Legalità E Trasparenza. Il Ruolo Delle Istituzioni E Delle Rappresentanze

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Legalità E Trasparenza. Il Ruolo Delle Istituzioni E Delle Rappresentanze NR. 1 - 2019 FONDATA NEL 1931 DAL BANCO DI NAPOLI LEGALITÀ E TRASPARENZA. IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI E DELLE RAPPRESENTANZE ECONOMICHE E SOCIALI NOTE AUTORI LE MALATTIE PROFESSIONALI E LO SCOGLIO DEL NESSO DI CAUSALITÀ Abstract. The difficult causal connection in occupational deseases. In recent years judiciary reports dramatically show how difficult it is to protect workers from toxic and harmful exposure; nevertheless, it is very hard in a trial to ascertain chain of causality between a conduct and the damage to the health of workers. That is why Court of Cassation was often bound to pronounce a judgment of acquittal. The paper examines the reasons of this difficult ascertainment of the causality, and offers best practise for investigators and prosecutors. De iure condendo it proposes the introduction of a new criminal rules of law to safaguard the workers’ health and to let entrepreneurs to correctly plan and organize equipment safety standards and regulations. Keywords: malattie professionali, nesso di causalità, causalità generale ed individuale, leggi scientifiche universali e probabilistiche, reati di evento e reato di pericolo. JEL: K3, K4. 1. INTRODUZIONE Il tema delle cd. malattie professionali è specifico delle società post industriali dove, dopo la grande spinta produttiva conseguente a cicli economici negativi legati alla crisi della società rurale ed alla trasformazione delle modalità di produzione, con l’aumento del benessere inizia ad acquisirsi la consapevolezza della necessità di conciliare la produzione industriale con la tutela della salute e della incolumità dei lavoratori e con la salvaguardia della salubrità dell’ambiente circostante. In Italia questa innovativa sensibilità comincia a maturare già negli anni ‘70, all’indomani della prima crisi petrolifera mondiale, quando le prime normative di settore trovarono in un organo giurisdizionale di primo grado, i Pretori, degli efficaci assertori della necessità di preservare la salute dei lavoratori nei cicli lavorativi che li esponevano al contatto con inquinanti e sostanze nocive. Da parte sua, a partire dagli anni ‘80 il crimine organizzato ha rapidamente compreso quali enormi proventi potessero essere acquisiti attraverso la gestione dell’illecito smaltimento di rifiuti e materiali tossici ed ha assunto un ruolo preminente in tale settore, rendendosi responsabile di gravissimi disastri ambientali1, che hanno prodotto modifiche 1 Cfr. per tutte Cass. penale, Sez. I, sent. 17 maggio 2017 (dep. 29 dicembre 2017), n. 58023, relativa alla vicenda giudiziaria scaturita dall’indagine denominata “Ultimo Atto-Carosello” relativa al traffico illecito e alla gestione abusiva di rifiuti diretti verso la Campania posti in essere tra il 1997 e il 2005 attraverso un falso “giro bolla” (cioè una declassificazione meramente cartolare dei rifiuti) ideato allo scopo di nascondere la reale natura e il reale quantitativo dei rifiuti in arrivo nelle discariche aperte ad Acerra (NA). La sentenza valorizza in questa ottica la diffusione e lo spandimento sul suolo di compost contaminato da idrocarburi in quantitativo di portata davvero elevata e, soprattutto, lo 109 LIANA ESPOSITO irreversibili degli equilibri del sistema ambiente, con una diffusione del danno tale da esporre a pericolo la collettività indistinta di persone e con minaccia per la salute pubblica e la pubblica incolumità. Accanto alla necessità di preservare la salute dei lavoratori e l’ambiente nonché contrastare il crimine organizzato nella sua connotazione imprenditoriale, si è compreso che la mancata predisposizione di cautele atte a prevenire malattie professionali garantisce alle imprese più spregiudicate notevoli risparmi sui “costi della sicurezza”; ciò consente loro di attuare una concorrenza sleale e dunque provocare una pesante alterazione dei cicli economici virtuosi; ciò deprime l’economia sana e ne impedisce lo sviluppo, cagionando la perdita di migliaia di posti di lavoro e il complessivo impoverimento del territorio. Il legislatore negli ultimi anni ha emanato numerosi provvedimenti normativi, alcuni non sempre coerenti con il complessivo panorama legislativo2, tesi a rafforzare le sanzioni penali per le condotte che turbano la salubrità dell’ambiente o che cagionano un danno alla salute dei lavoratori. La cronaca giudiziaria degli anni recenti dimostra come sia ancora drammaticamente attuale il problema della tutela dei lavoratori da esposizioni a sostanze nocive sul posto di lavoro; tuttavia, anche a fronte di gravissimi casi che hanno colpito percentuali significative di lavoratori della medesima azienda (quando non anche gli abitanti delle zone limitrofe allo stabilimento industriale) con rilevante aumento delle statistiche epidemiologiche di incidenza di tali patologie, è emerso come sia arduo l’accertamento giudiziario del nesso di causalità tra la condotta contestata e l’evento lesivo, tanto da costringere la Corte di Cassazione a frequenti interventi cassatori. Il presente elaborato mira ad analizzare le ragioni sostanziali e processuali di tali esiti giudiziari e ad individuare possibili meccanismi virtuosi, sia de iure condito, affinché il focus investigativo di investigatori ed inquirenti sia indirizzato a decifrare e superare la “probatio diabolica” nell’accertamento del nesso causale, sia de iure condendo, auspicando l’introduzione di specifiche sanzioni penali a cd. tutela anticipata. 2. LA CASISTICA GIUDIZIARIA Per malattia professionale si intende una modificazione peggiorativa della propria integrità psico-fisica cagionata dall’esercizio di un’attività lavorativa e caratterizzata da un’azione lenta sull’organismo, non violenta e non concentrata nel tempo3: compito del smaltimento illecito di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi. Nei confronti degli imputati, tra i quali un ex carabiniere, in data 20.2.2019 è stata disposta la confisca di prevenzione avente a oggetto beni a vario titolo afferenti al patrimonio degli imputati (250 fabbricati, 68 terreni, 50 autoveicoli e automezzi industriali, 3 aeromobili, 49 rapporti bancari), per un valore totale pari a circa 200 milioni di Euro, risultato frutto del reimpiego dello smaltimento illecito di rifiuti condotto con modalità imprenditoriale organizzata. 2 Cfr. la Legge 22.5.2015 n. 68, che ha introdotto il Titolo VI-bis nel Libro II del codice penale. 3 L’Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro (Inail), ente preposto per infortuni e malattie professionali, definisce la malattia professionale come “una patologia la cui causa 110 LIANA ESPOSITO LE MALATTIE PROFESSIONALI E LO SCOGLIO DEL NESSO DI CAUSALITÀ processo è distinguere tali ipotesi da quelle in cui il lavoro costituisce una mera occasione contingente per il verificarsi del fatto. Di seguito si riportano alcune recenti pronunce della Suprema Corte di Cassazione su talune gravi e dolorose vicende che non hanno solo riguardato le vittime ed i loro familiari nonché esponenti di importanti realtà imprenditoriali del Paese ma che hanno colpito emotivamente l’intera comunità: • La sentenza sulla vicenda giudiziaria dell’impianto Montefibre di Verbania4. La sentenza è relativa alla contestazione formulata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania nei confronti di dirigenti ed amministratori dell’impresa facente capo alla Montefibre s.p.a. e/o alla Società Italiana Nailon s.p.a., accusati di omicidio colposo e lesioni personali colpose (queste ultime prescritte) in relazione ai decessi ed alle malattie professionali (mesotelioma pleurico, tumore polmonare ed ispessimenti e placche pleuriche) patiti da ventisette lavoratori dello stabilimento di Verbania Pallanza esposti all’amianto, utilizzato quale materiale di coibentazione, nel periodo tra il 7.4.1972 ed il 8.4.1988. Dopo un’assoluzione in primo grado e la condanna in appello, la Corte di Cassazione ha annullato le condanne e disposto il rinvio degli atti alla Corte di Appello per una nuova valutazione. • La sentenza sulla vicenda giudiziaria dell’impianto meccanico-elettromeccanico Franco Tosi di Legnano5. Con sentenza del 30/4/2015 il Tribunale aveva assolto in primo grado da diverse accuse di omicidio colposo otto ex dirigenti del predetto stabilimento industriale, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di trentaquattro ex dipendenti, derivata, secondo la prospettazione accusatoria, da esposizione ad amianto, con conseguente decesso per mesotelioma pleurico o per adenocarcinoma polmonare. In data 24.1.2017 la Corte d’Appello di Milano confermava integralmente la sentenza del primo giudice. La Corte di Cassazione, con la sentenza in oggetto, ha rigettato i ricorsi del Procuratore Generale e delle parti civili. • La sentenza sul caso giudiziario del petrolchimico di Mantova6, relativo ai decessi ovvero alle patologie che hanno colpito lavoratori esposti ad amianto, benzene ed altre sostanze nocive: la Corte ha parzialmente annullato le condanne pronunciate dalla Corte d’Appello di Brescia ed ha confermato le statuizioni assolutorie e di proscioglimento per intervenuta prescrizione. • La sentenza sul caso giudiziario dello stabilimento di Monfalcone7: la Corte di cassazione ha parzialmente confermato la sentenza della Corte di Appello di Trieste del 20/07/2016 con cui taluni amministratori e dirigenti della società Italcantieri S.p.A. o delle società appaltatrici erano stati condannati per più ipotesi di omicidio agisce lentamente e progressivamente sull’organismo” (causa diluita e non causa violenta e concentrata nel tempo). 4 Cfr. Cass. Pen., Sez. IV^,
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