Della Vita Privata Dei Genovesi Uscì Per La Prima Volta a Stampa Negli Atti Della Società Ligure Di Storia Patria, in Sullo Scorcio Del 1866
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BELGRANO DEL LA VITA PRIVATA DEI GENOVESI SECONDA EDIZIONE ACCRESCIUTA DI MOLTISSIME NOTIZIE, AGGIUNTEVI ALCUNE TAVOLE COMPARATIVE DEI VALORI MONETARII GENOVESI COLLA ODIERNA MONETA ITALIANA coMPILATE DA C. DESIMoNI. S-- GENOVA 'TIPOGRAFIA DEL R, ISTITUTC) SORDO-MUTI M.D.CCC. LXX. V // DELLA VITA PRIVATA DEI GENOVESI “Proprietà Letteraria A MICHIELE AMARI SENATORE DEL REGNO D' ITALIA CHE NEI DOCUMENTI ARABICI SAPIENTEMENTE ESPLORATI D I S C HI I U S E UN T' E S O R O D I L U C E ALLE STORICHE DISCIPLINE INT IT OL A QUESTE CARTE coN REvERENTE AMICIZIA L'AUTORE UESTA monografia della vita privata dei genovesi uscì per la prima volta a stampa negli Atti della Società Ligure di Storia Patria, in sullo scorcio del 1866. Nè in crebbe il vedere che un popolo il quale già innanzi era stato in molti e dotti volumi considerato, discusso e meritamente lodato per le sue grandi imprese e pe' suoi trovati econo mici, venisse ora tolto a speciale disamina sotto un altro punto di vista, più consentaneo forse allo spirito del nostro tempo, animoso e sottile indagatore. Ca perchè l'argomento è assai vasto, e somministra attinenze numerose e svariate, sì che difficilmente potrebbe mai dirsi esaurito; niuno meraviglierà se, comparando la presente con l'antica edizione, troverà il lavoro meglio che duplicato. Pel che opportunamente alle notizie da me adunate se ne aggiunsero altre parecchie via via comu nicatemi con isquisita gentilezza da colte e studiose per sone; ed in particolar guisa da' miei egregi amici Federigo Alizeri, Cornelio Desimoni, Achille Neri, Francesco Po destà, Marcello Staglieno. “Pur mantenendo la primitiva distribuzione dell'opera in quattro parti, ne ho modificato in più luoghi l' ordi namento; ed oltre a ciò stimai non disutile distribuirla tutta in capitoli. Nutro poi la certezza d'aver fatta cosa gratissima al pubblico, soggiungendo in fine alcune Tavole comparative degli antichi valori monetari genovesi colla odierna moneta italiana; le quali furono compilate a mia preghiera dal prelodato cav. Desimoni. Del quale se tutti conoscono la profonda dottrina e la singolar perizia in ogni ramo della nostra storia; ed io ne pregio quanto altri l'ingegno, e ne ammiro insieme le rare doti del C!!0)(2. Genova, Aprile 1875. L. T. “BELGRANO. da AAA A- AAA AAaAaAa (6) vgr v vir r vr vrvirvrvrvirvr r INTRODUZIONE N, ALUNI fra gli storici dei secoli XIII e XIV, i quali ci hanno lasciata una dipintura a ) larghi tratti de'tempi cui seguitarono a breve distanza, descrivono i costumi de gli italiani tutti spiranti semplicità, e quasi diremmo ancora selvatichezza. Ai giorni dell'imperadore Fede rigo II, così diceva Ricobaldo Ferrarese, rozzi erano in Italia riti e costumi. Gli uomini portavano mitre di ferree squame; a cena marito e moglie mangia vano a un solo piatto, nè usavan legni da tagliare; uno o due bicchieri bastavano ad una famiglia. Di notte illuminavan le mense con lucerne o faci, cui sosteneva un donzello; ma non vedeansi candele. Gli uomini vestivano rozze lane o pellicce; le donne BELGRANo. “Della vita privata ecc. 2 2 stavansi paghe a tuniche di pignolato, anco allora che andavano a marito; poco o nessun uso faceasi d' oro o d'argento; e si era parchissimi nel mangiare. I plebei tre dì per settimana pascevano carni fresche. Allora desinavano erbaggi cotti colle carni; e forni vasi la cena co' resti delle medesime fredde e riposte; nè tutti beveano vino all'estate. Di poca somma sti mavansi ricchi. Picciole eran le canove, non ampli i granai. Lieve dote bastava a collocar le fanciulle; nè zitelle, nè spose costumavano fregi preziosi intorno il capo; e le donne legavan le tempia e le guancie di larghe bende, cui annodavano sotto il mento. Gli uo mini faceano loro gloria di cavalli e d'armi; i nobili poneanla nel noverare di molte torri fra i loro ster minati possessi (1). Se non che, il raccontato da siffatti lodatori dei tempi trascorsi trovasi contraddetto da parecchi altri scrittori, non meno de' primi gravi ed attendibili; e però, anzichè pigliare alla lettera l'esposizione loro, conviene ammettere con Cesare Cantù, che Ricobaldo Ferrarese ed i suoi compagni voleano, esagerando il confronto, far rimprovero al fasto dei loro tempi « come noi sentiamo tuttodì esaltare dai vecchi i co stumi sobri e schietti che correvano in loro gioventù, e che pure formavano soggetto di beffe e rimproveri ai poeti, ai comici, ai predicatori d'allora. Se mai (1) RIcoBALDI FERRARIENSIs Compilato Chronologica, apud MU RAToRI Script. Rer. Ital. IX, 247. 3 l'esiglio nostro sarà prolungato, anche noi ne' tardi anni rimpiangeremo la beata semplicità e l'ingenua fede che correva ne' tempi di nostra giovinezza » (1). D'altra parte, è necessario strettamente il distinguere da' Comuni e dalle Signorie di dentro terra le città marittime, come quelle che sorsero prima delle altre a libertà, e colle conquiste e i commerci, di che eb bero anzi l'indirizzo che il maneggio, di buon ora en trarono nella via delle ricchezze e dello incivilimento. Per procedere con ordine nello svolgimento del la voro propostomi intorno la vita privata de' genovesi, occorrerà ch'io tocchi anzitutto di ciò che si attiene alle loro abitazioni; dica poscia del mangiare; quindi ragioni del vestire; ed infine mi soffermi a ritrarne il costume. Le mie ricerche si drizzano specialmente all' età di mezzo; tuttavia mi è occorso di varcare frequenti volte il confine, allo scopo di meglio completare le notizie fornite; non senza fiducia che l'importanza e novità delle stesse valga a scusare le digressioni. (1) CANTù, Storia Universale, vol. XI. PARTE PRIMA LE ABITAZIONI CAPITOLO I. CASE DI LEGNO E CASE DI PIETRA erano per la maggior parte costrutte in legno. Ciò spiega il motivo per cui tra gli obblighi del Cintraco, o banditore del Co mune, era quello di dovere ne' giorni in cui spi rava il vento d'aquilone andare intorno pel castello, la città ed il borgo ammonendo ciascuno che invigilasse al fuoco (1); e ne fa accorti del perchè in breve ora un incendio distruggesse la contrada di sant'Am brogio (1122), e quasi tutto il quartiere di Palazzolo (1179); ed in Mercato vecchio, ne' banchi de' cam (1) Liber Jurium Reipublicae Genuensis, I. 78. 6 biatori (1213), divampassero oltre a cinquantaquattro edifizi (1).