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Piano di Emergenza e di Protezione Civile dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna

Alfonsine

Conselice

Lugo S'Agata sul Santerno

Redazione: a cura degli uffici preposti dei Comuni e dell'Unione Stesura: Bedeschi Cerfogli Faccani Nobile Piombini INDICE

1 PREMESSA Pag. 4

2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE Pag. 8 2.1 Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna Pag. 8 2.2 Dati climatici Pag: 10 2.3 Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche Pag. 12 2.3.1. Inquadramento geologico e geomorfologico Pag. 12 2.3.1.1 Lineamenti morfologici del territorio Pag. 12 2.3.1.2 Altimetria e geomorfologia Pag. 12 2.3.1.3 Subsidenza Pag. 14 2.3.1.4 Alluvioni storiche e rischio idrogeologico Pag. 15 2.3.1.5 Rete idrografica fluviale Pag. 16 2.3.1.6 Sistemi di macrounità del paesaggio Pag. 17

3 ANALISI INFRASTRUTTURE Pag. 18 3.1 Viabilità Pag. 18 3.2 Reti di servizio Pag. 19 3.2.1. Rete distribuzione idrica Pag. 19 3.2.2. Eletrodotti Pag. 19 3.2.3. Metanodotti Pag. 21 3.2.4. Rete fognaria Pag. 23

4 ANALISI DEI RISCHI Pag. 24 4.1 Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica Pag. 24 4.2 Ricostruzione degli scenari calamitosi Pag. 25 4.2.1 Rischio Idrogeologico Pag. 25 4.2.2 Rischio chimico Pag. 27 4.2.3 Rischio incendi Pag. 29 4.2.4 Rischio sismico Pag. 31 4.2.5 Rischio nevicate Pag. 32 4.2.6 Rischio blocchi di traffico rilevanti Pag. 33 4.2.7 Rischio disinnesco ordigni bellici Pag. 33

5 CENSIMENTO DELLE RISORSE Pag. 34 5.1 Sezione 1 – Enti Locali Pag. 36 5.2 Sezione 2 – Sanità, assistenza sociale e veterinaria Pag. 36 5.3 Sezione 3 – Volontariato Pag. 36 5.4 Sezione 4 – Materiali, mezzi e risorse umane Pag. 37 5.5 Sezione 5 – Assistenza alla popolazione Pag. 37 5.6 Sezione 6 – Viabilità Pag. 47 5.7 Sezione 7 - Censimento strutture pubbliche Pag. 47 5.8 Utilizzo delle informazioni raccolte Pag. 47 5.9 Progetto formativo Pag. 47

2 6 COSTITUZIONE E COMPITI DELLA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Pag. 49 6.1 Struttura comunale di protezione civile Pag. 50 6.2 Centro operativo comunale della Protezione Civile Pag. 54 6.3 Centro Sovra comunale e Centro Operativo Misto della protezione civile dell'Unione Pag. 56

7 MODELLI DI GESTIONE DELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA Pag. 59 7.1 Informazioni alla popolazione Pag. 62 7.2 Modelli di intervento Pag. 65 7.3 Rischio Chimico Pag. 66 7.3.1 Rischio Chimico – scenario incidente stradale/ferroviario Pag. 67 7.3.2 Rischio chimico – scenario industria a rischio di incidente rilevante Pag. 69 7.4 Blocchi di traffico Pag. 70 7.5 Rischio idrogeologico Pag. 71 7.5.1 Fase di attenzione Pag. 71 7.5.2 Fase di preallarme Pag. 73 7.5.3 Fase di allarme e di emergenza Pag. 75 7.5.4 Chiusura evento Pag. 77 7.6 Rischio Incendio Pag. 78 7.7 Rischio sismico Pag. 80 7.7.1 Scenario 1 -Scisma di I livello Pag. 81 7.7.2 Scenario 2 – Scisma di II livello Pag. 82 7.8 Sala operativa Pag. 83 7.9 Coordinamento delle operazioni di soccorso Pag. 84 7.9.1 Compiti del Sindaco Pag. 84 7.9.2 Compiti del centro operativo comunale Pag. 84 7.9.3 Funzioni di supporto Pag. 85 7.9.4 Aree di accoglienza Pag. 85 7.10 Modello organizzativo/operativo intercomunale Pag. 86

3 1 PREMESSA

I recenti provvedimenti legislativi in materia di conferimento di funzioni agli Enti Locali hanno rafforzato il ruolo dei Comuni nel settore della Protezione Civile, attribuendo ulteriore e più pregnante significato alle disposizioni di cui all’art. 15 della Legge 225 che, già nel 1992, definiva il Sindaco “Autorità Locale di Protezione Civile”. Il Decreto Legislativo 112/1998 infatti, reso vigente con l’emanazione del Decreto del Consiglio dei Ministri 22 dicembre 2000, ha affidato a Regioni, Province e Comuni una rilevante serie di funzioni, provvedendo direttamente alla loro ripartizione tra i diversi livelli di governo; dette funzioni sono state poi rafforzate dalla sopravvenuta valenza costituzionale assegnata dalla Legge n. 3/2001 alla disciplina della materia di protezione civile, e chiarificate dalla Circolare del Dipartimento della Protezione Civile del 30 settembre 2002, n. 5114 “Ripartizione delle competenze in materia di Protezione Civile”. In particolare il : • attua in ambito comunale attività di previsione ed interventi di prevenzione dei rischi stabiliti dai piani regionali; • adotta tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione dell’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; • vigila sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Per svolgere correttamente e puntualmente tali funzioni è necessario avere una fotografia puntuale ed aggiornata della realtà territoriale comunale, in termini di criticità del territorio, di vulnerabilità e di elementi esposti al rischio. Il presente Piano è uno strumento della pianificazione di Protezione Civile che, sulla base di scenari di riferimento, individua le diverse strategie finalizzate al coordinamento dei soccorsi e al superamento dell’emergenza. Obiettivo del Piano è la salvaguardia dei cittadini e, se possibile, dei beni presenti in un’area a rischio, attraverso l’attivazione di specifiche azioni non strutturali finalizzate a minimizzare il danno di un determinato evento e superare la situazione di emergenza. Il Piano deve pertanto tradurre in termini attuativi gli elementi conoscitivi ( scenario di evento, cartografie del rischio ) che contemplano le ipotesi di danno e da un “Modello di intervento” in emergenza, dove gli scenari costituiscono elemento di supporto decisionale nella predisposizione del modello stesso. In sintesi lo scenario di evento non è altro che la descrizione della dinamica dell’evento che si realizza attraverso l’analisi storica e fisica delle fenomenologie.

4 Nel modello di intervento vengono poi definite le fasi nelle quali si articola l’intervento di Protezione Civile, che sono caratterizzate da un livello di attenzione crescente nei confronti dell’evento che si sta evolvendo, individuando le strutture operative che devono essere gradualmente attivate, stabilendone composizione e compiti. IL Piano oltre ad essere integrato con il livello provinciale, regionale e statale di Protezione Civile, deve tener conto ed integrare i piani operativi di emergenza di enti, strutture tecniche, gestori di servizi pubblici ed essere completato con procedure tecniche di dettaglio necessarie alla sua attivazione. Il Piano è sostanzialmente costituito da: • un database contenente le informazioni relative alle risorse e agli elementi esposti al rischio e gestite attraverso un sistema informatico distribuito fra gli enti locali che ne permette la georeferenziazione; • un’analisi dei rischi che descrive gli scenari di evento legati alle criticità presenti sul territorio; • un modello di intervento. Il Piano costruito si basa sul presupposto che la banca dati, contenente le informazioni utili alla pianificazione dell’emergenza, nasce dalla fattiva collaborazione di tutti gli Enti con competenze in materia di Protezione Civile e dalla condivisione delle informazioni raccolte fra i soggetti detentori di risorse presenti sul territorio. Il presente Piano ha la caratteristica di mettere a sistema tutte le risorse disponibili, sul territorio della nostra Unione, per ogni singolo evento che potrà interessare anche un singolo comune aderente all'Unione. I soggetti coinvolti, a diverso titolo e con diverso grado di operatività, nella gestione dell’emergenza e nelle diverse fasi ( attenzione, pre-allarme e allarme ) relativamente ai territorio della nostra Unione sono di seguito elencati:

• Provincia di • Prefettura di Ravenna • Regione Emilia-Romagna – Servizio di Protezione Civile • Comune di • Comune di Bagnacavallo • Comune di Bagnara di Romagna • Comune di • Comune di Cotignola • Comune di Fusignano • Comune di Lugo • Comune di Massa Lombarda • Comune di Sant’Agata sul Santerno • Questura

5 • Carabinieri • Guardia di Finanza • Comando provinciale dei Vigili del Fuoco • Corpo Forestale dello Stato • Polizia Stradale • Azienda U.S.L. • Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici • Unità Operativa 118 • ARPA - SIM • ARPA – Sezione provinciale di Ravenna • Croce Rossa Italiana- Comitato Locale della Bassa Romagna • Coordinamento provinciale Associazioni di Volontariato di Protezione Civile • Associazione Radioamatori Italiana (ARI ) • A.N.A.S. • Ferrovie dello Stato – Rete Ferroviaria Italiana • Ferrovie dello Stato – Trenitalia • Poste Italiane Spa • Enel Distribuzione • Telecom e altri gestori telefonici • Aziende erogatrici di servizi essenziali (es. HERA, AMF, ecc.) • Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura • Ufficio Scolastico provinciale CSA (ex Provveditorato agli Studi) • Automobile Club Italiano (ACI) • Autostrade per l’Italia S.p.a. • Autorità di Bacino dei Fiumi Romagnoli • Autorità di Bacino del Fiume Reno • Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli • Servizio Tecnico di Bacino Reno • Consorzi di Bonifica della Romagna Centrale • Consorzi di Bonifica della Romagna Occidentale

6 7 2 INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO DELL'UNIONE

2.1 Territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna

I Comuni della Bassa Romagna si estendono su una superficie complessiva di 526,09 Kmq., così suddivisa:

Latitudine – Longitudine Altitudine Località - Superficie ( Gradi, MM, SS ) ( m.s.m. ) Alfonsine Kmq 106,74 44°30'21,67”N - 12°02'27,77”E 6

Bagnacavallo Kmq 79,52 44°24'58,95”N – 11°58'38,19”E 16

Bagnara di Romagna Kmq 10,02 44°23'21,33”N – 11°49'34,54”E 22

Conselice Kmq 60,27 44°30'45,86”N – 11°49'43,81”E 7

Cotignola Kmq 34,96 44°23'04,29”N – 11°56'33,66”E 19

Fusignano Kmq 24.60 44°28'05,35”N – 11°57'34,36”E 9

Lugo Kmq 116,93 44°25'13,06”N – 11°54'42,17”E 15

Massa Lombarda Kmq 37.02 44°26'47,07”N – 11°49'40,89”E 14

S.Agata Kmq 9,49 44°26'33,01”N – 11°51'42,32”E 14

Dal punto di vista amministrativo il territorio dell'Unione confina a Sud con il Comune di , e ; a Ovest con il Comune di ; a Nord confina il Comune di Argenta e Ravenna ed ad Est confina con il Comune di Ravenna e . Il territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna oltre ai nove capoluoghi e composto da 26 frazioni, con le seguenti caratteristiche territoriali:

Latitudine – Longitudine Altitudine Frazione ( Gradi, MM, SS ) ( m.s.m. ) Alfonsine - Filo 44°35’12,37” N 11°55’49,91”E

Alfonsine - Longastrino 44°35’18,70”N 12°00’27,53” E

Bagnacavallo - Boncellino 44°22’48,35” N 11°59’24,74” E

Bagnacavallo - Glorie 44°28’10,59” N 12°04’42,58” E

Bagnacavallo - Masiera 44°27’40,99” N 11°58’04,272 E

Bagnacavallo - Traversara 44°24’43,63” N 12°01’35,642 E

Bagnacavallo - Rossetta 44°28’59,55” N 12°01’17,83” E

Bagnacavallo – Villa Prati 44°27’13,55” N 12° 00’47,38” E

8 Bagnacavallo - Villanova 44°26’52,58” N 12°03’12,58” E

Conselice - Lavezzola 44°33’49,70” N 11°52’31,17” E

Conselice – San Patrizio 44°29’21,40” N 11°49’39,47” E

Cotignola - Barbiano 44°23’03,25” N 11°53’05,44” E

Fusignano – Maiano 44°28’46,46” N 11°56’49,36” E

Fusignano - Rossetta 44°28’59,55” N 12°01’17,83” E

Fusignano – S.Savino 44°28’50,00” N 11°59’00,50” E

Lugo - Ascensione 44°26’36,36” N 11°53’21,18” E

Lugo - Belricetto 44°30’20,00” N 11°54’42,00” E

Lugo - Bizzuno 44°27’06,92” N 11°55’33,75” E

Lugo – Ca' di Lugo 44°27’38,15” N 11°52’56,12” E

Lugo - Giovecca 44°32’12,29” N 11°52’53,27” E

Lugo -San Bernardino 44°30’52,28” N 11°53’11,45” E

Lugo -San Lorenzo 44°28’32,29” N 11°53'41,75” E

Lugo -San Potito 44°25’52,16” N 11°56’18,66” E

Lugo - Santa Maria in Fabriago 44°29’16,09” N 11°53’07,99” E

Lugo – Villa San Martino 44°24’59,67” N 11°51’50,59” E

Lugo - Voltana 44°32’30,81” N 11°56’13,38” E

La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna è di 104.057 abitanti (dati ufficiali riferiti al 31/12/2011), così suddivisa: • Alfonsine abitanti 12.433; • Bagnacavallo abitanti 16.850; • Bagnara di Romagna abitanti 2.397; • Conselice abitanti 10.015; • Cotignola abitanti 7.426; • Fusignano abitanti 8.408; • Lugo abitanti 32.891; • Massa Lombarda abitanti 10.776; • S.Agata sul Santerno abitanti 2.861; La popolazione residente nei comuni della Bassa Romagna nel corso dell'anno 2012 è aumentata fino a 104.412 abitanti (dati provvisori riferiti al 31/12/2012)

9 2.2 Dati climatici

Sull'area dell'Unione è possibile sostanzialmente individuare due comparti che si diversificano per caratteristiche climatiche. Pianura costiera. E’ la stretta fascia delimitata dalla linea di costa verso il mare e che risente nettamente dei caratteri marittimi fino approssimativamente ad una decina di chilometri verso l’interno. Questi sono costituiti da una frequente e talvolta accentuata ventilazione, da precipitazioni piuttosto ridotte specie nelle zone più a nord e da un’accentuata mitigazione termica. E’ proprio il particolare regime termico a caratterizzare la pianura costiera: sebbene le temperature medie siano poco diverse da quelle dell’entroterra, tuttavia viene sensibilmente ridotta l’escursione termica diurna giornaliera, soprattutto nei mesi invernali. La maggiore lontananza dalle catene montuose comporta una quasi completa esposizione ai venti, se si eccettua una debole protezione alle correnti libecciali da sud-ovest dovuta all’Appennino. Caratteristici dei mesi invernali ed in parte delle stagioni intermedie sono il caldo ed umido scirocco proveniente da sud – est e la fredda e asciutta bora che spira da nord-est ed è responsabile dei rari periodi di gelo. D’estate è il regime delle brezze quello prevalente e permette la mitigazione del caldo afoso. La circolazione “vivace” è responsabile anche di un minore numero di giorni nebbiosi. Pianura interna. Nonostante il carattere di stretta contiguità con la zona precedente, tuttavia questa fascia, che si spinge fino alla zona pedecollinare, mostra caratteri piuttosto diversi. In pratica abbiamo il passaggio da un clima marittimo ad uno più continentale: aumento della escursione termica giornaliera con più frequenti gelate, ventilazione più contenuta, aumento delle formazioni nebbiose e delle giornate d’afa. Soprattutto la temperatura mostra un calo sensibile rispetto alla costa tenendo conto comunque della notevole vicinanza. Il regime pluviometrico invece è simile al precedente, con una maggiore frequenza d’inverno di precipitazioni nevose. La conoscenza delle principali caratteristiche climatologiche risulta di fondamentale importanza per le strette connessioni esistenti tra clima ed eventi calamitosi. A titolo di esempio si ricordano i legami esistenti tra i periodi siccitosi e gli incendi boschivi. Mediante i dati statistici si ricava che nel corso dell’anno le temperature più elevate vengono raggiunte nei mesi di luglio e agosto, mentre le temperature più basse si riscontrano in gennaio.

10 Carta delle isoterme: temperature medie annue (°C) del periodo 1959-78 (AER, modif.) Sotto il profilo della piovosità il territorio in questione è caratterizzato da due massimi di piovosità nei periodi primaverile ed autunnale. I valori totali annui di pioggia oscillano fra i 650 e i 900 mm, equivalenti 650/900 litri di acqua per metro quadrato all'anno.

Carta delle isoiete: precipitazioni medie annue (mm) del periodo 1959-78 (AER, modif.)

11 Il quadro generale evidenzia come il territorio dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, come del resto l’intero territorio provinciale, essendo maggiormente esposto ai flussi orientali e sud-orientali ed assai meno alle temperate ed umide correnti tirreniche (che spesso si “riversano” dall’Appennino sul nostro territorio sotto forma di un asciutto vento detto föhn) possa essere maggiormente avvicinato al clima continentale abbastanza asciutto tipico della Pianura Padana, piuttosto che a quello marittimo e caratterizzato da abbondanti precipitazioni delle regioni di pari latitudine (Liguria e Toscana). Su questo quadro generale si inseriscono i due caratteri peculiari bene evidenziati nelle figure: precipitazioni nettamente più abbondanti nella fascia collinare e le temperature più miti della fascia costiera. Caratteristica comune dell’intera provincia è invece il concentrarsi delle precipitazioni soprattutto nella stagione autunnale ed in misura leggermente inferiore in inverno e primavera, mentre la stagione estiva è in genere asciutta salvo locali episodi temporaleschi. Dall'esame della rosa dei venti, che può essere presa di riferimento per tutto il territorio in esame, prevale la direzione SW per i venti tra i più elevati in intensità con velocità fino a 10 m/sec (36 km/h), nel periodo primavera/estate, mentre vi è persistenza delle calme di vento e nebbia nel periodo autunno/inverno. La direzione di provenienza dei venti assume particolare importanza ai fini della propagazione aerea di eventuali inquinanti immessi in atmosfera in caso di evento calamitoso. Va ricordato che, trattandosi di dati di tipo statistico, nell'ipotesi calamitosa, dovranno essere attentamente verificate le condizioni atmosferiche effettivamente presenti al momento dell’evento.

2.3 Caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrografiche

2.3.1 Inquadramento Geologico e Geomorfologico

2.3 . 1. 1 Lineamenti morfologici del territorio

Il territorio della Bassa Romagna è localizzato nella bassa pianura, nel settore occidentale e settentrionale della provincia di Ravenna ed appartiene ad un territorio che ha subito significative trasformazioni antropiche. Non è semplice quindi riconoscere e ricostruire gli allineamenti fisici e morfologici originari ed anche molti fenomeni ambientali che si verificano attualmente, essendo spesso dipendenti o comunque connessi all’intervento dell’uomo sull’ambiente.

2.3 . 1.2 Altimetria e geomorfologia

La caratterizzazione geomorfologica è strettamente connessa al modello genetico di formazione del territorio. In pianura gli effetti morfologici maggiori e più

12 rilevanti sono quelli legati all'evoluzione del sistema idrografico, che a sua volta viene condizionato dai caratteri climatici prevalenti e dalle condizioni geologiche del sottosuolo. In breve, la formazione della pianura va vista come un sistema in cui vi è sedimento in ingresso e in uscita; sedimento che viene collocato secondo particolari modalità e che viene spostato nuovamente o nuovamente sommerso. Nel nostro caso l'accrescimento trasversale della pianura per colmata avviene quando le piene fluviali straripano trasversalmente alla direzione principale dell'asta e, anziché‚ giungere a mare, colmano le bassure. In questo caso la granulometria tende a diminuire in senso trasversale, quindi sabbie prevalenti nei pressi dell'asta e argille lontano dall’asta. Nel territorio di indagine si registrano, quali elementi di antichi lineamenti del territorio, tratti di antichi alvei fluviali, paleo canali e diversi ventagli di rotta associati ai primi. In particolare sono ben riconoscibili, anche grazie all’analisi altimetrica, i paleo alvei dei fiumi Santerno, , Lamone e Montone. Dall'esame della carta del microrilievo, nella quale è riportato l’andamento altimetrico del piano campagna: la zona più rilevata è posta a sud-ovest, tra Cotignola e Bagnara di Romagna, caratterizzata da quote topografiche di 25-20 m slm, che tendono a diminuire verso nord-est sino alle zone topograficamente depresse delle aree di bonifica. Gli interventi di bonifica, che permisero di trasformare terreni vallivi in terreni produttivi, hanno alterato fortemente la morfologia naturale del territorio; in particolare nel Medioevo, proseguendo l'azione naturale della colmata ed essendosi verificate rovinose inondazioni delle acque dei fiumi, ebbero inizio i primi tentativi di miglioramento dei territori privi di scolo. Fra le prime bonifiche risulta quella del fiume Montone, le cui acque furono condotte nelle valli di Longana, poi in quelle di Godo e di Villanova, ove si bonificava contemporaneamente con le acque del Lamone. In quella località fu per opera dei veneziani, nel 1451, che venne fatta la divisione delle terre emerse. Nel 1460 il Santerno, che scaricava nelle valli di Filo e Longastrino, fu portato nel Po di Primaro, mediante un nuovo cavo; ma già nel 1613 veniva portato a immettersi nuovamente nelle valli da cui era stato allontanato, per tornare poi nuovamente nel Po di Primaro nel 1625, finché nel 1781 poté essere condotto a confluire sul raddrizzamento del Reno, detto di Filo e Longastrino. Il Senio, che aveva bonificato la valle del Passetto, fu introdotto nel 1537 nel Po di Primaro e successivamente, quando nel 1780 venne realizzata la rettifica alla Madonna dei Boschi, l'ultimo tratto del Senio fu convertito in alveo nuovo del Reno. Il Lamone che aveva vagato liberamente fino a poco prima del 1500 nelle valli di San Vitale, fu immesso nel 1504 nel Po di Primaro, presso S. Alberto, e vi restò fino al 1599, anno in cui essendo le valli di Comacchio a rischio a causa delle sue

13 piene, fu nuovamente divertito nelle valli di Ravenna. Nel 1605 il Lamone fu portato nuovamente nel Po di Primaro, ma rinnovandosi i pericoli delle piene, dopo appena due anni, fu ricondotto a bonificare le valli di Savarna. Solo al principio del secolo XVIII il Lamone andò a sfociare direttamente in mare, seguendo la linea che poi conservò fino al 1839. Il Lamone giungeva al mare con argini altissimi e con terreni sulla destra a quota addirittura di 16-17 metri inferiore al livello di massima piena. Tale situazione non poteva reggersi ed infatti nel 1839 in località Ammonite, dove il fondo del fiume era pensile per ben due metri, si ebbe una rotta di circa 250 metri di argine con un rovinoso allagamento di tutte le campagne. Venne pertanto abbandonato il progetto di gettare le acque del Lamone nel Po di Primaro, per proseguire invece la bonifica del territorio che assunse il nome di cassa di colmata del Lamone di circa 10.000 ettari. Un altro problema era rappresentato dai terreni compresi fra l'argine sinistro del Lamone e il destro del Sillaro; 13.000 ettari erano assolutamente improduttivi perché non riuscivano a scolare e altri 20.000 erano a scolo intermittente e perciò di assai rischiosa coltivazione. Nel 1895 venne presentato il progetto per la costruzione del Canale in Destra Reno lungo circa 35 Km e sottopassante l'alveo del Santerno e del Senio, (fonti: Consorzio di Bonifica della Romagna centrale).

2.3 . 1.3 Subsidenza

La subsidenza può essere considerata tra i principali agenti dell’attuale assetto morfologico superficiale per quanto riguarda la zona di pianura. Il graduale abbassamento del suolo è caratterizzato da una componente naturale per lo più dovuta a fenomeni tettonici profondi ed al costipamento del terreno ad opera del carico litostatico, nonchè da una componente antropica legata all’intensa estrazione dei fluidi dal sottosuolo. Il fenomeno di subsidenza artificiale, che si verifica in tempi più brevi, in generale può essere imputabile all’azione antropica sintetizzabile nei seguenti punti: • estrazione di acqua da pozzi artesiani per usi potabili, agricoli ed industriali; • sfruttamento dei livelli acquiferi contenenti metano; • bonifica di valli e di terreni paludosi, che provoca una notevole riduzione di volume delle torbe ed un rapido costipamento dei sedimenti prosciugati dall’acqua. Senza entrare nel dettaglio sulle cause responsabili della subsidenza, date le finalità del presente studio, è comunque possibile eseguire una valutazione di massima sugli abbassamenti del suolo avvenuti negli ultimi anni nell’area di indagine.

14 L’azione di monitoraggio del fenomeno della subsidenza ha portato la Regione Emilia-Romagna ad affidare ad ARPA nel 1998, l’incarico per la realizzazione del progetto “Misura della rete regionale di controllo della subsidenza e di linee della rete costiera non comprese nella rete regionale, rilievi batimetrici”. Obiettivo del progetto è quello di arrivare alla definizione di un quadro aggiornato del fenomeno della subsidenza relativamente all’intera area di pianura della regione con un approfondimento particolare dell'indagine in corrispondenza della fascia litoranea. La rete di livellazione è costituita da capisaldi di livellazione di nuova istituzione e da capisaldi preesistenti materializzati nel corso del tempo da enti vari che hanno svolto operazioni di rilevamento altimetrici nel territorio regionale.

2.3 . 1.4 Alluvioni storiche e rischio idrogeologico

L’intero territorio della Bassa Romagna, attraversato da fiumi e torrenti, è stato oggetto nel corso degli anni, di eventi alluvionali che hanno portato allagamenti e inondazioni. Tali eventi calamitosi sono stati spesso collegati ad episodi meteo climatici su vasta scala, come ad esempio lunghi periodi di intense precipitazioni piovose sull’intero territorio regionale. Nella tavola allegata al RUE sono state indicate le perimetrazioni delle aree allagate e inondate dalle alluvioni degli anni 1949, 1959, 1966 e 1996, sulla base di dati elaborati dal Servizio Difesa del Suolo della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione del Servizio Provinciale di Protezione Civile e dei vari comuni interessati. La perimetrazione delle aree oggetto di eventi alluvionali (dal 1949 al 1966), elaborata dalla Regione, è derivata dalla documentazione provvista da organi e archivi locali competenti e dalla consultazione dei quotidiani, che fornirono un quadro alquanto limitato sulla reale distribuzione degli eventi. Se l’esame delle fonti cronachistiche fornì un quadro attendibile per quanto riguardava la segnalazione degli eventi principali di esondazioni che interessarono centri urbani o importanti vie di comunicazione, fu invece alquanto lacunoso ed impreciso agli eventi minori riguardanti località isolate o non abitate. Le calamità idrauliche censite e perimetrate nel territorio interessarono perlopiù aree coinvolte in attività agricole; pertanto, per quanto sopracitato, il quadro è carente ed approssimativo in riferimento alla reale entità di tali fenomeni ed agli aspetti propriamente tecnici di questi ultimi. Le problematiche maggiori nella sintesi ed archiviazione delle calamità considerate, sono riconducibili principalmente alla difficoltà di ottenere dati attendibili sull'effettiva gravità degli eventi stessi, soprattutto per quanto

15 riguarda gli episodi avvenuti nei primi decenni dello scorso secolo, che presentano una documentazione incompleta e talora poco significativa.

2.3.1.5 Rete idrografica fluviale

Il territorio della Bassa Romagna è attraversato da numerosi fiumi e torrenti, pensili rispetto alla campagna, ed è totalmente sottoposto a regime di bonifica, in gran parte meccanica. La difesa del territorio rispetto alle problematiche idrauliche, inasprite dai cambiamenti climatici in corso, è condizione essenziale sia per il mantenimento del livello di sviluppo raggiunti sia per la sua espansione. Esiste infatti un rischio molto grave di inondazione derivante da carenza del sistema fluviale ed un rischio, meno grave, di inondazioni ed allagamenti derivanti da carenza del sistema di bonifica. Le autorità di Bacino competenti hanno redatto i piani stralcio di bacino, approvati dalla Regione, che prevedono una serie di misure strutturali quali risezionamento e sistemazione delle aste arginate e casse di espansione oltre a misure preventive, quali limitazioni alla edificabilità di determinate aree. Il territorio della Bassa Romagna è interessato da una cassa di espansione da realizzarsi sul Senio in comune di Cotignola e da interventi di sezionamento e sistemazione delle golene e delle aste arginate dei torrenti Sillaro, Santerno, Senio e dei fiumi Lamone e Montone, mentre vi sono numerosi vincoli all'edificabilità, soprattutto nelle zone urbanizzate a ridosso delle aste fluviali. I principali corsi d'acqua che scorrono nel territori dei comuni dell'Unione sono di seguito elencati, divisi per artificiali e naturali: Naturali Fiume Lamone Fiume Santerno Fiume Senio Fiume Sillaro Fiume Reno Artificiali Canale Emiliano Romagnolo Canale dei Molini di Imola Canale dei Molini di Lugo Canale Destra Reno Scolo Gambellara

16 Scolo Tratturo Scolo Zaniolo Scolo Fosso Vecchio

2.3.1.6 Sistemi di macrounità del paesaggio

I Comuni della Bassa Romagna rientrano tutti nell’unità di paesaggio regionale 7 “pianura romagnola”, unità del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) caratterizzata da un’altissima percentuale di superficie agricola (oltre il 96%) rispetto alla superficie boscata e urbanizzata. Il territorio dei comuni della Bassa Romagna, fatta eccezione in parte, per quello di Alfonsine, ricade interamente nella cosiddetta “Bassa pianura lughese” o, se si preferisce, nel “Distretto di pianura” del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale che in Lugo ha la propria sede. I confini del Distretto sono in sostanza costituiti dalla via Emilia a Sud (da Imola a Faenza), dai torrenti Sellustra e Sillaro ad Ovest, dal fiume Reno a Nord e dal torrente Lamone ad Est. L’area distrettuale è attraversata da altri due corsi d’acqua appenninici, all’interno di quelli citati, il Santerno posto ad Ovest e il Senio posto ad Est. Il primo scorre vicinissimo al centro abitato di S.Agata, il secondo lambisce ad oriente Lugo e Fusignano e separa in due parti gli abitati di Cotignola e di Alfonsine. La consistenza superficiale dei terreni è in buona sostanza quella rilevabile in una vasta pianura alluvionale, con presenze a tessitura più grossolana in corrispondenza delle conoidi, cioè a dire nella fascia dell’alta pianura (a cavaliere della via Emilia), alle quali subentrano terreni a tessitura sempre più fine con l’avanzare dei fiumi nella pianura sottostante e, soprattutto, nelle zone mediane comprese fra i corsi d’acqua naturali. Sotto l’aspetto del drenaggio superficiale, il suddetto territorio di pianura si presenta solcato da una serie articolata di cavi di scolo, di origine anche remota, con tracciato più o meno dorsale, non omogeneamente distribuiti (ad eccezione di quelli a servizio delle aree della centuriazione romana) e, dunque, in modo niente affatto rispondente all’orditura conseguente ad una sistemazione razionale di bonifica, che consentono tuttavia lo scolo a gravità al 90 % circa della superficie servita. A detto sistema generale di acque alte si affianca, infatti, un ben più contenuto sistema di acque basse posto a servizio dei territori ex vallivi a giacitura più depressa (laddove la presenza di argille e limi è ancora più consistente), serviti da alcuni impianti idrovori, il più consistente dei quali, in località Taglio Corelli di Alfonsine, è in grado di scaricare una portata di 10 m3/sec alla prevalenza geodetica di 2,00 m. circa

17 nel collettore generale dell’intero distretto preso in esame. In esso recapitano le rispettive acque – di origine agricola ed urbana - tutti i “comparti” o sottobacini in cui il Distretto è articolato. Si tratta del Canale di bonifica in destra di Reno la cui realizzazione, dopo una plurisecolare fase di gestazione, è avvenuta nel corso dei primi tre decenni del secolo scorso.

3 ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE

3.1 Viabilità

Per tale importante argomento, è stato redatto uno studio di approfondimento “La Mobilità nel territorio della Bassa Romagna”a cui si rinvia. Esso comprende i seguenti temi: 1) Domanda di mobilità 2) Parco veicolare 3) Incidentalità stradale 4) Trasporto ferroviario 5) Trasporto pubblico locale 6) Infrastrutture stradali 7) Trasporto merci. Il territorio della Bassa Romagna, in base al disegno proposto dal PTCP, risulta disporre di un robusto sistema infrastrutturale di viabilità di interesse primario, basato sul “quadrilatero” costituito dalla SS16-E55 (a nord), dalla A14 (a sud) e dalle Strade Provinciali Selice e Naviglio (ad ovest e ad est). Nella porzione più meridionale del territorio, inoltre, si posiziona il nuovo tracciato della SR253-San Vitale, che dovrà costituire una nuova, importante, porta verso il territorio Bolognese (anche in relazione alla realizzazione del Passante Autostradale Nord di ). Tale disegno, tuttavia, risulta ad oggi attuato solo per quanto riguarda il tratto sud (A14 e A14 liberalizzata), mentre la restante viabilità è interessata da interventi, più o meno consistenti, di potenziamento ed adeguamento funzionale. Alla rete della viabilità, si affianca un’estesa rete di linee ferroviarie che rappresenta per il territorio un’indubbia potenzialità, oggi sfruttata solo parzialmente.

18 Finalizzato ad incrementare l’efficienza della rete, ma connesso anche con un miglioramento della mobilità su gomma, appare inoltre il tema, di grande interesse per il territorio, del superamento dei passaggi a livello, che rappresentano in molti Comuni un elemento di oggettiva pericolosità, nonché di pesante frattura dei tessuti urbani. Il territorio dispone di una rete abbastanza estesa di piste ciclabili, sorte in primo luogo per collegare i centri principali con le frazioni su questi gravitanti, a cui si sta affiancando una serie di percorsi di interesse turistico-ricreativo, destinati a rispondere a spostamenti di maggiore entità e diretti verso il mare o altri ambiti principalmente di valore naturalistico.

3.2 Reti di servizio

3.2.1 Rete distribuzione idrica

La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni nell’anno 2005 dello stato delle infrastrutture del servizio idrico e dei consumi idrici civili, è stata condotta assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente gestore della rete idrica dei comuni della Bassa Romagna. La gestione HERA S.p.A. riguarda tutte le fasi di distribuzione e potabilizzazione dell’acqua potabile. L’acqua prodotta da Romagna Acque S.p.A. e dalle captazioni e potabilizzazione di HERA S.p.A stessa viene immessa nella rete di distribuzione. Per i dati si fa riferimento alla “Guida alla qualità delle acque destinate al consumo umano nei comuni della Provincia di Ravenna”, a cura di Provincia , Usl, Arpa, Ato di Ravenna, terza edizione 2002. Inoltre il territorio è interessato da un acquedotto a servizio delle utenze industriali.

3.2.2 Elettrodotti

Presso la Provincia è istituito il catasto delle linee e degli impianti elettrici con tensione superiore a 15 kV. A tal fine gli esercenti, hanno fornito su supporto informatico, alla Amm. Provinciale, la mappa completa dello sviluppo delle reti georeferenziata sulla base della CTR 1:5000. Da tale catasto sono stati pertanto riportati nelle tavola ST13 i tracciati degli elettrodotti che interessano il territorio dei Comuni della Bassa Romagna, appartenenti alle seguenti classi: • linee di seconda classe - media tensione MT 15 Kv

19 • linee di terza classe - alta tensione AT 132 Kv • linee di terza classe - altissima tensione AAT –380 kV.

La rete di distribuzione dell’energia elettrica, presente nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna è gestita per le altissime ed alte tensioni dall’ENEL - Compartimento di Firenze, Direzione Emilia-Romagna, Zona di Bologna. La rete di distribuzione dell'energia elettrica per le medie e basse tensioni, presenti nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna, viene gestita da società evidenziate nella tabella sottostante:

Comune Ente Gestore

Alfonsine ENEL

Bagnacavallo ENEL

Bagnara di Romagna Hera Imola Faenza

Conselice ENEL

Cotignola ENEL

Lugo ENEL

Massa Lombarda Hera Imola Faenza

S. Agata sul Santerno Hera Imola Faenza

Per quanto riguarda gli elettrodotti ad altissima tensione, il territorio dei Comuni dell'Unione è interessato da due elettrodotti ad altissima tensione, identificati dal Compartimento semplicemente con i toponimi delle due cabine primarie di trasformazione che collega, Colunga (BO) e Forlì Oraziana (380 KV) e Colunga (BO) S. Martino XX (220 KV). Per le alte tensioni invece, il territorio viene interessato dalle seguenti linee:

Comune Ente gestore Alfonsine ENEL - 132KVEMAEREO Bagnacavallo ENEL (132KVEMAEREO) Conselice ENEL – 132KVEMAEREO – TERNA ( 380 KV ) Cotignola ENEL - 132KVEMAEREO

20 Fusignano TERNA ( 380 KV) Lugo ENEL (132KVEMAEREO) - TERNA ( 132 KV) Massa Lombarda TERNA (132KV) – HERA (132 KV) Sant'Agata sul Santerno TERNA (132KV)

Ai fini della protezione civile va ricordato che gli eventi calamitosi comportano spesso ripercussioni sul servizio elettrico, da cui possono scaturire situazioni di potenziale pericolo, così schematizzabili: a) interruzione nella distribuzione dell’energia elettrica e conseguenze relative; b) rischi di elettrocuzione e incendio. Nel primo caso si rende indispensabile poter disporre di sistemi per la produzione autonoma di energia elettrica ( gruppi elettrogeni ) in grado di garantire la continuità di servizi essenziali ( comuni, servizi di pronto intervento, strutture sanitarie, case di riposo ). Nel secondo caso è necessario tenere presente che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui siano presenti impianti elettrici ( linee e cabine ) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto dall’intervento del personale HERA o ENEL, il quale, per capacità di valutazione dei rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su impianti elettrici pubblici. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta disalimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e la rimozione delle situazioni di pericolo. Inoltre qualora incendi interessino linee o apparati elettrici, deve essere assolutamente evitato l’utilizzo di acqua per le operazioni di spegnimento, sino al momento dell’avvenuta e certa disalimentazione degli impianti. Infine, qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di cavi elettrici sotterranei, sia finalizzati ad interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, sia per interventi di emergenza, dovrà essere sempre richiesto l’intervento tecnico preventivo ENEL o Hera, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture.

3.2.3 Metanodotti

Il territorio dei Comuni dell'Unione della Bassa Romagna è interessato dalla rete di gasdotti che assicurano il trasporto e la distribuzione del gas metano ai principali centri abitati. La rete si snoda lungo le strade di comunicazione principali che raggiungono le diverse frazioni o località del territorio comunale. Sono presenti alcune cabine primarie ed un serbatoio di stoccaggio gas.

21 La seguente ricognizione fa riferimento alle condizioni nell’anno 2006 dello stato delle infrastrutture del servizio di distribuzione del gas; si è verificato che gli enti gestori sono due Hera ed ITALGAS e servono separatamente i comuni facenti parte dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. La gestione HERA S.p.A. interessa i seguenti comuni: • Bagnara di Romagna • Conselice • Cotignola • Lugo • Massa Lombarda • Sant’Agata La gestione ITALGAS interessa i seguenti comuni: • Alfonsine • Bagnacavallo • Fusignano Il Territorio dei Comuni della Bassa Romagna è attraversato da una rete SNAM di I^ specie (con pressioni di esercizio > di 24 bar) appartenenti alla rete regionale ed un metanodotto, il Ravenna - Minerbio appartenente alla rete nazionale

In analogia con quanto affermato per i guasti che coinvolgono la rete di distribuzione

22 dell’energia elettrica, va ricordato che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui siano presenti impianti per la distribuzione del gas ( condutture, cabine, gruppi riduttori ) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto dall’intervento del personale HERA, Italgas o SNAM ( a seconda della competenza sul tratto di tubazione ), il quale, per capacità di valutazione dei rischi e corretta metodologia di intervento, è l’unico abilitato ad intervenire su detti impianti. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta interruzione di alimentazione degli impianti, la localizzazione dei guasti e la rimozione delle situazioni di pericolo. Nel frattempo si potrà provvedere a delimitare e isolare l’area a rischio, attivando eventuali misure di precauzione ( evacuazione, chiusura traffico, ecc. ). Qualora si debbano effettuare scavi in prossimità di metanodotti sotterranei, sia per interventi edificatori o di manutenzione ordinaria, che per interventi di emergenza, dovrà essere sempre richiesto preventivamente l’intervento tecnico dell'azienda erogante, allo scopo di accertare con precisione il reale andamento delle condutture.

3.2.4 Rete Fognaria

La seguente ricognizione, che fa riferimento alle condizioni, nell’anno 2005, dello stato delle infrastrutture del servizio fognario e di depurazione, è stata condotta assumendo i dati del Piano di Ambito di ATO e della banca dati di HERA S.p.A., ente gestore del Servizio Idrico Integrato dei comuni facenti parte della Bassa Romagna. La rete fognaria a servizio dei centri abitati assume particolare importanza ai fini della protezione civile, infatti una fognatura efficiente e correttamente dimensionata è garanzia di tutela ambientale dagli inquinamenti delle acque sotterranee e consente lo smaltimento delle acque piovane, evitando fenomeni di ristagno e di allagamento. La rete fognaria principale è costituita da diversi collettori che raccolgono le acque reflue provenienti anche dai Comuni adiacenti al territorio dei Comuni della Bassa Romagna come Imola, Mordano, e Solarolo. Le acque reflue vengono trattate nei depuratori presenti sul territorio. La gestione della rete fognaria e degli impianti di depurazione è svolta da HERA su tutto il territorio dei comuni della Bassa Romagna Per un esame più dettagliato delle caratteristiche della rete fognaria comunali, si rimanda alle specifiche cartografie in possesso dell'ente gestore.

23 4 ANALISI DEI RISCHI

4.1 Individuazione dei rischi e realizzazione cartografia tematica

Sulla base delle risultanze della ricerca storica, dei dati bibliografici e delle verifiche dirette di campagna, si è proceduto alla verifica delle ipotesi calamitose che potrebbero interessare in futuro i territori dei Comuni della Bassa Romagna. Innanzitutto va precisato che le ipotesi avanzate non debbono assolutamente essere intese come eventi che certamente si verificheranno entro breve tempo, ma come eventi che, su base storica e statistica, hanno probabilità più o meno elevata di verificarsi in futuro. L’analisi svolta ha consentito la realizzazione di cartografia tematica in cui sono stati individuati gli aerali soggetti ad alcune tipologie di rischio. I rischi presi in considerazione sono:

• il rischio idrogeologico;

• il rischio chimico ( derivante dal trasporto su strada di sostanze pericolose e dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante );

• il rischio incendio;

• il rischio sismico.

• Rischio nevicate • rischio blocchi di traffico rilevante • Rischio disinnesco ordigni bellici Relativamente al RISCHIO IDROGEOLOGICO sono stati individuati i potenziali bersagli e i diversi livelli di rischio. Per il RISCHIO CHIMICO, sono state invece stati considerati gli stessi bersagli, ma come fonti di rischio si evidenziano:

• Aziende “a rischio di incidente rilevante” ai sensi del D. Lgs. 334/99.

• Principali direttrici stradali.

Lungo tali direttrici transitano a volte veicoli trasportanti sostanze pericolose. In genere si tratta di sostanze di derivazione petrolifera ad uso autotrazione e riscaldamento ( benzine, nafta, gas liquefatti ), ma non può essere escluso l’occasionale transito di altre sostanze. La cartografia relativa al RISCHIO INCENDIO è stata elaborata in base ai dati del Piano Provinciale e riporta, per tutto il territorio deì Comuni della Bassa Romagna, l’indice di boscosità, i parchi naturali, la numerosità degli incendi registrati per ogni territorio comunale e l’ubicazione delle stazioni del Corpo Forestale dello Stato.

24 Per il RISCHIO SISMICO si è fatto riferimento alla nuova classificazione sismica del territorio secondo l’Ordinanza del PCM n. 3274 / 2003, assegnando per ogni comune la stessa campitura a tutto il territorio. Per il RISCHIO DERIVANTE DA NEVICATE INTENSE si è fatto riferimento alla valutazione della condizione climatica dei territori dei Comuni della Bassa Romagna in cui normalmente, nel periodo da novembre a marzo, sono possibili precipitazioni di carattere nevoso.

4.2 Ricostruzione degli scenari calamitosi

Per ogni tipologia di rischio si è provveduto a ricostruire scenari calamitosi basati sull’evento atteso; quindi, in funzione dei probabili effetti sul territorio dell’evento ipotizzato, sono state definite le procedure organizzative necessarie per un corretto approccio alla situazione di emergenza. Il dettaglio dell’operatività legata ad ogni scenario individuato viene specificato nel capitolo 7 nelle schede allegate del presente Piano, nei quali vengono inoltre specificate le eventuali risorse necessarie da attivare.

4.2.1 Rischio Idrogeologico

Per il rischio idrogeologico è stata presa in considerazione la situazione più complessa che corrisponde a Bollettino Meteo di tipo A e Scenario 3. Più chiaramente, il bollettino di Tipo A prevede il superamento del livello di soglia di 50 mm di pioggia nelle 24 ore e/o condizioni di scirocco durante il periodo invernale (previsione di rapido scioglimento del manto nevoso per innalzamento delle temperature). Lo scenario 3 corrisponde ad eventi complessi derivanti da innalzamenti e fuoriuscite da alveo dei torrenti e fiumi minori che possono essere scatenati o possono scatenare movimenti franosi o dissesti di natura idrogeologica. Particolare attenzione al territorio dovrà essere posta nei periodi immediatamente successivi ad eventi piovosi intensi e/o prolungati. In genere durante questi eventi, i problemi maggiori derivano dall’incapacità di smaltimento delle acque meteoriche da parte della rete scolante naturale, spesso impedita dalla presenza di opere ( attraversamenti tombinati, riporti, manufatti ) che riducono la sezione di deflusso. Talora anche le fognature manifestano limiti nel dimensionamento, spesso aggravato dall’intasamento delle bocchette di scolo o dall’ostruzione dei collettori sotterranei ad opera di detriti, frammenti vegetali e rifiuti trascinati dalle acque all’interno delle tubature.

25 Scrosci intensi di pioggia possono creare problemi lungo tutte le pendici ad elevata pendenza e in genere nelle aree impermeabilizzate di ampia superficie; in particolare, da quanto rilevato si possono produrre disagi e difficoltà a valle degli abitati presenti nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna e in tutte le fasce prospicienti i canali consorziali. In ogni caso la miglior forma di prevenzione, consiste nell’attenersi alle indicazioni fornite in sede di elaborazione e stesura del Piano Strutturale dei Comuni della Bassa Romagna. In questa sede si ritiene di richiamare l’attenzione sull’importanza della manutenzione della rete scolante, nel favorire la piantumazione e l’inerbimento delle superfici ad elevata pendenza, in particolare dove queste sono prospicienti a fabbricati o a tratti stradali di importanza strategica per i collegamenti. Per quel che riguarda il rischio idraulico, essendo il territorio dei Comuni della Bassa Romagna attraversato da vari fiumi, ne deriva un’esposizione delle fasce territoriali adiacenti agli stessi fiumi al rischio di allagamenti e di erosioni spondali. Le onde di piena lungo i fiumi presenti sul nostro territorio vengono prodotte dalle precipitazioni che interessano la parte montana del bacino, di conseguenza è possibile conoscere con un margine di alcune ore l’approssimarsi di dette onde di piena. Questo però implica l’esistenza di un efficace servizio di allertamento che coinvolga, oltre ai Comuni della Bassa Romagna, altre realtà istituzionali a scala provinciale e/o regionale. Dal punto di vista idraulico il territorio dei Comuni della Bassa Romagna è stato suddiviso in “celle idrauliche”. Per questo rischio si fa riferimento ( sia per la parte normativa sia per la parte cartografica ) al Piano Provinciale di Emergenza Rischio Idraulico e Idrogeologico approvato d'intesa dalla Provincia e dalla Prefettura di Ravenna ( Ottobre 2006 ). In particolare si fa riferimento al documento di Piano alle tavole cartografiche e precisamente: All. 2. Carta di modello di intervento – COM_RA1 Bagnacavallo (scala 1:50.000) All. 8. Carta di modello di intervento – COC Alfonsine (scala 1:10.000) All. 9. Carta di modello di intervento – COC Bagnacavallo (scala 1:10.000) All. 10. Carta di modello di intervento – COC Bagnara di Romagna (scala 1:10.000) All. 15. Carta di modello di intervento – COC Conselice (scala 1:10.000) All. 16. Carta di modello di intervento – COC Cotignola (scala 1:10.000) All. 18. Carta di modello di intervento – COC Fusignano (scala 1:10.000) All. 19. Carta di modello di intervento – COC Lugo (scala 1:10.000)

26 All. 20. Carta di modello di intervento – COC Massa Lombarda (scala 1:10.000) All. 24. Carta di modello di intervento – COC S.Agata sil Santerno (scala 1:10.000) All. 31. Carta delle aree a rischio L.267/98 rischio idraulico – Massa Lombarda (scala 1:5.000) All. 32. Carta degli ambiti territoriali di competenza dei Servizi Tecnici di Bacino, Consorzi di Bonifica e delimitazione delle aree di allerta (istituite con DPCM 24/02/2004) (scala 1:100.000) All. 33. Carta delle aree esondabili e delle inondazioni storiche (scala 1:100.000) Per il dettaglio si rinvia all'esame di Piano sopraindicato, rintracciabile nel sito internet della Provincia di Ravenna: http://www.provincia.ra.it/Altri-servizi/Protezione-civile/Pianificazione-di- emergenza Per completare la trattazione del rischio idraulico va ricordata l’esigenza di proteggere con griglie l’imboccatura di tutti i tratti tombinati, al fine di evitare il risucchio di persone o animali all’interno dei condotti, oppure l’intasamento operato da detriti e/o materiali trascinati dalla corrente.

4.2.2 Rischio Chimico

Per rischio chimico si è inteso un’immissione massiva incontrollata nell’ambiente di sostanze chimiche tossiche o nocive, tali da causare danni diretti o indiretti all’uomo, agli animali, alla vegetazione e alle cose. Si ricorda comunque che gli sversamenti possono avvenire sotto forma liquida, solida o gassosa, ma spesso sono contemporaneamente presenti più di una delle fasi di cui sopra (esempio uno sversamento di GPL o Cloro avviene sia sotto forma liquida, che gassosa). Gli scenari ipotizzati per questo rischio sono sostanzialmente due: uno che prevede che la fonte del potenziale rischio sia di origine industriale e l’altro che la fonte sia legata al traffico ( veicolare e ferroviario ). La normativa nazionale in merito agli impianti industriali a rischio di incidente rilevante fa riferimento al D.Lgs 334/99 e al D.Lgs 238/05, che attuano la Direttiva 96/82/CE, concernente il controllo del pericolo connesso alla detenzione di determinate sostanze pericolose; la Direttiva 96/82/CE modificata dalla direttiva 2003/105/CE, sostituisce e abroga la precedente direttiva, recepita in Italia con il DPR 175/88. I nuovi decreti ministeriali si pongono l’obiettivo di assicurare livelli sempre più elevati di protezione dell’ambiente e della salute umana perseguendo un sistema efficace di prevenzione di tali incidenti rilevanti. Il numero totale degli stabilimenti ricadenti nel territorio della Provincia risulta attualmente di 37, dei quali 4 ricadenti nell’area della Bassa Romagna.

27 Il dettaglio degli stabilimenti ricadenti nel territorio è riportato nella tabella seguente, che riassume la Ragione sociale, l’indirizzo e il Comune su cui è ubicato lo stabilimento, la tipologia di attività e la classificazione di rischio ai sensi del D.Lgs 334/99 e del successivo D.Lgs 238/05.

Ditta Ubicazione Lavorazione Comune

S.Agata sul Distillerie Mazzari S.p.A. Via Giardino n. 6 Distilleria Santerno

STI Solfotecnica Italiana Lavorazione zolfo e Via Torricelli n. 2 Cotignola s.p.a. produzione fitofarmici

Autogas Nord Veneto Emiliana s.r.l. ( ex Via Vigne n. 5 Deposito GPL Cotignola Stoccaggi Riuniti Cotignola S.p.A. )

Deposito di preparati Coop Terremerse s.c.r.l. Via Cà del Vento n. 21 fitosanitari e oli Bagnacavallo minerali

Eventuali altre attività rilevanti verranno immediatamente recepite dalla pianificazione comunale.

Dall'elenco si evidenzia che tutti gli stabilimenti rientrono nella classe di rischio di cui all’Art. 6 del D.Lgs 334/99 come modificato dal D.Lgs 238/05, con obbligo di notifica, senza obbligo di Rapporto di Sicurezza e Piano di Emergenza Esterno. Tali stabilimenti sono indicati negli strumenti di pianificazione vigenti come ambiti per attiività produttivi; trattasi prevalentemente di aree inserite in più ampi ambiti artigianali/industriali ad esclusione degli stabilimenti di Cotignola (ex Stoccaggi Riuniti s.p.a.) e di S.Agata (distillerie Mazzari) quali produttivi ricadenti in un’ambito agricolo. Per quanto riguarda la pianificazione a livello provinciale si fa riferimento al Piano Provinciale di Emergenza – Rischio Chimico Industriale ( redatto dalla Provincia – gennaio 2009, seguendo le indicazioni contenute nelle Linee guida – DGR n. 1166/2004 ).

28 4.2.3 Rischio Incendi

Si sono presi in esame quei fenomeni di combustione che sviluppandosi in luoghi particolari (fabbricati, boschi, ecc.) possono, per intensità o estensione del fenomeno, costituire motivo di pericolosità per l’uomo e l’ambiente. Gli incendi boschivi si sviluppano sulla contemporanea presenza di:

• Combustibile ( materiale vegetale );

• Comburente ( ossigeno );

• Calore ( apporto esterno di energia ).Sul territorio dei comuni della Bassa Romagna sono presenti aree naturali protette, da proteggere anche dal rischio incendi e precisamente:

Comune Descrizione

Alfonsine Riserva Naturale Speciale Regionale

Bagnacavallo Podere Pantaleone

Bagnacavallo Canale Naviglio Zanelli

Conselice Bacini di Conselice

Cotignola Canale Naviglio Zanelli

Fusignano Bosco di Fusignano

Lugo Parco del Loto

Massa Lombarda Bacini di Massa Lombarda

La riserva naturale speciale regionale di Alfonsine La riserva è composta da tre stazione e precisamente: 1. Lo “Stagno dell'ex cava Fornace Violani” ( 6,425 ha ) è un profondo bacino di cava, cintato da vegetazione forestale ripariale, in parte naturalmente insediatasi, in parte oggetto di piantumazione, con dominanza di salice bianco e da siepi miste. 2. Il “Tratto terminale del Canale dei Molini ( 5,542 ha ) è una siepe alberata spontaneamente insediatasi lungo il tratto abbandonato dell'omonimo canale, limitrofa al corso del fiume Reno, con pioppo bianco, pioppo nero, olmocampestre, acero campestre, farnia; la lunghezza complessiva del bosco è interrotta da una fascia frangifuoco appositamente realizzata. 3. Il “Boschetto dei tre canali” ( 1,236 ha ) tutela un piccolo bosco allagato di

29 pioppo bianco, salice bianco ed olmo campestre.

Il Podere Pantaleone L'area è costituita da un podere non più coltivato ( 6,784 ha ), con piantate e filari alberati in cui la vegetazione naturale ha preso il soppravvento sull'assetto culturale originario, formando una sorta di piccolo bosco, dominato da pioppo nero e acero campestre.

Il Bosco di Fusignano L'area è costituita da un piccolo recente rimboschimento ( 6,350 ha ), con specie arboree ad arbustive tipiche della pianura padana, tra il centro abitato ed il canale dei mulini.

Il Canale Naviglio Zanelli L'area è costituita da una fascia di siepe alberata lungo il canale Naviglio Zanelli ( 1,016 ha ). Per quanto riguarda la pianificazione a livello provinciale si fa riferimento al Piano Provinciale di Emergenza Rischio Incendi Boschivi, approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 120 del 15/12/2005. Per il dettaglio si rinvia all'esame di Piano sopraindicato, rintracciabile nel sito internet della Provincia di Ravenna: http://www.provincia.ra.it/Altri-servizi/Protezione-civile/Pianificazione-di- emergenza

30 4.2.4 Rischio Sismico

In base ai più recenti studi geofisici il territorio dei comuni della Bassa Romagna è stato classificato per la prima volta nel 1983, con la sola esclusione del Comune di Alfonsine classificato nel 2003, ed è inserito nella zona sismica di categoria 2 con grado di sismicità S=9. La mappa si basa su di una combinazione di parametri che valutano sia la pericolosità sismica - ossia il livello di scuotimento atteso in ciascun sito - sia alcuni parametri di valutazione del rischio sismico. In particolare per il territorio comunale lo scenario è il seguente:

Accelerazione orizzontale con probabilità di Accelerazione orizzontale di ancoraggio zona sismica superamento pari al 10% in 50 anni [a /g] spettro di risposta elastico [a /g] g dello g 2 0,15 – 0,25 0,25

31 Va sottolineato che i terremoti sono fenomeni che accompagnano processi geologici, la cui durata va analizzata nell’ordine delle migliaia di anni, quindi, pur sussistendo buoni motivi scientifici per ritenere estremamente improbabile l’accadimento di sismi di maggior intensità rispetto a quanto sopra descritto, essi non possono essere del tutto esclusi. Per ciò che concerne la riduzione del rischio, va ricordato che attualmente la sismologia non è in grado di prevedere con sufficiente anticipo i terremoti e che la previsione si fonda quasi esclusivamente su calcoli statistici; viceversa è possibile agire sotto il profilo della prevenzione, adeguando strutture e comportamenti al rischio che grava sull’area di vita abituale. Innanzitutto è indispensabile eseguire verifiche sugli edifici strategici (municipio, scuole, strutture sanitarie, caserme, strutture con affollamento pubblico, ecc..), al fine di accertarne la loro resistenza e quindi la capacità di garantire la continuità di servizio anche a fronte di eventi sismici di elevata intensità. Qualora vengano riscontrati limiti strutturali si dovrà provvedere agli interventi di rinforzo. Secondariamente si deve intervenire, come per qualsiasi altro rischio, nella formazione delle pe rson e , insegnando i corretti comportamenti da tenere in caso di terremoto e soprattutto le principali norme di igiene abitativa per salvaguardare l’incolumità degli utilizzatori dei fabbricati. Inoltre a seguito di eventi sismici intensi è opportuno procedere all’esecuzione di accurate verifiche circa la stabilità dei fabbricati, in particolar modo di quelli destinati a pubblico affollamento.

4.2.5 Rischio Nevicate

Sebbene negli ultimi anni si sia osservata una sensibile riduzione della nevosità sul territorio dei comuni della Bassa Romagna, le analisi statistiche consentono di ritenere che il fenomeno possa manifestarsi con una certa frequenza e talora con notevole intensità. I comuni della Bassa Romagna hanno da tempo predisposto i cosidetti “Piani Neve” che oltre all'utilizzo delle forze interne alle amministrazioni ha appaltato parte del servizio di sgombero neve dalla rete viaria comunale e dalle aree pubbliche ad alcune ditte private operanti sul territorio. Il servizio sulle strade di competenza statale e provinciale è garantito da mezzi dell’ANAS e dell’Amministrazione Provinciale di Ravenna. Le basse temperature favoriscono la rapida formazione di ghiaccio, particolarmente pericoloso sia per il traffico veicolare che per quello ciclo/pedonale. Nel caso in cui si prevedano temperature prossime a 0°C è opportuno intervenire, preventivamente, mediante lo spargimento di sale o di soluzioni saline, che abbassando il punto di congelamento dell’acqua, impediscono il formarsi delle lastre

32 di ghiaccio. Qualora il ghiaccio si sia già formato, si dovrà provvedere allo spandimento di sale e ghiaia. Nel caso in cui il manto nevoso raggiunga spessori elevati (superiori a 30 cm.) dovrà essere verificata la stabilità delle coperture dei fabbricati pubblici, provvedendo, se necessario, alla rimozione degli accumuli pericolosi, e alla segnalazione del pericolo e delimitazione delle aree a rischio nel caso in cui possano verificarsi cadute di ammassi nevosi o di lastre di ghiaccio dai tetti.

4.2.6 Rischio Blocchi di Traffico rilevanti

Con questa denominazione si intendono interruzioni alla circolazione legate ad incidenti stradali che per numero o tipologia di veicoli coinvolti costituiscono una situazione che non può essere affrontata con le normali procedure di soccorso oppure legate ad eventi meteorici significativi, quali intense nevicate che interessino la viabilità principale. Nel caso nei territori dei comuni della Bassa Romagna si verifichino blocchi di particolare gravità per numero di persone o di veicoli coinvolti ( ad ex. intense nevicate, incidenti che blocchino la regolare circolazione o tamponamenti a catena ) dovranno essere attivate le procedure di gestione dell’emergenza. Di norma la collisione o l’uscita di strada di veicoli può comportare l’intervento congiunto di personale sanitario ( cure mediche e primo soccorso ), vigili del fuoco ( estrazione feriti dal veicolo e prevenzione incendi ), forze dell’ordine ( ricostruzione dinamica incidente e regolazione traffico ), soccorso stradale ( rimozione veicoli ) e personale di assistenza alle persone coinvolte ( fornitura generi di conforto, ospitalità, segretariato sociale, ecc. ). Nel caso di blocchi legati ad eventi meteorici sarà necessaria la presenza di personale che si occupi della regolamentazione del traffico ( eventuali itinerari alternativi ) ed anche della distribuzione di cibi, bevande, coperte e dell’eventuale organizzazione dell’accoglienza in strutture di ricettività di anziani, invalidi, coinvolti nell’evento.

4.2.7 Rischio Disinnesco Ordigni Bellici

Il rischio di rinvenire residuati bellici inesplosi è presente quando si effettuino scavi in zone che furono oggetto di intensi bombardamenti durante l'ultimo conflitto. Nel caso risultassero presenti ordigni inesplosi, prima dell'operazione di disinnesco, potrebbe essere necessario evacuare la popolazione residente entro determinato raggio nonchè delimitare una fascia di attenzione dal punto dell’eventuale rinvenimento, secondo le indicazioni fornite dalle autorità militari. Nel caso di operazioni complesse, potrà essere necessario organizzare una puntuale pianificazione con l'intervento di tutti i soggetti interessati con il coordinamento della Prefettura. Potrà essere altresì necessario attivare il COM. L’intervento degli artificieri viene comunque anticipato attraverso un'opera di informazione capillare di tutta la popolazione.

33 5 CENSIMENTO DELLE RISORSE

La redazione del presente Piano, è stata accompagnata da un censimento delle risorse umane, veicolari e materiali presenti sul territorio comunale disponibili al bisogno per azioni di soccorso conseguenti ad eventi calamitosi. Il censimento è stato realizzato partendo dal presupposto che per risorsa viene inteso tutto ciò che essendo presente sul territorio comunale, può concorrere alle fasi di previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza. Le risorse sono state suddivise in umane, mezzi, materiali ed attrezzature, fabbricati ed aree di interesse ai fini della protezione civile. La banca dati contiene tutte le informazioni sulle caratteristiche del territorio: popolazione, strutture, strade, impianti industriali, posti letto disponibili, materiali, mezzi e cartografie di rischio; tutto ciò quindi che occorre sapere per allertare e finalizzare l’azione della macchina organizzativa dei soccorsi. Le schede e cioè le “tipologie” censite sono organizzate in categorie in linea con le funzioni del metodo Augustus, in modo tale da permettere ai responsabili di funzione di avere a disposizione una banca dati propria che gli permetta di agire in emergenza. Tale organizzazione permette di rendere esplicito il fatto che, attraverso i censimenti attuati in fase di pianificazione, si mettono i responsabili di funzione in grado di operare nell’immediatezza dell’evento, gestendo risorse e con un quadro degli elementi esposti al rischio che permette di attivare il corretto modello di intervento. La gestione informatizzata delle funzioni di previsione, prevenzione e gestione dell’emergenza permette inoltre di creare ed aggiornare in situazione ordinaria le banche dati di protezione civile e di utilizzare le stesse per una rapida ed efficace organizzazione dell’emergenza. In particolare, per la stesura del presente Piano sono state compilate le seguenti schede, in linea con quelle individuate come prioritarie dall’Ufficio Protezione Civile della Provincia di Ravenna:

SEZIONE 1 ENTI LOCALI

Scheda n. 1 Struttura dell'Unione e ubicazione dell'Ufficio Centrale di Coordinamento Operativo (Sede principale e sede alternativa)

Scheda n. 2 Struttura dei Comuni e ubicazione e sede dei COC dei 9 Comuni dell'Unione (sede principale e sede alternativa)

Scheda n. 3 Enti erogatori di servizi

34 Scheda n. 4.1 Schema delle comunicazioni interne

Scheda n. 4.2 Scheda delle comunicazioni esterne

Scheda n. 5 Funzionamento COC e COM modulistica

SEZIONE 2 SANITA' ASSISTENZA SOCIALE E VETERIANARIA

Scheda n. 6 Ospedali, pronto soccorso e case di cura

Scheda n. 7 Strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, disabili e minori

Scheda n. 8 Anziani e disabili assistiti a domicilio

Scheda n. 9 Elenco allevamenti

SEZIONE 3 VOLONTARIATO

Scheda n. 10 Volontariato

SEZIONE 4 MATERIALI MEZZI E RISORSE UMANE

Scheda n. 11 Elenco mezzi (Unione e Comuni)

Scheda n. 12 Elenco detentori risorse (Comuni)

Scheda n. 13 Squadre di pronto intervento comunali

Scheda n. 14 Depositi e magazzini comunali

SEZIONE 5 ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

Scheda n. 15 Aree di accoglienza coperta, scoperta e di ammassamento

SEZIONE 6 VIABILITA'

Scheda n. 16 Aeroporto ed elisuperficie SEZIONE 7 STRUTTURE PUBBBLICHE

Scheda n. 17 Principali edifici a valenza pubblica presenti nel territorio

Scheda n. 18 Edifici strategici e di proprietà comunale sottoposti a verifica di vulnerabilità sismica

35 5.1 Sezione 1 – Enti Locali

Affinché un Comune possa rispondere immediatamente in caso di calamità per ripristinare la funzionalità del sistema o per supportare efficacemente le componenti del Servizio di protezione civile responsabili della gestione dell’emergenza, è stato creato un quadro delle strutture che localmente detengono la conoscenza aggiornata della situazione territoriale ed infrastrutturale. Nella schede da 1 e 2, in particolare, sono state raccolte le informazioni per delineare in modo completo la struttura dell’ente locale anche in forma associata: la struttura dell'Unione, l'ubicazione dell'ufficio centrale di coordinamento operativo (sede principale e sede alternativa); la struttura dei Comuni e ubicazione dei COC (sede principale e sede alternativa) con indicazione del personale di riferimento per le attività di Protezione Civile, orario di operatività e numero telefonico di reperibilità. Con le schede 4 e 5 è stato individuato il modello delle comunicazioni fra le varie strutture di Unione e Comuni ed enti esterni e la modulistica standardizzata da utilizzare. È stata compilata anche la scheda che ha l’obiettivo di costruire un inquadramento generale affinché sia possibile reperire in modo speditivo, nel caso di calamità, informazioni relative all’organizzazione delle strutture erogatrici dei servizi di pubblica utilità (pubblico acquedotto, energia elettrica ecc.)

5.2 Sezione 2 - Sanità, assistenza sociale e veterinaria

Le informazioni richieste riguardano: • Gli ospedali, le strutture sanitarie e le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili; • il censimento delle persone assistite a domicilio e i portatori di handicap la cui eventuale evacuazione, in emergenza, necessita l’organizzazione di speciali mezzi di trasporto o l’attivazione dei relativi assistenti/accompagnatori; • stato di consistenza dei capi di bestiame presenti nei diversi territori comunali dell'Unione e quindi nella aree potenzialmente interessate da un evento calamitoso.

5.3 Sezione 3 – Volontariato

La scheda descrive le Associazioni e i Gruppi di Volontariato presenti nei diversi comuni. Per ogni Organizzazione, oltre ai dati generali (denominazione, ubicazione della sede sociale, ecc.), sono indicate le informazioni relative al referente per le

36 attività di protezione civile, all’iscrizione ai registri nazionali e/o regionali, alla natura giuridica, alle attività operative e alla organizzazione dell’associazione stessa.

5.4 Sezione 4 – Materiali, mezzi e risorse umane

Le schede riassumono il complesso di personale, mezzi e materiali a cui fare ricorso per poter attuare interventi di soccorso tecnico, generico e specializzato ma anche di previsione e prevenzione rispetto alle ipotesi di rischio. La scheda risorse umane permette il censimento di personale specializzato da utilizzarsi in attività operative durante l’emergenza e come riferimento tecnico per l’elaborazione di dati di previsione, prevenzione e pianificazione dell’emergenza. I materiali e i mezzi oggetto di censimento possono essere sia di proprietà privata che pubblica. In particolare il censimento dei mezzi si rivolge a mezzi di trasporto, macchine operatrici, macchine movimento terra, trattori, autocarri, ecc.

5.5 Sezione 5 – Assistenza alla popolazione

L’assistenza alla popolazione in un’area colpita da un evento calamitoso necessita: l’allestimento di aree di accoglienza per la popolazione; l’individuazione di aree di ammassamento per le strutture operative di soccorso; l’identificazione di aree di attesa per la popolazione allertata al preannunciarsi di un evento calamitoso. Di seguito vengono specificate le caratteristiche delle aree per tipologia e ubicazione. Le schede raccolgono le informazioni sulle caratteristiche generali delle strutture di accoglienza (capienza, servizi, accessibilità, ecc.) e sulle strutture comunali adibiti a deposito e magazzino. Sulla base dei criteri enunciati sono state individuate le seguenti aree, inquadrate anche in cartografia:

37 UNIONE DEI COMUNI DELLA BASSA ROMAGNA

AREE DI ACCOGLIENZA Comune Numero Aree Capacità ricettiva n° persone Popolazione al 31/12/2011 25 % della popolazione Alfonsine 7 1628 12433 3108 Bagnacavallo 12 3602 16850 4213 Bagnara di Romagna 2 630 2397 599 Conselice 14 3234 10015 2504 Cotignola 5 2002 7426 1857 Fusignano 5 1679 8408 2102 Lugo 13 5633 32891 8223 Massa Lombarda 12 5626 10776 2694 Sant'Agata sul Santerno 2 1550 2825 706

Totale 72 25584 104021 26005

ZONE DI AMMASSAMENTO Comune Numero Aree Capacità ricettiva n° persone Popolazione al 31/12/2011 25 % della popolazione Alfonsine 1 12433 Bagnacavallo 1 16850 Bagnara di Romagna 0 2397 Conselice 0 10015 Cotignola 0 7426 Fusignano 0 8408 Lugo 2 32891 Massa Lombarda 4 10776 Sant'Agata sul Santerno 0 2825

Totale 8 104021

38 COMUNE DI ALFONSINE AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via dell'Artigianato 44°30'27,21'' 12°01'07,03'' 3.200,00 80 Pubblica 1,000 Parcheggio Zona accoglienza 2 Piazza della Resistenza 44°30'24,97'' 12°02'18,95'' 9.400,00 155 Pubblica 1,210 Parcheggio Zona accoglienza 3 Via Brodolini - Longastrino 44°35'17,79'' 12°00'15,73'' 11.488,00 0 Pubblica 0,000 Campo Sportivo Zona accoglienza 4 Via degli Orti 44°30'10,02'' 12°02'25,94'' 13.300,00 0 Pubblica 0,000 Campo Sportivo Zona accoglienza 5 Via della Cooperazione 44°30'50,18'' 12°02'41,42'' 4.200,00 105 Privata 1,000 Parcheggio Zona accoglienza 6 Via Roma 44°29'50,14'' 12°02'43,01'' 7.527,00 188 Privata 1,000 Parcheggio Zona accoglienza 7A Piazza Generale C.Primieri 44°30'11,59'' 12°01'43,59'' 44.000,00 1100 Pubblica 0,970 Campo Sportivo

Totale 93.115,00 1628

AREE DI AMMASSAMENTO Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. latitudine longitudine persone Zona ammassamento 7B Piazza Generale C.Primieri 44°30'11,59'' 12°01'43,59'' 16.000,00 Pubblica 0,970 Campo Sportivo

Totale 16.000,00

39 COMUNE DI BAGNACAVALLO AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via II Giugno – Glorie 44°28'09,04'' 12°04'24,36'' 22.800,00 450 Pubblica 0,756 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Via Senio 44°25'13,02'' 11°58'05,29'' 7.100,00 177 Pubblica 0,720 Parco pubblico Zona accoglienza 3 Via Bagnoli Inferiore 44°25'15,05'' 11°58'02,65'' 40.000,00 1000 Privata 0,756 Area agricola Ist. Diocesano Zona accoglienza 4 Via Don Ballardini – Masiera 44°27'45,55'' 11°58'00,59'' 4.711,00 0 Privata 0,000 Campo sportivo Zona accoglienza 5 Via Oriani – Villanova 44°26'54,98'' 12°02'59,93'' 21.499,00 250 Pubblica 0,756 Campo sportivo Zona accoglienza 6 Piazza Don Domenico Succi – Villa Prati 44°27'16,35'' 12°00'49,75'' 11.618,00 290 Pubblica 0,756 Campo sportivo Zona accoglienza 7 SP 8 Naviglio / Via Mattei 44°24'24,34'' 11°58'00,53'' 6.700,00 167 Pubblica 0,720 Area verde Zona accoglienza 8 Via Vecchia Traversara – Traversara 44°24'44,23'' 12°01'27,24'' 8.800,00 220 Privata 0,720 Campo sportivo Zona accoglienza 9 Via Sottofiume Boncellino – Boncellino 44°22'47,98'' 11°59'31,63'' 7.370,00 184 Privata 0,756 Campo sportivo Zona accoglienza 10 Piazza dello Sport 44°25'15,33'' 11°58'22,09'' 28.400,00 316 Pubblica 0,840 Campo sportivo Zona accoglienza 11A Via Togliatti 44°24'58,16'' 11°59'02,66'' 13.600,00 340 Pubblica 1,050 Area verde e sportiva Zona accoglienza 12 Via Fratelli Cervi 44°25'02,26'' 11°58'09,50'' 11.733,00 208 Pubblica 0,800 Campo sportivo

Totale 184.331,00 3602

AREE DI AMMASSAMENTO Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. latitudine longitudine persone Zona accoglienza 11B Via Togliatti 44°24'58,16'' 11°59'02,66'' 35.400,00 Pubblica 1,050 Area verde e sportiva

Totale 35.400,00

40 COMUNE DI BAGNARA DI ROMAGNA AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Giuliana 44°23'16,44'' 11°49'49,69'' 17.500,00 350 Pubblica 0,820 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Viale Matteotti 44°23'13,01'' 11°49'33,97'' 14.000,00 280 Pubblica 0,780 Campo sportivo parrocchiale

Totale 31.500,00 630

41 COMUNE DI CONSELICE AREE DI ACCOGLIENZA Capacità Coordinate Coordinate Area del Sito ricettiva n. Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche Proprietà Note MQ. persone idoneità latitudine longitudine 50 mq Zona accoglienza 1 Via G. di Vittorio 44°30'27,25'' 11°49'24,04'' 42.000,00 840 Pubblica 1,021 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Via Prestankow 44°30'43,47'' 11°49'32,66'' 19.463,00 389 Pubblica 1,021 Parco pubblico Zona accoglienza 3 Via G. di Vittorio 44°30'27,56'' 11°49'34,76'' 7.000,00 140 Pubblica 1,021 Palazzetto dello sport Zona accoglienza 4 Via G. di Vittorio 44°30'25,79'' 11°49'44,63'' 8.058,00 161 Pubblica 1,021 Area scuola secondaria Zona accoglienza 5 Via Selice / Via Cavallotti 44°30'41,28'' 11°49'45,05'' 4.544,00 90 Pubblica 1,021 Area scuola primaria Zona accoglienza 6 Via Guglielma 44°31'08,83'' 11°48'40,46'' 5.100,00 102 Privata 1,021 Campo sportivo Zona accoglienza 7 Via Mameli - San Patrizio 44°29'20,81'' 11°49'29,74'' 13.546,00 270 Pubblica 1,021 Campo sportivo Zona accoglienza 8 Via Mameli – San Patrizio 44°29'27,26'' 11°49'31,00'' 5.800,00 116 Pubblica 0,972 Parco pubblico Via dei Carracci / Via Bastia – Zona accoglienza 9 44°33'38,54'' 11°52'35,41'' 24.100,00 Pubblica 0,972 Campo sportivo Lavezzola 482 Zona accoglienza 10 Via Bastia – Lavezzola 44°33'42,32'' 11°52'21,37'' 8.300,00 166 Pubblica 0,972 Parco pubblico Zona accoglienza 11 Via Italia – Lavezzola 44°33'46,19'' 11°52'42,84'' 5.500,00 110 Pubblica 1,021 Area scuola secondaria Via Bastia / Viale Ricci – Zona accoglienza 12 44°33'35,06'' 11°52'34,49'' Pubblica 1,021 Area scuola primaria Lavezzola 3.930,00 78 Zona accoglienza 13 Via Vivaldi 44°31'07,63'' 11°50'11,58'' 8.800,00 176 Pubblica 0,794 Parco pubblico "Vivaldi" Zona accoglienza 14 Largo Pertini 44°30'34,96'' 11°49'24,88'' 5.700,00 114 Pubblica 0,840 Parco pubblico "Pertini"

Totale 161.841,00 3234

42 COMUNE DI COTIGNOLA AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Ungaretti 44°22'55,07'' 11°52'54,68'' 7.400 148 Pubblica 0,800 Lottizzazione Gagliardi Zona accoglienza 2 Via Borsellino 44°23'13,32'' 11°56'02,01'' 6.191 123 Pubblica 0,800 Area verde “Parco Rita Atria” Zona accoglienza 3 Piazza Giovanni Paolo II 44°22'56,09'' 11°56'13,51'' 10.590 211 Pubblica 0,840 Campo sportivo Zona accoglienza 4 Via Guidana San Lorenzo 44°23'19,56'' 11°56'42,08'' 8.600 0 Pubblica 0,000 Campo Tiro con l'Arco Zona accoglienza 5 Via Cenacchio 44°22'53,18'' 11°55'41,94'' 76.000 1520 Pubblica 0,800 Zona Sportiva

Totale 108.781,00 2002

COMUNE DI FUSIGNANO AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Cantagallo 44°28'08,11'' 11°57'59,88'' 34.138,00 400 Pubblica 1,023 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Via Fratelli Faccani 44°27'49,55'' 11°57'31,01'' 16.000,00 400 Pubblica 0,970 Parco pubblico Zona accoglienza 3 Via Traversa Rossetta – Rossetta 44°29'02,94'' 12°01'08,76'' 26.300,00 0 Pubblica 0,000 Parco pubblico Zona accoglienza 4 Via San Savino - San Savino 44°28'51,00'' 11°58'56,00'' 20.324,00 508 Pubblica 0,974 Parco pubblico Zona accoglienza 5 Piazza dello Sport – Maiano 44°28'48,97'' 11°56'56,91'' 14.879,00 371 Pubblica 0,780 Campo sportivo

Totale 111.641,00 1679

43 COMUNE DI LUGO AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Toscana 44°25'04,13'' 11°55'59,54'' 46.000,00 375 Pubblica 0,800 Stadio comunale Zona accoglienza 2 Via Madonna delle Stuoie 44°24'42,15'' 11°54'53,46'' 9.500,00 237 Pubblica 0,800 Campo sportivo Zona accoglienza 3 Largo Corelli 44°25'41,98'' 11°54'13,28'' 19.700,00 257 Pubblica 0,800 Parco pubblico Via della Resistenza – Cà di Lugo Campo sportivo Zona accoglienza 4 44°27'36,42'' 11°52'59,96'' 6.200,00 155 Pubblica 0,800 Campo sportivo Via I Maggio – San Lorenzo Zona accoglienza 5 44°28'34,93'' 11°53'43,83'' 8.500,00 212 Pubblica/Privata 0,800 parrocchiale Via Martiri di Fabriago – S.M. In Campo sportivo Zona accoglienza 6 Fabriago 44°29'16,37'' 11°52'55,45'' 7.800,00 150 Pubblica 0,800 Via Pedergnana Inferiore – Campo sportivo Zona accoglienza 7 Ascensione 44°26'39,51'' 11°53'14,53'' 2.900,00 72 Privata 0,800 parrocchiale Via della Pace – San Bernardino Campo sportivo Zona accoglienza 8 44°30'45,97'' 11°53'21,24'' 12.500,00 312 Pubblica 0,800 Zona accoglienza 9 Via Mozza – Voltana 44°31'15,59'' 11°55'58,41'' 34.200,00 804 Pubblica 0,800 Campo sportivo Zona accoglienza 10 Via dello stadio – San Potito 44°26'02,38'' 11°56'17,99'' 17.100,00 360 Pubblica 0,800 Campo sportivo Zona accoglienza 11 Via Quarantola 44°27'34,74'' 11°56'11,37'' 78.000,00 1425 Pubblica 0,800 Area produttiva STEPRA Zona accoglienza 12A Via Sabin 44°25'13,55'' 11°55'34,86'' 14.500,00 362 Pubblica 0,800 Parcheggio Palazzetto Zona accoglienza 13 Via Paurosa 44°24'41,26'' 11°53'41,56'' 78.400,00 912 Pubblica/Privata 0,648 Area "Dal Pozzo"

Totale 335.300,00 5633

AREE DI AMMASSAMENTO Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. latitudine longitudine persone Zona ammassamento 12B Via Sabin 44°25'13,55'' 11°55'34,86'' 7.800,00 Pubblica 0,800 Palazzetto dello Sport Zona ammassamento 14 Via del Pero 44°25'35,81'' 11°55'15,09'' 25.100,00 Pubblica 0,800 Area per servizi

Totale 7.800,00

44 COMUNE DI MASSA LOMBARDA AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Fornace di Sopra 44°26'33,24” 11°49'17,02” 51.217,00 1024 Pubblica 0,810 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Via Rabin 44°26'49,36” 11°49'04,94” 24.190,00 483 Privata 0,660 Area feste Zona accoglienza 3 Via De Coubertin 44°26'58,59” 11°48'14,58” 39.928,00 798 Pubblica 0,810 Campo sportivo Zona accoglienza 4 Via De Coubertin 44°26'52,94” 11°48'16,11” 7.498,00 149 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 5 Via Rizzotto 44°26'54,56” 11°48'06,56” 2.012,00 40 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 6 Via Lama 44°26'50,65” 11°48'23,44” 10.928,00 218 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 7 Via Lama 44°26'47,58” 11°48'19,25” 15.684,00 313 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 8 Via Lama 44°26'47,04” 11°48'28,42” 31.300,00 626 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 9 Via Lama 44°26'51,08” 11°48'19,77” 10.266,00 205 Pubblica 0,770 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 10 Via Caduti del Lavoro 44°26'55,04” 11°47'43,44” 42.082,00 841 Privata 0,970 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 11 Via Caduti del Lavoro 44°27'01,32” 11°47'47,57” 42.920,00 858 Privata 0,970 Lotti produttivi urbanizzati Zona accoglienza 12 Via Mameli 44°27'05,02'' 11°48'14,82'' 3.550,00 71 Privata 0,970 Campo sportivo parrocchiale

Totale 281.575,00 5626

AREE DI AMMASSAMENTO Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona ammassamento 13 Via della Cooperazione 44°27'03,43” 11°47'54,98” 5.200,00 Pubblica 0,882 Parcheggio Zona ammassamento 14 Via Fornace di Sopra 44°26'36,30” 11°49'11,09” 5.998,00 Pubblica 0,710 Parcheggio Zona ammassamento 15 Via Dini e Salvalai 44°26'29,75” 11°49'31,37” 2.600,00 Pubblica 1,020 Parcheggio Zona ammassamento 16 Piazza Andrea Costa 44°26'55,87” 11°49'37,50” 3.900,00 Pubblica 1,280 Parcheggio Stazione FS

Totale 17.698,00

45 COMUNE DI SANT'AGATA SUL SANTERNO AREE DI ACCOGLIENZA Coordinate Coordinate Capacità Area del Sito Indice di Descrizione zona Ubicazione geografiche geografiche ricettiva n. Proprietà Note MQ. idoneità latitudine longitudine persone Zona accoglienza 1 Via Berlinguer 44°26'30,72'' 11°51'06,45'' 41.200,00 1000 Pubblica 1,020 Campo sportivo Zona accoglienza 2 Via Massarenti 44°26'26,41'' 11°51'53,31'' 27.500,00 550 Pubblica 0,800 Area verde

Totale 68.700,00 1550

46 5.6 Sezione 6 – Viabilità

Le informazioni relative alle principali infrastrutture di trasporto (aeroportuali, stradali, ferroviarie) sono mirate alla conoscenza della distribuzione delle reti sul territorio, della presenza e del grado di vulnerabilità di strutture particolari (ponti), delle eventuali situazioni di criticità presenti sul sistema viario.

5.7 Sezione 7 – Censimento strutture pubbliche Nelle schede è riportato l'elenco dei principali edifici a valenza pubblica e strategica presenti nel territorio e l'indicazione della vulnerabilità sismica.

5.8 Utilizzo delle informazioni raccolte La capacità operativa di un sistema comunale di protezione civile è in stretto rapporto con le risorse (personale, mezzi e materiali) disponibili ed effettivamente utilizzabili in tempi più o meno rapidi e con le esigenze e i bisogni che il territorio presenta. Qualora i mezzi e i materiali censiti a disposizione del singolo Comune non risultino sufficienti per far fronte a eventi calamitosi intensi che interessino contemporaneamente tutto il territorio comunale, è previsto il concorso degli altri Comuni appartenenti all'Unione della Bassa Romagna, la cui dotazione strumentale, censita in analogia con quella del Comune colpito, potrà sopperire alle carenze locali.

5.9 Progetto formativo

L'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, una volta approvata la presente pianificazione, predisporrà, avvalendosi del supporto del Servizio Sviluppo del Personale, un progetto formativo relativo alla protezione civile rivolto a tutti i dipendenti e agli amministratori che possono essere coinvolti nelle decisioni relative a tale ambito. Il progetto sarà inserito nel Piano annuale della Formazione associata. L'obiettivo del corso sarà quello di migliorare la capacità operativa di dipendenti e amministratori e quello di garantire sul territorio dell'Unione una qualità del servizio sempre più efficace. Il personale impegnato in compiti di protezione civile dovrà essere in grado di sviluppare azioni idonee a: - comprendere, senza allarmismi inutili, l'oggetto della comunicazione, i suoi effetti, dov'è successo l'evento e le persone eventualmente coinvolte; - fornire al cittadino una risposta soddisfacente, utile a stimolare la percezione positiva del cittadino e quindi aumentare la fiducia nell'Ente pubblico; - attivare immediatamente le prime misure di intervento; Il percorso formativo che sarà organizzato vedrà la partecipazione congiunta di

47 amministratori, responsabili delle varie funzioni dell'Unione e dei Comuni, operatori della Polizia Municipale, tecnici comunali, operai al fine di affinare le competenze tecnico/pratiche e creare quel necessario senso di appartenenza. Il numero delle ore di formazione verrà concordato con il Responsabile della protezione civile così come la distinzione delle ore di formazione teorica e di quelle di formazione pratica. Al pari della sicurezza, anche la protezione civile, sarà oggetto di formazione ricorrente nell'ambito dei piani annuali approvati dall'Unione.

48 6 COSTITUZIONE E COMPITI DELLA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

Il Sindaco è Autorità comunale di protezione civile ai sensi e per gli effetti dell'art. 15 comma 3 della Legge 225/1992. Il Sindaco per l'espletamento delle proprie funzioni si avvale di una struttura denominata Centro Operativo Comunale (C.O.C.), in caso di eventi, di cui all'art. 2 comma 1 lett. a) della L. 225/1992, limitati al territorio comunale. Il Sindaco o chi lo sostituisce dispone la attivazione del C.O.C. dandone comunicazione al Prefetto, alla Regione, alla Provincia. Il Sindaco, in relazione all'evento, attiverà le funzioni di supporto ritenute necessarie per la completa gestione dell'emergenza, che dovranno essere autonome ed indipendenti fino all'arrivo dei soccorsi esterni. Qualora le caratteristiche dell'evento (per natura ed estensione) comportino l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria o qualora accadano eventi che debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di protezione civile. In questi casi cioè laddove l'emergenza investa un territorio più vasto di quello comunale, o sia necessario l'impiego di risorse esterne, il coordinamento sarà attuato attraverso il C.O.M. (Centro Operativo Misto), struttura delegata dal Prefetto per il supporto dei Sindaci. I Comuni di Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda e S.Agata Sul Santerno hanno costituito nel 2009 l'Unione dei Comuni della Bassa Romagna alla quale hanno conferito molteplici funzioni ed attività rilevanti ai fini della gestione della protezione civile nelle varie fasi di previsioni, prevenzione e soccorso, pertanto nelle strutture sia comunali che sovracomunali il piano prevede il coinvolgimento dei vari responsabili dei servizi dell'Unione a seconda delle specifiche competenze. In particolare con convenzione in data 31/5/2008 Rep.n.5 i Comuni aderenti hanno conferito all'Unione il servizio di coordinamento dell' attività di protezione civile, questa scelta significa innanzitutto razionalizzare e coordinare l'utilizzo delle risorse disponibili nel territorio e ricercare forme di intesa e di collaborazione con le altre Amministrazioni. Sono fatte salve, in ogni caso, le prerogative e le funzioni del Sindaco nel rispettivo Comune, quale Autorità comunale di protezione civile. La scelta associativa ha consentito all'Unione, come si vedrà nei paragrafi successivi, di dotarsi di strutture permanenti e di risorse strumentali dedicate disponibili per tutto il territorio in caso di emergenza (Centro Sovracomunale). Per quanto di loro competenza ai fini delle attività di previsione, prevenzione e

49 soccorso, i Comuni dell'Unione si avvarranno dell’apporto del proprio Personale, delle Organizzazioni di Volontariato, delle realtà economico-produttive operanti sul territorio e della collaborazione della Cittadinanza.

6.1 Struttura comunale di protezione civile Con il presente piano vengono istituite le strutture operative finalizzate all'organizzazione locale dei servizi di protezione civile. Per le diverse funzioni da attivarsi in caso di emergenza si fa riferimento sostanzialmente alle "funzioni di supporto", come definite nell'ambito degli indirizzi emanati dal Dipartimento della Protezione Civile (Metodo Augustus); Nel presente modello tutte le funzioni sono poste in capo ad un dirigente o ad un funzionario dell'Unione o del Comune. Le diverse funzioni vengono attivate, in base all'evento in corso, quali componenti di C.O.C. (Centro operativo comunale) o quali componenti di C.O.M. (Centro operativo misto), come meglio dettagliato nei successivi paragrafi. Nel piano le funzioni garantite dalle strutture dell'Unione sono le seguenti: Funzione di pianificazione; Funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico Funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria; Funzione telecomunicazioni; Funzione amministrativa ; Funzione assistenza alla popolazione; Funzione informazione; Funzione attività scolastiche. Le funzioni garantite invece dal personale dei singoli Comuni sono le seguenti: Funzione servizi essenziali; Funzione censimento danni a persone e cose; Funzione materiali, mezzi e squadre operative; Funzione volontariato di protezione civile.

Funzione di pianificazione. La funzione è svolta dal dirigente del settore programmazione territoriale dell'Unione. La figura assicura il raccordo con le varie componenti tecniche. Particolare importanza rivestono per questa funzione le basi di dati cartografiche ed i relativi sistemi informativi territoriali.

50 Funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico La funzione è svolta dal Comandante della Polizia Municipale. Il responsabile della funzione dovrà coordinare tutte le strutture operative locali, e stabilire contatti con le altre realtà istituzionali preposte alla viabilità, per concordare l'attivazione di quanto previsto dai loro piani operativi. Ugualmente dovrà rapportarsi con le altre realtà e con gli altri enti istituzionalmente competenti per i compiti di ordine pubblico. Funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria. La funzione è svolta dal dirigente dell'area welfare dell'Unione. La funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria pianifica e gestisce tutte le problematiche locali relative agli aspetti sociosanitari dell'emergenza. Il referente si relazionerà con l'Azienda Unità Sanitaria Locale, avrà il compito di assicurare il coordinamento fra le azioni attivate dal Sindaco e le attività svolte dalle strutture della Azienda Sanitaria locale competente, dal Servizio 118 e dalle Organizzazioni di Volontariato che operano nel settore sanitario. Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai presidi ospedalieri e alle strutture per anziani, per i quali dovranno essere predisposti appositi piani di evacuazione comprensivi dell'individuazione dei mezzi di trasporto e del relativo personale. Funzione telecomunicazioni La funzione è svolta dal dirigente del servizio informatica dell'Unione. Il responsabile della funzione dovrà curare le relazioni con le società di telecomunicazione presenti sul territorio al fine di verificare il ripristino degli eventuali danni subiti dalle reti e organizzare un sistema di comunicazioni alternativo anche con il concorso dei radioamatori volontari. Il responsabile curerà anche la gestione ed il corretto funzionamento delle reti radiotelefoniche comunali, della rete telefonica e rete dati interna. Funzione amministrativa La funzione è svolta dal dirigente dell'area Servizi Generali dell'Unione. Il responsabile della funzione enti locali dovrà coordinare, qualora questo venga richiesto dagli Enti istituzionalmente preposti (Stato, Regione, Provincia), tutte le attività che per cui è richiesta una integrazioni fra le risorse e le attività dei diversi enti locali (Comuni dell'Unione) Funzione assistenza alla popolazione La funzione è svolta dal responsabile dell'ufficio di protezione civile dell'Unione. Il responsabile di questa funzione curerà il coordinamento dell'utilizzo di tutte le strutture sia pubbliche che private presenti sul territorio avvalendosi del censimento predisposto e di tutte le conoscenze e competenze relative al patrimonio abitativo ai fine degli atti necessari per la messa a disposizione degli immobili e delle aree.

51 Funzione attività' scolastica La funzione è svolta dal Dirigente dell'area Welfare dell'Unione. II responsabile di questa funzione curerà il rapporto con gli istituti scolastici e con i competenti uffici degli altri enti competenti per l'istruzione e la formazione (Provincia, Centri di formazione professionale). Funzione informazione La funzione è svolta dal responsabile del servizio comunicazione dell'Unione. Il responsabile della funzione curerà l'aggiornamento dell'indirizzario dei mezzi di comunicazione di massa, seguirà le situazioni in evoluzione per essere in grado di illustrarle e divulgarle all'occorrenza; curerà l'eventuale allestimento di una sala stampa, la convocazione di conferenze stampa e la distribuzione di materiale informativo. Inoltre provvede alla predisposizione, sul sito istituzionale dell'Unione e sui 9 siti dei Comuni associati, di una apposita sezione dedicata alla Protezione Civile immediatamente riconoscibile dal logo specifico della Protezione Civile della Bassa Romagna. Tale Sezione conterrà il Piano di Emergenza, le norme comportamentali attinenti il Rischio Sismico, il Rischio chimico, il Rischio idrogeologico, il Rischio incendio, oltre ogni informazione utile alla popolazione per fronteggiare adeguatamente le fasi di attenzione, preallarme ed emergenza in cui si articolano gli scenari di rischio. Al successivo Cap. 7 si riportano gli schemi relativi agli avvisi e le norme di comportamento per la popolazione. Nella scheda 4.2 si riporta l'immagine della home page del sito istituzionale contenente il logo della Protezione Civile e le norme comportamentali relative alle varie tipologie di rischio. Per il rischio industriale - aziende a rischio di incidente rilevante" si evidenzia il compito in capo al Comune ed al Sindaco di informate la popolazione; in questo ambito verrà curata sia l'informazione preventiva, sia l'informazione in emergenza. Come già premesso, le funzioni demandate ai comuni sono: Funzione servizi essenziali La funzione è svolta dal Dirigente dei Lavori Pubblici. Il responsabile della funzione servizi essenziali ha il compito di coordinare i rappresentanti dei servizi erogati sul territorio comunale, ai quali è richiesto di provvedere ad immediati interventi sulle reti per garantirne l'efficienza anche in situazioni di emergenza. In periodo ordinario il responsabile dovrà verificare la dotazione di piani particolareggiati di emergenza di ogni azienda interessata allo scenario di rischio. Funzione censimento danni a persone e cose

52 La funzione è svolta dal Dirigente dei Lavori pubblici / Patrimonio, con il supporto del responsabile del servizio sismica, e in prima istanza per edifici pubblici e privati dal personale dell'Ente. L'attività di censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell'evento calamitoso e per stabilire gli interventi d'emergenza. Il responsabile della funzione, al verificarsi dell'evento calamitoso, dovrà coordinare il censimento dei danni riferito a persone edifici pubblici, privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive ecc. E' ipotizzabile l'impiego di squadre miste di tecnici dei vari Enti per le verifiche speditive di stabilità delle strutture edilizie danneggiate che dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti. Le modalità operative per il censimento danni prevedono l'utilizzo di schede di rilevamento predisposte dalla Regione o dal Dipartimento della Protezione Civile. Funzione materiali, mezzi e squadre operative La funzione è svolta dal Dirigente dei Lavori Pubblici. La funzione materiali e mezzi ha lo scopo di fornire un quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili in situazione di emergenza, attraverso il censimento dei materiali e dei mezzi presenti sul territorio (si vedano le schede allegate) del Comune e dell'Unione. Il censimento riguarda le risorse essenziali per l'attuazione del piano. Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il Sindaco può rivolgere richiesta alla Provincia di Ravenna, al Comando dei Vigili del Fuoco, alla Regione Emilia-Romagna - Agenzia di Protezione Civile e/o Servizi Tecnici di Bacino ed ai Consorzi di Bonifica. Funzione volontariato di protezione civile La funzione è svolta da un Capo Servizio dei Lavori Pubblici o da altro collaboratore. Le organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile partecipano alle operazioni previste dal Piano coadiuvando le componenti e le strutture operative, anche con la richiesta di attivazione della Colonna Mobile Regionale laddove la situazione lo richieda. Il responsabile di tale funzione si relazionerà con i responsabilii delle Organizzazioni di Volontariato presenti sul territorio, in primo luogo i gruppi comunali. Egli provvederà, ad aggiornare i dati relativi alle risorse disponibili nell'ambito del volontariato, anche in coordinamento con le realtà provinciali, e ad organizzare attività formative ed esercitazioni) congiuntamente con le altre strutture preposte all'emergenza al fine di sviluppare e di verificare le capacità organizzative ed operative del volontariato. Il volontariato sia per la osservazione dei precursori di scenario, sia di emergenza, deve essere impiegato alle dipendenze funzionali delle strutture tecniche istituzionalmente competenti. (Dirigenti o funzionari dei Comuni o dell'Unione, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Servizi Tecnici di Bacino (regionali), Provincia o altri enti pubblici). Per ciò che concerne l'impiego dei

53 volontari dei gruppi comunali l'impiego viene disposto dal rispettivo Sindaco che li può assegnare funzionalmente ai citati soggetti.

6.2 Centro operativo comunale della Protezione Civile

Il COC è presieduto dal Sindaco o suo delegato. I Comuni hanno individuato le seguenti sedi ( principale ed alternativa ) dei COC:

COC SEDE PRINCIPALE SEDE ALTERNATIVA ALFONSINE Piazza Gramsci 1 (Sede Municipale) Via Murri 28 (Plesso scolastico Matteotti 2)

BAGNARA DI Piazza Marconi 2 (Sede Municipale) Via Matteotti 14 ROMAGNA (Scuola Media)

BAGNACAVALLO Piazza Libertà, 12 (Sede Municipale) Via Giustiniano 10 (Centro Operativo Protezione Civile)

CONSELICE Via Garibaldi 14 (Sede Municipale) Via Garibaldi 8 (Sede presidio locale PM) COTIGNOLA P.zza Vittorio Emanuele II, 31 (Sede Palazzo Tarlazzi, Corso Municipale) Sforza 48

FUSIGNANO Corso Emaldi, 115 (Sede Municipale) Via V. Veneto 46/a (Scuola Elementare)

MASSA Piazza Matteotti, 16 (Sede Centro per l'Infanzia – LOMBARDA Municipale) Via Sant'Antonio 4

LUGO P.zza Martiri 1 (Rocca – Sede Largo Gramigna, 1 (Sede Municipale) Comando PM) SANT'AGATA SUL Piazza Garibaldi, 5 (Sede municipale) Via Cavour n. 6 (Asilo SANTERNO Nido)

Componenti del COC sono i dirigenti e i funzionari che coordinano le diverse “funzioni”. I responsabili delle funzioni (Vedi Articolo precedente e allegata scheda) devono ritenersi automaticamente convocati qualora vengano a conoscenza di un evento calamitoso avvenuto o per il quale si verifichino fenomeni precursori; in tal caso

54 dovranno farsi parte attiva recandosi presso la sede principale o le sedi alternative di COC/COM o mettendosi in contatto con le figure di coordinamento (Sindaco o suo delegato).

Il modello organizzativo utilizzato è sostanzialmente quello proposto dalle linee guida nazionali e regionali con gli adattamenti locali sotto specificati; tutte le schede in formato digitale e cartaceo con i dati censiti sono depositate presso le sedi principali ed alternative dei Coc e del Centro sovracomunale di protezione civile. Secondo il metodo “Augustus” (modello organizzativo proposto dal Dipartimento della Protezione civile) le funzioni classiche che vengono normalmente attivate in un COC sono le seguenti (con riferimento alle attività definite nel precedente articolo )

Funzione di pianificazione; Funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico Funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria; Funzione telecomunicazioni; Funzione amministrativa ; Funzione assistenza alla popolazione; Funzione informazione; Funzione attività scolastiche. Funzione servizi essenziali; Funzione censimento danni a persone e cose; Funzione materiali, mezzi e squadre operative;

Possono comunque essere attivate anche le ulteriori funzioni (previste dai modelli organizzativi ministeriali in caso di costituzione di CCS e COM)

Sono all'occorrenza convocati con atto del Sindaco presso il COC per il necessario coordinamento degli interventi di primo livello: • dirigenti o funzionari dell'Amministrazione Provinciale • il Direttore dell'Azienda USL o suo delegato • il Direttore dipartimento emergenza dell'AUSL • il dirigente competente di ARPA o suo delegato • i dirigenti/responsabili dei gestori di pubblici servizi (reti elettriche, telefoniche,

55 gas, acqua) • il responsabile della Croce Rossa Italiana- Comitato Locale della Bassa Romagna

Sono inoltre convocati i responsabili delle Associazioni di volontariato attive ed i rappresentanti degli ordini e dei collegi professionali. La struttura collabora con il Sindaco nella gestione di eventuali situazioni di emergenza a carattere locale e di gravità tale, da non richiedere la costituzione di un C.O.M.. Allo scopo di dare una risposta efficace ai bisogni che emergeranno dal territorio, la composizione e i compiti del Comitato comunale di protezione civile potranno mutare nel tempo, nel rispetto della Legislazione vigente. Per le dotazioni documentali e di apparecchiature previste per i C.O.C si rimanda alle schede relative allegate al Piano.

6.3 Centro Sovracomunale e Centro Operativo Misto della protezione civile dell'Unione

Il C.S. è una struttura tecnico-organizzativa permanente di protezione civile gestita in situazioni ordinarie dall’Ufficio Protezione Civile del Corpo di Polizia Municipale e, per qualsiasi necessità è a disposizione per un uso da parte della Regione, delle prefetture e delle strutture operative regionali e nazionali della protezione civile nel caso delle calamità di cui ai punti b) e c) del comma 1 dell'art. 2 della L. 225/92. Il Corpo di Polizia Municipale garantisce la reperibilità h 24 e la pronta attivazione del posto di ascolto continuato. Garantisce altresì l’erogazione dei primi interventi di soccorso/assistenza sul territorio secondo l’organizzazione operativa illustrata in allegato. L’Ufficio di Protezione Civile gestisce il parco mezzi ed attrezzature dell’Unione destinate alle attività di emergenza/protezione civile, garantendone anche la relativa manutenzione. Come enunciato al paragrafo precedente in caso di eventi di tipo b) e c) art. 2 Legge 225/92 il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando gli interventi con quelli dell'autorità comunale di protezione civile. In questi casi viene attivato un C.O.M. (Centro Operativo Misto), struttura coordinata dal Prefetto per il supporto dei Sindaci. Il COM del territorio della Bassa Romagna è inserito nella pianificazione provinciale di protezione civile con l’indicazione “COM RA 01”. Nel corso di una qualsiasi emergenza o anche in una delle fasi preliminari, qualora i responsabili degli organi a vari livelli, centrale, regionali o provinciale, ritengano

56 necessaria un'articolata attività di coordinamento degli interventi a livello intercomunale, possono attivare il Centro Operativo Misto (C.O.M.) presso il citato Centro Sovra comunale, gestito dal Comando di Polizia Municipale in quanto allestito presso le proprie strutture.. Il C.S è dotato di una segreteria attrezzata con centralino telefonico, di una sala decisioni attrezzata per la riunione delle persone che coordinano le operazioni di emergenza, nonché di una sala operativa con spazi e attrezzature adeguate per l’attivazione delle funzioni (ex Metodo Augustus) utili in emergenza e, tra queste, anche la funzione telecomunicazioni, ovvero sala-radio; la sala operativa potrà essere costituita da diversi ambienti opportunamente collegati tra loro e con la segreteria e la sala decisioni (vedasi la piantina sotto riportata). Per le funzioni di natura ordinaria l'Ufficio di protezione civile dell'Unione è coadiuvato da un gruppo di lavoro permanente costituito da: Responsabile protezione civile dell'Unione o suo delegato Responsabile settore territorio o suo delegato Responsabile area servizi generali o suo delegato Responsabile servizio informatica o suo delegato Responsabile servizio comunicazione o suo delegato Responsabile servizio formazione o suo delegato Responsabili dei Lavori Pubblici dei Comuni. Tale gruppo di lavoro si occupa in particolare di: • verificare nel tempo la validità e l’attuazione del Piano comunale di protezione civile; • verificare l’efficienza delle strutture e delle attrezzature disponibili; • curare l’inserimento di nuove aree e strutture nel Piano comunale; • promuovere iniziative di sensibilizzazione sui temi della sicurezza, prevenzione e protezione civile; • promuovere attività di formazione ed addestramento;

Il C.S. è ubicato nel territorio del Comune di Bagnacavallo ed è così articolato: • sede operativa dell’Ufficio Protezione Civile dell’Unione e del COM: Via Giustiniano n. 20; • base logistica ed addestrativa: Via Crocetta n. 8 (deposito mezzi/materiali, aerosuperficie per elicotteri);

57 • magazzini e strutture di supporto: Via Stradello n. 2. L’ubicazione delle suddette è indicata nella seguente illustrazione. A lato la strutturazione del COM.

58 7 MODELLI DI GESTIONE DELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA

Gli eventi calamitosi possono presentarsi come eventi localizzati oppure diffusi. In funzione di queste caratteristiche cambiano le modalità secondo la tabella seguente:

Per quanto riguarda il presidio del territorio, esso è garantito dal servizio continuativo H24 prestato dalle stazioni dei Carabinieri, Commissariato di Pubblica Sicurezza, Vigili del Fuoco; dai tecnici comunali eventualmente reperibili e quello della Polizia Municipale. Per quanto riguarda la questione delle comunicazioni in situazioni di emergenza, si raccomanda la disponibilità di utilizzo di telefoni cellulari e apparati portatili collegati con la rete radio del Comune operante sulla frequenza in dotazione, in modo da consentire un collegamento con le squadre operanti sul territorio. In via generale, le fasi in cui si articolano gli scenari di rischio sono: • fase di attenzione; • fase di preallarme; • fase di allarme ed emergenza. Di seguito si riportano gli schemi relativi agli avvisi e le norme di comportamento per la popolazione.

59 Fase Avvisi per la popolazione Norme di comportamento per la popolazione La fase di preallarme sarà  prestare attenzione alle comunicata, solo se realmente indicazioni fornite dalla necessario, dalle Autorità di radio, dalla T.V. o dalle Protezione Civile secondo le seguenti Autorità di protezione Preallarme modalità: civile, anche tramite  con avvisi sui siti istituzionali automezzi ben dell'Unione e dei Comuni; identificabili (Polizia,  dalla radio e dalle televisioni Carabinieri, Vigili Urbani, locali; Croce Rossa,  con messaggi diffusi da Volontariato);  altoparlanti  assicurarsi che tutti gli  con messaggi telefonici (sms) abitanti dell’area interessata dall’evento potenziale siano al corrente della situazione;  preparare una borsa con indumenti ed effetti personali da portare con sé. Il cessato preallarme sarà comunicato Continuare a prestare dalle Autorità di Protezione Civile attenzione alle indicazioni secondo la seguenti modalità: fornite attraverso i siti Cessato  da appositi comunicati nei siti istituzionali i mass - media e Preallarme istituzionali; dalle Autorità di Protezione  dalla radio e dalle televisioni Civile. locali;  con messaggi diffusi daaltoparlanti.  staccare l’interruttore centrale dell’energia elettrica e chiudere la valvola del gas;  evitare la confusione, La fase di allarme sarà comunicata mantenere la calma, dalle Autorità di Protezione Civile rassicurare i più agitati, Allarme secondo la seguenti modalità: aiutare le persone inabili  da comunicati sui siti e gli anziani; istituzionali  raggiungere a piedi le  dalla radio e dalle televisioni aree di attesa previste dal locali; Piano portando indumenti  con messaggi diffusi da almeno per 2 giornate; altoparlanti;  evitare l’uso  personalmente dai vigili urbani. dell’automobile;  usare il telefono solo per casi di effettiva necessità per evitare sovraccarichi

60 dellelinee;  raggiunta l’area di attesa, prestare la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità di protezione civile;  prima di fare ritorno a casa accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il cessato allarme.

Il cessato preallarme sarà comunicato  seguire le indicazioni delle dalle Autorità di Protezione Civile Autorità per le modalità Cessato secondo le seguenti modalità: del rientro organizzato Allarme  dalla radio e dalle televisioni nelle proprie abitazioni; locali;  al rientro in casa non  con messaggi diffusi da utilizzare i servizi altoparlanti. essenziali, previa  da comunicato sui siti opportuna verifica. istituzionali

61 7.1 Informazioni alla popolazione

L’esito positivo degli interventi di soccorso è condizionato in modo determinante dalla collaborazione della popolazione, che per questo motivo deve essere adeguatamente informata sui rischi cui è esposta, le procedure di allertamento, i comportamenti da osservare, l’organizzazione dei soccorsi. Nella pianificazione dell’informazione, occorre tenere presenti i seguenti punti: • quando comunicare; • chi deve comunicare; • a chi comunicare; • che cosa comunicare; • come comunicare.

QUANDO COMUNICARE Si distingue: - informazione preventiva: finalizzata a mettere ogni individuo nella condizione di conoscere il rischio a cui è esposto, di verificare correttamente i segnali di allertamento e di assumere comportamenti adeguati durante l’emergenza. Deve essere svolta in modo programmato durante l’anno. - informazione in emergenza: finalizzata ad allertare la popolazione interessata da una emergenza prevedibile o in atto e ad informarla costantemente. Viene svolta in presenza di situazioni che determinano l’instaurarsi delle fasi di preallarme e allarme.

CHI DEVE COMUNICARE E’ compito specifico degli organi di direzione e coordinamento della Protezione Civile: Prefetto e Sindaco. In particolare, il PREFETTO cura l’informazione sul piano provinciale, ogni SINDACO dei Comuni dell'Unione quella rivolta alla propria comunità.

A CHI COMUNICARE L’informazione sarà essere diretta, in primo luogo, a quanti stabilmente si trovano su un determinato luogo, esposto ad un rischio specifico. Il Comune, nell’ambito della pianificazione di Protezione Civile, delimita le aree che possono essere interessate da eventi calamitosi ed individua le persone, le famiglie e la collettività nelle stesse presenti; i luoghi ad elevata concentrazione di persone

62 (uffici, alberghi, ecc...) e quelli ad elevata concentrazione di persone vulnerabili (ospedali, scuole, ecc...) Tale individuazione consente inoltre di definire le modalità da seguire nelle comunicazioni, che devono essere adeguate alle caratteristiche specifiche dei destinatari (portatori di handicap, anziani, minori, ecc...).

CHE COSA COMUNICARE L’oggetto della comunicazione varierà a seconda che si tratti di informazione preventiva o in emergenza. Nel primo caso, deve contenere informazioni: - sulla natura del rischio e le possibili conseguenze alla popolazione in caso di emergenza, - sulle modalità di allarme e di comunicazione alla popolazione in caso di emergenza, - sulle azioni e sul comportamento che la popolazione interessata deve seguire in caso di incidente, - sulle procedure d’intervento previste dalla pianificazione comunale e provinciale. Nel secondo caso, deve segnalare: - che cosa deve concretamente fare il cittadino, - come deve agire nei confronti della propria famiglia, - che cosa è successo o sta per succedere, - quali misure particolari di autoprotezione occorre attuare.

COME COMUNICARE Informazione Preventiva: in questo caso è utile predisporre un apposito opuscolo, da distribuire alle famiglie residenti nelle zone a rischio. La consegna dovrà preferibilmente avvenire da parte di un rappresentante del Comune e molto efficace è l’impiego dei volontari. In alternativa la distribuzione può avvenire per posta, con la predisposizione di sistemi di richiamo e amplificazione del messaggio. Nei locali pubblici possono essere affisse targhe contenenti i sistemi di allertamento e le norme di comportamento.

Informazione di emergenza: per l’informazione di emergenza che è ricompresa tra le procedure di allertamento e di allarme, le modalità di comunicazione sono diverse a seconda che si tratti di emergenza prevedibile o immediata. Occorre inoltre distinguere tra gli allarmi individuali, cioè diretti a singoli individui o a gruppi omogenei di persone, da quelli collettivi, rivolti a gruppi numerosi o eterogenei. In

63 ogni caso le modalità di comunicazione devono essere adeguatamente pianficate.

Emergenza prevedibile - Allarmi individuali: il sistema più idoneo è sicuramente quello della trasmissione telefonica di un messaggio preregistrato alle persone presenti nell’area esposta a rischio. L’efficacia di questo metodo è condizionato essenzialmente dalla possibilità di trovare le persone in casa: va perciò preferibilmente utilizzato di notte. La maggior parte delle famiglie è riunita e l’ansia dovuta all’assenza di qualche componente sarà minore. Qualora il ricorso a tale sistema fosse troppo gravoso, in relazione al numero delle persone da contattare ed al tempo disponibile prima che l’evento si verifichi, si può ricorrere ai sistemi di megafonia mobile con messaggi preregistrati. L’allarme viene attuato attraverso un segnale acustico (sirene, etc.) precodificato e come tale riconoscibile dalla popolazione, seguito dall’invito, diffuso a mezzo di megafoni o altoparlanti, a sintonizzarsi su una determinata emittente radiotelevisiva. Per i segnali di preallarme può essere usato un suono intermittente. E’ evidente che qualora sia stata svolta l’informazione preventiva, il segnale acustico potrebbe già contenere in se stesso l’invito a compiere tale operazione e ad assumere i conseguenti comportamenti protettivi.

Emergenza prevedibile - Allarmi collettivi: tra gli allarmi collettivi, i più affidabili sono quelli contenuti in messaggi scritti, che non sono soggetti ad interpretazioni o a distorsioni verbali. Per la tempestività di diffusione, risultano particolarmente idonei i videogiornali trasmessi dalle emittenti televisive con sistema teletext. Anche il ricorso ai quotidiani costituisce un metodo valido a condizione che l’evento previsto consenta un congruo tempo di attesa.

Emergenza immediata: nell’imminenza di un evento che può determinare pericolo per le persone ed i beni, si utilizzano le modalità già illustrate precedentemente. Il segnale acustico di allarme deve però essere differenziato da quello di preallarme: può essere utilizzato un suono continuo. I sistemi di megafonia mobili devono essere attivati in modo massiccio nelle zone più direttamente interessate dall’evento. La presenza in loco di operatori della Protezione Civile può contribuire a facilitare l’informazione.

Fine emergenza: una volta esauritosi il fenomeno che ha determinato l’emergenza o allontanandosi il pericolo deve essere comunicato il cessato allarme. Si possono utilizzare in questo casi i segnali acustici relativi al preallarme suono intermittente.

64 7.2 Modelli di intervento

I modelli di intervento definiscono le procedure che le varie funzioni operative svolgono in situazioni di emergenza per fronteggiare gli scenari di rischio e le modalità di comunicazione. In particolare si definiscono le procedure utilizzate per diffondere l’informazione relativa al verificarsi di situazioni di rischio, le modalità di diffusione degli allarmi e le diverse fasi di evoluzione in senso calamitoso dei fenomeni, offrendo la possibilità di attuare procedure di difesa e di riduzione del rischio. Il dettaglio delle procedure operative di gestione è contenuto nei diagrammi di flusso (scheda n. 4.1) in allegato al presente Piano. La modulistica di comunicazione correlata è riportata nella scheda n. 5. In ogni diagramma di flusso vengono indicate le responsabilità e le risorse necessarie ad eseguire quanto definito ed eventualmente le modalità di azione.

Gli schemi approntati sono relativi ai seguenti scenari: • Rischio chimico – scenario incidente stradale/ferroviario. • Rischio chimico – scenario industria a rischio di incidente rilevante. • Blocchi di traffico rilevanti. • Rischio idrogeologico – scenario 3, bollettino meteo A (fase di attenzione, preallarme e allarme). • Rischio incendio. • Rischio sismico.

65 7.3 Rischio Chimico

Le situazioni incidentali che possono interessare le attività industriali o il trasporto di merci pericolose sono numerose, sia in riferimento a tipologia e dinamica dei possibili eventi, sia in riferimento al contesto territoriale in termini di vulnerabilità, di logistica e di sistema organizzativo. Di seguito viene illustrato il quadro sinottico degli effetti conseguenti ad eventi incidentali.

In caso di evacuazione, la popolazione abbandonerà le rispettive abitazioni dirigendosi in direzione opposta a quella dell’evento.

66 Nel caso venisse disposta la misura di “tenersi al riparo e al chiuso”, la popolazione interessata dovrà procedere come segue: - cercare immediatamente riparo nella propria abitazione o nell’edificio più vicino; - chiudere ogni uscita o apertura verso l’esterno; - non usare apparecchi che possano formare scintille; - disattivare l’impianto elettrico; - interrompere l’erogazione di gas; - arrestare l’eventuale impianto di areazione; - accendere la radio (alimentata a batterie) e mettersi in ascolto delle stazioni radio locali per ricevere eventuali istruzioni delle autorità di Protezione Civile. Qualora sia stata disposta l’evacuazione, la popolazione coinvolta dovrà procedere seguendo le seguenti istruzioni: - abbandonare, preferibilmente a piedi, le abitazioni e dirigersi verso le zone di “raccolta temporanea” (da dove verrà trasferita, con appositi mezzi, nelle aree di accoglienza individuate); - se necessario, respirare proteggendo la bocca con un panno bagnato.

7.3.1 Rischio chimico – scenario incidente stradale/ferroviario Di norma la collisione o l’uscita di strada di veicoli può comportare l’intervento congiunto di personale sanitario (cure mediche e primo soccorso), vigili del fuoco (estrazione feriti dal veicolo e prevenzione incendi), forze dell’ordine (ricostruzione dinamica incidente e regolazione traffico), soccorso stradale (rimozione veicoli) e personale di assistenza alle persone coinvolte (fornitura generi di conforto, ospitalità, segretariato sociale, ecc.). In assenza di specifiche disposizioni provenienti dalla Prefettura spetta al Sindaco stabilire se un incidente giustifichi o meno l’allertamento della struttura di Protezione Civile. A questo fine egli potrà disporre l’effettuazione dei necessari sopralluoghi. La struttura comunale di Protezione Civile non dovrà essere allertata in occasione di ogni tipo di incidente che coinvolga il rovesciamento di mezzi di trasporto, ma solo quando si sospetti ragionevolmente la presenza di un pericolo di diffusione nell’ambiente di sostanze tossico – nocive. Negli altri casi andrà seguita la procedura standard, pertanto i compiti qui assegnati alla struttura di Protezione Civile passeranno, debitamente ridotti, all’Ufficio Ambiente. Di seguito sono indicate le norme generali di comportamento da tenere in caso di inquinamento da rovesciamento.

67 Per i primi soccorritori: - Evitare di avvicinarsi agli automezzi. - Non fumare; spegnere i motori dei veicoli; evitare di usare fiamme libere. - Tenere lontano veicoli e persone ad un raggio di almeno 300 metri dall’incidente. - Segnalare immediatamente eventuali fuoriuscite di liquidi che possono penetrare nelle fognature o nei canali di scolo. - Cercare di raccogliere informazioni sul carico trasportato: leggere le etichette di pericolo e le tabelle Kemler e comunicare immediatamente le indicazioni su esse contenute alle autorità di Protezione Civile. Per l’intervento complessivo: A. Se la sostanza tossica è aeriforme: - Disporre l’evacuazione delle persone e degli animali presenti nella zona, in direzione controvento. B. Se la sostanza sospetta è liquida: - Conoscere nel più breve tempo possibile la sostanza contenuta nella cisterna (leggendo la bolla di accompagnamento, interrogando il conducente o telefonando alla Ditta mittente o destinataria). - Bloccare le vie di scarico che conducono ai corsi d’acqua. - Cercare di fare assorbire la sostanza da sabbia o altra sostanza inerte. In ogni caso va evitato l’uso di segatura o sostanze analoghe, dal momento che si possono verificare fenomeni di autocombustione; bisogna assolutamente evitare di diluire la sostanza sospetta con acqua per evitare la sua diffusione (a meno che non arrivino indicazioni in questo senso dagli esperti interpellati). Se si è già verificato il rovesciamento in un corso d’acqua preallertare i Comuni a valle. C. Se la sostanza sospetta è solida: - Evitare per quanto possibile che venga a contatto con gli agenti atmosferici che potrebbero disgregarla (coprirla, con la massima cautela, usando un telone o simili). Se si accerta l’esistenza di un reale pericolo di inquinamento acuto a seguito di rovesciamenti di sostanze tossiche, dato che le caratteristiche di questo tipo di incidenti sono tali da richiedere l’intervento di diversi organismi di soccorso, ciascuno dotato di peculiari capacità operative, è probabile che l’emergenza non sia affrontabile con le sole risorse disponibili a livello locale. In caso di incidente stradale/ferroviario rilevante, il Sindaco riceve la segnalazione da parte degli Enti competenti e la dirama, attraverso la Funzione informazione, alla Prefettura e ai Vigili del Fuoco.

68 Nel caso sia necessario definire una viabilità alternativa, i responsabili delle funzioni tecnico scientifica e ordine pubblico predispongono la cartellonistica e il personale necessario a regolare il traffico. Viene quindi attivata la Polizia Municipale e il Volontariato per presidiare la zona e fornire tutto l’aiuto possibile coadiuvando le operazioni e assistendo quanti coinvolti all’evento. Nel caso in cui siano presenti bersagli in un raggio di 200 m dal punto d’innesco, sarà necessario attivare le procedure di evacuazione; queste saranno espletate dalle funzioni Comunicazioni, Sanità e Assistenza Sociale, Materiali e Mezzi e Assistenza alla popolazione. Dovranno essere allestite le aree di accoglienza destinate a fornire ricovero alla popolazione. La situazione di emergenza viene costantemente monitorata fino al suo rientro.

7.3.2 Rischio chimico – scenario industria a rischio di incidente rilevante Le situazioni incidentali che possono interessare le attività industriali sono molteplici, sia in riferimento a tipologia e dinamica dei possibili eventi, sia in riferimento al contesto territoriale in termini di vulnerabilità, di logistica e di sistema organizzativo. In particolare, si possono distinguere stati “interni” di preallarme o di emergenza, in cui gli effetti dell’evento incidentale si mantengono all’interno dei confini dello stabilimento e per la cui gestione il gestore aziendale segue le istruzioni del Piano di Emergenza Interno; e stati di allarme “esterno”, quando vi sia il fondato timore che l’incidente all’interno dello stabilimento possa comportare ripercussioni sull’esterno. In tale caso, appena ricevuta la comunicazione preventiva da parte del gestore aziendale in ordine ad un evento incidentale, il Sindaco deve attivare immediatamente lo stato di “allarme esterno”, mettendo in moto l’intero sistema comunale di protezione civile. Il responsabile della Funzione informazione provvedono ad avvertire la Prefettura e i Vigili del Fuoco; allo stesso tempo, provvede a diramare il segnale di emergenza alla popolazione. In funzione della gravità dell’evento calamitoso, si valuta la necessità di evacuazione dell’area e l’allestimento di centri di raccolta temporanei per la popolazione. Se necessario, la Funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico provvede a far transennare la zona e ad individuare la viabilità alternativa. Le Funzione servizi essenziali e pianificazione provvedono al monitoraggio continuo della situazione e, se ricorrono i presupposti, propongono al Prefetto la revoca dell’allarme esterno, informandone la popolazione.

69 7.4 Blocchi di traffico

Il territorio comunale è attraversato da importanti vie di comunicazione stradale. Il blocco alla circolazione può essere causato da: • Gravi incidenti stradali • Condizioni di maltempo (nubifragi, abbondanti nevicate, etc.) • Movimenti franosi • Altri eventi calamitosi (incidente chimico, esondazioni, incendi, etc.) • Incidenti legati a lavori di costruzione di opere (rovesciamento di carichi di materiale, crolli, etc.) Le possibili ripercussioni sul territorio sono: • Prolungate interruzioni del traffico stradale • Intasamenti della viabilità: blocco per molte ore di automobilisti/viaggiatori • Isolamento di centri abitati In assenza di specifiche disposizioni provenienti dalla prefettura spetta al Sindaco stabilire se le condizioni giustifichino l’allertamento della struttura di Protezione civile. Dopo che il Sindaco ha ricevuto la segnalazione da parte degli Enti competenti, il responsabile della Funzione comunicazioni provvede a diramarla alla Prefettura e ai Vigili del Fuoco. Nel caso sia necessario definire una viabilità alternativa, il responsabile della funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico fa predisporre la cartellonistica e il personale necessario a regolare il traffico. Viene quindi attivata la Polizia Municipale e il Volontariato per presidiare la zona e fornire tutto l’aiuto possibile coadiuvando le operazioni. Nel caso sia necessario fornire assistenza alle persone coinvolte, vengono attivate oltre alla funzione servizi essenziali, il volontariato e la Funzione assistenza alla popolazione, che si occupano in particolare della distribuzione di cibi, bevande, coperte, etc. e della eventuale accoglienza in strutture di ricettività di anziani, invalidi coinvolti nell’evento.

70 7.5 Rischio Idrogeologico

Nella fase di emergenza, intesa come la successione delle fasi di attenzione, preallarme e allarme, si possono distinguere due momenti fondamentali: • · Situazioni di attesa • · Situazioni di azioni Durante la fase di attesa vengono attuate tutte quelle attività che non prevedono interazioni dirette con la popolazione (intendendo con ciò anche il sistema territoriale, della mobilità e in generale il sistema socio-economico) ma che risultano indispensabili per preparare correttamente le fasi successive. Durante le fasi di azione, invece, vengono attuate tutte quelle attività che interessano il territorio e la popolazione e che comportano l’assunzione di provvedimenti quali limitazioni, ordinanze, divieti, etc. La definizione delle varie fasi connesse all’emergenza presuppone l’individuazione di alcuni fattori, livelli di soglia o altro, che consentano di fissare in modo univoco il passaggio dall’una all’altra. Occorre poi tenere conto che i fenomeni idrogeologici hanno spesso un’evoluzione repentina e quindi può risultare necessario passare rapidamente alla fase di preallarme o allarme; per questo occorre aver strutturato e ben definito i ruoli di ciascuna funzione al fine di ottenere la mobilitazione in tempi brevi ma in maniera coordinata ed efficiente.

7.5.1 Fase di attenzione

L’inizio della fase di attenzione coincide con il ricevimento dell’avviso di previsione di condizioni meteorologiche avverse con il superamento della soglia di piovosità. Tale soglia è stata fissata in 50 mm di pioggia nelle 24 ore (intensità del fenomeno classificata come “forte”). L’inizio della fase di attenzione coincide altresì con l’avviso previsionale, emesso sempre dal Servizio Protezione Civile della Regione Emilia Romagna, relativo alla possibilità di vento di scirocco durante il periodo invernale o comunque alla previsione di rapido scioglimento delle nevi per innalzamento della temperatura. L’informazione viene divulgata all’interno del Comune tramite comunicazione al Sindaco, al responsabile della Funzione servizi essenziali e al responsabile della Funzione Ordine pubblico e controllo del territorio. Se la gravità delle previsioni e della loro tendenza lo necessitano (intensificazione), il responsabile della Funzione assistenza alla popolazione verifica l’organizzazione del COC e la sua modalità di reperimento, oltre a predisporre una ricognizione da parte

71 dei vigili urbani e del personale tecnico del Comune delle aree in frana perimetrate e in generale delle situazioni di dissesto presenti nel Comune, con particolare riguardo all’eventuale coinvolgimento della viabilità ed in generale di infrastrutture e unità abitative. Se necessario allerta gli enti gestori della viabilità, allorquando siano diversi dal Comune, di particolari situazioni presenti nel territorio comunale. Nel caso si verifichino condizioni di piovosità particolarmente critiche e localizzate attiva un sopralluogo sulle aree a rischio e nel caso vengano osservate situazioni di pericolo potenziale, ne viene data comunicazione al Servizio provinciale difesa del suolo che provvederà ad avvisare la Prefettura per l’eventuale attivazione della fase del preallarme. Deve essere inoltre verificata la disponibilità dei mezzi e le modalità di comunicazione con COC e COM, qualora questi non siano adeguati vengono attivati i responsabili delle funzioni Volontariato e Comunicazioni. Deve essere inoltre attivata una funzione di presidio per seguire gli aggiornamenti degli eventi in attesa di un eventuale messaggio di preallarme. La fase di attenzione ha termine: - Al verificarsi delle precipitazioni con un superamento della soglia di 50 mm nelle 24 ore e/o al verificarsi di condizioni di vento di scirocco con brusco e rapido scioglimento del manto nevoso (durante il periodo invernale), con il passaggio quindi alla fase di preallarme; - al ricevimento dell’informazione da parte della Prefettura e/o da parte dei Comuni di eventi franosi verificatisi nei Comuni limitrofi, con il passaggio alla fase di preallarme; - al ricostituirsi di una condizione di normalità di tutti gli indicatori di evento con il ritorno al periodo ordinario. In questo caso il termine della fase di attenzione non implica una comunicazione scritta.

72 7.5.2 Fase di preallarme La ricezione dell’attivazione della fase del preallarme implica che il destinatario sia tenuto a mettersi nelle condizioni di ricevere, nelle ore successive, un messaggio relativo ad un evento meteorologico sempre più intenso e comunque sia nelle condizioni di operare all’unisono con altri enti con buona parte della propria struttura comunale. Ad un avviso di preallarme segue in ogni caso un successivo messaggio che può essere di terminazione della fase di preallarme oppure, tramite le Prefetture, di allarme, a seconda dello sviluppo della situazione. Il Comune riceve l’attivazione dell’inizio della fase di preallarme dal Prefetto e provvede immediatamente ad attivare il COC e tutti i responsabili delle Funzioni; successivamente comunica alla Prefettura l’effettiva attivazione in loco dello stato di preallarme. Il responsabile della Funzione Informazione mantiene i collegamenti con il Servizio provinciale difesa del suolo e con la Provincia - ufficio di protezione civile per l'analisi dei dati idrometeorologici in modo da valutarne le informazioni. Il responsabile della Funzione servizi essenziali predispone la ricognizione in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ed il volontariato, relativamente al rischio da frana e comunque su tutte le aree potenzialmente interessate dai fenomeni previsti o segnalati in frana ed in particolare sui punti critici del territorio (centri abitati e viabilità). Il risultato della ricognizione verrà comunicato al Servizio provinciale difesa del suolo e al Consorzio di bonifica che, nel caso lo ritengano necessario organizzeranno il presidio del corpo di frana con la collaborazione del Comune, del Corpo forestale dello Stato e del volontariato. Le analisi e i risultati

73 dell’attività svolta congiuntamente da Comune, Corpo forestale dello Stato, da Servizio provinciale difesa del suolo e di Consorzio di Bonifica dovranno essere comunicati continuativamente alla Prefettura. Allerta se necessario gli enti gestori della viabilità, allorquando diversi dal Comune, di situazioni critiche o che necessitano di particolari presidi; tali enti terranno costantemente informato il Comune e la Prefettura sullo stato della viabilità di competenza. Predispone per la possibile attuazione delle procedure di comunicazione alla popolazione dell’allarme. Allerta, se ritenuto necessario, la popolazione, le aziende, le strutture pubbliche ubicate nelle aree perimetrate e/o nelle aree a rischio, sull’evento atteso e sulle misure di salvaguardia da adottare e verifica la disponibilità (e funzionalità) dei centri di accoglienza e dei mezzi comunali e/o privati necessari per fronteggiare un possibile evento. Il responsabile della Funzione servizi essenziali controlla la presenza di lifelines di servizi presenti nell’area a rischio e nel caso in cui il preallarme sia stato attivato in relazione alla presa visione di indizi di movimento del corpo franoso da parte del Comune, si preoccupa che vengano salvaguardate le lifelines presenti con particolare riguardo per tubazioni di metano, prese ed opere connesse all’acquedotto, rete elettrica. Nel caso in cui si presentino delle variazioni dello scenario viabilità di competenza comunale e comunque in generale di viabilità presente nel territorio comunale dovute all’interruzione di strade o al crearsi di sensi unici anche comunicati da enti gestori diversi dal Comune, il responsabile della Funzione servizi essenziali, in collaborazione con il responsabile della Funzione ordine pubblico e controllo del Territorio, fornisce in modo tempestivo il quadro aggiornato relativamente alla viabilità indicando anche la viabilità alternativa, alla Prefettura. Il responsabile della funzione Comunicazioni tiene costantemente aggiornata la Prefettura e la Provincia - ufficio protezione civile - sulle attività che vengono svolte in ambito comunale. Nel caso in cui la situazione non evolve verso lo stato di allarme il Sindaco riceve dalla Prefettura la chiusura dello stato di preallarme; ricevuta dalla Prefettura la chiusura dello stato di preallarme comunica alla Prefettura e alla Provincia l’avvenuta chiusura anche presso il Comune a conferma della risoluzione dei problemi locali. La fase di preallarme ha termine: - Al sostanziale peggioramento della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici, con il passaggio alla fase di allarme; - al ricostituirsi di una condizione di attenzione di tutti gli indicatori di evento con il

74 ritorno alla fase di attenzione.

7.5.3 Fase di allarme e di emergenza L’avviso dell’inizio della fase di allarme non è sempre preceduto dal susseguirsi della fasi precedenti poiché spesso non esiste nell’innescarsi di un fenomeno franoso una consequenzialità temporale immediata all’evento piovoso intenso, ma spesso l’evento calamitoso è causato dalla presenza contemporanea di più cause, che anche in tempi lunghi determinano l’innescarsi del fenomeno franoso (es. stagione piovosa ed evento sismico). La fase di allarme si attiva quando l’osservazione diretta e/o quella strumentale (se presente), indicano che l'evento ha elevate probabilità di verificarsi e quindi occorre attivare tutte le misure necessarie di salvaguardia preventiva della popolazione. Questa fase costituisce la prosecuzione di quella di preallarme e si attiva quando i fenomeni (frana) sono in sostanza già in corso ed interessano gli elementi a rischio. Il Comune riceve l’avviso di inizio della fase di allarme da parte della Prefettura, verifica se sono state attivate tutte le fasi relative al preallarme, e in caso contrario si occupa di farlo. Il Sindaco convoca ed attiva tutte le funzioni del COC. Il responsabile della Funzione materiali e mezzi e risorse umane mobilita le imprese (ditte movimento terra e imprese di trasporto persone) individuate per assicurare gli

75 interventi di somma urgenza, assicurandosi comunque di sentire il Servizio provinciale difesa del suolo, nel caso di intervento per la pubblica incolumità e sentito il Consorzio di Bonifica di competenza e il proprietario nel caso l’intervento riguardi poderi privati, strade vicinali. Il responsabile della Funzione servizi essenziali si tiene costantemente in contatto con il Servizio provinciale difesa del suolo, con il Consorzio di Bonifica competente e con il Corpo forestale per il coordinamento del controllo dell’evento franoso in corso; mantiene i contatti con gli Enti gestori delle reti di monitoraggio e ne valuta le informazioni; chiede al Prefetto, qualora necessario, di essere coadiuvato dalle forze dell’ordine per l’attuazione dei provvedimenti previsti nel piano di emergenza. Il responsabile Funzione censimento danni predispone le attivazioni necessarie alle verifiche dei danni che saranno determinati dall’evento atteso. Il responsabile della Funzione informazione aggiorna con tempestività il Prefetto, la Provincia e gli enti indicati nel piano provinciale di emergenza, sull’evoluzione della situazione e sui provvedimenti assunti. Nel caso si individuino come possibile bersaglio la popolazione: - Il responsabile della funzione informazione si occupa di comunicare alla popolazione, tramite le strutture comunali a disposizione, ivi compreso il volontariato, la necessità di mettere in atto misure di autoprotezione e si assicura che tutti gli abitanti degli stabili in aree a rischio siano al corrente della situazione. - Il Sindaco prepara, se necessario, l’ordinanza di sgombero della popolazione abitante nell’area a rischio e presiede alle operazioni di evacuazione. - Il Sindaco, coadiuvato dai responsabili delle Funzioni sanità e assistenza alla popolazione, attiva le aree di accoglienza individuate. - Il responsabile della Funzione sanità e assistenza sociale, in collaborazione con i volontari, attiva tutti i servizi di assistenza necessari nelle aree (farmacia, pronto soccorso, etc.). Nel caso si individui come possibile bersaglio la viabilità: - Il responsabile della Funzione viabilità, circolazione e ordine pubblico provvede a far chiudere le strade dissestate, a definire la viabilità alternativa e a predisporre gli opportuni transennamenti e la cartellonistica con tutte le indicazioni necessarie alla popolazione. - Il responsabile della Funzione informazione mantiene il contatto con gli Enti coinvolti. - Il responsabile della Funzione assistenza alla popolazione verifica la presenza di popolazione in aree isolate ed eventualmente attiva il responsabile della Funzione servizi essenziali per la fornitura di servizi in loco. In conseguenza dell’evoluzione del fenomeno, il Comune riceve l’avviso di cessazione

76 della fase di allarme dalla Prefettura e successivamente comunica alla Prefettura e alla Provincia l’avvenuta chiusura anche presso il Comune a conferma della risoluzione dei problemi locali.

Nel caso la fase di emergenza perduri, si dovrà proseguire con le seguenti attività:

7.5.4 Chiusura evento Le fasi di allarme e dell’emergenza hanno termine con la risoluzione dei problemi connessi all’evento e la ripresa delle normali condizioni di vita per la popolazione eventualmente evacuata o comunque interessata dall’evento.

77 7.6 Rischio Incendio

In caso di incendio boschivo, chiunque lo avvista personalmente o ne riceva segnalazione è tenuto a darne immediata comunicazione al Corpo Forestale dello Stato chiamando il 1515 oppure ai Vigili del Fuoco chiamando il 115. Se la segnalazione arriva al Comune, questo provvederà a darne immediata comunicazione al Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco chiedendo al segnalante: • Località dove si trova il segnalante; • Nominativo e numero telefonico del segnalante; • Ubicazione dell’evento; • Una valutazione sulla gravità dell’evento (natura ed estensione dell’incendio, altezza delle fiamme, presenza di abitazioni minacciate, etc.); • Possibili strade di accesso; • Eventuale presenza sul posto di mezzi o persone in attività di repressione. Se la segnalazione arriva al Comune tramite i Vigili del Fuoco, il responsabile della funzione informazione provvede a trasmettere l’informazione alla Provincia e alla Prefettura. Nel caso sia necessario definire una viabilità alternativa, i responsabili delle funzioni tecnico scientifica e ordine pubblico predispongono la cartellonistica e il personale necessario a regolare il traffico. Viene quindi allertata la Polizia Municipale e il Volontariato per presidiare la zona e fornire tutto l’aiuto possibile coadiuvando le operazioni e assistendo quanti coinvolti all’evento. Nel caso in cui siano presenti bersagli in un raggio di 1 km dal punto d’innesco, sarà necessario attivare le procedure di evacuazione; queste saranno responsabilità del Sindaco coadiuvato dalle funzioni competenti, nel caso si tratti di un allontanamento di poche unità di persone dalle proprie abitazioni a carattere cautelativo, nel caso in cui l’evento assuma proporzioni tali da richiedere l’evacuazione di una grossa parte di popolazione, il Comune richiederà il coordinamento della Prefettura. Nel caso in cui l’incendio boschivo non presenti requisiti di immediata pericolosità per l’incolumità di persone ed edifici, il Corpo Forestale dello Stato assume la direzione delle operazioni di spegnimento dell’incendio concordando le procedure e il tipo di intervento più appropriato con il responsabile dei Vigili del Fuoco e coinvolgendo nelle operazioni di spegnimento il proprio personale, quello dei Vigili del Fuoco, le squadre di volontari eventualmente presenti e altro personale che si rendesse necessario per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Nel caso in cui l’incendio si mostri immediatamente pericoloso per l’incolumità di

78 persone ed edifici, la direzione tecnica delle operazioni a terra viene assunta dal responsabile dei Vigili del Fuoco, che concorda le procedure e le modalità di intervento con il responsabile del Corpo Forestale dello Stato coordinando il volontariato e l’altro personale. In caso di spegnimento con mezzi aerei la direzione delle operazioni compete al personale del Corpo Forestale dello Stato che si occuperà di gestire le comunicazioni con gli aeromobili presenti e con le squadre a terra. La situazione di emergenza viene costantemente monitorata fino al suo rientro. In allegato (scheda 4.2) vengono riportate le norme comportamentali da seguire in caso di incendi boschivi.

79 7.7 Rischio Sismico

Le caratteristiche di imprevedibilità ed incertezza connesse al rischio sismico, fanno sì che tale tipo di evento non consenta di scandire le fasi in relazione ai diversi livelli di criticità secondo le usuali fasi di attenzione, preallarme ed emergenza. Per questo motivo, nel caso del rischio sismico, il modello di intervento sarà caratterizzato da una sola fase, la fase di emergenza. Le differenziazioni si possono fare in base ai diversi scenari di evento che possono verificarsi, ed in particolare in relazione all’intensità o alla magnitudo corrispondente all’evento. L’unica valutazione che può essere fatta è che a seguito di una scossa di magnitudo elevata (>4 Richter) possono verificarsi a distanza più o meno ravvicinata (alcune ore, giorni e perfino mesi dalla scossa principale) altre scosse, che nella consuetudine vanno sotto il nome di “sciame sismico”. Pertanto a seguito di una scossa di magnitudo elevata devono essere immediatamente attivate tutte le azioni previste nella fase di emergenza, con priorità per quelle necessarie per la salvaguardia dell’incolumità delle persone. Il presente modello di intervento prende in esame solo le azioni strettamente connesse alla gestione di un evento di natura sismica, è evidente che qualora questo costituisse causa o concausa dello scatenarsi di eventi legati ad altre tipologie di rischio, andranno attivate tutte le procedure relative al nuovo evento calamitoso. Gli scenari individuati sono due: - Scenario 1 - Sisma di I livello (da 3.7 a 5.0 scala Richter – dal V grado al VI/VII grado Mercalli): l’evento sismico viene avvertito in maniera più o meno distinta dalla maggior parte della popolazione, si verificano oscillazione di oggetti pendenti e sporadiche cadute di piccoli oggetti non fissati. Questo tipo di terremoto in genere non causa particolari danni alle strutture, se non quelle maggiormente vulnerabili per proprie caratteristiche strutturali. Può verificarsi il congestionamento delle reti telefoniche dovuto a sovraccarico. - Scenario 2 - Sisma di II livello (intensità >5.5 scala Richter – eventi > VIII grado Mercalli): l’evento sismico viene avvertito chiaramente dalla maggior parte della popolazione. Si verificano danni a persone e/o cose in relazione all’entità del terremoto. Si verifica il congestionamento delle reti telefoniche e di traffico e temporanea paralisi dei servizi di emergenza. È una tipologia di terremoto che viene definito da forte a distruttivo.

80 7.7.1 Scenario 1 – Scisma di I livello Non appena risentito il sisma, il Sindaco contatta la Prefettura per segnalare/avere informazioni sull’evento e provvede, se necessario, alla convocazione del COC al fine di poter organizzare squadre per effettuare i primi sopralluoghi. Effettuati i primi sopralluoghi, comunica alla Prefettura il risentimento dei sisma nel proprio territorio comunale, fornendo le prime indicazioni di massima dell'impatto sul territorio dello stesso. Riceve dai privati cittadini o dal proprio personale le prime segnalazioni in merito all'evento; riceve dall'Amministrazione provinciale la comunicazione contenente i parametri tecnici dell'evento e lo scenario di danno probabile; predispone immediato sopralluogo della viabilità ordinaria (comunale, provinciale e statale) per mezzo dei vigili urbani per individuare eventuali danneggiamenti o intasamenti dovuti a traffico intenso, che possano rallentare eventuali soccorsi; comunica la situazione alla Prefettura. Predispone sopralluoghi dei propri tecnici, per stimare le ripercussioni del sisma a partire dagli elementi ritenuti più vulnerabili: aree maggiormente urbanizzate (centri storici), edifici più vulnerabili dal punto di vista strutturale e di destinazione d'uso (scuole, chiese, centri commerciali o con numerosa frequentazione di popolazione, ecc.); tali sopralluoghi verranno svolti congiuntamente al personale di Vigili dei fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri e altre forze dell'ordine. Qualora risulti necessario, predispone immediati interventi sulla viabilità di propria competenza e non solo, informando l'ente responsabile, al fine di ripristinare il normale scorrimento delle arterie di collegamento; comunica alla Prefettura la situazione della viabilità sul proprio territorio comunale e i risultati dei primi sopralluoghi effettuati; si mantiene in contatto con l'amministrazione Provinciale per ricevere supporto ed ulteriori informazioni di natura tecnica; contatta il referente del gruppo comunale di volontariato per chiedere ed eventualmente avvalersi della disponibilità di volontari da impiegare per sopralluoghi o per interventi che risultino necessari. Qualora riceva notizia di apparenti lesioni ad edifici nel proprio territorio comunale, predispone congiuntamente ai Vigili dei fuoco e alle forze dell'ordine il preventivo allontanamento della popolazione, informa la Prefettura e segnala alla Regione la necessità di collaborazione sull'attività di verifica dell'agibilità degli edifici; qualora un edificio risulti danneggiato ed inagibile prepara l’ordinanza di sgombero dello stesso, occupandosi di predisporre un alloggio sostitutivo, se si tratta di abitazione, ed avvalendosi del supporto delle strutture provinciali, qualora risulti necessario. Mantiene costantemente informata la Prefettura dei sopralluoghi e degli interventi effettuati.

81 7.7.2 Scenario 2 – Scisma di II livello PRIMA FASE Appena avvertito il sisma, il Sindaco provvede ad attivare le reperibilità dei tecnici comunali al fine di poter rendere disponibili squadre per effettuare i primi speditivi sopralluoghi e comunica alla Prefettura il risentimento del sisma nel proprio territorio comunale, fornendo anche le prime indicazioni di massima dell'impatto sul territorio dello stesso. Attiva le comunicazioni attraverso il sistema radio provinciale per mantenere i contatti con le altre strutture che operano in Protezione Civile; convoca con immediatezza il COC; riceve dall'Ufficio territoriale dei Governo immediata comunicazione dei parametri tecnici dell'evento e riceve dai privati cittadini o dal proprio personale le prime segnalazioni in merito all'evento. Predispone immediato sopralluogo della viabilità ordinaria (comunale, provinciale e statale) per mezzo dei vigili urbani per individuare eventuali danneggiamenti o intasamenti dovuti a traffico intenso, che possano rallentare eventuali soccorsi; predispone sopralluoghi dei propri tecnici affiancati dagli operatori del CFS e dei Carabinieri per stimare le ripercussioni dei sisma a partire dagli elementi ritenuti più vulnerabili: aree maggiormente urbanizzate (centri storici), edifici più vulnerabili dal punto di vista strutturale e di destinazione d'uso (scuole, chiese, centri commerciali o con numerosa frequentazione di popolazione, etc.); tali speditivi sopralluoghi verranno svolti congiuntamente al personale di Vigili dei fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, e altre forze dell'ordine. Qualora risulti necessario, predispone immediati interventi sulla viabilità di propria competenza e non solo, informando l'ente responsabile, al fine di ripristinare il normale scorrimento delle arterie di collegamento; comunica alla Prefettura la situazione della viabilità sul proprio territorio comunale e i risultati dei primi sopralluoghi effettuati; si mantiene in contatto con l'Amministrazione Provinciale per ricevere supporto ed ulteriori informazioni di natura tecnica; contatta il referente dei gruppo comunale di volontariato per chiedere ed eventualmente avvalersi della disponibilità di volontari da impiegare per sopralluoghi o per interventi che risultino necessari. Qualora riceva notizia di apparenti lesioni ad edifici comunali, predispone congiuntamente ai Vigili dei fuoco e alle forze dell'ordine il preventivo allontanamento della popolazione, informa la prefettura e richiede la verifica dell'edificio. SECONDA FASE Invia proprio rappresentante nel COM di appartenenza; segnala ogni necessità ed ogni problema non risolvibile tramite l'intervento del COC, al COM di appartenenza; in particolare segnala la necessità di sopralluoghi agli edifici al fine della valutazione dell'agibilità al COM; qualora un edificio risulti danneggiato ed inagibile, prepara

82 ordinanza di sgombero dello stesso, occupandosi di predisporre un alloggio sostitutivo, se si tratta di abitazione, ed avvalendosi del supporto delle strutture provinciali qualora risulti necessario. Provvede ad assicurare la predisposizione delle strutture di accoglienza qualora ne risulti necessario l’utilizzo per la salvaguardia della popolazione; assicura uno speditivo controllo delle reti delle lifelines ed in particolare dei loro funzionamento nelle strutture di accoglienza; mantiene costantemente informato il COM dei sopralluoghi e degli interventi effettuati. In allegato vengono riportate le norme comportamentali da seguire in caso di terremoto.

7.8 Sala Operativa

Le Sale Operative attivate in permanenza dall' Unione sono quelle indicate al paragrafo 6.3. Qualora la sede principale non sia raggiungibile o utilizzabile, il coordinamento delle operazione di soccorso verrà trasferito presso la struttura alternativa di pari funzionalità così come individuata . L’individuazione di cui sopra trova motivazione dalla presenza di una sala in grado di ospitare riunioni di coordinamento, con disponibilità di altre stanze, adiacenti ma separate dalla precedente, che in caso di emergenza saranno destinate a sala collegamenti (postazioni telefoniche, fax e radio), sala situazioni e segreteria. Nella scheda allegata vengono anche indicate le principali via di accesso alle stesse Nelle sedi dei COC, come individuate nel precedente paragrafo 6.2, sono presenti le seguenti dotazioni: • linee telefoniche e fax oltre agli apparecchi mobili collegati con il corpo di PM e con le strutture sovracomunali e comunali della protezione civile; • generatore di corrente autonomo; • computer (dotato di gruppo di continuità) collegato con la banca dati del Comune e dell'Unione ( SIT, anagrafe, stato civile, ecc. ); • piano generale di protezione civile dell'Unione e allegati • i piani provinciali di emergenza generale e specifici approvati • il piano neve comunale annuale

83 7.9 Coordinamento delle operazioni di soccorso

7.9.1 Compiti del sindaco La direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite verrà assunto dal Sindaco, in quanto autorità locale di protezione civile (L. 225/92, art. 15) e Ufficiale di Governo (L. 142/90, art. 38), assistito dagli altri componenti il Centro Operativo Comunale. Il Sindaco provvederà immediatamente a dare notizia dell’accaduto e dei provvedimenti assunti al Prefetto, al Presidente della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna e al Presidente della Provincia. Il Sindaco, o suo delegato, in base alla valutazione delle situazioni di rischio direttamente ravvisato o a seguito di specifica richiesta della Prefettura, potrà attivare il Piano di Emergenza da cui consegue: la convocazione del personale per l’attivazione della Sala Operativa; l’avvio delle procedure di informazione e conoscenza con la Prefettura e gli altri Organismi della Protezione Civile; la messa in reperibilità e/o servizio del personale comunale; l’eventuale allestimento delle aree e/o strutture, precedentemente individuate, idonee ad accogliere ed assistere persone, animali e beni evacuati. Per tutta la durata dello stato di attivazione del Piano di Emergenza, il Sindaco, o suo delegato, dovrà essere presente nella Sala Operativa, o comunque essere reperibile sul territorio comunale. Valutata la cessazione delle situazioni di rischio in atto o incombente, il Sindaco provvederà a revocare l’attivazione del Piano di Emergenza, dando immediata comunicazione di cessato allarme al Prefetto, al Presidente della Giunta Regionale dell’Emilia - Romagna e al Presidente della Provincia.

7.9.2 Compiti del centro operativo comunale Il Sindaco si avvarrà del Centro Operativo Comunale nel coordinamento delle seguenti operazioni: a) apprestamento dei servizi di controllo e monitoraggio del territorio con squadre di volontari e dipendenti del Comune, sotto il coordinamento del personale delle Autorità competenti; b) diramazione di avvisi e di messaggi di allarme alla popolazione a mezzo di punti informativi fissi e mobili (altoparlanti automontati) e pattuglie delle forze di polizia;

84 c) delimitazione delle aree a rischio (istituzione di posti di blocco denominati «cancelli»); d) in caso di rischio per la pubblica incolumità, verifica prioritaria delle condizioni delle persone inserite in un elenco di coloro che abbisognano di particolare assistenza (anziani soli, portatori di handicap, dializzati, ecc.); e) controllo della rete viaria ed emanazione di ordinanze per la regolamentazione del traffico sulla viabilità comunale e privata; f) allerta dei possessori di risorse per la pronta disponibilità delle stesse; g) emanazione dei provvedimenti necessari per ottenere la disponibilità di aree e strutture da adibire all’ammassamento dei soccorritori e all’accoglienza di persone, animali e beni evacuati e loro predisposizione e allestimento; h) soddisfacimento delle esigenze di tipo sanitario, socio-assistenziale e igienico mediante il coinvolgimento di strutture pubbliche e private; i) distribuzione di generi alimentari, acqua potabile, vestiario, coperte, ecc. alle persone sinistrate e garanzia di assistenza e segretariato sociale alle stesse;

7.9.3 Funzioni di supporto L’efficace svolgimento delle operazioni di cui sopra, sarà favorito dall’istituzione delle seguenti funzioni di supporto, ciascuna coordinata da uno specifico referente. Per tutta la durata dello stato di attivazione del Piano di Emergenza dovranno essere sempre reperibili i responsabili delle funzioni di supporto o i loro sostituti. Le informazioni dovranno consentire alla cittadinanza di conoscere quanto accaduto, la probabile evoluzione della situazione e le norme di comportamento in termini di autoprotezione e collaborazione alle operazioni di soccorso.

7.9.4 Aree di accoglienza Nel presente Piano di Protezione Civile sono state individuate le aree idonee ad ospitare strutture di emergenza per la popolazione. Qualora si renda necessaria l’installazione di una struttura di accoglienza, verrà adottato lo schema illustrato in allegato; le norme per la realizzazione delle tendopoli e/o campi containers sono quelle trasmesse, tramite circolare, dal Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi.

85 7.10 Modello organizzativo/operativo intercomunale Il modello organizzativo/operativo intercomunale per la gestione delle emergenze, approvato con atto della Giunta dell'Unione con delibera n. 146 del 22.12.2011, verrà adeguato al presente piano entro 30 giorni dall'approvazione dello stesso.

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