Margarete Buber-Neumann

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Margarete Buber-Neumann Margarete Buber-Neumann. PRIGIONIERA DI STALIN E HITLER. Società editrice il Mulino, Bologna 1994. Edizione originale: "Als Gefangene bei Stalin und Hitler. Eine Welt im Dunkel", Herford, Busse & Seewald, 1985. Copyright 1985 by Verlag Busse & Seewald, Herford. Traduzione di Marisa Margara. INDICE. Nota biografica. "Magarete Buber-Neumann, testimone del proprio secolo", di Victor Zaslavsky. 1. Prologo alla tragedia. 2. I dannati della terra. 3. Vita quotidiana in Siberia. 4. Tra timore e speranza. 5. Consegnati ai nazisti. 6. Ravensbrück. 7. L'abisso. 8. I morti e i sopravvissuti. 9. Il dono della libertà. 10. Ritorno a casa NOTA BIOGRAFICA. Margarete Thüring è nata a Potsdam il 21 ottobre 1901. Ancora negli anni della scuola entra nel movimento giovanile «Freideutsche Jugend». Precocemente legata a Rafael, figlio del filosofo ebreo Martin Buber, nel 1921 si trasferisce con lui a Heidelberg, dove entrambi aderiscono alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo presso i suoceri a Heppenheim. Dalla loro breve unione, terminata nel 1925, nascono due figlie che nel 1928 saranno affidate al padre e più tardi seguiranno i Buber in Palestina. Intanto nel 1923 la sorella Babette ha sposato Willi Münzenberg, uno dei principali organizzatori del Comintern. Nel 1926 Margarete entra nel Partito comunista tedesco, e dal 1928 lavora nella redazione berlinese del periodico del Comintern «Inprekorr». Nel 1929 si unisce a Heinz Neumann, dirigente del partito e dall'anno successivo deputato al Reichstag. Ma la stella politica di Neumann si offusca presto: isolato nel partito, nel 1932 viene richiamato a Mosca, inviato come delegato del Comintern in Spagna e, alla fine del 1933, definitivamente «sganciato». Fino al 1935 i due vivono precariamente tra Zurigo e Parigi poi, in sostanziale isolamento, a Mosca; qui nell'aprile del 1937 Neumann è arrestato: di lui non si saprà più nulla. L'anno dopo è la volta di Margarete, che viene condannata a cinque anni di lavoro forzato da scontare nella colonia penale di Karaganda, nel Kazakistan. Nel 1940, in seguito al patto Ribbentrop-Molotov, come altri cittadini tedeschi detenuti in Unione Sovietica è riconsegnata ai nazisti: fino alla fine della guerra rimarrà internata nel lager di Ravensbrück. Nel dopoguerra Margarete Buber-Neumann è vissuta per qualche tempo a Stoccolma, dove ha scritto e pubblicato questo libro (1948), presto tradotto in una dozzina di lingue (ma mai in italiano); si è poi stabilita a Francoforte dove ha sposato il giornalista 1 Helmut Faust e ha fondato e diretto per due anni (1951-52) la rivista «Aktion». In quegli anni di guerra fredda fa scalpore la sua deposizione al processo Kravchenko (Parigi, 1949), reiterata l'anno dopo al processo Rousset, circa l'esistenza di campi di prigionia in Unione Sovietica. Tra gli altri suoi libri sono da ricordare "Da Potsdam a Mosca" (1957), che integra il presente volume per gli anni fino al 1937, e "Milena, l'amica di Kafka" (1963), dedicato alla compagna di prigionia a Ravensbrück Milena Jesenská. Margarete Buber-Neumann è morta il 6 novembre 1989. MARGARETE BUBER-NEUMANN, TESTIMONE DEL PROPRIO SECOLO. Ho sempre avuto con questo libro della Buber-Neumann un rapporto così personale che non riesco a prendere una posizione distaccata neanche per scriverne l'introduzione. La mia generazione, nata in Unione Sovietica nello spaventoso decennio tra le purghe staliniane degli anni '30 e la fine della seconda guerra mondiale, fu derubata due volte. La prima, quando i nostri genitori, e anche i nonni, non ci parlavano mai della storia delle nostre famiglie. Non c'era famiglia, infatti, che non avesse qualche macchia pericolosa: poteva essere l'origine sociale sbagliata, un'occupazione non gradita alle autorità, una inopportuna posizione politica in passato, un'amicizia da dimenticare. Per non trasmettere le colpe dei vecchi alle nuove generazioni, i genitori non parlavano della storia famigliare, non rispondevano alle domande e ci proteggevano tagliando ogni legame personale con il passato. Una seconda volta, quando, dopo la morte di Stalin, i superstiti dei campi di concentramento cominciarono a tornare, e neanche loro volevano parlare delle proprie esperienze. Nel caso della mia famiglia, una delle zie aveva avuto il marito fucilato con l'accusa di trockijsmo e, divenuta pertanto moglie di un nemico del popolo, aveva come tale trascorso una quindicina d'anni in vari campi della Siberia e del Kazakistan. «Come è stato? Raccontami», le chiedevo con insistenza dopo il suo ritorno. «Non osare toccare questo argomento», rispondeva invariabilmente la zia e usciva infuriata dalla stanza. Era del tutto inutile insistere. Anche la mia professoressa di filosofia aveva scontato quindici anni nei campi siberiani. Io e un mio amico eravamo i suoi allievi prediletti e lei ci invitava di tanto in tanto a casa sua per prendere il tè e parlare di Kant. Le rivolgemmo la stessa domanda solo per ricevere la risposta già nota: «Per il nostro bene comune non dobbiamo parlare mai di quegli anni». Noi giovani studenti universitari avevamo già imparato a non credere all'assordante propaganda ufficiale, ma dovevamo vivere in un'atmosfera soffocante di vuoto, circondati da dicerie e da voci la cui fondatezza non potevamo mai verificare. Fortunatamente proprio in quel periodo iniziò la pratica che più tardi fu chiamata "samizdat": qualcuno copiava a macchina le poesie preferite di qualche poeta proibito o traduceva un libro straniero per diffondere poi fra gli amici tre o quattro copie dattiloscritte. Era il dicembre del 1954, ricordo la data, quando un amico mi prestò un dattiloscritto, dicendo «solo per una notte», la formula usata per i libri di massimo interesse. Era il libro di Margarete Buber intitolato "Prigioniera di Stalin e Hitler". Per me e per molti dei miei amici fu proprio questo libro, non l'evasivo rapporto di Chruscëv al Ventesimo Congresso del P.C.U.S., a darci una prima idea chiara non solo dei tempi dei nostri genitori, ma anche della «condizione umana» del mondo in cui stavamo entrando. Margarete Buber-Neumann era nata nel 1901 nella benestante famiglia borghese Thüring di Potsdam, noto centro della «prussianità» tedesca. Come la sorella maggiore Babette, Margarete da giovane diventò una comunista convinta, e la vita delle sorelle seguì una traiettoria simile. Babette sposò il famoso comunista Willi Münzenberg, amico di Lenin e uno dei fondatori del Comintern. Münzenberg era uno dei capi dei servizi segreti del Comintern e ne dirigeva l'ufficio di propaganda. Durante le purghe degli anni '30 entrò in conflitto con Stalin e nel 1940 pubblicò in Occidente una lista di nomi di importanti comunisti tedeschi uccisi dalla polizia staliniana. Da quel momento il suo destino fu segnato. Nello stesso anno, durante la fuga dalla Francia occupata dalle truppe naziste, Münzenberg morì. Fu probabilmente ucciso dagli agenti di Stalin, anche se il suicidio non può essere totalmente escluso. 2 Margarete nel 1921 aderì alla gioventù comunista e nel 1926 entrò nel Partito comunista tedesco. Nel 1922 sposò Rafael Buber, il figlio del famoso filosofo ebreo-tedesco Martin Buber. Nel 1925 si divise dal marito che più tardi emigrò con le loro due figlie in Palestina. Margarete diventò collaboratrice del centro-stampa comunista e si occupò professionalmente di politica. Su richiesta del partito ospitò tra l'altro nel suo appartamento a Potsdam il futuro capo del Comintern Georgi Dimitrov durante il suo soggiorno clandestino in Germania. Nel 1929 Margarete diventò la compagna di uno dei capi del Partito comunista tedesco, Heinz Neumann. Dopo l'ascesa di Hitler al potere i Neumann dovettero emigrare, trovando rifugio a Mosca. Non c'era posto peggiore per un dirigente comunista come Neumann che ancora nel 1932 aveva contestato la linea del partito, dettata da Stalin, di rottura con i socialdemocratici. A Mosca i Neumann vissero per qualche anno nel famoso hotel Lux riservato ai comunisti stranieri collaboratori del Comintern. Stalin covò sempre un sospetto, addirittura un evidente disprezzo sia per il Comintern, che chiamava la «bottegaccia», sia per tutto il complesso dei comunisti stranieri, internazionalisti e cosmopoliti. Pochi abitanti dell'hotel Lux, a parte un piccolo gruppo di stalinisti a tutta prova, sono sopravvissuti alle purghe degli anni Trenta. Heinz Neumann fu arrestato nell'aprile del 1937 e condannato a morte, anche se nel gergo della giustizia staliniana la sua sentenza si chiamava «dieci anni di reclusione senza il diritto di corrispondenza». Dal giorno dell'arresto, Margarete non vide più il marito e non ricevette alcuna notizia affidabile sulla data, il luogo e il modo della sua morte. Dopo mesi e mesi di ricerche tra le prigioni di Mosca nel vano tentativo di trovare traccia del marito, la Buber-Neumann decise di cercare di uscire dall'URSS. Ma tutti i comunisti stranieri, e in particolare gli abitanti dell'hotel Lux, dai capi del Comintern ai giovani collaboratori, dal momento in cui entravano in Unione Sovietica diventavano prigionieri degli organi di sicurezza sovietici. I loro passaporti erano ritirati dalla polizia segreta che li restituiva solo su espressa autorizzazione del vertice del Comintern o dei leader sovietici. Nel suo libro sul marito Babette ha raccontato come Münzenberg, alla fine del 1936, anticipando l'imminente arresto riuscì a convincere Togliatti, che dirigeva il Comintern durante l'assenza di Dimitrov, che la situazione in Spagna richiedeva la sua partenza per l'Europa, e a strappargli l'autorizzazione a riavere il passaporto. Münzenberg partì il giorno stesso per Parigi, guadagnando così qualche anno di vita. Margarete Buber-Neumann cercò di seguire la stessa tattica per riavere il proprio passaporto, ma evidentemente le mogli degli ex-dirigenti arrestati non avevano più alcun valore e lei, che era già stata da tempo sfrattata dall'hotel Lux, non riuscì a essere ricevuta da qualche capo del Comintern. Così arrivò il suo turno: nel 1938, un anno dopo l'arresto di Heinz Neumann, fu arrestata anche lei.
Recommended publications
  • Bibliographie Zur Stadt- Und Heimatgeschichte
    Stadtarchiv Memmingen BIBLIOGRAFIE ZUR STADT- UND HEIMATGESCHICHTE MEMMINGENS Die Bibliografie enthält Literaturhinweise zur Stadt- und Heimatgeschichte Memmingens, der ehemals reichsstädtischen Dörfer sowie der heutigen Stadtteile, die Grundlage für weitergehende Literatur- und Quellenrecherchen sein können. Sie wird laufend fortgeführt – ohne allerdings einen Anspruch auf Vollständigkeit erheben zu können. Titel werden in der Regel nur an einer Stelle genannt. Zu beachten ist vor allem, dass im Abschnitt Allgemeine Stadtgeschichte bereits zahlreiche Aspekte der Kirchen-, Kultur-, Sozial- und Wirtschaftsgeschichte zu finden sind, ebenso im Abschnitt Kirchengeschichte vielfach kunst- und kulturgeschichtliche Aspekte miteinbezogen sind. Ein großer Teil der hier genannten Monografien und Zeitschriftenbeiträge ist im Lesesaal des Stadtarchivs Memmingen im Grimmelhaus (Ulmer Straße 19, 87700 Memmingen) einsehbar (vgl. Verzeichnisse zum Freihandbestand im Lesesaal). Systematik 1. ALLGEMEINE STADTGESCHICHTE ............................................................................. 5 1.1. Allg. Übersichten (Handbücher, Schriften- und Editionsreihen, Stadtführer) ........... 5 1.2. Einzelne Zeitabschnitte ........................................................................................... 6 1.2.1. Vorgeschichte .................................................................................................. 6 1.2.2. Mittelalter ........................................................................................................
    [Show full text]
  • University Microfilms
    INFORMATION TO USERS This dissertation was produced from a microfilm copy of the original document. While the most advanced technological means to photograph and reproduce this document have been used, the quality is heavily dependent upon the quality of the original submitted. The following explanation of techniques is provided to help you understand markings or patterns which may appear on this reproduction. 1. The sign or "target" for pages apparently lacking from the document photographed is "Missing Page(s)". If it was possible to obtain the missing page(s) or section, they are spliced into the film along with adjacent pages. This may have necessitated cutting thru an image and duplicating' adjacent pages to insure you complete continuity. 2. When an image on the film is obliterated with a large round black mark, it is an indication that the photographer suspected that the copy may have moved during exposure and thus cause a blurred image. You will find a good image of the page in the adjacent frame. 3. When a map, drawing or chart, etc., was part of the material being photographed the photographer followed a definite method in "sectioning" the material. It is customary to begin photoing at the upper left hand corner of a large sheet and to continue photoing from left to right in equal sections with a small overlap. If necessary, sectioning is continued again — beginning below the first row and continuing on until complete. 4. The majority of users indicate that the textual content is of greatest value, however, a somewhat higher quality reproduction could be made from "photographs" if essential to the understanding o f the dissertation.
    [Show full text]
  • Slavarbete I Sovjet Originalets Engelska Titel ”Forced Labor in Soviet Russia” Översatt Till Svenska Av Nils Holmberg Natur Och Kultur 1947
    David J. Dallin, Boris I. Nicolaevsky Slavarbete i Sovjet Originalets engelska titel ”Forced Labor in Soviet Russia” Översatt till svenska av Nils Holmberg Natur och kultur 1947 Detta är den första mer seriösa skildringen på svenska av de sovjetiska arbetslägren under Stalins tid vid makten. Bokens huvudförfattare, Dallin och Nicolaevsky [Nikolajevskij], är två ryska mensjeviker som deltog i ryska revolutionen och de första åren därefter också verkade i Sovjet- unionen (N. som chef för Marx-Engels-institutet i Moskva). Båda arresterades dock 1921 och tvingades lämna landet 1922. Boken är ett viktigt historiskt dokument. Framställningen baseras till stor del på berättelser och rapporter från sådana som suttit i lägren, med de uppenbara problem som rör sanningshalt och tillförlitlighet som man alltid måste ha i åtanke i sådana fall. Men författarna är medvetna om detta och förmår även se nyanser som nutida redogörelser för Gulag ofta inte förmår urskilja. T ex är det vanligt att numera framställa det som om lägren och fängelserna i början av 1920-talet, dvs. åren närmast efter revolutionen, och de i Gulag på 1930- och 1940-talen i stort sett var av samma slag (fast i mindre skala). Dallin och Nikolajevskij visar att så alls inte var fallet – se kapitlet ”Det första decenniet” i bokens del 2, som ger en varm och levande beskrivning av den idealitet, optimism och människokärlek som utmärkte den tidiga sovjetstatens syn på brott och straff – att bolsjevikerna därvid närmast framstår som naiva är en sak, man kan dock inte påstå att de var omänskliga, onda, hämndlystna osv. Detta kontrasterar mycket skarpt mot den cyniska ideologi och människosyn som alltmer kom att prägla det stalinistiska Sovjetunionen och dess arbetsläger.
    [Show full text]
  • Kommunistiska Internationalen 1926-1933
    Pierre Broué Kommunistiska Internationalen 1926-1933 Denna text utgör sex kapitel (nr 23-28) i Broués stora arbete om den Kommunistiska inter- nationalens historia, vars franska upplaga kom ut 1997. Boken finns inte översatt i sin helhet till något annat språk, men på marxistarkivet finns fler kapitel: Komintern fem år senare (om läget i Komintern kring 1924), Kommunistiska Internationalen 1933-1938 (om folkfronts- politiken), Motorsågsmassakern (utrensningarna under åren 1936-39), Kommunistiska Internationalen och Andra världskriget och Dödsbudet. Upplösningen av Komintern De här återgivna kapitlen handlar till stor del om Kominterns s k ”tredje period” (1928-1934), där katastrofen i Tyskland (med nazisternas maktövertagande 1933) markerar en slags slut- punkt. Men Broué beskriver även vänster- och högeroppositionen och hur Stalin & Co tog ett allt fastare grepp om Komintern genom att eliminera oppositionella (i Sovjet, Kina, Tyskland, Polen, Tjeckoslovakien …). Översättningen är utförd av Björn-Erik Rosin Innehåll 23. Internationalens stalinisering ................................................................................................ 1 Zinovjev eliminerad ............................................................................................................... 1 Kris inom vänstern i Tyskland ............................................................................................... 1 Elimineringen av Fischer-Maslow ......................................................................................... 4 Uppgörelse
    [Show full text]
  • Schluß Betrachtung
    Schluß betrachtung In dieser Schlußbetrachtung sollen die wesentlichen Zusammenhänge zwi­ schen den verschiedenen Teilen der Arbeit hergestellt werden und eine Einord­ nung der Untersuchungsergebnisse in den historischen Rahmen der DDR-Ge­ sellschaft erfolgen. Dabei können und sollen nicht alle Ergebnisse der voran­ gegangenen Einzeluntersuchungen zusammengefaßt und damit in kürzerer Form das oben detailliert Ausgebreitete noch einmal gesagt werden. Insbeson­ dere in methodischer Hinsicht ist dies auch gar nicht möglich, erweist sich doch die Produktivität der Koppelung von interviewanalytischen Methoden aus Geschichte und Soziologie mit literaturwissenschaftlichen zur Text­ analyse nur am konkreten Einzelfall. Ein knapper Ausblick auf die Protokoll­ Literatur der Nachwendezeit soll abschließend zeigen, wie ein mittlerweile in Bundesrepublik und ehemaliger DDR geläufiges Genre eine den veränderten gesellschaftlichen Verhältnissen geschuldete neue Blüte erlebt. Alle untersuchten Texte sind von ihrer jeweiligen Autorin aktiv gestaltet. Sie sind unabhängig von ihrem dokumentarischen Anspruch Konstrukte und nicht einfach authentische, im Sinne von: ungebrochene, Reproduktionen der Reali­ tät. Dies gilt für die Zeitschriftenporträts ebenso wie für die literarischen Pro­ tokolle. Für die Ausformung dieser Gestaltung sind, so ein erstes Ergebnis, nicht die erzählenden Frauen und ihr individuelles Leben das entscheidende Kriterium, sondern die Person der Autorin und ihr Verständnis von ihrer Ar­ beit. Die Texte differieren, was die Bedeutsamkeit konkreter Beispiele und Le­ benserzählungen für die Lebensgestaltung der Leserinnen angeht und also die Hinwendung zum Individuum, zumindest nicht in prinzipieller Hinsicht, sind doch auch die Zeitschriftenporträts aus der Erkenntnis heraus geschrieben, daß die abstrakte Propagierung von Verhaltensleitlinien allein nicht wirklich überzeugend für die private Lebensführung sein kann. Im Zentrum steht viel­ mehr, dem objektiven Impetus eines sich als authentisch verstehenden Genres zum Trotz, die Subjektivität der Autorin.
    [Show full text]
  • 1 Women in the German Revolution, 1918/1919 Helen L Boak Paper
    Women in the German Revolution, 1918/1919 Helen L Boak Paper given at the International Rosa Luxemburg Society Conference ‘Rosa Luxemburg and Her Ideas: Engaging the Left and Impacting the World’ in Chicago on 28 April, 2018. In the early hours of Saturday, 9 November 1918, Cläre Casper-Derfert, a manual worker and member of Germany’s Independent Social Democratic Party (Unabhängige Sozialdemokratische Partei Deutschlands, USPD) who had been on the Action Committee during the January 1918 strike, woke up a fellow party member, Arthur Schöttler, with the words, ‘Get up, Arthur, today is revolution!’ They had been tasked with distributing leaflets to workers going into the first shift at the munitions factory on Kaiserin-Augusta-Allee in Charlottenburg, Berlin, asking them to down tools at 9 am, and join a demonstration into the city centre.1. They were to join thousands of other workers, soldiers and sailors converging on the city in processions, which included, observers noted, large numbers of women and children.2. The presence of large numbers of proletarian women among the marchers would have come as no surprise to the authorities, who would have become accustomed to women protesting publicly about the deficiencies in the food provisioning system from late October 1915, and participating in the waves of strikes that shook German industry in spring 1917 and January 1918.3. Benjamin Ziemann has, however, claimed that ‘When the revolution came in 1918, its gender was male’ and, indeed, the historiography of the German revolution is overwhelmingly male, with the notable exception of Rosa Luxemburg.4. And yet, it is now over forty years since Bill Pelz claimed that if it had not been for proletarian women, ‘there might have been no revolution in Germany’.5.
    [Show full text]
  • Mitteilungen 53: Zwangsarbeit Und Entschädigung in Deutschland
    Dokumentationszentrum Oberer Kuhberg Ulm e. V. – KZ-Gedenkstätte – Mitteilungen Heft 53 / November 2010 Inhalt Vorwort 2 Impressum 2 Fr. Turant und die Ausstellung „Zwangsarbeit“ 3 NS-Zwangsarbeit Ein Forschungsüberrblick 4 Zwangsarbeit in der Region 5 Kommentar zur Entschädigung 7 Jüdischen Geschichte in Ulm 8 50. Todestag Anna Essinger 10 AK Asyl Stuttgart in Ulm 11 Save-me Ulm 12 Internationale Jugendbe- Gabriela Turant, ehemalige Zwangsarbeiterin in Ulm, am 27. September 2010 bei gegnung Dachau im DZOK 13 der Eröffnung der Ausstellung „Zwangsarbeit. Die Deutschen, ihre Zwangsarbeiter und der Krieg“ im Jüdischen Museum Berlin. Im Hintergrund sind historische Didaktische Überlegungen Fotos aus Ulm zu Kriegsende zu sehen. Frau Turant schildert ihre Eindrücke in zum Gedenkstättenbesuch 15 einem Brief an das DZOK vom 9. Oktober: „Die Ausstellung zeigt die Wahrheit der Israelreise dzokkis 16 damaligen Zeit. Sie erzählt die Erlebnisse unserer Generation; sie zeigt die Tragödie von Millionen Menschen und lässt uns nicht vergessen, dass jeder von uns, unab- Der neue ASF-Freiwillige 17 hängig von der Nationalität, der Religion und der sozialen Herkunft das Recht auf Nachruf auf Ansgar Kramer 18 ein Leben in Würde hat.“ Foto: J. Schley Leserbriefe 19 Neues in Kürze 22 Spurensuche im Doku-Zentrum - Alfred-Hausser- Preis - Dagmar Orths auf Sponsorensuche - Ausstellung „Entartet!?“ - Buch Helmuth Bauer - Sinti und Roma - 9. November - Tagung Irsee - Vortrag Dörner - Marie-Luise Schultze-Jahn (†) - Paul Sauer (†) - „Topographie des Terrors“ - KZ- Gedenkstunde in der Ulmer KZ-Gedenkstätte Gedenkstätte Kochendorf - Ulmer Friedenspreis - für den Widerstand von 1933 bis 1945 Vortrag Benz - Obermayer Award - Lehrer-Seminar und die Opfer der nationalsozialistischen Gewaltherrschaft Neue Bücher 26 Sonntag, 14.
    [Show full text]
  • “Equal but Not the Same”: the Struggle for “Gleichberechtigung” and the Reform of Marriage and Family Law in East and West Germany, 1945–1968
    “EQUAL BUT NOT THE SAME”: THE STRUGGLE FOR “GLEICHBERECHTIGUNG” AND THE REFORM OF MARRIAGE AND FAMILY LAW IN EAST AND WEST GERMANY, 1945–1968 Alexandria N. Ruble A dissertation submitted to the faculty of the University of North Carolina at Chapel Hill in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy in the Department of History. Chapel Hill 2017 Approved by: Karen Hagemann Konrad H. Jarausch Susan Dabney Pennybacker Donald M. Reid Katherine Turk © 2017 Alexandria N. Ruble ALL RIGHTS RESERVED ii ABSTRACT Alexandria N. Ruble: “Equal but Not the Same”: The Struggle for “Gleichberechtigung” and the Reform of Marriage and Family Law in East and West Germany, 1945–1968 (Under the direction of Karen Hagemann) This dissertation explores the interplay of political, social, and economic factors that first prevented and later led, despite all resistance, to the reform of family law in East and West Germany in the 1950s and early 1960s. After 1945, Germans inherited a Civil Code that dated back to 1900 and had designated women as second-class citizens in marriage, parental rights, and marital property. In the postwar period, in the context of the founding of the East and West German states and the rising Cold War, female activists in both Germanys revived the old feminist goal of reforming civil law, but faced fierce resistance from Protestant and Catholics. After much struggle, legislators in both states replaced the old law with two new, competing versions that purported to expand women’s rights in marital and familial matters. I argue that the East-West German competition in the Cold War provided the momentum to finally accomplish the long-desired reforms.
    [Show full text]
  • Bibliographie Zur Stadt- Und Heimatgeschichte
    Stadtarchiv Memmingen BIBLIOGRAFIE ZUR STADT- UND HEIMATGESCHICHTE MEMMINGENS Die Bibliografie enthält Literaturhinweise zur Stadt- und Heimatgeschichte Memmingens, der ehemals reichsstädtischen Dörfer sowie der heutigen Stadtteile, die Grundlage für weitergehende Literatur- und Quellenrecherchen sein können. Sie wird laufend fortgeführt – ohne allerdings einen Anspruch auf Vollständigkeit erheben zu können. Titel werden in der Regel nur an einer Stelle genannt. Zu beachten ist vor allem, dass im Abschnitt Allgemeine Stadtgeschichte bereits zahlreiche Aspekte der Kirchen-, Kultur-, Sozial- und Wirtschaftsgeschichte zu finden sind, ebenso im Abschnitt Kirchengeschichte vielfach kunst- und kulturgeschichtliche Aspekte miteinbezogen sind. Ein großer Teil der hier genannten Monografien und Zeitschriftenbeiträge ist im Lesesaal des Stadtarchivs Memmingen im Grimmelhaus (Ulmer Straße 19, 87700 Memmingen) einsehbar (vgl. Verzeichnisse zum Freihandbestand im Lesesaal). Systematik 1. ALLGEMEINE STADTGESCHICHTE ............................................................................. 5 1.1. Allg. Übersichten (Handbücher, Schriften- und Editionsreihen, Stadtführer) ........... 5 1.2. Einzelne Zeitabschnitte ........................................................................................... 6 1.2.1. Vorgeschichte .................................................................................................. 6 1.2.2. Mittelalter ........................................................................................................
    [Show full text]
  • Sozialistische Mitteilungen News for German Socialists in England
    No. 2 - 1940 January, 20th Sozialistische Mitteilungen News for German Socialists in England This news-letter is published for the information of Social Democratic refugees from Germany who are opposing dictatorship of any kind. [Seite: - 1 - ] Botschaft Thomas Manns: Ich grüsse Finnland Bei einer Versammlung der Sozialdemokratischen Föderation in New York[1] liess Thomas Mann eine Botschaft vorlesen, in der es heisst: "Wenn die Finnen ihre Mannerheim-Linie[2] den gegenwärtigen Wall der westlichen Zivilisation nennen - und ich glaube, dass sie dies mit Recht tun - so möchte ich dieser Feststellung hinzufügen, dass die Arbeiter und Bauern dieser kleinen Nation, ob sie nun Sozialisten sind oder nicht, augenblicklich die wahren Ideale und Hoffnungen verteidigen, die ein nazistisch gewordener Bolschewismus verraten und in den Schmutz getreten hat. Ich grüsse Finnland und ich hoffe aufs innigste, dass es den Endsieg davontragen möge." Der Führer der Labour Party ueber die Kommunisten Am 14. Januar sprach R.C. Attlee, der Führer der britischen Labour Party, in Blackburn und sagte u.a., er hoffe, das Volk der Sowjetunion würde von dem Angriff auf Finnland ablassen und sich an die Seite der Demokratien gegen den gemeinsamen Feind, den Hitlerismus, stellen. "Es ist klar", sagte er, "dass die faschistische Partei in England und die kommunistische Partei blosse Anhängsel ausländischer Diktaturen sind. Die Kommunisten haben kein Recht auf den Namen 'Sozialisten' oder 'Kommunisten'. Sie sind Stalinisten. Alles was Stalin sagt, ist ihnen recht." Abordnung der Labour Party nach Finnland Die britische Labour Party hat eine dreigliedrige Abordnung, der das Unterhausmitglied Noel-Baker[3] und der [Seite im Original:] - 2 - Generalsekretär der britischen Gewerkschaften, Sir Walter Citrine, angehören, nach Finnland delegiert, um die dortige Lage und die Hilfsmöglichkeiten für den Unabhängigkeitskampf Finnlands zu untersuchen.
    [Show full text]
  • Troops for Europe OK'd by Senate: the People Ignored
    Workers of the World, Unite ! Coming SPECIAL SIX-PAGE MAY DAY ISSUE THE MILITANT PUBLISHED WEEKLY IN THE INTERESTS OF THE WORKING PEOPLE Vol. XV - No. 15 NEW YORK, N. Y., MONDAY, APRIL 9, 1951 PRICE: FIVE CENTS AUTO WORKERS HIT TRUMAN RAW DEAL Hansen Exposes I Troops for Europe OK'd by Big Business M inority Pushes I Drive to War I SAN FRANCISCO, April 1 — For Labor Party Senate: the People Ignored Attentive audiences in San Fran­ By John G. W right 9" cisco and Oakland heard Joseph By A rt Preis A fter three months of the “Great Debate,” the Sen­ Hansen speak on the topic “ Am­ CLEVELAND, April 2 — For the first time since the Break the Bonds! erica and the World Crisis — The ate adopted on April 4 a resolution approving by a vote founding of the CIO United Automobile Workers, a na­ Socialist Answer to Capitalist tional convention of America’s largest union has heard a of 69 to 21 the shipment of four U.S. army divisions to M ilitarism ” at a meeting spon­ Europe. This resolution follows*------------------------------------------------ sored by the Socialist Workers direct attack by its top leaders on the Democratic administra­ •die main lines of the original ad­ pleasure double or triple the cur­ Party. tion in Washington. Yesterday’s ministration “ compromise” which rently estimated number of 100,- “ The police action in Korea opening session here of the had been denounced by the 000 soldiers without “violating” which began as ‘Operation Demo­ BULLETIN UAW ’s 13th Convention, attend­ the “ expressed sentiment” of cracy’ now ends up as ‘Operation Republican opposition, in par­ CLEVELAND, Apr.
    [Show full text]
  • 2/1-Spaltig, Mit Einrückung Ab Titelfeld
    Landesarchiv Berlin Bestandsgruppe C Rep. 902-02-03 Bezirksleitung Berlin der SED Bezirksparteiarchiv Nachlässe und Personenfonds Findbuch Inhaltsverzeichnis Vorwort I Einzelbestände C Rep. 902-02-03-01 Nachlass Hans Kiefert C Rep. 902-02-03-05 Personenfonds Lotte Kalmus-Feyh C Rep. 902-02-03-07 Personenfonds Roberta Gropper C Rep. 902-02-03-39 Nachlass Anna Schmidtmann/Berta Gier C Rep. 902-02-03-40 Personenfonds Irene Heller C Rep. 902-02-03 Bezirksleitung Berlin der SED Bezirksparteiarchiv Nachlässe und Personenfonds Vorwort I. Geschichte der Bestandsgruppe Auf der Grundlage der „Richtlinien über den Archivfonds der SED, die Struktur und die Auf- gaben der Parteiarchive“ (Beschluss des Sekretariats des ZK der SED vom 22. November 1982) richtete auch das Berliner Bezirksparteiarchiv der SED seine Aufmerksamkeit auf die Sammlung von Erinnerungsberichten und Nachlässen sowie die Formierung von Personen- fonds. Persönliche Dokumente, Arbeitsmaterialien, Reden, Schriften, Materialsammlungen sowie Notizen und Aufzeichnungen ausgewählter Berliner Funktionäre der SED und der Massenorganisationen der DDR sollten vom Archiv übernommen, erhalten und erschlossen werden. Einerseits wurden ausgewählte Personen gebeten, ihre Unterlagen dem Parteiar- chiv zu überlassen; andererseits erfolgten Übernahmen angebotener Nachlässe. Im Jahre 1989 verfügte das Bezirksparteiarchiv Berlin über 38 erschlossene und 4 unbear- beitete Nachlässe bzw. Personenfonds, die sich hinsichtlich Aussagekraft, Umfang und zeit- licher Erstreckung stark unterscheiden. Die Überlieferung hatte im Bezirksparteiarchiv die Bestandssignatur „N“ für Nachlässe und „P“ für Personenfonds V 6 1-38. Die als Personenfonds gebildeten Dokumentensammlungen einzelner Funktionäre der Be- zirksleitung enthalten v. a. Arbeitsunterlagen wie Redekonzepte, Publikationsmanuskripte etc., während besonders in den Nachlässen von Parteiveteranen und Widerstandskämpfern gegen den Faschismus auch persönliche Dokumente wie Ausweise, Korrespondenzen, Fo- tos, Auszeichnungen etc.
    [Show full text]