L'arte Dei Corallieri Fino Al 1528

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L'arte Dei Corallieri Fino Al 1528 ONORATO PÀSTINE j* # j* L’ARTE DEI CORALLIERI NELL’ORDINAMENTO DELLE CORPORAZIONI GENOVESI (SECOLI XV-XVIII) Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 iiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiyiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiiiniiiiiiiiinniniiiiiiiinniniiiininiinimniinniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiyyiiiiiiiiiiiiiiiiiyiiiiiiiiiiii!!!!!:!!!l:!!!!!!!:;!!!!:!!!!i:!!ll"lll,,... ......... ..... ........ ..... ............. ..................... LE CORPORAZIONI GENOVESI E L'ARTE DEI CORALLIERI FINO AL 1528 < j* j t j * r. Origine dell’arte dei corallieri & & Il 24 ottobre 1477 quarantadue maestri corallieri rivolgevano al Go­ vernatore ducale di Genova, Prospero Adorno, (la città era allora sotto il dominio sforzesco) e al Consiglio degli Anziani del Comune una supplica, con la quale chiedevano di poter essi pure, a somiglianza degli altri artefici genovesi, formare « colegium et universitatem », degnandosi le Loro Signo­ rie di dare commissione « aliquibus gravibus viris laicis seu jurisperitis », affinchè, uditi i supplicanti ed altri della medesima arte, stabilissero « capi- tuia quae laboratoribus dicte artis coralorum » sembrassero « expedire et honori civitatis convenire ». Il Governatore e gli Anziani davano pertanto incarico ai « Capitulatores » di esaminare l’istanza e di riferire (1). Quando l’Arte si avviava così a costituirsi, in un assettamento regolare ed ufficiale, accanto alle altre corporazioni cittadine, era essa, come si vede da questo stesso documento, già fiorente e numerosa. Certo maestri corallieri in Genova dovettero esistere in epoca più remota. Tuttavia a prova di ciò non mi riferisco a quegli atti notarili di (1) I Capitoli furono poi definitivamente approvati, come vedremo, nel 1492. T. Belgra- NO (Della vita privata dei Genovesi, Genova, 1875, p. 104) ricorda questi capitoli e il decreto del 20 dicembre 1498 (ivi stampato erroneamente 1488); A. Ferretto (Coralli, corallieri e coral­ line nei secoli XIV e XV in * 11 Cittadino », 18 marzo 1927) cita la deliberazione del 23 maggio 1488 e i decreti del 20 maggio 1491 e 2 marzo 1492. In realtà mi risulta che il pri­ mo atto relativo alla compilazione dello Statuto dell’Arte dei corallieri è quello sopra citato del 1477 (Archivio di Stato in Genova, Artium, filza 1). Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 28Ò — inventari e testamenti (1), nei quali si parla semplicemente di lavori in co­ rallo, in quanto non è detto con ciò che essi venissero compiuti in Genova, pur essendo sempre interessante e significativo il fatto che frequente fosse ivi l'uso di tale ricercato prodotto. Sono reste di paternostri di corallo misto ad ambra o a perle ed ar­ gento; spadetti pure di corallo e d’argento che le dame solevano portare alla cintura; bottoni o applicazioni fatte all’esterno di saccocce e borse per ambo i sessi: tutti oggetti che potrebbero per se stessi far pensare allo sviluppo di una lavorazione locale. Si ricordi che fin dal 1248 (2) si era già regolar­ mente costituita in Genova la corporazione dei fabbri d’oro e d’argento; e gioielli e chincaglierie uscivano dalle botteghe di orefici e « jacolistae » fio­ renti in questa città, per quanto l’Alizeri opini che « l’arte dell’ammanire le gemme, e del ripulirle, e del rabbellirle ed affazzonarle nel miglior modo », non fosse « sì antica com’altri potrebbe credere (3) ». Non appare quindi inverosimile che da lungo tempo anche il corallo venisse lavorato da nostri artigiani, tanto più che, come sappiamo, fin dal 1154 uomini di Portofino si dedicavano alla pesca del prezioso polipaio. Tale supposizione sarebbe confermata, a detta di F. Podestà, (4) da « molti rogiti » del sec. XIV. Questo autore non cita però i rogiti in parola; e quanto al vago accenno a documenti di mastro Salmone, (5) l’atto del 1° ottobre 1222, a cui pare riferirsi, non prova punto la lavorazione del corallo in Genova, poiché in esso soltanto si parla di certo Oberto Ismael che co­ stituisce un procuratore « ad petendum et recipiendum » trecento bisanti, dati in accomandita in Damasco e « implicatos in auro et in corallo ». Poco esattamente poi, come risulta da quanto sopra si è detto, lo stesso studioso afferma che l’arte dei corallieri avesse già leggi proprie « sulla metà del secolo XV ». È certo ad ogni modo che questo secolo vide il primo grande sviluppo della nostra arte in coincidenza con l’incremento della pesca del corallo; la quale ha appunto il suo primo periodo di flori­ dezza nella seconda metà del quattrocento. Cadono infatti in quest’epoca i privilegi del 1452 a Marsacares e del 1469 in Sardegna, la scoperta dei ban- (1) Ad esempio, quelli del XIV secolo, dal 1301 al 1391, ricordati dal Ferretto, art. cit. (2) S a n t e V a r n i, Appunti artistici sopra Levanto, Genova 1870. (3) F e d e r i c o A l iz e r i , Notizie dei Professori di Disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, Genova, vol. VI (1880) p. 268. L’A. stesso ricorda tuttavia che nel 1250 Armanno Fatinanti giurava con altri sedici maestri di non dare a credenza per dieci anni « de auro vel argento perlis gemmis vel lapidibus pretiosis » (p. 272). (4) F r a n c e s c o P o d e s t à , Il trattato del corallo di P. Balzano, 1880, p. 11. (5) F e r r e t t o , Liber Magistri Salmonis Sacti Palatii notarii, 1222-1226 in « Atti della Società Ligure di Storia Patria » vol. XXXVI, 1906. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 2Ò1 chi di Coi sica del 1475 e le successive concessioni del Banco di S. Giorgio a nobili genovesi. Pioprio in questo tempo (1477), (1) come vedemmo, i maestri coral­ lieri genovesi richiedevano al Governo la facoltà di costituire la propria « università » sotto regole fisse, non avendo essi ancora nè « colegium » nè « capitula prout cetere artes seu artifices aliarum artium ». E vero che, come affermano i supplicanti, molti già erano allora quelli che in Genova si dedicavano a siffatta lavorazione, ed è pur vero che gli inconvenienti lamentati nel nostro documento denotano essi stessi un pre­ cedente esercizio relativamente lungo di tale arte; ma non è men sicuro che questa, in confronto con altre principali industrie cittadine, aveva avuto uno sviluppo più recente, pervenendo quindi ad una più tarda formazione della propria corporazione. il. L’artigianato genovese prima del 1492 Jt Sebbene l'attività economica preponderante in Genova fosse, già nelle epoche più remote, il commercio, certo ivi non mancarono di svilupparsi fin dai primi tempi quelle industrie e quei mestieri che erano più necessari alla vita in genere e alla navigazione in ispecie. Particolari sono le condizioni interne della città, dove, a differenza di quanto avviene altrove, il ceto mercantile — il quale, dedicandosi alla mer­ catura anche la nobiltà, originariamente si identificava con la « compagna » e col comune stesso — non forma mai un collegio distinto con propri or­ dinamenti. Quelli che sono detti con significato politico-sociale i « mercato­ res » (popolo grasso), si trovano poi frequentemente in conflitto con gli « artifices » (popolo minuto); nè le « arti », una volta costituitesi, mai riescono ad assurgere ad una vera potenza politica. Gli artigiani, spesso riuniti in distinte contrade, vanno aumentando continuamente di numero, ma riman­ gono sempre in condizioni d’inferiorità di fronte ai mercanti. Inoltre, per trovare i vari gruppi di artefici raccolti in speciali corporazioni, dobbiamo scendere fino al XIII sec., cioè in un periodo di tempo più recente rispetto a quello, in cui si verifica un analogo fenomeno presso altre città. (1) In questi anni (1479) cade il brutto fatto di cronaca registrato dal G iustiniani nei suoi Annali, riguardante «un maestro che lavorava coralli», il quale, per il suo delitto, « fu attenagliato con tanaglie di fuoco e fatto morire ». Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — 282 — Ricordi ci sono giunti, oltre che di consoli dei « muliones o mulat tieri (1212), anche delle corporazioni degli scudai (1235), dei macellai (1250), dei lanaioli (1255), dei porpora! (1257) (1), mentre antichi statuti posse­ diamo delle arti dei battilori e dei fabbri d’oro e d’argento (1248) (2). Brevi sono i primi statuti e quasi semplici convenzioni tendenti a regolare gli interessi dell’arte e gli obblighi ed impegni, con i quali per alcuni anni si vincolavano a vicenda gli stipulanti. Nel tempo che precedette l’elezione del primo capitano del popolo (Guglielmo Boccanegra: 1257) si dovettero costituire varie corporazioni d’arte, le quali però non ebbero parte preponderante nei nuovi ordini. 11 potere rimane infatti in mano agli ottimati, pur ottenendo il popolo di poter prendere parte al parlamento generale mediante i propri consoli; il che do­ veva implicare un pubblico riconoscimento delle corporazioni stesse. L’incremento della vita cittadina favoriva intanto il sorgere di nuove arti, in modo che ne furono noverate nella seconda metà del XIII sec. una trentina, della cui esistenza si ha certezza (3). (1) F. L. M a n n u c c i, Delle società genovesi darti e mestieri durante il secolo XIII, in « Giornale storico e letterario della Liguria » 1905; doc. I, V, IX, XII, e Be l g r a n o , op. cit., pag. 219. (2) V a r n i, op. cit, p. 57, 125. (3) Dallo spoglio degli atti del * Liber Magistri Salmonis » risultano come esercita i in Genova nel 1222-1226 i seguenti mestieri, i quali, s’intende, non ne escludono altri sva­ riati. Li indichiamo secondo la loro più frequente menzione: calzolaio, ferraio,
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