TITO ZANIBONI E Il Complotto Friulano Per Uccidere MUSSOLINI
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La storia raccontata - 1 DINO BARATTIN TITO ZANIBONI e il complotto friulano per uccidere MUSSOLINI LIBRARIA Indice Presentazione 7 Introduzione 11 Roma, 4 novembre 1925, hotel Dragoni 13 Buja, un paese nel primo dopoguerra 18 Con il sostegno di: Storia di un’amicizia 21 Un gerarca friulano 26 L’osteria di Lucia 31 Tito Zaniboni 34 Il delitto Matteotti. Un punto di svolta 40 Comune di Buja Il complotto 51 Le reazioni 61 Edito da: Il segreto di Pulcinella 65 Libraria Via Sopracastello 3 Il delatore 67 San Daniele Del Friuli(Ud) Le indagini 73 Tel. +39 0432 940083 Intanto in Friuli… 76 Email: libraria @alice.it Il retrobottega di un processo 82 Progetto grafico ed impaginazione: Il processo 91 ciccìecoccò graphic design Le molte storie personali 99 Stampa: L’isola del destino 108 Grafika Soča - Nova Gorica, Slovenia Dagli atti del processo contro Tito Zaniboni 116 ©2011 Libraria Note 135 Ringraziamenti Presentazione Ringrazio la dott.ssa Loredana Bortolotti per la cortese segnala- Il libro in esame ricostruisce la complessa vicenda storica zione della presenza nella Biblioteca Civica Glemonense del dat- del primo attentato al Capo del Governo, Benito Mussolini. tiloscritto Il processo Zaniboni. Il dottor Stefano Bergagna per Una vicenda che ha visto coinvolti diversi cittadini friulani avermi fornito in forma digitale una gran mole di documenti ed in particolare numerosi bujesi. L’idea dell’attentato matu- presenti presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma inerenti a ra in una Buja reduce dagli enormi danni causati dalla prima questa vicenda, nonché fotografie e informazioni utili alla stesura guerra mondiale, in un clima ideologico che, contemporane- del testo. Inoltre per aver reso possibile la stampa di questo libro, amente all’affermarsi del fascismo, genera anche una reazione nelle sue funzioni di Sindaco di Buja. Un doveroso ringraziamen- antifascista. Queste divisioni si riscontrano spesso all’interno to agli amici di Buja: Rudi Fasiolo per le sue osservazioni e Valter delle medesime famiglie dove maturano le forti tensioni che Nicoloso, per avermi messo a disposizione alcuni documenti ri- poi porteranno la popolazione al tragico epilogo della guerra guardanti suo nonno Luigi Calligaro. Infine il professor Giuseppe civile, successivamente all’8 settembre 1943. Per una curiosa Marini per le sue osservazioni dopo la lettura della prima stesu- ironia della storia, a Buja il 4 novembre 1925, giorno previsto ra. Un riconoscimento al personale della Biblioteca “V. Joppi” e per l’attentato, festeggiava la ricorrenza della vittoria anche il dell’Archivio di Stato di Udine. Interpretazioni e giudizi espressi soldato bujese che aveva salvato la vita a Mussolini sul cam- in questo lavoro sono da attribuirsi solo all’autore. po di battaglia, durante la Grande Guerra. Altri bujesi invece quel giorno erano determinati a porre fine alla vita del Duce. Insomma, potremmo pensare ad un “regolamento di conti” tra concittadini visto che, il Consiglio Comunale di Buja, nella seduta del 20 maggio 1924 aveva conferito, su proposta 6 7 del Sindaco Cav. Umberto Barnaba, la cittadinanza onoraria lo Stato sapevano tutto: un segreto di Pulcinella appunto! a Mussolini con queste parole: “Questo Comunale Consesso Tuttavia è anche la storia di donne ed uomini coraggiosi, che interprete fedele del sentimento dell’intero Popolo di Buia, be- si trovarono a vivere in un momento particolarmente diffici- nedicendo l’opera di salvezza e di ricostruzione portata da S.E. le della storia nazionale e che decisero di ribellarsi allo Stato BENITO MUSSOLINI si sente orgoglioso di conferirgli la fascista e ad un potere costituito oppressivo che non lasciava Cittadinanza Onoraria di Buia, presentando nel contempo i spazio a chi pensava in modo diverso. Pagarono la loro scel- sensi della più profonda fede, devozione e disciplina”. In quel ta a caro prezzo, con enormi sofferenze personali e dei loro periodo a Buja spirava forte il vento fascista, tanto che l’ on. famigliari, spesso ridotti in miseria. Alcuni di loro, come ad Pier Arrigo Barnaba faceva parte del Direttorio nazionale del esempio Luigi Calligaro o il capitano Ferruccio Nicoloso, eroe partito fascista con ampia possibilità di contatti diretti con il della Grande Guerra, dopo il carcere dovettero abbandonare Capo del Governo. Sul palcoscenico della grande storia tut- l’Italia perché di fatto il regime non gli consentì di sopravvive- tavia i personaggi bujesi assumono il semplice ruolo di com- re. Per queste ragioni la loro storia merita la nostra attenzione parse, per l’opinione pubblica i protagonisti principali sono e il nostro rispetto. altri. Non importa se il fornaciaio, Angelo Ursella riceverà la medesima condanna dell’on. Tito Zaniboni, l’uomo che mate- rialmente doveva eseguire il delitto. Al fine di un efficacie uso politico dell’attentato, i centri di potere governativi pretesero Buja, novembre 2011. Stefano Bergagna nomi illustri: onorevoli, esponenti della massoneria, generali Sindaco di Buja che, probabilmente, in realtà ebbero responsabilità inferiori di quelle del gruppo bujese, costituito da donne ed uomini del popolo, che certamente agevolarono l’attentatore Zaniboni in quella che però, di fatto, fu un’azione quasi individuale del medesimo. Come si evince dal racconto dell’autore di questo splendido libro, non vi era alcuna possibilità che l’attentato venisse por- tato a termine, in quanto i personaggi coinvolti, molto prima del 4 novembre 1925, venivano costantemente controllati da spie, carabinieri, uomini della Questura in borghese e quindi, senza ombra di dubbio, le Autorità preposte alla sicurezza del- 8 9 Introduzione Vignetta satirica Un dattiloscritto, presente nella Biblioteca civica glemo- nense di Gemona del Friuli1, mi ha portato sulle tracce di una storia che ebbe a suo tempo grande risonanza nazionale e che vide coinvolti alcuni antifascisti friulani, in una cospirazione non priva di elementi ancora in parte da risolvere. Si tratta del primo di uno dei tanti falliti attentati che Benito Mussolini, Presidente del Consiglio dei ministri e duce del fascismo, subì nel corso della ventennale dittatura: il cosiddetto «attentato Zaniboni», avvenuto il 4 novembre 1925, settimo anniversa- rio della vittoria italiana nella Grande Guerra. Il documento in questione riguarda l’indagine condotta dal giudice Rosario Marciano preliminare al processo, che si svolse a Roma nell’aprile del 1927 da parte del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato appena costituito a seguito delle cosiddet- te «leggi fascistissime», contro Tito Zaniboni, Luigi Capello ed altre personalità politiche dell’epoca, nonché contro i presunti 11 cospiratori friulani. Il fascicolo era appartenuto all’avvocato Roma, 4 novembre 1925, Hotel Dragoni Giuseppe Nais, difensore in quel processo di Ferruccio Nico- loso. In esso sono riportate le modalità delle indagini e le te- stimonianze di quanti, direttamente o indirettamente, furono coinvolti. La gran parte di queste deposizioni legate alla situa- Benito Mussolini zione friulana e al territorio di Buja in particolare, ci permette di indagare sui rapporti personali e politici all’interno della comunità locale o, più in generale, su alcuni aspetti dell’anti- fascismo friulano. È anche l’occasione per considerare le complesse vicende di alcune importanti personalità, che caratterizzarono quell’in- quieto dopoguerra, come il deputato riformista Tito Zaniboni e Pier Arrigo Barnaba, esponente del fascismo locale ed eroe di guerra, sui quali a tutt’oggi mancano delle biografie compiute. Un documento particolare quindi, da utilizzarsi con estre- La mattina del 4 novembre 1925 un uomo distinto, vestito ma cautela in quanto di parte, dato il carattere totalitario del impeccabilmente con l’alta uniforme da maggiore degli alpini regime e del Tribunale giudicante. con tanto di medaglie al petto e avvolto in una vecchia pellic- Attraverso le pagine del documento ho cercato di ricostruire cia nera foderata di volpe, si presentò alla reception dell’Hotel l’intera vicenda, mettendo a fuoco gli intrecci tra la situazione Dragoni di largo Chigi 9 a Roma, angolo via del Tritone. Ave- nazionale e quella locale. È in sostanza la storia di come Musso- va l’aspetto di un fervente patriota desideroso di assistere alla lini e il fascismo riuscirono ad utilizzare strategicamente gli at- grande parata in occasione del settimo anniversario dalla vitto- tentati o i falliti atti terroristici per sconfiggere gli avversari, per ria. Si qualificò come maggiore Domenico Silvestrini. Alcuni togliere ogni tipo di libertà politica ed instaurare la dittatura. giorni prima una persona aveva prenotato a suo nome una Fu quindi un attentato pilotato in cui Zaniboni e i congiu- stanza. Romano Dragoni, il proprietario dell’albergo, gli aveva rati di Buja si prestarono ad essere, in assoluta buonafede, gli riservato una stanza un po’ laterale, ma una seconda persona, ignari strumenti della svolta autoritaria del regime. più giovane, aveva insistito che fosse più centrale così l’alber- In ogni caso essi meritano rispetto e la loro vicenda va sicura- gatore finì per accettare e prenotare la camera 90, nella quale mente raccontata2. qualche tempo prima era morto suo padre. L’Hotel Dragoni era un edificio un po’ vecchiotto che ormai non esiste più, venne demolito per far posto ad alcuni edifici di pertinenza del 12 13 Senato. A quel tempo disponeva di 140 camere, molte delle sando a cosa sarebbe successo di lì a poco a sé stesso e all’Italia quali dotate di un terrazzino con ringhiera in ferro battuto ed intera. Sicuramente ripensò all’assassinio di Matteotti e a tutte alte persiane verdi a stecche orizzontali. Era lo stesso albergo le vittime di quella funesta stagione politica. La storia avrebbe che solo poco più di un anno prima aveva ospitato la banda di sicuramente subito una svolta decisiva e, senza il suo capo, il squadristi che rapì e uccise l’onorevole Giacomo Matteotti. fascismo si sarebbe liquefatto come neve al sole. Il giovane aiu- Dall’altro lato della piazza, a una distanza di circa ottanta tante sembrava invece ansioso, camminava nervosamente nella metri, vi era Palazzo Chigi, sede del Governo.