Pdfaccedi All'inventario Digitale: "Fondi Giulio Seniga E Anita
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QAS N. 17 INVENTARIO DEI FONDI GIULIO SENIGA E ANITA GALLIUSSI DEI FONDI GIULIO SENIGA E ANITA INVENTARIO QUADERNI DELL’ARCHIVIO STORICO, N. 17 INVENTARIO DEI FONDI GIULIO SENIGA E ANITA GALLIUSSI CAMERA DEI DEPUTATI 2017 e 7,50 QUADERNI DELL’ARCHIVIO STORICO QUADERNI DELL’ARCHIVIO STORICO, N. 17 INVENTARIO DEI FONDI GIULIO SENIGA E ANITA GALLIUSSI a cura di Maria Antonietta Serci CAMERA DEI DEPUTATI 2016 ISBN 9788892001954 Copyright © Camera dei deputati Segreteria generale – Ufficio pubblicazioni e relazioni con il pubblico Roma, 2016 INDICE Giulio Seniga e Anita Galliussi, una storia del Novecento di Elena Dundovich ix INVENTARIO DEL FONDO GIULIO SENIGA Nota biografica di Giulio Seniga 3 Introduzione archivistica 9 Bibliografia 14 Carte personali e corrispondenza familiare 16 Corrispondenza 18 Anni Cinquanta 18 Anni Sessanta 21 Anni Settanta 29 Anni Ottanta 37 Anni Novanta 42 Documenti senza data 48 Articoli, interventi e appunti 49 Articoli pubblicati 50 Bozze e stralci di articoli 50 Interventi, note e relazioni 51 Appunti 53 VI Indice Autobiografie 56 “Io credevo” 57 “L’altro Pci” 57 Note autobiografiche diverse 58 Diari 59 “Il diario di Nino” 60 Pagine di diario 60 Partito comunista italiano 63 Documenti di partito 63 Documento segreto del Pcus trascritto da Secchia 64 Altri documenti 65 Partito socialista italiano 66 Resistenza 67 Documenti 67 Documentazione per libri e articoli 68 Azione comunista 70 Corrispondenza 71 Amministrazione 73 Attività e documenti 74 «Lettera ai compagni» 75 Appunti 75 Materiale a stampa 76 Editrice Azione comune 77 Corrispondenza 77 Amministrazione 82 Fiere e mostre librarie 83 Produzione editoriale. Documentazione 84 Indice VII Materiali ricevuti 85 Materiale a stampa 86 Recensioni e rassegne stampa 86 Opuscoli, catologhi e volantino 87 Unione Democratica Amici d’Israele, UDAI 89 Corrispondenza 89 Scritti e appunti 93 Verbali di riunione 93 Iniziative. Documenti 94 Amministrazione 95 Materiale a stampa 95 Strategia della tensione. Terrorismo. Delitto Moro 97 Documentazione di lavoro 98 Materiali per la produzione di libri e articoli 98 Guerra di Spagna 98 Togliatti 99 Secchia 100 Oro di Mosca 102 Gladio rossa 103 Altre cartelle tematiche 103 Convegni e altri incontri pubblici 108 Materiale a stampa 109 Periodici 109 Ritagli stampa chiosati 109 Ritagli stampa non chiosati 110 VIII Indice INVENTARIO DEL FONDO ANITA GALLIUSSI Nota biografica di Anita Galliussi 113 Documenti personali 115 Corrispondenza 115 Diari 115 Unione Sovietica 115 Partito comunista italiano 116 Partito socialista italiano 116 Unione democratica amici d’Israele, UDAI. Viaggi in Israele 116 Produzione editoriale 116 Materiale a stampa 116 Documenti prodotti/ricevuti da altri 116 Fotografie 117 DOCUMENTI E IMMAGINI Giulio e Anita, una storia per immagini di Martino Seniga 121 INDICI Indice dei nomi 165 Indice dei luoghi 175 Indice degli enti e delle istituzioni 179 Indice dei periodici 185 ELENA DUNDOVICH* Giulio Seniga e Anita Galliussi Una storia del Novecento Ho davanti a me due libri, appoggiati sulla scrivania. Ogni tanto li prendo in mano, li sfoglio con cura, poi, con altrettanta attenzione, li ap- poggio nuovamente sul tavolo. In entrambi ritorna martellante la stessa parola: Credevo nel partito, I figli del partito. Non so perché, nel toccarli mi sembra che scottino tra le mie dita. Forse sento il calore della passio- ne politica che animò le vite dei due autori che li scrissero? O forse più semplicemente provo una certo senso di smarrimento nell’avviarmi a scri- vere queste poche righe su Giulio Seniga e su Anita Galliussi, sua compa- gna di vita e di lotte politiche? Chissà, probabilmente entrambe le cose. Perché non è facile comprendere le motivazioni che animarono uno dei personaggi politici più stravaganti e ribelli della storia del PCI e del se- condo dopoguerra come Giulio Seniga e sul quale, ancora oggi, vengono scritte le impressioni e i giudizi più discordanti. Indicato da alcuni come un traditore, da altri come esempio di coerenza radicale, le voci più di- sparate si sommano su di lui attraverso articoli e saggi nei decenni che se- guono la sua clamorosa e, a tratti, rocambolesca uscita dal PCI nel 1954. Per questo, per superare quello che alla fine rimane un livello approssi- mativo, se non talvolta strumentale, della ricerca su Giulio Seniga, è tanto più importante l’acquisizione delle sue carte da parte dell’Archivio stori- co della Camera dei deputati e il loro riordino a cura di Maria Antoniet- ta Serci. Nella speranza che una riflessione storica seria e compiuta ci possa finalmente offrire una ricostruzione esaustiva della sua vita e della sua opera. Vita ed opera, come anche quelle di Anita Galliussi, che sono rac- chiuse nello scrigno, non solo cronologico – questo è scontato – ma poli- tico e ideologico, che contiene le loro date di nascita e di morte che coin- cidono con il dipanarsi di un secolo tormentato durante il quale il loro percorso personale si intreccia in maniera indissolubile con la storia na- * Professoressa Associata di Storia dell’Europa Orientale e di Storia delle Relazioni Internazionali, presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. X Elena Dundovich zionale e internazionale di lunghi decenni. Decenni segnati da un ruolo as- solutamente inedito delle masse contadine e operaie, dalla nascita del PCI e del suo legame indissolubile con l’Unione Sovietica, dalla Seconda guer- ra mondiale e dalle dinamiche innescate poi dalla logica della Guerra Fredda che in maniera così drammaticamente irreversibile incisero sulle forze politiche e culturali italiane. Giulio Seniga era nato a Volongo, in provincia di Cremona, il 25 ot- tobre 1915, in una famiglia di semplici origini. Il padre, Fiore, faceva il bracciante, la madre, Teresa, la sarta. A quattordici anni già lavorava in fabbrica come apprendista meccanico per poi diventare, più grande, ope- raio specializzato all’Alfa Romeo a Milano. Nelle fila del Partito comuni- sta italiano entrò nel 1943, dopo il 25 luglio, a ventotto anni. A partire dal quel momento, partecipò attivamente alla lotta antifascista: prima a Mila- no, poi a Lugano e Zurigo, poi di nuovo alla volta dell’Italia dove si unì ai partigiani dell’Ossola. Divenuto membro del comando delle Brigate Ga- ribaldi, gli fu affidato l’incarico di mantenere i collegamenti con gli allea- ti e il generale inglese John Mc Caffery, rappresentante a Berna delle forze della Resistenza europea. Anita invece, figlia di un militante comunista perseguitato dai fascisti, aveva poco più di sei anni quando, insieme alla madre, per evitare ritor- sioni, era emigrata clandestinamente prima in Francia e poi in Unione So- vietica dove era giunta alla metà di agosto del 1932. Un percorso in que- gli anni seguito da molti anarchici, socialisti, iscritti o simpatizzanti del PCI che, soprattutto dopo il 1926 e l’adozione delle leggi fascistissime, cercarono rifugio in URSS. Se qui, negli anni venti, la loro vita trascorse relativamente tranquilla, la situazione cominciò a peggiorare sensibilmen- te con l’inizio del nuovo decennio sia in seguito alla collettivizzazione for- zata dell’agricoltura che all’arrivo di Hitler al potere. Stalin si convinse del pericolo di un’imminente guerra contro l’URSS e dal quel momento, e in maniera crescente negli anni successivi, ogni straniero divenne un poten- ziale nemico contro la sicurezza dello stato. La xenofobia dilagò nel paese sino a diventare tema ossessivo nella stagione del Grande Terrore duran- te la quale anche la piccola comunità italiana, grazie anche all’aiuto soler- te dei dirigenti del PCI che in quegli anni si trovarono a Mosca e che col- laborarono con la polizia politica, venne duramente repressa. Molti italiani morirono nei campi più tristemente famosi del sistema concentrazionario sovietico ma anche in quelli minori, disseminati nelle regioni più remote dell’immenso territorio russo. Tanti altri non giunsero mai né ai campi di transito né alle destinazioni finali direttamente fucilati dopo l’arresto e dopo un breve processo sommario. Anita visse in quegli anni a Ivanovo, una cittadina a trecento chilo- metri a nord est di Mosca, dove studiò in una scuola riservata ai figli dei rivoluzionari comunisti più attivi, esuli, clandestini, combattenti. Da qui Giulio Seniga e Anita Galliussi, una storia del Novecento XI passarono anche i figli di Mao, di Tito, Togliatti, Longo, Dolores Ibarur- ri e tanti altri ancora. Una scuola di partito rigida e severa in cui si spe- rava di poter formare giovani rivoluzionari di professione per le lotte del futuro. Due percorsi giovanili dunque, quelli di Giulio ed Anita, profonda- mente diversi il cui approdo fu però comune, cioè la scelta consapevole, dopo la fine della Seconda guerra mondiale e il rientro di Anita in Italia, in favore di una militanza attiva nel Partito comunista italiano. Giulio continuò a lavorare nella federazione di Cremona sino al 1947 quando Pietro Secchia, responsabile della commissione centrale di organizzazione e vicesegretario del partito, lo chiamò a lavorare accanto a sé nella segre- teria della commissione stessa. Insieme a Secchia effettuò diversi viaggi in Unione Sovietica e nei paesi dell’Est e nel 1948, dopo l’attentato a To- gliatti nel luglio, venne nominato vice responsabile della commissione na- zionale di vigilanza. Anita, dal canto suo, entrò a lavorare nella direzione centrale del PCI. Con la vittoria in guerra il mito dell’URSS raggiunse il suo apogeo. Quando la guerra era finita, la vittoria aveva dato a Stalin, almeno in teo- ria, una sicurezza mai conosciuta prima, sia dal punto di vista interno, dove l’unità tra il despota, il sistema e il suo popolo sembrava completa, sia dal punto di vista internazionale, dal momento che l’Armata Rossa oc- cupava tutta l’Europa Orientale, la Polonia, la Finlandia e i tre stati Balti- ci, un’alleanza di ferro sembrava unire Mosca a Belgrado e Tirana e in molti paesi la guerriglia filocomunista era forte.