aderi- in Germania. Alla fine della guerra nell’aprile sce ai nuclei fascisti di Benito Mussolini. Do- 1945, l’ex direttore della Cinematografia -Na Luigi Freddi (1895 - 1977) po l’impresa di Fiume del 1920 torna a Milano zionale tenta di raggiungere la moglie Marina diventando redattore di due pubblicazioni fa- Chaliapin riparatasi in Svizzera, ma viene sciste assunto poi definitivamente a Il Popolo d’Italia, il quotidiano diretto da Mussolini do- ve gli viene affidata una rubrica intitolata Ti“ - ro a Segno”. Nominato capo Ufficio Stampa del Partito Nazionale Fascista dopo la Marcia su Roma, Freddi decide di viaggiare molto so- prattutto negli Stati Uniti, in America Latina e anche in Africa. Nel 1928 in Brasile dirige un giornale di lingua italiana e in seguito rien- trato a Roma, torna a Il Popolo d’Italia. In se- guito prosegue i suoi viaggi all’ estero e giunto negli Stati Uniti, a Hollywood è subito colpito Luigi Freddi un fascista hollywoodiano dalla grande organizzazione produttiva delle Walt Disney con Luigi Freddi all’uscita della stazione Majors. Acuto osservatore, riparte per l’Italia Termini respinto al confine. A lui non resta che conse- con un progetto in testa ben definito: rivolu- gnarsi ai partigiani. Portato a Roma nel carce- zionare l’industria cinematografica italiana re di Regina Coeli, deve subire un lungo proces- in quegli anni fortemente in crisi. Il 21 set- so per l’accusa di appropriazione di finanziamenti tembre 1934 Luigi Freddi è nominato Diretto- pubblici. Nel 1946 è però assolto con formula pie- re Generale per la Cinematografia diretta- na e scarcerato. Freddi si dedica allora con ac- mente da Galeazzo Ciano. La morte del canimento alla stesura di un robusto volume produttore Pittaluga, molto noto negli am- intitolato Cinema nel quale condensa tutta la bienti cinematografici, lo aiuta nel suo- pro sua attività cinematografica. La sua vita nell’ getto di riforma anche perché il regime fasci- Italia democratica è molto difficile. Solo An- sta vuole rilanciare il cinema “l’arma più gelo Rizzoli nel 1954 gli propone una breve forte” come la chiama Mussolini (al pari di al- collaborazione per due produzioni filmiche e tri leader politici, Lenin, Hitler, Roosevelt) Luigi Freddi, Osvaldo Valenti e Gino Cervi per potersi mantenere egli collabora con il utilizzando il ministero della Cultura popola- quotidiano Il Tempo scrivendo una serie di ar- re. Freddi si trova così al centro di tutti i pas- ticoli sul tema dei duelli. Muore a Roma il 17 saggi legislativi necessari a realizzare una marzo 1977 dimenticato da tutti. Personaggio nuova e diversa struttura produttiva. La sua geniale e controverso, Luigi Freddi, benchè strategia tesa a sostenere i nostri registi e pro- apertamente uomo di regime, è stato un gran- duttori, prevede la nascita di Cinecittà e del de protagonista della rinascita del cinema ita- Centro Sperimentale di Cinematografia, due liano negli anni Trenta e come scrive Claudio organismi pubblici capaci di rendere compe- Siniscalchi nella prefazione del libro Il Cinema titiva la nostra industria filmica. Sono gli anni a cura del Centro Sperimentale di Cinemato- nei quali vengono realizzati film di successo grafia – Gremese Editore, “Il centenario della quali Scarpe al sole, Squadrone bianco, Cavalle- sua nascita coincide con quello della nascita del ci- ria, Condottieri, per citarne solo alcuni. Freddi, nema: possiamo ricordarli insieme”. attivo e infaticabile, legge avidamente tutti i Luigi Freddi a Cinecittà Pierfranco Bianchetti 25 n. 79

I Cineclub brasiliani hanno eletto un nuovo gruppo dirigente nazionale Brasile: ricominciare insieme ancora una volta Nella città di Viçosa, nel Minas Gerais in Brasile, durante i giorni dal 24 al 27 ottobre dell’anno appena passato, si è svolta la XXX Jornada Nacio- nal de Cineclubes, organizzata dal Conselho Nacional de Cineclubes Brasileiros (CNC), dal Cineclube Carcará, dall’Università Federale di Viçosa, dal Centro cineclubista di San Paolo (CECISP) e patrocinato dalla International Federation of Film Societies (IFFS), in difesa della cultura cinematografica come forma di espressione identitaria del popolo brasiliano

I circoli del cinema hanno alle attività delle identità nazionali, Terezinha sale cinematografiche; il cosiddetto “circuito protestato in difesa della Lúcia de Avelar, del Cineclube Joaquim Pedro de culturale o alternativo” conta approssimativa- libertà di espressione co- Andrade di Belo Horizonte, nel Minas Gerais. mente di 200 sale, considerando però che solo me diritto universale, de- Alla vice presidenza è stato eletto un immi- nella città di São Paulo se ne concentrano cir- nunciando la censura grato cileno che vive in Brasile, Francisco Ja- ca 80. La configurazione di un circolo del ci- contro il film “Marighel- vier Lillo Biagetti, del Cineclube Imigrantes, della nema, secondo i dettami del Movimento Cine- la”, si sono espressi in ge- città di Goiânia, nel Goiás. Sono state inoltre clubista, viene indicata per la sua costituzione nerale sugli editti censori elette 3 donne per un totale di 7 membri nel formale con almeno 3 rappresentanti, per ave- Diogo Gomes dos Santos contro la produzione ci- Consiglio Esecutivo Nazionale, i cui cambia- re così la possibilità di essere riconosciuti co- nematografica invisa al menti significativi dello Statuto sociale con- me soggetto culturale effettivo dallo Stato. Il potere. Con queste indi- sentono di allungare il mandato della Direzio- Circuito de Exibição (Circuito Distributivo) è cazioni hanno voluto af- ne da 2 a 4 anni, vincolandola ad organizzare stato un altro argomento rilevante ampia- frontare gli atteggiamen- almeno una Assemblea in tutto il periodo del mente discusso nella Jornada, in particolare ti oppressivi del governo, mandato. È importante evidenziare che at- sulla necessità di una sua ristrutturazione in denunciando in particola- tualmente la rete distributiva cinematografi- considerazione del reale bisogno di risponde- re lo Escritório de Arreca- ca brasiliana è costituita da 3.100 sale cinema- re alle aspettative di base di registi e produtto- dação e Distribuição de Di- tografiche commerciali, con più di 2.500 circoli ri. I film di registi e produttori inseriti in questo Joseane Alfer reitos Autorais (ECAD) del cinema sparsi in tutto il paese. Di questi, Circuito avrebbero la possibilità di avvicinare che sta agendo contro l’attività dei circoli del 450 sono affiliati al CNC, 42 dei quali in modo maggiormente l’opera cinematografica al cinema e contestando lo smantellamento del- regolare sul piano formale, intendendosi con pubblico se si attivasse come regola la pratica la storica Agenzia Nazionale del Ci- cineclubista del dibattito dopo la nema (ANCINE). Essi, i circoli del ci- proiezione. Un altro aspetto discus- nema, hanno solidarizzato con so è stato quello di lavorare per avvi- l’attrice Fernanda Montenegro, riaf- cinare i circoli del cinema alle Asso- fermando la figura di Paulo Freire ciazioni rappresentative del Cinema quale mecenate dell’educazione ci- brasiliano (ANCINE, CINEMATE- nematografica, rivendicando l’at- CAS ABD, APCE, ABRACE, CPB), tuazione delle direttive della legge magari con la riproposizione di un che favorisce l’utilizzo del cinema premio speciale del CNC, quale for- nelle scuole, e si sono espressi con- ma di riconoscimento artistico da tro la distruzione che si sta facendo assegnare a film o personalità della oggi dell’Amazzonia. Hanno ribadi- industria audiovisiva brasiliana. Sa- to che il cinema brasiliano può per- rebbe la riproposizione di altre ini- sino soccombere temporaneamente, ziative proposte da molti festival ma che alla fine non può che risorge- brasiliani, ma c’è da ricordare che già re. Già, proprio come l’Amazzonia! il Movimento in passato aveva omag- All’importante Jornada hanno parte- giato con un premio di sua creazione, cipato 34 circoli del cinema rappre- Poster XXX Jornada. Creazione di Joseane Alfer inorgogliendo il Cineclub bahiano, Lu- sentanti di 7 Stati e Distretti Federa- iz Orlando da Silva. Rafforzare la cam- li, con l’obiettivo di discutere gli pagna associativa dei circoli del cine- argomenti indicati dall’Assemblea ma come entità nazionali, stimolare plenaria nella passata Jornada Nacio- in particolare la loro riorganizza- nal de Cineclubes tenutasi nienteme- zione come associazioni pubbliche no nel 2015 nella città di Itaparica, in affinché essi si riapproprino della Bahia. I punti da discutere erano scena culturale del paese, sono stati tanti e molto importanti: Cineclubi- gli obiettivi particolarmente evi- smo ed educazione; Conservazione denziati. Il desiderio manifestato e diffusione cinematografica; I diritti dal Movimento è stato quello di au- d’autore e il circuito della distribuzio- gurarsi che le misure indicate e di- ne; La riorganizzazione del movimen- scusse nei quattro giorni di lavoro abbia- to cineclubista; Elezione del nuovo co- no la forza di rilanciare l’associazionismo mitato esecutivo e la rivisitazione dello e con esso il cinema nazionale e tutta la Statuto, per una modifica radicale del- Consiglio eletto. (foto di Lara Toledo) cultura audiovisiva brasiliana. Nono- la composizione dell’Esecutivo del stante l’ignoranza, l’arroganza e la Consiglio nazionale (cosa che poi si è ridotta da ciò ufficialmente registrati presso gli enti barbarie imperanti che si stanno abbattendo 27 a 7 membri), per la soppressione del Consiglio pubblici. Per cui molte delle attività dei cine- nella società brasiliana, il persistente tentativo dei rappresentanti e il ripristino invece del Consi- club si svolgono in modo puramente informa- del governo di smantellare l’industria audiovisi- glio Fiscale. Nella fase congressuale, per la prima le, nonostante il sostegno che esse potrebbero va nazionale, la criminalizzazione delle manife- volta in oltre un secolo di attività cineclubista in avere da tutto il Movimento Cineclubista. In stazioni identitarie sul piano sessuale ed etnico Brasile, è stata eletta una donna quale responsabile Brasile, meno del 10% dei comuni dispone di segue alla pag. successiva 26 [email protected]

segue dalla pag. precedente maggiore successo si è indirizzata verso un film fissato bene l’incontro è stata la visione dell’ope- delle persone, in particolare per quelle che del nord-est brasiliano, Bacurau (2019) di Kle- ra dell’artista Tarsila do Amaral, “Operários”, emergono come immagine del paese dal cine- ber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, che del 1933, che dà volto ai lavoratori per mezzo ma, è la reazione dei circoli del cinema a dare ha suscitato tante riflessioni per i suoi vari di alcuni artisti icone del movimento dei mo- speranza di un cambiamento denunciando ad contenuti sociali. Il gruppo ha preso per buo- dernisti brasiliani. Il poster, la cartella e la esempio la “censura” mascherata su alcune na considerazione le caratteristiche collettive grafica de la Jornada ha selezionato 30 nomi opere, come quella sul rinvio dell’uscita del film del film, perché in questa narrazione l’indivi- significativi del movimento cineclubista bra- “Marighella” (2019) di Wagner Moura, 2019, duo è sostituito dall’ insieme di personaggi, siliano (in loro memoria), a partire dalla pri- sospeso per via delle tematiche trattate. Pro- per cui l’azione appare frammentata in una ma manifestazione del 1959 fino ai giorni no- prio per via delle problematiche lesbiche, gay, storia che si sviluppa con più personaggi, tut- stri (per 60 anni di storia del cineclubismo), bisessuali e transgender (LGBTI), abbiamo ti animati da una unica volontà: difendere il come modo per ricordare e valorizzare la for- tristemente assistito all’aggressione nei con- territorio da un imminente attacco alla loro za del lavoro di innumerevoli cineclubisti del fronti dell’attrice Fernanda Montenegro, con- popolazione. Questa scelta registica di tipo paese, tra loro: Adhemar Gonzaga, Alex Viany, siderata la grande signora del cinema nazio- corale è di solito assente nel cinema, perché la Álvaro Machado, Antonio Gouveia Jr., Arqui- nale, con numerosi riconoscimenti nazionali predilezione è rivolta quasi sempre ai singoli medes Lombardi, Arthur Leandro, Beto Leão, e internazionali per la sua recitazione. Con- Benê Silva, Cosme Alves Neto, Decio de Al- temporaneamente nella città di Guarulhos, a meida Prado, Elmar Soares Oliveira, Euselio San Paolo, abbiamo assistito alla denuncia da Oliveira, Glauber Rocha, Gustavo Dhall, Hilda parte dell’Ufficio di registrazione e distribu- Machado, Ilka Laurito, Jorge Conceição, Leon zione del diritto d’autore (ECAD) per sfrutta- Hirszman, Lourival Machado, Luiz Orlando mento abusivo nei confronti del Cineclube Ca- da Silva, Lyonel Lucini, Marcos Farias, Mauri- pote, con tanto di multa e minacce di chiusura ce Lègeard, Neide Castanha, Paulo César Sa- del cinema, come se si trattasse di un’impresa raceni, Paulo Emílio Salles Gomes, Plínio Sus- commerciale. Una azione pesante che si con- seking Rocha, Rudá de Andrade, Vinícius de trappone per limitare le attività dei circoli del Morais e Walter da Silveira. La scelta di ono- cinema, che sono garantite invece dalla Legge rare queste personalità si è evidenziata ini- 5536 del 21 novembre 1968, art. 5, comma unico, e Partecipanti all’incontro (foto Diogo Gomes dos zialmente nel dare riconoscimento a coloro dal Regolamento 63, art. 3, del 2 ottobre 2007, e di Santos) che hanno contribuito maggiormente a tene- ANCINE che garantisce i propri cineclub co- re alto il movimento dei registi in Brasile, sot- me soggetti che svolgono attività senza fini di protagonisti e a una storia precisa che consa- tolineando inoltre come questi artisti, con la lucro, tutelati perfino sulle tasse di spese cra un eroe, mettendo nelle mani di un singo- loro attività e dedizione, siano risultati decisi- eventuali di manutenzione delle sale cinema- lo individuo la soluzione della trama. La capa- vi nel tenere vivo, fino ad oggi, il lavoro dei tografiche (in pratica l’ECAD che determina la cità del film Bacurau è stata quella di favorire circoli del cinema nel paese; infine è proprio non ammissione delle spese per i circoli del ci- una discussione su un Brasile di “come dovreb- grazie a questo lungo loro lavoro che si è potu- nema). Argomenti controversi e pertinenti be essere”, dell’essere così tenace fino a riuscire ta tracciare la strada dei cineclub, formando- sin dal primo giorno del 1959 quando si istituì a eliminare, seppure simbolicamente, la figura ne un tratto distintivo di tutto un movimento il legame tra l’ istruzione e il cinema, sebbene del colonizzatore dalla società distopica brasi- nazionale. È del tutto evidente che questa pic- dopo tutto la formazione e la cultura vadano liana. Si osserva, non per mezzo dell’arte, ma cola rappresentanza di volti /nomi non com- di pari passo con il processo democratico del- anche in questo caso “il brasiliano” è in grado pleta il quadro, ma l’idea era quella di indica- la nazione in cui l’arte risulta disciplina gene- di punire i politici corrotti solo con la pena ca- re un campione rappresentativo dell’impegno rale presente in qualsiasi scuola. Parafrasan- pitale. di uomini e donne che hanno tenuto alto il no- do proprio Fernanda Montenegro, “senza Impressioni su quanto accaduto nella giornata me del cineclubismo e della cultura cinemato- arte, un paese non ha carattere”, conferman- La XXX Jornada dei Cineclubes, nella sua parte grafica brasiliana. Vale ricordare il proverbio do in buona misura il paragrafo 8° dell’art. 26 riferita alla identità visiva, ha voluto omaggia- popolare del filosofo cinese Confucio: “Una della Legge n. 9934 del 20 settembre 1996, che re diversi personaggi legati alla storia del Mo- immagine vale più di mille parole”. Questo ci stabilisce gli orientamenti e le basi dell’educa- vimento Cineclubista brasiliano, sottolineando dicono i volti stampati sui materiali grafici zione nazionale, sviluppando nelle scuole di i 30 anni di lotte, incontri, dibattiti e celebrazioni della XXX Jornada Nacional de Cineclubes, che istruzione di base le proiezioni cinematogra- che hanno caratterizzato la vita di questo mo- traducono più di mille discorsi un tale impe- fiche di film prodotti nazionalmente. Il para- vimento culturale e sociale, che ha nello stru- gno. Sono volti che ci fissano e ci interrogano; grafo 8° incentiva la visione di film di produ- mento cinematografico la sua essenza. Una ma in particolare sono i volti dei primi due zione nazionale per farne una componente caratteristica che ha evidenziato l’importanza personaggi visti di profilo che ci colpiscono e curricolare essenziale integrata alla proposta e il riconoscimento delle sue azioni a livello fe- che guardano a sinistra, impugnando per l’e- pedagogica della scuola, resa “obbligatoria per derale, per le quali altri pochi eventi hanno sattezza una fotocamera da 35mm, come se almeno 2 (due) ore al mese.”: 26 giugno 2014, avuto una portata sociale simile. Il festival del volessero filmare subito i primi cineasti che firmato dall’allora presidente Dilma Rousseff. cinema di Gramado, uno dei principali nel hanno iniziato l’attività nei cineclub. Ci sono I cineclubisti hanno compreso che il film è più suo genere nel paese, nonostante le sue 46 poi due altri personaggi che invece guardano che un supplemento o elemento illustrativo edizioni, solo nel 1973 fu ufficializzato dall’I- a destra, uno porta una pellicola sulle spalle e nell’aula di una classe, che dovrebbe essere stituto Nazionale del Cinema (INC), in occa- l’altro, riflessivo, appare quasi a simboleggia- utilizzato come si fa con i libri e come con sione della sua 20a edizione, nel 1992, ovvero re il peso dell’attività dell’artista oggi nella so- qualsiasi libro si dovrebbe attivare un proces- dopo 27 anni. E’ in questa occasione che si svi- cietà. Ma è ben evidente come tutti i perso- so di regole per la sua decodifica, portando es- luppa una domanda particolare di film di ori- naggi presenti, con i loro occhi, invitano tutti so nel DNA della sua struttura narrativa la so- gine latina, sebbene già in precedenti manife- quanti a riflettere e a pensare. cietà storica del suo tempo. E a proposito di stazioni della Jornada de Cineclubes questi film Diogo Gomes dos Santos storia, racconta la leggenda che è uso chiude- sono stati presentati e poi sostenuti da vari fe- Joseane Alfer re la seduta plenaria finale con una ricorren- stival nel paese. L’onore di essere cineclubisti Diogo: Cineclubista, regista, storico e professore in Esteti- za, tutti i cineclubisti delegati devono optare è sempre stato un orgoglio naturale e anche n ca e Storia dell’Arte presso l’Università di San Paolo per un film che stimoli a parlare di vari temi questa occasione, in un momento così signifi- Joseane: Master e dottoranda in Estetica e Storia dell’Arte sociali che riguardano la vita di tutti i giorni. cativo che ha ricordato tre decadi di Jornada, presso l’Università di San Paolo Con questo intento, la proposta che ha avuto non poteva essere diverso. L’immagine che ha Traduzione di Marco Asunis 27 n. 79 Il Documentario al Centro Sperimentale di Cinematografia. Costan- za Quatriglio da allieva a Direttrice XI. Viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia

Un’occasione da cogliere al volo quella di fare due chiacchiere con la regista Costanza Quatriglio, non è facile incontrarla nei corridoi di via Tu- scolana nella sede nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, perché lei da un anno è molto impegnata in Sicilia

Da un anno sei direttrice artistica e coordinatrice didattica del corso di Do- cumentario della sede si- ciliana del CSC. Cosa si- gnifica dirigere un corso come questo? Dirigere il corso di ci- Susanna Zirizzotti nema documentario è una sfida bella e stimolante. Devi avere una vi- sione, che non riguarda soltanto l’insegna- mento tout-court ma anche una idea di pro- posta culturale che restituisca agli allievi il senso della Storia perché, ricordiamocelo sempre, realizzare documentari significa guardarsi intorno, farsi domande sul presen- te, cercare chiavi di lettura per interpretare la vita e i vissuti, dare valore alla memoria e im- maginare il futuro. Stiamo cercando di co- struire una scuola che non lasci soli i ragazzi in questo processo di crescita, proponendo una didattica realizzata giorno dopo giorno dai diversi professionisti che tessono ciascu- no un pezzo di una trama molto più vasta, che si dispiega nei tre anni di corso. Al- mo, di dedicarti all’insegnamento? le lezioni di regia, di fotografia, di Ho cominciato a tenere corsi di ci- produzione, di scrittura, cioè in so- nema nel 2004, subito dopo il mio stanza alla pratica, si affiancano in- primo film L’isola alla Quinzaine di contri con autori e pensatori che Cannes. Da allora ho sempre inse- portano uno sguardo ulteriore, gnato (e imparato insegnando!): al sempre in connessione con la con- CSC di Roma, all’Ied, in diversi ma- cretezza dei mestieri e con ciò che ster universitari e corsi, sono tra i esiste fuori dalle mura scolastiche. fondatori della Scuola d’Arte Cine- Diversamente, il rischio è che la matografica Gian Maria Volonté. Scuola diventi un luogo chiuso in Nella sede Sicilia della Scuola Na- cui tutto inizia e finisce dentro i zionale di Cinema ho iniziato nel confini di un’idea di filmmaker so- 2010, con i primi allievi. Allora la lo al mondo contro tutto e tutti. Un scuola stava ancora cercando la sua esempio: la collaborazione con l’Ar- fisionomia, si parlava di documen- chivio Diaristico Nazionale. Il 22 tario storico-artistico e docu-fi- marzo del 2019 abbiamo presenta- ction. Il Corso di Documentario di to a Scuola il tesoro di Pieve Santo Alla villa degli Autori - Giornate degli Autori Palermo sta trovando la sua forma Stefano e ora sto lavorando a un progetto pian piano, in parallelo all’affermazione del più ampio che, se riesce, permetterà ai ra- documentario nella nostra industria cultura- gazzi di accrescere il desiderio di conosce- le. Faccio parte di una generazione di registi re tutte le potenzialità di un luogo così che ha rivitalizzato il genere documentario a sorprendentemente ricco. dispetto di un sistema produttivo che lo con- Sei stata anche tu un’allieva del Centro, in siderava come una scelta di serie B. Oggi è di- quali anni hai frequentato il CSC? verso: i nostri allievi non immaginano neanche Era l’ottobre del 1996 quando sono entrata che fino a qualche anno fa il cinema documen- al corso di Regia. Stavo per laurearmi in tario non era minimamente supportato. Giurisprudenza, mancavano l’esame di Come si svolge il corso di Documentario? Procedura Civile e la tesi. Così nella pausa Il corso è triennale, ogni anno da Gennaio a estiva mi sono chiusa a studiare e a dicem- Dicembre. Il tempo sembra non bastare mai bre del 1997 mi sono laureata. Negli anni perché, soprattutto al primo anno, i ragazzi successivi ho sempre provato a connettere tendono a voler imparare tutto subito, anche la mia passione per il pensiero giuridico se quello del regista è un mestiere che si impa- con ciò che diventava sempre più chiaro ai ra nella pratica così come nelle pause, quando miei occhi, cioè che avrei fatto cinema. ciò che hai fatto miracolosamente germoglia Avresti mai pensato di dirigere la sede di Paler- segue a pag. successiva 28 [email protected]

segue da pag. precedente di ragazzi del secondo anno di corso nella rea- stare nelle cose, prima o poi i tuoi film sapran- e ti permette di fare passi avanti in consape- lizzazione di brevi film che verranno proietta- no restituirti i tuoi sforzi. Fondamentale è la volezza e crescita. Il primo anno si realizza ti durante uno spettacolo che debutterà al Te- motivazione. Senza la motivazione è difficile una breve esercitazione che mette i ragazzi atro Biondo Stabile di Palermo la primavera che un allievo o un’allieva riescano. Il compito nelle condizioni di conoscere il processo crea- prossima. della selezione è quindi capire se c’è vera mo- tivo e produttivo, dalla prima do- tivazione. La motivazione è tutto, il manda «cosa voglio raccontare e co- talento lo si scopre pian piano. me» all’ultima «cosa ho sbagliato». Questo lo si capisce con l’esperien- Dal secondo anno la partita si gioca za dell’insegnamento, gli allievi che su un campo più ampio e i ragazzi non hanno una forte motivazione sono chiamati a processi più lun- infatti si fermano ai primi ostacoli, ghi. Realizzare documentari neces- quando invece, così come nel mon- sariamente comporta un lavoro che do del lavoro, gli ostacoli non sono si dispiega tra dubbi e domande, che uno stimolo per superare limiti stalli e risalite e, visto che i nostri e trovare soluzioni. docenti sono tutti professionisti at- Il cinema documentario interpreta la tivi, portano ai ragazzi la loro espe- realtà. Quanto ci mette di suo il regista rienza diretta, viva, persino le pro- nel raccontare fatti e persone reali, prie ferite. E questo è quanto di più quanto riesce a mantenere una posizio- sano si possa chiedere a una scuola ne obiettiva? di cinema. Il documentario è mate- Sgombrato il campo dall’equivoco ria viva e interviene nelle fragilità di dell’obiettività, il cinema docu- ognuno di noi, gli allievi sono espo- Il regista francese Cedrik Khan con Costanza Quatriglio mentario è quanto di più soggetti- sti alle intemperie delle relazioni vo e creativo si possa immaginare. umane: ascoltare la realtà, interro- Nel momento in cui posiziono la garsi sulla propria relazione con il macchina da presa esprimo una vi- mondo, richiede autodisciplina, e a sione del mondo, un punto di vista volte questo può mettere in crisi. su ciò che si dispiega davanti i miei Anche la crisi, quindi, fa parte del pro- occhi, ecco perché il nostro lavoro a cesso; la scuola serve a fare capire che Scuola è quello di cercare di far è assolutamente normale, come in- dialogare gli allievi con i loro desi- spirare e espirare. L’importante è che deri, le loro necessità. Non ho mai i docenti sappiano rispettare i tempi creduto nel concetto che basta dell’allievo o dell’allieva, senza l’ansia uscire da casa e cercare la storia – del risultato immediato. Questo questo è solo l’aspetto esteriore –, aspetto è dirimente, perché i tempi di credo piuttosto nelle storie che elaborazione non sono standard. emergono da ciò che ci risuona Chi sono i ragazzi che scelgono di fre- il regista Joshua Lincoln Oppenheimer con Costanza Quatriglio dentro, che ci fa emozionare, che quentare la vostra sede? provoca in noi stupore e gioia. L’in- Gli allievi arrivano da tutta Italia e telligenza delle cose può essere gui- qualcuno anche da altri paesi. Il data solo dal desiderio, e il deside- mio impegno nel 2019 è stato anche rio solo dalla gioia. Questo vale sia quello di cercare di far conoscere il per i film che si basano sulle riprese più possibile la sede Sicilia del CSC “dal vero”, sia per i film che si basa- per permettere a persone di diversa no su documenti, testimonianze, provenienza di provare gli esami su materiale che impone un lavoro d’ammissione e ai professionisti di costruzione di senso basato sul più interessanti di avere il deside- montaggio, come i film d’archivio. rio di venire a insegnare da noi. Ol- Come si distingue dal reportage? tre, naturalmente, per creare atten- Quando ero giovanissima e stavo zione nei confronti dei futuri cominciando a interrogarmi su cineasti e cercare di valorizzare al queste questioni, ho avuto la fortu- meglio il loro lavoro in prospettiva. na di ascoltare, in un workshop, il Palermo è poi una città viva, in pie- giornalista e regista belga Hugues na crescita. In questo anno ho co- Le Paige che disse che la differenza nosciuto tante persone che hanno tra il documentario e il reportage è deciso di trasferirsi a Palermo, per- il tempo. Nel corso della mia vita e ché il clima culturale è entusia- delle mie esperienze, non ho mai smante. Se penso al nostro corso di Ciak d’oro a Costanza Quatriglio per “Sembra mio figlio” trovato definizione migliore. cinema documentario, lo considero fonda- Quali autori trattate? mentale in un luogo dove la contemporaneità Come vengono selezionati dalla Scuola, quali capa- Cerchiamo di trattare il cinema documenta- esplode e il mondo è tutt’intorno, basta uscire cità devono avere. rio in tutte le sue forme, ma non solo. Senza dalle mura della Scuola per essere ovunque, I ragazzi devono avere l’attitudine all’ascolto, steccati pregiudiziali, valorizziamo anche il sia geograficamente che culturalmente che alla relazione. Senza queste caratteristiche è metodo di lavoro dei registi che realizzano so- storicamente; non è un caso che molti ex allie- difficile diventare registi di documentari. lo finzione, quando questi sono portatori di vi hanno deciso di restare a vivere a Palermo, Non c’è nulla di più lontano dal documentario ascolto nei confronti della realtà. Per esem- terminata la scuola. Molti di loro mantengono che l’idea del regista demiurgo che sa tutto. pio, nel 2019 tra gli ospiti d’onore che hanno un rapporto con la sede, come nel caso della Esattamente il contrario, se sai coltivare l’a- tenuto delle master class ci sono stati Joshua veneziana Silvia Miola che coordina il gruppo scolto, se capisci il valore dell’attenzione e sai segue a pag. successiva 29 n. 79

segue da pag. precedente storia e la Storia con la S maiuscola, e anche Dario Fedele, premio speciale della giuria nel- Oppenheimer che con il suo The act of killing sulla naturale dialettica tra biografia o auto- la sezione Italiana Corti del Torino Film festi- (prodotto da Errol Morris e Werner Herzog) biografia e Storia. Frequentemente i ragazzi val, racconto evocativo della sala d’aspetto di ha tracciato una linea di confine nella rappre- tendono a raccontare storie apparentemente un carcere. Ogni film è frutto della valorizza- sentazione del male nel cinema documenta- ordinarie che nascondono la magia del mon- zione delle attitudini dimostrate durante il rio, ma anche Margarethe von Trotta, corso. che ha costruito molti dei suoi film sul- lo studio di tracce documentali. È stato Tu hai una brillante carriera, hai vinto nu- sorprendente, per esempio, intrecciare merosi premi, come vedi il futuro di questi la visione di un film comeHannah Aren- ragazzi? dt con l’analisi di Uno specialista, pietra Il futuro di questi ragazzi nell’ambito miliare del cinema documentario rea- del documentario lo vedo fulgido, se lizzato soltanto attraverso l’utilizzo hanno talento. Oggi il cinema del reale delle centinaia di ore girate a Gerusa- è riconosciuto e gode di pieni diritti, lemme durante il processo al criminale anche se ancora penalizzato sul piano nazista Adolf Eichmann. Da noi inse- della distribuzione. Quando ho comin- gnano i grandi maestri come i più gio- ciato a realizzare documentari, agli ini- vani. Da Cecilia Mangini, Franco Piavo- zi degli anni duemila, per me e i miei li e Marcel Lozinski, a Michelangelo colleghi si basava tutto sull’autosfrutta- Frammartino, Leonardo Di Costanzo, Alla Villa degli Autori - Giornate degli Autori mento e sull’isolamento, quindi su una Valentina Pedicini, Maurizio Braucci, i fatica boia. Ma ce l’abbiamo fatta e ora fratelli Massimiliano e Gianluca De Serio, Gian- do, la bellezza e le contraddizioni degli esseri cerchiamo, per quanto ci è possibile, di fare franco Pannone, Marco Alessi, Ilaria Fraioli, umani. Ci sono anche coloro che preferiscono trasmissione, di non tenerci tutto per noi. Sara Fgaier, e così tanti altri. Ognuno dà un scoprire l’essere umano piano piano, per cui, Come direttrice artistica della Sede Sicilia il contributo fondamentale. L’importante è po- per esempio, al primo anno, si sentono più a mio proposito è anche quello di creare ponti e ter contare su una pluralità di sguardi, perché loro agio filmando paesaggi o architetture. La connessioni con l’esterno e far sì che, una vol- oggi sei disponibile, poi fai un film e non ti si cosa bella è sempre scoprire se stessi attraver- ta fuori, i ragazzi si sappiano orientare. Non è vede più, poi torni, e così via. Così è la nostra so il cinema e scoprire la vita attraverso il ci- facile e ci vorrà del tempo, ci proviamo. Le col- vita, è la ricchezza del nostro lavoro. Cerchia- nema, in questo mi riconosco completamen- laborazioni con l’esterno sono fondamentali, mo anche di intercettare i film documentari te. Ad ogni modo, se il documentario è il per esempio la partecipazione ai mercati del che escono nella sale e invitare gli autori a Pa- territorio della libertà e della sperimentazio- documentario e ai festival. È importante an- lermo, questo è successo con Adele Tulli e i ne dei linguaggi, i film realizzati dai ragazzi che uscire dalla bolla di protezione della scuo- produttori Luca Ricciardi e Valeria Adilardi sono molto diversi tra loro. Lo scorso autunno la e sapere che cosa accade una volta fuori. So- all’uscita di Normal, ma anche con l’imprendi- diversi saggi di diploma hanno partecipato ai no grata a Giorgio Gosetti anche per aver bile Agostino Ferrente e il suo Selfie. Grazie al- concorsi più interessanti, ottenendo ottimi ri- ospitato lo scorso settembre una serata dedi- la collaborazione con le realtà dei festival cata alla Scuola presso la Villa degli consolidate in città, nel 2019 abbiamo Autori durante la Mostra del Cinema ospitato autori che hanno molto da dire di Venezia, con proiezioni di trailer e anche se meno famosi, la loro presenza è testimonianze degli allievi. È stato stata un arricchimento enorme, come il un bel momento di condivisione in siriano Avo Kaprealian, lo svizzero Mar- cui la sede di Palermo è stata accolta kus Imhoof e il canadese Mike Hoolbo- nel mondo del cinema. om. Di sicuro c’è che i nostri allievi si con- In questo anno ti sei impegnata moltissi- frontano con registi, scrittori, direttori mo con la scuola, ma hai in cantiere qual- della fotografia, montatori e produttori che idea per il tuo lavoro di regista? che fanno il cinema oggi, cercando di non Certo, sto portando avanti i miei pro- perdere di vista la storia del cinema. Biso- getti. gnerebbe poi avere mille vite per vedere tutti i film ed avere sempre un gancio con Susanna Zirizzotti ciò che offre la più recente produzione SEDE SICILIA - CORSO DI DOCUMENTA- culturale. Per questo sono grata a Giorgio RIO Gosetti che ha permesso una collabora- padiglione 4, nello splendido scenario dei Can- zione meravigliosa con la Scuola portando scontri: penso a Marisol di Camilla Iannetti, tieri Culturali alla Zisa, un tempo officine Ducrox - Pa- cinque importanti film del programma delle vincitore di due premi importanti al Festival lermo Giornate degli Autori del 2019 a Palermo. Cin- Visioni dal Mondo tra cui il Premio Rai Cine- Direttore artistico e coordinatore didattico: Costanza que film scelti con cura, tratti da storie vere, la ma, storia di una bimba in un quartiere del Quatriglio cui drammaturgia si basa sull’elaborazione centro storico di Palermo, o a C’è un lupo nel della realtà. parco del re di Virginia Nardelli, vincitore di un CONTATTI Quali sono i temi più ricorrenti, i giovani dove guar- prestigioso riconoscimento a Filmmaker Fe- tel. 091.7099107, dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle dano? stival di Milano, ambientato nel parco della 16:00 A Scuola lavoriamo molto sul dialogo tra la Favorita ai confini della città, o a La Buca di e-mail: [email protected]

30 [email protected] Festival Caminhos : Percorsi del cinema portoghese · XXV Edizione Dalla mostra al festival, l’evento è cresciuto insieme al cinema portoghese Il panorama dei festival il riconoscimento delle più alte autorità na- cinematografici porto- zionali, sia soprattutto per l’apprezzamento ghesi è estremamente dei cineasti nazionali che hanno iniziato ad eterogeneo e ricco per la avere una presenza assidua all’evento. Sul loro diversità dei temi. piano tecnologico è stato un periodo di diver- Questa serie di eventi se rivoluzioni che hanno permesso la demo- promuove i generi cine- cratizzazione sia per l’accesso che per la rea- matografici meno visti lizzazione dei film, prima introducendo Tiago Santos all’interno dei loro festi- formati video (BetaCam, VHS, video2000) e val, così i documentari, animazioni e cortome- poi passando al video digitale (miniDV, traggi o i primi lavori di nuovi cineasti, il cine- DSRL) e la sua gestione sui personal compu- ma “fantastico”, quello di origine indigena, ter, in editor video non lineari, strumenti di ancora altri eventi più generalisti in cui si cer- composizione visiva, strumenti audio, tra gli cano di mostrare anteprime, nuovi film mai altri. È in questa rivoluzione del video digitale visti nel paese. Ci sono in totale 26 festival, di che c’è una grande crescita della produzione cui 19 nelle aree metropolitane di Lisbona e di cinematografica in Portogallo. Ma questo Porto, e solo 4 sono organizzati o co-organiz- spiega solo il fenomeno della quantità. La zati da circoli del cinema. Di tutti questi even- qualità è arrivata dallo sviluppo dell’alfabetiz- ti, solo uno si concentra nel promuovere l’arte zazione cinematografica, sia attraverso inve- cinematografica di questo paese: o Caminhos stimenti pubblici con l’introduzione seppure do Cinema Português (I percorsi del cinema tardiva di studi sul cinema nelle scuole supe- portoghese). Questo è l’unico festival che si fo- riori alla fine degli anni ‘80, sia nei festival, calizza sulla produzione cinematografica por- nella promozione di seminari, corsi o incon- imparare qualcosa sul cinema nel centro del toghese con una visione contemporanea, ma tri, che risultavano l’unica opportunità per paese. La reinvenzione del Caminhos do Cine- che inserisce regolarmente anche re- ma Português ha proseguito. Essa è trospettive, workshop e corsi sulla stata in grado di realizzare il poten- produzione e critica cinematografica. ziale cinematografico esistente al di Iniziato nel 1988, Caminhos ha cercato là delle produzioni professionistiche o di essere una rassegna di anteprime del linguaggio standardizzato. I film nazionali, un progetto ambizioso mai d’essays di origine accademica sono visto. Le prime edizioni hanno mo- un festival all’interno dello stesso fe- strato un’ampia e rappresentativa fil- stival che consente alle accademie di mografia di temi e generi diversi, che tutto il mondo di confrontarsi sul fu- il cinema portoghese ha visto caratte- turo del cinema portoghese e mon- rizzato attraverso i film di Paulo Ro- diale. Altri occhi si sono aperti verso cha, Luís Filipe Rocha, João César nuovi orizzonti per i modi diversi di Monteiro e Manoel de Oliveira. La se- vedere e credere a quel che si sviluppa conda edizione del festival ha iniziato nel dialogo cinematografico con lo a introdurre il “nuovo cinema” porto- spettatore o come una forma di crea- ghese, e nella terza, in onore alla più zione. Ora sono presenti altre tre se- grande voce nazionale - Amália Rodri- Assegnazione del premio Ethos a Isabel Ruth. Percorsi fotografici del cinema zioni competitive con una giuria di- guez - sono stati esplorati tre temi portoghese / Samuel Cordeeiro stribuita in sei squadre. È un centrali: il documento, il testo e l’im- cammino che si percorre accompa- maginario, e in questi assi si sono fat- gnando la luce proiettata dall’imma- ti incontrare e incrociare Fernando ginazione dei creatori, curando la Lopes, António Reis o João Botelho promozione generale dell’arte cine- con i cineasti programmati nelle due matografica portoghese senza - tra precedenti edizioni. Dal 1990 al 1997 scurare un occhio critico che ci con- c’è un interregno dell’evento. Questo sente di comprendere il passaggio ritorna nel formato di un festival clas- successivo e la tappa prossima della sico, mettendo in competizione il ci- storia del Cinema Portoghese. Parte- nema portoghese, essendo valutato cipare a Caminhos è in qualche modo da diversi gruppi di giurie e soprat- partecipare alla storia del Cinema tutto facendo conoscere al pubblico Portoghese. pochissime opere pubblicizzate o ad- Tiago Santos dirittura inedite. Inoltre, il festival Collabora all’organizzazione dei Percorsi cinema- inizia a promuovere verso lo stesso tografici portoghesi dal 2007. Assume progressi- pubblico la formazione teorico-prati- vamente il coordinamento generale dell’evento. ca del cinema. Il percorso tra la fine Serata di apertura con João Telmo (giurista), Maria Mineiro (Istituto di cinema Ha introdotto il corso di corto cinematografico al degli anni ‘90 e la fine del primo de- e audiovisivi), Suzana Menezes (Direzione regionale per la cultura del centro), festival, producendo oltre una dozzina di cortome- cennio del XXI secolo ha permesso al Delfim Leão (Vice rettore per le scienze e la cultura aperte dell’Università di traggi selezionati in festival internazionali. festival di consolidarsi come un even- Coimbra), Tiago Santos (vicedirettore) e João Pais (programmatore). (foto www.caminhos.info to di grande interesse culturale, sia per Percorsi del cinema portoghese / João Duque) Diari di Cineclub | Media partner 31 n. 79 Joker: la genesi di un’icona, riletta in chiave attualissima Una pellicola recentis- frattempo). Phoenix, da bravo attore quale è e si colora in maniera pacchiana per nascon- sima, presentata in an- sempre stato, lavora duramente sull’interpre- dere l’orrore anti-umano che cela sotto la sua teprima mondiale (e in tazione e sull’immedesimazione psicotica con squillante superficie televisivo-consumistica. concorso) al Festival di il suo personaggio e rende un Joker molto più Due caratteristiche sembrano inoltre emerge- Venezia del 2019, dove simile al crudo Travis Bickle di Taxi Driver re in maniera sempre più presente nel tor- è riuscita anche ad ag- piuttosto che al fumettistico e grottesco omo- mentato Arthur Fleck: la risata, appunto, e la giudicarsi il prestigio- nimo interpretato da Jack Nicholson nel film danza, il balletto cabarettistico. La prima, ele- so Leone d’oro. Joker: di Tim Burton. Sospeso tra patinatura e ruvi- mento quasi assordante inizialmente, si tra- un film inaspettato ma dità, tra radicalità e esigenze commerciali, il muta da patologia neurologica incontrollabile forse neanche tanto, film riesce ad esprimere cose interessanti so- e causa di vergogna a strumento cardine della da parte del colosso ci- prattutto nella feroce (anche se a tratti un po’ accettazione di sé stessi e di sfida all’ordine nematografico War- stereotipata) critica e denuncia sociale. Il caos (corrotto) costituito. Un impulso che il Joker Giacomo Napoli ner. La potente e rino- e la violenza sbocciano nella città di Gotham non può comunque nascondere e che esplode mata azienda produttrice hollywoodiana, dai cadaveri putrescenti del perbenismo, del in un crescendo di potenza sadica e distruttri- dopo aver amaramente constatato che sul capitalismo selvaggio (tipico prodotto ameri- ce, tramutando la vittima in carnefice. In ma- fronte dei cinecomics DC non poteva riuscire cano di inizio anni Ottanta), delle crisi econo- niera similare, la danza si pone come corona- a raggiungere e superare i successi commer- miche innescate dalle speculazioni inventate mento delle imprese personali, come un ciali dei Marvel Studios limitando- rituale distorto da eseguire al cul- si a copiarli (anche bene a dire il ve- mine dell’atto di violenza, in una ro ma senza superare il senso di contorta fusione tra cabaret da un’inseguimento scontato) ha de- palcoscenico e vita reale. In questo ciso di tornare suoi suoi passi. Mo- senso il regista riesce ad esempio a tivati e capaci, nel giro di un paio di mostrare attraverso un climax decenni infatti, grazie anche all’es- molto denso come un ballo svolto sersi ammanicati con l’altrettanta nel sudiciume e nell’intimo delle temibile Disney, i Marvels sono ri- proprie miserabili mura domesti- usciti a conquistare l’immaginario che, sfoci nella dimostrazione pla- cinematografico di un’intera gene- teale e pubblica delle atrocità com- razione di giovani e giovanissimi piute (ribadite con un azzeccato col proprio universo supereroisti- colpo di pistola). Infine, un altro co. Dopo aver prodotto una breve aspetto molto importante: la realtà serie di film veramente autorevoli stessa percepita attraverso lo nel campo (la trilogia su Batman ad sguardo sofferto e al tempo stesso opera di Christopher Nolan sopra a sprezzante del Joker destabilizza tutti, ma anche Man of Steel di Sny- lo spettatore, lo confonde con realtà der e Wonder Woman di Patty Jen- alternative soltanto immaginate, lo kins reggevano benissimo il con- mette di fronte al dilemma della fal- fronto), la DC Comics insieme alla lacità intrinseca della sensorialità Warner hanno deciso quindi di ri- umana in relazione al suo pensiero, prendere l’idea iniziale: combattere e propone persino uno “scherzo” fi- la “sorella minore” Marvel specializ- nale emblematico, di cui non tutti zandosi a creare cinecomic più adat- forse si accorgeranno, tanto è fatto ti agli adulti che ai bambini, e in que- bene. Joker è la storia di un uomo sto la DC Comics sa di non sbagliare. ignorato dalla società che impaz- Cambiare target è una strategia mol- zendo si rende conto di aver già to più complessa della semplice co- raggiunto e scavalcato la tanto de- pia di alta qualità ma a lungo termi- siderata visibilità mediatica. Il film ne (e in questo caso di Joker anche a non vuole essere soltanto uno stu- breve) ripaga ampiamente. Alla regia dio crudo del personaggio in sé stavolta troviamo Todd Philips che di solito si ai piani alti. Il degrado morale e fisico, sia del- stesso ma anche, e persino, una storia più am- occupava di commedie brillanti e che in que- la metropoli che del protagonista, serpeggia pia che si prefigge di lasciare un insegnamen- sto caso si cimenta, con buon successo, in un in un crescendo dall’inizio alla fine della pelli- to, un monito. Con le partecipazioni sempre contorto dramma intriso di thriller e di giallo. cola e viene rappresentato metaforicamente efficaci del grande Robert De Niro e della affa- Joaquin Phoenix, l’eccellente interprete, di li- dalla piaga brulicante dell’invasione di ratti. La scinante e intelligente Zazie Beets, il regista vello palesemente equivalente al pregresso maschera del Joker, il volto biancastro e slava- confeziona un prodotto di alto rango, assolu- Heath Ledger che aveva già reso indimentica- to da clown tragicomico, complice il disturbo tamente inedito nel panorama fracassone e a bile il personaggio nel film diretto da Nolan Il( neurologico che lo costringe a sghignazzare a base di grafica CGI dei “tipici” film marveliani cavaliere oscuro), ha dovuto perdere peso (ben casaccio e fuori contesto e che lo presenta fin odierni. Sarà il caso in cui la “sorella maggio- 23 kg) per interpretare il suo personalissimo dalle prime scene come un reietto, un indivi- re” DC Comics rimetta definitivamente al suo Joker, un personaggio altamente disturbato, duo indesiderabile, compromettendone se (meritato) secondo posto la recalcitrante mentalmente e psicologicamente brutalizza- possibile ancora di più i rapporti sociali, divie- Marvel? Staremo a vedere. Film consigliato, to in maniera sistematica dalla società in cui è ne gradualmente il vero volto del protagoni- bello da numerosi punti vista, adatto a più ti- costretto a sopravvivere; una vittima palese sta, travolto suo malgrado da una follia asso- pologie di palati fini. della miseria e di un’America dei primi anni luta e caotica, prodotta dalla stessa società Ottanta violenta, cinica e degradatissima (pra- decadente che ne condanna gli effetti e al tem- ticamente la stessa di oggi, se togliamo la pa- po stesso è la metafora appunto della società tinatura radical chic che si sono costruiti nel stessa, crudele e disumana, che si “imbelletta” Giacomo Napoli 32 [email protected] La trilogia di Nolan, un Batman mancato?

Dopo aver affrontato un po’ il concetto di mito e di mitologia all’interno della narrativa super eroistica, immagino sia interessante approfondire un po’ l’analisi di una delle figure più famose nella storia del cinema supereroistico in una delle sue più recenti trasposizioni, anche sulla scia del successo e delle critiche al Joker di Todd Phillips. Premetto che questa analisi affronta la saga da un’ottica non cinematografica ma più filosofica e strettamente legata alle riflessioni presentate nei numeri scorsi di Diari di Cineclub

La trasposizione fil- uomo ma un simbolo, egli rappresenta la ven- si sta parlando di una storia comune come mografica di Nolan detta, la notte, la razionalità contrapposta alla tante altre, quella che la rende diversa è il de- del famoso personag- follia di un mondo che sembra non avere re- siderio patologico di vendetta del bambino gio della DC comics è gole (pensiamo ad esempio al Joker e al suo che assiste alla scena, un desiderio che tra- stata un successo dal violento nonsense). Le stesse origini di Bat- sformerà un comune mortale in una figura in punto di vista di incas- man, nel fumetto, fanno parte di tutto questo: grado addirittura di rivaleggiare, in termini si e dal punto di vista nessuna grande cospirazione solo un patetico di carisma, con lo straniero di Krypton. La registico, ma si può criminale che uccide un uomo ed una donna conclusione di Nolan toglie fascino a tutto Nicola Santagostino parlare di un film di per avere una collana di perle. Non si sta par- questo: finita la grande guerra civile di Batman sotto l’aspetto lando dell’epica di superman, unico soprav- Gotham City, Bruce Wayne decide di ritirarsi del mito? Se analizziamo la mitologia e i punti vissuto di un pianeta che addirittura esplode, con la donna della sua vita, di abbandonare fermi di 75 anni di storia tutto quello per cui si è editoriale (il primo nu- così duramente adde- mero di Detective Comi- strato, in nome dell’amo- cs in cui appare il crocia- re e della pace, togliendo to scappucciato è del così il fascino al perso- 1938), soprattutto con ri- naggio. Questo ovvia- ferimento al periodo che mente non toglie potere va dagli anni ‘80 in poi, alla nuova mitologia che non si può che ammette- viene a crearsi all’interno re che qualcosa non tor- della saga, esattamente na, soprattutto nell’ulti- come il Joker di Phillips mo film della trilogia. La non è criticabile per la figura del Batman di No- sua rilettura della figura lan riesce sì ad essere af- delle nemesi numero fascinante per il pubbli- uno del Pipistrello, la for- co, ma sposta l’attenzione za di certe figure è tale sulla figura di Bruce che esse travalicano le Wayne, sui suoi senti- proprie origini e riesco- menti e i suoi dubbi can- no a diventare mezzo per cellando così di fatto una raccontare lo spirito del gran parte del fascino tempo, forse divenendo mitologico dell’uomo pi- più simili a un archetipo pistrello. Tanto Super- in un certo qual modo. La man, che vede i suoi pote- migliore conclusione, ri derivare dal sole, funge tanto che per anni è stata da simbolo della speran- considerata il vero e pro- za, della giustizia, della prio finale della serie a verità, tanto Batman in- fumetti, ci viene data da carna perfettamente l’ar- Frank Miller nel 1986 nel chetipo dell’angelo ven- suo “Il ritorno del Cava- dicatore: il suo marchio è liere Oscuro” dove assi- la paura, i suoi modi so- stiamo ad un Bruce Way- no violenti, la sua missio- ne ormai in là con gli ne è la vendetta contro anni che ha rinunciato al una generica “criminali- suo ruolo, alla ricerca di tà”. E qua arriviamo al emozioni. Ricerca che lo nodo gordiano che rende porterà a rimettere il “Il cavaliere oscuro – il ri- mantello e a continuare torno” un successo man- la sua missione, dopo cato: la rinuncia al man- aver perso tutto e aver in- tello. La missione di scenato la morte della Batman è infinita e non sua identità “mortale”, può avere termine se non concludendo così la sua con la morte del protago- metamorfosi da umano nista, come giustamente ad archetipo. sottolineato da Neil Gai- man nel suo “Cos’è suc- cesso al crociato masche- rato?”, poiché non è un Nicola Santagostino 33 n. 79

Radio Amiche di Diari di Cineclub Radio Brada, Radio Sardegna Web, Radio Venere Sassari, Unica Radio, Diari di Cineclub Radio

Cult Fiction | Unica Radio Il 2019 di Diari di Cineclub su Unica Radio Il 31 dicembre 2019 non Film Commission a Nevina Satta per la com- di Diari di Cineclub, si è gentilmente prestato a solo si conclude l’anno, mission sarda, Anna Olivucci per la regione un’intervista prevalentemente aneddotica rac- ma anche la seconda Marche, Simonetta Dellomonaco per la com- contando delle differenze che corrono quando stagione di Cult Fiction, mission pugliese, fino a Bruno Zambardino diverse generazioni di cinefili si mettono a con- il format radiofonico, per il MiBACT che ha presentato l’App Italy fronto. Ma non solo, preziosissimo anche il con- meglio del 3D, di appro- For Movies, strumento dallo smisurato poten- tributo di Diego Cugia, l’uomo alle spalle di Jack fondimento cinemato- ziale per coloro che cercassero una location Folla, scrittore, autore per la radio e la tv nonché Tore Uccheddu grafico, curato e -con interessante per il proprio progetto cinemato- inventore del radiofilm. La sua intervista per dotto dal sottoscritto. Cult Fiction ha avuto grafico o semplicemente volessero fare una Cult Fiction analizza le molteplici possibilità del finora un appuntamento settimanale, il mar- gita fuori porta all’insegna del cineturismo. Ma mezzo radiofonico, le diverse sfaccettature tra il tedì alle 20:00 su Unica Radio, l’emittente de- ancora, non solo, sono state molti anche i con- linguaggio della radio e la scrittura, ma soprat- gli studenti universitari di Cagliari. Il format tributi di coloro che il cinema non solo lo vivo- tutto il personaggio di Jack Folla, ancora attivo dedicato al cinema e Unica Radio, hanno go- no da dentro ma anche sulla propria pelle. sui diversi media e sempre seguito dai fan. Diari duto in questa stagione giunta al termine, del- Parliamo di Ugo Baistrocchi, onnipresente al- di Cineclub ha avuto modo di proporsi anche in la preziosa collaborazione di Diari di Cineclub, le rassegne, mostre, iniziative più importanti. alcuni fuori pista. Tra le tante occasioni, al di là il magazine online ora sotto i vostri occhi. Tale Da Venezia a Cannes, da Roma a Berlino, Bo- del contenitore Cult Fiction, ci sono stati i con- collaborazione ha fatto in modo che durante logna, Locarno e Torino. Ma anche Franco tributi extra in occasione del Sardinia Film Fe- l’appuntamento settimanale, le puntate di Mariotti, dalla pluriennale esperienza a con- stival, premio cinematografico internazionale Cult Fiction contenessero al loro interno un tatto con i più grandi nomi dell’industria ci- dedicato ai cortometraggi, ideato ed organizza- momento durante il quale Diari di Cineclub nematografica a livello internazionale e inar- to dal Cineclub Sassari. Unica Radio, attraverso proponesse un proprio ospite. Dagli addetti ai restabile fonte di aneddoti. Non sono mancati Tore Uccheddu ha avuto la possibilità di intervi- lavori a perfetti outsider amanti del cinema, nemmeno i contributi di perfetti cultori del stare diversi tra gli ospiti di punta, come l’attore Diari di Cineclub è stato un serbatoio di argo- cinema. Mi riferisco a Italo Moscati, regista, e regista Paolo Sassanelli, il premio Coppa Volpi menti estremamente interessanti svolti dalle documentarista, autore, di recente nelle libre- Roberto Citran, il produttore Giannandrea Pe- voci di chi direttamente con le proprie mani rie con Sergio Leone - Quando i fuori legge diven- corelli, la regista Antonietta De Lillo. Da Valdar- ha a che fare con la settima arte. Addetti ai la- tano eroi, per Cult Fiction ha offerto un appro- noCinema sono state trasmesse interviste in di- vori, dicevamo, come Gennaro Aquino, loca- fondito excursus all’interno della poetica di retta. Va ricordato anche il contributo di Enzo tion manager, che nel momento dell’intervi- Leone, dei suoi personaggi e del perché posso- Pio Pignatiello artefice insieme a Simone Santil- sta era sul set di Pinocchio di Matteo Garrone no essere considerati degli inimitabili eroi. li, del progetto S.O.S Stanlio e Ollio: il recupero (ora nelle sale cinematografiche) fino a Co- Insieme a Moscati, altro cultore del cinema e dai positivi originali delle intere opere del duo stanza Quatriglio regista e documentarista, al profondo conoscitore della settima arte, Ro- comico più famoso del mondo. I contributi di momento dell’intervista, recente dell’espe- berto Chiesi, esperto di uno degli intellettuali Diari di Cineclub sono ancora tanti e per tutti val rienza come presidente della giuria nella se- più importanti del ‘900 e responsabile, non a la pena di approfondirli. Tutti i podcast sono di- zione Classici e Documentari alla Biennale di caso del Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pa- sponibili sul sito www.unicaradio.it compilando Venezia76. Ma non solo, sono state moltissi- solini della Cineteca di Bologna. Infine, Diari il campo di ricerca con le parole Cult Fiction o me le interviste a coloro che si occupano di di Cineclub, ha permesso a Cult Fiction, di Diari di Cineclub. aspetti più formali del cinema, coloro che la- avere anche il contributo di perfetti outsider Tore Seduto e Unica Radio ringraziano Diari vorano nella macchina che permette al cine- del cinema. Vale a dire, di coloro che apparen- di Cineclub e i suoi lettori per la lunga e pre- ma di funzionare. Parliamo delle Film Com- temente non hanno a che fare con la settima ziosissima collaborazione augurando comun- missions. Diari di Cineclub ci ha permesso di arte. Apparentemente, appunto. In questo caso que a tutti loro i mie piu’ servili auguri per un di- conoscere molte delle film commission, tra le si tratta di Oliviero Diliberto, accademico e giu- stinto Natale e uno spettabile anno nuovo. (cit). più attive. Da Stefania Ippoliti, per la Italian rista, grande appassionato di cinema e amico Tore Seduto (Uccheddu) 34 [email protected] DIARI DI CINECLUB RADIO Il grande cinema alla radio

Radio Brada Stanlio & Ollio sul ca- Canale di Diari di Cineclub nale Diari di Cineclub You Tube www.radiobrada.com/diaridicineclub www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-ci- neclub-youtube Ultimi programmi andati in onda Diari di Cineclub sostiene il progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio”: salviamo le versioni italiane “PARASITE” di Bong Joon-ho. Recensione di dei film di Laurel & Hardy! recuperare- ere Maria Rosaria Capozzi” 05:35 staurare, grazie alle nuove tecnologie, il patri- monio filmico della coppia in versione italiana “LA BATTAGLIA DI ROMA 1849” di Luigi Cozzi con l’obiettivo di realizzare un’esauriente col- recensione di Paola Dei 08.29 lana di opere restaurate in DVD e Blu-ray e di favorire un ritorno in pellicola, restituendole, con una veste rinnovata, alla memoria colletti- va. Promotori dell’iniziativa Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli già noti agli amanti di Stanlio e Ollio e ai lettori di Diari di Cineclub.

www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com/ DdCR | Diari di Cineclub Radio È un’emittente radiofonica in podcast collegata al periodico di cultura e informazione ci- nematograficaDiari di Cineclub

Ascolta DdCR in podcast dove e quando vuoi sul nostro sito: www.cineclubroma.it/dia- ri-di-cineclub-roma/radio-diari-di-cineclub-roma Avviso per chi vuole collaborare

In podcast su www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-radio, stiamo organizzando rappresentazioni o letture (critica cinematografica, interviste, presentazioni libri, teatro civile, ma non solo) che vengono registrate per essere poi scaricabili da questo sito web. Se siete interessati/e a partecipare come autori dei diversi interventi, potete in- viare una mail a: [email protected] www.radiovenere.com 35 n. 79 Docufilm Romanisthan Un lungo e straordinario viaggio da Bologna a Chandigar, il ritorno alle origini

Terza puntata - Si conclude con questo ultimo racconto per Diari di Cineclub lo straordinario viaggio dall’Italia all’India ad accompagnare Luca Vitone e la sua troupe per la realizzazione del docufilm Romanisthan alla scoperta di storie esemplari della cultura e del popolo sparso romanì

Sabato 1 giugno Di prima mattina pren- diamo dalla Macedonia l’autostrada E75, dire- zione Atene e Tessalo- nica. Ci attendono co- munque almeno circa sette ore di viaggio per oltrepassare il confine della Grecia e raggiun- gere il Camping Natura Santino Spinelli sulla spiaggia di Man- dra, ad Avdira, in Tracia, dove alloggeremo in tenda. Non è molto distante da Xanthia dove dovremo incontrare ed intervistare Sampi- cha Souleiman detta Sabiha, una romni attivi- sta. Dopo circa un paio d’ore di viaggio ci ritro- L’itinerario seguito (Foto Gennaro Spinelli) viamo lungo la costa e all’orizzonte ammiriamo ed Elvio preparano il set per il Mar Mediterraneo in tutto il suo splendore. l’intervista a Sabiha all’interno Arriviamo a destinazione attorno alle 17,00. del primo salone. Luca mi con- Fa caldo. Sabiha arriva con suo fratello. E’ una segna un foglio con le doman- bellissima donna: alta, scura di pelle con gli de da tradurre e porre in lingua occhi chiari e penetranti. Ci abbracciamo cor- romanì. Sabiha risponde con dialmente e parliamo in romanès. Il fratello si perizia a tutte le domande. Fi- meraviglia di incontrare un rom italiano che nita l’intervista facciamo le fo- sa parlare il loro dialetto così bene. Gli spiego to di rito. Usciamo e ci dirigia- che la lingua romanì è unica e che i dialetti mo verso la piazza del quartiere dell’area balcanica sono molto simili fra loro. dove c’è un mercatino gestito Le differenze spesso sono solo lessicali e fone- da famiglie rom locali. Pietro tiche. Ci scambiamo una serie di informazioni segue il piccolo corteo, che vie- linguistiche come fosse un simposium filologi- ne accolto da due ali di folla, co. Giovanni, Luca, Elvio e Daniele si avvicina- con la sua telecamera ed Elvio è no e restano a guardare un po’ stupiti. Non ca- pronto con il microfono a gi- piscono la lingua romanì ma restano attratti raffa per la presa audio. Per- dal nostro dialogo a tre che è molto animato e corriamo un centinaio di me- A casa di Sinan. (Foto Elvio Manuzzi) intenso. Ho appreso cose che non sapevo e ne tri. Dialogo con alcuni dei commercianti liscio e preciso. Luca è visibilmente soddisfat- sono contento. Ho scoperto, per esempio, che presenti. C’è molto entusiasmo e tutto fila to. Sabiha e suo fratello sono gentilissimi. Co- c’è un modo diverso di dire la parola “pane”: noscono la cultura romanì e il valore dell’ospi- mandro. Conoscevo marò del mio dialetto, talità. Mi invitano a cena ed estendono l’invito màro e manro dei dialetti balcanici. Risaliamo a tutta la troupe. Ci portano al centro di Xan- tutti in macchina e li seguiamo. Ci portano thia in un ristorante elegante con una bellissi- nel quartiere ghetto di Xanthia. Si chiama ma terrazza all’aperto. La serata vola magnifi- Drosero e ci abitano solo famiglie rom locali. camente. Ci congediamo e i tassisti ci portano Lì troviamo la sede della loro organizzazione al Camping Nature. E’ un luogo tranquillo, a difesa dei diritti dei rom. Sono su ampi salo- ideale per un camping. E’ la prima volta che ni, uno dei quali è destinato all’insegnamento dormo in una tenda solo per me. E’ piccola ma dei bambini. C’è molto entusiasmo. I rom che confortevole. Da piccolo dormivo sotto una ci vedono arrivare si avvicinano incuriositi. tenda grande che mio padre preparava. Era il Sabiha li ha avvertiti del nostro arrivo e tutti giaciglio dove io, i miei genitori e le mie sorel- sono curiosi di capire di cosa si tratta. Spiego le dormivamo. il progetto che stiamo realizzando e del viag- gio a ritroso verso l’India. Tutti sono cordiali e Domenica 2 giugno disponibili. Chiedo se ci sono dei musicisti. Mi sveglio di buon mattino. Incontro una si- Due ragazzi si fanno avanti. Recuperano un gnora bulgara a cui chiedo in inglese informa- duvali, ovvero un tamburo e un clarinetto. Ini- zione per fare colazione. E’ una persona cor- ziano a suonare davanti alla sede di Sabiha. La diale e a modo che nel camping fa l’animatrice. musica crea allegria e aggregazione. Tutti so- La invito dopo pranzo per un caffè italiano, no divertiti dalla situazione. I due giovani quello preparato dal mitico Enrico. Il cam- musicisti sono molto bravi e la loro musica è Istanbul (Turchia). Santino Spinelli, l’attivista rom Sinan ping è molto grande con un ampio prato, un tipicamente balcanica e orientale. Richiama il e l’autore del DocuFilm “Romanisthan” Luca Vitone parco giochi per bambini, un ristorante, un raga e il tala di indiana memoria. Pietro, Luca (foto di Daniele Gasparinetti) segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente loro amici sono un’italiana e il bar e un minimarket. Ci sono alti alberi che suo compagno greco che parla forniscono ombra e riparo sicuro dal sole. Al- bene l’italiano. E’ un ragazzo la troupe si dovrà aggregare, dall’Armenia in stempiato, con barba e occhiali poi, anche mio figlio Gennaro che prenderà il da vista molto grandi. La sera- mio posto. Avrò così tutto il tempo prima del ta scorre piacevolmente e riu- loro ritorno in Italia, previsto per metà luglio, sciamo al contempo a rilassar- per fare le traduzioni prima del montaggio ci e a divertirci. E’ stata una del documentario. Ho un confronto anche bellissima giornata, intensa e con Luca e gli ribadisco l’importanza e l’origi- soddisfacente. nalità del documentario per la popolazione romanì se fatto nel modo giusto evitando cli- Lunedì 3 giugno ché e stereotipi. E’ visibilmente stanco e gra- Il risveglio è buono e inizio a vato dalla responsabilità di un tale lavoro. Lo prepararmi. Preparo anche la rassicuro, lui è uno straordinario artista con- mia valigia e poi raggiungo gli temporaneo delle arti visive e deve avere tutta altri per la colazione. Siamo la libertà di creare la sua opera. Ci abbraccia- pronti per ripartire verso la mo. Faccio una passeggiata lungo la bella e mia ultima meta: la Turchia. Poi Xanthia (Grecia). Intervista a Sabiha in lingua romanì (Foto Daniele ampia spiaggia. L’ambiente è naturale e sel- dovrò rientrare in Italia e sarà Gasparinetti) vaggio. Dopo tanti giorni riesco finalmente a mio figlio Gennaro a prosegui- rilassarmi. Il mare è pulito e azzurrissimo. E’ re il viaggio a ritroso verso la un momento importante per scaricare un po’ terra d’origine della popolazio- di stress ma anche per riflettere sui prossimi ne romanì: l’India. Il tragitto impegni artistici e culturali che dovrò affron- per raggiungere la meta nei tare al rientro in Italia. Dopo più di una setti- pressi di Istanbul è di circa 450 mana inizia a mancarmi la famiglia. Sento km e occorrono almeno sei ore mio padre, mia moglie e i miei figli quotidia- di viaggio. Passiamo la frontie- namente, ma la loro presenza mi manca. ra turca senza eccessivi proble- Mentre andiamo verso il ristorante dialogo mi e ci dirigiamo verso Istanbul. con Daniele. E’ un tipo che veste in maniera Ci fermiamo nei pressi della co- stravagante, ma è profondamente cordiale. sta in una strada sterrata. Le je- Porta i capelli lunghi e ha diversi orecchini. E’ ep non hanno problemi. Penso magro, indossa un fuseaux nero al ginocchio che essendo in viaggio, come al e un gilet bianco su una maglietta scura. In te- solito, dovremo pranzare per sta ha una specie di colbacco peloso. Se Gio- strada con Enrico e Athos co- vanni è il fotografo del gruppo, Daniele è lo me cuochi. Ci toccherà anche L’incontro a Skopije con il parlamentare rom Samka Ibrahimoski davanti scrittore, ovvero la persona che deve realizza- oggi: un uovo sodo, l’insalata, del al Parlamento della Repubblica della Macedonia del Nord (Foto Elvio re un libro su questa originale esperienza. E’ pane, fette di prosciutto e di for- Manuzzi) già pomeriggio e dobbiamo partire per Kava- maggio e una banana. Mi conso- la. Prepariamo le nostre valigie e le nostre co- la il caffè della moka di Enrico. Arriviamo final- legionario romano. Luca ha deciso di intervi- se e le carichiamo sulle jeep. Saluto la signora mente nel pomeriggio a Kumburgaz nei pressi starmi e di riprenderla in una sala dell’hotel. C’è bulgara che è stata sempre disponibile, cor- di Instambul e alloggiamo al Blue World Hotel, una pedana nera e un fondale nero nella sala ed diale e gentile e gli amici di Enrico che hanno un alloggio a quattro stelle con un’ampia piscina è l’ideale per fare le riprese. Elvio e Pietro hanno pranzato con noi. Andiamo verso il centro di a forma rettangolare e tanti altri servizi. All’in- preparato il set. E’ tutto pronto. Luca mi pone le Kavala, una località balneare situata tra la Ma- gresso dell’Hotel c’è un manichino vestito da domande in italiano. Rispondo senza fermarmi cedonia orientale e la Tracia sulle coste del Mar Egeo. Impieghiamo all’incirca un’oretta di viaggio. Arriviamo e ci sistemiamo all’Hotel Oceanis, un attraente edificio moderno. La struttura offre ai clienti una piscina e una ter- razza sul tetto. Mi affaccio dal balcone. Si può ammirare un bel panorama: il mare, il grande viale e i tanti edifici di color bianco che mi fanno tornare in mente la città pugliese di Ostuni. Attorno alle 20 ci ritroviamo tutti nel- la hall per andare a cena in un elegante risto- rante sul porticciolo di fronte al locale Balaou- ro. Chiamiamo due taxi, come sempre. Ne arriva uno di colore rosso e uno di colore bian- Instambul (Turchia). Ospiti danzanti a casa di Sinan. co. Istintivamente salgo su quello di colore (Foto Elvio Manuzzi) rosso. E’ il mio colore preferito, il colore della in lingua romanì dei rom italiani di antico inse- passione e della scaramanzia. Sono passiona- diamento, è il mio dialetto materno. L’intervi- le ma non scaramantico e questo basta per sta vola via. Fa molto caldo e sudo tanto. Rie- scegliere il taxi rosso. Faccio in tempo a fare sco a fare anche una passeggiata sulla spiaggia una visita al porticciolo che è situato su una e a montare sul galleggiante che è in mare. rientranza montuosa. Ci sono delle barche e Manca poco alla fine del mio percorso. La se- dei piccoli yacht ancorati. Ci raggiungono nel rata scorre via velocemente e piacevolmente. I locale due amici di Elvio e Pietro, il camera- Instanbul (Turchia). Rom catturati dalla musica e miei compagni di viaggio sono delle persone man che è anche direttore della fotografia. I incuriositi dalle riprese. (Foto Santino Spinelli) segue a pag. successiva 37 n. 79

segue da pag. precedente positive. Trascorriamo ancora una piacevole serata anche se la stanchezza accumulata è tanta e si fa sentire. Ci diamo la buona notte e ci ritiriamo nelle stanze.

Martedì 4 giugno E’ già mattino. L’estate ha le giornate lunghe. Luca con il suo concerto notturno non è il compagno di stanza ideale. E’ l’ultimo giorno e non posso lamentarmi. Sono cosciente, no- nostante il dormiveglia, di vivere un’esperien- za unica e irripetibile. Occorre viverla istante Kavala (Grecia). La cena al porticciolo (foto Giovanni Oberti)

uno Kavala (Grecia) Elvio Manuzzi, tecnico del suono della spedizione, con sullo sfondo Daniele Gasparinetti e Pietro De Tilla. (Foto Santino Spinelli)

rom del quartiere. E’ la tipica calorosa ospitalità romanì. Ovunque abbiamo trovato lo stesso calore, lo stesso rispetto, la stessa ospitalità. Sono orgoglioso di essere rom anche per que- sto. L’opinione pubblica, che viene bombarda- ta quotidianamente da tanti stereotipi, è com- pletamente ignara di cotanta ricchezza culturale Xanthia (Grecia) con i musicisti rom davanti alla sede e di cotanta umanità. La conoscenza e l’infor- dell’associazionescuola gestita da Sabiha (foto Elvio mazione fanno la differenza. All’opinione pub- Manuzzi) blica arrivano solo stereotipi funzionali che pro- a Sinan se ci sono dei musicisti e lui mi dice di ducono diffidenza e pregiudizi. Tutto è ben Xanthia (Grecia) quartiere rom di Drosero. Con si. Gli chiedo se può chiamarli. Dopo una tele- studiato e niente è lasciato al caso. Dopo esserci Sabiha Sulejmani e suo fratello nella sede della loro fonata arrivano due giovani con il clarinetto e salutati con calore con i nostri commensali, ri- organizzazione (foto Daniele Gasparinetti) con un tamburo. Iniziano a suonare e si im- prendiamo il viaggio. I miei compagni mi ac- dopo istante intensamente. Attorno alle 9,30 provvisa una festa in strada. Tutti danzano. compagnano all’aeroporto di Istanbul. Arrivia- lasciamo l’hotel e ci mettiamo in viaggio. In- Sinan ci invita a casa sua per un caffè e così si mo dopo un paio d’ore. Sbagliamo strada più contriamo diverse moschee. Sono grandi e at- crea un corteo. La musica attira l’attenzione di una volta. E’ già pomeriggio. Il volo TK161 traenti con lunghi minareti. Finalmente riu- di molti. Per strada ci sono delle donne che per Roma Fiumicino è previsto alle ore 22.35 sciamo ad incontrare l’attivista rom Sinan iniziano a danzare divertite. Tutto viene fil- in partenza dal terminal 1 come risulta dal bi- Karaca Ozturk. Arriva con un Mercedes di ul- mato. Si è creata d’incanto un’atmosfera gio- glietto aereo che Luca mi ha procurato. Final- tima fabbricazione. L’incontro è caloroso e iosa e festosa. La musica, tipicamente orien- mente arriviamo in aeroporto. Avverto un fraterno. Sinan è un giovane rom che difende tale, ha tempi complessi e irregolari con una sentimento contrastante: da una parte mi di- i diritti della sua gente. E’ un punto di riferi- melodia sinuosa e trascinante che invita a spiace lasciare i miei compagni d’avventura e mento per i rom del suo quartiere. E’ un loca- danzare. La musica ci accompagna per tutto il la bellissima esperienza ma dall’altra sono tore di auto. Ci accompagna nel suo ufficio tragitto. Arriviamo a casa di Sinan. Ci toglia- contento di tornare a casa da mia moglie, dai dove facciamo la foto con la bandiera romanì. mo le scarpe prima di entrare per rispetto del- miei figli e da mio padre che mi attendono. Noto un bellissimo piatto, decorato al centro la loro tradizione. Ci sono dei tappeti persiani C’è un momento di commozione da parte di con la bandiera romanì, incastonato in una a terra. Le donne ci accolgono sorridenti e ci tutti. Siamo stati più che bene assieme con targa. C’è anche l’immancabile bandiera tur- preparano il caffé. Sinan ci accompagna in un qualche momento di tensione, ma nulla di ca. In Turchia ci sono circa sei milioni di rom. ampio salone e con gli strumenti che non grave o di irreparabile. Finisce così la mia av- Qualcuno dice otto milioni. I rom sono relega- smettono di suonare iniziamo a danzare. Tut- ventura lungo la strada percorsa dai miei an- ti in quartieri riservati solo a loro. Non sono ti partecipano. Io e Luca ci lasciamo trascina- tenati. Mi volto per l’ultima volta per salutare luoghi invivibili o non decorosi ma sono pur re dalle note che penetrano nell’anima e ci tuf- quelle persone che sono state la mia famiglia sempre ghettizzanti. Sinan è gentilissimo. fiamo nella mischia come improbabili danzatori. per due settimane. Mi congedo con un ultimo Pietro, Luca ed Elvio dispongono il set per l’in- In fin dei conti, l’importante è partecipare. saluto: Devla! Devla! (Mio Dio, mio Dio) alzan- tervista. Il nostro arrivo desta la curiosità di Cerchiamo di imitare coloro che sanno dan- do le mani al cielo. E’ il tipico intercalare dei tanti rom che si avvicinano e cordialmente zare. Ci divertiamo da morire. Sul volto di tut- rom che si riscontra ovunque. E’ il momento chiedono di cosa si tratti. Rispondo in lingua ti c’è tanta soddisfazione. L’ambiente è mera- di passare il testimone a mio figlio Gennaro. romanì e si meravigliano. Ne arrivano sempre viglioso e Pietro ed Elvio non smettono di E’ giusto che sia un giovane a tornare nella di più e molti sono parenti di Sinan. Luca mi registrare tutto. Ciò che viviamo è oro colato terra dei nostri padri. But baxt ta sastipé! (Che allunga la lista delle domande in italiano che per il docufilm. Sono momenti assolutamente voi possiate essere in salute e felici!). E’ il tipi- traduco in lingua romanì. Sinan risponde a da immortalare. Finito il momento di festa e co saluto romanò. Vale il nostro arrivederci, tutte le domande e l’intervista e le riprese sci- sorseggiato il caffè, Sinan ci offre il pranzo ma è più fraterno. volano via velocemente. Per mia curiosità chiedo presso il suo ufficio a cui partecipano molti Santino Spinelli 38 [email protected] Domani nella battaglia pensa a me. Guerre nel cinema La prima parte del ti- il 25 luglio del 1943, che spalanca gli occhi in tolo è un romanzo attesa del colpo di grazia dopo la prima scari- (1998) di Javier Marías ca. E la macchina da presa che tutto riprende. e a sua volta prende È questa la guerra, il prenderne parte come dal Riccardo III (1591- elemento del racconto. La guerra, dice che di- 1592) di Shakespeare. cesse Erasmo da Rotterdam, solo chi la ha vi- Esistono diversi adat- sta da vicino dice quanto sia brutta e orribile. tamenti teatrali, sce- A conferma, i nostri vecchi, quelli che furono Natalino Piras neggiati televisivi (La nel macello del Carso ma anche chi combatté freccia nera di Anton Giulio Majano, Rai 1968 nella Resistenza, i nostri partigiani, non gli dall’omonimo romanzo, The Black Arrow, 1883 piace mai raccontarla. di Robert Louis Stevenson), versioni cinema- “Lo vuoi capire si o no che chi ha ucciso in tografiche della tragedia shakespeariana, guerra e sa cos’è l’odore del sangue e la puzza contestualizzata al tempo della narrazione degli scannati non li vuole mai resuscitare?” originaria: la Guerra delle due rose, i Lanca- “E tu nonno cosa hai fatto quando siete stati ster contro gli York, conclusasi intorno al 1485 faccia a faccia con l’austriaco?”. con la presa di potere da parte dei Tudor. Op- Il nonno rispondeva col silenzio e si metteva pure ambientata in diverse altre epoche. Tra i a piangere. titoli più contemporanei: Richard III (1995) di Il cinema tutto questo riprende. Richard Loncraine in una Europa sotto tallo- Una volta ho scritto un pezzo sui classici con- ne nazista, aura cupa di guerra civile e scon- tro la guerra, da Niente di nuovo sul fronte occi- tro fratricida. Alla Guerra civile spagnola dentale (tutti i film da Pabst a Milestone e tutti (1936-1939), i suoi orrori, riporta spesso il ro- basati sull’omonimo romanzo, 1929, di Erich manzo di Marías, le bombe sopra Madrid as- sediata, la gente uccisa casualmente per le Maria Remarque) sino a Uomini contro (1970) strade dai proiettili dei mortai, come accadde di Francesco Rosi, dal capolavoro Un anno a Sarajevo al tempo della guerra nella ex Jugo- sull’altipiano (1938) di Emilio Lussu. In mezzo slavia. Come accade oggi, a Damasco, a Bag- altri cult: Orizzonti di gloria (Paths of Glory, 1957) dad, in tanti altri altrove. Domani nella batta- di Stanley Kubrick e Per il re e per la patria (King glia pensa a me è la maledizione che il fantasma and Country, 1964) di Joseph Losey. Ma pure della regina Anna scaglia contro il re che l’ha L’arpa birmana (Biruma no tategoto, 1956) del fatta uccidere, nella notte prima della batta- giapponese Kon Ichikawa. E altri. Film anti- glia di Bosworth (22 agosto 1485): Tomorrow in militaristi, pervasi di sincero spirito contro la the battle tkink of me, and fall thy edgless sword: violenza e i macelli. E che questi macelli, il lo- despair and die! Domani nella battaglia pensa a ro abominio, il pensarli per attuarli, il pro- me, e cada la tua spada senza filo: dispera e grammarli e volerli, descrivono in campo lun- muori! In realtà il libro di Javier Marías non è go e dettagliano nei minimi particolari. Uno un romanzo di guerra. Dice di Vìctor Francés, che scrive e parla e racconta al cinema, addi- che vive facendo il “negro”, ghostwriter, sce- rittura rende opera artistica la guerra è pres- neggiatore per la tv, scrittore per conto terzi, sato dalla guerra, dai suoi inni di battaglia. pure di discorsi. Ha scritto anche per il re. Do- Come ancora mi accade quando rivedo un mani nella battaglia pensa a me non è un roman- melodramma ambientato nella guerra di Co- zo di guerra ma non può fare a meno della rea e che vidi da bambino: Inno di battaglia guerra. Javier Marías, classe 1951, ha la mia (Battle Hymn, 1957) di Douglas Sirk. Lo consi- stessa età e mai ha conosciuto la guerra. Solo dero il giusto prodromo, anche i duelli aerei, che come scrittore e come persona, gli appar- di uno dei massimi film di guerra: Apocalypse tiene. Non può fare a meno di scriverne, di en- now (1979) di Francis Ford Coppola. Come è trarci dentro, di dire cosa siano le battaglie, noto il film attualizza il romanzo Cuore di te- di un solo giorno oppure di lunga durata. Co- nebra (Hearth of Darkness, 1899) di Joseph me fa il cinema: che non potrebbe esistere, Conrad sugli orrori coloniali europei in Africa non potrebbe avere storia senza guerra. È la nella guerra del Vietnam: quella combattuta contraddizione del vivere e del morire che si dagli americani in nome di tutto l’Occidente (e riversa nella finizione cinematografica, fil- c’è molto di blasfemo in questa affermazione) trata che sia dalle pagine di un libro o da una contro un esercito di contadini però organiz- recita teatrale. O da un documentario, in pre- zato con estrema ferocia da Ho Chi Minh e sa diretta, muto o col sonoro. Pensate a quan- dal generale Giap. Quasi a dar ragione, la to orrore e insieme pathos narrativo ci sia spietatezza contro il nemico a don Milani nelle esecuzioni quando le ri/vediamo nello quando sostiene che l’unica guerra giusta fu schermo. Con attori che recitano la parte op- quella combattuta dai partigiani e dalla gente pure interpretano se stessi: la fucilazione del della Resistenza per la liberazione dal nazifa- questore Caruso, criminale di guerra che scismo dell’Europa e del mondo intero. Ma stilò per gli occupanti nazisti una lista di pri- non c’è mai una guerra giusta, questo il cine- gionieri da mandare alle Fosse Ardeatine. ma ribadisce, perché la guerra è ingiusta per Oppure, agghiacciante, la fucilazione dei sua stessa genesi. Perché non c’è guerra sen- condannati dal Processo di Verona (il film di Carlo za massacri né macelli. Molti valorosi con- Lizzani è del 1962): Galeazzo Ciano, genero di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, ispirato all’omonimo dottieri, magari celebrati con statue e strade, Mussolini, tra i firmatari della sua destituzione romanzo di Erich Maria Remarque segue a pag. successiva 39 n. 79

segue da pag. precedente Due gli eserciti. In alto i sardi e gli alleati pu- orribile, purché in faccia al nemico. I romani inni e poemi, hanno come nome e come epi- nici, i loro padroni. Nella parte bassa le legioni penetrarono nel centro dell’esercito sardo-pu- teto quello di “macellaio”. Uno per tutti Cum- romane comandate da Tito Manlio Torquato. nico e si trovarono accerchiati da uomini, ca- berland il macellaio che nella Battaglia di Cul- Nelle fila romane milita anche il poeta Ennio, valli e pure elefanti. Un inferno di lance e spa- loden (16 aprile 1746) massacrò l’esercito degli uno tra i 22 mila fanti e 1200 cavalieri, 4 legio- de li avrebbe macellati. Invece furono loro a highlander scozzesi. C’è un film di Peter Wa- ni. Tra i sardi non c’è il loro comandante su- fare progressivamente il vuoto, per cerchi tkins, The Battle of Culloden (1964) che quel premo, Amsicora, salito alla montagna barba- concentrici. Si riparavano con gli scudi dai massacro racconta come finzione e ricorren- ra, gli insani montes come li chiama Tito Livio, giavellotti e dai dardi e poi erano repentini nel do a una impossibile finzione, un gior- contrattacco. Misuravano bene l’impul- nalista che intervista i soldati prima so. Colpivano nel mucchio ma ogni pro- dello scontro, disarticola. Per com- iettile era un cadavere nemico. I sar- prendere cos’è la guerra: il fatto che è do-punici invece si uccisero a vicenda, sempre esistita e non se ne può fare a colpendo l’uno l’altro. Gli assediati si al- meno. Aldilà che ciascuna battaglia largarono sempre di più, l’odore del pretende e ottiene come esito vincitori sangue li inebriava e moltiplicava loro e vinti, la vittoria e la sconfitta. Noi sar- le forze. Era come mietere senza fatica, di siamo abituati alla sconfitta. Non tanti falciatori che muovevano la spada siamo mai stati indipendenti e per a ritmo unitario, sia che aprissero i cor- questo siamo grandi narratori di guer- pi dal basso in alto, sia che colpissero re. Proprio nello spirito, che è essen- nelle parti molli lasciate libere dalla co- zialmente cinematografico, di Domani razza, sia che questa riuscissero a tra- nella battaglia pensa a me. Il mio ami- passare, in pieno petto. Clangore di co Nico Orunesu, pictor optimus, le trombe saliva al cielo, suono dolce per i battaglie le raffigura in tele, acquarelli vincitori, assordante e terribile per i e jute. Sono punti sperduti nell’oriz- vinti, come lama che stride sulla pietra. zonte, fissati in vortici, bandiere, aral- Il fetore faceva mucchio e stratificava di, tutto in miniatura. Ma non sono soldatini a chiedere ai Pelliti un aiuto che non verrà da- in pire di corpi di uccisi. Non ci fu più resi- di piombo. Ci sono in quei quadri cronache di to. La battaglia ha avuto inizio. Josto, figlio di stenza. Gli elefanti bardati e corazzati per la guerre sperdute, tutte perse, il senso della Amsicora, comandava i sardi. Al suo fianco guerra barrivano feroci, si innalzavano mo- contestazione della guerra. C’è una forte cul- c’erano i cartaginesi Asdrubale, Annone e Ma- struosi, ritti su due zampe e poi ricadevano tura cinematografica nelle battaglie in- se gone. Clangore ferino di trombe aggressive, schiacciando impazziti i loro padroni. Molti quenza di Nico. Le guerre invece io le raccon- buccine che annunciano morte e desiderio di cavalli scossi fuggirono verso la foresta del to attingendo da una cultura cinematografica vittoria. In mezzo c’è il campo da conquistare, Monte di ferro. Gli altri sarebbero stati botti- che per disarticolare la battaglia, i suoi movi- l’unica parte di terreno molle, già arato e ri- no di guerra. Quanto restava dei sardo punici menti, mette insieme Spartaco e Waterloo, voltato. A breve sarà fumante di sangue. Il errava e solo erranza oppose alla cavalleria ro- Teutoburgo e tutti gli agguati partigiani con- clangore delle trombe fu spento dall’angoscia mana. Si sentirono più forti le urla degli scan- tro eserciti occupanti, l’eroismo nascosto di dei fiati quando la prima fila dei romani ven- nati a sangue freddo, dei mutilati di braccia, Gunga Din (1939) nel film di George Stevens al ne falciata dai giavellotti. I soldati si piegaro- mani e piedi, e occhi e naso e genitali prima di tempo dell’India colonizzata dagli inglesi, e il no in avanti reggendo a due mani lo strumen- essere finiti oppure lasciati lì, soli o a mucchi, sacrificio del vecchio corrispondente di guer- to di morte, l’asta che li aveva trafitti. Invocarono perché potessero venire divorati dai cani. Jo- ra in Obiettivo Burma! (Objective, Burma!) di gli dei, gli spiriti e i Penati, chi la moglie, chi sto perì in combattimento. C’è chi dice che fu Raoul Walsh, nella giungla dominata dai cru- il padre e la madre, chi il figlio. Arrivò la se- il poeta Ennio ad ucciderlo. Non si sa se Josto deli giapponesi. In nome di tutti i corrispon- conda ondata di lance, frecce e giavellotti, un combatté da valoroso e neppure se conosceva denti di guerra che magari caddero in batta- nugolo che solcò il cielo prima di incurvarsi l’oracolo della Sibilla cumana dei romani, glia alla stregua di qualsiasi altro combattente. furente e avido. Il sangue rosso, nero, vermi- quella che faceva responso dicendo a chi an- La guerra è giusto che la si racconti. Per ram- glio e cupo usciva dalle gole, dai petti, dalle dava alla guerra: ibis et redibis non perieris in bel- mentare. «Cinquecento anni prima di Cristo, pance e dall’inguine. Odore acre di sterco lo. Amsicora si uccise. Dodicimila furono i i corrotti adoratori del baal, i mercanti, erano umano si prendeva l’aria e la terra di fumo si sardi uccisi a Cornus, altri trentamila furono i padroni del Mediterraneo. Sottomisero i sar- impastava di nuova linfa, rivoli di rosso e di braccati, cacciati come selvaggina dai soldati di già colonizzati dai greci. Si diceva che Erco- nero. I romani urlavano grida di guerra, le ur- e dai cani, quarantamila vennero ridotti in le in persona fosse sbarcato nelle coste dell’I- la dei combattenti più terribili del suono delle schiavitù, venduti a Roma a vile prezzo. In sola per fondarvi la stirpe degli Ilienses. trombe, del battere dei tamburi, dei nitriti, la- tutto settantamila, quasi l’intera popolazione. Intorno al 540 a.C., nelle acque di Alalia da- trati e barriti nel correre, nel cozzare del fer- La Sardegna come deserto, luogo di acque vanti alle bocche di Bonifacio fecero make le ro, nello scalpitare, tra ordini ora secchi e pe- malariche e insani montes». Questa battaglia navi dei Greci da una parte e dall’altra Etru- rentori ora concitati. Non ci furono diserzioni. io l’ho vista in molti altri film, al cinema. Ma schi e Cartaginesi. A questi ultimi toccò la vit- Josto ordinò ai sardo-punici di stare fermi, di erano nomi diversi da Cornus. Forse è tempo, toria. Molti Greci vennero fatti prigionieri aspettare l’urto della cavalleria nemica. Tito per quanto riguarda i film di guerra, che il ci- dagli Etruschi. Furono portati a Cere, la loro Manlio invece comandò l’assalto della fante- nema, la sua storia, racconti anche Cornus e città, e qui lapidati, offerti in sacrificio ai Ma- ria. Manipoli di incursori si buttarono contro quanto, come realtà e finzione, gli appartiene. ni». È una storia vera di cui non si è mai occu- i sardo-punici a spada sguainata, a gola aper- Perché anche questa guerra dai più dimenti- pata nessuna finizione cinematografica. -Ep ta e terribili urla. Furono decimati da lance e cata, da molti e moltissimi sconosciuta, è ap- pure è una sceneggiatura filmica, questa della frecce ma molti legionari riuscirono ad arri- pieno nello spirito di Domani nella battaglia make nel mare sardonio, che più non si può. vare al corpo a corpo. I romani erano molto pensa a me. Non si può essere contro la guerra Come quell’altra di una battaglia perduta e più feroci della crudeltà punica e dei sardi im- se non se ne se ne tramanda la memoria. La che non è solo quella battaglia.« Cornus, nel bastarditi. Ai primi incursori succedettero al- conoscenza, a volte è giusto che si metta con- golfo del Sinis, costa occidentale nel sud della tre nuove ondate, guerrieri che della guerra tro l’oblio. A questo serve il cinema di guerra: Sardegna, 215 a.C. Cornus è sopra un falso- facevano arte e mestiere, ma prima di tutto conoscere, e vedere gli orrori per evitare che si piano di granito e basalto, le domus de janas oc- dovere di patria. Tutto messo in conto, anche ripetano. chieggianti dalle incrostazioni di muschio. la morte in battaglia, anche nel modo più Natalino Piras 40 [email protected] Cinema e terremoto Collegamento tra il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 (di cui ricorre il 111.mo anniversario) e il cinema, attraverso un curioso episodio (L’avvisatore del terremoto) raccontato dal giornalista Vincenzo De Fichy, i filmati “dal vero” girati sulle rovine della città e i film a soggetto, da tale tragico evento ispirati, tra cui L’Orfanella di Messina, l’unico giunto fino a noi «Dove sull’acque viola era Messina, tra fili spezzati e macerie tu vai lungo binari e scambi col tuo berretto di gallo isolano. Il terremoto ribolle da due giorni, è dicembre d’uragani e mare avvelenato». (Salvatore Quasimodo, Al padre)

I1 28 dicembre è una d’epoca. Eppure, ve ne erano tanti: almeno che si trovava in via San Camillo, di fronte al data che - per una stra- sei-sette! In uno di questi locali, il Cinemato- Palazzo delle Poste (ubicato, a sua volta, al na e singolare coinci- grafo Iris (che si trovava in via S. Maria La piano terra del monumentale Palazzo della denza - accomuna due Stella, «scesa dell’Annunziata»), durante le fe- Borsa, che sorgeva dove oggi si trova Palazzo eventi, tra di loro di- stività natalizie (e fino al 27 dicembre 1908, Zanca); ma una preziosa fotografia dell’epoca, versi e lontani nel tem- cioè fino all’immediata vigilia del terremoto) riproducente il programma e pubblicata nel po: uno molto gioioso, si proiettava (fatale coincidenza o ironia della «Secolo XIX» dell’ottobre 1909, dimostra che foriero di sviluppi tali sorte?) un film comico, dal titolo e dal conte- si tratta proprio dell’Iris (a meno di una sem- Nino Genovese da improntare di sé la nuto curiosamente e stranamente profetici: pre possibile, anzi probabile, proiezione del civiltà del Ventesimo L’avvisatore de terremoto, prodotto dall’Itala film in contemporanea fra l’Iris e l’Italia). Co- secolo e da coinvolgere tutto il mondo; l’altro, Film di Torino (da considerarsi irrimediabil- munque sia, Vincenzo De Fichy, nell’articolo estremamente tragico, che unì nel dolore sopra citato, rievocando la sua drammatica due città, la cui eco fu, ugualmente, vastissi- esperienza, racconta in modo particolareg- ma. Stiamo parlando del tremendo terremo- giato la trama del film a cui assistette pro- to del 28 dicembre 1908, che rase al suolo prio quella tragica sera, con degli zii ospiti Messina e Reggio Calabria (e rispettivi terri- per le feste: si trattava di un tale che aveva tori), causando complessivamente più di inventato una specie di macchina munita di centomila vittime (la cifra è indicativa, ap- aggeggi stranamente somiglianti a dei cam- prossimativa); e dell’avvento del cinema, il panelli, i quali avrebbero dovuto trillare mol- cui atto «ufficiale» di nascita si fa risalire al to tempo prima del verificarsi del terremoto, 28 dicembre 1895 (data della prima proiezio- annunziandone l’arrivo. Ed ecco che l’inven- ne pubblica a pagamento, avvenuta a Parigi, tore «saltellante, dinamico, baffuto», «una ad opera dei fratelli Lumière). Ma, a parte la specie di Tino Scotti in mutandoni lunghi», curiosa coincidenza della data (sia pure di saltava giù dal letto ogni qualvolta sentiva tril- anni diversi), cosa può unire tra di loro que- lare un campanello; ma si trattava ora del lat- L’avvisatore del terremoto. Cinema-IRIS sti due eventi? Dato che stiamo parlando di taio che suonava alla porta, ora del postino, cinema, saliamo, con l’immaginazione, su mente perduto). Secondo la testimonianza oppure dell’uomo della spazzatura. Quando, una «macchina del tempo», divenuta, poi l’as- del valente giornalista messinese Vincenzo una volta, l’aggeggio cominciò a suonare inin- soluta protagonista di tanti film spettacolari. De Fichy, in un articolo pubblicato il 27 di- terrottamente, il terremoto non venne, per- Sul «quadro» elettronico dei comandi, «digi- cembre 1958 sul «Don Giovanni» (un settima- ché si era trattato, evidentemente, di un falso tiamo» queste coordinate: Messina, 27 dicem- nale da lui fondato e diretto), il locale in cui si contatto; motivo per cui l’inventore si convin- bre 1908. Ed eccoci, come d’incanto, a respira- proiettava tale film sarebbe stato la Sala Italia, se di avere creato un oggetto inutile. Esso, re l’aria particolare di una lontanissima però, funzionò sul serio, ma «l’uomo giornata di festa (è domenica), il cui cli- dei baffi questa volta non gli diede ret- ma gioioso è accresciuto dalle luci, dai ta», continuando a dormire. «Invece il profumi, sapori, odori della festa più terremoto venne e il poveraccio riuscì a bella dell’anno: gli zampognari, il suono salvarsi in mezzo alla completa rovina, delle ciaramedde che si diffonde nell’aria per puro miracolo», anche se non riuscì frizzante, il presepe, le case e le strade più a trovare il suo marchingegno. affollate di gente, il gioco della tombola, «Non so perché - osserva ancora De Fi- le zippole e i pidoni della bottega di Ma- chy - per tutta la serata, tra un com- str’Antonino in via Santa Caterina dei mento e l’altro sul film, ero portato a Bottegai, la gioia per l’arrivo dei paren- pensare a quello strano aggeggio: L’avvi- ti venuti da lontano a trascorrere le va- satore del terremoto mi accompagnò persi- canze in famiglia, i sogni, le speranze no a scapito del dormiveglia, in attesa di tanta gente, l’attesa elettrizzante del del sonno, prima che avessi chiuso gli nuovo anno, di cui sarebbero stati mol- occhi su una città che non avrei mai più tissimi a non vedere la luce. Se molti rivisto». E così il giovanissimo, futuro sanno sicuramente che, quel giorno, al giornalista si addormentò, con la visio- Teatro Vittorio Emanuele, era in «car- ne dello sfacelo, dei crolli, dell’urlo sor- tellone» l’Aida, fino a poco tempo fa non do e cupo del terremoto che squassava si conoscevano né i nomi né l’ubicazio- le viscere della terra, che faceva crollare ne dei cinematografi, che siamo riusciti i palazzi come se fossero di cartapesta, a “recuperare” attraverso lo spoglio siste- che travolgeva il povero inventore e il suo matico di polverosi e ingialliti giornali L’orfanella di-Messina. Copertina del libro di Nino Genovese segue a pag. successiva 41 n. 79

segue da pag. precedente a frotte a depredare, prime di cadere anch’essi – l’attenzione di larghi strati di spettatori, in avvisatore, prima di essere svegliato dalla tra- tra le macerie, al crepitio delle fucilate del ge- tutto il Paese, contribuendo - nel contempo - a gica constatazione che le sue paure – quasi nerale Mazza. Certo, questo tragico avveni- sensibilizzarli sul problema della ricostruzio- per effetto di uno strano, beffardo sortilegio – mento ha segnato la vita e la storia di Messina, ne e della solidarietà. Ed è anche la prima vol- si erano materializzate come d’incanto e che influenzandola, condizionandola, costituendo ta che in Italia si pensa di utilizzare i filmati egli si trovava non in un incubo determinato un elemento che - oltre a far parte integrante girati dal vivo, quindi di pura cronaca e di dalla visione di un film, dal quale avrebbe po- della memoria collettiva - pesa ancora come grande attualità, come sfondo di vicende ro- tuto svegliarsi di soprassalto per farlo sparire, una cappa sulla realtà odierna. Ma cosa ha a manzate, in film a soggetto. Infatti, ben due quanto realmente, concretamente in mezzo che vedere con il cinema? Apparentemente film -Dalla pietà all’amore (Il disastro di Messina) al «boato che aumentava di intensità», al «tre- nulla: ma, in realtà, non è così!.Infatti, il disa- di Luca Comerio e L’Orfanella di Messina more della terra», al «concerto degli scricchio- stroso evento - la cui eco, ben presto si sareb- dell’Ambrosio - prendono direttamente spun- lii delle travi che si staccavano dai muri», alla to dal terremoto di Messina e mescolano re- «danza macabra dei mobili», alle «grida di- altà e fantasia, innestando - sul tessuto au- sperate degli esseri viventi», alla «biancastra, tentico del disastroso evento - storie di soffocante», immane nuvola di polvere, che fantasia, inventate, ma con quell’avveni- avvolgeva ogni cosa. E come il nostro ragaz- mento doloroso strettamente connesse. Per zino, chissà quanti altri messinesi si addor- spiegare meglio il significato di questa par- mentarono, quella sera, sotto l’influsso del ticolare, inusuale ed originale commixtio, film cui avevano assistito, le cui immagini – possiamo accennare alla trama dei due film nonostante fosse una “comica” – avevano ri- che più presentano queste particolari carat- destato, anche a livello inconscio, paure ata- teristiche: Dalla pietà all’amore, girato da Lu- viche, ancestrali (il terrore del «tremuoto», ca Comerio all’inizio del 1909, ricostruiva la insomma, che – per tragica, fatale coinciden- tragica storia di una famiglia (il padre, la za o ironia della sorte – sarebbe arrivato pro- madre e una bimba), sullo sfondo delle rovi- prio quella notte), dando corpo, in tal modo, ne del disastro, di cui - a quanto pare - mo- ad una delle principali caratteristiche che, in strava immagini tra le più realistiche. Anco- nuce, anche il cinema dei primi tempi posse- “L’orfanella di Messina” (1909) cortometraggio muto italiano d ra più significativo il film prodotto dalla deva: la profonda carica suggestiva, la capaci- Giovanni Vitrotti. Casa cinematografica Ambrosio di Torino, tà di procurare grandi emozioni. «Dove sull’ac- be diffusa in tutto il mondo - attirò sulla sven- L’orfanella di Messina, (lunghezza di 188 metri, que viola / era Messina, tra fili spezzati / e macerie turata città l’attenzione e l’interesse di curiosi, vale a dire circa 10’, con fotografia di Giovanni tu vai lungo binari / e scambi col tuo berretto di gal- giornalisti, reporter, fotografi ed anche di quel- Vitrotti, mentre non si conosce il nome del re- lo / isolano. Il terremoto ribolle / da due giorni, è di- la ancora poco nota, ma già esistente, genìa di gista), che - oltretutto - risulta emblematico cembre d’uragani / e mare avvelenato». Così reci- nuovi personaggi, i cineoperatori, che se ne del modo in cui i realizzatori di questo genere tano alcuni versi di Salvatore Quasimodo, andavano in giro con sulle spalle una strana di opere affrontavano il rapporto tra realtà e tratti dalla poesia dedicata Al padre, che il poe- macchinetta a manovella montata sul treppie- fantasia; la trama, infatti, è incentrata sulla ta ricorda nel momento in cui si trovava a di («quel ragno nero sul treppiedi», la chiama storia di due genitori che, a causa di una ma- Messina, in qualità di capostazione, subito Luigi Pirandello), prefiggendosi di documen- lattia, perdono la loro bambina. La figlia mor- dopo il terremoto del 28 dicembre 1908. «No- tare visivamente ciò che accadeva nel mondo. ta riappare loro in casa, in sogno, in sovrim- vecentootto, anno rotondo e pacioso, epoca in Tutte le principali Case di produzione cinema- pressione, mostrando agli afflitti genitori una cui la Sicilia se ne stava accovacciata come un tografica italiane, l’Ambrosio e l’Itala di Torino, scena del terremoto di Messina con il salva- cane ai piedi della Penisola e nessuno ne sape- la Cines di Roma, la Comerio e la Adolfo Croce taggio dalle macerie di una bambina. Scon- va nulla», scrive Rodolfo De Mattei (in Isola se- & C. di Milano, realizzarono dei veri e propri volti e, nel contempo, commossi dalla visione, greta, Mondadori, Verona 1942); ma la livida réportages sul disastro, purtroppo andati per- i due sposi si recano in un Orfanatrofio e adot- alba di quel giorno ormai lontano salutò una duti quasi totalmente, ed anche molte Case tano una bambina, per colmare il vuoto lascia- Messina gonfia di dolore e di disperazione, straniere - tra cui l’americana Vitagraph, la to dalla figlia morta. Se il film Dalla pietà all’a- posandosi su un paesaggio tragicamente de- francese Pathé, la Klein-Gaumont, la Lubin - more è da considerarsi perduto, L’orfanella di solato e decomposto, su una città che era dive- mandarono i loro operatori sui luoghi del ca- Messina, invece, è stato ritrovato alcuni anni fa, nuta, d’un sol colpo, una piramide di cocci, di taclisma. Anzi, le storie del cinema, fino a in una copia su pellicola al nitrato, presso la rovine, in mezzo a cui erano rimaste sepolte qualche tempo fa, nell’occuparsi - sia pure en «Stiftung Deutsche Kinemateken» di Berlino: non si sa bene quante migliaia di persone, passant - delle origini del cinema in Sicilia, di- ne ho fatto oggetto di trattazione in un libro mentre i pochi superstiti - quasi larve evane- cevano che esso aveva avuto inizio proprio con pubblicato dalla DAF di Giuseppe Ministeri, in scenti, ectoplasmi sputati dalle tenebre della i documentari e con i film girati subito dopo il occasione del centenario del terremoto, dal ti- morte alla luce incerta di una nuova vita - si tragico sisma, mentre, per tutto il periodo pre- tolo L’Orfanella di Messina - Cinema e terremoto aggiravano, spauriti ed inebetiti, in mezzo al- cedente (1895-1908) non esisteva niente, come (con Prefazioni di Aldo Bernardini e Livio Ja- le macerie ancora fumanti, in mezzo ai simu- se il territorio siciliano fosse stato tabula-rasa, cob), contenente il DVD del film, con le dida- lacri di quelli che erano stati gli edifici pubbli- come se il cinema non vi avesse fatto alcuna scalie tradotte in italiano e le musiche di ac- ci, i monumenti, le chiese, le case. «I pesci e i apparizione: abbiamo avuto modo di provare, compagnamento composte appositamente ed piroscafi dello Stretto - scrive ancora De Mat- per Messina (ma il discorso vale anche per Pa- aggiunte da Giovanni Renzo. Questo film è co- tei - erano ribaltati a pancia in aria, la Madon- lermo, Catania ed altri centri), che, in realtà, me un lampo, come un drammatico flash che ci na della Lettera non aveva fatto in tempo a in- non è così. Ma è innegabilmente evidente ed riporta indietro nel tempo, a un tragico avveni- tromettersi». Appena poco più di cento anni importante la “cassa di risonanza” costituita mento mai completamente rimosso dalla me- prima, nel 1787, Goethe era passato dagli stes- dai giornali, dalle fotografie ed anche dal ci- moria e dall’immaginario collettivo della gente, si luoghi, in mezzo a rovine altrettanto gran- nema. Così, ad esempio, quando i film sul ter- che – unendosi idealmente alle altre dramma- di, causate e lasciate dal terremoto dei 1783. remoto arrivano nelle sale cinematografiche tiche sequenze “dal vero” girate sulle rovine – «Ora, dai rottami escivano fantolini che la Re- italiane, si organizzano proiezioni di benefi- colpisce la nostra immaginazione e illumina le gina Elena si toglieva in braccio, dita inanella- cenza, si fanno collette per i sinistrati super- nostre coscienze, facendoci emozionare e – nel te, pezzi di specchiere e visi stralunati» (R. De stiti; ed è la prima volta che in Italia il cinema contempo – invitandoci a riflettere. Ancora Mattei), ed ancora mobili, argenterie e gioielli, serve ad amplificare l’eco di un disastro, coin- una volta per non dimenticare! che gli “sciacalli”, dediti alle ruberie, si buttavano volgendo - con documentazioni agghiaccianti Nino Genovese 42 [email protected] : un maestro visionario, tra razionalità ed esotismo L’inglese Michael Powell virtù inglesi della flem- inquadratura conferisce (1905 - 1990) è stato un ma e del coraggio, mo- alle sue opere una vivace regista geniale, originale strò il lato ribelle e deliran- scansione emotiva, di ti- e libero da vincoli di te del carattere britannico. po quasi subliminale. In sorta, uno dei migliori E ancora, si deve notare alcuni film l’esattezza mil- narratori della storia che Powell mostra una stu- limetrica della composi- Giovanni Ottone del cinema. La raffina- pefacente capacità di far zione racchiude all’interno ta ricchezza compositiva dei suoi film nasce emergere la verità discor- della stessa inquadratura in gran parte da una piena adesione al flusso dante che si cela sempre al informazioni realistiche e delle suggestioni visive, ben coadiuvata dalle di sotto dei clichés del ci- simboliche. Tuttavia, nono- doti narrative del suo collaboratore Emeric nema narrativo. C’è sem- stante, secondo alcuni cri- Pressburger, lo sceneggiatore che viene asso- pre un alter ego, un freak, tici, gli siano imputabili ciato alla regia nel felice periodo di lavoro in un mostro che, attirando- “deliri” gotici, propensio- comune dal 1940 al 1957. È stato una figura ci impercettibilmente dal- ni kitsch e nostalgie caval- bizzarra nel panorama del cinema inglese, un la sua parte, mette in gio- leresche non si potrà mai grande romantico che elabora visioni di follia co la linearità del accusare Powell di essere emozionale. È riuscito a trasmettere il senti- racconto. Powell, che ha morboso quando manife- mento tragico della solitudine e della diffe- un debole per gli shock sta i suddetti eccessi. Bi- renza in virtù di una profondissima capacità ottici, tenta di addobba- sogna quindi riconoscere di riferimento simbolico, attraverso la rap- re il melodramma attra- che siamo di fronte a un Michael Powel (1905 - 1990) presentazione melodrammatica di anime e verso lo stile visivo, piut- autore esibizionista, che comportamenti e il virtuosismo nella fusione tosto che di ripensare il dramma. Nei suoi tuttavia non si nasconde. È sempre esplicito e di immagini a colori. In Powell si nota la mas- film vi è un’urgenza romantica da cui deriva pare francamente cosciente e divertito ri- simizzazione del piacere dello sguardo in un’apparenza diversa (ad esempio la natura spetto al proprio stile e freddamente concen- equilibrio con una studiatissima elaborazione non è solo una successione di immagini ispi- trato nel manifestare la lucida e calcolata ten- narrativa. Per altro il suo cinema appare ben ratrici, ma anche un vortice di sangue e di denza visionaria. Infine giova ricordare che più complesso in quanto stimola, spesso a li- morte) e che coesiste con la quotidianità e con Powell è stato l’unico regista inglese che, nel vello istintivo e di suggestione, attraverso uno humour solo vagamente accennato. Tra i corso degli anni ’40 e ’50, ha lavorato costante- particolari minimi, molte altre possibili linee temi ricorrenti vi sono il conservatorismo po- mente con gli stessi attori: Conrad Veidt, Da- di sviluppo e di lettura rispetto alla conse- litico, la vita militare di carriera e il mondo del vid Niven, , Anton Walbrook, quenzialità logica della direttrice principale. balletto. In conclusione il suo problema prin- Moira Shearer, Roger Livesey, Eric Portman, Alla radice di questa constatazione sta il fatto cipale come artista è stato quello di trovare un Marius Goring e Ludmila Tcherina. Michael che la sua ispirazione e i suoi film vivono la equilibrio tra i due estremi del romanticismo e Powell manifestò fin dalla gioventù una pas- contrapposizione di coppie di valori contra- del realismo. Nella concezione di Powell i due sione compulsiva per il cinema. Dopo gli studi stanti, da un lato un certo conservatorismo aspetti rimangono difettosi e, in qualche ma- al Dulwich College, ebbe l’occasione di lavorare vagamente nostalgico e dall’altro, all’estremo niera, non convincenti e conducono a un ter- nei “Ciné Studios” di Nice con l’équipe del fa- opposto, una strana irrazionalità. All’origine zo fattore critico incombente, una visione a moso regista di Hollywood, Rex Ingram, che di queste antinomie vi è forse proprio l’atteg- volte sommaria delle emozioni umane. Il suo aveva stabilito in quella sede la propria base giamento verso la narrazione cinematografi- stile si basa su una visionarietà dispiegata e produttiva. Tornato a Londra, conseguì varie ca: la perfetta consapevolezza che dalla magia “scientifica”, raggiunta attraverso il culto del occupazioni a Elstree come fotografo di scena, delle immagini nasce la razionalità della for- tecnicismo. La tecnica non è puro spreco spet- montatore e sceneggiatore. Nel 1931 diresse il ma definitiva del racconto. In sostanza, Powell, tacolare, ma è essa stessa parte del binomio suo primo film muto, , un per creare, vive prioritariamente lo stadio dello contraddittorio che informa tutta la sua ope- mediometraggio poliziesco. Nei successivi cin- spettatore affascinato. Spesso stroncato dai ra. Le invenzioni, i complicati giochi di attrez- que anni diresse altri 23 films a soggetto, tutti critici inglesi che, negli anni ’40 e ’50 lo consi- zistica scenica e di rimescolamento della velo- “quota quickies”, cioè a basso costo e di veloce deravano un eccentrico maligno, la sua riabi- cità dei fotogrammi, le sovraimpressioni, i litazione artistica iniziò alla fine degli anni ’70 “glass-shot”, le alchimie di colori, realizzabili e oggi vanta grandi estimatori tra cui anche solo per mezzo della razionalità chimica e . Powell collega tutta la pro- meccanica, nascono dall’urgenza di materia- pria poetica cinematografica alla antinomia lizzare un sogno. Il suo imperativo è il se- interna alla cultura inglese che, in estrema guente: spezzettare la propria fantasia per sintesi, è sospesa tra razionalità concreta e fa- poterla materializzare. La tecnica è quindi scinazione nei confronti di forme magiche strumento indispensabile della magia, chiude ancestrali e dell’esotismo mistico, senza ten- in sé stessa il diabolico e il logico e concretizza tare di mediare tra i due estremi contrastanti l’astrazione più folle. I suoi esperimenti a li- per giungere a una rappresentazione in qual- vello di scenografia e di effetti speciali, nel che maniera accattivante e / o risolutoria. Nel corso degli anni ‘40, rimossero molte barriere suo universo non c’è soluzione di continuità nel linguaggio cinematografico inglese. Suc- tra magia e razionalità, così come non c’è tra cessivamente negli anni dell’immediato do- immaginazione e realtà, se mai queste si fon- poguerra avviò un tentativo di rivoluzionare i “Two Crowded Hours” (1931) di Michael Powell dono senza annullarsi, ma finalizzandosi l’u- metodi delle riprese in studio, attraverso l’e- na nell’altra. L’assenza di una mediazione cul- splorazione di effetti ottici, scenari immobili e lavorazione, grazie ad incentivi economici turalmente e socialmente soddisfacente è alla altre ingegnose invenzioni tese a rendere più statali. Iniziò quindi una felice collaborazione base dell’aspetto disturbante dei suoi film. In rapida ed agile la lavorazione. Sono soprattutto con il produttore esule ungherese Alexander effetti fu disapprovato da molti suoi connazio- queste le tecniche che utilizzò nella realizza- Korda che aveva notato ed apprezzato la sua nali perché, ad esempio, dopo aver diretto va- zione dei film - balletto. La nota tendenza a va- regia di (1937), girato nella ri film patriottici che esaltano le tradizionali riare la velocità della ripresa da inquadratura a segue a pag. successiva 43 n. 79

segue da pag. precedente incassato il premio in denaro dell’assicurazio- sperduta isola di Foula ed ispirato all’evacua- ne sulla vita che aveva stipulato. Assassini, fur- zione di St. Kilda. Dal 1940 inizia la collabora- ti, ricatti e coincidenze sono gli ingredienti dei film realizzati in quegli anni. Si ritrovano tutti nella complicata e gustosa trama di Her Last Affair (1935). Costruito con un’impostazione te- atrale, è un altro thriller, ricco di humor, che racconta la storia di un ricatto e di un presun- to tradimento, mettendo alla berlina la falsa morale inglese. The Edge of the World (1937) è in- vece il primo film realmente personale di Powell e denota uno speciale sguardo docu- Michael Powell & mentaristico. Si tratta di un’audace combina- ottici che conferiscono una dimensione ingi- “The Edge of the World” (1937) di zione di realismo e di melodramma che antici- gantita agli ambienti ricreati in studio. Al cen- zione fissa con un altro esule ungherese, Eme- pa la visione fatalistica dei film prodotti dalla tro si agita, quietamente, una battaglia tra ric Pressburger, che si concretizza suddetta casa di produzione “The Archers”. Al emozioni contrapposte che può condurre a ulteriormente nel 1943 quando, insieme, fon- centro vi è la natura splendida e orribile di una saggia sintesi o a una netta vittoria o a dano la loro compagnia di produzione “The un’isola dell’arcipelago delle Ebridi dove due una sconfitta. È un motivo ricorrente nella fil- Archers” ed inaugurano la formula artistica famiglie si confrontano sulla decisione di ab- mografia di Powell, quello delle contrapposi- che compare nei credits dei loro films: “scrit- bandonare o meno quel lembo di terra isola- zioni emotive varianti dello stesso archetipo: to, prodotto e diretto da Michael Powell ed tissimo. Dal 1939 Powell inizia la collaborazio- il contrasto tra l’inibizione puritana e la liber- Emeric Pressburger”. Il loro sodalizio durerà ne con Pressburger. (1939) è tà di spirito ovvero l’attrazione verso l’insor- 15 anni e 14 films. Rimasto solo, Powell dirige un thriller ambientato nel 1917, all’epoca della genza di bisogni e di desideri individuali, in un film, Peeping Tom (1960), considerato scan- Prima Guerra Mondiale, in cui si confrontano daloso e malvagio e stroncato dai critici e dal il senso del dovere e l’inganno, tutto giocato pubblico benpensante inglese. In seguito diri- sull’ambiguità drammatica. Nel film lo stimo- ge un paio di film ambientati in Australia, un lo reciproco dei due autori produsse un film Paese che ha scoperto e che ha amato molto. A permeato da una tensione affatto convenzio- nale e ricco di immagini memorabili: l’aspetto

“I Know Where I’m Going” (1945) di Michael Powell e Emeric Pressburger contrasto con le norme sociali, anche con ef- fetti autodistruttivi. I Know Where I’m Going (1945) è la storia di una giovane donna (Wen- “Peeping Tom” - L’occhio che uccide (1960) di Michael dy Hiller) che è personificazione della sicurez- Powell za in sé e del senso comune inglesi. La prota- gonista si reca in un’isola scozzese per la partire dagli anni ‘70, grazie alla rielaborazio- celebrazione del matrimonio con un ricco uo- “The Spy in Black” (1939) di Michael Powell ne della sua opera, collabora come consulente mo d’affari, ma, incontra un brusco e scettico artistico con Francis Coppola e con Martin minaccioso del sottomarino; le scene nottur- signorotto decaduto e impoverito e se ne in- Scorsese, dedicandosi anche all’insegnamen- ne sull’isola dell’arcipelago delle Orcadi; la namora. Nella scena centrale e decisiva del to. Commentiamo quindi alcune delle opere presenza imponente del protagonista, l’uffi- film, quella della tempesta, si nota lo scontro più significative di Michael Powell. Tra i film ciale di marina tedesco sempre vestito in ne- tra l’individualismo romantico e l’eredità te- realizzati durante gli anni ’30 ne citiamo alcu- ro, interpretato da Conrad Veidt. In Contra- nacemente puritana del carattere e delle abi- ni. (1931), che è uno dei cinque “quota band (1940) il protagonista è ancora Veidt, un tudini inglesi. In A Matter of Life and Death quickies” realizzati nel 1931, è un thriller muto capitano danese approdato con la propria na- (1946) due uomini si fronteggiano per l’amore efficace ed originale. Stewart Rome interpreta ve commerciale nel porto di Londra e deciso a della stessa donna, ma l’intensità del rapporto il doppio ruolo di Benedik, un ricco uomo d’af- smascherare una rete di spie tedesche nasco- reciproco è tale che tra loro non nasce una ve- fari, e di Boswell Marsh, un misterioso genti- sta in città. In un thriller ricco di immagini e ra gelosia. Vi è, al contrario, una specie di so- luomo che minaccia il magnate. Benedik viene atmosfere ispirate all’espressionismo tedesco trovato assassinato, ma dalle indagini risulta di Fritz Lang, trovano posto i toni da comme- che egli stesso aveva inventato e interpretato dia, il gusto per le tecniche del travestimento, il ruolo di Marsh per scomparire dopo aver mentre gli incidenti drammatici sono esage- rati al fine di stemperare le sensazioni di co- stante minaccia occulta. Dopo alcuni altri film polizieschi, che denotano una propensione per il sentimento patriottico, e l’esperienza della partecipazione alla direzione della fiaba spettacolare e coloratissima The Thief of Bag- “A Matter of Life and Death” (1946) di Michael Powell e dad (1940), si manifestò la vera svolta espressi- Emeric Pressburger va di Powell e Pressburger. The Life and Death luzione “magica”: uno dei due uomini muore, of Colonel Blimp (1943) pone nuovamente al cosicché l’altro può sposare la donna. Per altro centro il tema bellico, ma non è un “film di ma muore solo nel momento in cui ottiene da guerra”. Piuttosto offre un panorama storico e parte del tribunale celeste la salvezza del proprio “Rynox” (1931) di Michael Powell mostra un grande intuito nell’uso dei trucchi segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente (1948) è un film in cui non mancano gli stere- del melodramma vi è l’osservazione di un amico a cui è permessa una proroga di vita in otipi e il sentimentalismo, ma è il primo film processo di realizzazione distruttiva. Essen- questo mondo per poter essere felice. Alla fine sul balletto che incarna lo spirito di questa ar- do ben più fantasioso della polizia, l’assassino degli anni ’40 vengono realizzati i film che se- te. Il lirismo cromatico, l’innovazione stilisti- pianifica il proprio intrappolamento, lo orga- ca (in questo caso il “colour palette”) e la raffi- nizza e lo dirige e poi si suicida in un atto natezza dell’estremizzazione kitsch in estatico perché non vuole essere toccato da confezione di lusso sono ben funzionali all’at- nessun altro. È un’opera intricata, squilibra- mosfera tragica, potente ed ossessiva. Si nota ta, cupa, ingannevole, ma anche pietosa, in che, a livello “morale”, gli autori non prendo- sostanza è un horror film. Il tema voyeuristico no una posizione esplicita. Nella storia, che è è declinato con infinite variazioni: gli spetta- una gara, tra un demoniaco impresario di bal- tori, guardano lui, il protagonista assassino, letto e uno struggente compositore, per otte- il quale guarda lei, la vittima, che guarda la nere le attenzioni di una ballerina, allieva pre- propria espressione riflessa nello specchio. Il diletta e star redditizia di uno e moglie film stimola le risposte conflittuali del pubbli- dell’altro, le parti sono distribuite in modo ab- bastanza imparziale. Vicky Page (Moira Shea-

” - Narciso nero (1947) di Michael Powell ed Emeric Pressburger gnano il trionfo del pittoricismo e dell’espres- sionismo nel cinema di Powell, sorretto dalla magistrale fotografia di e di Christopher Challis. Ne analizziamo alcuni. Black Narcissus (1947) racconta la storia di un “They’re a Weird Mob” - Sono strana gente (1966) di gruppo di suore inglesi che, rinchiuse in un Michael Powell convento sulle montagne dell’Himalaya, ten- “The tales of Hoffman” (1951) di Michael Powell e tano di allontanare tentazioni di ogni genere. co, continuamente in bilico tra la censura mo- Emeric Pressburger La scelta di girare il film interamente in stu- rale e l’adesione emotiva. È veramente la dio (con le location naturali magnificamente rer) di fronte al dilemma, beatitudine coniu- quintessenza del cinema di Powell: contem- ricreate dal designer ) contribui- gale o realizzazione artistica, non sa, o può, poraneamente inquietante e compassionevo- sce a dare alla storia, la cui intensità sarebbe scegliere e, quindi, ci riserva la tragica sorpre- stata indebolita da footage “esotici”, la giusta sa del suicidio. Ma al di là di tutto, resta la for- atmosfera claustrofobica e soffocante. Il luo- midabile stilizzazione di due elementi del go dell’azione, un palazzotto offerto da un go- film: il realismo fantastico del suo schema vernante locale che funge da convento, clinica narrativo e la fantasia realista dei suoi episodi e scuola infantile, è infatti appollaiato su un onirici e dei numeri di danza. The tales of Hoff- picco montano quasi impossibile (frutto di un man (1951), ispirato all’operetta di Offenbach, “glass-shot”) e lo scenario diventa una meta- la riproduce fedelmente attraverso i balletti, fora delle oscillazioni della fede religiosa. Le la scenografia e le azioni secondarie, ricercan- suore che vi abitano, tormentate da impulsi e do, per di più, uno stile visivo con totale disde- desideri repressi, sembrano vivere in un pe- gno della plausibilità. Il film mescola molti dei “Age of Consent” - L’età del consenso (1969) di renne stato di vertigine. E, come accade in luoghi comuni del romanticismo del XIX se- Michael Powell tutti gli stati allucinatori determinati dall’ine- colo, è ricco di parossismi cromatici ed è più dia, la sovreccitazione alla sola idea del sesso riuscito a livello fotografico che scenografico. le, ironico e coinvolgente, comico e tragico. porta costantemente le suore al limite del pre- Tuttavia è uno stupefacente “classico” della Ricordiamo infine i due film girati in Austra- cipizio emotivo. Nel tripudio luccicante del storia del cinema, quantunque sia di dubbio lia. They’re a Weird Mob (1966) è una comme- technicolor si manifestano: l’esotismo india- gusto. Peeping Tom (1960), sicuramente uno dia, apparentemente senza pretese, sugli im- no (Sabu, uno splendido principe indiano), la dei suoi capolavori, è una vera sorpresa, frutto migranti italiani in Australia. Il protagonista, del talento di Powell. Tuttavia fu stroncato impersonato da Walter Chiari, è costretto a dai critici inglesi dell’epoca che lo considera- svolgere i lavori più umili e disparati. La sotti- rono la sua opera più disgustosa. È la storia di gliezza sta nel fatto che Powell sembra riferir- un giovane operatore, Mark Lewis (Carl Boe- si all’immagine che gli australiani hanno degli hm), che pugnala a morte varie donne con immigrati recenti di lingua non inglese men- una lama nascosta in una gamba del treppie- tre in realtà sono gli australiani ad essere rap- de della sua cinepresa, mentre riprende la lo- presentati come personaggi semplici, bizzarri ro espressione terrorizzata. La sua arte è resa e disarmanti. Age of Consent (1969) racconta la più raffinata da uno specchio spezzato in ci- vicenda di Brod Morahan (James Mason), un ma alla macchina da presa, che ritrae le vitti- pittore di successo che ritorna nella nativa me che quindi, nel momento della repentina Australia e si stabilisce in un luogo isolato del- ferita letale, possono vedere il loro terrore la costa presso Brisbane. L’incontro con Cora “The red shoes” (1948) di Michael Powell e Emeric rappresentato nella loro fisionomia urlante. Il (Helen Mirren), giovane donna dall’innocen- Pressburger film non sembra affatto un polard o un noir. te sensualità, lo sconcerta, ma infine risveglia Gli omicidi commessi dal protagonista sono in lui una nuova ispirazione e un nuovo entu- perdita della fede religiosa (, senza scopo così come la presunta opera arti- siasmo. Ancora una volta il tema è l’eterno la suora tormentata), il sesso (, il stica che ne ricava filmando le vittime. Lewis è conflitto tra l’arte e la vita, trattato tuttavia funzionario inglese che eccita le suore) e la uno spettatore appassionato che raggiunge il con una visione più ottimistica. follia (ancora Kathleen Byron che, respinta da punto di crisi dell’urgenza di essere visto: è la Farrar, tenta di ammazzare Deborah Kerr, la sola strada per affermare la propria esistenza e la superiora, e poi cade nell’abisso). The red shoes propria personalità. All’interno del meccanismo Giovanni Ottone 45 n. 79 Il segreto della miniera (2017) di Hanna Antonina Wojcik Slak L’Eterno ritorno, teo- rizzato da Friedrich Nietzsche nel suo Così parlò Zarathustra, può suonare apparentemen- te fuori luogo in questa Andrea Fabriziani sede. Eppure l’anima de Il segreto della miniera, film sloveno proposto per la selezione agli Oscar del 2017 e solo in questo periodo distri- buito in Italia da Cineclub Internazionale Di- stribuzione, ha non pochi punti di contatto con il pensiero nietzschiano. Realizzare che la nostra esistenza quotidiana sia inserita in un ciclo continuo che ripropone il passato nel presente, porta con sé l’angoscia di dover assi- stere inevitabilmente ad eventi o dinamiche già verificatesi. La volontà, lo slancio indivi- duale davvero rivoluzionario, è quello quindi di rompere il cerchio. Nel film diretto dalla re- gista Hanna Antonina Wojcik-Slak e tratto dalla storia del minatore sloveno di origine bosniaca Mehmedalija Ali, Alija (interpretato da Leon Lucev) è sfuggito al massacro di Sre- brenica del 1995 ed è emigrato da ragazzo in Slovenia, lasciando nel suo villaggio d’origine sua sorella Mirsada, per poi non rivederla mai più. Nel momento dell’ultimo saluto, lei gli dona un ricordo di sé e delle sue origini: la sa- goma della sua mano su un foglio di carta. Un piccolo oggetto simbolico, ca- di rifugiati della seconda guerra mon- rico di significati e di valore emotivo, ti- diale, il lavoro, la sua famiglia e tutto il pico di un cinema fatto di piccole cose, resto passa in secondo piano. Alija deve di storie semplici ma necessarie. Quelle fare giustizia. Non quella dei tribunali che vale la pena di raccontare. Anni do- e degli avvocati, bensì quella che scio- po, nel 2009, con il protagonista ormai glie il conflitto fra autorità e potere, adulto, quel ricordo lo ritroviamo anco- quella che appiana le leggi divine e ra intatto e vivido. In piena crisi econo- quelle degli uomini. Come un’incarna- mica, Alija e i suoi colleghi lottano per zione moderna di Antigone, anziché mantenere il proprio lavoro, per la pro- creare uno spazio dove seppellire de- pria dignità e quindi per la propria vita. gnamente i propri cari, Alija scava in In un’atmosfera fra il rigoroso realismo profondità per riesumare i corpi abban- documentale e l’idea del socialismo so- donati e per far riemergere la verità. lidale dei film di Loach, il nostro eroe Una verità che è però strumentalizzata, reticente, un pacifico persistente, vive piegata ai voleri di chi può inventare la sua vita fra il lavoro e gli affetti fami- una propria verità alternativa. È Davi- liari. Un figlio appassionato di sport, de contro Golia. Ma per Alija, estrarre una moglie casalinga amorevole, una quei rifugiati dalle viscere della terra figlia impegnata nel sociale, dal carat- non è solo un dovere. È anche un obbli- tere duro e ostinato. È improvvisamen- go, un imperativo morale, un modo per te messo al muro dalla crisi e da un’a- salvarli e difendere metaforicamente zienda mineraria che, personificata da tutte le vittime dell’odio, della discrimi- un giovane ed egoista dirigente in giac- nazione, delle violazioni dei diritti ca e cravatta, lo spinge a rinunciare alle umani. Solo allora è possibile dare de- ferie con la famiglia per redigere un rap- gna sepoltura agli ultimi, agli emargi- porto su una miniera chiusa fin dal se- nati, a coloro che sono stati calpestati condo dopoguerra. Pena il licenziamen- dalle leggi dell’uomo. Solo allora Alija to. Nessun aiuto, deve svolgere il lavoro può trovare pace per sé e per sua sorella da solo in quanto operaio più esperto Mirsada. La sua storia è di quelle che del suo settore, capace di chiudere la questio- pietra si trova in realtà una fossa comune che colpiscono forte allo stomaco facendo leva ne in pochi giorni. Al massimo, il giovane diri- raccoglie una quantità innumerevole di sal- sulla nostra inclusione nella Grande Storia gente gli concede di essere accompagnato da me. Il dirigente in doppio petto ha inviato Ali- (La Storia siamo noi, cantavano). Un film che Tom, stagista adolescente che l’azienda non ja a svolgere il lavoro non perché sia l’operaio ci invita ad una riflessione profonda sul no- deve preoccuparsi di pagare. Esaminando la più esperto, bensì perché non è originario del stro ruolo all’interno del momento storico che miniera di carbone, Alija e il ragazzo scoprono luogo, ed è quindi ignaro delle voci che girano viviamo, sul nostro impegno individuale nella un segreto celato dalla comunità e dall’azienda sulla miniera. Quando il minatore scopre che cosa pubblica, nella comunità. per decine di anni: nascosta nei cunicoli di nella miniera sono stati murati vivi migliaia Andrea Fabriziani 46 [email protected] I primi ottant’anni di cinema di Venanzio Revolt: «Lunga vita e tan- ti premi a Lorenzo Ventavoli» (Moretti) Il 23 novembre, nell’am- praticante del canottaggio prima a livello ago- 1989. E’ stato inoltre presidente dell’Associa- bito del Torino Film Fe- nistico da campione, poi amatoriale ma... se- zione Cinema Giovani, che ha fondato e gesti- stival, il Premio “Maria rio. Cosa pensa del suo mestiere può essere to per molti anni il TFF. A testimoniare l’im- Adriana Prolo”, intesta- felicemente riassunto con una sua dichiara- portanza di Ventavoli come guida e memoria to alla memoria dell’ide- zione di alcuni anni fa: «Mentre tutti puntano del cinema torinese in tutti i suoi numerosi le- atrice e fondatrice di sul 3D, sui multiplex, sull’evasione, io scelgo gami con il mondo della cultura e dell’arte so- Nuccio Lodato quello che oggi è il Mu- registi che si guardano attorno e vedono la re- no le sue pubblicazioni, ma anche le tante in- seo Nazionale del Ci- altà. In questo infame clima di superficialità e terviste grazie alle quali giovani studiosi e nema, è stato attribuito a Lorenzo Ventavoli. volgarità, presentarli è la conclusione di una appassionati hanno nel tempo ricostruito i Nelle diciotto edizioni precedenti il riconosci- meditazione durata ottant’anni di cinema, momenti fondamentali di una lunga e fertile mento era andato, tra gli altri, a Bellocchio e a che sembra debba andare in altre direzioni, stagione cinematografica. Una di queste è fir- Giuseppe Bertolucci, a Gregoretti e a Montal- influenzato da canali produttivi, dal mercato, mata da uno dei più importanti storici del ci- do, alla Mazzetti e a Costa-Gavras, alla Degli dalla pubblicità, dallo squallore che ci circon- nema italiano, Gian Piero Brunetta e compa- Esposti e alla Bosé, alla Piccolo e a Herlitzka, da, eppure ci sono autori che tengono lo re, per la prima volta nella sua versione tanto per dare l’idea del livello. Ma la scelta di sguardo sul proprio tempo e raccontano gli integrale, sulle pagine dell’ultimo numero quest’anno ha costituito, più che un elemen- uomini che lo vivono». Per sintetizzare con ef- della rivista dell’AMNC, “Mondo Niovo 18-24 tare atto dovuto, un esemplare gesto di giusta ficacia i lineamenti principali di questa- im ft/s”, diretta da Caterina Taricano». Vado a ri- appropriatezza da parte della cultura cinema- portante figura, conosciutissima quanto amata prendere, incuriosito da me stesso, una mia tografica e della società tutta: non solo torine- in Piemonte, preferisco avvalermi direttamen- remotissima testimonianza, riguardante se, ma almeno nazionale. Lo ha ben illumina- te dell’attento comunicato col quale il TFF ha un’occasione ricordata nelle motivazioni del to la preliminare laudatio affidata all’amico motivato l’assegnazione del Premio: «Lorenzo premio, che si ricollega direttamente alla me- Sandro Casazza, giornalista e critico, già a Ventavoli è esercente, produttore, distributo- moria in atto della Prolo: la cronaca dell’inau- sua volta presidente del Museo. Se di una cosa re, sceneggiatore, attore, critico, storico del ci- gurazione del cinema Massimo come tri-sala sono autenticamente contento in un bilancio nema e organizzatore culturale. Comincia la permanente del Museo, all’epoca non ancora (superfluo) del mio ultracinquantenna- ospitato nell’adiacente Antonelliana. le coinvolgimento -sia pure ai margini- Era il 27 aprile 1989, trent’anni e spingi nel mondo del cinema, è che mi abbia fa (la desumo da «Cineforum», 284, offerto l’opportunità di conoscere e maggio di quell’anno): «Con un’affolla- ascoltare questa persona: davvero stra- tissima cerimonia ha riaperto i batten- ordinaria per umanità e cultura, dispo- ti in via Montebello, proprio “sotto la nibilità e classe. Soprattutto negli anni Mole”, il cinema Massimo, trasformato in cui ebbi occasione di fare il program- in triplice multisala, come parte inte- matore di sala, imparandovi che, a dif- grante del MNC che, dopo la riapertura ferenza di quanto avevo “ideologica- della Biblioteca in S. Pietro in Vincoli mente” pre-giudicato, come tanti, a [oggi la medesima, intitolata a Mario fare o meno la fortuna di un film, più e Gromo, ha trovato lontana ma ben di- prima di produttori, distributori, no- versa dislocazione, n.d.r. 1] e in attesa leggiatori ed esercenti “cattivi”, è la della sistemazione del patrimonio mu- gente. Il pubblico (in ultima analisi: an- seale propriamente detto nel vicino Pa- che noi...) prigioniero delle proprie pi- lazzo degli Stemmi in via Po, riacquista grizie e dei propri, appunto, pregiudizi, Venanzio Revolt, tutta la storia di Lorenzo Ventavoli in un film così un’altra fondamentale branca del- con l’inveterata abitudine di privilegia- la propria futura e definitiva articola- re sistematicamente il già noto rispetto allo sua avventura come semplice spettatore, per zione [che si sarebbe invece ben più prestigio- sconosciuto, il facile a detrimento dell’impe- passione, per poi diventare uno dei più im- samente concretata, per via diretta, proprio gnativo. Le conversazioni nel suo ufficio pres- portanti e coraggiosi esercenti, con sale spar- nella Mole stessa, n.d.r. 2]. Alla manifestazio- so il N.I.P. (“Noleggio Indipendente Piemonte”: se in tutto il Piemonte. Attraversa il mondo ne, coordinata dal presidente del Museo, Lo- l’aggettivo assume significazioni assai meno della celluloide in tante altre vesti: il nuovo ci- renzo Ventavoli, e alla quale presenziava la generiche di quel che potrebbe apparire) della nema Romano è la prima sala italiana a essere fondatrice e direttrice onoraria Maria Adria- canonica via Pomba mi hanno insegnato mol- riconosciuta, nel 1960, come sala d’essai, men- na Prolo, sono intervenuti, con le autorità, al- te più cose sul cinema di tanti incontri e al- tre l’Eliseo è la prima multisala sul territorio cuni cineasti, che hanno ricevuto un ricono- trettante letture. E’ difficile riassumere in un nazionale. Un percorso “liquido” che lo porta scimento: Carlo Di Palma, che ha portato il solo articolo la poliedricità della figura di Ven- naturalmente a distribuire film, ma anche a saluto di Woody Allen, Serge Silberman e Je- tavoli. Ha compiuto felicissimi ottanta lo produrli [propizia, d’intesa con Silberman, an Rouch. Sono stati proiettati il documenta- scorso giugno e tuttora pilota magistralmente nel ‘68 La via lattea di Buňuel!] sceneggiarli (è rio-intervista sulla Prolo (anch’essa destinata- la catena di sale torinesi e non ricevute dal pa- il caso di Qualcuno dietro la porta di Nicolas ria di un riconoscimento] e il Museo realizzato dre Giordano Bruno* (lo stesso nome riporta Gessner) o anche a interpretarli (diverse e da Daniele Segre, Occhi che videro, e due dei il rispettivo figlio e nipote, attuale responsabi- brillanti sono le prove d’attore che ci ha rega- film muti recentemente recuperati dall’ente le di «Tuttolibri» de «La Stampa»). Non c’è fi- lato ne Il divo di Paolo Sorrentino, Preferisco il presso l’incomparabile archivio olandese del no a oggi stato in Italia un altro esponente del rumore del mare di Mimmo Calopresti o Mira- pioniere Jean Desmet: Sogno d’un tramonto mondo del cinema che abbia saputo essere fiori Lunapark di Stefano Di Polito). Senza di- d’autunno atribuito a Edoardo Bencivenga e così naturalmente, insieme, imprenditore e menticare il ruolo che ha avuto come critico e prodotto dall’Ambrosio nel 1911, dal poema di uomo di cultura, appassionato e organizzato- storico, Ventavoli è anche un importante diri- Gabriele d’Annunzio, e Una tragedia al cinemato- re, ricercatore e diffusore di storia non solo fil- gente e organizzatore culturale, che ha rico- grafo, felicissima commedia Cines 1913 con Pina mica, detentore e valorizzatore di memorie to- perto il ruolo di Presidente del Museo. A lui va Menichelli». Anche il documentario Venanzio rinesi e non. Oltre che grande sportivo, quale il merito di aver riaperto il cinema Massimo nel segue a pag. successiva

47 n. 79

segue da pag. precedente Revolt. I miei primi 80 anni di cinema di Dividi-E- Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh vangelisti-Greco, dove l’intervista che Steve cast: George Clooney, Brad Pitt, Catherine Zeta - Jones, Julia Roberts, Matt Damon, Elliot Gould, Della Casa conduce con Ventavoli si svolge, Andy Garcia, Casey Affleck, Peter Fonda,Vincent Casel, Albert Finney, Bruce Willis, Adriano non a caso, presso la sede del glorioso circolo Giannini di canottaggio “Cerea” sul Po, nel 2017 aveva del resto già fornito una sciolta ed esauriente Ocean’s Twelve è un film idea del personaggio, della sua vita e del suo del 2004, girato con la molteplice ed eclettico contributo. Non può es- regia di Steven Soder- serci allora conclusione migliore delle parole bergh, segue Ocean’s con le quali Nanni Moretti ha salutato nel suo Eleven uscito nel 2001 e intervento l’assegnazione del premio: «Se tutti precede Ocean’s Thirte- in Italia avessero la memoria di Lorenzo Ven- en del 2007. Ma vi è un tavoli non sarebbe questo un paese tramortito precedente film sulla da un’amnesia collettiva che ci impedisce di ri- Giuseppe Previti stessa vicenda, Colpo cordare la nostra storia e le nostre radici. Se grosso, anni ‘60 prota- tutti gli sportivi fossero tenaci e costanti come gonisti Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Ventavoli alle Olimpiadi vinceremmo più me- Davis jr., Angie Dickinson e tanti altri ancora. colonna sonora piacevole, insomma tutti in- daglie d’oro della Cina e degli Stati Uniti. Se Il primo film della serie anni 2000 si è conclu- gredienti per avere successo. Da un film diret- tutti i cittadini fossero come il cittadino Ven- so con il grosso colpo a danno dei tre maggiori to da un regista del calibro di Steven Soder- tavoli il nostro sarebbe un paese migliore e le casinò di La s Vegas ed ora gli undici apparte- bergh e interpretato da un cast di attori persone avrebbero coscienza dei loro doveri nenti alla banda si godono i frutti del bottino. ultrafamosi ci si poteva attendere di più, ed ma anche dei loro diritti. Se tutti gli esercenti Ma Terry Benedict il proprietario delle case da infatti il giudizio della critica non è stato mol- cinematografici fossero come Ventavoli, beh, gioco li rintraccia e vuole indietro i suoi soldi to lusinghiero, pur se in una gamma di indi- il cinema sarebbe un luogo non contro il pub- con gli interessi mettendoli in crisi. Allora rizzi contrastanti. Il successo è invece pieno blico ma per il pubblico e non ci sarebbe crisi Ocean pensa di organizzare un altro furto per dal punto di vista finnanziario, sono stati in- del cinema e crisi delle sale.Se tutti avessero la saldare il debito e così si recano in Europa per cassati circa 500 milioni di dollari e nell’anno cultura di Ventavoli non ci sarebbe in Italia il svaligiare la Compagnia Olandese delle Indie di uscita registrò il decimo incasso nell’appo- trionfo compiaciuto dell’ignoranza. Lunga vi- e carpire il più vecchio certificato di riserva sita classifica. Cosa è in generale che si può ta e tanti premi a Lorenzo Ventavoli». * «Il pri- del mondo, ma si accorgono che qualcuno li rimproverare a questo film? Una partenza mo fu Giordano Bruno, e già il nome è un buon ha preceduti. Scopriranno che è stato Night lenta e troppo prolungata, un insistere sul vo- biglietto da visita. Ventavoli, appunto, il co- Fox, la Volpe della Notte, il quale lancia loro lerlo far passare come un soggetto complesso gnome, da Monsummano provincia di Pistoia, una singolare sfida, effettuare un grosso furto e sin troppo elaborato, quasi in contrasto con figlio di un muratore socialista eletto deputato a Roma prima di lui e lui allora si impegna a l’espressione divertita degli interpreti che nel 1919. Arriva a Torino a 16 anni, nel 1922, per saldare il loro debito con il biscazziere. Ma danno l’impressione di divertirsi più loro a gi- sfuggire alle squadracce fasciste del suo paese. una volta a Roma hanno la sgradita sorpresa rare che noi a....vederli, e poi la ricerca dell’ ef- Nel gennaio del 1931 si sposa e, con i soldi della di essere attesi da una investigatrice dell’In- fetto e della sorpresa a tutti i costi fa si che il suocera, trentamila lire, nell’ottobre dello stes- terpol che previene i loro piani e li fa arrestare. finale rovesci in gran parte tutto quello che so anno acquista la licenza del cinema Diana, La vicenda sembra conclusa, ma una serie di era stato elaborato fino allora anche da parte una piccola sala di periferia in corso Regina colpi di scena ribaltano la situazione, e Night dello spettatore, si da spiazzarlo, ma perché ? angolo via Livorno. Per qualche tempo rimane Fox che era convinto di averli fatti fessi scopre Era proprio necessario ? A volte la troppa com- ancora impiegato nella fabbrica di automobili che loro erano stati più bravi nell’imposses- piacenza in se stessi sfocia nell’autocelebra- Itala e poi passa alla carrozzeria Ghia, ma or- sarsi del reperto originale mentre lui aveva ru- zione e si rischia di confidare troppo nella mai ha dato inizio all’avventura di esercente bato un falso. E da uomo d’onore pagherà i de- propria bravura. Comunque un bel dialogo, cinematografico. A far la cassiera, la moglie biti degli Eleven, anche se poi la storia si una eleganza di comportamenti e movimenti, Vincenzina, in dolce attesa. Dice, si fa per dire: colorirà di altre sorprese. Un cast stellare al una garbata presa in giro della epicità di certe “Mia madre raccontava che nel 1932, incinta, servizio di una storia che sembra al servizio di pellicole gli vanno concessi e quindi può be- mi sentiva sempre agitare nella pancia quando una ....Agenzia turistica per ricchi portandoci nissimo essere “rivisitato” dagli amanti del ci- sedeva alla cassa. Un giorno fui particolarmen- da Montecarlo al Lago di Como, dagli Stati nema del passato. te turbolento, tirai un calcio talmente forte che Uniti a Amsterdam, da Parigi a Roma, una Giuseppe Previti chiusi il cassetto. Forse era un’anticipazione della mia attenzione alla prudenza contabile...”. Così testimonia Lorenzo, diventato dopo ses- sant’anni di carriera, il gran vecchio del cinema torinese, coetanteo dell’impresa di famiglia che oggi festeggia gli ottant’anni. Lo fa in una chiac- chierata con il figlio Bruno, giornalista de “La Stampa”, diventato un libretto di settanta pagi- ne, Con il cinema abbiamo cantato tutta la vita ov- vero Due generazioni di esercenti a Torino. La frase con cui, ormai segnato dalla malattia, sentendo la morte vicina, il vecchio Giordano Bruno ha salutato i duecento amici e conoscenti venuti da tutta Italia a rendergli omaggio: Con il cinema ho cantato tutta la vita.» (Gian Luca Favetto, La fa- miglia Cinema, «la Repubblica», 10 maggio 2011)

Nuccio Lodato 48 [email protected] Un invito a vedere (o a rivedere!): Below Sea Level di Gianfranco Rosi «L’acqua è mal distribuita su questo pianeta: serve a morire di sete o a morire annegati» (Zoltán Korda, Sahara) Non soffro, fortunatamen- generi di fronte ai quali, poi a poco a poco entrano anche in interazio- te, di insonnia. Di norma la volente o nolente, non ri- ne, talora, fra di loro, e la scena dialogica si notte dormo, con rare ec- esco a trattenere -salvo anima. Ken è il letterato, il teorico e il cantore cezioni. Il principale rim- rare eccezioni canoni- programmatico del gruppo, e dai suoi esercizi pianto per questa... dote è che- lo sbadiglio: anima- di scrittura canora, stesa o pensata, ne ap- il non aver mai potuto fru- zione, fantascienza, fan- prendiamo la profondità “filosofica”: «Allora ire adeguatamente in di- tasy). Nomadi, vagabondi, mi sono detto: vado nel deserto, che è molto grande retta della straordinaria straccioni e truffatori a e nessuno ci fa caso. Finalmente non devo preoccu- offerta ormai ultratren- 300 km da Los Angeles parmi che qualcuno mi denunci perché dormo all’a- tennale di “Fuoriorario”. ma in New Mexico. In perto. Qui sto bene e ho le mie comodità. In città de- Tranne eccezionali sedu- una base militare abban- vi nasconderti. La sopravvivenza è legata al caso, te in bianco, ne ho ricava- donata in pieno deserto non al diritto. Dormirei persino in un cassonetto, te solo, per molti anni, situata 40 km sotto il li- per stare al sicuro in città ed evitare l’arresto. Qui prima di desistere, decine vello del mare (anche me- non devo scervellarmi troppo, ho trovato la libertà e e decine, anzi no: centi- taforicamente...) convive la sicurezza: posso accendere un fuoco, non devo naia di ore di registrazio- un gruppo di persone preoccuparmi del mio cane. E’ fantastico». Si resta ne, che probabilmente senza acqua, elettricità, stupefatti di fronte all’eccelso livello qualitati- non troverò mai tempo e governo politico e poli- vo del film, e umanamente coinvolti come ra- modo di vedere (senza zia. Alcuni sono ricercati ramente può accadere dal visivo e dal sonoro parlare delle più remote o lo sono stati, e hanno irradiato dai personaggi. Sentendosi nel con- in vhs, troppo laboriose o anche una composizone tempo vertiginosamente attratti e sideral- costose da riversare su più aggiornati suppor- recitata da uno di loro, Ken, che li narra: «No- mente terrorizzati dalla radicalità di quella ti, dove peraltro avrebbero la stessa ingloriosa madi, vagabondi, straccioni, e truffatori / Pensio- scelta o di quella caduta che hanno determi- fine). Ma talvolta anche la pur rara insonnia nati migratori, vecchi strampalati scorbutici / abi- nato un così totalmente estremo modo di vi- può essere un dono, o quanto meno un’oppor- tanti del deserto, rettili, umanoidi / Per tutta la vita vere, il quale peraltro riesce a richiamare in sé tunità. E’ capitato qualche settimana fa. Se evitata la California / ma questa non è California / tutte le contraddizioni del mondo progredito non riesco a dormire troppo a lungo, la rea- è un paese straniero / Niente acqua, niente elettrici- odierno: si può essere liberi fin che si vuole, zione è alzarmi e mettermi a leggere, non pri- tà / Livello del mare: sotto il livello / Viviamo qui, ma anche lì l’acqua, la benzina, la forza motri- ma di aver compiuto un rapido zapping tv, sotto il livello del mare...».E che ci vengono pre- ce, i dollari, gli oggetti di consumo, gli scarti che solo in rari casi “positivi” si tramuta in vi- sentati ad uno ad uno, nei primi dei 110 minu- stessi del vivere “normale” consumistico ser- sione e ascolto (Ghezzi & C. non vanno in on- ti montati con la consueta perizia raffinata da vono eccome, e vi ci si deve piegare. E le anali- da tutte le notti). Infantilmente, però, se colgo Jacopo Quadri, superstite del possibile anne- si che alcuni personaggi fanno della propria di passaggio un film -quale che sia- al suo gamento nei quintali -metaforici: il digitale situazione e di quella generale sono di un’e- esatto inizio, se non è proprio terrificante va- non pesa- del girato di Rosi. Sono sette: Ster- sattezza e di una profondità tanto lucida e pe- do fino in fondo, previa identificazione valu- ling “Water Guy”, che distribuisce acqua a pa- rentoria quanto disperatamente definitiva. tativa, mnemonica o manualistica che sia. Il gamento ai “colleghi” di isolazionistico sog- Ma l’aver raggiunto una vetta cinematografi- colpo di fortuna cui accennavo, curiosamen- giorno; Michael “Mike Bright”, lontano dalle ca così infinitamente ...Above Sea Level si com- te, non mi è stato accordato infatti dalla “Tre”, figlie di cui pure parla, e con cui ha contatti prende penetrando l’estremo, abituale meto- ma da RaiDue, con la visione di Below Sea Level telefonici; Lili “The Doctor”, una ex-veterina- do di lavoro di Rosi, che in quella davvero (2008) di Gianfranco Rosi. Prima della vitto- ria che dispone anche di una micro-simil-ba- ultima Thule ha soggiornato per quattro anni, ria veneziana di Sacro GRA (2013), e della stra- racca «Avevo una bella casa, un bel figlio, una car- impressionandovi qualcosa come 120 ore di ordinaria impressione riportata da quel capo- riera molto gratificante, ho speso tutto quello che riprese (si fosse trattato di vecchia celluloide, lavoro (reiterata, per quanto un pochino in avevo per ottenere la custodia di mio figlio, e ho per- avrebbe voluto dire qualcosa come quasi 200 minore, dal successivo Fuocammare), non mi so la causa. Tutte quelle auto dilaniate, senza ruote, km di pellicola!!). Insomma, l’invito, se non vi ero mai occupato, sinceramente, di lui e del è come un manicomio per macchine, che abbiano è già familiare il film, è quello di non perpe- suo cinema: sapevo vagamente trattarsi di un avuto una crisi di follìa. Non sono neanche più rico- tuare il mio percorso di ignoranza. Se ancora documentarista importante. Ma, prima dell’u- noscibili: guardo la mia parcheggiata accanto alla non lo conoscete, o se per vostra fortuna l’ave- scita del bellissimo libro di Bertozzi (Marsilio vecchia Ford e penso: “Sono così bloccata in questo te visto da tempo (ma allora vuol dire che siete 2008) e delle magnifiche 27 puntate con lui di posto, che dovrò starci finché anche la mia macchi- frequentatori di festival o nottambuli...) e non Corto reale su RaiStoria, anche riguardo al do- na diventerà così?”»; appunto Kenneth “Bus lo rammentate, non mettete tempo in mezzo cumentario conservavo superficialmente solo Kenny”, il già citato filosofo-narratore-(auto) e raggiungetelo su RaiPlay. O -meglio ancora- l’impressione di noia ereditata dall’adolescen- biografo del gruppo-non gruppo; Wayne “Insa- nel dvd Feltrinelli che comprende anche Boat- za, la lontana epoca in cui la sua proiezione ne Wayne”, indimenticabile ritratto vivente man (1993) ed El sicario – room 164 (2010: a que- era obbligatoria ad ogni replica del film. Oggi della follìa pura; Cindy “The Hair Stylist”, un sto punto li ho visti entrambi!). E già che ci ne sarei entusiasta, crescendo si cambia. E travestito reduce dal Vietnam, traboccante di siamo, non perdetevi nella medesima colle- pensare che negli anni Cinquanta noi bambi- simpatia e ancora, con ogni evidenza, sessual- zione, se già non li conoscete come invece sta- ni vogheresi giocavamo a calcio sul campetto mente disponibile, che aspira ad aprire un... volta immagino, di Ermanno Olmi appunto della Edison, mai più immaginando che die- salone di bellezza open air; e Carol “Bulletpro- Gli anni Edison. Documentari e cortometraggi tro le finestre prospicienti ci fosse... l’allora of”, la cui figlia è stata uccisa da un colpo di ar- (1954-1958). Capolavori nascenti, con nelle orec- sconosciuto Ermanno Olmi intento al mon- ma da fuoco. Più alcuni sperduti, pazientissi- chie dell’autore alla moviola gli strepiti ignari taggio dei suoi capolavori di cinema indu- mi quanto ipercinetici loro cani, e i relativi di piccoli calciatori vocianti, nell’aurea e pove- striale! (A questo punto completo per onestà e veicoli classe sfasciacarrozze in cui hanno via via ra Voghera dei pasoliniani anni Cinquanta. trasparenza l’autosputtanamento: mio mal- trovato rifugio nella vasta, remota e isolatissima lan- grado, ci sono davvero tuttora, purtroppo, tre da. Li conosciamo dapprima individualmente: (n.l.) 49 n. 79 Giro del mondo in celluloide Il tema del viaggio come occasione di confronto con una realtà diversa da quella di provenienza e insieme opportunità di battere vie nuove per il cinema, è stato al centro della rassegna Giro del mondo in celluloide, orga- nizzata dall’Associazione Band Apart (ficc) di Ori- Paolo Licheri stano. Sono stati diver- si i cineasti, tra i quali alcuni grandi nomi del panorama nostrano, che nella seconda metà del Novecento hanno cercato di scoprire il senso profondo dei paesi visitati, realizzando film, documentari, - in chieste, nel tentativo di ricavarne un insegna- mento da trasmettere alla cultura occidentale ormai percepita come decadente. Nelle serate del 22 e 29 ottobre scorsi si è scelto di focaliz- zare l’attenzione su due di queste esperienze: quella di Roberto Rossellini, con India Matri Bhumi (1959), e quella di Pier Paolo Pasolini con Sopralluoghi in Palestina (1964) e Le mura di Sana’a (1971-1974). Il viaggio in India ha rap- presentato per Rossellini un punto di non ritorno. Proprio durante quell’esperienza egli ritrova, nell’osservazione ingenua del reale, quella fonte d’ispirazione e quello sguardo aperto alla realtà circostante che lo guideranno nel successivo percorso di dif- fusione della conoscenza. Rossellini descrive il suo incontro con il subcontinente indiano articolando il film attorno a una serie di bloc- chi narrativi, ognuno legato a un tema princi- pale: il rapporto uomo-animali1 (l’episodio del conduttore di elefanti e quello della scimmia), il confronto tecnologia-tradizione (la diga di Hi- rakud) e quello modernizzazione-natura (il vecchio e la tigre). Da tale scansione episodi- ca, che ricorda quella di Paisà (1946), emerge un nuovo rapporto tra immagine e informa- zione, capace di andar oltre i dati scientifici o statistici per offrirci anche una documenta- zione sui sentimenti e i comportamenti degli uomini. Attraverso una rielaborazione poeti- ca, l’autore ci restituisce quindi impressioni e sensazioni su un paese e un popolo ai quali guarda con profondo rispetto e innocente degli elefanti nella foresta), sfruttando così il fra la precedente produzione rosselliniana e stupore. Film dalla struttura estetica eteroge- tempo dell’attesa per superare la finzione fil- quella di carattere didattico che seguirà a bre- nea e ambigua, India Matri Bhumi mette assie- mica e ricondurre il cinema a semplice stru- ve, rivelandosi determinante per tutte le scelte me fiction e materiale documentaristico ma- mento di registrazione della realtà fenomeni- successive del cineasta romano. Pasolini, inve- nifestando apertamente la propria natura ca. Con quest’opera radicale di taglio saggistico, ce, si mette in viaggio per cercare all’estero le sperimentale. L’approccio cinegiornalistico in Rossellini compie un ulteriore passo avanti tracce di un’autenticità che nell’Italia reduce dal apertura, con tanto di voce narrante e mon- nel tentativo di affrancarsi dal cinema “tradi- segue a pag. successiva taggio rapido, si alterna al racconto di finzio- zionale” e ribadisce una volta di più un’esigen- Bhumi doveva essere il primo passo verso un progetto en- ne fungendo da introduzione e conclusione za di libertà espressiva: evita la fascinazione ciclopedico di carattere geografico. Subito dopo l’esperien- per ognuna delle vicende che ci vengono pre- dei luoghi che incontra, non ricerca l’immede- za indiana, infatti, Rossellini aveva intenzione di realiz- sentate. All’interno di ciascuna storia, poi, simazione coi personaggi, supera gli stilemi zare una serie di film-inchiesta volti ad affrontare i Rossellini inserisce dei “tempi morti” che cat- della classicità adottando tecniche differenti e problemi più urgenti del mondo contemporaneo. In turano la vita quotidiana mentre si manifesta diversi materiali2. India Matri Bhumi, pur ri- quest’ottica, pensava a un lavoro tratto dal libro Geo- davanti alla macchina da presa (vedi il lavoro sultando un unicum nella filmografia del -re política da fome di Josué de Castro (1952, tradotto nel 1954 gista3, è dunque un vero e proprio spartiacque 1 In proposito, si veda l’esaustivo Nathalie con il titolo Geografia della fame), ma non se ne fece nulla; Bourgeois, Bernard Bénoliel, con Alain Bergala (a cura 2 Gira in 16 e 35 mm, con tre tipi di pelli- cfr. Maria Carla Cassarini, Miraggio di un film. Carteg- di), India. Rossellini et les animaux, Cinémathèque cola: Gevacolor, Ferraniacolor, Kodachrome. gio De Castro, Rossellini, Zavattini, Edizioni Erasmo, Française, Paris, 1997. 3 Va ricordato, tra l’altro, che India Matri Livorno, 2017. 50 [email protected]

segue da pag. precedente passato che si vuole evocare, senza passare Ad assediare il profilo originario di questo si- boom economico sembra irrimediabilmente per forza attraverso la ricostruzione storica. to è infatti un’indiscriminata violenza urbani- perduta. Si reca così in Israele, Giordania e Si- Benché si tratti di un abbozzo, di un’opera stica, che Pasolini mette in relazione con la re- ria, affiancato da don Andrea Carraro della quasi allo stato grezzo, Sopralluoghi in Palesti- altà italiana inserendo alcune riprese di Orte, Pro Civitate Christiana di Assisi, per verifica- na finisce per risultare pienamente in linea nel viterbese, per denunciare la deturpazione re la possibilità di realizzare un’opera sulla vi- con la filmografia pasoliniana dato che in esso prodotta ai suoi danni dalla speculazione edi- ta di Cristo nei luoghi che furono testimoni è presente sia il tema del sottoproletariato, già lizia6. Con questo parallelo il regista vuole del suo passaggio. L’ingenua speranza inizia- affrontato nei primi lavori, sia l’interesse per i dunque mettere in guardia dalle lusinghe del le cozza ben presto con la realtà di territori paesi del Terzo mondo che ritroveremo anche benessere a buon mercato e dal progresso a “occidentalizzati”, segnati pesantemente dal in titoli successivi. Affascinato dalla spiritua- tutti i costi, nonché dal pericolo di una tra- progresso, dunque inutilizzabili come loca- lità dei luoghi, ma deluso da una terra in cui sformazione antropologica che esso compor- tion del futuro film. Il regista inizia così a con- convivono contrasti inaspettati (zone arcai- ta. Di qui l’accorato appello finale di Pasolini vincersi di girare altrove, paragonando alcuni che e industrializzazione selvaggia, povertà e all’unesco, affinché preservi la purezza archi- paesaggi a quelli dell’Italia meridionale, che progresso), Pasolini saprà comunque trarre tettonica della città, eletta a emblema della infatti si riveleranno lo scenario ideale. Nono- ispirazione da questa esperienza per dar vita lotta contro la degenerazione della società e stante l’incompiutezza formale e il fatto di es- di lì ad alcuni mesi al suo Vangelo secondo Mat- simbolo di quelle realtà autoctone a lui tanto ser nato quasi indipendentemente dalla vo- teo (1964). Il turbamento per le forme di altera- care. Giro del mondo in celluloide è stata quindi lontà di Pasolini4, Sopralluoghi in Palestina zione di luoghi e paesaggi imposti dalla mo- un’occasione per apprezzare e far conoscere risulta comunque interessante per diversi dernizzazione è invece alla base del breve opere particolari, a tratti intime, nelle quali motivi. Sul piano linguistico possiamo parla- documentario Le mura di Sana’a. Con questo gli autori si mettono in discussione e diventa- re di cinema come documento di una ricerca, lavoro, realizzato durante le riprese del Deca- no viaggiatori curiosi alla ricerca della propria restituita attraverso appunti visivi; dal punto meron (1971)5, l’autore porta avanti una rifles- verità; film dove la dimensione del viaggio si di vista della testimonianza, invece, questo sione contro il potere della civiltà dei consu- propone anche come scoperta di un possibile “film-sopralluogo” registra senza filtri- emo mi, a suo dire capace di cancellare le varie modo di essere del cinema. zioni e insoddisfazioni del viaggio e contem- specificità culturali. Ed è proprio di fronte a poraneamente dà conto di un metodo: quello una di queste, la città yemenita di Sana’a ap- Paolo Licheri di cercare nel presente le analogie con il mondo punto, che egli sente di dover fare qualcosa, 6 Si tratta di alcune sequenze tratte da La 4 Il materiale girato venne montato se- poiché le sue vestigia secolari sono minacciate forma della città (1974) di Paolo Brunatto, per la quenzialmente e Pasolini, che non curò le riprese né da un rapido processo di ammodernamento. trasmissione rai Io e... seguì il montaggio, si limitò unicamente a realizzare 5 Pasolini si trovava nello Yemen per le È bene specificare che, senza questi inserti, Le mura un commento audio su richiesta del produttore Bini, riprese dell’episodio di Alibech, poi escluso dal di Sana’a era stato mandato in onda nel 1971 all’in- improvvisandolo in sala di doppiaggio. montaggio finale del film. terno della rubrica Boomerang.

“L’affare Dreyfus” détournement di Nicola de Carlo 51 n. 79 Continua la nostra riflessione su cinema, tv, letteratura... Il diffondersi delle “se- rie” attraverso le piat- taforme digitali on de- mand (Netflix, Amazon, Sky, Apple TV e le altre, attendendo Disney) ha riaperto la riflessione Mario Franco sui rapporti tra cine- ma e letteratura. Fin troppo semplice e fuorviante richiamarsi all’ambigua somiglianza tra il seriale televisi- vo e i serial cinematografici del cinema delle origini come il sistema del cliffhanger america- “Il Trono di Spade” (Game of Thrones) è una serie televisiva statunitense di genere fantastico creata da David no, il Fantômas francese, e Les Vampires, (serie Benioff e D.B. Weiss, trasmessa dal 17 aprile 2011 osannata dai surrealisti) e chiedersi, invece, cosa sia stato il romanzo popolare come gene- che diventa protagonista. Per tornare all’am- Se Godard basa la sua Histoire(s) du cinema re letterario di un’epoca, quella moderna, che bigua somiglianza tra il cinema seriale televi- sull’assunto che “solo il cinema ha fatto que- Lukacs, definiva come segnata dalla mancan- sivo e il feuilleton ottocentesco, bisogna chie- sto”, gli aristocratici della scuola di Francofor- za di un codice etico ed estetico, insererito nel dersi cosa sia stato il romanzo popolare come te descrissero il cinema come un’arte volgare, meccanismo del consumo e del mercato. Il genere letterario di un’epoca. Il romanzo na- che indugia su espressione ed emozione. L’e- feuilleton, ovvero il romanzo d’appendice nato scerebbe, secondo la tesi, già citata, di Lukacs, voluzione delle tecnologie comunicative ha a cavallo tra il ‘700 e l’800, è forse il vero ante- da una mancanza di connessione tra un pro- complicato il discorso, portando alla sostitu- nato del serial televisivo. I romanzi a puntate meteico progresso che trasforma il mondo si diffusero proporzionalmente all’alfabetiz- (ma anche accumula rovine), inserendosi in zazione che rendeva la maggioranza della po- un meccanismo che prevede la cancellazione polazione capace di leggere, così come oggi il delle regole armoniche della classicità per so- proliferare dei racconti seriali televisivi va di stituirle con l’interessante e l’eccentrico, per sti- pari passo con la sempre maggiore diffusione molare il gusto dei consumatori, bisognosi di delle smart-tv. Come avveniva con il romanzo stimoli sempre più intensi, come nell’uso di (da Flaubert a Dickens, fino ai nostri Salgari, una droga che pretende dosi sempre maggio- Collodi e Liala) anche la serialità televisiva ri. Altra caratteristica comune al fouilleton ed permette di tastare il gradimento del fruitore al serial televisivo, è la coscienza dell’effimero, e cambiare “in corso d’opera” il carattere dei della caducità: eros, artificio e instabilità di- personaggi e gli sviluppi della storia (penso a ventano sostanza del vissuto. Va detto che su serie come “Breaking Bad” con il suo doppio questa strada sono pur nati capolavori della finale, lo straordinario “Mad Men”, il famosis- letteratura, dal “Il Rosso e il nero” a “Oblo- zione del concetto di “specifico linguistico” simo “Lost”, con l’astrusa conclusione che rese mov”, dalla “Coscienza di Zeno”, all’”Ulisse”: quello incerto di “rete”, assumendo dimensio- insoddisfatti i suoi estimatori, così come gli odissee dell’individuo moderno privato della ni planetarie e realizzando un processo di (de- stravolgimenti del “Trono di spade”, il più re- trascendenza e soggetto a una vita che è un mocratico?) accesso all’esperienza estetica. cente “Gotham” e le evoluzioni in “Peaky Blin- mero dileguare della vita stessa. E anche ca- Molto del patrimonio culturale mondiale - ders”, che piacciono finanche ad Aldo Grasso). polavori del cinema, si pensi alle opere di non solo cinema o letteratura, ma anche arte Non sempre il modellare gli sviluppi delle sto- Bergman, Fellini, Antonioni, Truffaut. Il «nar- figurativa, musei, rituali etnici, feste - viene rie secondo le aspettative degli spettatori o rare» cinematografico non ha più niente da risucchiato nel mercato attraverso documen- dei lettori si è rivelato un buon metodo e l’Um- invidiare alla letteratura, ne ha preso tutte le tari, mostre, itinerari turistici, di modo che berto Eco de “Il superuomo di massa” già evi- furbizie, tutti i volants della retorica, anche se, culture e linguaggi di scenari diversi fanno il denziava incongruenze ne “I Misteri di Parigi”, dal punto di vista semiologico, si mettono a loro ingresso in quella che si può definire cul- e la “meccanica dell’agnizione” nei superuomi- confronto due tipologie di comunicazione tura del consumo in grado di offrire alle masse ni come Montecristo, Rocambole, Arsenio Lu- molto complesse. La letteratura può trarre esperienze affascinanti, divertenti e stupefa- pin, Tarzan, eccetera. Come i romanzi a punta- vantaggio dal fatto di rendere il lettore co-pro- centi. Fino a quando il cinema o la televisione te non furono semplicemente un’operazione duttore di una realtà simbolica che si genera potranno sostenere l’idea d’essere una fine- volta a fidelizzare i lettori, ma una forma di nel momento della lettura, mentre il cinema è stra aperta sui sogni, sugli incubi, sui fanta- “reiterazione dell’atteso”, così il serial televisi- l’unica arte in cui visibilità e decorso reale del smi e sulle passioni di tutti noi? vo soddisfa e al contempo esaurisce il bisogno tempo sono connessi e può dare verosimi- di attesa dello spettatore. Diverso è il discorso glianza ed evidenza al fantastico più sfrenato. Mario Franco per quei film o per quella serie direttamente derivati da storie pre-esistenti. Ma qui ci sareb- be anche bisogno di un’attenzione tra il pro- dotto iniziale (romanzo o saga fumettistica) e quello finale (film o serie tv). I film tratti da- ro manzi sono infiniti, c’è solo l’imbarazzo della scelta, partendo dai “film d’arte” del muto fino alle più recenti trasposizioni di famosi “best-sel- ler” letterari in film di successo. Più interes- sante è il fenomeno del remake, da considerarsi quale forma di traduzione diacronica nell’ambito dello stesso segno linguistico oppure gli spin-off, che danno spazio ad un personaggio minore “Lost” serie televisiva statunitense del 2004 creata da J. J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber 52 [email protected] Un treno, un film #7 Treno popolare (1933) di Raffaello Matarazzo Uno dei vanti del regi- stato precocissimo allievo di due ‘mostri me fascista fu l’istitu- sacri’ quali Alfredo Casella e Ildebrando zione, nell’agosto 1931, Pizzetti, scrisse le musiche d’accompa- da parte del Ministero gnamento della pellicola, tra cui la deli- delle Comunicazioni ziosa canzonetta che ne costituì il moti- allora presieduto da vo ricorrente, dallo stesso titolo del film Costanzo Ciano, col e della quale fu anche autore del testo precipuo intento di fa- (««Quanta allegra confusione / nei va- vorire gli spostamenti gon del treno popolar / già gremita è la Federico La Lonza a finalità turistica, dei stazione / oggi è festa e ci si può sva- Treni Speciali Celeri per Servizi Festivi Popo- gar…»). Erano giovanissimi anche i suoi lari, nome semplificato in Treni popolari o quattro interpreti: ventiduenne la bolo- Treni popolari di Ferragosto, giacché soprat- gnese Lina Gennari (Lina; 1911-97), ven- tutto in agosto si registrava il boom dei viag- tottenne il romano Marcello Spada (Car- giatori; si trattava di convogli multiporte, che lo; 1905-95), non più che venticinquenne a prezzi ridottissimi coprivano svariati per- Carlo Pietrangeli (Giovanni; ?-?), addi- corsi, per tratte raramente superiori ai 200 rittura sedicenne la bonaerense Maria km. La loro entrata in funzione in effetti in- Denis (Maria; 1916-2004): dove la Genna- crementò notevolmente il desiderio di viag- ri e Pietrangeli erano all’esordio davanti giare degli italiani e degli stranieri che sog- al set, e la Denis al suo secondo film; non giornavano nel nostro paese, tanto che nei è perciò un caso se lungo il corso dei suoi nove anni in cui essi restarono in attività tra- 63 minuti la pellicola emana un vibrante sportarono ben 8.774.451 persone, con una naturalismo, accentuato dal fatto d’esse- media annuale di 974.939 passeggeri, media re stata girata tutta in esterni. La vicen- che avrebbe facilmente superato il milione se da che narra è la seguente. Una domeni- il servizio nel ’31 non fosse stato attivo che dal ca mattina, l’occhialuto Giovanni e la 2 agosto e nel ’39 non si fosse chiuso il 3 set- bella Lina partono su un treno popolare tembre; a livello di turismo di massa, si può per compiere una gita a Orvieto: sono dire che nacque coi treni popolari l’abitudine colleghi di lavoro, lui la sta corteggiando dei fine settimana in località balneari o alpine assiduamente. Sul convoglio conoscono e la gita domenicale fuori porta. Il film che ce- Carlo, un bel giovane anch’egli diretto a lebra questa gioiosa abitudine popolare è Tre- Orvieto, che si offre di far loro da guida no popolare di Raffaele Matarazzo (1909-66): un della città umbra, e ottiene il consenso piccolo capolavoro uscito nel 1933, che per un di lei nonostante la riprovazione di Gio- paradosso nel cinema assai più frequente di vanni. Giunti a Orvieto, durante la visita quanto non si pensi, se attrasse fin da subito (che comprende il Duomo, l’Anfiteatro, l’attenzione dei critici, sulle prime lasciò gli la chiesa di San Giovenale, il Pozzo di spettatori piuttosto insoddisfatti. Romano di San Patrizio e il Palazzo del Capitano del origini partenopee, quando lo girò Matarazzo Popolo), Carlo guadagna sempre più aveva appena ventitré anni ed era al suo pri- punti agli occhi di Lina, a scapito di Gio- mo lungometraggio, dopo un passato da criti- vanni; nel dopopranzo, persuade Lina a co cinematografico e la realizzazione di due effettuare una gita in bicicletta, durante brillanti documentari - Littoria (’32) e Mussoli- la quale Giovanni viene distanziato dai nia di Sardegna (’33) - che si dice vennero molto due, e nel tentativo di riagganciarli sbaglia Maria, una deliziosa giovanissima lasciata so- apprezzati dal Duce. Il fatto che alla sua età, e strada. Pervenuti sulla riva del fiume Paglia, la da un attempato corteggiatore all’improvvi- all’esordio nella regia di un’opera di discreto Carlo e Lina s’avventurano su una barchetta, so arrivo della moglie, riuscendo a strapparle respiro drammatico, abbia potuto mostrare che però si rovescia: bagnati, stendono i loro un sorriso all’offerta di una caramella. Una tale maturità è una circostanza che ha del pro- abiti presso un capanno dove si rifugiano; al trama, dunque, alquanto lineare, impreziosi- digioso. Ma il film in questione, una comme- suo arrivo, Giovani dapprima li suppone an- ta dalla freschezza degli interpreti e arricchita dia sentimentale, salutò un altro e non meno negati. Rimasto solo con Lina, Carlo scambia da una cospicua serie di annotazioni di costu- prestigioso esordio cinematografico: quello con lei un bacio. In treno, sulla via del ritorno, me e d’ingegnose trovate registiche, a partire del compositore milanese Nino Rota (1911-79), mentre i due innamorati si scambiano caute effu- da quella in cui, dopo una zummata, il primo che allora appena ventiduenne, dopo essere sioni, lo sconsolato Giovanni attacca bottone con segue a pag. successiva

53 n. 79

segue da pag. precedente littorio) e descrivono i viaggiatori: coppie piano della bocca spalancata in uno sbadiglio d’innamorati, giovani festaioli col grammofo- d’un grasso viaggiatore lascia il posto a una no, famiglie brulicanti di bambini, signori un galleria ferroviaria, cosicché, anziché da que- po’ abbottonati, con un’intensità e uno sguar- sta, il treno che vi entra pare inghiottito da do felice che sul treno il nostro cinema non sa- quella. Stupende pennellate di naturalismo, prà più ritrovare fino a Domenica d’agosto di sia nel viaggio di andata che in quello di ritor- Luciano Emmer (1950). Non manca perfino - no, mostrano il treno (la cui locomotiva ha pensate un po’: altro che la disputa su chi, tra ben visibile sul muso l’emblema del Fascio Vittorina Carpi, e Doris Duran- ti abbia esposto il primo seno nudo nel nostro cinema sonoro! - una robusta e totalmente anonima madre di famiglia che, con almeno sette anni d’anticipo sulle menzionate, porge al suo pupo la sua tetta rigonfia di latte. Sono proprio questi ritratti - queste figure, questi intensi visi - a caratterizzare così fortemente il film, permeando la vicenda di un alone di veridicità che del resto è difficile porre in dub- bio, giacché nessuno impedisce di pensare co- me a parte i protagonisti e alcuni comprimari (Cesare Zoppetti, Jone Frigerio, Gino Viotti, Giuseppe Pierozzi, Umberto Sacripante) la stragrande maggioranza delle persone pre- senti sul treno fossero proprio autentica gen- te del popolo che il giovanissimo regista, mo- Matarazzo in un’intervista del ’76. C’era - ram- strando rara sensibilità poetica, ha saputo mentò ancora il regista forse con un pizzico cogliere nella loro più intima naturalezza, d’esagerazione - che il film «mostrava la gente esaltata dalla nitida fotografia di Anchise com’era, malvestita com’era nella realtà, e i fa- Brizzi e dall’abile montaggio di Marcello Cac- scisti non potevano ammetterlo, dato che la cialupi. Uno degli aspetti più felici che conno- verità è sempre l’ultima cosa che viene detta; tano questa pellicola è la spensieratezza: tra- hanno protestato contro il film»; am grazie al- spare in tutti la letizia per quella gita domenicale, la libera circolazione di cui fruì, alla fine esso una gioia non artificiosa e fittizia, ma sapida e a poté recuperare i costi comportati dall’inve- tratti umbratile. Tra i ‘quasi figuranti’ compa- stimento. Se la risposta degli spettatori a tutta re anche lo stesso Matarazzo, nel ruolo di di- prima era stata assai poco incoraggiante, rettore della banda musicale che a Orvieto in- quella della critica fu più attenta e quasi sem- trattiene i villeggianti. Primo ed unico film pre assai lusinghiera: «Questo è uno dei pochi prodotto dalla SAFAR (Società Anonima Fab- film dell’attuale cinematografia italiana che bricazione Apparecchi Radiofonici), un’azien- autorizzino a credere ancora nelle nostre pos- da milanese fondata nel 1928 e attiva per sibilità» riconosceva per esempio Enrico Ro- vent’anni, che annovera molti meriti riguardo ma su “Cinema Illustrazione” del 29 novem- alla nascita della televisione italiana, su sog- bre ’33, definendo Bosio e Matarazzo «due getto e sceneggiatura dello stesso Matarazzo artisti». A partire dagli anni Settanta, archi- e di Gastone Bosio, che della pellicola fu anche viate la chiusure ideologiche di certa miope produttore esecutivo, e distribuito dalla Arti- critica marxista che in Treno popolare e nell’in- sti Associati, Treno popolare venne girato in so- tera opera registica di Matarazzo non riusciva li due mesi tra il settembre e l’ottobre del 1933. a vedere altro che sterile compiacimento mélo Presentato per la prima volta nel novembre di di stampo piccolo-borghese, la generale riva- quell’anno nello storico cinema Barberini di lutazione dei film di Matarazzo ha portato a Roma, esso suscitò incredibili reazioni nega- riconsiderare la sua opera prima, che di tutti i tive da parte del pubblico: «Era la prima volta quaranta film a soggetto da lui girati è forse la che la gente vedeva una cosa del genere; han- più artisticamente coerente, cosicché oggi no gridato e fischiato come non s’era mai vi- nessuno dubita più che essa sia una delle più sto fischiare un film; erano rossi a forza di- fi incisive espresse dal nostro cinema nella pri- schiare. Quel film era quello che più tardi ma metà degli anni Trenta. venne chiamato neorealismo. Fu una serata molto triste per me» ricorderà con amarezza Federico La Lonza

54 [email protected] Festival Marino Short Film Festival come valore per il territorio E’ passato quasi un anno (febbraio 2019) da quando con un gruppo di Autori ma soprattutto amici, ho iniziato a pensare ad un festival per corto- metraggio per il terri- torio della Città di Ma- Luciano Saltarelli rino e Castelli Romani che ha visto la Kermesse di Premiazione saba- to 7 dicembre u.s. Alla base oltre alla passione per la Settima Arte, un’incredibile forza di vo- lontà e costante voglia di mettersi alla prova mettendoci la faccia in prima persona. Per- ché un nuovo festival? Lo scopo di un festival cinematografico è sempre quello di dare visi- bilità a delle opere filmiche. C’è poi il fatto che nel paese Italia abbiamo un ritardo per quan- to riguarda il mercato del Cortometraggio, opere di pregio di giovani autori è possibile vi- sionarli ed apprezzarli solo in occasione di un festival dedicato. A seguito di passate espe- rienze ho maturato l’idea di un format che si caratterizzasse in modo particolare per af- frontare tematiche sociali e rivolto al giovane pubblico. Il punto di partenza è stato il pen- siero per cui il cinema è uno strumento di ag- gregazione, formazione, socializzazione e promozione. Un festival oltre ad essere un contenitore con una proposta culturale è pri- ma di tutto un insieme di relazioni. Con i soci di Senza Frontiere è dal 2012 che ci occupiamo di cultura cinematografica e nel 2016 abbiamo istituito l’area Cinema Mark Film aderendo alla Ficc, la Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, grazie alla quale in questi ultimi anni abbiamo stretto colla- borazioni con molte realtà di un festival o di un even- suscitato entusiasmo e coinvolgimento da sociali, culturali e scolasti- to deve essere parte di parte del giovane pubblico. I ragazzi prove- che del territorio, e da que- un’economia del territorio. nienti sia dal Liceo che da associazioni del ter- ste relazioni è maturata l’idea La scommessa è racchiusa ritorio sono stati coinvolti nell’organizzazio- di realizzare concretamente nell’essere e nel fare. Quel- ne generale e nella composizione della giuria. questo nuovo progetto cultu- lo che un territorio fa in Tre le giurie istituite: La Giuria dei Ragazzi, la rale e sociale. Pensando al termini di cultura (e comu- Giuria del Sociale e la Giuria composta da per- Comune di Marino e al terri- nica) è quindi importante sonaggi provenienti dal mondo del cinema ed torio dei Castelli Romani, tanto quanto la storia, la operatori culturali. Nella selezione ufficiale ritengo che tanto più un ter- vocazione produttiva, la non sono mancati i fuori concorso con dei focus ritorio si caratterizza, tanto forma sociale, ossia il co- tra autori e pubblico. Occasione di confronto più diventa un soggetto at- siddetto localismo identi- su tematiche sociali del nostro tempo: il lavo- trattivo, cioè un deposito di tario. Inoltre pensando ro, fake news, migrazione e integrazione. Il risorse economiche, cultu- sempre alle ricadute per il Premio Marino Short Film Festival è stato de- rali, sociali, in un sistema di relazioni e scam- territorio il valore è soprattutto valore sociale, dicato alla memoria del Regista Alessandro bi. Anche un festival del cinema piccolo è un valore di scambio e valore di esperienze, ma è Valori (amico del Circolo Mark Film) recente- evento che richiama risorse e che produce va- anche valore culturale e valore economico. Mi mente scomparso. In chiusura l’idea che un lore e che ha livelli di complessità notevoli sento di sostenere che uno dei valori non spe- festival sia solo un pezzo del fare cultura e non perché i fattori in gioco sono molteplici e non cificatamente misurati del festival è la qualità essere parte di un’economia del territorio è la tutti visibili. Se è vero che un evento consuma delle relazioni sociali che mette in gioco, lo più grande minaccia per la sopravvivenza risorse, che cosa restituisce al territorio? Nella scambio con un pubblico che ovviamente de- stessa di queste manifestazioni. produzione di un festival anche di piccole di- termina un valore indiretto della manifesta- Luciano Saltarelli mensioni come il Marino Short Film Festival, zione. Nella prima edizione del MSFF, insie- ma con l’ambizione di crescere nel tempo la me a tutto lo staff organizzativo, abbiamo *Le foto del servizio sono di Francesco Rossi restituzione come beneficio per il territorio de- coinvolto oltre alle Istituzioni comunali e sovra- www.senzafrontiereonlus.it/marino-short-film-festival ve necessariamente andare oltre alla sola pratica comunali, Partner provenienti dal mondo della di “produrre cultura”, la sopravvivenza stessa scuola e organizzazioni sociali. Il format ha Diari di Cineclub | Media partner 55 n. 79 Il signore delle mosche (1963) di Peter Brooks Quando l’uomo si fa lupo degli uomini Londra, 1984; è il con- si snoda, difatti, all’interno di quel ge- flitto atomico. Un nere distopico che – precorrendo in- gruppo di ragazzi – di fausti scenari di politica e cultura – fa nobili famiglie e allievi da monito sinistro alla coscienza so- di un college rinomato ciale. Sempre accade che l’uomo sia lu- – cerca scampo su un po degli uomini, e preservare se stesso aereo per l’Australia. è il tratto dominante del suo tempera- Ma questi s’inabissa mento. Lo dimostra un’attenta regia, nell’oceano, e solo una che disloca lungo il racconto dettagli ventina si salva, tro- per nulla fortuiti. I compiti scolaretti, vando rifugio su un’i- posti in salvo dalla barbarie degli adul- Demetrio Nunnari sola deserta. Qui, la ti. E poi l’isola; il paradiso terrestre. tragedia è presto rimossa da una imberbe in- Qui, una scenografia volutamente na- coscienza, e la vita è un idillio. Un entroterra turale – che dà risalto alla parvenza di rigoglioso e, ancor di più, un mare adamanti- realtà – ci consegna inquadrature d’in- no a cui Ralph non resiste. Tolti i vestiti, il dicibile bellezza: i bambini vivono in biondino si concede al piacere inebriante d’un simbiosi adamitica con l’ambiente tuffo tra i gelidi flutti. E, in quel mentre, è un senza alcuna inibizione. Ben presto, tutt’uno col creato. Dall’arenile Bombolo lo però, questa loro letizia primigenia osserva: lui ha l’asma, e non può. Una grossa s’incrina. Alle prime tensioni il gruppo conchiglia, spinta dalle onde sul bagnasciuga, si spacca e regredisce. Quelli che son è usata come corno da richiamo per gli altri. capeggiati da Ralph si compiacciono Da ultimi, impettiti nelle loro uniformi, a pas- dei soli frutti della Madre Terra. Gli al- so di marcia, giungono quelli del coro mentre tri trovano, invece, in un’attività vena- intonano un Kyrie. In assenza dei grandi, urge toria assai smodata sia l’appagarsi dotarsi di un autogoverno; di leggi condivise d’un bisogno primario che il conforto da tutti. E Ralph ne assume il comando. La co- da oscure inquietudini. In quest’ottica, sa funziona e, messa da parte ogni ambascia, la rivalità tra Ralph e Jack ben si presta i ragazzi assaporano in quell’eden momenti di beltà e di stupore mai conosciuti. A poco a poco, però, un tarlo s’insinua nelle loro fragili menti. Paure ancestrali, istinti ferini. Si preda il primo cinghiale al grido di “viva la caccia, il sangue, la morte”, e si vagheggia di un mostro che vive tra le fronde degli alberi, o che forse viene dal mare. In verità, è il corpo esanime d’un aviere scosso dal turbine del vento. Ma il panico fa il resto. Ne nasce una bagarre, e Jack e i “suoi” cacciatori, in spregio all’autorità del capo, s’avviano a stanarlo. Uccidono, intanto, un altro suino, impalandone la testa mozzata a mo’ di feticcio. Il piccolo Simon vi si imbat- te, e ne osserva la carne martoriata dalle mo- sche. Il mostro non esiste, e bisogna dirlo a tutti. Non lontano, attorno al fuoco sottratto ai compagni, i ribelli son preda di un’orgia di canti e di danze. È buio pesto, e un fruscio tra il fogliame risveglia in loro l’antico terrore. La creatura è tornata nelle sembianze di Simon per attaccarli. E così gli scagliano contro una pioggia di lance che non perdona. Poco dopo, solo a lui consentono di volgere lontano lo Ralph e alcuni fedeli incontrano i faziosi di Ja- ad una più complessa lettura. Il primo è la sguardo. E servono poi a tenere acceso il fuo- ck: restituiscano le lenti di Bombolo, rubate parte pensante dell’Io, che vigila sugli impulsi co prometeico della ragione. In tal senso la per ravvivare il falò. Ma il confronto degenera, e li asseconda, li mitiga, o rimuove nei casi sua morte è – sul piano narrativo – quel male e il ragazzino precipita dalla scogliera colpito estremi. L’ultimo incarna, invece, le istanze necessario che prelude allo scardinamento di da un grosso macigno. Adesso è il turno di dell’Es: la spinta caotica delle pulsioni corpo- ogni freno inibitorio. È il punto di non ritor- Ralph. Impazziti, lo inseguono, dando fuoco ree e la volontà di giungere al piacere ad ogni no; la discesa agl’inferi. Adesso è Ralph la vit- alla boscaglia per cingerlo d’assedio. Ma que- costo. Bombolo è, infine, il Super-io; il censore tima da dare in olocausto a Satana, il signore sti, giunto alla spiaggia, inciampa ai piedi di morale che giudica gli atti e i desideri altrui. delle mosche. Dopo una corsa rovinosa, però, un’ombra. È un marine, portato sin lì dalle Egli è la memoria storica collettiva, vissuta il ragazzino è tratto in salvo da un navigante. fiamme. Ed è incredulo. Uno dei carnefici gli però come intralcio al soddisfacimento del L’uomo osserva sgomento quello scempio. Ma si avvicina, e i suoi occhi implorano aiuto. Ral- desiderio. È lui che, mettendoli in guardia, – ironia della sorte – porta una divisa, è appe- ph è in lacrime. Tratto dal romanzo omonimo racconta ai piccini del nucleare, della corsa na tornato dalla guerra dei grandi, ed anche a di Golding, il film esordisce con un cenno pa- agli armamenti e della Guerra Fredda. Gli oc- lui è greve la coscienza lese a 1984 di Orwell. Anche la sua narrazione chiali che indossa, non a caso ambiti da tutti, Demetrio Nunnari 56 [email protected] Il primato della coscienza nell’elaborazione cinematica Oltre la canonicità di segni terminali – nei quali insiste la cine- matografia debilitata, omologata per generi e dimenticabile, le re- lazioni artistiche deli- neano la pienezza di una coscienza coeren- Shining te con lo svolgimento di quanto R. Jackob- frontalità come segno incongruo, improvvi- Carmen De Stasio son definisce senso do a riscattare qualsivoglia soggetto trion- del presente. Ed è nel senso del presente di ta- fante nell’apprezzamento diretto, che non lune pellicole (non sempre marcate da suc- sia degno di valore o, ciò che è peggio, sia al- cesso di pubblico) che l’elaborazione cine- terabile in assenza di dignità. Tuttavia, die- matica manifesta una realtà coscienziale che tro la parvenza di intenzioni nobili, resta si avvale di mezzi, tecniche, modalità nella imbrigliato il tentativo di percepire quanto robustezza di esperienze in continuo farsi. ci si attenda mascherato da ipotesi astratti- Nello spazio di congruenza artistica, la real- ve. Un paradosso ed è a tal proposito che tà coscienziale è in grado di formulare una l’intelligenza interviene quale struttura so- visione che, nel gestire la caducità dell’ovvio, spesa per co-relazioni, coordinazione e può rappresentare una rivelazione non se- sub-ordinazione di molteplici e (ri)produci- condaria ai fini del conseguimento di quan- bili micro-invenzioni successive ad abilità to esiste in forma immaginale. È un fatto che permeate nel segno dell’osservabile-osserva- nella mente avvenga la formulazione dell’immagi- Maurits Cornelis Escher to, preambolo a un’innovata consistenza, nella ne desunta da cose-strumenti relativizzati alla sin- quale il fatto si compone di più elementi che golare percezione della realtà con la quale si non è possibile disgiungere tra loro. È (al- assume un legame per appartenenza, anche meno parzialmente) in questo che ricono- se non sempre si tratti di un legame vettorializ- sciamo il primato della coscienza cinemati- zato dall’ambiente consuetudinario. Proprio co-elaborativa: un accesso all’inventiva e, guardando a una siffatta modalità percettiva, pariteticamente, all’invenzione. Non solo: è l’elaborazione cinematica raggiunge l’apice realtà che scruta e che è scrutabile dal punto della coscienza nel momento in cui va a co- di vista operativo, quanto dai punti di vista prire ambiti inattesi rispetto all’obiettivo, variabili e presenti in una distanza solo fisi- dotandosi di una stabilità che, piuttosto che ca. Inventiamo ogni giorno, a meno che non sostituirsi all’immagine mobile, ne riduce l’i- ci s’imbatta in una fissità adusa alla ridon- conismo e ricompone un movimento che in- danza; dimentica degli assemblaggi o delle traprende insospettabili cadenze pur esse moltiplicazioni riferibili a una flessibilità ponderate come ambito di meditazioni che include sempre tanto l’impianto razio- tutt’altro che accelerate. Stando tali parame- nale che emozionale. Viepiù, interagiamo tri, è possibile forgiare l’immagine mentale René Magritte con un’inventiva tesa a rendere efficiente di una neomorfica struttura nel progredire l’elaborazione immaginale del vedere-videor in una robustezza capace di convertire i pro- un’azione svolta, l’intelligenza assumerà la che si oppone alla realtà specchiante di condi- pri componenti in originalità, ammesso che permanenza della svolta nella sua modularità, zioni egocentriche, validate dall’auto-manife- non tale si configuri nella formulazione fisica assolvendo a tensive re-invenzioni che non si stazione, come da un percepire che ruota su totale ma che lo sia, quantomeno, nelle modu- esauriscono nell’algida frontalità, ma che si se stesso con una frequenza limite e limitante lazioni primarie. Evidente l’impostazione sforzano di progredire verso una corrispon- e che per questo provoca prostrazione, diso- modulare di Shining di S. Kubrick. Nel film – denza tra il vedere come fatto e la modalità in- rientamento. Non-riconoscimento. L’agenda artisticamente mai agé per via di un’articola- tima del vedere, andando a concepire il visibi- coscienziale rileva così il territorio di un’arte zione contemplata nelle misure tanto tecni- le all’interno di una rete labirintica di possibilità, che recupera la natura articolata di relazioni in che che volumetriche, oltre che intessute in tra le quali non è concesso di distinguere i con- una fattibilità evolutiva e che, pertanto, non as- un’impostazione gravida di elementi corri- trasti o le giustapposizioni, né il dato accesso- sume mai un ruolo secondario. Per altro, solle- spondenti di tale potenza intellettiva, da flui- rio da quello – sollecitato dall’abitudine visiva vando dall’ordinaria frontalità il piano di regi- dificare quasi definitivamente la trama in sé – al centro scenico. Shining in tal senso dà ec- strazione memoriale, essa valida pure le si ravvisa l’equivalente impegno nel conferire cellente prova, sebbene altre pellicole possano potenziali curvature di immagini all’interno di effetti che sintetizzano esponenze materiche giovarsi di una tale ricucitura (tra le più re- un’architettura mobile che orchestra una tale in contenuti d’intelligenza, quell’intelligenza centi, penso all’inglese The party). È vero che ritmicità intrinseca, da scongiurare lo sconfi- alla quale Bergson riserva il ruolo di strumen- esista un vedere artefatto quanto un vedere namento in una geometria priva di abilità emo- to in grado di codificare l’attenzione e l’inten- assuefatto ed è proprio per arginare siffatte zionale (H. Bloom). In questo modo, la parola zione successivamente riversate nell’azione, condizioni insistenti per contingenza o facili- coscienziale assume il primato del video(r) anche quando l’azione è appena un dato visi- tazione che l’agire cinematico assuma in sé la quale performativa vorticosità e valorizza l’ela- bile adottato nella lenta e articolata evoluzio- ricerca non già di un esistere disperso nell’o- borazione cinematica nelle sue componenti ne di un farsi tramite innesti che non trasmi- biettivo, quanto di un punto che prospetti un connettivali, prescindendo da qualsiasi dera- grano, né permettono insinuazioni, ma che inizio continuato e suscettibile di (diversi gra- gliamento bustrofedico. convincono per la duttile nuance di equilibri di di) consapevolezza. Sovente, l’abitudine a Carmen De Stasio anche nei casi in cui ci si attenda asprezza o com- scansionare la visuale in base a un ordine centra- * Prossimo numero: bustione. Dal momento che l’intelletto ritiene lizzato sulla soggettività induce a considerare la ∑ L’architettura mobile in «viaggio nell’infinito→ ∞ 57 n. 79

Alla scoperta del viaggio dantesco #3 Ben son, ben son Beatrice Nella Divina Commedia quasi una angioletta era repu- e non pensate, donna, onde ci sarà l’apparizione di tata da molti. Costei adunque, si mova Madonna Beatrice (Ma- tale quale io la disegno, o forse ch’io vi rassembri sì figura donna è per la mia donna, assai più bella, apparve in nova come veniva indicata questa festa, non credo prima- quando riguardo la vostra nella poetica medievale mente, ma prima possente ad beltate.” la donna alla quale il po- innamorare, agli occhi del no- Rime, dalla Vita Nuova, XI, eta dedicava le liriche stro Dante: il quale, ancora vv. 1-4 Martina Michelangeli d’amore) nel canto XXX che fanciul fosse, con tanta af- del Purgatorio, in cui lei chiamerà per nome (e fezione la bella imagine di lei La sofferenza d’amore sarà la prima volta che accade all’interno di tutta ricevette nel cuore, che da quel sarà massima nel momen- l’Opera) il pellegrino Dante e lo ammonirà: giorno innanzi, mai, mentre to della prematura morte visse, non se ne dipartì.” dell’amata (1290), che por- “Dante, perché Virgilio se ne vada, tò il poeta nello sconforto. non pianger anco, non piangere ancora; Da quell’incontro il giova- Dante cercherà di superare ché pianger ti conven per altra spada”. ne Dante rimane colpito questa crisi dedicandosi Purgatorio XXX, vv. 55-57 dalla bellezza della piccola completamente alla scrit- Beatrice. Nove anni più tura, agli studi filosofici e Beatrice ricorda al poeta di averlo sostenuto tardi, cioè all’età di diciotto anni, ci sarà un teologici: il poeta sente di essersi smarrito e nella sua vita giovanile per guidarlo nella via nuovo incontro fra i due e in quell’occasione ci di subire un senso di perdita data dall’assenza della virtù, ma alla morte dell’amata egli si è sarà il saluto della donna, che porterà all’in- dell’amata: perso nel peccato ed è ora suo compito ripor- nalzamento della passione del poeta per la tarlo verso la salvezza della sua anima: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, Alcun tempo il sostenni col mio volto: ché la diritta via era smarrita.” mostrando li occhi giovanetti a lui, Inferno I, vv. 1-3 meco il menava in dritta parte vòlto. Sì tosto come in su la soglia fui I continui sospiri e i ricordi di Dante ri- di mia seconda etade e mutai vita, volti verso Beatrice faranno avere al poe- questi si tolse a me, e diessi altrui. ta una visione, in cui la donna appare con Purgatorio XXX, vv. 121-126 lo stesso aspetto di quando Dante la vide per la prima volta rivelando il compito Chi era questa donna tanto lodata da del Fiorentino: dovrà esaltare Beatrice e Dante? Il poeta presenta Beatrice ai letto- trasformare il suo pensiero in uno “spi- ri nella Vita Nuova, opera giovanile composta giovane, con la scrittura di liriche d’amor cor- rito peregrino” per poter raggiungere il cielo nel genere letterario del prosimetro, cioè l’in- tese a lei dedicate: e contemplare da vicino gli occhi dell’amata. sieme di testi poetici accompagnati dal testo “Tanto gentile e tanto onesta pare I sentimenti di tristezza dati dalla scompar- in prosa, usato per commentare le composi- la donna mia quand’ella altrui saluta, sa della donna portano alla formazione di zioni poetiche e per narrare situazioni e vi- ch’ogne lingua deven tremando muta, quella figura che sarà di rilievo nella Comme- cende della vita del poeta. Dante, attraverso la e li occhi no l’ardiscon di guardare. dia: Beatrice diventa sia nella storia di Dante poesia dello Stilnovo, presenta la donna come uomo che di Dante poeta una guida sicura, a una figura nuova, ricca di riferimenti simboli- Ella si va, sentendosi laudare, tal punto che Dante concluderà la Vita Nuo- ci e descrive la bellezza di Beatrice attraverso benignamente d’umiltà vestuta; va promettendo alla “donna gentile” un’opera un linguaggio dolce e razionale nello stesso e par che sia una cosa venuta più ambiziosa per esaltarla ancora di più agli tempo: l’intento del Fiorentino è di raccontare da cielo in terra a miracol mostrare. occhi dei lettori: la sua vicenda autobiografica unita alla sua avventura intellettuale di poeta. Mostrasi sì piacente a chi la mira, Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile che dà per li occhi una dolcezza al core, visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero propor- Nel testo si racconta del primo incontro fra che ’ntender no la può chi no la prova: re di non dire più di questa benedetta infino a tanto Dante e Beatrice, figlia di Folco Portinari, che che io potesse più degnamente trattare di lei. E di avvenne all’età di nove anni a Firenze. L’in- e par che de la sua labbia si mova venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae contro verrà raccontato anche dal primo fede- un spirito soave pien d’amore, veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui le di Dante, Giovanni Boccaccio, nel suo Trat- che va dicendo a l’anima: sospira.” tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquan- tatello in laude di Dante: Rime, dalla Vita Nuova, XXVI ti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna. E poi piaccia a colui che è sire de la “Era intra la turba de’ giovinetti una figliuola del Dante ripercorre le esperienze d’amore su- cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere sopradetto Folco, il cui nome era Bice come che egli scitate dalla bellezza della donna, amore non la gloria de la sua donna, cioè di quella benedetta sempre dal suo primitivo, cioè Beatrice, la nomi- solo positivo ma che può portare anche alla Beatrice, la quale gloriosamente mira ne la faccia nasse, la cui età era forse d’otto anni, leggiadretta sofferenza nel cuore del poeta: la sola presen- di colui qui est per omnia secula benedictus. assai secondo la sua fanciullezza, e ne’ suoi atti gen- za dell’amata porta nell’ animo di Dante un tilesca e piacevole molto, con costumi e con parole forte turbamento, tanto da essere schernito Questa promessa sarà mantenuta ventitré assai più gravi e modeste che il suo picciolo tempo in un’occasione dalle altre donne e dalla stes- anni più tardi proprio con la composizione non richiedea; e, oltre a questo, aveva le fattezze del sa Beatrice: della Divina Commedia. viso dilicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che “Con l’altre donne mia vista gabbate, Martina Michelangeli 58 [email protected] Un giorno di pioggia a New York Il regista neworkese Woody Allen, uno dei registi più prolifici della storia del cinema noto per aver passato oltre trenta anni in psicoterapia, quasi in contemporanea con il suo ottantaquattresi- Paola Dei mo compleanno non perde lo smalto e la ve- na ironica ed esce nelle sale cinematografiche con il suo cinquantatreesimo film da regista. Godibile, intelligente, leggero ma non banale dove traspirano temi a lui cari come la filoso- fia, la psicoanalisi e un umorismo ebraico tut- to personale, Un giorno di pioggia a New York -A Rainy Day in New York, nelle sale cinematogra- fiche in questi giorni distribuito da Lucky Red. La fotografia é di Vittorio Storaro, la sce- una capacità tutta personale del regista di nografia di Santo Loquasto ed é interpretato mostrarci la grande mela da una prospetti- da Timothèe Chalamet, Elle Fanning, Selena va sempre insolita e più umanizzata dove, Gomez, Jude Law, Diego Luna. Chalamet do- a parte qualche cellulare, la tecnologia vie- po il successo avuto con il film Chiamami con il ne bandita per lasciare spazio ai fenomeni tuo nome di Luca Guadagnino e dopo esser sta- naturali e a trasparenti ombrelli che ci per- to ufficialmente dichiarato icona di stile del mettono di vedere le espressioni ora stupi- 2019, torna nelle sale cinematografiche inter- te, ora deluse, ora stranite di Gatsby, alias pretando una sorta di elfo che fra le strade di Chalamet, che si é anche reso leggermente una piovosa New York, cerca di passare alme- fastidioso prendendo le distanze dal regi- no un giorno con la ragazza di cui é innamo- sta e dal film dopo averlo interpretato. Mi- rato ma i desideri di Ashleigh Enright sem- steri della grande mela o ruolo in sintonia brano contrapporsi ai suoi modificando tutti i con il personaggio che scopre di essere fi- piani.Un carosello agrodolce dove, senza glio di una escort o meglio di una “putta- troppi drammi, vediamo ribaltate tutte le si- na”, come la madre stessa ammette in un tuazioni di partenza e dove spiccano le solite monologo che appare quanto di più natu- trovate geniali del cineasta statunitense anco- rale possa esserci. Non mancano certo le ti- ra in lotta con le accuse fattegli da Dylan Far- piche frasi lapidarie del regista, che dopo row, motivo per il quale il suo film viene di- aver affrontato la mancata distribuzione in stribuito in molti paesi dell’Unione Europea America, non si è posto troppi problemi e ma non in America. Amazon Studios non gli ha già iniziato a girare un altro film in Spa- ha infatti rinnovato il contratto e negli USA gna. Potenza della vera passione e di un re- chi vuol vedere il film deve prenotare un viag- gista che ama il proprio lavoro divenuto gio a bordo delle American Airlines e volare per lui un percorso di vita. “Cosa c’é di più sopra i cieli di New York. Una distribuzione di sexy della perdita di memoria a breve ter- certo originale che però ben si adatta alla sin- mine?” dice Chalamet per farci compren- golarità del fecondo regista newyorkese. Il ri- dere quanto le sensazioni più scoppiettanti goroso e particolareggiato impianto descritti- siano impreviste e imprevedibili. A lui fa vo risponde sia alle esigenze eco Ashleight:” La mia amica di carattere tecnico sia a quel- ti considera la cosa più favo- le di carattere artistico con- losa dopo la pillola del giorno ducendoci dentro una storia dopo”. Ma indimenticabile corale dove ognuno esprime anche Chan che sostiene:” Ti il suo personale punto di vista rendi conto? Studia scienze con una visione a tutto tondo politiche e non gli hanno su una storia d’amore che si mai detto che Lincoln é stato trasforma, si comprime, si assassinato”. A loro risponde gonfia, modifica sotto i nostri Connie: “Non esistono gior- occhi senza, fortunatamente, nali non scandalistici”. “Ab- costringerci a complicati ra- biamo parlato del mestiere gionamenti filosofici. Un gio- più antico del mondo. Il co di rincorse di due fidanzatini giornalismo? No quello é il della New York bene che unisce secondo”. E concludendo Al- momenti scoppiettanti e momen- len ci saluta dicendoci da ar- ti volutamente deludenti che si al- tista che: “La vita reale é per ternano fra colpi di scena, trovate chi non sa fare di meglio”. inconsuete, ragazze provocanti, artisti frustrati e in mezzo ad Paola Dei 59 n. 79

N o t i z i e d a S h e r w o o d

Esce Spaghetti alla Martino Premi tesi di laurea E’ in uscita Spaghetti alla Martino, film Pier Paolo Pasolini documentario di Daniele Ceccarini e Francesco Tassara dedicato a Sergio 2019 Martino, uno dei pochi registi del ci- nema italiano ad aver attraversa- Mercoledì 18 dicembre la to con eleganza e versatilità quasi tut- cerimonia di premiazione a ti i generi cinematografici (le biografie parlano di 66 regie, 44 sceneggiature, 5 Bologna film da direttore di produzione) e che ha raggiunto l’apice della sua produzio- Si è svolta la cerimonia di premiazione della ne artistica tra i fortunati anni Set- XXXV edizione del premio per tesi di laurea e tanta e Ottanta, periodo d’oro del ci- di dottorato riguardanti l’opera e la vita di Pier nema italiano, rivolgendosi sempre Paolo Pasolini, fondato da Laura Betti nel 1980 ad un pubblico popolare con numero- e bandito annualmente dal Centro Studi-Ar- si film diventati oggi cult; un regista chivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Ci- un tempo snobbato dalla critica na- neteca di Bologna. La commissione della zionale ma amatissimo dal pubblico e XXXV edizione del Premio Pier Paolo Pasolini dai registi “stranieri” di oggi, funam- era composta da Marco Antonio Bazzocchi boli del cinema postmoderno che at- (Presidente), Luciano de Giusti, Massimo Fu- traversa i generi, in particolare Ta- sillo, Hervé Joubert-Laurencin e Niva Lorenzi- rantino. Giallo, avventura e commedia ni. Nella Sala Cervi della Cineteca sono stati sono i principali macro-filoni che ca- premiati i due vincitori, alla presenza di Ro- ratterizzano la sua ampia carriera co- berto Chiesi e dei due membri della giuria stellata da titoli cult come i thriller Lo Marco Antonio Bazzocchi (presidente) e Lu- strano vizio della signora Wardh (1971), Tutti i ciano De Giusti. Tra gli ospiti anche il presi- colori del buio (1972), I corpi presentano trac- dente del Centro Studi Piero Colussi, che ha ce di violenza carnale (1973), la comme- portato il saluto dell’istituzione friulana dan- dia Giovannona coscialunga disonorata do appuntamento a tutti a Casarsa per la ceri- con onore con una giovanissima Edwi- monia della 36a edizione. Il premio 2019 per la ge Fenech; L’allenatore nel pallone (1984), Occhio genere italiano era una grande industria, la miglior tesi di dottorato è stato assegnato ad malocchio prezzemolo e finocchio (1983) con Lino seconda dell’occidente dopo quella america- Andrea Cerica, per la sua tesi intitolata “Paso- Banfi; il post-atomico 2019: dopo la caduta di na. Attraverso i racconti diretti del regista e il lini e i poeti antichi. Scuola, poesia, teatri” e di- New York (1983), fino all’azione e alla fanta- contributo di attori, amici e collaboratori, scussa presso l’Università di Pisa. Per quanto scienza con (1986), passan- vengono accostati ricordi di lavoro e di vita riguarda la miglior tesi magistrale, invece, la do per western come (1977), polizie- proponendo una panoramica inedita su di un giuria ha premiato il lavoro di Matteo Boriassi schi come Milano trema: la polizia vuole eccezionale ed elegante autore. Oltre alla testi- “Il nuovo teatro e il suo doppio. Pasolini e le giustizia (1973), noir come La città gioca d’azzar- monianza del regista anche nu- avanguardie degli anni ’60: Living Theatre, do, (1975), avventura e cannibalico con la “tri- merosi amici, attori e collaboratori partecipano Grotowski, Bene”, tesi discussa presso l’Uni- logia della giungla” composta da La montagna al film: Lino Banfi, Pippo Franco, Milena Vuko- versità di Bologna. A seguire la proiezione del del Dio cannibale (1978), L’isola degli uomini pe- tic, Barbara Bouchet, Dario Vergassola, Martine film Non è un sogno (2019), di Giovanni Cioni, sce (1979) e Il fiume del grande caimano (1979), fi- Brochard, Hal Yamanouchy, lo scenografo Mas- alla presenza del regista. no al periodo televisivo, dimostrando una re- simo Antonello Geleng, il critico Davide Pulici di DdC pentina capacità di adattamento a generi e Nocturno, il saggista Claudio Bartolini, il mon- contesti molto diversi. Il documentario rac- tatore Eugenio Alabiso, lo sceneggiatore Erne- conta la sua carriera storicizzando la filmogra- sto Gastaldi e il critico Marco Giusti. fia, una stagione unica, quando il cinema di D.C:

Il regista Sergio Martina 60 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. l’Unità - Martedì - 12 novembre 1957 Le forbici clericali continuano ad agire Altri film insabbiati nei meandri della censura. Andreotti eterno supervisore - Minacce di tagli per « Il sale della terra » e per « Le streghe di Sa- lem», tratto dal dramma di Miller - Potremo vedere « Il quarantunesimo »?

Nei corridoi della di- esorbita dalla comprensione dei censori, al- lavoratori americani, un’opera autentica e an- rezione generale dello larmati — a quanto pare — dai riflessi perni- ticonformista, realizzata in regime maccarti- Spettacolo si respira ciosi che il film provocherebbe sulle giovani sta, al di fuori dei monopoli hollywoodiani e nuovamente aria an- generazioni. «Vietate il film ai minori di 16 an- firmata da un gruppo di cineasti, i cui nomi dreottiana. Circolari e ni» — hanno suggerito i rappresentanti della sono stati inseriti nelle liste nere (Herbert Bi- pratiche si affastella- casa noleggiatrice. La proposta è caduta nel berman, Michael Wilson e altri?). Perché con- no sul tavolo dell’ono- vuoto ed ora il verdetto definitivo dipende dai sentire la diffusione di un film (Le sorcières revole Resta, ma poi- ponzamenti della commissione di appello. de Salem), prodotto in Francia e tratto dal ché il sottosegretario Già sentiamo ribollire d’indignazione i soliti Crogiuolo di Arthur Miller, che condanna il Mino Argentieri è noto per la sua in- giornalisti democristiani, pronti a rimprove- fanatismo, la discriminazione, l’intolleranza? competenza in materia cinematografica e per rarci di suonare sulle corde della demagogia e Allora, in attesa di una sentenza alla luce del i rapporti di buon vicinato con Andreotti, il di spaccare un capello in mille invisibili stri- sole, che pioverà non si sa quando o non sarà quale ha mosso le pedine indispensabili al fi- sce. «Si tratta di un caso isolato, che forse si mai emessa, si azzarda l’ipotesi di apportare ne di insediare in via Veneto un compiacente risolverà benevolmente». No, non si tratta di qualche taglio, qualche modifica, tanto per in- esecutore delle direttive dell’Azione cattolica, una macchia isolata nel corpo della censura, tendersi fin dall’inizio; per la bisogna - even l’ultima parola su ogni questione di una certa perché altri film, distribuiti dalla medesima tualmente si trova sempre a portata di mano «delicatezza» politica spetta al ministro delle società, sono stati confinati in quella terra di un Rondi, che si disimpegna con bastante fac- finanze. Conoscendo i trascorsi dell’on. An- cia tosta ogni qualvolta spunti un Rosso e dreotti (non c’è da stupirsi se è ricominciata Nero o un Colui che deve morire da correg- l’estenuante trafila di produttori e noleggia- gere. I noleggiatori, intrappolati fra due fuo- tori, peroranti la causa di qualche disgrazia- chi, temporeggiano, riflettono, accondiscen- tissimo film, perdutosi nel kafkiano -grovi dono, sì rivolgono alle amicizie influenti. Un glio della burocrazia. «Quando trattavamo famoso produttore, prima di presentare in con Brusasca — sospirano con rimpianto gli censura Un re a New York, ha proiettato il film interessati — era un’altra cosa!». «D’accordo dinanzi a De Pirro, ad Andreotti e persino al — replica loro l’imperturbabile De Pirro — Presidente della Repubblica e, stando a quel- mai i tempi sono cambiati. Che colpa ne ho lo che ci riferiscono, il suo cuore sobbalzava se è stata pubblicata l’enciclica Miranda Pror- ad ogni reazione degli illustri personaggi. sus? Io sono un funzionario, applico disposi- Amici c confidenti sono informati con dovi- zioni precise. Piuttosto, cercate di venirmi zia di particolari sulle oscillazioni del termo- incontro e d’intuire da quale parte soffia il metro censorio, ma provate a manifestare vento». Comprendere in quale direzione l’intenzione di informare l’opinione pubbli- oscilla l’ago della bussola, però, non è cosa ca sulle vicissitudini che attraversa il film X, acquisita una volta per sempre, allorché un vi sentirete assai spesso rispondere: «No, per film viene ritenuto «propaganda del Comi- carità, ci danneggereste, caso mai se ne par- tato dei partigiani della pace» sotto il gover- lerà in seguito». Intanto, non si sente più no Scelba e «autentico messaggio cristiano» parlare neppure del Quarantunesimo e di Otel- Segni imperante, oppure è giudicato «im- lo, annunciati, a suo tempo, di imminente morale» da Ermini e a posto con la morale programmazione e selezionati per la Setti- corrente da Brusasca. Da una tale confusio- mana del cinema sovietico, indetta dall’Uni- ne di lingue e d’interessi, che brilla per la talia per la fine di novembre. Non vorremmo mancanza di rispetto verso il buonsenso e che essi seguissero la triste sorte di numero- verso i diritti dei cittadini, ora promossi a si film sovietici, rimasti bloccati per anni in maggiore età, ora retrocessi al livello intellet- nessuno, ove timori e psicosi si rivestono di censura o alla dogana. Queste le ultime novità tuale dei minorenni, non é facile uscire con forme impalpabili e una fitta, impenetrabile di madama Anastasia, in pieno fervore di ini- un minimo di chiarezza d’idee. Capita così nebbia ammanta ogni deliberazione: il regno, ziative. Chiamare in causa i responsabili, che una ditta distributrice, confortata dal suc- insomma, del «ni» ufficiale e del «no» ufficio- stampare a caratteri cubitali nomi e cognomi cesso di alcuni film americani sulla «gioventù so. Le speranze rimangono appese ad un sot- serve fino a un certo punto. Se s’intende mo- bruciata», presenti in censura il film Delitto tile filo, sul quale i censori volteggiano con fu- dificare veramente il corso degli avvenimenti sulla strada di Don Siegel, convinta di non pe- nambolesco virtuosismo. Qui non sussistono e rimuovere le barriere erette allo scopo d’im- stare i piedi ad anima viva e apprenda, invece, neppure vaghi problemi di moralità, di difesa pedire il fluire delle idee, urge ricorrere a me- che la commissione di revisione di primo gra- del pudore, del sentimento religioso e patriot- todi radicali: mutare le leggi che regolano la do ha espresso un giudizio negativo. L’opera tico, contemplati da leggi in contrasto con la censura. Alla Commissione interni della Ca- di Don Siegel ha ottenuto unanimi consensi Costituzione: si anticipano soltanto capziose, mera, sull’argomento la discussione è inizia- dalla critica statunitense; nessuna ombra di ridicole obiezioni di opportunità politica. ta; ci riserviamo, in una prossima occasione compiacimenti morbosi per situazioni violen- Prendiamo gli esempi più freschi. In Italia si di mettere al corrente i lettori sull’andamento te e paradossistiche vi traspare, semmai l’ana- acquistano Il sale della terra e Les sorcières di Sa- del dibattito e sulle posizioni assunte dalle va- lisi di alcuni settori della gioventù di oltre lem. Forse neanche monsignor Galletto mani- rie associazioni di categoria. Oceano è fatta con un realismo che mette a festa molte riserve nei confronti dei due film, Mino Argentieri punto l’intendimento critico degli autori tuttavia la censura è ròsa da un amletico tarlo: nell’accostarsi a taluni scottanti fenomeni perché autorizzare la circolazione di un’opera della realtà di quel Paese. Ma tutto ciò (Il sale della terra) che esalta la solidarietà dei 61 n. 79 Non abbiamo bisogno di Dio per amare l’uomo. Tanto meno abbia- mo bisogno dei suoi ministri In me l’ateismo non è né una conseguenza, né tanto meno un fatto nuovo: esso esiste in me per istinto. Sono troppo curioso, troppo incredulo, troppo insolente per accontentarmi di una risposta così grossolana. Dio è una risposta grossolana, un’indelicatezza verso noi pensatori: anzi, addirittura, non è altro che un grossola- no divieto contro di noi: non dovete pensare! [….] Il concetto di Dio fu trovato come antitesi a quello di vita, in esso fu riunito in una terribile unità tutto ciò che vi era di dannoso, di velenoso, di calunnioso, tutto l’odio mortale contro la vita. Il concetto dell’al di là, del vero mondo fu creato per disprezzare l’unico mondo che ci sia, per non conservare più alla nostra realtà terrena alcuno scopo, alcuna ragione, alcun compito! I concetti di anima, di spirito, e, infine, anche quello di anima immortale, furono inventati per insegnare a disprezzare il corpo, a renderlo malato - cioè santo - per opporre a tutte le cose che meritano di essere trattate con serietà nella vita. (Friedrich Wilhelm Nietzsche, Ecce homo)

Donne e giovinetti amanti,/viva Bacco e viva Amore!/Ciascun suoni, balli canti!/Arda di dolcezza il core!/Non fatica, non dolore!/Ciò ch’a a esser, conviene sia./Chi vuol esser lieto, sia:/di doman non c’è certezza. (Lorenzo de’ Medici, noto il Magnifico, Trionfo di Bacco e Arianna o Canzona di Bacco, Firenze, probabilmente 1490)

A tutti gli animali il ne consegue, e alcune altre cosucce che tra con la violenza della loro ottusità. Forse. Oggi Dio di Abramo, Isacco, questi due eventi ineludibili ci accadono: la la donna in politica e in carriera deve gareg- Giacobbe e dell’ultimo malattia, il dolore, l’infelicità? Ma anche tutti i giare con gli uomini in un sistema creato a nato, Gesù, il Cristo, loro contrari, beninteso! Ad onor del vero, la immagine e somiglianza dell’uomo, per cer- secondo i racconti co- prima donna, la madre biologica di tutti noi, care consenso in questo sistema politico, eco- muni ai racconti di al- Eva, (contro il parere di Adamo), ci provò, (e nomico e in definitiva culturale, deve mascoli- tre religioni o delle cul- riuscì): sfidò il divieto e mangiò il frutto della nizzarsi, rinunciare alla sua intelligenza ture comuni dei popoli sapienza delle scienze teoretiche, logiche e fi- emotiva. Sia come sia. Una leggenda metro- antichi, dell’area eura- siche e per aggiunta morali, cioè del bene e del politana, purtroppo oggi di nuovo molto dif- siatica e africana, che male, privati e comuni. Di questo si può cer- fusa racconta al confuso uomo qualunque del Antonio Loru di divinità almeno ne car di dare spiegazione ai giovinetti, ai ma- nostro tempo che se Dio non c’è allora tutto è pos- avevano in abbondan- schi adulti, specie a quelli sposati, non v’è bi- sibile! È con tutta evidenza vero il contrario, e za, e ancor di più aiutanti, semidei, titani, gi- sogno alcuno. Ma mal gliene, e ce ne, incolse! la storia e la mitologia, che altro non è che un ganti e demiurghi, ché creare l’uni- modo arcaico di raccontare la sto- verso in forma di mondo o mondi, ria, mica tanto diverso dalla nostra non è cosa di poco conto; a tutti gli nuova scienza della storia, lo dimo- animali, Dei monocratici o collegi strano ad abundantiam. L’amore divini, a prestar fede ai racconti cristiano è la forma più strumenta- delle loro gesta primigenie narrata le, interessata, opportunistica di in libri, rotoli, volumi e pergamene, benevolenza, non è mai un fine ma avrebbero dato una virtù particola- sempre un mezzo per conquistare re e specifica, all’atto stesso della il massimo profitto possibile, creazione dei primi esemplari pro- nell’ottica del credente: l’eterna vita totipi: agli erbivori, la velocità per beata! Quando è, vero amore cri- scampare agli agguati, ai carnivori stiano! Quando invece non è vero l’astuzia, la forza, la scaltrezza nel amore cristiano ma amore cattoli- tendere agguati, agli uni e agli altri co, è tutt’altra cosa. Il cattolico è di le capacità mimetiche, il fiuto, la vi- un’elasticità morale sublime, non sta finissimi, l’attenzione a ogni ha paura di peccare, di cadere in pur minimo movimento e odore at- quelle tentazioni che nel diritto lai- to a scovar la preda, ovvero, se si è co e civile vengono rubricate come preda, scappare repente, lasciando reati: non pagare le tasse, per esem- il predatore a bocca asciutta. E pio è un reato, per il codice civile, all’uomo? All’uomo l’intelligenza, il per la morale religiosa cattolica è ben dell’intelletto, consideriamo la un modo del peccato, o vizio capita- nostra semenza:/fatti non fummo per le, dell’avarizia, e ci son sempre viver come bruti/ma per seguir virtute e confessione e contrizione (forma- conoscenza. E allora perché gli uomi- le) a rimettere le cose a posto, a ri- ni, e in maggior parte le donne pie, dare profumo di bucato ai panni i seguaci e le seguaci, i fedeli e le fe- sporchi. Il cattolico tipo, (è la storia deli si rifiutano di usarlo il ben che lo dice: Parigi val bene una mes- dell’intelletto, e si rifugiano in for- sa), tra vedere e non vedere, cerca “Il discorso della Montagna”. Dipinto di Carl Heinrich Bloch mule codificate, in preghiere, in riti in tutti i modi di pregustare anche apotropàici, e non si affidano alla scienza, che Certamente è questo il motivo principe per qui sulla Terra, quelle beatitudini che l’aspet- per statuto pone a protocollo delle sue indagi- cui per tanto tempo le donne sono state rigo- tano in cielo, ma essendo la Terra, incorreggi- ni la ragione e l’intelligenza, dono esclusivo di rosamente tenute lontane dalla politica e dalla bilmente terrestre, le beatitudini, alle nostre Dio all’uomo, stando sempre ai poemi e agli cultura: troppo curiose, e la curiosità è il primo latitudini e longitudini presentano molta ade- antichi testi sacri; perché questo disprezzo lievito dell’intelligenza, e l’intelligenza non renza alla materia, non sono mai solo astrat- del più grande dono che Dio ha fatto all’uomo vuole jingle, pretende spiegazioni; il mondo tamente spirituali, per cui anche tanti uomini e solo all’uomo; perché, quando si tratta di vi- avrebbe evitato tante tragedie e sofferenze, se a di Chiesa non hanno disdegnato di sporcarsi ta e di morte, questa cocciuta ostinazione a governare nelle bulè, nei tribunali, nelle impre- le mani con le ricchezze, e pure se il denaro un non voler accettare che se è data nell’ordine del se economiche, fossero state le donne con la po’ di puzza la mantiene, le buone intenzioni tempo la prima, la seconda necessariamente forza della loro intelligenza e non gli uomini segue a pag. successiva 62 [email protected] segue da pag. precedente pregevoli, ma distante anni luce dalla corretta La posta del Dott. Tzira Bella e il suo caritatevole utilizzo possono mondar- lettura filologica della storia, quella degli sce- le, alla bisogna. Con buona pace di Francesco, neggiati italiani degli Anni Sessanta e Settan- Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario non l’attuale ma quello di Assisi, vissuto tra la ta, per esempio, ma che, insomma qualche della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. fine del XII e i primi decenni del XIII secolo, dubbio lo pone, sul perché e sul percome Lui, Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella ossessionato dalla vicinanza del denaro e del- a rappresentarLo qui su questa Terra, per Sua le ricchezze in genere, che fuggiva lontano volontà avrebbe posto papi italiani in contem- Chirurgia plastica più che se fosse il demonio a pararglisi di poranea con papi francesi che vicendevol- Tutte pazze per l’ombelico di una supermodel- fronte. Oggi invece in Italia, con la crisi della mente si davano dell’Anticristo, papi spagnoli la americana. grande industria, per le piccole e medie im- che muovevano guerre per dotare i figli propri Per il culo non c’è concorrenza! prese i profitti aleatori in agricoltura e nell’al- in senso letterale e non in quello metaforico levamento, lo stop alle assunzioni nei settori cristiano per cui saremmo tutti figlioli del La lettera non è di giornata, del pubblico impiego, a tirare la carretta della Santo Padre, di ogni vescovo e prete, di alcuni l’arretrato da smaltire è tanto, precaria economia del Paese rimangono i ser- frati passati in ruolo, di territori sui quali spa- la salute in via di Migliora- vizi, specie quelli sociali, e la raccomandazio- droneggiare, signoreggiare. Di dubbio in mento, n. 64, ma non ancora ne di un prete difficilmente si rifiuta, meno dubbio, (un altro aspetto del sano dubitare e in via di Completa Guarigio- che meno una buona parola d’un Monsignore. che i dubbi l’uno tira l’altro, come le ciliegie, ne (ah, ah, ah, battuta tipica Cosa rispettivamente intendono il vero cri- ma con meno effetti negativi sulla tenuta in- di abitanti del Planet of the stiano e il cattolico tipo con la parola amore testinale), uno potrebbe chiedersi: e oggi, at- Apes). Chiedo scusa agli af- non sono neanche lontanamente parenti; l’i- tualmente, voglio dire nel XIX, XX, XXI seco- fettuosi lettori e lettrici, ma il dea di amore del cristiano si avvicina, o alme- lo, Dio ha ripreso il pieno controllo elettorale nome della supermodella no si è nel Novecento avvicinata, a consimili del Suo rappresentante in Terra o magari so- americana, per noi scimmia- idee dei comunisti, se le parole non sono flatus no ancora in diversi cardinali, le loro diocesi ni è assolutamente incomprensibile: indichiamo la stra- vocis si pensi alla parola più importante per il più o meno importanti sparse per tutto il figa, come dite voi terrestri, con una fila di asterischi. cristiano: comunione, questa si parente stretta mondo, in particolare in America latina, Eu- Il fantasma dell’ultima moda si aggira nel Pae- della parola comunismo; l’idea di amore del ropa mediterranea, Africa e Asia, a decidere se a stelle e strisce: le donne l’ombelico lo vo- cattolicesimo si avvicina, o almeno nel Nove- chi la domenica saluterà La Città e il mondo gliono tale e quale quello della nota supermo- cento si è tragicamente avvicinata a quella dei dal balcone di San Pietro e benedirà i popoli in della e attrice americana, ***** ********, militaristi spagnoli capeggiati da Franco, dei giro per il mondo dalla sua Papamobile? I Me- L’America, Paese che nel ‘900 godette di una dittatori militari dell’America latina, tutti inos- dici sono una serie televisiva anglo-italiana, certa notorietà, per aver, questi fieri allevatori sidabilmente cattolici, o se vogliamo tornare fosse stata solo italiana mi sarebbe difficile di mucche e sterminatori di bisonti, inventato più indietro nel tempo, al XV secolo, a Tomás immaginarla così, pur coi suoi tanti difetti, il chewing gum, una pastiglia che masticata Torquemada, confessore dei sovrani più cat- qualche pregio pure lo ha; trasmessa in Italia dalle 16 alle 18 ore al giorno permette l’espul- tolici della storia d’Europa, Ferdi- sione dell’aria esausta dalla teca cranica e la nando e Isabella e passato alla sua sostituzione con aria fresca e pulita, che storia per qualche altro motivo negli individui di questo popolo oramai mar- che mi sfugge; un tempo che non ginale e praticamente scomparso dalla scena è poi così lontano, se lo intendia- politica internazionale del pianeta azzurro, mo come durata, che si fugge tutta- sostituisce il cervello, che riempie il cranio de- via ma qualcosa lascia: tradizio- gli indigeni di Europa, Africa, Asia e Oceania, ne, memoria, cultura. Agostino, o dei latinoamericani, insomma dell’homo sa- sant’Agostino, se preferite, insegna. piens sapiens, dei primati in genere, e da re- L’amore totalmente laico dell’agnosti- centi studi sembrerebbe anche del paramecio, co oppure dell’ateo chiede poco o il simpatico protista infusore, rappresentante niente in cambio, è benevolenza e più degli oligòtrichi, e pur anche inventato un li- ancora compassione per la comune quido marrone scuro-sporco, frizzante, pen- condizione umana; quand’anche sato per sturare i lavandini intasati ma utiliz- chiede ricambio è niente in confronto alla per tre stagioni, dall’ottobre del 2016 a questo zato in tutto il pianeta come bibita dissetante e pretesa di aver diritto all’eterna felicità del pa- mese di dicembre 2019, in 24 puntate, come si per accompagnare concentrati di grassi saturi radiso, chiede solo di essere ricambiato con diceva un tempo per gli sceneggiati TV. A pro- che da quelle parti chiamano cibo. La moda altrettanta compassione e benevolenza, qui, posito: sapete quanti papi Medici annovera la dell’ombelico alla ***** ********, che furoreg- nell’ora breve dell’unica vita terrena. Chi si af- famiglia originata da Giovanni di Bicci de’ gia negli USA, disgraziatamente si sta esten- fida per navigar le procellóse acque della vita Medici? Ben tre! E di cosa si occupavano pre- dendo anche alla colta Europa, culla e faro del- al fragile vascello del sapere sa che quanto è in valentemente i Medici? Soldi, banche!La fa- la civiltà terrestre. Qui, (scrivo dal vecchio suo potere di sapere sarà infinitamente infe- miglia Orsini? Addirittura cinque! E i Colon- continente, sono cittadino di un noto e Rino riore all’oceano di ignoranza che lo circonda; na, i Barberini, i Della Rovere, gli spagnoli Matto centro sardo, San Nicolò Gergei), siamo chi sale la corazzata della fede, deve credere a Borgia, quanti papi, e cardinali? I Colonna di preoccupati per gli effetti che questa moda po- tutto, o non credere a niente e abbondare la cardinali in famiglia ne contano ben ventitré! trebbe avere sulla nostra non floridissima eco- nave, salire su un vascello più leggero, rim- Ma i servitori dei servitori di Cristo, di che co- nomia: le donne, credendo di farsi più piacen- boccarsi le meningi e affrontare le fatiche del sa si occupavano? E oggi, qual è l’origine ter- ti, potrebbero spendere cifre pazzesche per pensare. Tertium non datur, o meglio una terza rena dei papi che si sono avvicendati e seduti avere con la chirurgia plastica il tortellino di soluzione ci sarebbe, ma a sentire Padre Dan- sul trono dell’apostolo pescatore dal Congres- Venere alla ***** *******. Non lo fate!! Gli uo- te, è la più miserabile di tutte: l’ignavia. Per so di Vienna del 1814 all’attuale? Anzi gli attua- mini sono anime semplici, pratiche: il culo ci avere almeno un barlume di idea intorno ai li due (2) papi, quello in attività e quello in basta. Il caro, vecchio, modesto, umile culo, modi in cui un Papa viene eletto, ovvero se l’a- pensione, saranno frutto del disegno imper- così com’è, nature, acqua e, sapone, (quello scesa al soglio di Pietro è opera imperscruta- scrutabile di Dio? Ah! Saperlo! si!), senza spenderci sopra una cifra. Datemi bile di Dio o risponde a interessi umani, trop- retta, dimenticate il tortello chirurgico: a po- po umani, consiglio di vedere la serie I Medici, steriori potreste pentirvi della spesa. fiction, telenovella, immagini esteticamente Antonio Loru Gedeone Silicone 63 n. 79 Dyanne Thorne: una mastina di nome Ilsa L’ultima apparizione Spero di non attirarmi inutile astio conside- pubblica risale all’Ot- rando Dyanne Thorne, non solo alla stregua di tobre del 2018, una Laura Gemser, della trans afroamericana nell’ambito del Sitges Ajita Wilson o di Tura Satana, resa celebre da International Film Fe- Russ Meyer (Faster, Pussycat! Kill! Kill!), ma ben stival, in Spagna, dove di più, in quanto star assoluta del genere e le è stata dedicata una non semplice attrice di contorno o caratteri- Ignazio Gori retrospettiva. Ma pri- sta, seppur in termini idolatrici dilatatati, e ma di questo meritato tributo, a parte qualche oserei dire “poppati” – a Carole Lombard, a sporadica apparizione in piccoli festival ame- Marlene Dietrich, a , a Ta- ricani – inaugurazioni di Drive-in, rassegne mara Lees, a Yvonne Sanson … Insomma, horror e splatter, o come testimonial in fiere Dyanne Thorne in quanto rappresentante per collezionisti – dal 1990 al 2017 le sue appa- unica di un genere “morto” (ma non nell’im- rizioni si potevano contare sulle dita di una maginario intimo collettivo) è un esempio, mano. Di chi stiamo parlando? Di Dyanne un’icona che ha sprigionato la fantasia di sce- Thorne, attrice stracult degli anni ’70, divenuta neggiatori, registi e fumettisti, per innumere- celebre per un quartetto di film di genere per i voli modelli femminili, fetish e non solo (pur- cultori assolutamente indimenticabile: Ilsa la troppo anche a scapito del buon senso). Ma belva delle SS (1975), Ilsa la belva del deserto (1976), come è iniziato tutto, ovvero come è arrivata Greta, la donna bestia (1976) e La tigre del sesso la Thorne a interpretare Ilsa la belva delle SS nel (1977). In questo articolo mi vorrei focalizzare 1975? Come in tutte le storie più accattivanti è su quelli che a mio parere sono i due migliori iniziata per puro caso e come ribadito dalla film, ovvero Ilsa la belva delle SS e Greta, la don- stessa signora Thorne, ora splendida 75enne,

dottor Joseph Mengele, l’Angelo del Male. E dunque “Frauen über alles!”, le Donne su tutti! Altro che Lili Marlene! La trama del film è sem- plice. Ilsa è una crudele dottoressa che opera su alcune cavie ebree, nel reparto femminile di un campo di concentramento, anzi, par- don!, un campo di lavoro, come preferivano chiamarlo loro. Alcune tra le vittime vengono bollite vive, altre penetrate da dildo elettrifica- ti, e le loro ferite vengono in seguito innestate na bestia, ma prima occorre una breve carrella- da virus di ogni tipo, affinché si arrivi a nuovi ta biografica per chi ancora non avesse avuto sviluppi nel campo della prevenzione delle modo di conoscerla. Nota come la sadica malattie virali che sterminano i soldati tede- aguzzina del genere “Exploitation” denomi- schi al fronte. Di tanto in tanto Ilsa pesca an- nato WIP, ovvero “Women in Prison” – del quale che dal reparto maschile e dopo aver testato le in Italia abbiamo avuto lo splendido esempio capacità sessuali dei suoi prescelti, sceglie di di Violenza in un carcere femminile con la magni- evirarli, perché come una Vedova Nera, prefe- fica Laura Gemser e Franco Caracciolo, diret- risce uccidere i suoi amanti non assoggettan- to dalla coppia Bruno Mattei e Claudio Fra- dosi mai al Maschio ma uscendone sempre gasso (ottimo anche il suo Teste rasate del vincitrice assoluta (la repressa elevazione di 1993), la statuaria Dyanne, nata nel 1943 a Gre- genere). Ma anche l’inossidabile Ilsa fa un ter- enwich, nel Connecticut, ha iniziato come ribile errore, si invaghisce di un prigioniero modella e poi esordito sul grande schermo in è stato il look presentato al provino a fare pre- americano capace di farla godere come nes- un episodio di Star Trek alla fine degli anni ’60. sa sul regista Don Edmons: stivali alti al gi- sun altro prima e questo capriccio le costerà la In seguito si è legata sentimentalmente con nocchio di pelle nera e cappello militare. Lo vita. Wolfe infatti (interpretato dal biondo Howard Maurer, musicista e attore in tre dei slancio del fisico e il portamento giunonico Gregory Knoph) aizzerà gli altri prigionieri film della famosa quadrilogia. La Thorne è hanno fatto il resto. Era nata Ilsa, la spietata verso una fuga dal campo che sembrava im- stata senza dubbio un’attrice di spicco di un “belva” delle SS, la rabbiosa femmina Dober- possibile. Ma il film ha un finale inaspettato e cinema per i giorni odierni quasi impensabi- mann, la perversa dottoressa nazista, una specie assolutamente geniale: a sbaragliare il campo le, non solo per gli elementi contenuti – l’espli- di proiezione transgender1 dell’indimenticabile non saranno gli alleati, ma gli stessi nazisti, i cita crudeltà, i chiari riferimenti al Terzo Rei- personaggio interpretato da Giovanna Galletti quali distruggendo le prove degli esperimenti ch che richiamerebbero reati di apologia in in Roma Città Aperta (la nazista Ingrid), un’ope- si auspicano che i posteri non possano mai molti paesi – non dimenticate il recente e con- razione biotecnica di ultra-femminismo: non a credere all’esistenza dei campi di sterminio; troverso caso di Francesca Rizzi, alias Miss caso lo scopo di Ilsa è quello di dimostrare, at- che poi sarà anche il farlocco alibi del processo Hitler – e per non parlare poi delle femministe traverso i suoi atroci esperimenti sulle depor- di Norimberga. Sotto quest’ultimo inquietan- – ma anche per ragioni dovute alla tendenze tate, che la soglia di sofferenza di una donna è te epilogo, il film ha un substrato anarcoide, e dell’industria cinematografica, anche minore, molto superiore a quella di un uomo, in una un po’ come il Salò di Pasolini – per Carmelo che ha voluto abortire certi generi o sottoge- specie di guerra nella guerra, all’ambito delle Bene l’unico autentico film della Storia, per- neri ritenuti “esauriti” per il grande pubblico. teorie razziste del Terzo Reich attuate del ché “più vero del vero” – dimostra come la vio- Ma io mi chiedo: come si spiega allora che esi- 1 Guarda caso l’ultimo ruolo interpretato al lenza, il Male più profondo non si possa mai stano centinaia di migliaia di seguaci in tutto cinema è stato nella parte di una trans nel film di Dennis sconfiggere, eliminare, perché se è vero che il il mondo ancora e ancora disposti a comprare Feldman del 1987 con Jim Belushi Real Men – Noi uomini Bene elimina il Male, è il Male ad eliminare il quei film e le memorabilia ad essi legati? duri. segue a pag. successiva 64 [email protected]

segue da pag. precedente filmava in accordo con la direttrice le torture e Male in maniera più efficace e dunque atto a rivendeva i nastri ai fanatici degli snuff movies, generare altro Male, nella vera catena della vi- favorita l’insurrezione delle detenute, ne ap- ta. Visto che poteva essere altamente frainte- profitta per filmare il collettivo linciaggio del- so il contenuto del film, il produttore Herman la Delgado, terminato in un cruento banchet- Trager ha voluto – direbbero a Roma con una to cannibalistico. Il video, visto che tratta una operazione “paracula” – inserire un incipit do- vera morte e dunque materia ricercatissima po i titoli di testa, scelta non da sottovalutare: dagli undeground snuffs hunters (cacciatori in- “Con questo film vogliamo auspicare che tali spa- sospettabili di snuff movies), frutterà sicura- ventosi crimini non debbano più ripetersi”. I mo- mente un mucchio di “dinero”. Per questo ulti- ralisti erano così stati messi a tacere con una mo elemento infatti il film è anche accostato museruola adatta. Proiettato senza censure in di straforo al cinema cannibalico, un sottoge- tutti gli Stati Uniti, il risultato fu un grande nere dell’Exploitation, che vede i massimi ver- successo al botteghino. Ad una prima superfi- tici – in una alternanza di rivendicazioni ciale visione, Ilsa la belva delle SS potrebbe dell’idea originaria – in Cannibal Holocaust di sembrare deliberatamente e gratuitamente Ruggero Deodato del 1980 e Cannibal Ferox del esplicito, mentre invece la profondità della mitico nel 1981. Mettendo da psicologia della protagonista andrebbe ana- parte ogni tipo di complicata avventura di lizzata attentamente. Il personaggio di Ilsa, analisi psicologica o sociopolitica, la figura di per quanto estremo, è terribilmente reale. È Ilsa e di Greta (in alcuni paesi si è usata anche questo l’aspetto più sconvolgente del film e il la variante Wanda), che ha chiuso i battenti successo inaspettato della pellicola ha pratica- con l’ultimo film nel 1977 intitolato La tigre del mente obbligato Trager e la Thorne al secondo sesso (Ilsa, the tigress of Siberia) diretto da Jean capitolo, anch’esso con ottimi incassi, intito- genere WIP. In un imprecisato paese dell’A- LaFleur, ha avuto un impatto enorme nell’im- lato Ilsa la belva del deserto, sempre per la regia merica Latina, sottoposto a un governo ditta- maginario pulp collettivo e la stessa Beatrix di Don Edmonds. Ma come detto mi vorrei toriale, la resistenza viene combattuta me- Kiddo, interpretata da Uma Thurman in Kill soffermare sul controverso film girato da diante la clinica “Las Palmas” dove alcune Bill di Quentin Tarantino, seppur in termini Jesùs (Jess) Franco Greta, la donna bestia del ragazze sospettate di far parte del movimento diversi, ne ha subito l’influenza. Ma qual è la 1976, altro must per i veri cultori del genere. rivoluzionario vengono rinchiuse come sog- più intima ragione del successo di Dyanne Questo film (il dvd è difficilissimo da reperire getti socialmente disadattati o pericolosi. In Thorne e dei suoi cruenti personaggi? Credo ed io stesso per caso me lo sono trovato in ma- realtà, la direttrice Greta Delgado (Dyanne che il desiderio sessuale del Maschio, ma an- no in un mercatino delle pulci: i miracoli del Thorne) e il suo braccio destro Pablo Rego che della Femmina, sia equamente ripartito e riciclo!) è al centro di una controversia. La (Erik Falk) sottopongono le prigioniere ad spesso miscelato da estasi e tormento, dal go- stessa protagonista afferma di averlo visto so- ogni sorta di torture e poi le fanno sparire. Abi dimento e dal dolore e questo connubio non lo alla retrospettiva di Sitges, esattamente Philips (Tania Busselier) decisa a scoprire i se- conosce flessione, come non conosce flessio- quarant’anni dopo l’uscita nelle sale, ed esser- greti della scomparsa della sorella Rosa, indu- ne il farsi prigionieri della propria passione; è ne rimasta assolutamente scioccata. L’accor- ce il Dottor Arkos, interpretato dallo stesso dunque inevitabile la potenza sessuale, orga- do preso con Franco infatti non prevedeva ri- Jess Franco, a farla internare. La coraggiosa smica, esercitata da Dyanne Thorne su uomi- prese di nudo integrale al di sotto della cintura ragazza viene scoperta e messa insieme alla ni e donne di ogni età e generazione. La figura e il risultato finale – con inganno dunque per sorella nei sotterranei di tortura, mentre il di Ilsa o di Greta non può essere fraintesa, la Thorne – risulta un abile lavoro di montag- traditore Arkos viene fatto uccidere. Abi fini- non si concede a sfumate parodie o grotte- gio di scene girate con la Thorne e altre, la rebbe nel nulla, come tante altre, se non l’aiu- sche sotto-imitazioni (ci hanno provato e con maggior parte, girate in segreto. D’altronde la tasse Juana (Lina Moray) la favorita di Greta scarsi risultati), è un soggetto dominante e re- storia del cinema è piena di queste bravate – perché in questo film Dyanne è una vorace sistente nell’intimità di milioni di persone – (secondo i registi indispensabili per la riuscita lesbica – e Rego. Quest’ultimo infatti, che “intimità” intesa come paradiso infernale o finale del prodotto) e molte attrici, per varie inferno paradisiaco – e resta questo a mio mo- incomprensioni, si sono viste in tarda età desto avviso il suo fascino inalterato e inalte- quasi costrette ad abiurare certe opere, dicen- rabile. Così come il desiderio più nascosto do ad esempio di essere state raggirate da re- nell’animo umano. Per gli appassionati del gisti e produttori, mentre altre attrici, abbas- genere WIP oltre agli analizzati Ilsa la belva sando lo sguardo, ammettono di averle dovute delle SS e Greta, la donna bestia devo assoluta- fare semplicemente per ragioni alimentari. mente menzionare Salò o le 120 giornate di So- Ma anche certi pudori, certe scelte di memo- doma di Pier Paolo Pasolini (1975), Violenza in ria, vanno comunque rispettati. Oltre ovvia- un carcere femminile del duo Mattei-Fragasso, mente alla Thorne e alla bellissima Tania Bus- La bestia in calore (1977) di Luigi Batzella, me- selier, in Greta, la donna bestia l’attenzione era diocrissimo ma con Salvatore Baccaro in un puntata anche sull’altra protagonista, l’attrice ruolo indimenticabile e – se mi permettete un spagnola Lina Romay, compagna di Franco e bonus extra genere - il conturbante Suor Omici- da lui diretta in molti film erotici. La Romay di (Killer Nun) del 1979, diretto da Giulio Berru- (nome vero Rosa Maria Almirall) – che curio- ti con un cast eccezionale: Anita Ekberg, Joe samente aveva adottato come nome d’arte il Dallessandro, Lou Castel, Nerina Montagnani, nome della sua cantante jazz preferita, la Massimo Serato, e Franco Caraccio- splendida messicana interprete anche di Due lo; anche se questo film si avvicina più al gene- ragazze e un marinaio (1944) di Richard Thorpe, re sex-horror conventuale, l’atmosfera è asso- con la favolosa orchestra di Harry James – è lutamente assimilabile al resto dei film tirati in deceduta per un cancro a Malaga nel Febbraio ballo. Una menzione aggiuntiva la spreco per il del 2012, a soli 58 anni, ed è alla sua memoria recente Magdalene di Peter Mullan, Leone d’O- che vorrei dedicare questo articolo. Tornando ro al Festival di Venezia del 2002. al film, la trama è conforme al canovaccio del Ignazio Gori 65 n. 79 Era una notte che pioveva: Il cinema nostro e la grande guerra “Era una notte che pioveva E che tirava un forte vento Immaginatevi che tormento Per un alpino che stava a vegliar”

Cominciava così una effetti speciali (sequenze con pupazzi). Per in- guerra, ma ciò che trovano è la vita quotidiana delle tante “canzoni di ciso ricordiamo che Pastrone non era nuovo nella sua materialità. Tornando all’Italia, do- guerra”, quella Prima al genere epico e già nel 1914 aveva girato il vremo attendere che la Grande Guerra venga Guerra Mondiale (1914- grande colossal Cabiria, sottotitolato Visione raccontata nei suoi aspetti drammatici e me- 1918) esaltata all’inizio storica del terzo secolo a.C., su soggetto e dida- no nobili in film come Le scarpe al sole (1935) di- come riscatto della no- scalie di Gabriele D’Annunzio. Nonostante retto da Marco Elter, oppure, Tredici uomini e un stra indipendenza ita- che la qualità di alcuni film di guerra non fos- cannone, del 1936, diretto da Giovacchino Forza- liana dallo straniero e se proprio eccellente, il successo era assicura- no, o Fratelli d’Italia (1952) per la regia di Fausto Lucia Bruni poi man mano vissuta to perché permaneva il senso della “patria”, l’i- come tragica realtà costata milioni di giovani dea della “vittoria” e delle “terre irredente”. vite. Quale mezzo più valido per invitare a un Man mano che il conflitto andava mietendo primo entusiasmo, se non il cinema? Astro vittime, il connubio fra guerra e cinema ebbe nascente delle nuove comunicazioni di mas- una brusca frenata e il pessimismo dilagante sa, il cinema possedeva, oltre al fascino di sti- subentrò ai primi entusiasmi. Maciste Alpino, molanti tecnologie, il vantaggio di essere fru- per la regia di Luigi Romano Borgnetto e Lui- ito dal maggior numero di spettatori. Quello gi Maggi, è un film nel quale la guerra non ver- che non potevano giornali, manifesti, propa- rà affrontata nei suoi aspetti cruenti e negati- gande varie, veniva affidato al grande scher- vi bensì con toni che tenderanno a stemperarne mo utilizzato come veicolo sia per idealizzare la drammaticità. Durante gli anni del conflitto atti eroici (all’inizio del conflitto) sia, poi, per la produzione italiana ed europea in generale mostrare la vera faccia meno nobile, quella del perse quantità e qualità diventando succube “Fratelli d’Italia” (1952) di Fausto Saraceni sacrificio e della disfatta (a partire dagli anni ’20). Nel 1915 uscì Sempre nel cor la patria, film Saraceni, e ancora, sempre del 1952, La leg- muto diretto da Carmine Gallone. Si narra la genda del Piave diretto da Riccardo Freda, op- storia tragica di una giovane donna, sposata pure I cinque dell’Adamello (1954) diretto da Pi- con un austriaco, che allo scoppio della guer- no Mercanti, tanto per citarne alcuni. Se ra decide di tornare in Italia e muore eroica- questi nominati erano stati soggetti a varie mente tentando di sventare un’azione anti-i- censure (prima da parte del Regime poi, ne- taliana affidata al marito. A questo ne seguirono gli anni Cinquanta a opera di alcune gerar- molti altri e alla fine del 1916 i film dedicati alla chie militari), la svolta avvenne con La grande guerra erano oltre un centinaio. Alcuni rivolti guerra, nel 1959, per la regia di Mario Moni- anche ai bambini come il medio metraggio mu- celli e la sceneggiatura di Age Scarpelli e Lu- to del 1917, La guerra e il sogno di Momi, per la regia ciano Vincenzoni. Qui, nonostante i riferimen- del cineasta spagnolo Segundo de Chòmon e la ti a certi canoni della commedia all’italiana, sceneggiatura di Giovanni Pastrone, in cui un per la prima volta venivano mostrate le vere bambino sogna di salvare la vita al padre che condizioni di vita dei soldati al fronte. Co- “La guerra e il sogno di Momi” (1917) di Segundo de Chomón combatte al fronte. Il film è anche uno dei munque, per talune situazioni politiche del primi a utilizzare tecniche di animazione con del successo americano. I temi che maggior- tempo, anche in questo caso si rivelò necessa- mente prenderanno campo durante quegli rio addivenire ad alcuni compromessi, ma in- anni furono orientati più che altro alla esalta- fine l’eroismo e l’avanzata italiana ne usciva- zione del comportamento sul campo di batta- no esaltate. Secondo le parole di Monicelli: “La glia: uomini con l’elmetto e donne innamora- Grande guerra era ispirata al racconto ‘Due te sono spesso protagonisti di una storia che amici’ di Guy De Maupassant. Volevamo sfa- va a intrecciarsi con la guerra oppure il tenta- tare il mito di una guerra favolosa, del grande tivo di sdrammatizzare la guerra attraverso slancio eroico dell’Italia di cui si era parlato attori come Charlie Chaplin con il filmCharlot soprattutto durante il fascismo ma di cui si soldato, un muto comico del 1918 per la regia continuava a parlare. Questo anche perché dello stesso Chaplin. Qui il vendicatore degli avevamo letto due libri famosi: ‘Un anno oppressi sogna di catturare da solo il kaiser e sull’altopiano’ di Lussu e ‘Con me e con gli al- di porre così fine alla guerra. Le origini umili pini’ di Jahler a cui ci siamo poi rifatti pren- dell’eroe ne fanno un successo in quanto la ri- dendone proprio alcuni personaggi e situa- uscita dell’impresa è legata al riscatto degli uomi- zioni”. Un film “senza compromessi” sulla ni inviati al fronte verso i loro governi che li co- Grande Guerra fu possibile solo nel 1970 con stringono a combattere una guerra non voluta. Uomini contro diretto da Francesco Rosi e trat- Altri registi si servono della paura per dare forza to dal romanzo di Emilio Lussu “Un anno al loro messaggio pacifista come il francese Abel sull’altopiano”, collaboratore anche alla sce- Gance nel suo J’accuse (“Per la patria”), un mu- neggiatura di Tonino Guerra. E’ il destino di to del 1919, dove un soldato che torna dal fron- un giovane tenente che, compresa l’assurdità te racconta ai suo amici di un sogno fatto: i della guerra, finirà fucilato per aver coperto i soldati morti erano usciti dalle loro tombe ed suoi uomini accusati di ammutinamento. erano tornati alle loro case per vedere cosa era cambiato e per raccontare le atrocità della Lucia Bruni 66 [email protected] La meccanica dei mostri: da Carlo Rambaldi a Makinarium Al Palazzo delle Espo- Crescita Culturale e organizzata dall’Azienda sizioni di Roma, è pre- Speciale Palaexpo in collaborazione con la sente La meccanica dei Fondazione Culturale Carlo Rambaldi. Attra- mostri. Da Carlo Ram- verso oltre cento opere e materiali originali, baldi a Makinarium, la alcuni dei quali inediti, provenienti dall’archi- prima grande esposi- vio privato di Rambaldi, la mostra è basata su zione-evento in grado di un percorso appassionante in grado di trac- Maria Cristina Nascosi di svelare al grande ciare la storia del cinema italiano e interna- pubblico i segreti delle zionale dagli anni Sessanta ai nostri giorni. favolose creature prodotte dal ferrarese Carlo Pone obbligatoriamente, come detto, l’accen- Rambaldi, genio autentico ed unico degli ef- to sulla tradizione artigianale italiana, il no- fetti speciali cinematografici: i suoi lavori han stro cine-made-in-Italy, insomma, quello che dato vita ad una bella fetta di storia del cine- da sempre distingue anche i cineoperatori in ma e gli han fatto meritare, nel tempo, ben tre generale del nostro Paese. Dalla mano di King premi Oscar, due per i migliori effetti speciali Kong, con i suoi oltre sei metri di lunghezza, di Alien (nel 1980) ed E.T.- l’extra-terrestre (nel alle diverse versioni di E.T. e Alien, dai 18 guer- 1983) ed ancor prima l’Oscar Special Achieve- rieri, a dimensione naturale, del film Barbarel- ment Award per gli effetti visivi di King Kong, la di Roger Vadim alle altre decine di esseri nel 1977. Carlo Rambaldi (1925-2012) è davvero fantastici, la mostra consente di ammirare, l’uomo degli effetti speciali, colui che ne ha per la prima volta ed in maniera inedita, la trasformato il ruolo stesso: da elementi di struttura interna delle creature del maestro contesto a protagonisti dei film. Le sue crea- ferrarese, quella meccatronica di cui sopra ture sono divenute un mondo riconosciuto e E.T con meccatronica | © Fondazione Culturale Carlo amato, molti film sono identificati con esse, Rambaldi. Foto Antonio Idini ET, King Kong, Alien di cui si diceva, sono so- lo alcuni. Ma già prima di Hollywood Rambal- di era uno dei maggiori esponenti degli effetti speciali in tutto il cinema di genere. Suoi sono i soldati alieni nel film-cult Barbarella di Roger Vadim, con una giovanissima Jane Fonda. A lui si deve l’ingegnosa figura del Pinocchio di Luigi Comencini, realizzato in meccatronica che garantiva alla marionetta movimenti a di- stanza mai visti per quell’epoca. Quando nel 1971, in occasione della riapertura dell’istrut- toria sulla morte dell’anarchico Pinelli, il giu- dice dispose un esperimento per ricostruire le modalità di caduta del corpo, fu lui a realizza- re il manichino che riproduceva le caratteri- Carlo Rambaldi, Disegno di King Kong | Fondazione stiche del corpo. Dopo aver lavorato con i Culturale Carlo Rambaldi maggiori registi italiani - Lucio Fulci, Lam- al mondo in questo settore, oltre a restaurare berto Bava, Pupi Avati, Dario Argento - nella per l’occasione le opere di Rambaldi in mo- metà degli anni ‘70, si trasferisce negli Stati stra, è, infatti, presente con un importante Uniti, dove collaborerà con i più ragguardevo- Carlo Rambaldi, Pinocchio | Fondazione Culturale settore dedicato alla loro produzione, tra cui li registi dello Star System Hollywoodiano, tra Carlo Rambaldi. Foto Antonio Idini diverse creature del film Il racconto dei raccon- cui Steven Spielberg, Ridley Scott, Oliver Sto- ti di Matteo Garrone, che ha meritato il David ne, Andrzej Zulawki, David Linch. La sua arte, di Donatello nel 2016. Il lavoro di Makinarium la meccanica applicata all’elettronica, la mec- oltre più è la dimostrazione della continuità catronica, appunto - in primis, magnifico arti- di un’eccellenza del nostro Paese oggi in gra- gianato, essendo figlio d’arte di un costrutto- do di amalgamare le capacità artigianali re di biciclette - nasce dal basso, da cose con le più sofisticate tecniche del digitale. Il semplici, umili, un po’ come gli effetti speciali restauro rappresenta un capitolo importante delle origini della Storia del Cinema, quello di questa mostra perché, grazie a Makina- Muto, quello vero, quello che con una lampa- rium, il recupero delle creature di Rambaldi da costruiva una volta celeste ed un plot incre- ha reso possibile la loro fruizione altrimenti dibile - anche se poi si era laureato all’Accade- perduta. Una mostra tra Passato ed Avan- mia delle Belle Arti di Bologna. Ma lui, uomo guardie: da non perdere. nato tra le due guerre mondiali, un po’ l’ulti- mo degli Eclettici, in senso rinascimentale, Carlo Rambaldi, Studio con proporzioni e movimenti Maria Cristina Nascosi Sandri seppe tramutare quella sua ‘specialità’ in qual- E.T. | Fondazione Culturale Carlo Rambaldi cosa di essenziale: non semplici ‘accessori’, **Ulteriori info: www.palazzoesposizioni.it bensì i veri protagonisti del film, un po’ ciò che consente movimenti iperrealistici ai per- LA MECCANICA DEI MOSTRI. DA CARLO RAMBAL- che aveva fatto Giorgione col paesaggio ri- sonaggi. L’esposizione ha un grande valore DI A MAKINARIUM spetto alle figure, se si passa l’azzardato para- aggiunto perché ‘madrina’ del lavoro degli 22 ottobre 2019 > 6 gennaio 2020 gone, anacronistico ma non troppo. L’esposi- eredi di Rambaldi. Il suo grande pregio è di Mostra promossa da zione, curata da Claudio Libero Pisano, è essersi tramandato alle generazioni successi- Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale promossa da Roma Capitale – Assessorato alla ve: il gruppo Makinarium, tra i più qualificati Azienda Speciale Palaexpo 67 n. 79

Abbiamo ricevuto Napoli Cinema 2000 - La città e lo schermo nel nuovo millennio Antonio Tedesco

Il mezzo cinematografico, fin dalle sue origini, ha avuto sempre un rapporto pri- vilegiato con Napoli. In questi ultimi an- ni tale rapporto pare essersi rinnovato su nuovi presupposti che sembrano cogliere il delicato passaggio che stiamo attraver- sando. Un momento di cambiamento, di crisi, dove il vecchio e il nuovo convivono faticosamente. E non possiamo dire an- cora, con precisione, cosa genereranno in futuro. Intanto, cineasti come Garro- ne, Gaudino, Di Costanzo, De Angelis, Marra, eredi dei pur ancora attivi Pisci- celli, Capuano, Martone, con l’occhio affi- nato dalla partecipazione alla vita di ogni giorno (esercitata in molti casi attraverso la pratica del documentario), ci racconta- no vicende sul mondo di oggi. E in parti- colare su questa parte di mondo così sin- golare e rappresentativa che è Napoli. A conferma di una cinematografia che sembra tesa a recuperare in pieno le sue valenze antropologiche in barba ad ogni oleografia o luogo comune che per molti anni ha connotato, almeno in gran parte dei casi, l’immagine della città. “Più che un saggio, un libro di storie. Storie fatte di altre storie. Quelle che un certo cinema sta tessendo da circa due decenni a que- sta parte intorno alla città.”, scrive nell’in- troduzione al libro l’autore Antonio Tede- sco, critico teatrale e cinematografico napoletano al suo attivo già monografie su Tarantino, Zemeckis e “Twin Peaks”. E Tedesco ha dato al suo excursus nel cine- ma napoletano dell’ultimo ventennio la struttura in capitoli che da varie angola- zioni approfondiscono la forza espressi- va di uno dei set naturali più seducenti del mondo, di una delle città più coprota- goniste di sempre. “La città e il suo dop- pio”, “La realtà dentro la fiction”, “La città inafferrabile”, La città animata”, “Tra luci e ombre” sono alcuni titoli dei tredici ca- pitoli che passano in rassegna tra fiction e documentari circa 60 film e una trenti- na di registi tra napoletani e altri che si sono misurati con una location affasci- nante ma anche difficile e complessa con risultati di vario livello ma tutti interes- santi. (A.C.)

(edito nella Serie Oro ideata e coordinata da Anita Curci) Antonio Tedesco, nato a Napoli, giornalista, critico tea- Guide del Cinema (Ripostes 1996); Il fantacinema di Ro- Napoli Cinema 2000 - La città e lo schermo nel nuovo trale e cinematografico, ha collaborato con diversi quoti- bert Zemeckis (Falsopiano 1998); Under ground e Tra- millennio diani e riviste: Il Giornale di Napoli, E-Polis-Il Napoli, sgressione – Il cinema dell’altra America in due genera- Antonio Tedesco L’Articolo (supplemento campano de L’Unità), Diritto allo zioni (Castelvecchi 2000) adottato per alcuni anni nei Editore: Phoenix Publishing Studio (edito dall’Opera Universitaria dell’Università Fe- corsi di Cinematografia Documentaria e Sperimentale al Anno edizione: 2019 derico II di Napoli), Hystrio, con il magazine di teatro on DAMS di Bologna; La scrittura e il teatro (Graus Editore Pagine: 154 p. line Teatrocult. 2007); È accaduto a Twin Peaks – E sta per accadere an- Volume in formato 8° (cm 23 x 15); 150 pagine È caporedattore del bimestrale cartaceo di informazione cora (Kairos Editore – Serie Oro – 2017) EAN: 9788894389685 teatrale Proscenio, edito dal Teatro Pubblico Campano. Euro 12,90 Ha pubblicato vari saggi tra cui Quentin Tarantino – Le 68 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube mese di Dicembre. Inizia a seguire i nostri programmi video- Iscriviti, è gratuito. Qui si parla di Stanlio Stanlio & Ollio in vacanza (1964) | https:// necessaria per conservare il proprio territorio e Ollio youtu.be/xJGS1_u7jfM di libertà. Questo documentario è stato realiz- S.O.S. Stanlio & Ollio | Gli allegri passaguai (1967) | https://youtu.be/ zato con: sequenze tratte dai film di Alberto https://youtu.be/nx- fbjJTlvQ-0E Grifi : L’occhio è per così dire l’evoluzione biologica VLcKEneXg Gli allegri legionari (1967) | https://youtu.be/ di una lacrima (1965/67) Autoritratto Auschwitz Intervista a Oliver a9w2n07701A (1967) Il grande freddo (1971) Presentazione di Hardy (1950) | https:// Stanlio & Ollio teste dure (1967) | https://you- Transfert per kamera” (1975) Transfert per kamera youtu.be/bgn9UnyX_ tu.be/Hj_ChKh2qio (1967) La verifica incerta (1965) coregia Gian- Nicola De Carlo iM Il magro, il grasso, il cretino (1968) | https:// franco Baruchello Anna (1973) coregia Massi- L’ultima apparizione di Stanlio e Ollio: This is youtu.be/A6hZlF2V6uI mo Sarchielli Il manicomio (1977/1983) Il festia- your life (1955) | https://youtu.be/IRiGfNm- Per qualche merendina in più (1971) | https:// val del proletariato giovanile al Parco Lambro GW20 youtu.be/yvEvQHVKuWA (1976) Michele alla ricerca della felicità (1978) Le- Stanlio e Ollio - 1956 - Ultimo filmato insieme Gli allegri passaguai (1989) - antologia dei co- oncavallo... i giorni dello sgombero (1994) coregia | https://youtu.be/t4p1K8Yki5w mici della collana “CINEHOLLYWOOD: pre- Paola Pannicelli e Collettivo Video Leoncaval- 1950, Stanlio e Ollio a Roma: per il loro ultimo go sorrida!” | https://youtu.be/JmyL8y0-c9I lo oltre a Immagini tratte dall’Archivio del col- film e l’incontro con il Papa https://youtu.be/ lettivo Video CS Leoncavallo Le macchine di 1QPMd6gRuIo Alberto Grifi Grifi di Alessandro Barbadoro. Alberto Sordi e Mauro Zambuto, intervista del Ma chi è questo Grifi di Cristina Mazza e Durata: 27 minuti Anno: 1998 Realizzato da: 1995 su Stanlio e Ollio | https://youtu.be/ Giordana Meyer Cristina Mazza e Giordana Meyer Riprese: CizF8HycNOA https://youtu.be/Xqk0tRtEwpU Cristina Mazza, Emiliano Battista Montag- Enzo Pio Pignatiello racconta “Stanlio e Ollio” Intervista fiume di Alberto Grifi (1938-2007), gio: Giordana Meyer | https://youtu.be/Ji_0ZlqhPG0 filmaker molto attivo nella sperimentazione Stanlio e Ollio - Stupìdo | https://youtu.be/ dei linguaggi, geniale cine-inventore tra gli Da Alberto Grifi a Blob di Maraboshi | https:// rgIi_6MWS5w youtu.be/eQbURzCJRCE Questo documentario in- Antologie italiane tende dare attraverso voci - Lui e l’Altro (1968) | https:// che a diverso titolo hanno youtu.be/eVZ44gyy_QU avuto e continuano ad avere Fuori da quelle Muraglie un ruolo importante del (1946) | https://youtu.be/ mondo della comunicazio- BVAsHz8jrzo ne -- una traccia di ciò che è Abbasso le donne! (1947) | stata la sperimentazione fil- https://youtu.be/t3JSpjH- mica degli anni 60/70 italia- GTK4 ni. Alberto Grifi e la sua vita Via Convento (1947) | ht- movimentata e piena di vo- tps://youtu.be/ glia di capire e di sperimen- DjJZC8UlXKM tare mi è sembrata una stra- Non andiamo a lavorare da maestra per cercare di (1947) | https://youtu.be/5r- coniugare e correlare vari pfCyOq5nM modi di intendere il mondo I Vagabondi (riediz. de I fra- della comunicazione filmica tellini, 1960) | https://youtu. nei suoi aspetti meno pale- be/MlB_fWoaQ7E sati e più interessanti so- Le avventure di Stanlio e Ol- prattutto sotto l’aspetto del- lio (1950) | https://youtu. la stretta relazione con be/9F0S0O56WWc anni ‘60 e ‘80, nonostante le numerose censu- l’azione politica derivata da esso. Inoltre lo Stanlio e Ollio Gelosia (Allegri poeti, Crocco- re dalla tv di stato e dal circuito cinematogra- stretto rapporto con “BLOB” che nasce anche lo-Latini) | https://youtu.be/1B3JdMMnb2w fico commerciale, ha nonostante tutto, influi- dalle continue citazioni di Enrico Ghezzi della Il vascello stregato / Allegri poeti (1959) | ht- to su qualche generazione di filmaker e “Verifica Incerta” come elemento primigenio tps://youtu.be/8V6GnfwCuyY cinefili. Nel documentario racconta le sue ori- e fondante della ormai famosa destruttura- La ronda di mezzanotte / Guerra ai ladri (1933) gini e le sue prime esperienze che attraversa- zione e ricomposizione che ha dato origine al | https://youtu.be/Qf_84afPcRY no la storia italiana contemporanea e gli avve- programma televisivo più interessante degli Stanlio & Ollio alla riscossa (1955) | https:// nimenti più importanti della nostra società: ultimi decenni, sia per la sua azione politica youtu.be/J9Rq9soVIvQ l’infanzia durante il fascismo, la fortuna di che per lo stupore e divisione che crea nelle Legione straniera (1959) | https://youtu. appartenere a una famiglia di artigiani del ci- classi sociali a vari livelli. ( nel corso del docu- be/3HAc1zZbEek nema dalla quale eredita la passione e la crea- mentario Sanguineti parla dello strutturali- Le disavventure di Stanlio & Ollio (1960) | ht- tività, la scoperta dell’importanza del lavoro smo ed inoltre dell’importanza che Brecht ri- tps://youtu.be/EMvC0waxZcU cinematografico autonomo e lontano dall’in- teneva fondamentale, di dividere e non di Stanlio & Ollio ereditieri (1963) | https://you- dustria del cinema, gli anni ‘70 e della conte- unire i giudizi sulle sue opere). Maraboshi Da tu.be/Q6SP_fx6cek stazione giovanile affiancati dell’estrema spe- Alberto Grifi a Blob Italia - 2004 - 42 Stanlio & Ollio eroi del circo (1963) | https:// rimentazione di nuovi linguaggi, la militanza youtu.be/dPY4kLOJIU8 politica, la continua lotta straordinaria ma a cura di Nicola De Carlo 69 n. 79 Parasite Un film di Bong Joon-ho, suo anche il soggetto e la sceneggiatura. Ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2019 diventando il primo film sudcoreano ad aggiudicarsi il premio. E’ stato selezionato per rappresentare la Corea del Sud nella categoria per il miglior film in lingua stranie- ra ai premi Oscar 2020. Attori principali: Hye-jin Jang, Kang-ho Song, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-Jeong, Choi Woo-sik, Park So-Dam. 2019

Grazie alla falsifica- zione di alcuni docu- menti il primogenito di una famiglia povera riesce a trovare lavoro come insegnante pres- so una ricca famiglia. Da questo evento pren- Maria Rosaria Capozzi de il via una serie di eventi incontrollati che sono una via di mezzo tra il grottesco ed il comi- co. E’ un film per certi versi scandaloso per le immagini truci, sorprendenti ed inedite che fiottano una dopo l’altra senza lasciare quasi respiro: come la vita reale. La sequenza in cui il nubifragio che si abbatte improvviso sulla città danneggia e distrugge case e vite umane che non hanno altro riparo che quei tuguri così come la sequenza del drogato che incon- sapevolmente vorrebbe scaricare rifiuti orga- nici nel seminterrato della casa dei poveri. Se- quenze sul quale l’autore si ferma lungamente quasi a sottolineare una struttura che ricorda l’inferno dantesco: partendo dalla base, il pia- no più esterno, quello dove splende la luce del sole, vivono i ricchi, privilegiati. Esseri umani senza coscienza, senza consapevolezza alcu- na se non quella delle apparenze. Ad un livello inferiore, quello del seminterrato sopravvive il nucleo fisiologico reietto, dedito a capire ogni giorno come sbarcare il lunario. Al livello sotterraneo vive chi si è voluto ridurre a livello subumano, di topo. I tre mondi sono stretta- mente collegati l’uno all’altro con un’umanità che sceglie la propria collocazione. Il passag- gio da un livello all’altro non è indolore. Quan- do la famiglia del tugurio, genitori e due figli, sceglie di occupare lo spazio superiore, lo fa con premeditate azioni. La sequenza della fi- glia che per facilitare la presa in servizio del padre presso la ricca casa, escogita un cinico piano per far si che il giovane autista venga li- cenziato. E’ una sopraffazione continua dove i colpi bassi , il raggiro ed il tradimento sono rappresentati cinematograficamente in - mo do magistrale. La sequenza della vecchia go- vernante che, a seconda della posizione socia- parassiti: il nucleo dei ricchi che vive molle- come schegge impazzite in preda alle emozioni le che si trova ad occupare si comporta da mente e tranquillamente o la famiglia dei po- del momento, senza nessuna etica. La scena aguzzina o da vittima. E’ un film che ben rap- veri che comunque si da da fare. In una so- della famiglia povera che si ubriaca nel ricco presenta la società odierna, degenerata e sen- cietà così fatta, c’è la rappresentazione di una salotto dei ricchi per festeggiare la presa di za alcun timone se non quello del guadagno e nazione, la Corea del Sud in cui è evidente la possesso della casa. Fa da padrona anche la del “mors tua vita mea”. Ulteriore messaggio, mancanza di un solido welfare che permetta follia. La scena in cui l’uomo topo compie la questa volta, propositivo dell’opera, è la rap- alle persone di essere tutelate. Ne è un esem- strage ai piani superiori del cerchio dantesco presentazione di una cecità mentale che si ha pio la famiglia dei poveri che ha sussidio mi- alla festa di compleanno del giovane pargolo è nel momento in cui si vive nell’agiatezza. Ne è serrimo. Bong Joon-ho non tralascia l’inva- la sintesi di una società disumana e perversa e di esempio la ricca famiglia che neppure si ac- dente influenza americana nel suo Paese: è malata. E’ un’opera che nel suo pessimismo corge di avere parassiti in casa, la famiglia dei presente nelle battute della ricca moglie che grottesco potrebbe avere anche la capacità di miserabili. Nucleo familiare che invece, ha ac- garantisce che la tenda indiana che ha com- inquinare la mente ed il pensiero in negativo. quisito notevole dimestichezza con azioni che prato per il figlio è garantita poichè proviene portano ad escogitare modi ed espedienti per dagli USA. Quindi un’opera che nonostante il vivere il più agiatamente possibile. Le scene genere commedia, non è avulsa da un conte- per far si che la governante venga licenziata. sto storico sociale ben preciso, quello odierno. C’è da chiedersi, a questo punto chi sono i veri In questo contesto i protagonisti si muovono Maria Rosaria Capozzi 70 [email protected] Abbiamo ricevuto Edgar Reitz Uno sguardo fatto di tempo

A 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino la monografia definitiva sul maestro del nuovo cinema tedesco

Sono passati trent’anni dalla ca- duta del Muro di Berlino e non poteva esserci occasione più giu- sta per proporre al pubblico di lettori e cinefili un libro su Edgar Reitz, tra i registi più rappresen- tativi del cinema tedesco con- temporaneo. Firmatario, nel 1962, del “Manifesto di Oberhausen” che ha dato il via alla nascita del Nuovo Cinema Tedesco, Reitz ne è stato uno dei massimi espo- nenti insieme a Fassbinder, Her- zog e Wenders, solo per citare i più conosciuti. Noto a livello mondiale per il ciclo di Heimat, ha raccontato e tramandato alle giovani generazioni le memorie dell’Europa novecentesca. Oltre al processo di rimozione operato dalla Germania nei confronti dell’Olocausto (Heimat) e i fer- menti artistici del ’68 (Heimat 2), Reitz ha saputo restituire, in Hei- mat 3, le speranze e i desideri di rinnovamento legati alla caduta del Muro di Berlino. La ricerca e la sperimentazione sono presen- ti nella totalità dell’opera di Rei- tz, i cui temi cardine sono il ri- cordo, il tempo, lo sguardo del cinema, il femminile. La mono- grafia, che esce nel 2019 per cele- brare i trent’anni dalla caduta del Muro, è la più completa e ag- giornata sul regista, che vi con- tribuisce con una lunga, prezio- sa intervista, ed è arricchita da schede sinottiche dettagliate e da un esauriente apparato bi- blio-filmografico.

Barbara Rossi , media educator, è laureata in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Torino e presidente dell’Associazione di cultura cine- matografica e umanistica “La Voce della Luna” di Alessandria. Giorna- lista pubblicista, cura la rubrica Le lune del ci- cinematografica tedesca contemporanea. Ha pagg. 350 - ­. 24,00 nema per la rivista “Cineforum” e collabora organizzato, in collaborazione con l’Universi- con inserto fotografico con i magazine “Diari di Cineclub”, “Alessan- tà delle Tre Età di Alessandria, la proiezione ISBN: 978-88-8248-425-5 dria News”, “dialessandria” e con il bisettima- della trilogia di Heimat di Edgar Reitz. NOVITÀ nale “Il Piccolo” di Alessandria. È autrice del NOVEMBRE volume Anna Magnani, un’attrice dai mille volti Edgar Reitz Bietti Heterotopia #34 tra Roma e Hollywood (Le Mani, 2015). Organizza Uno sguardo fatto di tempo pp. 350 - € 22,00 annualmente, in collaborazione con l’Associa- Barbara Rossi con inserto fotografico zione culturale italo-tedesca di Alessandria, Prefazione di Sergio Arecco ISBN: 978-88-8248-425-5 una rassegna con il meglio della produzione Heterotopia #34 www.bietti.it/ 71 n. 79

Ritratto di diva #8 Elizabeth Taylor: la diva dagli occhi viola Elizabeth Taylor, ri- di Edward Dmytryk, 1957, sino ad arrivare alle invece, la scrittura per il ruolo della “regina battezzata non a torto due interpretazioni magistrali offerte nei del Nilo” porta bene: riceve un compenso di “la diva dagli occhi panni di Maggie e di Katherine Holly rispetti- un milione di dollari e, sul set, conosce l’attore viola” per la particola- vamente in La gatta sul tetto che scotta di Ri- inglese Richard Burton, con il quale intrec- re sfumatura delle sue chard Brooks, 1958, e Improvvisamente l’estate cerà una relazione passionale e tormentata Barbara Rossi iridi - un verde azzur- scorsa di Joseph L. Mankiewicz, 1959, entrambi che avrà fine solo, nel 1984, alla morte di lui. Il ro con sfumature vio- tratti dai testi teatrali di Tennessee Williams. secondo Oscar, invece, conquistato nel 1967 lacee - nasce il 27 febbraio 1932 nel sobborgo Il primo Oscar arriva nel 1961 con il mediocre per il dramma Chi ha paura di Virginia Woolf? londinese di Hampstead Garden. Il padre, un Venere in visone di Daniel Mann, regista che di Mike Nichols, trova tutti concordi: l’alcoliz- mercante d’arte, e la madre, ex attrice, sono di aveva già portato alla conquista dell’ambita zata Martha è uno tra i personaggi femminili origini americane e fanno ritorno negli States statuetta dive del calibro di Shirley Booth e più intensi cui l’arte della Taylor dà vita, trava- con la piccola Elizabeth allo scoppio della se- Anna Magnani: la Taylor riveste il ruolo della sando in esso la reale dipendenza dell’attrice conda guerra mondiale. A soli dieci anni la prostituta d’alto bordo Gloria Wandrous. Nel da alcol e farmaci. La vita di Liz sul piano per- Taylor debutta nel cinema con una piccola corso della campagna promozionale per gli sonale è stata alquanto travagliata, sia sul pia- parte in There’s One Born Every Minute e - messa Oscar Liz, preda dei postumi di una polmoni- no della salute, funestata da problemi di ogni sotto contratto con la Metro Goldwin Mayer - te, subisce un intervento di tracheotomia tipo, sia sul piano dei sentimenti, declinati nel tra il 1943 e il 44’ gira due film di discreto suc- d’urgenza, che la salva da un principio di sof- corso di ben otto matrimoni. Tuttavia, “la diva cesso, Torna a casa, Lassie! di Fred MacLeod focamento. La drammatica esperienza pare dagli occhi viola” ha rappresentato per molte Wilcox, e Gran Premio di Clarence Brown, gra- fare breccia nel cuore dei giurati per l’asse- donne un raro esempio di energia e coraggio zie ai quali si fa notare per la precocità del suo gnazione degli e Shirley Ma- anche nelle avversità, di fede nei propri sogni: talento. Diventata una giovane donna, a parti- cLaine, anche lei candidata al premio, com- Lei stessa amava ripetere: «Ho sempre am- re dagli anni Cinquanta Elizabeth inizia a in- menta scherzosa: «Ho perso contro una messo di essere governata dalle mie passio- terpretare, con la sua bellezza bruna raffinata tracheotomia». Subito dopo la conquista ni». ma sensuale, ruoli femminili intensi e spre- dell’Oscar la Taylor sbarca sul set del kolossal giudicati, anche se con un pizzico di latente Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz, che esce fragilità: dalla Leslie de Il gigante di George sugli schermi nel 1963 rivelandosi uno tra i più Stevens, 1956, alla Susanna di L’albero della vita sonori fiaschi della storia del cinema. A Liz, Barbara Rossi

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Esce il nuovo numero di Cineforum SOMMARIO 590 del nonsenso dell’esistenza. Mi editoriale sembra interessante, infine, con- Paradossi della menzogna frontare la scelta di Scorsese (il fal- Con i suoi ultimi film Martin Scorsese sembra so come cuore nero della narrazione/ aver optato in maniera definitiva per l’appro- rappresentazione cinematografica) con vazione radicale del principio del falso come il proposito “redentore” che invece Ta- cifra di comprensione e/o movente originario rantino affida al cinema il compito di del suo lavoro di cineasta. Intendiamoci: non mostrare come necessaria la distor- è che il tema della menzogna, del non detto e sione dei fatti storici (tanto della dell’indicibile capace di palesarsi all’improvvi- microstoria quanto della Storia in so nel conflitto, nell’atto violento (tanto più maiuscolo): due approcci apparen- violento quanto più imprevedibile, nascosto temente differenti alla materia nar- dietro l’apparenza ingannevole dell’intesa) rabile ma in fondo convergenti nello fosse assente nella sua filmografia preceden- spirito di irriducibilità che ci trasmet- te. Anzi. Ma il finale ri/velatore di Silence, con tono, circa la posizione e la funzione la ricomparsa del piccolo crocefisso nascosto dei film nell’instancabile revisione tra le mani dell’apostata Rodrigues; le falsità degli orizzonti del nostro immagina- che costellano la struttura narrativa di Rolling rio. Thunder Revue (A Bob Dylan Story By Martin Adriano Piccardi Scorsese, non a caso); la scelta consapevole e primopiano dichiarata di realizzare The Irishman sulla ba- The Irishman p.04 se di un libro che raccoglie anche dichiarazio- Giampiero Frasca ni inattendibili, o apertamente inficiate da le- Lo sguardo dallo spiraglio p. 06 gittimi dubbi di veridicità, da parte di un Anton Giulio Mancino protagonista spinto da cause sulle quali è pos- Cupio dissolvi p. 10 sibile fare soltanto supposizioni. Ebbene, i film questo vero e proprio crescendo non può non Dario Tomasi essere messo in collegamento con una strate- Parasite di Bong Joon-Ho p. 17 Palinsesti Antonioni e Pavese. Le amiche: Pri- gia di autosmascheramento, un desiderio di Roberto Chiesi me prove di un’epica della scomparsa o della confessione, quasi a voler aprirsi al pubblico e Grazie a Dio di François Ozon p. 20 fuga dal mondop. 50 a se stesso in una ricerca di sincerità (di per- Tullio Masoni Juri Saitta dono?). Posizione paradossale, certo, soprat- Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone Filmaker. L’altro volto dell’Ameri- tutto se si pensa che la categoria della menzogna, p.23 can Way of Life p. 58 della falsificazione, da sempre si accompagna Matteo Mazza e Simone Soranna all’atto del narrare. E questo vale non soltanto La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Loren- Premio Adelio Ferrero 2019 a proposito della narrazione cinematografica, zo Mattotti p. 26 Ilaria Puliti anche se nel caso di quest’ultima si aggiungo- Alberto Morsiani L’adolescenza femminile nel cinema di Alice no elementi che spingono in maniera ancora Le Mans ‘66 – La grande sfida di James Mangold Rohrwacher p. 68 più decisa ed estrema in tale direzione. Nar- p. 29 Desirée Massaroni rare i fatti significa automaticamente travi- Tina Porcelli Recensione Santiago, Italia di Nanni Moretti sarli: semplicemente inventarli o selezionarli, L’età giovane di Jean-Pierre e Luc Dardenne p. p. 79 riportarli in modo inevitabilmente soggetti- 32 Tullio Masoni vo, tacendo magari dettagli decisivi in nome Edoardo Zaccagnini Pratolini trascurato. Una nota su La costanza delle aspettative e del bisogno di sicurezze da Sole di Carlo Sironi p. 35 della ragione p. 80 parte dei destinatari del racconto (dobbiamo Alessandro Lanfranchi ancora ricordare una delle battute più famose Miserere di Babis Makridis p. 38 Festival della storia del cinema sul rapporto tra i fatti e Chiara Boffelli/Festival Internacional de Cine la leggenda?). Ma forse l’operazione di falsifi- Alberto Morsiani de San Sebastián p. 85 cazione più radicale sta proprio nella necessi- Panama Papers di Steven Soderbergh p. 41 Paolo Vecchi/Pordenone 2019. Hart, De Mille, tà di dare, attraverso la narrazione, un signifi- Claudio Gaetani Protazanov p. 87 cato al mondo, a quella rete di relazioni e di Downton Abbey di Michael Engler p. 44 Mariangela Sansone azioni e di reazioni che altrimenti davvero Katia Dell’Eva, Elisa Baldini Ravenna Nightmare International Film Fest non sarebbero che un’accozzaglia di strepiti e The Bra. Il reggipetto – L’uomo senza gravità p. 48 p. 89 furore senza costrutto. Del resto, già la cele- bre battuta di Macbeth altro non è che una di- percorsi le lune del cinema a cura di Barbara Rossi p. sperata ricerca di senso nel riconoscimento Gianni Olla 92 73 n. 79

Teatro Victor und Victoria torna nei teatri con la temperamentosa Veroni- ca Pivetti Viktor und Viktoria, lo sospetti. Le atmosfere bohèmien delle prime spettacolo, che vede scene lasciano ben presto spazio a grand ho- impegnata anche in tel, cristalli scintillanti, abiti da sera. Viktor questa stagione tea- und Viktoria passa da un successo all’altro con trale nei panni della la brillante compagnia capitanata dalla cau- protagonista Veronica stica Baronessa Ellinor Von Punkertin (Pia Pivetti, interprete di Engleberth) in cui spiccano Lilli Shultz (Ro- fiction di successo e berta Cartocci), buffa e biondissima ballerina diretta al cinema, fra di fila di cui Vito è innamorato e un attrezzi- gli altri, da Carlo Ver- sta dai modi bruschi e ambigui, Gerhardt (Ni- Giuseppe Barbanti done e Lina Wertmul- cola Sorrenti). Ma, tornati a casa per l’ultima ler, ripropone sulle tavole del palcoscenico recita, un incontro fatale con il fascinoso con- una vicenda che ha goduto di grande fortuna te Frederich Von Stein (Giorgio Borghetti) sul grande schermo. Sul piano drammaturgi- cambierà per la seconda volta, e probabilmen- co la curatrice dell’adattamento, Giovanna te in maniera irreversibile, la vita di Susanne. Gra, dei due film che hanno trattato la storia Non mancano negli sviluppi della vicenda i - il primo tedesco del 1934, soggetto di Hans riferimenti espliciti all’attualità di una Ger- Hömsburg, regia di Reinhold Schünzel il se- mania in procinto di diventare nazista. Que- condo del 1982 firmato da Blake Edwards che sto compito viene affidato a un personaggio ha avuto ben 7 candidature all’Oscar- ha scelto completamente inventato, l’attrezzista Gerhar- di rifarsi al primo lungometraggio: rispetto al dt, frutto del suo tempo, impegnato com’è nel secondo, ambientato in Francia, il primo, in- dare la caccia a “invertiti e pervertiti”. Grande fatti, consente di affrontare in maniera ap- prova di interprete, anche sotto il profilo ca- profondita il periodo della repubblica di Wei- noro, quella dell’attrice milanese, aiutata in mar e conseguentemente il momento storico questo dalla regia di Emanuela Gamba, che fa in cui si afferma il nazionalsocialismo con si unisce a lui e insieme trovano il modo di qualche riferimento al cinema degli anni ‘20, tutti i potenziali sviluppi che ciò consente. cambiare la propria vita, grazie ad una prodi- ma si rivela soprattutto attenta ad assicurare Ambientata, quindi, nella Berlino degli anni giosa metamorfosi che fa di Susanne Viktor nei diversi passaggi il ritmo richiesto da un ‘30 del secolo scorso, la vicenda vede Veronica und Viktoria, cioè un temperamentoso en tra- testo percorso da colpi di scena, battute di spi- Pivetti, misurarsi con un unico personaggio vesti, acclamato in tutti i teatri d’Europa, il cui rito e divertenti equivoci. Le musiche origina- che nella storia viene assumendo un doppio fascino misterioso scatenerà presto curiosità e li e gli arrangiamenti di Maurizio Albeni ben ruolo, nella vita femminile e sulla sce- si intonano con lo spirito del tempo An- na, nella finzione teatrale, ambigua- che scene e costumi di Alessandro Chi- mente maschile tanto da assumere il ti si rivelano essenziali e funzionali tra- nome d’arte di Viktor/Viktoria. Per la dendo una cura per il dettaglio veramente prima volta sui palcoscenici italiani la encomiabile. Uno spettacolo, intenso, trasposizione teatrale del plot cinema- coinvolgente e di sicuro divertente, tografico si rifà alla versione originaria. che, nonostante le sfumature leggere, Veronica Pivetti veste i panni della can- non rinuncia a far riflettere, oggi come tante Susanne Weber, che si stabilisce 90 anni fa, su tematiche impegnative, nella Berlino disastrata della Repubbli- come la tutela dei fondamentali diritti ca di Weimar, spinta dal bisogno e alla civili. disperata ricerca di una scrittura. Qui conosce un attore italiano, Vito Esposito, Giuseppe Barbanti

74 [email protected] Santa Subito L’ultimo lavoro di Alessandro Piva è un documentario dal titolo Santa Subito (Italia 2019, 60’), girato tra Bari e Paolo del Colle. Soggetto e Sceneg- giatura: Alessandro Piva e Laura Grimaldi. Colonna sonora con musiche originali di Mattia Vlad Morleo. Fotografia: Alessandro Piva e Michele Falleri. Suono: Matteo Lugara. Voce narrante dell’attrice Federica Torchetti

Dopo aver ottenuto il “Premio del Pubblico BNL” alla 14.ma Festa del Cinema di Roma, il regista ha voluto ac- compagnare la proie- Adriano Silvestri zione in numerose sa- le della Puglia, a cominciare dalla Anteprima per il pubblico, in data 8 Dicembre, al cinema Vittoria di Monopoli - nell’ambito del Sudesti- val - ed ha presentato personalmente il suo film in tour tra Milano e San Donato Milane- se, Roma e Albano Laziale, poi al “Vittoria Pe- ace Film Festival” in provincia di Ragusa ed a Matera, mentre negli stessi giorni oltre trenta cinema italiani programmavano il documen- tario. Ora i centri anti-violenza, a cominciare da “La Giraffa”, hanno adottato il film e lo pro- porranno nelle proprie sedi. «Palo del Colle. 5 Marzo 1991. La storia di Santa Scorese, una ra- gazza di 23 anni che viene accoltellata a morte dal suo persecutore, davanti agli occhi impo- tenti dei genitori e di una società all’epoca im- preparata ad affrontare i reati di genere e lo stalking. Aveva subito le morbose attenzioni di uno sconosciuto molestatore, senza mai mettere in discussione la sua vocazione all’a- iuto del prossimo e il suo percorso spirituale. Un reato di stalkeraggio prima che esistesse la parola “stalker” e lo stesso reato.» Nel do- cu-film compaiono: Piero Scorese - Angela Dachille - Mario Defilippis - Dino Tarantino - Don Tino Lucariello, Mariapia Vigilante e so- prattutto Rosa Maria Scorese, la sorella di Santa, che ricorda: «Ogni volta che racconto questo film è anche terapeutico per me riusci- re a parlare; serve a tenere viva la memoria e credo che possa essere di esempio per tanti. Lo schermo mi sembra il veicolo giusto...». È in corso un processo di beatificazione (ma non viene detto) della ragazza e il film vuole diversificarsi dai servizi giornalistici dedicati all’argomento e, volutamente, ne inserisce uno della TGR Puglia con interviste fatte all’e- poca da Enza Caccavo. Nel film tutti parlano di Santa al presente e lo fanno come se la ra- gazza fosse ancora in vita. Si sfogliano le pa- gine del suo diario, giorno per giorno, come se fossero state scritte ieri. Va rilevato che non l’altro privato, entrambi centrali. Per me che collaborazione con le associazioni del terzo ci sono scene di sangue, non ci sono immagi- da 40 anni vivo la magistratura come servizio, settore dell’Italia meridionale. E portato ni di ospedali: i fatti sono raccontati unica- il film è un pugno nello stomaco: documenta il avanti con forza - sin dalla sua ideazione - in mente con la viva voce dei testimoni. Sono fallimento di un sistema che non riconosce prima persona da Simonetta Dellomonaco, lontani i tempi in cui il regista salernitano, quello che è riconoscibile e non garantisce chi oggi Presidente della Commission, all’epoca trapiantato a Bari dai tempi del liceo, debutta- chiede garanzie, perché ne ha bisogno più de- consigliere di amministrazione della stessa. va con Lacapagira e il successivo film Mio Co- gli altri. L’altro profilo, più intimista, è quello La Fondazione Con il Sud ha sostenuto la la- gnato, entrambi girati e ambientati totalmente che racconta la “perdita”: non è solo un film vorazione; ha messo a disposizione delle pro- in questa città. Da allora si è cimentato nel sulla violenza di genere. È un film sulla deso- duzioni - dei sei documentari e dei quattro montaggio, nella sceneggiatura, nei testi, nella lazione che segue un’amputazione innatura- cortometraggi selezionati per questo proget- produzione, negli adattamenti radiofonici ed le, del figlio che scompare prima di te; del do- to - l’importo di 400mila Euro ed ha presentato è pervenuto con maturità al documentario. lore vissuto dignitosamente e senza fine...». con successo l’iniziativa alla Mostra del Cine- Annamaria Tosto, Presidente del Tribunale Film prodotto da Apulia Film Commission, ma di Venezia. Penale di Bari inquadra i due aspetti che carat- Fondazione Con Il Sud e Seminal Film, nell’ambi- terizzano il film: «Uno a valenza “politica”, to del progetto “Social Film Found”, sviluppato in Adriano Silvestri 75 n. 79

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXXIV) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...” (Profezia avverata)

Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 76 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

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Omaggio Giù la testa (1971) di Sergio Leone Juan Miranda (Rod Steiger): Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivolu- zione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: “Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto” [...] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivolu- zioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dico- no: “Qui ci vuole un cambiamento!” e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Par- lano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivolu- zione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione... E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente... tutto torna come prima! 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