«Corpo a Corpo Con Le Parole». La Poesia Di Jolanda Insana
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Università degli Studi di Padova Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna Classe LM-14 Tesi di Laurea «Corpo a corpo con le parole». La poesia di Jolanda Insana. Relatore Laureanda Prof. Andrea Afribo Elisabetta Biemmi n° matr. 1143228 / LMFIM Anno Accademico1 2018 / 2019 2 Indice Capitolo 1. Tra vita, cultura e poesia: Jolanda Insana. ........................................... 5 1.1 L’infanzia a Messina e Monforte San Giorgio; la vita a Roma e le tappe della produzione poetica: la «poesia che si fa». ........................................................................ 5 1.2 La scrittura poetica e il rapporto con il linguaggio: corpo a corpo con la parola e con il mondo. ......................................................................................................................... 11 1.3 La generazione del ’56 e le influenze del secondo Novecento................................. 16 Capitolo 2. «Lei si chiama vita / e lei si chiama morte».Temi, motivi, semantica di Sciarra amara. .................................................................................................. 23 2.1 Vita e morte, due motivi in contrasto. ...................................................................... 23 2.2 La danza macabra della morte nei versi di Jolanda Insana....................................... 30 2.3 La resistenza della vita in una continua sciarra con la morte. .................................. 36 Capitolo 3. Corpo a corpo con la lingua: plurilinguismo in Sciarra Amara. ....... 41 3.1 Introduzione. ............................................................................................................. 41 3.2 Arcaismi, rarità e termini letterari. ........................................................................... 42 3.3 Scelte lessicali dialettali e regionalismi: un ritorno ai luoghi d’origine. .................. 46 3.4 Il lessico sottoposto ad interdizione: linguaggio basso, termini triviali e osceni, insulti e maldicenze. ....................................................................................................... 51 3.5 Quando la parola è manchevole: neologismi e invenzioni lessicali. ........................ 58 3.5.1 Neologismi. .................................................................................................... 58 3.5.2 Fenomeni di composizione e univerbazione. ................................................. 60 3.5.3 Raddoppiamenti. ............................................................................................ 65 3.5.4 L’uso dei prefissi. ........................................................................................... 66 Capitolo 4. Sciarra amara. Una lettura. ............................................................... 69 3 Capitolo 5. «Infermità del corpo e infermità della nazione». Temi, motivi, semantica de La Stortura. ..................................................................................... 79 5.1 Introduzione. ............................................................................................................. 79 5.2 La Stortura come malattia......................................................................................... 81 5.3 La Stortura come male del mondo. ........................................................................... 89 5.4 Il doppio della parola. ............................................................................................... 98 5.5 La vita e la morte nel mondo naturale. ................................................................... 104 5.6 Il tema della memoria, personale e collettiva. ........................................................ 111 Capitolo 6. La sfida de La Stortura: un linguaggio che “sveli” il presente. ...... 113 6.1 Introduzione. ........................................................................................................... 113 6.2 Lessico raro, letterario e obsoleto. .......................................................................... 115 6.3 Lessico tecnico-specialistico. ................................................................................. 118 6.4 Dialettalismi e regionalismi. ................................................................................... 123 6.5 Il tono dell’invettiva: linguaggio basso e volgare, insulti e maldicenze. ............... 126 6.6 Quando la parola è manchevole: neologismi e invenzioni lessicali. ...................... 130 6.6.1 Neologismi. .................................................................................................. 130 6.6.2 Fenomeni di composizione........................................................................... 131 6.6.3 L’uso dei prefissi. ......................................................................................... 132 6.7 L’uso delle dittologie. ............................................................................................. 139 Capitolo 7. La Stortura. Una lettura. .................................................................. 147 Bibliografia ......................................................................................................... 155 4 Capitolo 1. Tra vita, cultura e poesia: Jolanda Insana. 1.1 L’infanzia a Messina e Monforte San Giorgio; la vita a Roma e le tappe della produzione poetica: la «poesia che si fa». Messina e Monforte San Giorgio furono per Insana due luoghi fondamentali, che la plasmarono interiormente e linguisticamente e costituirono un immaginario che influenzò la sua poesia per tutta l’esistenza, nonostante fosse ormai lontana da quei luoghi. Della città, in cui nacque nel 1937, l’immagine dello Stretto ricorre spesso nei suoi componimenti, luogo in cui «si sposano i due mari, Tirrenio e Jonio, e si azzuffano e schiumano per diversità di sale e di calore, creando vortici e correnti, bastardelli e reme morte, nella marea che monta e scende mutando direzione ogni sei ore» ma anche dove «stavano le creature mostruose Scilla e Cariddi a insidiare il paesaggio, a scoraggiare l’avventura e l’esplorazione, a ricordare che nessuna comunicazione mai è stata facile al mondo e il viaggio è rischio mortale» (Insana 1993 in Insana 2009, 23-24) e che influenzò altri autori tra cui D’Arrigo, Vittorini e Cattafi (ivi, 24). A causa dalla posizione strategica, Messina fu obiettivo di bombardamenti, a partire dal 1940 ma poi soprattutto nel 1943, alla vigilia dello sbarco angloamericano. Questi eventi traumatici sono ricordati in due componimenti, Il bombardamento (Insana 2007, 274-75) e U bummaddamentu (Insana 2009, 48-49). Dal primo componimento, seguono alcuni versi esemplificativi1: non c’è cautela che basti contro la paura / a tre anni quando si apre la prima voragine / e sotto i bombardamenti si perde terra e acqua / temo però che quello non fu l’ultimo avviso / mandato dal padrone // nessuno conoscerà che male fu / avere offeso l’udito (OD, p. 274). Questa è «memoria della paura […]. Ma anche paura della memoria: ostinata resistenza a trarla alla luce, quella memoria; a disseppellire resti a lungo considerati, alla lettera, inamovibili» (Cortellessa 2009 in Tomasello 2009, 18). Disseppellire questa memoria è stato per la Insana, così per molti altri autori, «mettere una censura e una cesura, per 1 Si cita da TP (= Tutte le poesie (1977-2006), Milano, Garzanti, 2007). Le sigle abbreviate per le raccolte sono: SA (Sciarra Amara, 1977), FF (Fendenti fonici, 1982), CO (Il Colletame, 1985), CL (La Clausura, 1987), OD (L’occhio dormiente, 1997), ST (La Stortura, 2002), LTD (La tagliola del disamore, 2005). 5 guardare avanti, per non essere risucchiati dal proprio passato», ma con coraggio anche «riattraversare le macerie, le paure, la penuria, le perdite; e siccome questa vita è nata dalle ferite (da una rottura iniziale, direi), a un certo punto i segni si ripresentano e occorre accoglierli, leggerli, per riconoscersi al mondo» (Insana 2009, 17). Le sue prime esperienze acustiche, ovvero «i bombardamenti, le mitragliate, le cannonate, i boati di terremoto» ma anche la parlata molto aspra, il ritmo percussivo, i canti dei banditori, le voci dei venditori ambulanti con il tono che sale in levata e poi scende e si rompe e si strozza. […] le nenie, le novene, le cadenze del rosario, le recitazioni dei misteri, i lamenti funebri (Doria 2003, 8-9). influenzarono le scelte ritmiche, gli accenti, le armonie e disarmonie. Nel 1941, la famiglia abbandona la città di macerie e sirene per raggiungere Monforte San Giorgio, paese d’origine dei genitori. È così che può finalmente sperimentare quel senso di libertà che si addice ad una bambina di quattro anni, senza noia e malinconia, ma in continua scoperta di quei luoghi di campagna, dai quali nasce l’interesse per la natura e i suoi esseri viventi: «tutto era un’avventura, avventura del corpo che si muove e della mente che, seguendo il ciclo delle stagioni e aspettando i ritorni, comincia a catalogare le cose materialmente viste e toccate» (Insana 2009, 11). Il dialetto era la sua lingua, ma frequentando la scuola, comincia a imparare l’italiano, diventando così diglottica e sperimentando un forte interesse nello «“sguarrare le parole”, come si dice di un lenzuolo ‘sguarrato’, ‘sgarrato’, strappato con fragore, per l’evidente ispanismo siciliano ‘desgarrar’» (Insana 2003 in Insana 2009, 123), a partire da una delle sue prime scoperte lessicali, grattacielo: «mi sembrò una grande parola, era una grande cosa, e me la sono spiegata traducendola in siciliano, la mia lingua, ‘si chiama così picchì ratta