Le Donne D'onore E L'onore Delle Donne
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Università degli Studi di Torino FACOLTÀ DI PSICOLOGIA Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Criminale e Investigativa Tesi di Laurea Magistrale Le donne d’onore e l’onore delle donne: Cosa Nostra al femminile tra appartenenza e opposizione Candidato/a Relatore Stella Di Vincenzo Ch.mo Prof. Marco Bertoluzzo Matricola 333591 A. A. 2009/2010 A mio Nonno A Maria Aurora Gueli Ai miei insostituibili genitori A me, Stella… INDICE INTRODUZIONE p.6 CAPITOLO I Cosa Nostra 1.1 Genesi e rappresentazione sociale: tra realtà e apparenza p.10 1.2 L’istituzione della legge Rognoni-La Torre p.16 1.2.1 I contenuti dell’art 416 bis p.20 1.3 La sospensione delle ordinarie regole di trattamento: l’art. 41 bis o.p. p.26 1.3.1 Analisi dei contenuti applicativi del regime di “carcere duro” p.30 CAPITOLO II Donna o Madre 2.1 Il ruolo materno nell’universo mafioso p. 36 2.1.1 Le madri “modello” p.42 2.1.2 Gli angeli vendicatori p.46 2.2 Famiglia e famiglia: un possibile conflitto p.51 2.3 Gli “intoccabili”: donne e bambini uccisi dalla mafia p.59 CAPITOLO III L’altra metà dalla mafia 3.1 La criminologia femminile e lo stereotipo culturale p.68 3 3.1.1Lo stereotipo della donna dentro Cosa Nostra p.73 3.2 L’impunità della donna di mafia: il paternalismo giudiziario p.76 3.3 Le attività criminali della donna di mafia. Droga e prostituzione p.86 3.3.1 Da messaggere a manager p.93 3.3.2 Le funzioni direttive p.99 3.4 La decostruzione dello stereotipo p.105 3.4.1 L’emancipazione femminile all’interno della mafia p.108 CAPITOLO IV Le donne del disonore 4.1 L’emergenza pentiti: supporto delle donne al pentimento p.112 4.1.1 L’opposizione al pentimento p.117 4.2 Le collaboratrici di giustizia p.129 CAPITOLO V L’onore delle donne 5.1 Le testimoni di giustizia p.158 5.1.1 Il modello emancipativo p.166 5.1.2 Le donne si costituiscono parti civili p.174 5.1.3 Commenti conclusivi p.190 5.2 Le Associazioni Antimafia p.194 CAPITOLO VI 6.1. Studio esplorativo sul ruolo della donna all’interno di Cosa Nostra 4 p. 206 6.2 Risultati dello studio esplorativo p.210 Conclusioni p.230 Ringraziamenti p.234 BIBLIOGRAFIA p.235 SITOGRAFIA p.238 PERIODICI E RIVISTE p.240 Appendice p.245 5 INTRODUZIONE Cosa Nostra è un’organizzazione il cui studio necessita di uno sguardo che tenga conto della sua complessità, che non si limiti all’apparenza, ma vada in profondità alla ricerca di quei molteplici aspetti che l’hanno resa e la rendono quasi imbattibile. Uno di questi riguarda proprio l’universo femminile che per troppo tempo è stato trascurato o comunque sottovalutato, contribuendo a far sommergere la sua centralità che, come si vedrà, abbraccia vari ambiti e livelli. È necessario, prima di tutto, tracciare le ragioni storiche che hanno contribuito a mantenere in vita quest’organizzazione fino ad oggi. Ciò viene fatto nel primo capitolo -pur considerando le difficoltà di una tale ricerca che si muove, necessariamente, sulla base di ipotesi- al fine di evidenziare quanto tale problema sia datato e antico. Un fenomeno, quello mafioso, che ha trovato le proprie premesse nella storia stessa dell’isola, fatta di secoli di dominazioni, e che si è rafforzato costruendo ad arte un’immagine nobile su di sé, mitica e quasi santificata, che la ritrae quale valorosa combattente in difesa dei deboli e degli oppressi. Niente di più falso. Verrà usata la storia stessa per mettere a nudo questa ‘favola’ mistificante che ancora oggi i mafiosi raccontano e si raccontano, svelando la vera natura dell’“Onorata Società”, un parassita che vive solo per se stessa, adattandosi sempre perfettamente ai tempi, al mero fine di accrescere un potere costruito vilmente con il consenso, la violenza e la sopraffazione. Cosa Nostra subisce, però, finalmente un duro colpo con l’istituzione del 416 bis c.p. e del 41 bis o.p., i maggiori strumenti di lotta alle organizzazioni criminali, ottenuti al prezzo delle vite di quegli onesti servitori dello Stato che hanno fortemente combattuto intransigentemente per essi, come Pio La Torre, colui che fece dell’essere mafioso un reato. I contenuti di questi importanti articoli verranno analizzati attentamente, sottolineando come essi siano stati, grazie alla loro incisività, i principali mezzi ad aver - come si vedrà più avanti - contribuito in parte alla maggiore partecipazione femminile nelle attività illecite mafiose. Tuttavia, non si può liquidare la questione “Mafia” gestendola quale mero problema di delinquenza criminale, in quanto essa deve la sua forza e la sua sopravvivenza alla peculiare configurazione di un potere, profondamente radicato nel tessuto sociale, che non è solo economico e politico ma soprattutto culturale e psicologico. 6 Proprio rispetto a tale aspetto, nel secondo capitolo verrà esposto quanto la donna sia fondamentale nell’apparentemente innocua veste di “matri di famigghia” grazie alla quale diventa la principale responsabile della trasmissione ai figli del sistema valoriale, anzi ‘disvaloriale’, del sentire mafioso, espressione di una vera e propria cultura che fa dell’onore, della vergogna, della vendetta i pilastri portanti dell’Onorata Società. In quanto madri, detengono fette di potere e di controllo proprio perchè si deve al loro delicato lavoro pedagogico se i figli impareranno a pensare ed esistere come donne e uomini d’onore, al prezzo, però, dell’annullamento di sé come individui. Sono ricordati quali esempi di “madri modello”, Ninetta Bagarella, la madre dei Brusca, Antonina, Giuseppina Di Maio, Carmela Grazia Minniti, Saveria Benedetta Palazzolo. Verrà analizzato, inoltre, l’ipocrita esaltazione che Cosa Nostra fa della famiglia, da cui ha assimilato la struttura, quale espressione di un certo familismo amorale il quale rappresenta l’esito di un’organizzazione chiusa e autoreferenziale, svelando, tuttavia, come, in realtà, verso questa vi sia un mero rapporto strumentale che si traduce nell’assoggettamento della famiglia di sangue alla Famiglia mafiosa e nel cinico uso delle relazioni parentali per l’esercizio di un potere totale, direi “mortale”. Falsa è anche la presunta “galanteria” verso donne e bambini, come confermano i casi riportati, in cui la ferocia mafiosa non ha, purtroppo, risparmiato neanche questi soggetti definiti “intoccabili”. Nel terzo capitolo verrà evidenziato come una certa visione romantica della donna, dipinta quale essere docile, puro, inoffensivo che collide con l’immagine della criminale perchè frenata dalla pietas materna e da un forte senso morale, ha per molto tempo accompagnato e distorto gli studi sulla criminalità femminile. Ingabbiata da un certo determinismo biologico, sociologico e psicologico, alla base vi è l’idea che il suo eventuale comportamento antisociale sia un sicuro segno di anormalità dato che il crimine non appartiene per ‘natura’ alla donna, soggetto meno evoluto biologicamente, inferiore e passivo psicologicamente, meno intelligente e razionale rispetto all’uomo. Tutto ciò ha concorso a diffondere uno stereotipo culturale che Cosa Nostra ha abilmente fatto proprio, rappresentandosi come un mondo di soli uomini in cui la donna, immobilizzata nella figura di madre, è sempre stata passiva, sottomessa alla volontà maschile, priva di qualsiasi autonomia decisionale, soprattutto ignara e al di fuori degli affari dell’organizzazione. 7 Inevitabile è stata, la sottovalutazione delle condotte illecite femminili mafiose con conseguenti importanti implicazioni politiche e giuridiche, tradottisi in un certo “paternalismo” e “cavalleria” nel sistema penale che ha portato all’applicazione di procedimenti differenziali più benevoli nei confronti delle donne, fino all’impunità. Un enorme regalo fatto a Cosa Nostra che per quasi un ventennio è riuscita ad occultare la reale posizione femminile che la vede attiva e presente a vari livelli delle attività criminali, rendendola necessaria per la sopravvivenza stessa del sistema mafioso. Corriere, messaggere, manager, boss: la loro partecipazione alle attività illecite è in costante crescita, nonostante essa non sia una figura nè omologabile nè generalizzabile dato che diverse sono le funzioni, i ruoli e le responsabilità. Si rifletterà, inoltre, sui fattori alla base di questa progressiva ‘evoluzione’, fra cui il processo generale di emancipazione femminile, analizzando però la vera natura del loro maggiore potere. Il quarto capitolo si sofferma sull’importanza che la donna ha rispetto alla scelta collaborativa del proprio uomo, dimostrando come di fatto su tale decisione pesi grandemente il suo appoggio o la sua opposizione. In quest’ultimo caso la vediamo, inoltre, artefice e protagonista dei nuovi processi comunicativi nati a tutela dell’Onorata Società, contro un fenomeno che ha scalfito grandemente la forza e l’unità di essa, quello appunto del cosiddetto pentitismo. Verranno affrontati alcuni percorsi di collaborazione al femminile soffermandomi in particolare su due figure emblematiche, seppur completamente diverse, Giusy Vitale e Carmela Rosalia Iuculano: due donne di mafia che hanno dimostrato come sia possibile affrancarsi da quel mondo chiuso, infido, quale è Cosa Nostra attraverso un atto di libertà, la collaborazione. Nel quinto capitolo, invece, sono le testimoni di giustizia le protagoniste di un percorso che, partendo da diverse motivazioni, si è opposto alla tirannia mafiosa. La scelta di testimoniare è tortuosa, mossa spesso dal lutto, dal dolore, dalla sofferenza, dalla rabbia, dal desiderio di rivalsa, emozioni che però si rivolgono positivamente traducendosi in mezzi di ricerca di giustizia e di ribellione alla signoria mafiosa.