L'europa S'allontana L’Italia Frana E La Sicilia Non Sta Tanto Bene Vito Lo Monaco

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L'europa S'allontana L’Italia Frana E La Sicilia Non Sta Tanto Bene Vito Lo Monaco Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative cultu - rali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 5 - Numero 39 - Palermo 7 novembre 2011 ISSN 2036-4865 L'Europa s'allontana L’Italia frana e la Sicilia non sta tanto bene Vito Lo Monaco rendere ancora più evidente la fragilità del nostro Paese o del dramma delle famiglie che non arrivano alla fine del mese. ci si è messo pure il maltempo in Liguria, con tutte le sue È l’altra Italia che chiede di partecipare in modo responsabile tragedie. Sarà il paese più bello e ricco di storia, con la alle scelte politiche e alla vita pubblica, che rifiuta l’illusionismo Aquinta o la sesta economia del mondo, avrà i ristoranti e gli aerei berlusconiano, ma che rivendica da coloro che dovranno, prima affollati, come dice il nostro ineffabile Presidente del Consiglio, ma o poi, sostituirlo chiarezza, unità e programmi alternativi. È l’Ita - basta una violenta pioggia o un attacco speculativo della finanza lia che diffida dalla bravura di comunicazione mediatica non ac - mondiale per mettere a nudo la debolezza di governo del territo - compagnate dal netto rifiuto di soggezione culturale al rio, dell’economia e degli squilibri sociali. neoliberismo di questi anni che ha affascinato anche parte della L’unico che rifiuta di prenderne atto è lo stesso responsabile di sinistra. questa lunga fase di governo durante la quale è cresciuto il debito La crisi del capitalismo finanziario globale impone una chiave pubblico, sono aumentati i precari ei giovani senza prospettiva di di lettura che ridia sostanza alla democrazia e che faccia della lavoro, i poveri sono diventati di più, la corruzione, le mafie e l’eva - difesa del lavoro e dei diritti il punto di riferimento della politica sione sono state tollerate e favorite e hanno continuato a impe - sociale ed economica. Perche mai l’impresa non dovrebbe rare in territori sempre più vasti dell’economia e della finanza esercitare un ruolo altrettanto propulsivo nella ri-costruzione di globale, non si è finanziata alcuna politica di una democrazia sostanziale e solidale? Non risanamento idrogeologico del territorio, ma, Il territorio dissestato aver saputo guardare lontano in nome del in compenso, si sono approvati ripetuti con - “carpe diem”, aver negato che c’era la crisi, es - ci restituisce il male doni edilizi. sersi rifiutato di affrontarla in tempo è respon - Questa breve elencazione di negatività foto - subito, i giovani por - sabilità comune della destra europea, ma grafa l’intera Italia? No! È solo un elenco in - tano la rabbia in anche di quella sinistra subalterna al neolibe - completo delle più appariscenti conseguenze piazza, la comunità in - rismo. dell’illusionismo e del populismo berlusco - ternazionale vigila sul - La sinistra europea avrà un futuro solo se niano. L’altro elenco contiene la gente radu - l’economia del saprà coniugare mobilitazione e alternativa nata dal Pd l’altro ieri a Piazza S. Giovanni, i Belpaese, Silvio non programmatica per ridare forza a quella de - giovani studenti scesi a manifestare per una mocrazia parlamentare prefigurata dalla Co - scuola e un’università migliore, gli indigna - se ne va stituzione. Quella stessa che, pur tra mille dos, i sindacati e i lavoratori, ma anche quella contraddizioni e conflitti, ha consentito di su - parte del mondo delle imprese che sino a ieri sosteneva Berlu - perare le conseguenze della seconda guerra mondiale e am - sconi. In quest’altro elenco c’è quel gran bel mondo del volonta - modernare e far crescere il paese. riato e dell’associazionismo cattolico e laico che opera accanto Il principio di solidarietà, nella nuova fase politica, potrà di - alle famiglie bisognose, ai poveri, alle vittime delle ingiustizie e venterà il motivo propulsore al quale ispirare le politiche per ri - delle discriminazioni. solvere le questioni della crescita del Sud e del Nord, della Da questo mondo nasce la documentazione della crescita della corruzione e delle mafie, di un nuovo welfare e di un nuovo rap - povertà nel nostro paese. In ogni città o piccolo comune i centri di porto Stato-mercato solo se i partiti sapranno rigenerare la loro assistenza della Caritas o dei comuni hanno visto l’incremento ver - funzione democratica di strumenti collegiali dei cittadini. In que - tiginoso delle code di quanti chiedono un pasto, un indumento, un sto caso, l’Italia avrà un futuro e una nuova classe dirigente che riparo. Da questo mondo apprendiamo delle tragedie dei migranti saprà evitare il declino. Gerenza ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 5 - Numero 39 - Palermo, 7 novembre 2011 Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprio Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stan - canelli, Vincenzo Vasile. Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide Martorana Redazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: [email protected]. II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonte In questo numero articoli e commenti di: Enzo Borruso, Tonino Calà, Dario Carnevale, Guido De Blasio, Silvia D’Onghia, Pietro Franzone, Franco Garufi, Salvo Gemmellaro, Giacomo Giossi, Michele Giuliano, Thorvaldur Gylfason, Silvia Iacono, Franco La Magna, Salvatore Lo Iacono, Antonella Lombardi, Vito Lo Monaco, Marilena Macaluso, Davide Mancuso, Giuseppe Martorana, Raffaella Milia, Gaia Montagna, Angelo Pizzuto, Francesca Scaglione, Gilda Sciortino, Paolo Sestito, Barbara Spinelli, Simonetta Trovato, Maria Tuzzo, Giorgio Vaiana, Pietro Vento L’Europa “minaccia” le regioni italiane Finanziamenti a rischio per il Meridione Giorgio Vaiana ome se non bastasse la scure di manovre varie. Adesso è L'Europa che ci taglia i fondi. Il concetto è semplice. «Dato che i soldi che vi diamo non li utilizzate, ve ne da - Cremo molti meno e gli altri li daremo ai paesi che di questi soldi ne fanno un buon uso». L'allarme, infatti, è più che giustificato. A farne le spese saranno soprattutto le regioni meridionali. La prima scadenza fissata dal commissario europeo alla politica regionale Johannes Hahn è il prossimo 31 dicembre. Entro quella data l'Italia deve quantomeno impegnare la stratosferica cifra di 2,8 miliardi di euro. Pena la restituzione. Sono risorse che addirit - tura riguardano il periodo 2007-2009 e che, per dare un'idea, da soli rappresentano la metà del valore dei tagli imposti ai ministeri dalla manovra bis. Ora, l'attenzione, però, si sposta sulle regioni del Meridione, colpevole, loro malgrado, ad essere in calo almeno per quanto riguarda il Pil, il prodotto interno lordo. Lo Svimez ha calcolato il calo delle cinque maggiori regioni meridionali, Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna, quelle sotto la maggiore attenzione dell'unione europea, che hanno perso 7 punti percen - tuali rispetto alle regioni del centro/nord, attestandosi al 58,8 per - aveva un pil del 104 %, superiore alla media nazionale. Oggi si cento. attesta all’85 %. La Basilicata, che era riuscita ad uscire dal - Un divario che sembra destinato a crescere se si dovesse conti - l’obiettivo uno, la soglia della povertà, segnando un pil dell’81 nua su questa linea. I fondi europei, dunque, che dovrebbero ser - %, oggi è tornata al limite di quella soglia, segnando un 75 %. vire a questo scopo e quindi ricucire il gap con le regioni del Nord non vengono spesi. O vengono spesi poco. Dei 43,6 miliardi del Stesso discorso per Molise da 87 a 78 %, Sardegna da 89 a 78 programma 2007-2013 ne sono stati spesi solo il 9,6 percento, %. Medie bassissime rispetto a quelle dell’Unione europea. circa 4 miliardi. Bruscolini. Eppure anche il presidente delle Re - Ora, però, il rischio è ancora più grave. Perchè se queste re - pubblica Giorgio Napolitano aveva chiesto una crescita “coesa”. gioni dovessero indietreggiare ancora, l’Unione taglierebbe i Guardando il dato relativo alla spesa, poi, vincono un premio al fondi. E se questi fondi vengono cancellati riaverli è pratica - “demerito” la Campania che ha speso solo il 2,4 percento dei fondi mente impossibile. Lo ha detto anche Franco Garufi, coordina - ricevuti e la Sicilia con il 3,7 percento. E continuando con le re - tore del dipartimento per il Mezzogiorno della Cgil nazionale, gioni dell'Italia anche la Sardegna vince la maglia nera. Su 1,7 mi - che ha lanciato l’allarme. «Le regioni del sud dovrebbero usare liardi destinati, ne sono stati impegnati solo il 20 percento. meglio i fondi strutturali – dice – Qua, adesso, non dobbiamo La Corte dei conti pensa di aver trovato il colpevole, attribuendo, certo cercare i colpevoli, ma andare al sodo. Sbracciarsi e darsi almeno per quanto riguarda la Sardegna, ad “una tardiva partenza da fare. E farlo subito». della programmazione comunitaria” il problema di non aver speso Intanto all’orizzonte c’è il nuovo quadro finanziario proposto questi soldi. Discorso che potrebbe essere anche esteso alla altre dalla commissione europea per il 2014-2020. Con alcune novità regioni del sud. Anche la Sicilia (dettagli nell’articolo successivo) significative. Perchè l’ammontare delle risorse per l’Italia di - vanta record negativi di mancato utilizzo dei fondi comunictari. pende da come finiranno quelle degli anni 2007-2013. E l’Italia, Mancato utilizzo dovuto soprattutto ad organizzazioni di spese lun - come detto, non è messa benissimo. La lotta contro il tempo è ghissime o fondi utilizzati per opere non colossali. Ma qui, fondi a iniziata. Si rischia, in concreto, che Bruxelles destini alla politica parte, serve un’attenzione massima sul divario fra Nord e Sud che di coesione in Europa 376 miliardi di euro. Fondi che, però, an - adesso continua ad aumentare.
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    di Gisella Modica Ripartire da Sud Un passo indietro: Dal 5 al 7 aprile 2013, promosso dalla Casa internazionale delle donne, la Società Italiana delle Letterate con l’associazione daSud, e Libera ha realizzato il convegno “I sud, le mafie: le donne si raccontano” . Il convegno (che ha visto la partecipazione di giornaliste, storiche, scrittrici, sindache, magistrate, animatrici sociali) voleva mettere a confronto le diverse pratiche che le donne hanno agito e agiscono nel contesto in cui vivono, di fronte alle trasformazioni delle Mafie diventate Sistema. Siano esse donne che agiscono contro le mafie, al nord come al sud; siano esse donne di mafia, testimoni e collaboratrici di giustizia, che si sono ribellate al Sistema. L’intento era: quali pratiche 1 del femminismo ricontestualizzare, per creare nuove mediazioni e uno nuovo spazio pubblico, di fronte ai nuovi contesti che si sono venuti a creare (vedi programma sul sito www.societadelleletterate.it ). L’esigenza nasceva da un lato dalla constatazione di una lettura delle Mafie, da parte femminile, non dissimile da quella maschile, prodotta dall’antimafia, che, a partire dall’intreccio mafia, politica e finanza, privilegia un’impostazione giuridica e/o economicistica, e le cui soluzioni, di contro, vengono indicate nella conquista del lavoro e nella mobilitazione popolare per la democrazia 2. Da questa lettura ne è derivata la messa in campo di pratiche di resistenza 3. Postura in difesa, di chi agisce nello stesso solco e con le stesse modalità dell’ordine simbolico maschile, che poco incidono sul rapporto tra sé e il reale. Pratiche, a nostro avviso, non più sufficienti per il nuovo tipo di sistema/potere che ci troviamo di fronte, e che Franca Imbergamo, magistrato, nella sessione del convegno intitolata “ Le mafie si trasformano” ha definito“camaleontico, che conosciamo poco e dunque stentiamo a ri-conoscere” 4.
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