Le Vittime Della Mafia

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Le Vittime Della Mafia LE VITTIME DELLA MAFIA 1861 Giuseppe Montalbano è un medico, fervente mazziniano, e partecipa alla rivoluzione palermitana del 1848. Dopo lo sbarco a Marsala di Giuseppe Garibaldi, si unisce ai Mille, e per questo verrà poi eletto consigliere comunale e poi provinciale. Viene ucciso la sera del 3 marzo 1861 davanti casa sua, a Santa Margherita Belice (Ag), con tre fucilate alle spalle. Montalbano paga così l’aver guidato i contadini che rivendicano tre feudi che dovrebbero essere del Comune, usurpati invece dalla principessa Giovanna Filangieri. Alla sua morte esplode la rabbia popolare e viene preso d’assalto il Circolo dei Civili e messo sotto assedio per 2 giorni il municipio della città. La rivolta viene infine sedata e sull’omicidio Montalbano non si fanno indagini. 1863 Giovanni Corrao è un operaio del porto di Palermo, un calafataro, cioè colui che con il catrame rende impermeabili le imbarcazioni di legno. Ma Corrao è soprattutto un antiborbonico. Nel 1860 si unisce ai Mille e nel corso della campagna viene nominato generale dallo stesso Garibaldi. Finita l’impresa dei Mille, Corrao entra a far parte dell’esercito sabaudo con il grado di colonnello, ma nel 1862 lascia tutto per seguire nuovamente Garibaldi nell’impresa della conquista di Roma, fino alla sconfitta sull’Aspromonte. Quando torna a Palermo, viene assassinato dalla mafia il 3 agosto 1863. Il delitto resta impunito, ma negli atti dell’indagine si usa per la prima volta il termine “mafia”. 1874 Emanuele Attardi è un bambino quando, l’8 novembre 1874, viene ucciso da un colpo di fucile che lo raggiunge mentre passeggia in compagnia del padre, Gaspare Attardi, il vero obiettivo dell’agguato. Gaspare Attardi è cancelliere della Pretura e ha contribuito a individuare e far arrestare un mafioso. 1876 Giuseppe Aguglia è un caporale delle guardie campestri di Bagheria. Viene ucciso il 15 giugno 1876 perché si oppone ai soprusi dei mafiosi locali. 1878 Anna Nocera è una ragazza di 17 anni e lavora come domestica in casa degli Amoroso, una famiglia mafiosa. Viene sedotta dal rampollo della famiglia, Leonardo, che quando apprende che Anna è rimasta incinta la uccide e fa sparire il corpo. Il padre di Anna, non avendo più notizie della figlia, affronta Amoroso, che reagisce insultandolo e minacciandolo di morte qualora avesse osato rivolgersi alla giustizia. Cinque anni più tardi, grazie alle dichiarazioni di alcuni mafiosi diventati collaboratori di giustizia, Leonardo Amoroso assieme a un fratello e ad altri mafiosi finisce comunque alla sbarra, accusato di nove omicidi. Tra le vittime, oltre ad Anna Nocera, figura anche un altro fratello degli Amoroso, Gaspare, assassinato perché aveva prestato servizio militare nei carabinieri, contravvenendo al codice mafioso. Leonardo Amoroso viene difeso da due deputati, Valentino Caminneci e Raffaele Palizzolo. Quest’ultimo verrà coinvolto anni dopo nell’omicidio di Emanuele Notarbartolo. Il processo si conclude con nove condanne a morte. 1893 Emanuele Notarbartolo, il primo febbraio 1893, sul treno che da Termini Imerese porta a Trabia, viene assassinato con 27 pugnalate da due sicari mafiosi. Pochi giorni dopo avrebbe compiuto 59 anni. Gli assassini, Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, della cosca mafiosa di Villabate, nonostante qualche tentativo di depistaggio, vengono presto individuati, ma le indagini arrivano ben presto a svelare anche il movente e il mandante dell’omicidio. Di famiglia aristocratica, il marchese Notarbartolo si avvicina molto giovane alle idee liberali e nel 1860 si unisce alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi partecipando alla battaglia di Milazzo. Tornato alla vita civile, si impegna in politica e tra il 1873 al 1876 diventa sindaco di Palermo (a lui si deve la costruzione del Massimo, uno dei più grandi teatri lirici d’Europa). Ma è proprio nel 1876 che ottiene l’incarico più difficile: direttore generale del Banco di Sicilia. Notarbartolo si impegna a salvare la banca che è sull’orlo del fallimento e combatte gli interessi che avevano portato l’istituto alla rovina e che vedevano un intreccio tra aristocratici, politici e mafiosi. L’opera di risanamento di Notarbartolo diventa ancor più difficile quando il governo Depretris gli affianca due personaggi a lui ostili, tra cui il deputato Raffaele Palizzolo. Quest’ultimo, legato alla mafia da molti anni, si era già scontrato duramente con Notarbartolo che aveva bloccato diverse sue spericolate speculazioni. Alla fine è Notarbartolo a soccombere, e nel 1890 viene destituito da direttore generale del Banco. Due anni più tardi, però, Giovanni Giolitti, divenuto presidente del Consiglio, fa capire che intende intervenire per “rimettere in ordine le cose” al Banco di Sicilia, e immediatamente circola la voce che Notarbartolo potrebbe ritornare alla guida dell’istituto e questo mette in allarme tutti quelli che erano stati danneggiati dalla sua precedente gestione. È a partire da questo quadro della situazione che i sospetti degli inquirenti si concentrano su Palizzolo come mandante dell’omicidio. Passano sei anni prima che la Camera autorizzi il processo, ma due anni dopo, nel 1901, Palizzolo viene condannato come mandante dell’omicidio a 30 anni di carcere. Sentenza che viene però incredibilmente ribaltata in appello, nel 1905: Palizzolo, probabilmente grazie agli appoggi politici di cui gode, viene assolto per insufficienza di prove dalla Corte d’Assise di Firenze e può quindi tornare a Palermo, dove viene accolto da una folla festante. Quello di Notarbartolo è considerato il primo “omicidio eccellente” nella storia di Cosa Nostra. 1896 Emanuela Sansone, ha diciassette anni quando viene assassinata. Il delitto è compiuto da uomini di Cosa Nostra per ritorsione nei confronti della madre della ragazza, sospettata di averli denunciati per fabbricazione di banconote false. La donna, che gestisce una bettola, collabora attivamente con gli inquirenti nel tentativo di individuare gli assassini della figlia. Non è questo l’ultimo caso che vede una donna infrangere la legge dell’omertà per avere giustizia. 1905 Luciano Nicoletti è un bracciante che si mostra tra i più decisi nel grande sciopero del 1893 per l’applicazione dei “Patti di Corleone”: una lotta durissima che vede i lavoratori, esaurite le scorte messe da parte in vista dello sciopero, costretti con le loro famiglie a cibarsi di fichi d’india. I braccianti tuttavia non si arrendono e proseguono lo sciopero, e alla fine sono i padroni terrieri a doversi piegare. Nicoletti è di nuovo alla testa dei lavoratori anche nelle successive lotte per le “affittanze collettive”, apparendo così il maggior pericolo per gli agrari e per i mafiosi che lavoravano per loro. Il 14 ottobre, mentre torna a piedi a Corleone dopo una giornata di lavoro nei campi, viene ucciso con due colpi di lupara. Ha 54 anni. 1906 Andrea Orlando è un medico di Corleone. Socialista, è tra i principali sostenitori delle lotte contadine per le “affittanze collettive” e contribuisce alla costituzione della cooperativa “Unione agricola”. Eletto consigliere comunale, Orlando si impegna per la moralizzazione di quella amministrazione, in particolare contrastando l’uso di esonerare dal pagamento delle tasse amici e parenti, a tutto danno delle famiglie più povere. Diventa così un personaggio ingombrante e pericoloso. La sera del 13 gennaio 1906, all’età di 42 anni, viene assassinato con due colpi di lupara a Rianciale, una località vicino a Corleone, dove possiede un appezzamento di terreno. 1909 Giuseppe (Joe) Petrosino, nato a Padula, in provincia di Salerno, ed emigrato negli Usa da piccolo con i suoi genitori, da giovane entra nella polizia di New York e diventa ben presto tenente alla guida di una squadra di italo-americani considerati i più adatti a combattere la mafia americana, nota all’epoca col nome di “Mano Nera”. Stimato dal presidente Theodor Roosevelt, riuscì a infliggere molti colpi alla mafia americana, assicurando alla giustizia diversi boss di grosso calibro. Per questi successi diventa molto famoso in tutti gli Stati Uniti. Intuisce l’esistenza dei forti legami che uniscono la mafia americana con Cosa Nostra siciliana e decide di recarsi in Italia con l’obiettivo di infliggere un colpo mortale all’organizzazione mafiosa. La missione è segreta, ma un’indiscrezione fa sì che sul New York Herald vengono pubblicati tutti i dettagli dell’operazione ancor prima della partenza. Petrosino non demorde e parte comunque, probabilmente contando che anche a Palermo, come negli Usa, la mafia non avrebbe mai osato uccidere un poliziotto. Invece, uscito dall’albergo, l’Hotel de France, per un misterioso incontro nella sottostante piazza Marina, viene assassinato da due sicari con tre colpi di pistola sparati a raffica, più un quarto, alla testa. Sono le 20,45 del 12 marzo 1909. Così muore, a 48 anni, Joe Petrosino. Da notare che sempre quell’anno, prima della sua partenza per la Sicilia, il tenente ha modo di conoscere Raffaele Palizzolo, recatosi a New York per incontrare la comunità italiana. Non si sa cosa si sono detti. Quel che è certo è che Petrosino aveva già fatto arrestare uomini vicini al deputato italiano e che questi subito dopo l’incontro si è affrettato a tornare in Italia. 1911 Lorenzo Panepinto, maestro elementare, socialista, fonda nel suo paese, Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, il Fascio siciliano e dirige il giornale La Plebe. Viene eletto consigliere comunale, sconfiggendo i moderati. La reazione è furibonda, il comune viene commissariato, ma questo non impedisce che la lista progressista vinca anche le nuove elezioni. E il governo del marchese di Rudinì commissaria una seconda volta il Comune. Panepinto si dimette per protesta. All’inizio del secolo collabora con Bernardino Verro, di Corleone, e Nicola Alongi, di Prizzi, per la realizzazione di cooperative agricole e di Casse agrarie per emarginare i gabelloti dei feudi. Nel 1907 si trasferisce in America, ma appena un anno dopo torna nel suo paese. Il 16 maggio 1911, all’età di 46 anni, viene assassinato davanti alla porta di casa con due colpi di fucile al petto.
Recommended publications
  • Foglio Di Sala
    Spettacolo teatrale “PANNI SPORCHI. COSE DA FIMMINI” Versione ridotta con Armanda Borghetti, Beatrice Carra, Martina Gabrieli, Licia Gambarelli, Giulia Canali, Barbara Mazzieri, Alessandra Pizzoni, , Franca Tragni, Maura Zappacosta. una produzione dell’Associazione di Promozione Sociale Zonafranca Parma adattamento drammaturgico e regia Franca Tragni realizzata con i patrocini della Provincia di Parma, della Regione Emilia Romagna e del Comune di Fontanellato Di mafia si muore, ma anche il silenzio uccide. Un mondo sommerso, quello delle organizzazioni criminali, raccontato con uno sguardo al femminile dalle mogli, dalle madri, dalle figlie di ieri e di oggi che nel contesto mafioso sono nate, vissute, che dalle mafie sono state colpite o rese complici, che per le mafie hanno perso mariti e figli o che a causa delle mafie hanno rinunciato a essere libere, alla ricerca della verità che vive. Il reading è dedicato a ritratti di donna, dalla prima collaboratrice di giustizia Serafina Battaglia a Ninetta Bagarella moglie innamorata del boss Totò Riina e Rita Atria, morta suicida dopo l’uccisione di Paolo Borsellino. Il mondo femminile è lo spunto per la ricerca di significati, per comprendere gli aspetti culturali e più intimi che vengono messi in gioco nelle vicende di mafie, per capire, prima che per giudicare, “come” i figli crescano con la mentalità dei padri e “come” le mogli, le madri, le figlie, le sorelle - custodi della casa e della famiglia – diventino figure fondamentali, anche se nell’ombra, nel tessere le trame di questi mondi sommersi, sempre più lontani dagli stereotipi delle “mafie del sud” e sempre più fatti che ci riguardano da vicino, fino ad arrivare sulle nostre tavole.
    [Show full text]
  • A Cura Di Antonia Cava 1 3 a Cura Di Antonia Cava 8 1
    11381.1_cop 1381.1.13 17/02/20 16:36 Pagina 1 1 A cura di Antonia Cava 1 3 A cura di Antonia Cava 8 1 . IL GIOCO DEL KILLER 1 Questo volume raccoglie i contributi di studiosi provenienti da diversi ambiti disciplinari, A . Il gioco del killer accomunati dall’aver preso parte a un’iniziativa di formazione all’avanguardia ideata da C A Domenico Carzo: il Master “Esperto in intervento sociale minori e mafie”. I saggi proposti V analizzano le culture mafiose e la devianza minorile generando un serrato confronto tra dif - A Culture mafiose e minori ( ferenti prospettive teoriche e di ricerca. Una riflessione interdisciplinare che non solo inter - A preta il tema dei “figli di mafia”, ma esplora anche strategie che possano offrire un’alterna - C U tiva sociale, culturale e affettiva. R A D I Antonia Cava è professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi ) I presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e Studi Culturali L dell’Università degli Studi di Messina. Insegna Industria culturale e media studies e Sociologia G I della comunicazione e coordina il Master “Esperto in intervento sociale minori e mafie”. O Svolge attività di ricerca su pubblici televisivi, consumi culturali e immaginario mediale. Tra le C O sue pubblicazioni: # Foodpeople. Itinerari mediali e paesaggi gastronomici contemporanei D (Aracne 2018) e Noir Tv. La cronaca nera diventa format televisivo (FrancoAngeli 2013). E L K I L L E R SScienze de ll aCcomunicazione Collana diretta da Marino Livolsi Franc oAngeli ISBN 978-88-917-7285-5
    [Show full text]
  • Mafia Carini Capaci Isola Delle Femmine E Dintorni
    Mafia Carini Capaci Isola delle Femmine e dintorni Comuni sciolti per mafia 25 09 09 Uploaded by isolapulita . - News videos from around the world. Figura 1 Cipriano Santo Inzerillo Gianni SIINO dichiara: DI MAGGIO Salvatore Emanuele Io l’ho conosciuto all’interno della fattoria di Bellolampo intorno alla fine degli anni ’70. I DI MAGGIO hanno avuto varie vicissitudini in negativo all’interno dell’organizzazione mafiosa, perché messi da parte. L’ho rivisto insieme ad un DI MAGGIO detto “u’ figghiu da za’ lena” che mi venne indicato come capo della famiglia di Torretta. I due vennero a raccomandare un imprenditore di Torretta al quale ho fatto aggiudicare, perché loro me lo avevano chiesto, la scuola media di Isola delle Femmine. (Ordinanza di Custodia cautelare Operazione Oldbridge N. 11059/06 R. mod. 21 D.D.A.) Copacabana Di Trapani Isola delle Femmine ............. 1 Copacabana Di Trapani Isola delle Femmine ............. …… Ed è un dato ormai processualmente acquisito che, fino a quando il suo capo indiscusso, Gaetano BADALAMENTI, non fu espulso da Cosa Nostra, la famiglia di Cinisi costituiva uno dei più importanti mandamenti della provincia di Palermo, ricomprendendo, oltre al circondario di Cinisi e Terrasini , anche i territori di Balestrate, Carini, Capaci e Isola delle Femmine (cfr. BUSCETTA, MARINO MANNOIA e MUTOLO, nonché DI MATTEO Mario Santo). Successivamente, il mandamento venne sciolto e la famiglia aggregata al mandamento di Partinico, mentre i territori che ne avevano fatto parte furono divisi tra lo stesso mandamento di Partinico e (dopo il 1982) il neo- mandamento di San Lorenzo , dopo la ristrutturazione seguita alla conclusione della sanguinosa guerra di mafia dei primi anni ’80.
    [Show full text]
  • Nomi E Storie Delle Vittime Innocenti Delle Mafie
    Nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie a cura di Marcello Scaglione e dei ragazzi del Presidio “Francesca Morvillo” di Libera Genova Realizzato in occasione della mostra “900 Nomi vittime di mafia dal 1893 ad oggi” inaugurata ad Imperia il 21 Marzo 2016 in occasione della XXI Giornata della memoria e dell’impegno - ”Ponti di memoria, luoghi di impegno”. I nomi presenti nella mostra sono quelli accertati fino all'anno 2015, ed in particolare quelli letti a Bologna durante la XX Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (21 marzo 2015). Il lavoro di ricerca, inizialmente limitato a quell'elenco, è stato poi implementato e aggiornato, comprendendo quindi le storie delle vittime innocenti i cui nomi sono stati letti durante la XXI Giornata della Memoria e dell'Impegno (21 marzo 2016). Sarà nostro impegno e cura eseguire successivamente gli aggiornamenti necessari. Siamo inoltre disponibili a intervenire sulle singole storie, laddove dovessero essere ravvisati errori e/o imprecisioni. EMANUELE NOTABARTOLO, 01/02/1893 Nato in una famiglia aristocratica palermitana, presto rimane orfano di entrambi i genitori. Cresciuto in Sicilia, nel 1857 si trasferisce prima a Parigi, poi in Inghilterra, dove conosce Michele Amari e Mariano Stabile, due esuli siciliani che lo influenzeranno molto. Avvicinatosi all'economia e alla storia, diventa sostenitore del liberalismo conservatore (quindi vicino alla Destra storica). Dal 1862 Emanuele Notarbartolo diventa prima reggente, poi titolare, del Banco di Sicilia, al quale si dedica a tempo pieno a partire dal 1876, salvandolo dal fallimento in seguito all'Unità d'Italia. Il suo lavoro al Banco di Sicilia inizia a inimicargli molta gente.
    [Show full text]
  • Intervento Di Destra Sostenuto Dal Gruppo Senatoriale Della DC
    Quotidiano / Anno XLVII / N. 200 (8ft;g,i5Bl ) Venarcfi 23 luglio 1971 / L 90 * ORGANO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO Si incrina U fronte padronale nelle campagne II presidente del «Comando della rivoluzione » catturato dai libici a Bengasi LONDRA — II colonnello En-Nur (a sinistra) ed il maggiore Hamadallah fotografati a Londra A Foggia prima vittoria prima della partenza dell'aereo che le autorita libiche hanho fa Mo atterrare a Bengasi dei braccianti in lotta SUDAN: NUOVO COLPO MILITARE Gli agrari costretti a firmare il contralto NUMEIRIRIPRENDE IL POTERE Appello del leader Sudanese alia « caccia al comunista » - Sanguinosi scontri Una grande manifestazione ha suggellato un mese di battaglia - Romeo: notevole contributo al piu vasto movimento per le riforme e il rinnovamento del Mezzogiorno - A Ban e nelle altre province nei punti nevralgici della capitale - II maggiore El Atta e i suoi compagni sono pugliesi il padronato continua a respingere le rivendicazioni dei lavoratori - leri giornata nazionale stati arrestati - Stato d'emergenza e coprifuoco proclamati in tutto il paese dei mezzadri per la trasformazione del contratto in affitto - Scioperi generali a Salerno e Livorno KHARTUM, M. leri il padronato agrario ha II colonnello Giafar El Numeiri, deposto due giorni fa da un colpo di stato diretto dal maggiore El Atta, •ubito la prima sconfltta. es- e tomato oggi a capo del Sudan in seguito ad un contro-colpc guidato da un gruppo di ufficiali dei re- sendo stato costretto ad accet- parti corazzati sudanesi. Dopo una serie di contraddittorie dichiarazioni rilasciate alia radio, mentre in- tare gran parte delle riven- torno al palazzo presidenziale di Khartum ed in altri quartieri unita dell'esercito fedeli al maggiore El Atta ed a Numeiri dicazioni dei lavoratori per il si scontravano in rapx'i ma sanguinosi combattimenti, nella tarda serata lo stesso Numeiri si recava ai microfoni di « Radio contratto provinciale di Fog­ Omdurman » per leggere un proclama.
    [Show full text]
  • Processo Lima
    CORTE DI ASSISE - SEZIONE SECONDA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO L’anno millenovecentonovantotto il giorno quindici del mese di luglio, riunita in Camera di Consiglio e così composta: 1. Dott. Giuseppe Nobile Presidente 2. Dott. Mirella Agliastro Giudice a latere 3. Sig. Spinella Giuseppe Giudice Popolare 4. “ Cangialosi Maria “ “ 5. “ Arceri Mimma “ “ 6. “ Vitale Rosa “ “ 7. “ Urso Rosa “ “ 8. “ Rizzo Giuseppe “ “ Con l’intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Gioacchino Natoli, e con l’assisstenza dell’ausiliario Lidia D’Amore ha emesso la seguente SENTENZA nei procedimenti riuniti e iscritti ai N 9/94 R.G.C.A, 21/96 R.G.C.A. 12/96 R.G.C. A. CONTRO 1 1) RIINA Salvatore n. Corleone il 16.11.1930 Arrestato il 18.01.1993 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO- Detenuto per altro - Assente per rinunzia Assistito e difeso Avv. Cristoforo Fileccia Avv. Mario Grillo 2) MADONIA Francesco n. Palermo il 31.03.1924 Arrestato il 21.04.1995 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Giovanni Anania Avv. Nicolò Amato del foro di Roma 3) BRUSCA Bernardo n. San Giuseppe Jato il 09.09.1929 Arrestato il 21.10.1992 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Ernesto D’Angelo 4) BRUSCA Giovanni n. San Giuseppe Jato il 20.02.1957 Arrestato il 23.05.1996 - Scarcerato il 10.04.1998 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Luigi Li Gotti del foro di Roma Avv.
    [Show full text]
  • It's 50 Years Since Caravaggio's Nativity Was Stolen in Palermo- Have
    AiA News-Service ART CRIME It’s 50 years since Caravaggio’s Nativity was stolen in Palermo: have the police been chasing red herrings all this time? New enquiries suggest a US or Swiss connection through the mafia heroin trade BERNARDO TORTORICI DI RAFFADALI 8th October 2019 11:38 BST Caravaggio, Nativity with St. Francis and St. Lawrence (1600) Palermo, 18 October 1969: it’s a dark and stormy night and two low-lifes in a Piaggio Ape are driving along the Via Immacolatella in the historic centre. They stop at the Oratory of San Lorenzo, break in and make straight for Caravaggio’s Nativity hanging above the altar, cut the canvas from its frame with a razor, roll it up and leave. This is the opening sequence of one of the most notorious art thefts in history, a sequence that some still find credible. Fifty years on, though, the crime has still not been solved. The passage of time and the endless versions of events offered by informers and pseudo-detectives have taken over the inquiries, while the actual fate of the Nativity remains shrouded in mystery. Here we sum up a few of the most imaginative hypotheses based on the opening sequence outlined above. • The mafioso pentito ( a criminal turned state witness), Marino Mannoia , told Judge Giovanni Falcone in 1989—and he repeated the statement in 1996—that the Caravaggio had been stolen to order, but when the purchaser saw it, he turned it down because it was badly damaged and he subsequently ordered it to be cut up and burned.
    [Show full text]
  • Mafia, Ricorre Oggi L'anniversario Degli Omicidi Dei Giudici Terranova E Saetta, E Del Maresciallo Mancuso
    Mafia, ricorre oggi l'anniversario degli omicidi dei giudici Terranova e Saetta, e del maresciallo Mancuso PALERMO, 25 SETTEMBRE 2013 - Ricorre oggi l'anniversario di due agguati compiuti dalla mafia: nel 1979 fu ucciso dal giudice Cesare Terranova, insieme al maresciallo Lenin Mancuso; mentre nel 1988 persero la vita in un attentato il giudice Antonino Saetta e il figlio Stefano. Ricorre oggi il 34° anniversario della morte del giudice Cesare Terranova, ucciso a Palermo dalla mafia insieme al maresciallo Lenin Mancuso, suo collaboratore. Era il 25 settembre del 1979. Terranova e Mancuso erano attesi in via De Amicis dai killer che spararono una raffica di colpi contro di loro, mentre si trovavano in auto. Il magistrato era rientrato da poco nel capoluogo siciliano. Per due legislature era stato eletto nelle liste del Pci ed era stato membro della commissione antimafia. Si accingeva a insediarsi al posto di capo dell'ufficio istruzione di Palermo. Qualche anno prima, nel '74, aveva inchiodato Luciano Liggio, la "Primula Rossa" di Corleone. Per l'omicidio del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, la corte d'assise di Reggio Calabria ha condannato all'ergastolo come mandanti i componenti della cupola di Cosa Nostra: Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Antonino Geraci, Michele Greco. Sempre il 25 settembre ma del 1988, la mafia uccideva invece lungo il viadotto Grottarossa della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta il giudice Antonino Saetta, presidente della I sezione della Corte d'Assise d'Appello di Palermo, e il figlio Stefano. L'agguato scattò poco prima della mezzanotte.
    [Show full text]
  • Doc. XXIII, N. 44
    CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA Doc. XXIII N. 44 COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI, ANCHE STRANIERE (istituita con legge 19 luglio 2013, n. 87) (composta dai deputati: Bindi, Presidente, Attaguile, Segretario, Bossa, Bruno Bossio, Carbone, Costantino, Dadone, Di Lello, Segretario, D’Uva, Garavini, Magorno, Manfredi, Mattiello, Naccarato, Nuti, Piccolo, Piepoli, Prestigiacomo, Sammarco, Sarti, Savino, Scopelliti, Taglialatela e Vecchio; e dai senatori: Albano, Buemi, Bulgarelli, Capacchione, Cardiello, Consiglio, De Cristofaro, Di Maggio, Esposito, Falanga, Gaetti, Vicepresidente, Giar- russo, Giovanardi, Lumia, Marinello, Mineo, Mirabelli, Molinari, Moscar- delli, Pagano, Perrone, Ricchiuti, Tomaselli, Vaccari e Zizza). IL FURTO DELLA NATIVITÀ DEL CARAVAGGIO (Relatrice: on. Rosy Bindi) Approvata dalla Commissione nella seduta del 21 febbraio 2018 Comunicata alle Presidenze il 22 febbraio 2018 ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lett. o), della legge 19 luglio 2013, n. 87 STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO PAGINA BIANCA Camera dei Deputati —3— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 44 Camera dei Deputati —4— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 44 Camera dei Deputati —5— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 44 INDICE 1. Premessa .............................................................................. Pag. 7 2. Le indagini pregresse sul furto della Natività e le loro risultanze ............................................................................. » 8 3. L’inchiesta della Commissione parlamentare antimafia .. » 12 3.1. Le dichiarazioni di Gaetano Grado: “’U Caravaggiu”. » 13 3.2. Le dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia: “Ho detto che il quadro è stato bruciato” .............
    [Show full text]
  • Mediterranea
    UDI Catania – supplemento novembre 2011 Mediterranea Nei giorni scorsi si è tenuto a Palermo un seminario, con grande partecipazione femminile, sul tema “DONNE DI MAFIA”, organizzato dall’Università di Palermo e da Libera. La traccia per la discussione è stato lo studio pubblicato sul tema dal n. 67 della rivista MERIDIANA. Per il grande valore civile e l’affidabilità scientifica delle analisi e delle proposte al centro dell’incontro (non pubblicizzato come si dovrebbe), riteniamo che il suo valore vada riproposto e diffuso il più possibile, anche se a posteriori, tra molte di noi che non erano a Palermo. Per questo, per rilanciare la discussione e la partecipazione sui temi trattati e sulla loro attualizzazione riportiamo due articoli sul convegno di Antonella Lombardo (pubblicati sul giornale del Centro Studi Pio La Torre ‐ Sud’Europa) che hanno il pregio di tracciare alcuni dei punti salienti e quindi, speriamo, di invogliare alla ricerca. L’identikit dei ‘boss in gonnella’ Le ‘signore della mafia' vivono una particolare forma di 'emancipazione' femminile: sono donne escluse dall'affiliazione eppure protagoniste della gestione economica della criminalità organizzata. Subordinate ai loro uomini per statuto interno mafioso, ma non sottomesse. Sono donne che accettano gli assassini dei figli e dei congiunti e congelano le loro emozioni per salvare e far coincidere la famiglia parentale e quella criminale. Ai tanti volti di camorriste o donne delle 'ndrine’ talvolta succubi, altre protagoniste, è dedicato il numero 67 della rivista di storia e scienze sociali Meridiana, pubblicata dall'istituto Imes e presentato a Palermo in un seminario organizzato dall'Università e dall'associazione Libera.
    [Show full text]
  • Martiri Antimafia Decalogo Per I Candidati Alla Regione Vito Lo Monaco
    Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 6 - Numero 35 - Palermo 1 ottobre 2012 ISSN 2036-4865 Martiri antimafia Decalogo per i candidati alla Regione Vito Lo Monaco ue eventi, apparentemente diversi tra loro, documentano della Commissione Antimafia, in quanto magistrato che aveva l’evoluzione del percorso dell’antimafia sociale sino a con- mandato Liggio e i suoi sodali in galera per la prima volta, suc- Dcordare su principi e valutazioni storiche, impossibili ieri. cessivamente quale parlamentare nella sesta e settima legisla- Mi riferisco al documento (potete leggerlo nelle pagine successive) tura e infine, come cofirmatario della relazione conclusiva di siglato da tredici organizzazioni dell’antimafia, del lavoro, dell’im- minoranza assieme a La Torre, l’esperienza fatta nel compren- presa, dell’università indirizzato ai cittadini, alle forze politiche e ai dere il contesto sociale, economico, politico in cui si manife- candidati impegnati nel rinnovo dell’Ars e alle iniziative per il tren- stava il fenomeno mafioso e le difficoltà incontrate, giovane tatreesimo anniversario dell’uccisione del giudice Cesare Terra- magistrato, nell’opposizione della magistratura più tradizionale nova e del maresciallo Lenin Mancuso. la quale si rifiutava, per preconcetti culturali e di classe, di ca- Il documento mira a far riflettere tutti sulla drammaticità sociale ed pire la natura di associazione segreta e criminale della mafia, economica della Sicilia chiedendo che le strategie politiche di al- sino al paradosso del Pm che al processo in appello, a Bari, ar- leanza maturino solo su programmi anticrisi condivisi, non su mere rivò a definire Liggio una vittima innocente dei magistrati di Pa- scelte di potere.
    [Show full text]
  • Il Volantino Europeo N°46 Octobre 2014 Bulletin Internautique De L’Association Piotr-Tchaadaev
    Il Volantino Europeo n°46 Octobre 2014 Bulletin internautique de l’Association Piotr-Tchaadaev Jamais aucun avion ne remplira le ciel. Nous étions pour ce numéro à la recherche d’une image linéaire, sobre, épurée, qui aurait pu provenir de la terre, de l’eau ou du feu. Elle nous vient du ciel, toute connotation religieuse mise à part. Du ciel bleu strié dans tous les sens par les gaz d’échappement des avions, spectacle que cet automne chaud et lumineux nous aura permis de contempler à loisir. Automne estival, un thermomètre extérieur indiquait 33°C ce jour (19.10.2014) à Nice vers 12h30, après l’été automnal de juillet dernier. Faut-il s’en inquiéter ? Nous n’allons certainement pas débattre ici – en toute incompétence - du changement climatique. Mais revenir sur une phrase de l’éditorial du numéro d’été (n°45). En écrivant à l’époque : « Quitte à paraître cynique, sans cœur et sans pitié, on ajoutera froidement : qui dit-mieux ? », nous n’étions pas naïf au point d’espérer conjurer par ces mots d’autres drames et d’autres catastrophes. L’actualité s’en est amplement chargée, ajoutant l’horreur à l’horreur. Après des journalistes et des humanitaires au Moyen-Orient, c’est un guide de montagne de la région de Nice, Hervé Gourdel, qui a été décapité en Algérie le 24 septembre 2014, par une organisation terroriste qui l’avait pris en otage pendant qu’il faisait des repérages pour un prochain accompagnement. Au-delà de la marche silencieuse qui a rassemblé plusieurs milliers de personnes à Nice le 28 septembre, nous avons été surpris par le silence qui a suivi cet assassinat, par exemple dans le monde du travail ou dans les transports en commun, comme si rien ne pouvait plus être dit sur ce qui s’était passé.
    [Show full text]